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Autore: alga francoise14    24/06/2023    7 recensioni
Perché ogni anima, anche la più nobile, nasconde un lato oscuro...
Genere: Avventura, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La rete

Un timido raggio di sole si era appena affacciato nel cielo livido, quando Oscar riuscì finalmente a raggiungere la Chapelle des Chartreux de Vauclair[1], il luogo indicato dal quartiermastro della Misericordia per il loro appuntamento.
In realtà, non era stato difficile per lei trovare quella piccola cappella che si ergeva ai margini del vivace quartiere degli Chartrons[2]: troppe volte aveva percorso il lungofiume lasciandosi alle spalle la possente Port Cailhu[3], per proseguire lungo la sponda sinistra della Garonna, lì dove il fiume descriveva una curva panciuta su cui s’innalzavano, maestosi, i palazzi di pietra antistanti al porto[4].
In quelle occasioni, per quanto spesso scoraggiata dall’esito negativo del suo peregrinare, amava farsi cullare dalla voce sommessa della Garonna, che scorreva placida sotto di lei; le piaceva respirarne l’odore salmastro che pervadeva l’aria, lasciando  vagare lo sguardo sulle acque azzurrognole punteggiate di navi, in cerca della riva opposta, così distante da ingannare l’occhio e dare l’illusione di essere sul mare.
Quel mattino, però, le acque del fiume erano grigie e tumultuose e una fitta nebbia le impediva di distinguere persino l’imponente sagoma del palazzo Trompette[5] che a breve distanza dal punto in cui si trovava, abbracciava l’intero perimetro della piazza intitolata a Luigi XVI.
Con un gesto nervoso, estrasse dalla tasca l’orologio – uno degli ultimi regali di suo padre, si ritrovò a pensare con una punta di malinconia – maledicendo, per l’ennesima volta, la pioggia caduta con forza fino a dieci minuti prima: mezzogiorno era ormai passato da un pezzo, a poco era servito partire in anticipo, rinunciando ai croissant di Madame Lescaut e agli ultimi baci di André. Durante il tragitto, infatti, era stata costretta a fermarsi più volte in cerca di un riparo, con il risultato di ritrovarsi non solo bagnata dalla testa ai piedi, nonostante il mantello e gli stivali unti di grasso, ma anche in ritardo, impiegando più di un’ora per un tragitto che a malapena ne richiedeva mezza[6].
Si guardò intorno, non senza una certa preoccupazione. La banchina – una larga distesa di ghiaia e sabbia, priva di parapetti e pontili, che digradava dolcemente verso il fiume[7]– era pressoché deserta, svuotata di quella variegata umanità che solitamente l’affollava nelle ore di punta. Solo alcune gabares[8] avevano ripreso a far la spola tra le navi ancorate al largo e la terraferma, approfittando della momentanea tregua del tempo, per trasportare a riva oppure prelevare dai magazzini grandi barili carichi di merci.
 Di monsieur Deren, il quartiermastro, non c’era traccia.
Oscar si augurò che l’uomo non fosse ripartito, non vedendola arrivare… magari aveva incontrato le sue medesime difficoltà, tanto più se il temporale lo aveva sorpreso a bordo della Misericordia, all'ancora nel bel mezzo della Garonna, piuttosto che in qualche bettola degli Chartrons. Respinse invece con forza la possibilità, in verità nemmeno così remota, che con quel tempo da lupi avesse preferito rinunciare all’appuntamento: da troppi giorni lei e André aspettavano quel dannato imbarco e non poteva certo sfumare per un po’ di pioggia! Una pioggia che peraltro, ironia della sorte, entrambi avevano invocato per scongiurare il rischio che il livello del fiume potesse calare ulteriormente a causa della siccità, rendendone impossibile la navigazione fino a mare aperto[9].
Nella speranza che Deren si presentasse, quindi, decise di aspettare ancora qualche minuto prima di rientrare alla locanda e per ingannare l’attesa iniziò a seguire le operazioni di carico di una gabare attraccata nel frattempo sulla riva. Era la prima volta che osservava con attenzione qualcosa del genere e non poté fare a meno di ammirare la rapidità e la perizia con cui i quattro uomini dell’equipaggio stavano svolgendo le rispettive mansioni: mentre due di loro avevano il compito di prelevare man mano dei barili da un piccolo magazzino costruito sulla sponda del fiume, gli altri dovevano farli rotolare fino a una rudimentale passerella di legno, che era stata improvvisata appoggiando alcune assi tra il terreno e l’imbarcazione, per stiparli così a bordo. I barili sembravano piuttosto pesanti, eppure grazie a quel sistema la chiatta era già a metà della sua capienza e probabilmente sarebbe ripartita in breve tempo se un banale incidente non avesse interrotto bruscamente il caricamento delle merci. Uno dei due uomini preposti alla fase finale, infatti – un  marcantonio biondo alto almeno sei piedi – spingendo con troppa foga il suo barile rischiò di travolgere il compagno che lo precedeva ai piedi della passerella.
“Maledizione, Gaston, stai più attento!” s’inalberò questi, un giovane lentigginoso dalla folta zazzera rossa “Per poco non mi schiacciavi un piede!”
“Non puoi rimanere  impalato come uno stoccafisso in mezzo al passo, idiota di un irlandese!” ribatté a brutto muso il marinaio biondo.
“E tu non puoi infischiartene di dove vanno a finire i barili che spingi, pezzo di cretino! Se non c’ero io a fermarlo, mandavi tutto in malora!” insisté il ragazzo avvicinandosi minacciosamente, per nulla intimorito dalla stazza del compagno.
Di fronte a quella scena era difficile restare seri: soffocando una risata per non attirarsi qualche improperio da parte dei due litiganti, Oscar si girò dalla parte opposta, fingendo di osservare con particolare interesse la facciata della cappella, proprio mentre un uomo basso e tarchiato spuntava fuori da un magazzino vicino, attirato dagli schiamazzi.
“Adesso piantatela, voi due, o quando torniamo sulla nave giuro che vi faccio frustare a sangue! Forza, continuate a caricare… e tu, Gaston, smettila!” tuonò adirato.
“Ma Simon, è stato O’Riley a iniziare!”
“E ha fatto bene! Ti ricordo che questi barili sono pieni di vino e devono arrivare a Port au Prince sulla tavola del Governatore… tutti! Ti è chiaro?”
Simon…  D’impulso Oscar si voltò verso la banchina, schiudendo le labbra in un sorriso alla vista del nuovo arrivato.
“Monsieur Deren, finalmente!” esclamò sollevata, affrettandosi a raggiungere l’uomo sulla battigia.
Per tutta risposta Simon Deren, quartiermastro della Misericordia, la squadrò da capo a piedi con un’espressione ostile.
“E voi chi diavolo siete?”
“Ma come, non mi riconoscete?” si meravigliò lei, abbassando il cappuccio del mantello.
Soltanto alla vista del suo capo biondo, un guizzo si accese negli occhi scuri del quartiermastro.
“Ah… sì, Monsieur Deproix! Perdonatemi, così conciato non vi avevo riconosciuto!” disse allora, usando un tono più cordiale “E per dirla tutta, non pensavo che vi sareste presentato con questo tempo…”
“Ho avuto il medesimo pensiero riguardo a voi…” replicò affabile Oscar “Fortunatamente, la pioggia ci ha concesso una tregua e possiamo approfittarne per parlare degli ultimi dettagli... magari davanti a un buon boccale di birra, se lo gradite”.
“Berrei volentieri con voi, monsieur, ma oltre ad avere a disposizione poco tempo, temo che non ci sia più niente di cui parlare” obiettò Deren scrollando le spalle.
Oscar lo guardò perplessa.
“Che cosa volete dire?”
“Voglio dire che non se ne fa più nulla, mi dispiace. Perdonatemi se non vi ho fatto avvisare, ma con tutto il trambusto che c’è stato stamane, me ne sono dimenticato”.
“Ma… se proprio questa mattina mi avete mandato un biglietto, sostenendo che potevate imbarcare me e mio cugino!”
“Vi sbagliate, non questa mattina ma ieri sera, monsieur" puntualizzò Deren "ma voi dormivate già alla grossa…In ogni caso, ora più ora meno, fa poca differenza: le cose sono cambiate e non posso più ospitarvi a bordo”.
“Come sarebbe a dire, maledizione!” sbottò allora Oscar alzando la voce.
“Non sono tenuto a darvi spiegazioni, monsieur, è così e basta” tagliò corto il quartiermastro “Mettetevi il cuore in pace e cercate un’altra nave”.
“Se è una questione di soldi, vi assicuro che posso pagare! Anche  adesso!” insisté lei, tirando fuori un sacchetto nero che cercò di allungargli.
Deren si ritrasse infastidito.
“I soldi non c’entrano nulla, anzi vi consiglio di rimetterli in tasca prima che qualcuno li noti e vi pianti un coltello in pancia per derubarvi… Semplicemente, sono cambiati gli ordini e non possiamo più imbarcare passeggeri, mi dispiace. Non fatemi perdere altro tempo e non perdetelo voi, visto che avete tanta urgenza. Cercate altrove piuttosto, troverete certamente qualcun altro!”
Quelle parole, pronunciate con brutale indifferenza, dopo che in quelle ore aveva maturato la convinzione che finalmente la   nuova vita oltreoceano  che lei e André sognavano stava per iniziare, le arrivarono come un pugno nello stomaco.
“NO, dannazione !” esclamò in un misto di rabbia e disperazione “Voglio parlare con il vostro capitano!”
“Adesso basta! Mi avete stancato!” ringhiò spazientito Deren “Sparite immediatamente o giuro che…”
“Che diavolo sta succedendo qui?”
A quelle parole, Oscar sgranò gli occhi voltandosi di scatto, incredula... Solo un uomo conosceva con quel timbro di voce caldo e tagliente, eppure per un istante faticò a riconoscerlo: vestito con un habit di raso marrone e una camicia di cotone priva di rouches o pizzi, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle, Jean de Grammont sembrava molto diverso dall’elegante gentiluomo che aveva incontrato per la prima volta a Palazzo Jarjayes soltanto qualche mese prima. Persino il suo sguardo azzurro, così penetrante, così dannatamente simile a quello di suo padre, aveva qualcosa d’insolito… qualcosa che andava ben al di là della reciproca sorpresa, ma che in quel momento non riuscì  a decifrare.
“Oscar?!” esclamava nel frattempo suo fratello, altrettanto stupito.
Simon Deren lo guardò confuso.
“Lo conoscete, capitano?"
Jean sorrise.
 "Ad occhio e croce direi proprio di sì" rispose poggiando una mano sulla spalla del suo quartiermastro, senza però staccare gli occhi dalla donna.
“Ma no capitano, vi sbagliate… Quest’uomo si chiama...”
Scuotendo la testa, Jean proruppe in una sonora risata.
Uomo? Oh no, amico mio, non direi proprio…  inizi davvero a invecchiare se è bastato un mantellaccio e un nome maschile a trarti in inganno!” lo canzonò divertito, avvicinandosi a Oscar e cingendole le spalle con un braccio, senza che lei, ancora frastornata, provasse a sottrarsi “Ebbene Simon” proseguì con sussiego “ho l’onore di presentarti il nobile, impavido e fiero Colonnello Oscar François de Jarjayes, ex comandante delle Guardie Reali di Sua Maestà la Regina, nonché… mia carissima sorella!
Sorella?! ” esclamò esterrefatto il quartiermastro “Una donna!?”
“Mi pare ovvio, dal momento che non ho parlato di fratelli, Simon… sebbene si potrebbe tranquillamente dire che mia sorella ha più attributi di molti uomini” lo punzecchiò Grammont con un’espressione sorniona “Adesso però spiegami per quale motivo le stavi urlando contro…”
La voce di Jean si era abbassata di un tono e per quanto ancora vagamente divertita aveva assunto un che di tagliente.
 Deren si fece pallido.
“Non lo avrei mai fatto se avessi saputo, capitano!" esclamò impacciato "A onor del vero stavo solo eseguendo i vostri ordini… ma la signora… vostra sorella… non aveva preso molto bene la faccenda dell’imbarco” si giustificò, visibilmente a disagio.
“Gli ordini? Vorresti dire che è  lei il gentiluomo che avremmo dovuto imbarcare?” domandò Jean aggrottando la fronte.
“O quantomeno questi erano gli accordi…” puntualizzò Oscar, riprendendosi finalmente dallo sconcerto che l’aveva ammutolita “ma a quanto pare, il capitano della Misericordia non era dello stesso avviso!”
“Solo perché non sapevo che si trattava di voi… mi pare ovvio che questo cambia tutto!” ribatté suo fratello, facendosi serio.
"Vi garantisco che è un sollievo saperlo…" disse Oscar sentendo sciogliersi la tensione  che poco prima le aveva contratto i muscoli e lo stomaco.
 “Piuttosto, che fate ancora qui a Bordeaux? Vi credevo ormai lontana dalla Francia…”
“André ha avuto una ricaduta e abbiamo dovuto rimandare la partenza. Cercare un  imbarco  si è poi  rivelato  più difficile di quanto immaginassimo”.
“Capisco… quindi il caso ha voluto che vi siate rivolti al mio quartiermastro, che…”
“… che dopo avermi  garantito un passaggio, si è rimangiato tutto dalla sera alla mattina” sintetizzò brusca la donna, lanciando un’occhiataccia verso Deren
“Spezzo una lancia a favore del buon Simon, assumendomi tutta la responsabilità di questo increscioso disguido” dichiarò Jean “Tuttavia, a mia discolpa posso dire che le circostanze possono mutare in un battito di ciglia: ero ancora a Parigi quando ho ricevuto una lettera, in cui mi veniva chiesta l’autorizzazione a imbarcare due passeggeri, e inizialmente avevo accettato… ma poi degli affari urgenti ed improvvisi hanno richiesto la mia presenza a Port au Price e poiché mia moglie, come ben sapete, ha un carattere  estremamente riservato, ho ritenuto inopportuno imporle la presenza di due estranei in uno spazio ristretto e già fin troppo affollato, quale è una nave”.
Il discorso non faceva una piega, pensò Oscar,  nelle rare occasioni in cui avevano avuto modo d’incontrarsi, Aurore de Grammont le era apparsa come una persona timida e solitaria, poco amante della confusione e della mondanità, tanto da essersi chiesta cosa avesse mai indotto un uomo spregiudicato e ambizioso come suo fratello a prenderla in sposa.
Il suo viso dovette tradire l'avvilimento che provava  in cuor suo mentre valutava quanto quelle parole rendessero l'invito del fratello una mera formalità dettata dall'educazione, cui, per lo stesso motivo, avrebbe dovuto seguire il suo declino dell'invito.
“Naturalmente ciò non vale per la vostra compagnia e quella di André” si affrettò infatti ad aggiungere  con entusiasmo Grammont  “La mia Aurore ha sempre manifestato un aperto apprezzamento verso di voi, Oscar: sono certo che sarà ben lieta di avervi accanto durante la traversata e non ho dubbi che André sarà altrettanto ben accetto”.
“Ne siete certo? Non vorrei mai essere di disturbo a madame Grammont” si costrinse a domandare lei, suo malgrado, non riuscendo a far a meno di accantonare quell'educazione che le imponeva un passo indietro.
 “Ne sono più che sicuro: la vostra presenza non potrà che esserle gradita” rispose con convinzione Jean “Quanto a me, sarò più che felice di avervi a bordo, sorella - concedetemi ormai  di chiamarvi così - perché viaggiare insieme sarebbe l’occasione per conoscerci meglio e recuperare in qualche modo ciò di cui siamo stati privati in questi anni. Se ancora lo desiderate, quindi, sarò lieto di avere voi e André come miei ospiti sulla Misericordia”.
Quelle parole vibranti e accorate dissolsero gli ultimi timori della donna.
“Oh sì, sì!” esclamò di slancio “Accetto il vostro invito, Jean, e vi ringrazio! Non so davvero come sdebitarmi, è la seconda volta che venite in mio aiuto…”
“Avrete modo di farlo prima o poi, non temete…” replicò Grammont con un mezzo sorriso “Ad ogni modo, dal momento che ho una certa urgenza di partire e so per certo che nostro padre ha ingaggiato degli uomini per scovarvi, credo che prima salpiamo da questo maledetto posto e meglio è”.
Oscar annuì.
“Datemi soltanto il tempo di tornare alla locanda per avvisare André  e prendere i bagagli”.
“A questo può pensare anche Simon… voi intanto potreste venire a bordo con me” le propose Jean “In questo modo, faremo una gradita sorpresa ad Aurore e avremo modo di parlare con calma e  trovare insieme la sistemazione più opportuna per il vostro compagno, dal momento che si trova ancora in una fase di convalescenza”.
Oscar tacque. In effetti, pur non volendolo ammettere con lei, André aveva bisogno di particolari attenzioni e farlo trovare di fronte al fatto compiuto avrebbe ovviato a qualsiasi sua protesta o tentativo di opposizione.
“Sì, forse è meglio fare come dite” convenne.
“Allora prego, sorella…!" esclamò l'uomo in tono solenne, indicando con un ampio gesto della mano la scialuppa ormeggiata a pochi passi dalla riva “La Misericordia ci aspetta”.
Insieme si avviarono verso la piccola imbarcazione e quando la raggiunsero Jean salì a bordo con passo fermo e senza esitazione, per poi voltarsi a tendere la mano verso la sorella.
“Riesco a fare da sola” ribatté lei con un sorrisetto ironico, avvicinandosi alla scialuppa.
“Insisto” replicò imperterrito Jean “Sorreggetevi a me, Oscar…vi prego”.
Oscar lo guardò per un lungo istante. Non c’era traccia di derisione o scherno sul bel volto virile, né ombre nello sguardo azzurro di suo fratello. Era lì, davanti a lei, e le tendeva la mano. Suo fratello le stava chiedendo di fidarsi.
“E sia” cedette alfine con un sorriso “ma solo per questa volta”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[1] Questa cappella compare in una pianta del 1791 sul sito gallica.bnf.fr ed era quindi sicuramente in piedi all’epoca dei nostri; a oggi, però, non ne abbiamo trovato più traccia, probabilmente a causa dei continui rimaneggiamenti che cambiarono l’aspetto della città.
 
[2] Quartiere di Bordeaux, che deriva il suo nome da un monastero medioevale dei certosini e che all’epoca era sede di vasti magazzini per la stagionatura e lo stoccaggio del vino (per ulteriori informazioni, consultare Wikipedia francese alla voce omonima)
 
[3] Possente porta medievale, ma dal tetto slanciato con eleganti torrette e baldacchini sopra le nicchie, che anticamente dava accesso al Palazzo dell’Ombrerie (per secoli sede del Parlamento); presenta sul lato fiume un gruppo scultoreo, con Carlo VIII che tiene in mano lo scettro e il globo, il Cardinal d’Epernay, a fianco del re nella battaglia di Fournoue, e San Giovanni Battista, mentre alle basi delle finestre troviamo animali e chimere inquietanti.
 
[4] Bordeaux si trova a 22 leghe dalla foce della Gironda nell’ Atlantico, al centro di una vasta pianura quasi a livello dell’acqua alta. La Garonna descrive davanti alla città un ampio semicerchio, il cui centro corrisponde esattamente al centro della città, che sollevandosi interamente sulla sponda sinistra e poggiando sulla convessità della curva, copre un vasto spazio a forma di mezzaluna. Nella seconda metà del Settecento fu realizzato un restyling del porto, restaurando e abbellendo le facciate dei palazzi.
 
[5] Antica e imponente fortezza, costruita diverse volte e infine abbattuta nel 1818 per realizzare l’odierna Place des Quisconces.
 
[6] Confrontando cartine nuove e vecchie, il tragitto era all’incirca di 2,6 chilometri e a piedi, a passo spedito, richiedeva una mezz’ora di cammino.
 
[7] All’epoca non c’erano banchine verticali né parapetti: la sponda digradava dolcemente verso il fiume e barche leggere scaricavano le merci dalle numerose navi (a volte potevano essere addirittura cinquecento)ancorate nella Garonna.
 
[8] In italiano gabarra, ossia imbarcazione a fondo piatto (detto “suola”) destinata al trasporto merci in mare (gabarre o chiatte marittime) o per fiume (chiatte o gabarre fluviali). In particolare a Bordeaux le gabarre trasbordavano merci e botti di vino dai moli fino alle navi ormeggiate in mezzo al fiume
[9] Come riportato in una nota al capitolo precedente, nella tarda primavera del 1788 una grave siccità colpì la Francia, rendendo alcuni fiumi non navigabili.
 
   
 
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