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Autore: Nao Yoshikawa    09/08/2023    1 recensioni
Un giorno di pioggia, El perde misteriosamente il suo potere di saltare nel tempo. E se tempo prima era stata lei ad andare nel passato per salvare Aziraphale e Crowley, questa volta saranno loro ad andare nel futuro per salvarla.
Ma le cose saranno molto più difficili di quanto pensano, per El, per il loro rapporto con la figlia e per il rapporto tra di loro come coppia. Allacciate le cinture, perché il viaggio ha inizio.
[Inutile specificarlo, ma sequel diretto de L'effetto farfalla]
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo due: Una lettera da lontano
 
 
El era caduta in un sonno profondo, in preda alla febbre. Ogni tanto si svegliava e mormorava qualcosa, si lamentava, senza però seguire un filo logico. Era accaduto altre volte che si ammalasse (anche se era abbastanza raro), ma quel suo stato ora sembrava la conseguenza di uno shock. Aziraphale vegliava su di lei, ogni tanto le inumidiva il viso. Che cosa poteva mai essere successo da ridurre El così? E com’era possibile che né lui né Crowley si fossero resti conto di niente?
Il demone se ne stava seduto in una poltrona vicino la finestra. Attento, ascoltava il respiro regolare e calmo di El. La figlia si era addormenta dopo quasi un’ora di quello che sembrava un delirio. Era estraniante e doloroso vederla così inerme.
«Tu credi che qualcuno le abbia fatto del male? O che ci abbia provato?» domandò ad un tratto Crowley, spezzando il silenzio.
«È quello che vorrei sapere anche io. Ma a questo punto dovremo aspettare che si riprenda per chiederglielo. Però non so quanto potrà essere una buona idea» rifletté Aziraphale. Non aveva intenzione di turbare ulteriormente sua figlia, si trovava in uno stato estremamente delicato e Dio solo sapeva il perché.
Belzebù entrò con descrizione, senza fare rumore.
«Come sta adesso?»
«Si è addormentata» rispose l’angelo. «E sono preoccupato. Come può aver perso il suo potere? Così ci è nata, non pensavo nemmeno che si potesse portare via, un dono del genere.»
Ad Aziraphale vennero in mente mille scenari diversi. Forse qualcuno dell’Inferno o del Paradiso non si era arreso all’idea di eliminare El e aveva trovato un modo per toglierle potere. Ma tra la sua famiglia e gli altri vigeva una sorta di silenzioso accordo per cui uno non avrebbe infastidito l’altro. Gli scenari aumentavano, se si considerava che viaggiando nel tempo poteva accadere qualsiasi cosa.
«No, dubito sia successo» disse Crowley. «Vedi come sta El, no? È in stato confusionale, ma che qualcuno le abbia portato via il suo potere… è ridicolo!»
Ridicolo, ma non impossibile.
Decisero comunque di lasciare El riposare, avrebbero capito cosa fare l’indomani. O quando si fosse ripresa.
Fuori non aveva smesso di piovere, anzi, la pioggia era diventata quasi minacciosa.
«Credo che per noi sia arrivato il momento di tornare a casa» disse Belzebù. «Ma fateci sapere se El si riprende. Se… insomma. Se possiamo fare qualcosa.»
«Ti ringrazio, ma al momento vorremmo solo capire» disse Aziraphale con un sospiro.
Ariel, sul pavimento, stava gattonando in libertà, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Svelta, la sua manina si artigliò attorno ad una busta umida che era scivolata un’ora prima sotto la porta.
«Ehi, cos’hai lì? Che non ti venga in mente di mangiarla» intervenne subito Gabriel, sfilandogliela dalle mani. «Ah, è una lettera per voi. Ma oramai sarà bagnata fradicia.»
«Ah… sì, grazie. La leggeremo dopo, magari» disse Crowley con un brusco cenno del capo.
Rimasti soli, Aziraphale mise ad asciugare i vestiti fradici di El, mentre Crowley si rigirava tra le mani il taccuino in cui la figlia appuntava le sue idee. Non osava aprirlo, perché sarebbe stato come entrare in un mondo che non gli apparteneva. Né lui né Aziraphale erano pronti all’idea di affrontare qualcosa di orribile. Non che riguardasse El, quanto meno.
«Forse avremmo dovuto prestare più attenzione» disse ad un tratto l’angelo, riscuotendolo dai suoi pensieri. «So che El è indomabile e potente, ma è così giovane e…»
«Oh no, angelo. Non ti permetterò di darci la colpa. Non potremo certo esserci ogni istante per proteggerla. Per quanto… la cosa mi dia fastidio, ma oramai ci sono sceso a patti molto tempo fa» tentò di rasserenarlo Crowley. In realtà condividevano gli stessi sensi di colpa. Lo stesso senso di impotenza. Perché pur essendo un demone e un angelo, c’erano delle cose che nemmeno loro potevano fare. O impedire.
«Io credo di doverci ancora scendere a patti. Però, non è necessario disperarsi prima del tempo, no? Oh, magari quando El si sveglierà avrà fame. Meglio prepararle qualcosa.»
Aziraphale si dipinse un sorriso tirato sul viso. E fece quello che lui e Crowley potevano fare, ovvero aspettare. Crowley sbuffò nervoso, poi si alzò e rivolse le sue attenzioni alla busta umida poggiata su una mensola. La prese distrattamente, non si leggeva quasi per nulla il destinatario. Quando l’aprì, una farfalla dalle ali nere e arancioni, si posò sulla sua mano.
«Ma che cosa… Ehi, Aziraphale. Hai mai visto niente del genere?»
Aziraphale alzò lo sguardo dal suo libro di ricette. Vide la farfalla e poi la lettera che Crowley teneva in mano.
«Quella è una farfalla.»
«Lo so che è una farfalla! È uscita da questa busta. Penso sia una lettera.»
«E cosa c’è scritto?»
«Amh… l’inchiostro è un po’ rovinato, ma dovrei riuscire a leggere… Vediamo: Questa è una lettera d’emergenza inviata all’angelo Aziraphale e al demone Crowley direttamente da vent’anni nel futuro… che cosa?»
Una lettera che veniva dal futuro, da vent’anni in là nel futuro, sembrava una cosa ridicola. O sarebbe sembrata tale in circostanze diverse.
«Continua a leggere» disse Aziraphale, sentendo il cuore accelerare.
«Eh? Ah, sì. È richiesta la vostra immediata presenza qui nel futuro. Se volete aiutare El, dovete assolutamente fare quello che vi dico, potrebbe essere l’unico modo. Sai cosa? Questo mi sa tanto di fregatura. Sotto c’è qualcosa di losco.»
«Non c’è scritto chi la manda?»
«Non riesco a leggere niente. Ma anche se fosse, io non mi fiderei.»
Suo marito non aveva certo torto, pensò Aziraphale.
«Dice altro?»
«Sì che dice altro. Le cose qui vanno male. Vanno molto male ed El ha bisogno di ritrovare la retta via, ma oramai so per certo che da sola non può farcela. La farfalla che vi ho mandato in allegato alla lettera può portarvi qui nel futuro. Almeno spero, in realtà non ho mai provato, quindi non so se funzionerà… ma deve funzionare!»
Chiunque avesse scritto quella lettera, sembrava fin troppo sincero e preoccupato per El. E il fatto che fosse arrivata proprio il giorno in cui sua figlia era crollata davanti ai suoi occhi dicendo di aver perso il proprio potere, doveva significare per forza che le due cose fossero collegate.
Sentì quasi il respiro mancargli.
«No. È davvero più assurdo di quanto pensassi» Crowley osservò la farfalla adagiata sulla sua mano. Non accennava a scappare, né a muoversi.
«Considerando tutto il contesto, non lo trovo assurdo…» ammise Aziraphale. Crowley gli rivolse uno sguardo sgomento.
«Non starai pensando di andare, vero? Non abbiamo alcuna certezza di quello che ci succederà.»
«Non l’aveva nemmeno El quando è venuta dal futuro per salvarci» dichiarò Aziraphale, serio. A Crowley si bloccò il respiro in gola. In effetti, se una bambina aveva viaggiato nel tempo, affrontando mille dolori e pericoli, perché non avrebbero potuto farlo loro?
«Aziraphale, io… è che stanno succedendo troppe cose tutte insieme! Non possiamo permettere che ci capiti qualcosa. Se proprio dobbiamo farlo, uno dei due dovrebbe rimanere qui.»
«È richiesta la nostra presenza, di entrambi» l’angelo gli si avvicinò, afferrandogli con impeto le mani. «Non so perché, ma non posso pensare che sia un inganno. Sarà l’istinto o quello che vuoi, ma se davvero El ha smarrito la sua strada – qualsiasi diavolo di cosa voglia dire – allora ha bisogno di noi, di tutti e due. Non pensi che sia un rischio che vale la pena correre?»
Oh, Aziraphale aveva ragione. Per quanto più riflessivo, su certe cose era disposto a buttarsi più rispetto ad altre. Per El di certo si sarebbe buttato nel fuoco. E anche lui. Anche se questo voleva dire intraprendere un viaggio nel tempo sotto consiglio di un perfetto sconosciuto, andando incontro a chissà quali pericoli.
«È un rischio che vale la pena correre» ripeté a bassa voce.
 
 
Gabriel non era molto felice di essere stato chiamato nel bel mezzo della notte. D’accordo che era sempre molto disponibile, ma così forse era un tantino troppo. Non solo, era anche stato chiamato con urgenza da Crowley e Aziraphale per sentirli discutere circa un fantomatico viaggio nel tempo per salvare El. Era, insomma, chiaro il suo sgomento. Belzebù invece non pronunciava parola alcuna, né lasciava trapelare emozioni. Si limitava ad ascoltare, con Ariel in braccio.
«Bene, quindi volete salvare El. Salvarla… da cosa?» domandò Gabriel.
«Non lo sappiamo» rispose Aziraphale.
«E come?»
«Non lo sappiamo» disse Crowley, spazientito.
«Però. Un piano ben congeniato, il vostro» commentò, assonnato.
«Oh, lo so che è una pazzia. Ma sento che dobbiamo andare. È tutto scritto in questa lettera! E poi quella farfalla… beh, non so come, ma è il nostro biglietto di viaggio.»
Belzebù assottigliò lo sguardo, leggendo le parole dall’inchiostro sfocato e lanciando uno sguardo alla farfalla ora poggiata alla spalla di Crowley.
«Non so perché, ma anche io ho la sensazione che dovrebbero andare. O quanto meno provarci.»
Gabriel sospirò. Se quello era l’unico modo per salvare El da un infausto destino, allora andava fatto.
«E va bene. Ma noi come possiamo aiutarvi?»
«Dovrete stare con El mentre non ci siamo» disse Crowley.
Belzebù sorrise.
«È passata una vita dall’ultima volta che le abbiamo fatto da baby-sitter. D’accordo, non dovete temere. Ci prenderemo cura di El e la proteggeremo da eventuali pericoli.»
«E mi auguro che voi facciate lo stesso. Giusto?» domandò Gabriel.
Crowley si alzò, sgranchendosi le gambe.
«Puoi scommetterci, razza di ex Arcangelo dei miei stivali. Allora, Aziraphale? Vogliamo fare questa cosa?»
 
 
Prima di fare qualsiasi cosa, prima del salto nel buio, era indispensabile salutare El. Avevano concordato che sarebbe stato meglio non informarla di tutti i dettagli, per evitare di agitarla ulteriormente.
Quando rientrarono nella sua camera, l’acchiappasogni sopra il letto di El si mosse appena. E lei aveva aperto appena gli occhi.
«Oh, El. Tesoro, ti sei svegliata. Ti senti più in forze?» domandò l’angelo, sorridendo.
«Mi sento… uno schifo» mormorò El. «Io non riesco a ricordare cosa è successo… però… non riesco più a… a…»
«Non devi sforzarti» la interruppe Crowley con dolcezza. «E non devi preoccuparti. A questa cosa penseremo noi.»
El aggrottò la fronte. Nonostante la febbre, i suoi occhi bicromatici rimanevano vispi.
«Voi due? Oh, ma cosa volete combinare?» piagnucolò. Ad Aziraphale venne da ridere. Sembrava quasi che fosse lei la madre e loro i figli. Ma anche loro avevano la tendenza a cacciarsi nei guai. Quindi forse aveva anche senso.
«Adesso staremo via per un po’. Belzebù e Gabriel staranno con te. E ti promettiamo che tutto sarà risolto, quando torneremo» promise Crowley di getto. Una promessa azzardata non sapeva nemmeno a cosa sarebbero andati incontro. Ma ad El voleva dare almeno una speranza, una certezza.
El sospirò, chiudendo gli occhi.
«Fate attenzione, okay?»
Aziraphale le baciò la fronte.
«Puoi scommetterci.»
Adesso, di sicuro, non si tornava più indietro. Non letteralmente, si augurarono.
 
 
La farfalla dalle ali arancioni e nere era adagiata sul taccuino di El. Quando Crowley allungò un braccio, vi si poggiò.
«Non posso ancora realizzare che stiamo per farlo. Sarò un demone, ma il viaggio nel tempo mi mancava ancora.»
Aziraphale strinse la sua mano, guardandolo negli occhi.
«Sono preoccupato, Crowley.»
«Ma no, El starà benissimo.»
«Non è questo. Sono preoccupato per quello che troveremo nel futuro.»
«Ah, sì. Ma come abbiamo già imparato, il futuro non è scritto. Vale anche questa volta.»
I suoi occhi erano carichi di preoccupazioni e dubbi. E nonostante ciò, non faceva altro che rassicurarla. Portare speranza, a tutti loro.
L’angelo annuì.
«Sì, anche questa volta.»
La farfalla, ora sulle loro dita, batté le ali una volta soltanto.
 
 
Aziraphale e Crowley si erano chiesti molto spesso cosa si provasse a viaggiare nel tempo. El lo aveva sempre descritto come la sensazione di un attimo di vuoto seguito da un’esplosione. E in effetti fu proprio così. Un attimo di vuoto e buio, seguito da un vento violento contro il viso. Anche il rumore di un boato o forse quello se l’erano immaginati. Fu una sensazione stranissima, capace perfino di sorprendere un angelo e un demone millenari come loro. Sembrava fosse successo tutto in un istante, eppure pareva anche che fossero passati anni. Quando si staccarono, sopra di loro non pioveva. C’era una bella giornata, il sole era alto in cielo e a giudicare dai colori intorno a loro, doveva essere autunno.
«Ha funzionato?» domandò Aziraphale, avvertendo un lieve giramento di testa.
«Beh, di sicuro non siamo più a casa nostra. Quindi, in qualche modo ha funzio-»
Il rumore prolungato di un clacson. Si trovavano in mezzo ad una strada!
Aziraphale lo afferrò d’impeto e lo trascinò con sé sotto una tettoia.
«Merda, vogliamo scherzare?» imprecò il demone. «È fuori di testa. Tutto, intendo.»
Aziraphale sospirò, sistemandosi la giacca. Era certo che non fossero più nel loro presente, ma come scoprire se si trovavano dove effettivamente dovevano essere? Gli venne in mente la cosa più logica che potessero fare.
«Casa nostra. Proviamo ad andare lì, qualcosa scopriremo di certo.»
Qualcosa di non troppo negativo, si auguravano.
Era necessario trovare El, innanzitutto. Ed era certo che l’avrebbero trovata nel loro cottage, non poteva essere da nessun’altra parte.
I due percorsero il sentiero non asfaltato che attraversava la campagna. Su una collinetta si trovava il cottage e furono sollevati quando videro che in effetti esisteva ancora.
«Mi sembra… piuttosto uguale a come l’abbiamo lasciata» commentò Crowley. Anche se in effetti c’era qualcosa di un po’ strano. La casa era silenziosa, forse troppo. Come se non ci vivesse nessuno. Ma non sembrava abbandonata, il prato era potato e l’orto curato.
«Meno male, almeno una certezza!» Aziraphale provò ad aprire, senza però riuscirci. Probabilmente nessuno era in casa in quel momento, quindi nemmeno El? Si aiutò con un piccolo miracolo per entrare. Una volta dentro, sia lui che Crowley si resero conto che era tutto perfettamente in ordine. La disposizione della mobilia era diversa, le piante di Crowley erano rigogliose come al solito. Ma che fine avevano fatto le librerie strapiene che Aziraphale ed El tanto adoravano?
Crowley schioccò la lingua.
«Ah, te lo dico io, angelo. Qui c’è puzza di bruciato.»
«… Di biscotti alla cannella» disse Aziraphale.
«Guarda che non intendevo letteralmente.»
«E io ti dico che letteralmente c’è odore di biscotti alla cannella!»
Quindi c’era qualcuno. E il loro sospetto fu confermato immediatamente dopo: un rumore assordante, qualcosa doveva essere caduto sul pavimento della cucina. Poco dopo, una ragazza apparve davanti a loro. Sembrava una campagnola, con quel vestito a fiori e le mollette a forma di farfalla nei capelli.
«Oh, accidenti. Siete tornati?» domandò.
Crowley si lasciò andare ad una risatina nervosa.
«Certo che siamo tornati, ma tu chi sei?»
La ragazza sgranò gli occhi, guardandoli più attentamente.
«No, aspettate. Non siete voi. Cioè… siete i voi del passato. Questo vuol dire che la mia lettera ha funzionato!»
Ecco dunque la persona che aveva inviato loro la lettera e che li aveva – a quanto sembrava – spediti vent’anni più avanti.
«Sei stata tu? Ma non capisco, tu… ci conosciamo?»
Crowley si accorse che quelli nei capelli della ragazza non erano fermargli, bensì farfalle vero che sbattevano delicatamente le ali. Eppure c’era qualcosa nel suo sguardo, nei suoi occhi e nel suo sguardo che gliela rendeva fin troppo familiare.
Lei sorrise, in modo timido.
«Non mi riconoscete? Sono io, Ariel!»
Ariel? La stessa Ariel a cui facevano da baby-sitter? La graziosa neonata dalle ali grigie che svolazzava ovunque? Quell’Ariel? Ma non c’erano dubbi. Gli occhi azzurri con sfumature viole erano proprio quelli. Incastonati in un viso tondo e giocoso, circondato da lunghi capelli neri. Sì, quella era proprio la piccola Ariel. Crowley la squadrò e poi guardò suo marito.
«Mi sbagliavo. Questo è fuori di testa.»
Ariel sospirò.
«Sentite, i biscotti sono quasi pronti. E stavo preparando del tè. Credo che ci vorranno, perché abbiamo delle cose di cui parlare.»
Aziraphale non aveva ancora riferito una singola parola. Se era già così sconvolto, come avrebbe affrontato il resto?


NDA
E così, Aziraphale e Crowley sono arrivati nel futuro, dove prima di tutto incontrano Ariel. Mi piaceva che fosse lei a mettere in moto il viaggio nel tempo, anche perché El - per ovvi motivi - da questo punto di vista non può fare nulla. Ancora non si sa cosa sia successo a El, ma si può immaginare viste come sono andate le cose... Spero che questo capitolo vi abbia incuriositi ;)
Nao
   
 
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