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Autore: Glenda    21/09/2023    5 recensioni
In un mondo in cui la magia è rara e con un grande peso politico, ed i maghi figure temute e inquietanti, Heze, un giovane viaggiatore dal cuore limpido e il carattere solare, viene ingaggiato da uno di loro perché lo accompagni fino alla capitale a consegnare un messaggio segreto. Ma la persona con cui si trova ad affrontare questa avventura è completamente diversa dalle aspettative che si era costruito: svagato, onesto, gentile e smaccatamente vulnerabile, Yèlveran diventa per Heze un mistero da svelare, e finisce per legarsi a lui al punto di farsi trascinare in un complotto che potrebbe costare la vita a entrambi...
Storia di avventura con una componente politica, ma principalmente focalizzata sulla relazione tra i personaggi (a cui sono affezionatissima e dei quali ho volentieri indugiato nel descrivere i pensieri). Un bel po' di bromance e molto drama.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heze aveva imparato ad apprezzare negli anni l’efficacia delle frasi fatte: erano utilissime quando la situazione era complessa, o imbarazzante, o, come in quel caso, la più eccezionale di tutte quelle che avrebbe vissuto mai.

“Sono Heze, del servizio postale. È un piacere incontrarvi.”

La bellezza delle formule stava nell’essere comprensibili a tutti, accessibili a tutti, a prescindere dalla cultura, dall’età e dalla classe sociale.

Chi era l’imbecille che aveva detto che la formalità amplificava le distanze?

Al contrario, la formalità era democratica: codificava anche la stranezza e serviva a rendere gli esseri umani capaci di interagire l’uno con l’altro.

Allora perché il suo interlocutore non sapeva che, di fronte ad un “Io sono tizio” si risponde “Ed-io-sono-caio-il-piacere-è-mio?”.

Invece lo aveva guardato a lungo, esitando a stringere la mano che lui gli aveva teso. Poi aveva detto: “Del mio nome puoi fare a meno.”

Ma forse non lo aveva detto, forse lo aveva domandato: parlava con una voce bassa, vagamente dolce ma lontana… Il punto interrogativo c’era o non c’era? Chiederglielo non sarebbe stato formale nemmeno un po’, ma anche ignorare la domanda – se lo era – non gli avrebbe fatto fare una buona figura.

Fu l’altro a sciogliere lo stallo.

“Scusami.” chiosò.

Di cosa?

Quell’uomo era strano – se strano era la parola giusta – ma avrebbe dovuto prevederlo. I maghi dovevano mettere soggezione, faceva parte del ruolo! Heze aveva avuto a che fare con loro solo per aver consegnato alcuni messaggi: del resto si poteva tranquillamente affermare che la stazione di posta di Villanuova - o forse Villanuova stessa - esistesse perché era il luogo più vicino all’enclave… Ma era la prima volta che si trovava a parlare con uno di loro a tu per tu, e, a dirla tutta, si sentiva anche piuttosto fiero di sé per il fatto di essersi presentato all’incontro con la chiara intenzione di accettare il lavoro che gli sarebbe stato offerto, per quanto il contenuto dell’incarico gli fosse stato illustrato con grande avarizia di dettagli.

Nel luogo in cui era cresciuto, la parola “magia” veniva pronunciata con una specie di reverenziale reticenza, che in realtà nascondeva solo paura: paura per qualcosa che appariva potente e incomprensibile, sì, ma soprattutto paura dell’autorità, il che era tutto sommato naturale in una terra isolata che percepiva l’ordine costituito come una forza punitiva. Ma Heze aveva viaggiato parecchio e pensava di aver sviluppato un punto di vista più obiettivo: certo, la magia non era qualcosa di cui si poteva serenamente discorrere a colazione, ma i maghi erano comunque esseri umani, con cui ogni tanto qualcuno scambiava persino due chiacchiere o che, guarda un po’, ti offrivano un ingaggio pagato troppo bene per rifiutarlo.

“Mi hanno detto che avete bisogno di effettuare una consegna nella capitale tagliando attraverso i Monti di Vetro. È corretto?”

“Corretto, se non esiste una via più breve.”

“Nessuna, a meno che voi” scherzò “con conosciate un modo per volare sopra la Frattura, signore.”

Lui sollevò le sopracciglia come se quella battuta fosse degna di essere soppesata.

“Purtroppo non rientra nelle mie arti.”

Miseria, lo aveva detto sul serio? Un premio al senso dell’ironia!

“Hai già fatto quel percorso altre volte?” si informò.

“Diverse, ma in altri momenti dell’anno.”

“Puoi fare una previsione sulla durata?”

“Nell’ipotesi migliore, ci metto ventiquattro, venticinque giorni col tempo buono, servendomi del trasporto fluviale nell’ultimo tratto. Ma partendo adesso ci vorrà di più, perché se piove – ed è difficile che non accada in questa stagione – alcuni sentieri non sono praticabili, la luce cala presto ed io non viaggio di notte. Vi direi un mese circa, ma gli intoppi vanno preventivati: i Monti di Vetro non sono un luogo accogliente per mille ragioni.”

L’interlocutore si stropicciò la fronte con le dita.

“Ce lo faremo andare bene.” commentò, rivolto più che altro a se stesso “Puoi essere pronto a partire subito?”

“Dipende da ciò che devo consegnare. Lettere, nessun problema. Pacchi pesanti, materiale ingombrante, oggetti fragili, mi devo attrezzare.”

“Non devi consegnare niente: ho bisogno che tu mi faccia da guida. Devo andare a Feuzte ed ho tutta l’urgenza del mondo.”

Lo disse con una pacatezza che offendeva la parola «urgenza».

“Scherzate?”

No, non aveva la faccia di uno che scherzava, anzi, guardandolo con attenzione aveva l’aria di qualcuno che non si sentiva molto bene. Continuava a massaggiarsi le tempie e a strizzare gli occhi come se quella mezza luce già crepuscolare gli desse fastidio.

“Signore, io non so cosa vi abbiano detto di me, ma non sono in grado di prendermi in carico la sicurezza di una persona. Lavoro per il servizio postale: porto solo messaggi… ”

“Lo so. Ma in questo caso, sono io il messaggio. Le informazioni che devo trasmettere sono state calate nella mia memoria profonda, e possono essere lette solo da qualcuno capace di richiamarle in superficie. Pochi, oltre l’effettivo destinatario, ne sarebbero in grado. È un sistema di sicurezza che funziona bene, ma comporta che il messaggero incontri il ricevente di persona.”

Heze sentì un brivido percorrergli le spalle. Avere a che fare con un mago per trattare di lavoro era un discorso, accompagnarlo in viaggio per consegnare un messaggio segreto era un altro: quanto al sentir parlare esplicitamente di incantesimi...beh! E tuttavia la naturalezza con cui quell’uomo descriveva cose che per la gente comune erano arcane e spaventose come se potessero essere banalmente spiegate era intrigante. Anche troppo.

“Perché è stato necessario ricorrere a questo sistema?” azzardò a chiedere “Le informazioni che portate sono pericolose? Ci sono rischi di cui devo essere messo al corrente?”

“Non lo posso escludere,” rispose candidamente lui “ma mi assumo la responsabilità che non coinvolgano te.”

“Siete un po’ troppo vago per essere rassicurante. Spesso la serenità si accompagna alla chiarezza.”

Il mago si soffermò su quella frase con sincero interesse, poi scosse appena il capo e disse: “Io amo essere chiaro, e cercherò di esserlo sempre più che posso, ma al momento sono le circostanze a costringermi alla vaghezza. Come ho detto, non conosco il contenuto del messaggio, dunque non posso sapere a chi potrebbe essere scomodo che arrivi o meno a destinazione. Però posso garantirti che io sono in grado di prendermi in carico la sicurezza di una persona: sono Persuasore di Confini.”

Lo sguardo di Heze fu eloquente come un grosso punto interrogativo.

“Pratico l’arte della protezione.” parafrasò l’interlocutore “Ma non mi è sufficiente ad attraversare i Monti di Vetro. Quell’insieme di conoscenze e capacità che tu chiami «magia» può fare ottime cose e, d’altro canto, non può farne un sacco di altre. Chiunque pensi il contrario è un cretino.”

Quella sentenza così prosaica strappò a Heze una risata.

“Avete mai viaggiato?” domandò, riportando improvvisamente la conversazione sul proprio terreno.

L’uomo si strinse nelle spalle in un gesto di timido diniego ed Heze emise un teatrale sospiro.

“Dunque. Una volta raggiunta la pianura, il tragitto è semplice perché segue il corso della Baorva: da Baodzega possiamo fare l’ultimo tratto via fiume. Anche la valle del Lungo è agevole, ma i Monti di Vetro, signore, oltre una certa quota mettono a dura prova anche i viaggiatori esperti, il Valico del Vento è un luogo ostile ed io non sono un soccorritore montano. Pensateci bene. Poi aggiungete almeno una settimana alla mia previsione.”

  
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