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Autore: Scintilla19    25/10/2023    3 recensioni
Raccolta di one-shot sui momenti non raccontati di Death Note. Che poi sono spesso i più imbarazzanti.
#1: L’altro [Ryuk] 💚
#2: Felicità [Light] 💛
#3: Noia [Light, Misa, L] 💛
#4: Imperfetto [Light, L] 💛
#5: Gelosia [L, Light, Misa] 💛
#6: Legati [Light, L, Misa] 🧡 Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2024 indetti sul forum Ferisce la penna
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane, Ryuuk | Coppie: L/Light
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi principali: L, Light, Misa
Genere: generale, commedia, vagamente erotico (?)
Rating: 🧡 arancione
Avvertimenti: shonen-ai, yaoi, missing moment
Note dell’autore: non pensavo che avrei mai riesumato questa raccolta, ma tant’è. Ci tenevo molto a queste storie e a questa shot in particolare, iniziata davvero troppo tempo fa e mai conclusa. Sono felice che abbia finalmente il posto che le spetta tra le sue compagne. Avevo in mente molte altre shot da aggiungere, ma oggi penso che quest’ultima sia perfetta per darle una degna conclusione. Buona lettura!

 


 


Embarrassing Moment
#6: Legati

 

Light Yagami aveva ormai perso tutte le speranze che Ryuzaki desistesse da quella assurda idea di convivere. 

All’inizio lo aveva reputato uno sciocco capriccio del detective: insomma, ammanettarsi al proprio sospettato non era faccenda che potesse andare tanto per le lunghe senza che uno dei due si facesse seriamente male.

Dopo una serie di meditazioni e considerazioni, però, Light si era reso conto che il problema non era tanto nella convivenza in sé, quanto piuttosto nel metodo, sbagliato a priori.

Era quello il problema di Ryuzaki: non ciò che faceva ma come lo faceva. 

Emblema di quanto i metodi di Ryuzaki fossero sbagliati erano quelle manette indecenti e tutto ciò che esse rappresentavano, brillantemente sintetizzato da Misa Amane nella semplicità e schiettezza dei suoi concetti, vale a dire: «Ryuzaki, non è che sei dell’altra sponda??»

Ormai gli sguardi tra il curioso e il compassionevole che gli altri agenti gli rivolgevano parlavano chiaro su cosa sembrasse a tutti quell’improbabile accoppiata di ragazzi e catene decisamente troppo corte; e per quanto riguardava Misa, lei non si faceva il minimo scrupolo ad esprimere apertamente tutto ciò che le passava per la testa in merito alla questione “manette”, come stava giusto facendo durante il loro appuntamento, su cui tutto si poteva dire, meno che fosse un appuntamento.

Light, trascinato controvoglia nell’attico di Misa e parcheggiato con malagrazia sul divano, avrebbe voluto affondare completamente tra i cuscini, pur di non assistere a quella scena.

Misa infatti stava strillando da dieci minuti buoni contro Ryuzaki, intimandogli di recidere seduta stante la vergognosa catenella d’acciaio che lo vincolava al suo fidanzato, e Ryuzaki a sua volta le ripeteva ostinatamente la sua nuova frase preferita, cioè: «Amane, di certo non lo faccio perché mi va di farlo!»

Che bugiardo, pensava Light, alzando gli occhi al cielo. Ormai, quella era diventata la giustificazione più gettonata dopo l’inflazionata scusa della depressione. Giustificazione che propinava a sua discolpa in ogni circostanza per sentirsi autorizzato a fare ciò che comunque avrebbe fatto in ogni caso. 

Ryuzaki, dunque, sembrava quanto mai risoluto a perseverare in una simile condotta; anzi, checché ne dicesse, in tutta quella storia, sembrava essere l’unico che si divertisse.

Light lo vide ribattere qualcosa a Misa col suo tipico candore innocente, scartando smanioso un coloratissimo lecca-lecca delle dimensioni di una pala.

Volse imbronciato la testa dall’altra parte e si immerse nei suoi pensieri, viaggiando altrove con la mente, lontano da tutto quel baccano. Dopotutto, sapeva già per esperienza che piega avrebbe preso quella conversazione…

 

*

 

La catena tirava sempre in maniera fastidiosa, soprattutto quando erano a letto e Light stava per addormentarsi. Era come se l’universo ci tenesse a ricordargli dell’ingombrante presenza di Ryuzaki ogni volta che lui non ci faceva più caso.

In realtà, l’universo non si sarebbe mai scomodato tanto per infastidire Light Yagami, semplicemente era Ryuzaki che quando lo sentiva sprofondare nel sonno si girava dall’altra parte per stare più comodo.

Fatto sta che, la sera precedente, non appena Light era sul punto di prender sonno, il solito strattone lo fece sobbalzare.

«Ryuzaki...» si decise a chiamarlo una buona volta.

«Sì...» giunse la svogliata risposta del detective.

«Stai tirando la catena.»

Ryuzaki si rimise disteso sulla schiena con un sospiro e si coprì la fronte con l’avambraccio, intuendo già dove l’altro volesse andare a parare.

«Light, te l’ho già detto: non lo faccio perché mi va di farlo» lo anticipò, benché Light non avesse detto nulla.

«Certo, come no» rispose Light, sarcastico, facendo appello a tutto il suo spirito di sopportazione per trattenersi dall’impulso di tirargli un cazzotto.

«Pensi forse che mi piaccia?» continuò Ryuzaki, facendo tintinnare la catena.

Light sbuffò roteando gli occhi.

«Ma se non fai altro che renderlo ovvio, quanto ti piaccia…!»

Ryuzaki si voltò stranito verso di lui, riuscendo a malapena a distinguere il suo profilo nella penombra.

«Cosa?!»

 

*

 

«Possibile che non capisci, Ryuzaki?!» stava dicendo Misa, sbattendo le palpebre più volte, da una parte incredula del fatto che un presunto genio come lui non capisse un concetto così ovvio e al tempo stesso nauseata dagli inverosimili quantitativi di zucchero che Ryuzaki introduceva nel proprio corpo.

«Potresti essere più esplicita, Amane-san» la invitò Ryuzaki, producendo nel frattempo irritanti schiocchi rumorosi sul lecca-lecca, che disgustarono ulteriormente la ragazza.

«Le manette, brutto maniaco! Le manette!» sottolineò indicando il polso di Ryuzaki con una smorfia di ribrezzo.

«Le manette?» ripeté perplesso Ryuzaki.

Misa annuì sollevata: forse Ryuzaki stava iniziando a capire. 

«Siete sempre attaccati! È una cosa… da gay!»

«In che senso?» fece Ryuzaki, grattandosi la tempia, incapace di vedere quel nesso che per Misa era evidente.

«Nel senso che siete due maschi!» spiegò Misa, come se questo potesse chiarire tutto.

«Questo mi sembra evidente...» concordò Ryuzaki, indicando con un cenno le sue fattezze e quelle di Light.

Misa vide Light rannicchiarsi ancora di più nel suo angolo di sofà: immaginare cosa dovesse sopportare a causa di quel pervertito di un detective le diede ancora più forza per perseverare in quella estenuante battaglia…

 

*

 

«Ryuzaki, visto che fai finta di non capire, te lo dirò chiaro e tondo: quello che stai facendo è sleale…» disse Light, indignato. «Mi riferisco al modo in cui ogni volta ti servi di me per esasperare lei… senza il mio consenso.»

Ryuzaki rimase in silenzio per un lungo momento, imperscrutabile, giocherellando con le maglie della catena.

«Accidenti, mi hai scoperto» dichiarò come se fosse appena stato sorpreso a fare una marachella. «Eppure sono sicuro che, non molto tempo fa, giocare sporco non fosse un problema per te» aggiunse subito dopo.

«Non ricominciare» lo stroncò Light sul nascere.

«Sei infastidito perché sai che ciò che penso di te è vero» disse calmo Ryuzaki.

«Sai già come la penso su quello che pensi» si difese immediatamente Light.

«E adesso usi Amane come scusa perché ti infastidirebbe ancora di più scoprire che sia vero…» incalzò Ryuzaki, «ciò che tutti ormai pensano di noi

 

 *

 

Ryuzaki si sfilò lentamente il dolce dalle labbra per meglio affrontare Misa Amane. Mise su un cipiglio severo e scandì le parole come se stesse parlando con un bambino particolarmente ottuso.

«Amane, guarda che io non sono affatto gay!» disse, ondeggiando nel mentre il lecca-lecca a mo’ di bacchetta proprio sotto il naso di Misa.

Poco mancò che le venisse un aneurisma. Con l’ultimo rimasuglio di lucidità che le rimaneva, afferrò saldamente il polso di Ryuzaki e lo allontanò con decisione dal suo spazio vitale, per poi continuare con la solita, esuberante energia.

«Mi prendi in giro?!»

«Certo che no» affermò con orgoglio, liberandosi dalla presa della ragazza e riprendendo a gustarsi il suo enorme dolciume. «Io non sono affatto gay. E tu, Light?»

Light si limitò a sbottare uno stizzito «Ryuzaki!» per poi tornare guardare ostinatamente il muro alla sua destra, con la ferma intenzione di non farsi coinvolgere in quell’assurda conversazione…

 

*

 

Iniziare una conversazione con Ryuzaki non portava mai a nulla di buono, perché non c’era logica, né buon senso, in quello che Ryuzaki diceva. O perlomeno, Light non era ancora riuscito a trovarne un briciolo. 

Nemmeno avrebbe saputo dire come erano arrivati a fare quello che avevano fatto, sapeva solo che a un certo punto, insieme all’aria che respirava, c’erano le labbra di Ryuzaki perfettamente incastrate tra le sue.

Gli ultimi stralci di quella discussione sempre più serrata sfumavano nella sua memoria, lasciando il posto solo a quella bocca che si muoveva piano sulla sua, lambendo prima il labbro inferiore e poi quello superiore, un po’ incerta, come chi assapora un cibo che ancora non sa come gustare.

Avrebbe dovuto respingerlo. Di certo avrebbe potuto. Avrebbe giurato che stava per farlo.

Ma poi la mano di Ryuzaki gli aveva circondato la nuca, usando un tocco del tutto diverso da quello che solitamente adoperava col resto del mondo, e in qualche modo sentì che quel privilegio era riservato solo ed esclusivamente a lui.

E così, preda di una sconosciuta euforia, aveva aggrovigliando le dita tra quei capelli scuri e irrimediabilmente scompigliati. E poi lo aveva attirato di più a sé.

E in quel momento fu sicuro che né con Misa, né con altri all’infuori di Ryuzaki…

 

*

 

«Light non ama parlare di questi argomenti» stava spiegando Ryuzaki a Misa, «tuttavia, sarei felice se fosse meno riservato. Mi piacerebbe conoscerlo meglio.»

«Meglio dici, Ryuzaki?» lo aggredì Misa, «direi che lo conosci molto più di quanto sia concesso a me! Non dormite forse nello stesso letto?»

«Solo per praticità, la catena è corta per star comodi in due letti separati» ammise Ryuzaki.

«E scommetto che fate anche la doccia insieme!» tirò a indovinare Misa.

«Solo perché Light insiste nel volersi lavare ogni giorno...»

«Cosa?? Non dirai sul serio?! Light, è la verità?»

Il diretto interessato però non rispose: se ne stava ancora lì, a fissare il muro imbambolato e ad accarezzarsi stupidamente le labbra, mentre Misa lo guardava sconcertata, immaginando quali torture dovesse sopportare a causa di quel maniaco...

 

*

 

«Allora?» soffiò Ryuzaki sulle sue labbra, «ti è piaciuto, o no?»

Light rimase di stucco: sdraiati sotto le lenzuola scomposte, col viso di Ryuzaki a pochi centimetri dal suo e ancora avvinghiati l’uno all’altro, la risposta a quella domanda era fin troppo ovvia.

«Ryuzaki… non fare mai più una cosa del genere» disse con voce ferma, premendogli l’avambraccio sul petto per allontanarlo.

«Sei sicuro?» insisté Ryuzaki, senza spostarsi più di tanto, «vuoi dire che Amane bacia meglio di me? Possiamo riprovare, se vuoi...»

Light lo guardò esterrefatto, cercando di capire se stesse proprio dicendo sul serio.

«NO!» scandì con così tanta veemenza che Ryuzaki arretrò leggermente. 

Per qualche secondo si fissarono al buio, cercando di capire l’uno cosa passasse nella testa dell’altro, finché Ryuzaki non si sporse nuovamente verso di lui, recuperando in fretta la sua solita impertinenza…

«…No che non bacia meglio di me, o no che non vuoi riprovare?» 

 

*

 

Uno scossone strappò via Light dai suoi pensieri, riportandolo alla realtà: era Misa che, com’era prevedibile, si era scagliata contro Ryuzaki, il quale brandiva il variopinto lecca-lecca come unico deterrente per impedirle di picchiarlo. Così i due erano giunti ad uno stallo e si limitavano a guardarsi in cagnesco. 

Light avrebbe volentieri continuato a fingere di non esistere, ma Ryuzaki non era dello stesso avviso.

«Light, tu cosa ne pensi?» gli domandò cauto, chiamandolo in causa.

In quel momento, a dire il vero, Light aveva tutt’altro per la testa, ma non potendo ovviamente esternare i suoi reali pensieri, si limitò a sospirare e ad alzare gli occhi al cielo, domandando senza un vero interesse: «Su cosa, esattamente?», dato che ormai aveva perso il filo del discorso.

«La tua ragazza sostiene che trascorrendo così poco tempo con lei tu possa diventare gay da un giorno all’altro a causa mia.»

Light si premette un palmo sulla fronte con frustrazione, sentendo quelle assurdità per l’ennesima volta.

«Misa, non ti ci mettere anche tu, ora» disse seccato. «Solo perché ci siamo baciati una volta, non significa né che stiamo insieme, né che io sia gay, perciò gradirei che la smettessi con queste allusioni ad una nostra ipotetica, nonché immaginaria, relazione!»

Un silenzio tombale calò su quel trio mal assortito, interrotto solo dal tonfo sordo del lecca-lecca che sfuggì alla presa di Ryuzaki, appiccicandosi al tappeto.

Light guardò il lecca-lecca, e poi Ryuzaki, che lo fissava sconvolto come chi ha subito il più vile dei tradimenti; poi guardò Misa, che guardava Ryuzaki con la stessa espressione con cui Ryuzaki guardava lui.

Ma quando capì cosa quei due idioti avevano capito, era troppo tardi.

«RYUZAKI…»

Nessuno aveva mai visto Misa così furiosa.

Ryuzaki si voltò verso di lei, senza peraltro riuscire a staccare gli occhi da Light, e venne brutalmente colpito in faccia dal suo stesso lecca-lecca, che Misa aveva recuperato da terra e adesso usava come arma impropria per portare a compimento la sua vendetta…

 

*

 

Più tardi, quella sera, quando Ryuzaki si girò nel letto, la catena si tese di nuovo.

«Ahi…» si lamentò, rimettendosi sulla schiena. La guancia dove Misa lo aveva colpito gli doleva in quella posizione.

«Ben ti sta, Ryuzaki» rincarò Light, disteso immobile accanto a lui. «Ti avevo detto che prima o poi uno di noi si sarebbe fatto male.» 

«Mi ha colto alla sprovvista» si giustificò con una smorfia di dolore. «E poi non pensavo che Light-kun avrebbe spifferato tutto alla sua ragazza.»

«Spifferato cosa? Guarda che stavo parlando di me e lei. Sei stato tu a fraintendere» ribatté Light, che nonostante tutto aveva ancora la forza di battibeccare.

«…raccontalo a qualcun altro, Light» lo liquidò Ryuzaki.

Light strinse le labbra. Per tutto il giorno non aveva pensato ad altro e, per quanto si sforzasse di minimizzare quanto era successo tra loro, più ci pensava, meno riusciva a smettere di pensarci.

«Se non fosse stato per le tue… stupidaggini, Ryuzaki… non sarebbe successo nulla di tutto questo.»

Ryuzaki rimase zitto a fissare il soffitto, le dita che tamburellavano nervose sullo stomaco.

«…non l’ho fatto mica perché mi andava di farlo» disse poco dopo, voltandosi a guardarlo.

Light strinse i pugni e si girò a sua volta verso di lui.

«Il problema, Ryuzaki, non è quello che fai…. ma come lo fai.»

Ryuzaki abbassò lo sguardo, pensieroso, risucchiando le labbra all’interno della bocca.

«Quindi Light-kun non sarebbe contrario a certe stupidaggini, se fatte nel modo che reputa corretto?» disse poi, sporgendosi verso di lui.

Anche Light si avvicinò ancora, scivolando nella sua parte di letto.

In quel momento, erano davvero troppo vicini perché non succedesse di nuovo.

E poi, calamitate l’una dall’altra come due gocce di mercurio, le loro labbra si unirono di nuovo. 

E anche se presto il destino li avrebbe divisi per sempre, ormai non era più una catena a tenerli legati.





 

Saluti finali

E poi, in un folle momento di nostalgia, succede che mi viene voglia di riprendere questa shot iniziata e mai conclusa per questa raccolta che non speravo più di proseguire. E così, dopo un bel restauro, vi ripropongo oggi questa storiella che ormai è talmente vecchia che ha smesso pure di essere ridicola. È vintage! 😎
Per i nostalgici come me, purtroppo dubito seriamente che scriverò altri Embarrassing Moments, non credo nemmeno che sarei più capace di scrivere di loro in questo modo… quindi la raccolta può considerarsi conclusa.
Anche se… mai dire mai xD

Come sapete, il mio drive pullula di queste cazzate ed è una piccola soddisfazione vederle qui dove era previsto che fossero. Spero abbiate trascorso piacevoli quarti d’ora in compagnia di queste storielle, ma se non me lo dite in una recensione, io non posso saperlo, quindi… recensite! 🌺



Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2024 indetti sul forum Ferisce la penna

Note per chi non conosce il fandom:

La storia è ambientata nella prima parte dell’opera, quando Light perde i ricordi ed L decide di scagionare lui e Misa (accusati rispettivamente di essere Kira e il secondo Kira, i due serial killer che uccidono tramite un Quaderno della morte), a patto che Light resti incatenato a lui fino alla cattura del vero Kira.
Ma L in cuor suo è ancora convinto che Light sia Kira e non perde occasione di provocarlo, chiedendogli persino di diventare intimo con Misa, la sua sedicente fidanzata.
Light ha ricordi confusi su Misa, poiché la perdita di memoria cancella i ricordi relativi al Quaderno, e il suo incontro con Misa è avvenuto proprio per merito di esso, quando contestualmente si è trovato costretto ad inscenare un finto fidanzamento con lei (che per Misa, innamorata persa di lui invece, è reale eccome)

La frase che Light pronuncia alla fine della storia (“Solo perché ci siamo baciati una volta, non significa né che stiamo insieme, né che io sia gay, perciò gradirei che la smettessi con queste allusioni ad una nostra ipotetica, nonché immaginaria, relazione”) può essere letta sia riferita a Misa che ad L, cambiandone leggermente il senso: con Misa, infatti, c’è stato davvero un bacio canon prima della perdita dei ricordi, cosa che lei non manca di ricordargli (il bacio con L, invece, è solo frutto della mia mente malata, purtroppo!)
A voi decidere se Light si riferisse genuinamente a Misa o se si sia trattato di un vero e proprio lapsus :)





 
   
 
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