Anime & Manga > Jujutsu Kaisen
Segui la storia  |       
Autore: ticcany    09/01/2024    0 recensioni
Una breve storia in più capitoli sulla storia dei destini di Satoru Gojo e Suguru Geto che, pur avendo intrapreso strade diverse, non riescono a dimenticare i sentimenti provati l'uno per l'altro
Genere: Poesia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Geto Suguru, Gojo Satoru
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Per una settimana intera i due amici non si rivolsero la parola. Si incrociavano nei corridoi senza nemmeno accennare un saluto. Gojo soffriva, soffriva terribilmente per la situazione. Per lui Geto era la persona più importante della sua vita, l’unico che potesse definire amico. Solo Geto sapeva cosa significava essere forte, avere la pressione addosso, avere le attenzioni di tutti e la responsabilità delle vite, salvate e perse, pesava meno se divisa con lui. Geto, dal canto suo, avrebbe voluto che Gojo appoggiasse la sua decisione, ma sapeva che era impossibile ed era disposto anche a perdere la persona più importante per seguire l’idea che, ormai aveva monopolizzato i suoi pensieri. Qualche giorno dopo i due stregoni furono chiamati per una missione, una missione semplice per chi è così forte. Gojo atterrò la maledizione senza nemmeno pensarci, Geto l’assorbì come era solito fare grazie alla sua tecnica. Le maledizioni avevano un sapore orribile, un sapore disgustoso che Geto era ormai abituato a sentire. Finchè si ha uno scopo per svolgere un compito, si riesce a sopportare qualunque difficoltà, adesso questa azione vomitevole era priva di significato, era vuota, esattamente come il suo sguardo. Durante quella missione Gojo notò subito che Geto era totalmente disinteressato a salvare le vite umane, voleva solo finire, assorbire la maledizione e andarsene. Fu, infatti, Gojo a gestire tutta la situazione e Geto si limitò ad osservare e ad assorbire lo spirito maledetto. La sera stessa i due stregoni si ritrovarono a tavola insieme per la cena alla mensa dell’istituto. Erano presenti tutti gli stregoni dell’accademia, la sala era piena di persone, ma la solitudine avvertita dai due era palpabile, era una presenza preponderante. Entrambi con gli occhi bassi si affrettarono a finire il pasto e ad andare via, lasciando il caos della sala per rifugiarsi nelle loro stanze. Gojo si diresse verso la sua camera e, una volta dentro, aveva solo voglia di sprofondare nel suo letto, di chiudere gli occhi e non pensare. Si tolse la divisa buttandola a casaccio su una sedia e, senza nemmeno mettere il pigiama, si buttò a capofitto sotto le coperte, ma, nonostante la stanchezza, non riusciva a smettere di pensare allo sguardo del suo amico, a come aveva ignorato la persona in difficoltà durante la missione senza traccia di colpa sul viso. Non riusciva a dormire, pensava e ripensava. Improvvisamente, come se il suo corpo di muovesse da solo, scattò fuori dal letto e corse verso la stanza di Geto. Restò lì impalato, non sapeva se fosse il caso di bussare, di entrare, di provare di nuovo ad avere una conversazione con il suo amico, sentiva che se non l’avesse fatto, però, se ne sarebbe pentito per tutta la vita. Bussò, un solo tocco deciso, alla porta. Geto era sveglio e avvertì la presenza del suo amico dall’altra parte della porta. Non aveva voglia di sentire un’altra predica, non aveva voglia di subire di nuovo lo sguardo di quegli occhi azzurri che non riusciva più a guardare, perciò non aprì. Gojo sapeva quello che stava succedendo e accennò con la voce spezzata, quasi come se fosse un sussurro del suo cuore: “apri, ti prego”. Geto si alzò di scatto e aprì la porta. Si trovò davanti l’amico, con gli occhi gonfi di lacrime e con l’aria di chi aveva bisogno di essere accolto. Il perché fosse senza vestiti, però, non gli era chiaro. Pensò che, di sicuro, si era lanciato a letto senza mettere il pigiama, come era solito fare. Geto era travolto dalle emozioni, non sapeva il perché, ma questa volta gli occhi blu dell’amico erano diversi. Sapeva che non era lì per cercare di convincerlo o per fargli l’ennesima ramanzina, ma perché voleva stargli vicino, perché, in fondo, erano amici da una vita e lui adesso aveva bisogno di essere abbracciato. Tutti questi pensieri furono fatti in un lampo, il secondo dopo la vista di Gojo, Geto lo stava già stringendo a sé. Un abbraccio che era qualcosa di più. I loro corpi stretti era come se riuscissero a leggersi dentro, senza bisogno di parlare. Gojo, dal canto suo, era paralizzato, sapeva che la stretta forte di quelle braccia attorno al suo corpo, era tutto quello di cui aveva bisogno e non disse niente. Smise di piangere e si perse nel calore di quell’abbraccio, nel profumo di quei lunghi capelli neri, nella sensazione che, tra le sue braccia, avrebbe anche potuto chiudere gli occhi per un po' perché non aveva bisogno di sentire nient’altro che quello. Si lasciò pervadere da quella sensazione. “Questo non cambia niente, non cambia quello che vorrò essere e quello che vorrò diventare, ma stringimi adesso, per favore”. Dicendo questo anche gli occhi di Geto si riempirono di lacrime e strinse quel corpo a sé ancora più forte. Restarono impalati davanti la porta per diversi minuti, stretti in un abbraccio che, entrambi, avrebbero voluto durasse per sempre. Non si era più sentito così bene da mesi Geto, stringere tra le braccia l’anima della persona più importante per lui, aveva fatto scomparire, almeno per qualche istante, tutta la sofferenza e la malinconia che lo attanagliava. “Satoru, non so se ormai è troppo tardi. Ciò che si insinua dentro di me grida a tutta voce, spinge per venire fuori. È come se il mondo non fosse più adatto a me, come se sentissi la necessità di rivendicare la vita dei nostri amici scomparsi negli anni” disse Geto con la testa dolcemente adagiata sulle spalle di Gojo. Gojo si staccò a fatica dall’abbraccio infinito e guardò Geto negli occhi tenendo il suo volto tra le mani. “Suguru, non posso prometterti che le cose andranno bene, non ho il potere per farlo succedere. Posso prometterti che ti starò vicino con tutte le mie forze. Posso prometterti che qualsiasi cosa accada io starò sempre qui vicino a te, che affronteremo tante difficoltà, ma che lo faremo insieme”. Quella sera Gojo promise sinceramente all’amato Geto che non l’avrebbe più lasciato da solo, che era possibile trovare una soluzione insieme e per qualche istante Geto, che era perso dentro agli occhi di quel blu accecante, sembrò credere alle sue parole. Pervaso da un impeto, Geto strinse forte a se il corpo di Gojo e lo baciò. Non fu un bacio come gli altri, era un bacio potente, un grido di aiuto, la ricerca dell’amore che avevano sempre provato l’uno per l’altro e che non avevano mai trovato il coraggio di confessare. Le braccia di Gojo si staccarono dal volto dell’amato e si ancorarono a quelle spalle forti che l’avevano sempre sostenuto negli anni e che adesso toccava a lui proteggere. Si persero dentro quel bacio infinito come se il mondo intero non fosse mai esistito, un’istante che sembrò durare un’intera vita. Come sarebbero potuti andare avanti dopo quel bacio? Come avrebbero potuto continuare le loro vite dopo l’immensità provata in quell’istante? Queste erano le domande che passavano dentro la testa dei due ragazzi. Purtroppo, però, la vita non va sempre come sperato. Dalla sera del bacio i due innamorati non riuscirono più a guardarsi negli occhi. Forse, dietro alle amorevoli parole di conforto era stato chiaro sin da subito che non sarebbero servite a cambiare il corso degli eventi. Si lasciarono convincere solo per un istante dalle loro parole, solo per perdersi in quel bacio che, per Geto, era un addio. Il giorno seguente Geto abbandonò l’istituto e iniziò la sua battaglia personale contro gli esseri umani.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Jujutsu Kaisen / Vai alla pagina dell'autore: ticcany