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Autore: fiore di pesco    03/03/2024    4 recensioni
Vi propongo degli estratti dei miei pensieri più intimi, celata da un anonimato che dura da oltre un decennio.
Non è un testo delicato, non sono una persona eccessivamente sensibile e quindi potreste incappare in black humor, turpiloquio e considerazioni talvolta ciniche che potrebbero turbare i lettori più emotivi. Non voglio far finta che questo mi dolga, non sono mai stata ipocrita.
Potrete trovare capitoli composti da una vicenda che mi è successa di recente, altre molto lontane nel tempo, pensieri, aforismi, quello che mi va.
Alcune di queste riflessioni sono state scritte in bozze sul mio diario anni fa e non so perchè stasera abbia sentito l'esigenza di condividerle con qualcuno. Forse per strappare una risata o una imprecazione, ma sempre meglio della noia.
Questa "storia" è una raccolta disomogenea e non segue una trama, ogni capitolo è a sè e quindi non pubblicherò con scadenze, seguirà l'ispirazione.
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi sono alzata poco dopo le 9 del mattino, dopo un sonno ristoratore di oltre 8 ore che non mi capitava da diverse settimane. Sono tranquilla, serena. Ho deciso che mi metterò a preparare il sugo con le melanzane così a pranzo mangeremo un bel piatto di spaghetti.

Sono circa le 11, sono in cucina a leggere una storia da cellulare mentre il sugo si cuoce e il mio compagno entra sonnacchioso in cerca del caffè. Biascica qualcosa di simile a buongiorno e si fionda sul caffè che gli ho preparato, con una tonnellata di zucchero come piace a lui: imbevibile.

“Ah, amore…” dice dopo essere tornato un po’ alla vita. “Mi sono svegliato un quarto d’ora fa e guarda cosa ho trovato nei messaggi?”

“Poi mi fai vedere, ora voglio finire un capitolo che…”

“No, no, guarda qui.” Insiste piazzandomi il suo telefono davanti alla faccia.

Poggio il mio sul tavolo e prendo il suo per leggere di che si tratta. Il mittente è Mamma <3 e posso già avvertire le budella contrarsi. Quella donna non è semplicemente fastidiosa, non è dispettosa, lei è… l’undicesima piaga d’Egitto. Se Dio l’avesse usata come prima mossa, gli ebrei sarebbero stati liberati dopo mezza giornata. Scorro il testo per poter leggere il messaggio dall’inizio.

Ciao tesoro, ho organizzato due giorni in Sicilia! Solo io e te <3 offro tutto io, preparati che domani mattina partiamo! :D Non dire niente a nessuno, dì a Fiore che abbiamo bisogno di te a casa e io dirò a tuo papà che vengo a stare due giorni da voi. Ci terremo le versioni a vicenda. A lavoro non dire niente, poi quando torni martedì gli mandi il certificato medico.

Le orecchie mi fischiano violentemente. Non percepisco più il sedile della sedia contro cui sono poggiata. La mandibola si irrigidisce e sento un muscolo contrarsi spasmodicamente sotto l’occhio destro.

Tutto si fa nero.

 

“Mio Dio, cos’è stato?!” strilla Pazienza, fiondandosi sui suoi comandi e fermando il tempo.

Le luci della stanza di controllo si sono spente e l’unica fonte di luce è il desktop oltre la scrivania, che dà sull’ultima immagine visualizzata da Fiore. Sembrerebbe un messaggio di testo sullo schermo di un cellulare. Tutto ciò che vi è intorno è sfocato.

Pazienza era impegnata a tenere Fiore calma durante le pulizie casalinghe che si era prefissata di fare quella mattina, rinunciando quindi a leggere il finale di quella storia thriller che attendeva da un po’, quindi non ha ancora letto quel messaggio. Si guarda attorno, ed è lì per terra che trova il suo collega, stramazzato giù dalla poltrona davanti alla scrivania con i comandi.

“Raziocinio!” tenta di soccorrerlo, ma lui resta inerte. È ancora vivo, riesce a sentire il suo respiro flebile. “Cosa è successo…!?” alza lo sguardo sul messaggio: deve essere qualcosa di grave se Fiore ha deciso di mettere a tacere la propria razionalità…

“Oh no…” soffia spalancando gli occhi quando realizza il significato delle parole.

“Oh sì…” risponde una voce melliflua a qualche metro da lei.

Pazienza si volta sconcertata verso il nuovo arrivato. Riconoscerebbe la sua inflessione strascicata tra mille, ma è l’ombra di quel sorriso luminoso che si intravede nel buio che le fa tremare i polsi: Lei è arrivata.

La vede varcare la soglia della coscienza con passo lento, il rumore degli anfibi udibile sul pavimento della stanza, l’espressione estasiata e gli occhi fissi sullo schermo di comando.

“Cosa abbiamo qui…?” scorre velocemente lo sguardo sull’ultimo messaggio letto da Fiore prima di scoppiare a ridere sguaiatamente. “Sì, cazzo! Sono libera, mammina! Grazie!”

Nanashi si avvicina alla poltrona su cui di norma presiede Raziocinio, ancora a meno di un metro da essa. Nota qualcuno accovacciato di fianco a lui: sembra una donna con un outfit castigato e lo sguardo atterrito. La sua visione la disgusta. “Chi cazzo sei tu?” ringhia Nanashi.

L’interpellata alza il mento con una punta d’orgoglio. “Io sono la Pazienza, la virtù d…”

“…degli stronzi. Brava, puoi andartene fuori dai coglioni. Sto io ai comandi, adesso.” ghigna Nanashi con un sorriso di scherno. “Ah, e non dimenticarti di portare fuori la spazzatura.” Accenna con il mento a Raziocinio, accomodandosi sulla poltrona di controllo.

Pazienza boccheggia, stringendo la presa sul braccio di Raziocinio. Si avvicina al suo orecchio sussurrando “Raziocinio, ti prego svegliati… lei è qui… non posso fare niente contro di lei…” il suo collega stringe gli occhi nell’incoscienza. Ancora non riprende i sensi.

“Bene, direi che è il caso di aggiornarmi!” esclama Nanashi, sbattendo le mani aperte sui braccioli della poltrona e sporgendosi verso la pulsantiera della scrivania. “Ah-ah! Eccovi qui, certo le dimensioni dei pulsanti sono un po’ diminuite ma per fortuna certe cose non cambiano mai!”

“Mi hai chiamato?” Ira fa il suo ingresso nella stanza della coscienza, con l’espressione assonnata e i capelli arruffati.

Un’altra persona compare alle sue spalle. “Scusate, pensavo che oggi fossi di riposo. Stiamo scrivendo un capitolo dell’introspettiva? Perché mi avete…?” la domanda di Memoria resta sospesa nel vuoto quando scorge chi è seduta ai posti di comando. Il suo sguardo vaga da Nanashi a Pazienza e Raziocinio ancora per terra e finalmente si posa su Ira, che tiene le labbra strette e lo sguardo fisso sullo schermo con il messaggio di testo.

“Nessun errore. Memoria, Ira... Siete sempre affidabili! Lodevole!” sghignazza Nanashi sfiorandosi il profilo della mandibola con l’indice. “Vedo che il tuo carico è aumentato negli ultimi anni!” accenna alle pesanti valigie che Memoria stringe tra le dita.

Memoria china lo sguardo. “Certi ricordi sono indelebili…”

“Ed è per questo che sei così efficiente! Avvicinatevi.” Ordina Nanashi senza mutare espressione. “Ho bisogno di un piccolo aggiornamento di rancore… datevi la mano e mostratemi con chi abbiamo a che fare.”

Ira resta impassibile, Memoria tentenna, Pazienza trattiene il fiato.

“No, Nanashi, ti prego!” supplica Pazienza, stringendo ancora di più il braccio di Raziocinio. “Non farlo, siamo una persona diversa adesso!”

“Sei ancora qui?” il sorriso si gela sulle labbra sottili di Nanashi quando dirige gli occhi su Pazienza. “Personalmente ho sempre ritenuto che fossi utile solo quando dovevo attendere per trovare un cesso libero o una vendetta lenta. Ma se vuoi presiedere a questa riunione, sta pure a guardare…”

Memoria fa per ribattere ma Ira è più lesta e le afferra la mano replicando gelidamente. “Diamole ciò che vuole. Noi siamo solo strumenti nelle mani del comandante in coscienza.”

Sulla scrivania compare una pila di fogli con tutte le vicende intercorse negli ultimi tre anni tra Fiore e sua suocera. Nanashi unisce le mani con espressione gioiosa. “Finalmente! Dunque…” comincia a sfogliare i documenti leggendo sommariamente cosa si è persa dall’ultima volta che è stata sepolta.

“L’ha chiamata troia prima ancora di conoscerla perché si portava a letto il suo bambino… ahahaha! Ma la troia era lui!” ride convulsamente Nanashi mentre tutti la osservano costernati, ad eccezione di Ira, che rimane inflessibile con lo sguardo fisso sullo schermo. “Oh, ma guarda qui…! Una volta Fiore gli ha preparato il pranzo per il lavoro e lei lo ha rubato dallo zaino del figlio per mangiarselo e poter criticare la cucina della nuora! Ma è solo l’inizio! Quando qualcuno le chiede che lavoro fa Fiore, lei risponde la segretaria. Poi ha insistito per arredare la casa dove sono andati a vivere e controlla i vestiti del figlio per vedere se Fiore li lava per davvero. E non è tutto… ha richiesto al figlio gli estratti conto per vedere quanti soldi spende per la sua fidanzata e… wow! Una volta ha fatto paragoni sui loro corpi mostrandogli…”

“Basta così.” Si impone Memoria con voce ferma.

Nanashi sogghigna, incurante dell’interruzione. “Ho abbastanza materiale. Sembra che abbiamo trovato qualcuno da spezzare… e come avete deciso di affrontare la situazione?” solleva la pila di fogli diretta al finale. “Sii matura, porta rispetto, dille di sì e poi fai quello che vuoi, cambia discorso, tieni le distanze, non insultarla… oddio.” Si ferma per simulare un conato di vomito prima di dirigere lo sguardo sprezzante a Raziocinio e Pazienza. “Siete nauseanti.”

“È reciproco.” Sibila Pazienza.

“Nel senso che vi fate ribrezzo a vicenda? È comprensibile.” Il sorriso di Nanashi non le raggiunge gli occhi ma le snuda i denti.

Pazienza cerca di ribattere ma, ad un cenno della mano di Nanashi, perde totalmente la voce e le sue labbra di muovono mute. Pazienza si porta le mani alla bocca sconvolta.

“Le hai tolto la parola…” sussurra basita Memoria.

Ira stringe gli occhi spostando lo sguardo su Memoria. “È quello che succede quando non stai al tuo posto. Secondo te come ho fatto a resistere così tanto al suo fianco?”

Memoria strattona il polso che Ira le avvinghiava. “Non ti sei mai ribellata perché a te stava bene così.”

Ira non ribatte, continuando a osservare truce Memoria, che si avvicina lentamente a Pazienza e Raziocinio, ancora privo di sensi.

“Ma dov’è…?!” ringhia Nanashi, scrutando la superficie della scrivania con la pulsantiera. “Ricordo che ha sempre fatto schifo ma c’era… c’era… eccola qui! Sempre più piccola ma c’è!” preme un pulsantino e dopo poco un’altra figura entra nella stanza.

“Benvenuta, Inventiva!” bercia Nanashi agitando le mani per aria.

“Io…” dice la ragazzina appena arrivata guardandosi attorno stordita. “Io veramente… adesso mi chiamo Fantasia.”

Tutti osservano silenziosi Fantasia, che si tortura le mani ansiosa.

“Sticazzi non ce li metti?” chiede Nanashi. “Ho bisogno di te. Dobbiamo vendicarci.”

“Ma io…” bofonchia Fantasia, con espressione preoccupata. “Io so inventare cose nuove, divertenti, paurose… ho fatto da poco un lavoro enorme con una storia e mi sento molto stanca e poi… non mi hanno mai chiamato per architettare una vendetta.”

“Non hai fatto altro per anni.” replica Nanashi, ora palesemente scocciata. “Stavi proprio qui alla mia sinistra e Ira alla mia destra.”

“Non ho ricordi di quel tempo… non ho idea di come…”

“Sforzati un po’!” sbotta Nanashi picchiando un pugno sul bracciolo. “Avanti, qualcosa con cui possiamo davvero fare del male a qualcuno fuori dal tuo mondo di unicorni rosa!”

“Forse… forse possiamo tagliarle i freni?” propone incerta Fantasia.

“I freni?” Nanashi è visibilmente infastidita. “Non ti è passato per la mente che sarebbe una cosa stupida da fare? Ci beccherebbero subito, oltre al fatto che statisticamente nella realtà non funziona quasi mai: le persone si accorgono quasi immediatamente che i freni non funzionano e alla peggio fanno un tamponamento nel parcheggio sotto casa.”

“Forse… un potente lassativo nella cena?” ritenta Fantasia, sentendo su di sé la forte pressione dello sguardo di Nanashi. “Oppure… un graffio sulla fiancata…?”

“Ti hanno tirato fuori da un episodio dei Teletubbies?!” esplode Nanashi artigliando i braccioli della poltrona, causando uno scossone alla stanza e facendo sussultare Fantasia. Con la scusa, Memoria si fa più vicina a Pazienza e si inginocchia di fianco a lei e a Raziocinio. “Alza il livello, dannazione!”

Fantasia annuisce scoordinatamente. “Sì… sì… le… le facciamo perdere il lavoro. Facciamo una soffiata alla banca presso cui ha il mutuo, le facciamo scadere le cartelle esattoriali, le mettiamo acqua nell’aspirazione del motore, o il diesel nella benzina il giorno in cui partono per l’aeroporto, le…!”

“Adesso sì che ci siamo!” esordisce con macabra gioia Nanashi, stringendo un pugno per aria. “Addirittura problemi con la legge!? Da quando abbiamo queste skills?!” ruota la poltrona per tornare a vedere la nuova scrivania. “Ohoho questa qui sembra potentissima! Cos’è? Ispezione fiscale e riciclaggio di denaro?”

“Sono tutte azioni che vanno nel penale.” Borbotta Ira.

“Grazie al cazzo, l’avevo capito…” dice a denti stretti Nanashi senza degnarla di uno sguardo.

Ira storce il naso con rabbia. “Intendevo dire che bisogna portare un sacco di pazienza e non dà immediata soddisfazione. Possono volerci anni. A me non piace. Deve essere qualcosa di immediato ed efficace.”

Nanashi sbuffa. “Addirittura anni… bah, poteri elevati ma nessuno che possa essere usato a dovere. Alla fine le vecchie maniere rimangono le migliori.”

Nel trambusto della conversazione accesa, Memoria ha sussurrato qualcosa nell’orecchio di Pazienza ma nessuno ha prestato loro attenzione. “Tu vai, resto io con Raziocinio…”

Pazienza guarda Memoria con risolutezza, poi annuisce e striscia via senza farsi notare.

“Allora potremmo rispolverare la rubrica in cerca di qualcuno che possa fare al caso nostro!” riflette Nanashi, picchiettandosi il mento con un dito.

“Da quando si è trasferita ha chiuso i ponti con tutti.” replica Ira.

“Mmm… che palle.” Sospira Nanashi. “Allora, stiamo parlando di una persona che ha qualcosa da perdere. Ha un figlio, un marito, un lavoro, una casa e un’auto.”

La flebile voce di Fantasia attira l’attenzione dei presenti. “Noi abbiamo il figlio… potremmo…”

“Il figlio… lui la ama, giusto?” Nanashi si raddrizza sulla sedia, fulminando Memoria che resta in silenzio. “Ho detto giusto?”

“Giusto.” Risponde freddamente Memoria.

“Fra lei e mamma chi sceglierebbe?” continua Nanashi con tono indagatore.

Memoria prende un respiro. “Lei.”

Nanashi sogghigna. “Allora gran parte dell’opera è già compiuta. Le toglieremo quello a cui tiene di più e dovrà per forza venire a supplicarci in ginocchio per riaverlo… ma non lo riavrà perché…”

“Che cosa succede?!”

La voce tonante della Coscienza interrompe la riunione. Alcune delle luci che parevano fulminate si accendono e una lieve luminosità torna nella stanza. Raziocinio emette un lamento e comincia a destarsi.

Una vecchia arcigna con un vestito grigio, le ciabatte sbattacchianti e con in bocca un bocchino con sigaretta accesa all’apice fa il suo ingresso con le mani sui fianchi. “Che cazzo ci fai, tu, ai comandi?!” bercia furiosa.

Nanashi ringhia piena di rancore. “Che cazzo ci fai tu, qui, vecchia di merda?!”

“Pensavo di essere stata chiara con te, l’ultima volta. Questo ruolo non ti compete più.” Si impunta Coscienza, cominciando una gara di sguardi truce che porta Nanashi ad alzarsi per fronteggiarla, poiché nessuno la può guardare dall’alto in basso.

“Non sei nessuno per dirmi quello che mi compete o meno.”

Con un guizzo dello sguardo Nanashi scorge Pazienza, che tenta di rientrare nella stanza senza essere notata. “L’hai chiamata tu, brutta inetta. Aspetta che abbia sistemato questa vecchia e vedrai dove ti relegherò…”

“Non le farai proprio niente. È ora di tornare a dormire, Senza Nome!” continua la vecchia con la sigaretta, decisa.

“Sei rimasta indietro, carampana. Lei mi ha chiamato Nanashi, ora ho un nome anche io.” Sghignazza Nanashi.

“Tecnicamente…” borbotta Memoria. “Nanashi vuol dire Senza Nome…”

“Chi cazzo ti ha chiesto niente? Fa silenzio.” Ringhia Nanashi, tentando di togliere la parola a Memoria, ma Coscienza le ferma la mano.

“Non toglierai la parola a nessuno davanti a me. Basta repressione.”

Nanashi si divincola e si libera con stizza della sua stretta. Pazienza riprende fiato con sollievo, sentendo che la capacità di parlare le è stata restituita.

Coscienza si guarda attorno prima di chiedere. “Cosa è successo di prima mattina?! Possibile che qui non si possa mai riposare? E tu…” osserva Fantasia con stupore. “Tu eri… non ricordo chi cazzo eri, ma se sei qui insieme a Memoria e Ira, di certo lei stava organizzando qualcosa.”

Nanashi ghigna passandosi una mano tra i capelli e inclinando il capo di lato. “Non preferiresti lasciare il lavoro alla gioventù e tornare a ronfare su quella tua sedia a dondolo? Ti prometto che sarai sempre nei nostri pensieri. Se vuoi ti lascio anche i paggi da compagnia.” Accenna con lo sguardo a Pazienza, che sta aiutando Raziocinio ad alzarsi.

“Tante parole ma non rispondi mai alle domande.” Risponde freddamente Coscienza. “Ti ho chiesto cos’è successo. Cosa ti ha fatto tornare?”

Nanashi scrolla le spalle. “Se proprio ci tieni…” le avvolge un braccio attorno alle spalle, conducendola di fronte allo schermo con il messaggio della suocera di Fiore. “Leggi pure.”

Coscienza legge velocemente e la fronte le si aggrotta man mano che procede. Le labbra hanno un tremito e la cenere della sigaretta cade a terra, a pochi centimetri di distanza dagli anfibi di Nanashi, che storce la bocca in disgusto senza essere vista dalla diretta interessata.

“Contenta, vecchia ciabatta?” si pone di fronte a Coscienza, sorridendo estatica. “Come puoi vedere, sono stata convocata a buona ragione. È un dato di fatto che nessuno di voi sarebbe in grado di gestire a dovere questa situazione… altrimenti lo avreste già fatto negli anni passati.” Indica la pila di fogli sulla scrivania.

La bocca di Coscienza trema. Perfino lei è rimasta senza parole.

“Ed ora… ora che nemmeno tu hai qualcosa con cui ribattere…” Nanashi sembra farsi più imponente mentre le luci perdono d’intensità. “Adesso è il momento di farsi da parte, vecchia ciminiera.”

“Lui cosa vuole fare…?”

Tutti si voltano verso chi ha parlato: Raziocinio. È ancora instabile sulle gambe e sembra sudare freddo, ma Pazienza lo sorregge.

La vecchia Coscienza si rianima. “Stavi meditando vendetta prima ancora di sapere cosa lui avesse intenzione di fare?!”

Nanashi digrigna i denti fissando Raziocinio con odio. Lui sostiene lo sguardo con atavico timore ma forte coraggio.

“Prima dobbiamo chiedergli cosa intende fare.” Esala a sforzo Raziocinio. “Se vuole andare con la madre oppure restare con noi… se ci ha mostrato il messaggio, allora è probabile che non volesse…”

“Tu e il tuo merdoso relativismo… se, forse, allora, ma…” Nanashi gli si impone di fronte, sibilandogli a qualche centimetro dal viso mentre l’altro tenta di indietreggiare e va a sbattere contro alla collega Pazienza e alla scrivania. “Guarda a quali umiliazioni ci hanno condotto i tuoi farneticamenti. Farci sminuire e prendere per il culo da una cretina qualsiasi!”

Nanashi si volta e guarda tutti i presenti. “È ora di rivelare la nostra vera faccia e farla pentire duramente di ciò che ci ha fatto.”

“La nostra faccia? O la tua?” chiede Coscienza facendo un tiro dalla sigaretta.

Nanashi fissa Ira nella speranza di ricevere manforte, ma Ira tiene lo sguardo fisso sullo schermo in silenzio.

“D’accordo…” ridacchia istericamente Nanashi. “Allora sentiamo cosa ha da dire il pollo. Però sappiate bene che…” stringe l’espressione in una smorfia di odio. “Se ho ragione io, si farà a modo mio.”

Raziocinio fa per ribattere ma Nanashi è più veloce e ha già picchiato con violenza sul pulsante che fa ripartire il tempo.

 

Alzo gli occhi dallo schermo del suo telefono. Non so perché stia guardando quel povero cristo che sta insieme a me con uno sguardo colmo di odio. Non odio lui, odio sua madre.

Esiste una parola per uccidere la moglie, una per uccidere il padre, la madre… ma che parola si usa per chi vuole far fuori la suocera? In latino è Mater in Lege… materinlegicidio? Se non esiste, la inventerò io.

“Cosa hai deciso?”

“Che?” mi chiede grattandosi la barba con fare noncurante.

“Che cazzo hai deciso di fare?” ringhio tentando di controllare il mio furore.

“Niente, perché? Adesso le dico che mi ha rotto i coglioni e che non ci vado. Ma figurati se mi devo mettere in merda con la compagna e il lavoro perché lei ha voglia di una vacanza con me… che poi che cazzo vorrà da me…” riprende il telefono dalle mie mani e se lo mette in tasca. “Cosa stai preparando? C’è un buon profumo!”

 

 

Le luci tornano con forza nella stanza della coscienza, abbagliando Nanashi che si piega in avanti tentando di fermare il tempo ancora una volta, ma la vecchia Coscienza le ferma la mano ancora una volta.

Lei fa per strattonarla via ma si rende conto troppo tardi di non avere più forza e il suo tentativo di divincolamento non sembra molto differente da quello di un verme sull’amo.

“Dannati bravi ragazzi del cazzo!” sibila furiosa.

“È ora di tornare a dormire, Senza Nome.” Dice freddamente la vecchia.

“Tornerò, lo sai che…” Nanashi cade a terra.

Fantasia tira un sospiro di sollievo. “Beh, io vado, eh…”

“Vado anche io. Per oggi non intendo lavorare più.” Memoria raccoglie i propri ricordi e si allontana celere insieme a Fantasia.

Ira scuote la testa. Sembra delusa. “Io resterò ancora un po’ qui, nei paraggi, per qualche ora. Non si sa mai che possa cambiare idea.” Poi si va a mettere in un angolo in attesa di qualcosa che possa ridestare il suo interesse.

Pazienza abbraccia Raziocinio, che ancora si sta riprendendo dal brutto colpo di poco prima. “Ce l’abbiamo fatta… stavolta l’abbiamo scampata per un pelo…”

“Bene!” esclama la vecchia con la sigaretta. “Io sistemo questa qui e poi torno a sonnecchiare.” indica Nanashi che giace priva di sensi davanti alla scrivania, poi a dispetto del suo aspetto esile, se la carica in spalla e si incammina verso l’uscita.

“Coscienza, per favore… non metterla nell’inconscio come l’ultima volta: ci ha fatto avere gli incubi per settimane.”

“Oh senti, hai un’idea migliore su dove piazzarla?” sbotta la vecchia, scorbutica.

“Io… sì.” Si intromette cautamente Pazienza. “Che ne pensate di metterla su quel nervo scoperto che salta ogni volta che incontriamo un maschilista?”

“Mmm.” Commenta con un grugnito Coscienza. “Effettivamente, con quelli non serve essere razionali.”

Raziocinio scuote la testa e si rimette alla poltrona, ancora un po’ stordito. “Direi che per oggi ci siamo giocati la quiete… sarà il caso di dare a Fiore un po’ di gratificazione prima che sbrani il fidanzato al primo pelo storto.” Il suo sguardo vaga per la stanza, dove ancora si trovano Ira e Pazienza. Si rivolge a quest’ultima con un sussurro. “Resta qui per cortesia, non mi fido di quella lì…” accenna a Ira che si sta guardando le scarpe con espressione dubbiosa.

“Ma certo.” Risponde Pazienza con un sorriso.

“E adesso la gratificazione… dov’è il bisogno di nicotina? Eccolo qui.” Raziocinio preme il pulsante con l’immagine della sigaretta.

 

“Amore, tutto bene?” mi chiede il mio compagno con aria turbata. “Hai fissato il vuoto con occhi vitrei per tre minuti abbondanti…”

“Sì.” Borbotto.

“Sicura?”

“Ho detto sì. Vado a fumare. A dopo.”

“Vabbè…”

  
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