Mi sono alzata
poco dopo le 9 del mattino, dopo un sonno ristoratore di oltre 8 ore
che non mi
capitava da diverse settimane. Sono tranquilla, serena. Ho deciso che
mi
metterò a preparare il sugo con le melanzane così
a pranzo mangeremo un bel
piatto di spaghetti.
Sono
circa le 11,
sono in cucina a leggere una storia da cellulare mentre il sugo si
cuoce e il
mio compagno entra sonnacchioso in cerca del caffè. Biascica
qualcosa di simile
a buongiorno e si fionda sul caffè che
gli ho preparato, con una
tonnellata di zucchero come piace a lui: imbevibile.
“Ah,
amore…” dice
dopo essere tornato un po’ alla vita. “Mi sono
svegliato un quarto d’ora fa e guarda
cosa ho trovato nei messaggi?”
“Poi
mi fai vedere,
ora voglio finire un capitolo che…”
“No,
no, guarda
qui.” Insiste piazzandomi il suo telefono davanti alla faccia.
Poggio
il mio sul
tavolo e prendo il suo per leggere di che si tratta. Il mittente
è Mamma
<3 e posso già avvertire le budella
contrarsi. Quella donna non è
semplicemente fastidiosa, non è dispettosa, lei
è… l’undicesima piaga
d’Egitto.
Se Dio l’avesse usata come prima mossa, gli ebrei sarebbero
stati liberati dopo
mezza giornata. Scorro il testo per poter leggere il messaggio
dall’inizio.
Ciao tesoro,
ho organizzato due giorni in Sicilia! Solo io e te <3 offro
tutto io, preparati
che domani mattina partiamo! :D Non dire niente a nessuno,
dì a Fiore che
abbiamo bisogno di te a casa e io dirò a tuo papà
che vengo a stare due giorni
da voi. Ci terremo le versioni a vicenda. A lavoro non dire niente, poi
quando
torni martedì gli mandi il certificato medico.
Le
orecchie mi
fischiano violentemente. Non percepisco più il sedile della
sedia contro cui
sono poggiata. La mandibola si irrigidisce e sento un muscolo contrarsi
spasmodicamente
sotto l’occhio destro.
Tutto
si fa nero.
“Mio
Dio, cos’è
stato?!” strilla Pazienza, fiondandosi sui suoi comandi e
fermando il tempo.
Le
luci della
stanza di controllo si sono spente e l’unica fonte di luce
è il desktop oltre
la scrivania, che dà sull’ultima immagine
visualizzata da Fiore. Sembrerebbe un
messaggio di testo sullo schermo di un cellulare. Tutto ciò
che vi è intorno è
sfocato.
Pazienza
era impegnata
a tenere Fiore calma durante le pulizie casalinghe che si era
prefissata di
fare quella mattina, rinunciando quindi a leggere il finale di quella
storia
thriller che attendeva da un po’, quindi non ha ancora letto
quel messaggio. Si
guarda attorno, ed è lì per terra che trova il
suo collega, stramazzato giù dalla
poltrona davanti alla scrivania con i comandi.
“Raziocinio!”
tenta di soccorrerlo, ma lui resta inerte. È ancora vivo,
riesce a sentire il
suo respiro flebile. “Cosa è
successo…!?” alza lo sguardo sul messaggio: deve
essere qualcosa di grave se Fiore ha deciso di mettere a tacere la
propria
razionalità…
“Oh
no…” soffia spalancando
gli occhi quando realizza il significato delle parole.
“Oh
sì…” risponde
una voce melliflua a qualche metro da lei.
Pazienza
si volta
sconcertata verso il nuovo arrivato. Riconoscerebbe la sua inflessione
strascicata
tra mille, ma è l’ombra di quel sorriso luminoso
che si intravede nel buio che
le fa tremare i polsi: Lei è arrivata.
La
vede varcare
la soglia della coscienza con passo lento, il rumore degli anfibi
udibile sul
pavimento della stanza, l’espressione estasiata e gli occhi
fissi sullo schermo
di comando.
“Cosa
abbiamo qui…?”
scorre velocemente lo sguardo sull’ultimo messaggio letto da
Fiore prima di
scoppiare a ridere sguaiatamente. “Sì, cazzo! Sono
libera, mammina! Grazie!”
Nanashi
si
avvicina alla poltrona su cui di norma presiede Raziocinio, ancora a
meno di un
metro da essa. Nota qualcuno accovacciato di fianco a lui: sembra una
donna con
un outfit castigato e lo sguardo atterrito. La sua visione la disgusta.
“Chi
cazzo sei tu?” ringhia Nanashi.
L’interpellata
alza il mento con una punta d’orgoglio. “Io sono la
Pazienza, la virtù d…”
“…degli
stronzi. Brava,
puoi andartene fuori dai coglioni. Sto io ai comandi,
adesso.” ghigna Nanashi con
un sorriso di scherno. “Ah, e non dimenticarti di portare
fuori la spazzatura.”
Accenna con il mento a Raziocinio, accomodandosi sulla poltrona di
controllo.
Pazienza
boccheggia,
stringendo la presa sul braccio di Raziocinio. Si avvicina al suo
orecchio
sussurrando “Raziocinio, ti prego svegliati… lei
è qui… non posso fare
niente contro di lei…” il suo collega stringe gli
occhi nell’incoscienza. Ancora
non riprende i sensi.
“Bene,
direi che
è il caso di aggiornarmi!” esclama Nanashi,
sbattendo le mani aperte sui
braccioli della poltrona e sporgendosi verso la pulsantiera della
scrivania. “Ah-ah!
Eccovi qui, certo le dimensioni dei pulsanti sono un po’
diminuite ma per
fortuna certe cose non cambiano mai!”
“Mi
hai chiamato?”
Ira fa il suo ingresso nella stanza della coscienza, con
l’espressione assonnata
e i capelli arruffati.
Un’altra
persona
compare alle sue spalle. “Scusate, pensavo che oggi fossi di
riposo. Stiamo scrivendo
un capitolo dell’introspettiva? Perché mi
avete…?” la domanda di Memoria resta
sospesa nel vuoto quando scorge chi è seduta ai posti di
comando. Il suo
sguardo vaga da Nanashi a Pazienza e Raziocinio ancora per terra e
finalmente
si posa su Ira, che tiene le labbra strette e lo sguardo fisso sullo
schermo
con il messaggio di testo.
“Nessun
errore.
Memoria, Ira... Siete sempre affidabili! Lodevole!”
sghignazza Nanashi sfiorandosi
il profilo della mandibola con l’indice. “Vedo che
il tuo carico è aumentato
negli ultimi anni!” accenna alle pesanti valigie che Memoria
stringe tra le
dita.
Memoria
china lo
sguardo. “Certi ricordi sono indelebili…”
“Ed
è per questo
che sei così efficiente! Avvicinatevi.” Ordina
Nanashi senza mutare espressione.
“Ho bisogno di un piccolo aggiornamento di
rancore… datevi la mano e mostratemi
con chi abbiamo a che fare.”
Ira
resta
impassibile, Memoria tentenna, Pazienza trattiene il fiato.
“No,
Nanashi, ti
prego!” supplica Pazienza, stringendo ancora di
più il braccio di Raziocinio. “Non
farlo, siamo una persona diversa adesso!”
“Sei
ancora qui?”
il sorriso si gela sulle labbra sottili di Nanashi quando dirige gli
occhi su Pazienza.
“Personalmente ho sempre ritenuto che fossi utile solo quando
dovevo attendere
per trovare un cesso libero o una vendetta lenta. Ma se vuoi presiedere
a questa
riunione, sta pure a guardare…”
Memoria
fa per
ribattere ma Ira è più lesta e le afferra la mano
replicando gelidamente. “Diamole
ciò che vuole. Noi siamo solo strumenti nelle mani del
comandante in coscienza.”
Sulla
scrivania
compare una pila di fogli con tutte le vicende intercorse negli ultimi
tre anni
tra Fiore e sua suocera. Nanashi unisce le mani con espressione
gioiosa. “Finalmente!
Dunque…” comincia a sfogliare i documenti leggendo
sommariamente cosa si è
persa dall’ultima volta che è stata sepolta.
“L’ha
chiamata troia
prima ancora di conoscerla perché si portava a letto il suo
bambino… ahahaha! Ma
la troia era lui!” ride convulsamente Nanashi mentre tutti la
osservano costernati,
ad eccezione di Ira, che rimane inflessibile con lo sguardo fisso sullo
schermo. “Oh, ma guarda qui…! Una volta Fiore gli
ha preparato il pranzo per il
lavoro e lei lo ha rubato dallo zaino del figlio per mangiarselo e
poter
criticare la cucina della nuora! Ma è solo
l’inizio! Quando qualcuno le chiede
che lavoro fa Fiore, lei risponde la segretaria.
Poi ha insistito per
arredare la casa dove sono andati a vivere e controlla i vestiti del
figlio per
vedere se Fiore li lava per davvero. E non è
tutto… ha richiesto al figlio gli
estratti conto per vedere quanti soldi spende per la sua fidanzata
e… wow! Una volta
ha fatto paragoni sui loro corpi mostrandogli…”
“Basta
così.” Si impone
Memoria con voce ferma.
Nanashi
sogghigna,
incurante dell’interruzione. “Ho abbastanza
materiale. Sembra che abbiamo
trovato qualcuno da spezzare… e come avete deciso di
affrontare la situazione?”
solleva la pila di fogli diretta al finale. “Sii
matura, porta rispetto, dille
di sì e poi fai quello che vuoi, cambia discorso, tieni le
distanze, non
insultarla… oddio.” Si ferma per
simulare un conato di vomito prima di
dirigere lo sguardo sprezzante a Raziocinio e Pazienza.
“Siete nauseanti.”
“È
reciproco.” Sibila
Pazienza.
“Nel
senso che vi
fate ribrezzo a vicenda? È comprensibile.” Il
sorriso di Nanashi non le
raggiunge gli occhi ma le snuda i denti.
Pazienza
cerca di
ribattere ma, ad un cenno della mano di Nanashi, perde totalmente la
voce e le
sue labbra di muovono mute. Pazienza si porta le mani alla bocca
sconvolta.
“Le
hai tolto la
parola…” sussurra basita Memoria.
Ira
stringe gli
occhi spostando lo sguardo su Memoria. “È quello
che succede quando non stai al
tuo posto. Secondo te come ho fatto a resistere così tanto
al suo fianco?”
Memoria
strattona
il polso che Ira le avvinghiava. “Non ti sei mai ribellata
perché a te stava bene
così.”
Ira
non ribatte,
continuando a osservare truce Memoria, che si avvicina lentamente a
Pazienza e
Raziocinio, ancora privo di sensi.
“Ma
dov’è…?!”
ringhia Nanashi, scrutando la superficie della scrivania con la
pulsantiera. “Ricordo
che ha sempre fatto schifo ma c’era…
c’era… eccola qui! Sempre più piccola
ma c’è!”
preme un pulsantino e dopo poco un’altra figura entra nella
stanza.
“Benvenuta,
Inventiva!”
bercia Nanashi agitando le mani per aria.
“Io…”
dice la
ragazzina appena arrivata guardandosi attorno stordita. “Io
veramente… adesso
mi chiamo Fantasia.”
Tutti
osservano
silenziosi Fantasia, che si tortura le mani ansiosa.
“Sticazzi
non ce
li metti?” chiede Nanashi. “Ho bisogno di te.
Dobbiamo vendicarci.”
“Ma
io…” bofonchia
Fantasia, con espressione preoccupata. “Io so inventare cose
nuove, divertenti,
paurose… ho fatto da poco un lavoro enorme con una storia e
mi sento molto
stanca e poi… non mi hanno mai chiamato per architettare una
vendetta.”
“Non
hai fatto
altro per anni.” replica Nanashi, ora palesemente scocciata.
“Stavi proprio qui
alla mia sinistra e Ira alla mia destra.”
“Non
ho ricordi
di quel tempo… non ho idea di come…”
“Sforzati
un po’!”
sbotta Nanashi picchiando un pugno sul bracciolo. “Avanti,
qualcosa con cui
possiamo davvero fare del male a qualcuno fuori dal tuo mondo di
unicorni rosa!”
“Forse…
forse possiamo
tagliarle i freni?” propone incerta Fantasia.
“I
freni?” Nanashi
è visibilmente infastidita. “Non ti è
passato per la mente che sarebbe una cosa
stupida da fare? Ci beccherebbero subito, oltre al fatto che
statisticamente
nella realtà non funziona quasi mai: le persone si accorgono
quasi immediatamente
che i freni non funzionano e alla peggio fanno un tamponamento nel
parcheggio
sotto casa.”
“Forse…
un
potente lassativo nella cena?” ritenta Fantasia, sentendo su
di sé la forte
pressione dello sguardo di Nanashi. “Oppure… un
graffio sulla fiancata…?”
“Ti
hanno tirato
fuori da un episodio dei Teletubbies?!” esplode Nanashi
artigliando i braccioli
della poltrona, causando uno scossone alla stanza e facendo sussultare
Fantasia.
Con la scusa, Memoria si fa più vicina a Pazienza e si
inginocchia di fianco a
lei e a Raziocinio. “Alza il livello, dannazione!”
Fantasia
annuisce
scoordinatamente. “Sì…
sì… le… le facciamo perdere il lavoro.
Facciamo una
soffiata alla banca presso cui ha il mutuo, le facciamo scadere le
cartelle
esattoriali, le mettiamo acqua nell’aspirazione del motore, o
il diesel nella benzina
il giorno in cui partono per l’aeroporto,
le…!”
“Adesso
sì che ci
siamo!” esordisce con macabra gioia Nanashi, stringendo un
pugno per aria. “Addirittura
problemi con la legge!? Da quando abbiamo queste skills?!”
ruota la poltrona
per tornare a vedere la nuova scrivania. “Ohoho questa qui
sembra potentissima!
Cos’è? Ispezione fiscale e riciclaggio
di denaro?”
“Sono
tutte
azioni che vanno nel penale.” Borbotta Ira.
“Grazie
al cazzo,
l’avevo capito…” dice a denti stretti Nanashi senza
degnarla di uno sguardo.
Ira
storce il
naso con rabbia. “Intendevo dire che bisogna portare un sacco
di pazienza e non
dà immediata soddisfazione. Possono volerci anni. A me non
piace. Deve essere
qualcosa di immediato ed efficace.”
Nanashi
sbuffa. “Addirittura
anni… bah, poteri elevati ma nessuno che possa essere usato
a dovere. Alla fine
le vecchie maniere rimangono le migliori.”
Nel
trambusto
della conversazione accesa, Memoria ha sussurrato qualcosa
nell’orecchio di Pazienza
ma nessuno ha prestato loro attenzione. “Tu vai, resto io con
Raziocinio…”
Pazienza
guarda Memoria
con risolutezza, poi annuisce e striscia via senza farsi notare.
“Allora
potremmo rispolverare
la rubrica in cerca di qualcuno che possa fare al caso
nostro!” riflette Nanashi,
picchiettandosi il mento con un dito.
“Da
quando si è
trasferita ha chiuso i ponti con tutti.” replica Ira.
“Mmm…
che palle.”
Sospira Nanashi. “Allora, stiamo parlando di una persona che
ha qualcosa da
perdere. Ha un figlio, un marito, un lavoro, una casa e
un’auto.”
La
flebile voce
di Fantasia attira l’attenzione dei presenti. “Noi
abbiamo il figlio… potremmo…”
“Il
figlio… lui la
ama, giusto?” Nanashi si raddrizza sulla sedia, fulminando
Memoria che resta in
silenzio. “Ho detto giusto?”
“Giusto.”
Risponde
freddamente Memoria.
“Fra
lei e mamma
chi sceglierebbe?” continua Nanashi con tono indagatore.
Memoria
prende un
respiro. “Lei.”
Nanashi
sogghigna.
“Allora gran parte dell’opera è
già compiuta. Le toglieremo quello a cui tiene
di più e dovrà per forza venire a supplicarci in
ginocchio per riaverlo… ma non
lo riavrà perché…”
“Che
cosa
succede?!”
La
voce tonante
della Coscienza interrompe la riunione. Alcune delle luci che parevano
fulminate si accendono e una lieve luminosità torna nella
stanza. Raziocinio emette
un lamento e comincia a destarsi.
Una
vecchia
arcigna con un vestito grigio, le ciabatte sbattacchianti e con in
bocca un
bocchino con sigaretta accesa all’apice fa il suo ingresso
con le mani sui
fianchi. “Che cazzo ci fai, tu, ai comandi?!”
bercia furiosa.
Nanashi
ringhia
piena di rancore. “Che cazzo ci fai tu, qui, vecchia di
merda?!”
“Pensavo
di
essere stata chiara con te, l’ultima volta. Questo ruolo non
ti compete più.” Si
impunta Coscienza, cominciando una gara di sguardi truce che porta
Nanashi ad alzarsi
per fronteggiarla, poiché nessuno la può guardare
dall’alto in basso.
“Non
sei nessuno
per dirmi quello che mi compete o meno.”
Con
un guizzo
dello sguardo Nanashi scorge Pazienza, che tenta di rientrare nella
stanza
senza essere notata. “L’hai chiamata tu, brutta
inetta. Aspetta che abbia
sistemato questa vecchia e vedrai dove ti
relegherò…”
“Non
le farai proprio
niente. È ora di tornare a dormire, Senza Nome!”
continua la vecchia con la
sigaretta, decisa.
“Sei
rimasta
indietro, carampana. Lei mi ha chiamato Nanashi, ora ho un nome anche
io.” Sghignazza
Nanashi.
“Tecnicamente…”
borbotta Memoria. “Nanashi vuol dire Senza
Nome…”
“Chi
cazzo ti ha
chiesto niente? Fa silenzio.” Ringhia Nanashi, tentando di
togliere la parola a
Memoria, ma Coscienza le ferma la mano.
“Non
toglierai la
parola a nessuno davanti a me. Basta repressione.”
Nanashi
si
divincola e si libera con stizza della sua stretta. Pazienza riprende
fiato con
sollievo, sentendo che la capacità di parlare le
è stata restituita.
Coscienza
si
guarda attorno prima di chiedere. “Cosa è successo
di prima mattina?! Possibile
che qui non si possa mai riposare? E tu…” osserva
Fantasia con stupore. “Tu eri…
non ricordo chi cazzo eri, ma se sei qui insieme a Memoria e Ira, di
certo lei stava
organizzando qualcosa.”
Nanashi
ghigna
passandosi una mano tra i capelli e inclinando il capo di lato.
“Non preferiresti
lasciare il lavoro alla gioventù e tornare a ronfare su
quella tua sedia a
dondolo? Ti prometto che sarai sempre nei nostri pensieri. Se vuoi ti
lascio anche
i paggi da compagnia.” Accenna con lo sguardo a Pazienza, che
sta aiutando Raziocinio
ad alzarsi.
“Tante
parole ma
non rispondi mai alle domande.” Risponde freddamente
Coscienza. “Ti ho chiesto
cos’è successo. Cosa ti ha fatto
tornare?”
Nanashi
scrolla
le spalle. “Se proprio ci tieni…” le
avvolge un braccio attorno alle spalle, conducendola
di fronte allo schermo con il messaggio della suocera di Fiore.
“Leggi pure.”
Coscienza
legge velocemente
e la fronte le si aggrotta man mano che procede. Le labbra hanno un
tremito e
la cenere della sigaretta cade a terra, a pochi centimetri di distanza
dagli anfibi
di Nanashi, che storce la bocca in disgusto senza essere vista dalla
diretta
interessata.
“Contenta,
vecchia
ciabatta?” si pone di fronte a Coscienza, sorridendo
estatica. “Come puoi
vedere, sono stata convocata a buona ragione. È un dato di
fatto che nessuno di
voi sarebbe in grado di gestire a dovere questa situazione…
altrimenti lo avreste
già fatto negli anni passati.” Indica la pila di
fogli sulla scrivania.
La
bocca di
Coscienza trema. Perfino lei è rimasta senza parole.
“Ed
ora… ora che nemmeno
tu hai qualcosa con cui ribattere…” Nanashi sembra
farsi più imponente mentre
le luci perdono d’intensità. “Adesso
è il momento di farsi da parte, vecchia
ciminiera.”
“Lui
cosa vuole
fare…?”
Tutti
si voltano
verso chi ha parlato: Raziocinio. È ancora instabile sulle
gambe e sembra
sudare freddo, ma Pazienza lo sorregge.
La
vecchia Coscienza
si rianima. “Stavi meditando vendetta prima ancora di sapere
cosa lui avesse
intenzione di fare?!”
Nanashi
digrigna
i denti fissando Raziocinio con odio. Lui sostiene lo sguardo con
atavico
timore ma forte coraggio.
“Prima
dobbiamo
chiedergli cosa intende fare.” Esala a sforzo Raziocinio.
“Se vuole andare con
la madre oppure restare con noi… se ci ha mostrato il
messaggio, allora è probabile
che non volesse…”
“Tu
e il tuo
merdoso relativismo… se, forse, allora, ma…”
Nanashi gli si impone di
fronte, sibilandogli a qualche centimetro dal viso mentre
l’altro tenta di
indietreggiare e va a sbattere contro alla collega Pazienza e alla
scrivania. “Guarda
a quali umiliazioni ci hanno condotto i tuoi farneticamenti. Farci
sminuire e
prendere per il culo da una cretina qualsiasi!”
Nanashi
si volta
e guarda tutti i presenti. “È ora di rivelare la
nostra vera faccia e farla
pentire duramente di ciò che ci ha fatto.”
“La
nostra
faccia? O la tua?” chiede Coscienza facendo un tiro dalla
sigaretta.
Nanashi
fissa Ira
nella speranza di ricevere manforte, ma Ira tiene lo sguardo fisso
sullo
schermo in silenzio.
“D’accordo…”
ridacchia istericamente Nanashi. “Allora sentiamo cosa ha da
dire il pollo. Però
sappiate bene che…” stringe
l’espressione in una smorfia di odio. “Se ho
ragione io, si farà a modo mio.”
Raziocinio
fa per
ribattere ma Nanashi è più veloce e ha
già picchiato con violenza sul pulsante
che fa ripartire il tempo.
Alzo
gli occhi dallo
schermo del suo telefono. Non so perché stia guardando quel
povero cristo che
sta insieme a me con uno sguardo colmo di odio. Non odio lui, odio sua
madre.
Esiste
una parola
per uccidere la moglie, una per uccidere il padre, la madre…
ma che parola si
usa per chi vuole far fuori la suocera? In latino è Mater in
Lege…
materinlegicidio? Se non esiste, la inventerò io.
“Cosa
hai deciso?”
“Che?”
mi chiede
grattandosi la barba con fare noncurante.
“Che
cazzo hai
deciso di fare?” ringhio tentando di controllare il mio
furore.
“Niente,
perché?
Adesso le dico che mi ha rotto i coglioni e che non ci vado. Ma
figurati se mi
devo mettere in merda con la compagna e il lavoro perché lei
ha voglia di una
vacanza con me… che poi che cazzo vorrà da
me…” riprende il telefono dalle mie
mani e se lo mette in tasca. “Cosa stai preparando?
C’è un buon profumo!”
Le
luci tornano con
forza nella stanza della coscienza, abbagliando Nanashi che si piega in
avanti
tentando di fermare il tempo ancora una volta, ma la vecchia Coscienza
le ferma
la mano ancora una volta.
Lei
fa per strattonarla
via ma si rende conto troppo tardi di non avere più forza e
il suo tentativo di
divincolamento non sembra molto differente da quello di un verme
sull’amo.
“Dannati
bravi
ragazzi del cazzo!” sibila furiosa.
“È
ora di tornare
a dormire, Senza Nome.” Dice freddamente la vecchia.
“Tornerò,
lo sai
che…” Nanashi cade a terra.
Fantasia
tira un
sospiro di sollievo. “Beh, io vado, eh…”
“Vado
anche io.
Per oggi non intendo lavorare più.” Memoria
raccoglie i propri ricordi e si
allontana celere insieme a Fantasia.
Ira
scuote la
testa. Sembra delusa. “Io resterò ancora un
po’ qui, nei paraggi, per qualche
ora. Non si sa mai che possa cambiare idea.” Poi si va a
mettere in un angolo in
attesa di qualcosa che possa ridestare il suo interesse.
Pazienza
abbraccia
Raziocinio, che ancora si sta riprendendo dal brutto colpo di poco
prima. “Ce l’abbiamo
fatta… stavolta l’abbiamo scampata per un
pelo…”
“Bene!”
esclama
la vecchia con la sigaretta. “Io sistemo questa qui e poi
torno a sonnecchiare.”
indica Nanashi che giace priva di sensi davanti alla scrivania, poi a
dispetto
del suo aspetto esile, se la carica in spalla e si incammina verso
l’uscita.
“Coscienza,
per
favore… non metterla nell’inconscio come
l’ultima volta: ci ha fatto avere gli
incubi per settimane.”
“Oh
senti, hai un’idea
migliore su dove piazzarla?” sbotta la vecchia, scorbutica.
“Io…
sì.” Si intromette
cautamente Pazienza. “Che ne pensate di metterla su quel
nervo scoperto che
salta ogni volta che incontriamo un maschilista?”
“Mmm.”
Commenta con
un grugnito Coscienza. “Effettivamente, con quelli non serve
essere razionali.”
Raziocinio
scuote
la testa e si rimette alla poltrona, ancora un po’ stordito.
“Direi che per
oggi ci siamo giocati la quiete… sarà il caso di
dare a Fiore un po’ di
gratificazione prima che sbrani il fidanzato al primo pelo
storto.” Il suo
sguardo vaga per la stanza, dove ancora si trovano Ira e Pazienza. Si
rivolge a
quest’ultima con un sussurro. “Resta qui per
cortesia, non mi fido di quella lì…”
accenna a Ira che si sta guardando le scarpe con espressione dubbiosa.
“Ma
certo.” Risponde
Pazienza con un sorriso.
“E
adesso la
gratificazione… dov’è il bisogno di
nicotina? Eccolo qui.” Raziocinio preme il
pulsante con l’immagine della sigaretta.
“Amore,
tutto
bene?” mi chiede il mio compagno con aria turbata.
“Hai fissato il vuoto con
occhi vitrei per tre minuti abbondanti…”
“Sì.”
Borbotto.
“Sicura?”
“Ho
detto sì. Vado
a fumare. A dopo.”
“Vabbè…”