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Autore: ArrowVI    22/03/2024    0 recensioni
Gli umani regnano su Gaia, ma le pietre di questo continente trasudano memorie di creature ben più antiche e potenti.
Sono passati circa diciassette anni da quando l'imperatore dei Dodici Generali Demoniaci è stato imprigionato nel mezzo di questo e un altro mondo... Ma, ormai, il sigillo che lo teneva rinchiuso sta cominciando a spezzarsi.
Cosa accadrà quando Bael sarà libero? Verrà fermato o porterà a termine il piano che, diciassette anni fa, gli è stato strappato dalle mani?
Quattro nazioni faranno da sfondo a questa storia:
Mistral, Savia, Asgard ed Avalon.
Io vi racconterò di quest'ultima......
Come? Chi sono io? Non ha importanza, per adesso...
Umani contro Demoni... Chi sarà ad uscirne vincitore?
Se volete scoprirlo allora seguitemi... Vi assicuro che non rimarrete delusi dal mio racconto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 19-3: Sconosciuto [1-2]

 

Qualche giorno prima del combattimento a Camelot tra gli umani e Amon, una figura cominciò lentamente a uscire dalle acque di un fiume.
Il suo corpo era gelatinoso, tondeggiante e scuro come la pece. Privo di arti e gambe, quella creatura gelatinosa strisciò fuori dall'acqua tremando e perdendo pezzi di se con ogni movimento, bruciando il terreno sottostante come se fosse lava incandescente.

<< Ugh... Argh... >>
Borbottò quello slime nero, con una voce meccanica quasi fasulla.

<< Come... Com'è potuto succedere...? >>
Domandò a nessuno.
Improvvisamente il suo corpo perse consistenza: la creatura si afflosciò al suolo, trasformandosi rapidamente in una strana pozza nera e gelatinosa.

<< Io... Io sono Lord Belzebub...! Non posso... Non posso essere stato umiliato in questo modo-! >>
Ruggì tra se e se.

<< Ricordate bene... Queste mie parole... >>
Continuò il demone, mentre il suo corpo riprese improvvisamente consistenza: cominciò quindi a mescolarsi e contorcersi, assumendo lentamente una forma antropomorfa sempre più simile a quella di un comune essere umano.
Il rumore gelatinoso del suo corpo venne rapidamente sostituito da quello di ossa che si rompevano, contorcevano e rigeneravano mentre il liquido scuro lasciò il posto a una pelle rosata.

In mezzo a quella foresta sconosciuta, i gemiti di dolore, frustrazione e ansimanti del demone erano rotti solamente dal rumore dell'acqua, dal suo sangue che bruciava il terreno e il cinguettare di alcuni uccellini che osservavano confusi e incuriositi quella orripilante scena davanti a loro.

Nel giro di pochi minuti il corpo gelatinoso di quello slime oscuro scomparve nel nulla, sostituito dal uno che, a prima vista, chiunque avrebbe scambiato per un comunissimo essere umano con occhi verdi e capelli corti e grigio scuro.

<< Vi pentirete di esservi messi contro di me... Maledetti... Umani... >>
Dopo aver detto quelle parole, Belzebub perse i sensi.
Cadde quindi in un sonno profondo dal quale non si sarebbe svegliato per alcuni giorni.





In mezzo a una oscurità impenetrabile, una voce familiare riecheggiò tra quelle ombre.

"Ti prego, basta così!"
Disse quella voce implorante.

<< Fa silenzio... >>
Fu la sua risposta, furiosa.

"Non serve continuare questo scontro!"

<< Chiudi quella fogna, umano... >>
Ancora una volta, non aveva alcuna intenzione di ascoltarlo. Improvvisamente si materializzò una nuova ombra, al suo fianco, dotata di ali simili a quelle di un pipistrello.

"Pensa a tutte le cose che potremmo fare se lavorassimo insieme!"
Continuò a parlargli, inutilmente.

<< Fai silenzio, maledetto bugiardo! >>
La voce di Belzebub riecheggiò in quel vuoto, tuonando come i fulmini di una tempesta.
Con un rapido movimento di una mano, il demone creò giganteschi spuntoni di pietra che apparvero dal nulla di quella oscurità... Quindi li lanciò ancora una volta verso di lui, in un disperato tentativo di zittirlo.


Senza, però, che potesse controllare il suo attacco... Gli spuntoni cambiarono improvvisamente la loro traiettoria, bersagliando quindi la figura snella e alata al fianco di quella persona che Belzebub detestò così profondamente.


Ancora una volta, quella scena lo scioccò.
La figura di quel maledetto soldato scattò in difesa dell'altra ombra indifesa... Quindi la salvò dagli spuntoni che l'avrebbero inevitabilmente trapassata da parte a parte.
Ancora una volta, colui che venne colpito da quell'attacco fu il soldato che Belzebub non riuscì a comprendere.


Il suo sguardo tremante, fisso sulla figura che, in mezzo a quella oscurità, cominciò improvvisamente a brillare di luce propria.
In silenzio fissò l'ombra di Arthur Pendragon scomparire nel nulla.


Tutto intorno a lui cominciò ad andare in frantumi.
L'oscurità che li avvolgeva si frantumò come specchi. Il demone si portò le mani sul capo, cominciando quindi a urlare dal terrore mentre l'immagine di quel soldato continuò a riapparire nella sua testa.

<< Lasciami da solo... >>
Implorò il demone, senza riuscire a controllare quel suo incubo.

<< Perché... Perché hai salvato quella donna invece di te stesso?! >>
Esclamò subito dopo.
Arthur, però, non gli rispose.


Non erano più in mezzo a quella oscurità.
Erano sul campo di battaglia, dove si scontrarono. Con occhi increduli e scioccati, il demone continuò a fissare l'uomo davanti a se.
Poi si avvicinò a lui: lo scosse con forza.

<< Perché non ti sei salvato?! Perché?! >>
Ruggì.
Arthur gli sorrise.
La sua figura cominciò quindi a sciogliersi, rivestendo le mani di Belzebub con il suo sangue.
Il cielo azzurro che illuminava quella oscurità scomparve, quindi una pioggia di sangue cominciò a cadere intorno al demone.

Ancora una volta, tutto si fece nero.


"Gli umani sono creature da sterminare. Scarafaggi che non meritano altro se non essere schiacciati."
Le parole che continuò a ripetere a chiunque, pure a se stesso, riecheggiarono in quella oscurità.

<< Ho ragione... Non ho mai avuto torto! Un singolo caso non cambia la realtà dei fatti! >>
Urlò il demone, in presa al panico, cadendo al suolo e reggendosi il capo con entrambe le mani.

<< Non ho fatto nulla di male, siete voi i mostri! >>


<< Esci dalla mia testa... Esci dalla mia testa, maledetto! >>
Ruggì il demone, sollevando quindi il suo sguardo e posandolo su Arthur che, ancora una volta, si era materializzato davanti a lui.

Belzebub provò a bersagliarlo con spuntoni di pietra, ma la sua magia non sembrò voler collaborare all'interno di quell'incubo...
L'unica cosa che vide, furono mani insanguinate raggiungerlo dal fondale dell'abisso in cui si trovava. Il demone provò a liberarsi da quella morsa, ma a ogni suo movimento seguirono dozzine di mani e arti insanguinati che lo afferrarono... Tirandolo giù con loro all'interno di quella oscurità.

<< Lasciatemi andare... Lasciatemi ho detto!!! >>
Ringhiò, dimenandosi senza alcuna speranza di liberarsi.


Per la prima volta in quell'incubo, Arthur gli parlò direttamente.

"Quanti umani hai ucciso, Belzebub?"
Fu la domanda del soldato.
Belzebub sollevò rapidamente lo sguardo, posandolo su Arthur.

Quello, però, non era più Arthur.
Davanti a se vide uno scheletro insanguinato ricoperto di spuntoni neri come la pece.


"Eravamo tutti... Colpevoli?"
Domandarono le voci da quell'abisso.

<< Siete tutti uguali... Lasciatemi, bastardi! >>
Lo scheletro davanti a se afferrò quindi il suo volto.
Piegando la testa di lato, lo fissò per qualche istante come se fosse incuriosito da lui.
Quindi afferrò il suo volto con la sua mano.


"Senti le loro urla, Belzebub? La loro disperazione?"
Gli domandò lo scheletro.

"Cosa hanno fatto per meritarlo?"


Il demone era terrorizzato. In un mondo dove non aveva più alcun controllo, un mondo dove le sue vittime erano tornate a perseguitarlo... Un mondo dove le sue convinzioni erano andate completamente in frantumi.

"Hai mai pensato che, forse, mostro sei tu, Belzebub?"
Disse quindi lo scheletro, stringendo con forza il suo volto.

"Unisciti a loro."



Splat



Quando tutto si fece nero, Belzebub tornò in se stesso.
Si alzò di scatto dal letto in cui si trovava, lanciando un urlo agghiacciante.


Sorpresa da quell'improvviso e terrificante risveglio, la donna che stava dando da bere ad alcune piantine sobbalzò, facendo quindi cadere un vaso in terra e mandandolo in frantumi.


Con occhi scioccati e terrorizzati, Belzebub si guardò intorno.
Non era più all'interno di quell'abisso oscuro, ma una semplice stanza in legno. Era disteso su un letto relativamente comodo e indossava una specie di camice di ospedale. Vicino a lui c'era un piccolo comodino in legno chiaro sul quale vide un bicchiere in vetro e una brocca piena d'acqua.
Ansimando ancora a causa di quell'incubo, il demone prese un profondo respiro e si calmò.


<< Uhm... Va tutto bene, Signore? >>
Una voce gentile e preoccupata attirò quindi la sua attenzione.
Una donna dai lunghi capelli e occhi castani legati a coda di cavallo lo fissò con uno sguardo preoccupato, attendendo una risposta da parte del suo ospite.
Indossava dei vestiti stracciati bianchi sotto un camice azzurro.

La stanza in cui si trovava non era molto spaziosa ma, oltre al suo, notò che ci fossero almeno altri quattro letti vuoti. Notò dei tavoli su cui vi erano libri, strumenti per operazioni come bisturi e ferri di vario genere, alcuni perfino insanguinati, e delle erbe medicinali.
I muri erano decorati con fiocchi di vario colore, quadri provenienti da tutta Gaia.

<< Mi capisce, Signore? >>
Domandò ancora una volta la donna, attirando di nuovo l'attenzione di Belzebub che, nel mentre, era caduta sulla stanza sconosciuta in cui si svegliò.
La donna quindi si portò una mano davanti al mento, mostrandogli una espressione confusa.

<< Non... Parliamo la stessa lingua, forse...? >>
Domandò a se stessa, non avendo ricevuto alcuna risposta.



< Chi diavolo è questa donna...? >
Pensò Belzebub, sorpreso e confuso da ciò che vide quando si risvegliò.
L'ultima cosa che ricordava era di essere scappato dalle fiamme della Strega, salvandosi per miracolo da morte certa.
Fuggì dal campo di battaglia strisciando nel suolo, dopo aver riacquistato la sua forma originaria per dare meno nell'occhio; quindi si lanciò dentro un fiume che percorse fino a quando non fu abbastanza lontano dalla capitale.
Perse i sensi dopo aver riacquistato sembianze umane ed essere uscito dall'acqua.


In situazioni normali avrebbe fatto saltare in aria quel posto senza pensarci neanche per un istante, ma rapidamente realizzò che il suo corpo fosse totalmente privo di energia magica.

Riesco... A malapena a muovermi... >
Pensò, osservando le sue stesse mani e realizzando quanto fosse difficile per lui muovere anche solo le dita.

< Ho usato tutte le mie energie solamente per stare in vita...? Ero davvero così vicino alla fine...?! >



Furioso con se stesso per non avere altre opzioni, il demone decise di stare al gioco per evitare di rivelare chi fosse. 
In quello stato, perfino un semplicissimo soldato sarebbe riuscito a ucciderlo.

<< Ti capisco perfettamente... >>
Fu la sua risposta.
La donna tirò un sospiro di sollievo.

<< Oh siano lodati gli Dei! Non conosco altre lingue oltre all'Avaloniano, ero spaventata... >>
Ridacchiò la donna.

<< Dove... Mi trovo? >>
Le domandò, trattenendo a malapena il fastidio che provava nel dover fare affidamento su di lei.

<< Questa è la mia clinica, siamo a qualche chilometro dalla capitale. Questo è il villaggio Lena. >>
Spiegò la donna.
Quindi prese una sedia e si sedette al fianco del suo letto, afferrandogli delicatamente una mano e stringendola tra le sue.

<< Si sente bene? Le fa male qualcosa? >>
Gli domandò.
Il primo istinto che provò Belzebub fu quello di staccarle la testa dal collo per aver osato toccarlo.

<< Sto... Bene. Solamente un po' stanco. >>
Le rispose, allontanando la mano da lei con uno strattone infastidito.

<< Ah, capisco... >>
Rispose la donna, con occhi tristi e abbassando lo sguardo.

<< Ha dormito per quasi due giorni, io e mio padre cominciavamo a pensare non si sarebbe risvegliato. >>
Aggiunse subito dopo, alzandosi in piedi e dirigendosi verso una mensola.
Prese una ciotola e alcune erbe, quindi cominciò a macinarle con un pezzo di legno, poi versò dell'acqua e cominciò a mescolarle.


Quindi allungò una mano verso la ciotola, mentre dell'energia verde avvolse se stessa e la ciotola.

<< Asfedal. >>
Disse.
Asfedal: Incantesimo curativo di basso livello. Usato per conferire a sostanze medicinali un effetto più potente e rapido.


Quando la luce abbandonò l'oggetto e il suo corpo, la donna l'appoggiò sul comodino a fianco del demone, poi sorrise.

<< Se dovessi sentirti debole, spossato o provare nausea, bevi questo in piccoli sorsi. >>
Gli disse.

<< Dove mi avete trovato? >>
Domandò Belzebub, ignorando le sue parole.


Una espressione preoccupata si fece rapidamente largo nel volto della donna, che esitò per un istante a rispondere.

<< L'abbiamo trovata sulle rive del fiume Bell, Signore, mentre ero alla ricerca di erbe insieme a mio padre. Era completamente nudo, abbiamo cercato in lungo e in largo successivamente ma non abbiamo trovato nulla che potesse essere di sua proprietà... E' stato rapinato da qualcuno, per caso? Dovrei avvertire le guardie? >>
Non appena la donna gli propose quella possibilità, Belzebub sobbalzò.

Sapeva che qualunque soldato lo avrebbe immediatamente riconosciuto.

<< Non- Non c'è alcun bisogno. >>
Le disse, sudando freddo.

<< Ho... Ho bevuto un po' troppo, l'altra notte. Non c'è bisogno di preoccuparsi. >>
Il demone ringhiò dalla rabbia, internamente.
Essere obbligato a inventarsi scuse di quel tipo per non dare nell'occhio era una cosa che disprezzava. 
Ciononostante, in quello stato, non aveva altra scelta.

<< Capisco... >>
La donna non sembrò convinta, ciononostante decise di non fargli ulteriori domande.

<< Se dovesse servirle qualsiasi cosa, non si faccia problemi a chiamarmi. Il mio nome è Isabelle. Come si chiama lei, se posso chiedere? >>
Gli domandò, quindi.


Belzebub esitò.
Quindi, si guardò ancora una volta intorno. Il suo occhio cadde su un libro sopra una delle scrivanie della stanza.

<< ... Adam. >>
Fu la sua risposta.


Sorridendo, la donna lo fissò in silenzio per qualche istante.

<< Va bene, Mister Adam. Sarò nell'altra stanza: se necessita di qualunque cosa, non esiti a chiamarmi, ok? >>



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Qui si conclude il capitolo 19-3, grazie di avermi seguito e alla prossima!


 

   
 
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