Come vedete non sono morta! Sono tornata a tormentarvi con questa storia.
Mi spiace non avere aggiornato per così tanto tempo, ma avevo un calo d'ispirazione e non mi andava di scrivere di fretta qualcosa che non mi piacesse, anche perchè questo è un capitolo molto importante per lo svolgersi della vicenda; da qui infatti si vedrà un progressivo cambiamento nei due protagonisti.
Ora che il blocco dello scrittore pare essere sparito, spero di essere più costante nel postare nuovi capitoli; comunque non preoccupatevi, ho intenzione di finire questa storia.
Grazie mille per tutti i commenti!
Capitolo
quattro
: Ad Hogsmade in manette
“E’
stata tutta colpa sua!” sbottò
Sirius saltando dalla sedia e puntando il dito contro Amelia.
“Mia?
Professoressa, lo sente? Sente
che cosa dice? Mai una volta che si prenda le sue
responsabilità!” ribatté
Amelia alzando il tono di voce.
Da
una mezz’ora circa si erano trasferiti
nell’ufficio della McGrannit e stavano litigando come una
coppia sull’orlo di
una crisi matrimoniale.
Minerva
aveva cercato di mantenere
l’ordine, ma dopo i primi battibecchi, ci aveva rinunciato ed
ora si
massaggiava le tempie per placare il mal di testa.
“Se
tu non mi avessi stregato con
quella pozione d’amore!” ricominciò
Sirius.
“Se
tu non avessi appeso la mia
biancheria in Sala Grande!”
“Se
tu non mi avessi schiantato
davanti a tutti!”
“Se
tu non mi avessi lasciata su
quell’albero per un pomeriggio intero!”
“Se
tu non mi avessi rifiutato il
primo giorno ad Hogwarts!”
“Se
tu in tutti questi sei anni fossi
stato più gentile con me!”
“ORA
BASTA!”
Urlò
la McGrannit picchiando il pugno
sulla scrivania. Si alzò minacciosa sui due poveri e
riducendo gli occhi a due
fessure spiegò loro la situazione.
“M’importa
ben poco dei vostri
scherzetti; ora avete diciassette anni e non siete più dei
ragazzini del primo
anno! Dovete crescere. E se non ci arrivate da soli a convivere
civilmente,
allora dovremo pensarci noi”.
Qualcosa
di sadico nel tono di voce
della professoressa preoccupò terribilmente i due
Grifondoro. Aveva forse
intenzione di rinchiuderli nei sotterranei?
“Sabato
prossimo c’è l’uscita ad
Hogsmade …” cominciò ma venne
interrotta senza alcun ritegno da Sirius che,
messa da parte tutta la paura per la punizione, disse “No,
professoressa, la
prego, non mi tolga l’uscita … avrei un
impegno!”
Amelia
roteò gli occhi al cielo.
Quanto era patetico quel Black! Solo perché doveva
incontrarsi con Alice Smith.
Era quasi contenta di dover passare il sabato chiusa nella scuola con
Sirius, a
pulire trofei o ad archiviare i libri della biblioteca; almeno avrebbe
avuto la
soddisfazione di vedere sfumare l’appuntamento romantico di
Black.
Di
certo io sono una compagnia migliore di Alice Smith!
“Oh
ma puoi stare tranquillo, Black.
Andrai ad Hogsmade …” sentenziò la
professoressa.
Sirius
si rilassò sulla sedia come se
un grosso peso gli fosse scivolato via.
“Ci
andrete entrambi … e andrete insieme”
Sia
Amelia che Sirius si staccarono
dallo schienale delle sedie e allungarono il collo verso la McGrannit
in attesa
di spiegazioni.
“Andrete
insieme ad Hogsmade, in manette”
I
due sgranarono gli occhi e si
fissarono stralunati. Si accasciarono sulle sedie deglutendo.
Sarebbe
stata un’interminabile gita.
James
Potter osservò ancora una volta
Lily Evans prima di fare la sua mossa.
Si
avvicinò quatto alla ragazza seduta
su una poltrona a leggere. Si piegò in ginocchio e tenne una
mano nascosta
dietro la schiena.
Lily
spostò gli occhi dal libro a
James e, dopo aver sollevato un sopracciglio, chiuse il testo tenendo
il segno
con un dito ed accavallò le gambe in attesa di scoprire che
cosa aveva in mente
il Grifondoro.
James
mosse la mano nascosta verso
Lily e le porse una bella rosa bianca.
“So
di essere stato un cretino, ma
vuoi venire con me sabato ad Hogsmade?”
In
quel momento il ritratto si aprì e
dal buco nero comparvero le figure di Sirius e Amelia che si
spintonavano e
litigavano per chi per primo dovesse entrare.
Alla
fine inciamparono sui
loro passi e si ritrovarono in Sala
Comune con un salto.
Appena
Amelia si accorse di James e
Lily, consigliò all’amica di accettare
l’invito.
“Perché?”
chiese Lily stupita.
“Perché
io non posso venire con te,
devo andare con quell’idiota laggiù!” e
fece un cenno distratto verso Sirius.
James
si tirò in piedi e fissò
interrogativo Sirius “Cos’è
‘sta storia?”
“Lasciamo
stare” biascicò Sirius,
salendo le scale per i dormitori.
“E’
colpa della McGrannit” si affrettò
a mettere in chiaro Amelia “Dato che continuiamo a litigare,
lei ha deciso di
farci stare a stretto contatto per un giorno intero, ad
Hogsmade!”
“E
come avrebbe intenzione di farvi
stare a stretto contatto?” domandò James.
“Semplice,
ci ammanetteranno uno
all’altra; credono che dovremo collaborare per
forza!”
Un
sorriso furbo si fece spazio tra le
labbra di Potter “Oh, questa non me la voglio proprio
perdere!” e si strofinò
le mani “Allora Evans, esci con me?”
Un
gufo nero picchiettò alla finestra
del dormitorio femminile di Grifondoro. Amelia si alzò a
fatica dal letto ed
andò ad aprire.
Il
suo gufo Twony planò nella stanza e
andò ad appollaiarsi sullo schienale di una sedia.
Amy
slegò la lettera arrotolata alla
sua zampa e la stese sulla scrivania.
Era
Betzy.
Cara
Amy,
io
sto benissimo. La scuola è una palla, vorrei tanto essere
lì con te ad imparare
incantesimi, pozioni e cose interessanti. Scusa se ci ho messo tanto a
risponderti ma ero piena di compiti.
Nella
tua ultima lettera mi hai parlato di Black. È davvero un
tipo così fastidioso?
Magari quando ti ha chiesto di uscire, l’ha fatto per
scusarsi. Certo che anche
tu con quel caratterino che ti ritrovi, non devi avergli dato vita
facile.
Aspetto con impazienza news sulla vostra storia così
interessante, chissà che
non nasca qualcosa …
Betzy
Ps:
il tuo gufo continua imperterrito a mordermi le dita.
Amelia
sorrise divertita: Betzy e il
suo gufo non erano mai andati d’accordo. Rileggendo la
lettera, si rese
veramente conto di quello che c’era scritto; si
soffermò in particolare su due
frasi: aspetto con impazienza news sulla
vostra storia e chissà
che non nasca
qualcosa.
Punto
primo: quale storia?
Punto
secondo: che cosa sarebbe dovuto
nascere?
Ci
mancava solo che la sua amica si
mettesse a tifare per la coppia Black/Jones.
Chissà,
cara Betzy, che cosa diresti se sapessi che ci devo uscire insieme …
Accartocciò
la lettera e la lanciò nel
cestino. In quel momento anche Lily rientrò nella stanza con
una faccia
paurosamente furente. Forse aveva litigato di nuovo con Potter.
“TU!”
gridò con il dito puntato.
Amelia
non seppe bene perché, ma ebbe
come l’impressione che ‘sta volta non fosse Potter
il problema. Si preparò a
ricevere la sfuriata.
“TU!”
ripeté la rossa con enfasi.
“Io?”
provò a dire Amelia.
“Non
ti azzardare, sai!” le intimò “Ma
dico, cosa diavolo ti è venuto in mente di aggredire Black
in quel modo! Lo sai
che per colpa tua, io ora non ho più scuse per non uscire
con Potter?!”.
“Ah!
Ecco dove sta il problema! Non
che io debba passare una giornata ammanettata a quell’idiota,
ma che a te tocca
fare la piccioncina con Potter!”
“Cosa
stai insinuando, Amelia?”.
“E’
palese anche ai sassi che James ti
attira e non ti dispiace poi tanto trascorrerci un po’ di
tempo insieme, o mi
sbaglio?”.
Lily
divenne di colpo tutta rossa e
distolse le sguardo “No, che dici!”
Appunto.
“Ascoltami,
Lily: James potrà anche
sembrare un deficiente e tutto il resto, ma lasciati dire che qualsiasi
altro
ragazzo ti avrebbe mandata a quel paese, invece lui non hai mai smesso
di farti
il filo. Ci tiene davvero a te”.
Lily
si stupì del tono amareggiato con
cui Amelia aveva pronunciato quelle parole. Pareva quasi volerle
mostrare
quanto fosse fortunata ad avere dietro un ragazzo simile.
Amelia
ormai si era arresa
all’evidenza: per quanto Potter potesse non starle simpatico,
era evidentemente
il ragazzo giusto per la sua amica; uno che non l’avrebbe mai
fatta soffrire.
“Piacerebbe
anche a me ricevere così
tante attenzioni” sussurrò per non farsi sentire
da Lily.
Il
cucchiaio vagavo a vuoto nella
minestra di Sirius. Remus lo fissava contando quanti giri avesse
già compiuto:
43 secchi.
Gli
passò una mano davanti agli occhi.
Niente. Lo sguardo di Sirius rimaneva fisso sul vassoio con le patate.
Fu James
a porre fine a quella staticità.
“Un
po’ di vita, su sembri un
cadavere!” esclamò tirandogli una manata sulla
spalla.
Sirius
preso alla sprovvista, si sbilanciò
versandosi un po’ della minestra sulla divisa.
Imprecò contro l’amico e con la
bacchetta si ripulì.
“Si
può sapere che cos’hai?”
sbottò
Remus.
Black
gli lanciò uno sguardo di fuoco
“Vorrei vedere te se dovessi uscire con la Jones!”
“Beh,
non è proprio così male …”
mormorò Peter non osando alzare troppo la voce per paura di
far arrabbiare
ulteriormente Felpato.
“A
proposito della Jones” disse James
“Ma non vi sembra che stia male?” chiese indicando
con il capo la ragazzo
dall’altra parte del tavolo.
“Magari!
Una bella botta di cagarella!
Così non ci devo uscire!” sperò Sirius.
“Io
intendevo qualcosa di più serio …”
specificò James.
“In
che senso più serio?”
s’informò Peter.
“Beh”
cominciò James avvicinandosi ai
tre per non farsi sentire dagli altri “ Sono due giorni che
non tocca cibo,
l’ho sentita dire di avere spesso nausea e giramenti di
testa. Ieri l’ho
perfino vista correre in bagno trattenendo a stento il vomito. Per me
è
incinta!” concluse orgoglioso del suo ragionamento convinto
di avere stupito
tutti.
Sirius,
Remus e Peter restarono
qualche secondo in silenzio prima di esplodere in una serie
d’offese.
“Ma
va a quel paese!”
“James
sei peggio di una pettegola!”
Ma
il commento di Sirius fu il più
tagliente “Lo sai vero che quello che hai detto è fisicamente impossibile?”.
“Perché?”
“Perché
per fare un figlio bisogna
essere in due e chi vuoi che se la prenda una zucca secca del
genere!”.
“Mi
pare di ricordar che il primo
giorno di scuola non fossi tanto restio ad
“intrattenerti” con la zucca
secca …” disse Remus.
L’occhiataccia
di Sirius valse più di
mille insulti.
Poco
più in là stavano cenando Amelia,
Lily e Turchese. Le ultime due erano intente ad osservare
l’amica ingozzarsi di
tutto ciò le capitasse a tiro di forchetta.
Dopo
il quarto cosciotto di pollo Lily
azzardò “Amy, ma ti senti bene?”.
“Certo!”
affermò lei con la bocca
piena di carne “Perché?”.
“No,
nulla. È che di solito non mangi
molto ed ora hai fatto fuori due piatti di pasta, quattro pezzi di
carne, una
quantità smisurata di patate … non è
da te”.
“Tranquille
ragazze, va tutto bene”.
In
verità non andava per niente bene:
quella mattina aveva rigettato tre volte e la nausea l’aveva
tormentata per
tutto il resto del pomeriggio impedendole di toccare cibo.
Ora
che il malore pareva essere
passato avrebbe addentato anche le gambe del tavolo.
Quel
fatto, però, iniziava a
preoccuparla: era da quando aveva duellato con Black che puntualmente
ogni
giorno le saliva quel senso di voltastomaco, che aumentava al pensiero
dell’imminente uscita ad Hogsmade. Decise di affogare le sue
ansie nel succo di
zucca.
“Turchese
non è che mi passeresti …”
lasciò la frase in sospeso.
Oh
no! Ancora …
Si
portò una mano alla bocca e sgusciò
via dalla panca correndo a più non posso verso la porta,
diretta verso il bagno
delle ragazze. Ok, c’era decisamente qualcosa che non andava.
Quando
la sveglia suonò la mattina
dopo, Amelia aveva tutto nella mente fuorché
l’intenzione di alzarsi. Si era
creata un ambiente a parte sotto la sua trapunto rossa, talmente calda
e
accogliente che non aveva per nulla voglia di scoprirsi nel gelo di
fine
ottobre.
Si
costrinse ad aprire gli occhi per
studiare meglio un sistema per rimanere a letto ancora un
po’. Sapeva
perfettamente che la McGrannit l’aspettava per la punizione,
ma il tepore della
sua lenzuola si meritava tutta la sfuriata che la prof le avrebbe fatto
per il
ritardo.
Attraverso
le tende però vide l’ombra
di una figura seduta sul letto.
Incuriosita
si alzò dal letto e
sbirciò meglio.
“Turchese
!” esclamò “Che ci fai già
sveglia?”.
La
testa della ragazza scattò dritta e
la francesina si voltò agitata mentre nascondeva qualcosa
dietro la schiena.
Cercò di giustificarsi farfugliando qualche scusa campata
per aria.
Amelia
la squadrò sospettosa dall’alto
al basso.
“Che
cosa hai lì?” chiese.
“Nulla”
rispose con voce acuta
Turchese facendo qualche passo indietro per allontanarsi da Amelia
“Nulla
d’importante”.
“Non
si direbbe da come lo nascondi”.
“Oh
no, sai è di Remus e non vuole
farlo vedere a nessuno” spiegò.
Amelia
capì subito che la sua amica le
stava mentendo spudoratamente, ma decise di stare al gioco
“D’accordo, allora.
Se le cose stanno così”.
Turchese
parve per un attimo più
sollevata, ma inorridì quando vide Amy lanciarsi sul suo
letto, raggiungerla e
strapparle con maestria il quaderno dalle mani.
Amy
soddisfatta della sua conquista
iniziò a sfogliarlo e il suo stupore aumentava sempre
più ad ogni pagina.
Erano
dei disegni. Dei disegni
stupendi: di Hogwarts, dei suoi prati, del campo da Quidditch e poi
naturalmente c’erano i Malandrini.
Girò,
poi, il quaderno per guardare la
copertina; a quel punto non riuscì a trattenere
un’esclamazione di incredulità
quando lesse a chi appartenevano quegli schizzi.
Sirius
Black.
“Turchese
… ma questo non è di Remus”.
“Lo
so!” piagnucolò lei “Scusa se non
te l’ho detto, ma Remus non voleva che ne parlassi con
nessuno, anche perché se
Sirius sapesse che Rem me l’ha mostrato lo
ammazzerebbe”.
Amelia
fissò ancora per qualche
secondo un ritratto dei quattro.
“Chi
l’avrebbe detto che Black avesse
questo talento nascosto …” mormorò
più a se stessa che alla sua amica.
“Promettimi
che non lo dirai ad anima
viva!” trillò Turchese.
“Tranquilla,
sarò una tomba!” la calmò
Amy.
Quando
poi Turchese con un sospiro si
avviò verso il bagno, Amelia senza farsi notare,
aprì il proprio baule e fece accidentalmente
cadere l’album di Black.
Non
si sa mai; potesse servire.
E
con un ghigno furbo sul volto,
cominciò a vestirsi.
Entrando
nell’ufficio della McGrannit,
notò con disappunto che la professoressa non era ancora
arrivata, ma, in
compenso, al suo posto c’era l’essere con cui
avrebbe dovuto passare la
giornata.
Stravaccato
sulla sedia, Black era
ancora mezzo addormentato e faticava a tenere su il capo.
Amelia
si sedette accanto a lui e posò
pesantemente la borsa sulla scrivania di fronte facendo sbattere tutti
gli
oggetti contenuti contro il legno.
Black
si risvegliò dal suo stato di
trans e si guardò intorno credendo fosse arrivata la
professoressa di
trasfigurazione.
“Ah,
sei tu” biascicò vedendo Amelia.
Questi
gli scoccò un’occhiataccia
“Sì,
sono io! Chi ti aspettavi?”.
“Jones
non fare la acida
già di prima mattina ( era
quasi mezzogiorno), pensavo fosse la McFrigida!”.
“No
signor Black, la McFrigida è
dietro di te” sbottò l’austera
insegnante.
Sirius
si maledì mentalmente: ma
possibile che in quel periodo non gliene andava bene una.
La
McFrigida
avanzò verso la sua scrivania e squadrandoli con
superiorità si sedette.
“Datemi
i polsi” ordinò perentoria.
“Prof!
Ma è proprio necessario?” la
supplicò Sirius sfoderando un sorriso sfavillante nella vana
speranza che
l’insegnante si sciogliesse un po’.
A
rispondere non fu la professoressa,
ma Amelia che, certa di ricevere un’ulteriore punizione per
colpa del ragazzo,
non riuscì a non apostrofarlo con il suo tono tagliente.
“Mi
pare evidente, Black, se no non
saremo qui”.
“Non
parlavo con te, Jones” sibilò a
denti stretti Sirius.
“Già
è tutta colpa tua se siamo qui!
Evita per favore di peggiorare le cose”.
“Ma
sentila!” sbottò lui “ Tu la pensi
esattamente come me, solo che sei troppo leccaculo per dirlo in faccia
ai
professori!”.
A
quel punto Amelia furente scattò in
piedi e puntando il dito contro a Black inveì “Io non sono una leccaculo! Io,
al contrario di te, ho un minimo di decenza e so quando devo
tacere!”.
Anche
Sirius si alzò, sovrastandola
per altro di un buon venti centimetri e le puntò a sua volta
il dito contro
“Sai dove puoi mettertela la tua decenza, per quanto mi
riguarda?!”.
“Certo,
perché la tua dignità è pari a
quella di un verme! E non puntarmi quel dito addosso!”.
“Jones,
se potessi ti trasfigurerei in
un rospo!!!”.
Entrambi
erano vicini a mettersi di
nuovo le mani addosso, quando un fiotto di luce blu scaturito dalla
bacchetta
della McGrannit, andò ad infrangersi contro un vaso
mandandolo in mille pezzi.
Minerva parlò con voce bassa e ferma mentre gli occhi
mandavano dardi infuocati.
“Se
vi sento ancora una volta
litigare, giuro sulla tomba di mio nonno Osvaldo che vi attacco per i
pollici
al soffitto dei sotterranei! E ORA DATEMI QUEI MALEDETTI
POLSI!”.
I
ragazzi non se lo fecero ripetere
due volte: le porsero le mani ed osservarono un paio di manette
d’argento
materializzarsi attorno ai propri polsi e chiudersi con uno suono
metallico.
“Buona
fortuna” concluse la McGrannit
congedandoli con quello che sembrava un augurio ma che appariva
più come una
minaccia.
I
due Grifondoro uscirono mesti
dall’ufficio e appena fuori dalla porta iniziarono a
manifestarsi i primi
problemi: Sirius infatti tirò dritto e Amelia
voltò a destra.
Si
ritrovarono un attimo dopo al punto
di partenza tirati dalle manette.
Sirius
aveva intenzione di passare le
ore rimaste prima di andare ad Hogsmade spaparanzato sul divano della
Sala
Comune, mentre Amelia pensava di impiegare il suo tempo in biblioteca.
Il
ragazzo fece il sostenuto per
alcuni istanti poi le mostrò il pungo chiuso
“Pari”.
Amy
stette al gioco. Dopo
aver mosso le braccia e recitato la
cantilena, esibirono le loro giocate. Sirius: quattro, Amelia: tre. Il
che
faceva sette.
La
ragazza aveva vinto. E Black fu
costretto a seguirla verso il regno di Madama Pince.
In
sette anni Lily non avrebbe scommesso
uno zellino che un giorno si sarebbe trovata in quella situazione: ad
Hogsmade,
più precisamente ai Tre Manici di Scopa, con un James Potter
estremamente gaio
e sorridente, seduto davanti a lei.
Da
quando erano entrati nel locale,
tutti non facevano che guardarli, additarli e sussurrarsi a vicenda
pettegolezzi inventati sul momento.
Lily
non aveva mai apprezzato stare al
centro dell’attenzione, a differenza dell’individuo
accomodato dall’altra parte
del tavolo, ma non s’innervosì per quello, era
irritata per ben altro.
Poteva
già immaginare le conversazioni
delle persone che affollavano la locanda: finalmente James Potter, dopo
anni di
pene, era riuscito ad ottenere un appuntamento dalla Evans.
Il
fulcro della questione stava nel
fatto che Lily non aveva accettato di uscire con Potter.
No.
Lily Evans era stata costretta ad
uscire con Potter.
Avrebbe
voluto alzarsi in piedi e
urlarlo ai quattro venti, per mettere ben in chiaro lo stato delle
cose. Perché
Lily Evans NON voleva, ma era stata costretta ad uscire con Potter.
Perché
quella stupida della sua amica
si era beccata una punizione con Black.
Perché
Turchese era scomparsa con
Remus per fare le loro smancerie da piccioncini.
Perché
Peter Minus si era dileguato
con una scusa inverosimile, dopo che Potter gli aveva lanciato uno
sguardo
eloquente affinché lo lasciasse solo con lei.
Dunque
appurato che Lily Evans era
stata costretta ad uscire con Potter, quel pomeriggio
proseguì prendendo una
piega del tutto inaspettata.
James
aveva tentato di farla ridere
con alcune delle sue battute, ma notando che lei rimaneva impassibile
con uno
sguardo truce, decise di cambiare approccio.
C’era
un dubbio che gli ronzava nella
testa da qualche giorno e chi meglio di Lily Evans poteva soddisfare la
sua
sete di sapere ( o meglio di curiosità)?
“Evans
posso chiederti una cosa?”.
“No,
Potter: non uscirò mai più con
te, quindi levatelo dalla testa!”.
“Non
era quella la domanda”.
Lily
mosse la mano svogliatamente
invitandolo a continuare.
“La
Jones …”
“Amelia
”
“Amelia”
ripeté pazientemente James
“Sta bene? Insomma mi pare un po’ strana,
no?”.
“E’
per colpa del tuo amichetto, la
sta facendo diventare matta quel Black”.
“Sirius”
la corresse come lei aveva fatto poco prima.
“Sirius”.
“Comunque
io ho una teoria e tu sei
l’unica che me la può confermare”.
“Avanti,
sentiamo” sbuffò Lily ormai
rassegnata.
“Non
potrebbe essere incinta?”.
Passarono
alcuni minuti prima che la
giovane esplodesse letteralmente in una fragorosa risata; stessa
identica
reazione avuta dai Malandrini.
Lily
dovette tenersi una mano sulla
pancia e picchiare l’altra sul tavolo per smettere di ridere;
Potter questa
volta era veramente impazzito!
“Pensaci
bene Lily. Ha sempre la
nausea, non magia nulla e poi improvvisamente ha delle strane voglie.
Io non
credo sia così impossibile come sostenete tutti”
disse imbronciato.
Lily
sorvolò sul fatto che aveva
sentito una strana sensazione quando l’aveva chiamata per
nome e riprese subito
la parola “Amy non ha un ragazzo”.
“Non
serve necessariamente un ragazzo
ufficiale per fare …” osservò con fare
saggio lui.
La
Grifondoro lo interruppe
all’istante “Ti assicuro che non è quel
genere di ragazza”.
“Pensala
come vuoi. I sintomi ci sono
tutti però”.
“Si
chiama influenza intestinale,
Potter” gli ricordò lei.
“Se
è una semplice influenza
intestinale, perché non va da Madama Chips a farsela
curare?”.
Lily
fece per replicare ma le
mancarono le parole. Restò sovrappensiero. Domanda molto
acuta: perché non era
andata in infermeria, quando lei stessa glielo aveva suggerito
così tante
volte?
“No,
assolutamente no” ribadì lei poco
convinta di quello che stava affermando.
“Non
ne sei più così sicura”
s’insinuò
James.
Lily
tacque.
“Se
ti può consolare Sirius dice che
non la mia teoria non sta né in cielo né in
terra; secondo lui nessuno vorrebbe
una tipa come la tua amica. Forse solo Mocciosus”.
“Severus!”
esclamò Lily allargando gli
occhi e nascondendosi in parte sotto il tavolo.
“Basta
con questa storia dei nomi! Mi
rifiuto di chiamare quell’ammasso di capelli unti per n
…”
“Non
hai capito niente, idiota!”
berciò Lily “E’ appena entrato
Sev”.
James
si voltò e vide che
effettivamente Piton aveva fatto il suo sgradito ingresso nel locale
con un
paio di amici.
“Perché
ti nascondi?” domandò James
notando lo strano comportamento di Lily.
“Non
voglio che mi veda con te; sono
stufa di sorbirmi le sue stupide ramanzine sul fatto che sto sempre
incollata a
te!”.
“Una
parola e lo attacco al
lampadario” si offrì James.
“No,
sta’ buono!” gli intimò Lily
afferrandolo per un braccio e costringendolo a risedersi.
“Si
può sapere perché lo odi tanto?”
gli chiese.
“Perché
è tuo amico, perché tu lo
difendi anche quando ha torto, perché ha la tua fiducia e
trova sempre un modo
per tradirla ma tu lo perdoni lo stesso, eppure non ha ancora capito
che
meravigliosa creatura sei” lo confessò con una
sincerità che sconvolse Lily.
James
Potter sapeva essere così
amabile e lei non se n’era mai accorta?
“Allora
Evans” ghignò James mentre
uscivano dai Tre Manici di Scopa
“Davvero stai sempre incollata a me?”.
La
ragazza gli tirò una gomitata nelle
costole ridacchiando e arrossendo lievemente.
Dovette
ammettere che senza quella sua
aria da arrogante, James Potter fosse una piacevole compagnia.
D’altronde se
aveva accettato di uscire con lui, doveva pur avere qualche
qualità nascosta.
No
Lily si
disse Tu non hai accettato proprio un bel
niente.
Tu
sei stata costretta ad uscirci assieme.
Considerò
che fosse il caso di
ripeterselo più volte.
Faceva
in freddo barbino quel giorno.
Per le vie di Hogsmade non c’era anima viva, erano tutti
rintanati nei negozi e
nei Pub per cercare un po’ di calore.
Sirius
e Amelia dopo essere andati da
Zonko (o meglio dopo che il ragazzo l’aveva portata a forza
da Zonko) aveva
deciso di comune accordo di bere qualcosa ai Tre Manici di Scopa.
Aprirono la
porta del locale e constatarono che metà Hogwarts aveva
avuto la loro stessa
idea. Così, imbacuccati fino al naso nei loro cappotti, si
diressero verso la
Testa di Porco. Amelia pensava di morire dal freddo: le manette
tintinnavano al
suo polso e il metallo gelato continuava a sbatterle sulla pelle senza
che lei
potesse coprirla con la lana del guanto.
Le
venne quasi da piangere quando vide
che anche la Testa di Porco era intasata di gente.
Sirius
al suo fianco tirò le manette e
la costrinse ad uscire sebbene lei si fosse attaccata con
l’altra mano allo
stipite della porta ben decisa a godere ancora un po’ di quel
dolce caldo.
Infine
fu proprio Amelia a trascinare
il Grifondoro da Madama Piediburro.
“No!”
si era impuntato lui “Non ci
vengo in quel posto per coppiette”.
“O
sì che ci vieni. Per quanto me ne
importa tu puoi anche stare qui a crepare di freddo, ma io non ne ho
nessuno
intenzione e dato che non possiamo separarci …” ed
alzò il braccio ammanettato
con un sorrisino forzato.
“Non
mi va che pensino che mi sono
messo ad uscire con te” sibilò lui
“O
allora siamo a cavallo! Nessuno
penserà che una ragazza dalla spiccata intelligenza come me
possa uscire con un
imbecille come te” e chiuse il discorso mentre Sirius
grugniva contrariato.
La
sala da tè era accogliente e
interamente di legno, cosa che donava ad Amelia una sensazione di
calore
inspiegabile. Sentì che la punta del naso piano, piano le si
scongelava.
Presero
posto ad un tavolo vicino al
fuoco, uno dei pochi ancora liberi.
“Che
vergogna” borbottò Sirius mentre
con un colpo di bacchetta faceva scomparire e riapparire sullo
schienale della
sedia il suo cappotto ( unico modo per toglierselo dato le manette)
“Mi ero
ripromesso di non mettere mai piedi qui dentro”.
Non
fece in tempo a finire la frase
che una donna un po’ in carne, con uno chignon nero e un
grembiulone, si
avvicinò sorridendo “Sirius che piacere
rivederti!”
“Hai portato una
nuova ragazza!” squittì la
donna “Ma che bella! Hai fatto un’ottima scelta
‘sta volta, sai?” si
congratulò.
Sirius
impacciato stava per chiarire
che loro due non erano insieme, ma
Amelia, ben decisa a mettere il ragazzo in una situazione molto
imbarazzante,
ricambiò il sorriso “Beh devo ammettere che sono
la migliore cha abbia mai scelto”
cinguettò.
Lui
le tirò un calcio da sotto il
tavolo.
“Bene
ragazzi cosa vi porto?”.
“Un
tè” ordinò Amy “Caldo, no
caldissimo … anzi bollente!”.
“Io
un caffè … forte, molto forte”
precisò dovendo sopportare la Jones.
Madama
Piediburro annotò le ordinazioni
e se ne andò passando a fatica tra i tavoli.
Amelia
assunse un’espressione torva.
Perché Black in quel posto sembrava di casa?
Meno
male che non ci era mai venuto!
“Ci
sono venuto un paio di volte, con
delle ragazze” spiegò
intuendo i
pensieri della giovane.
Amelia
si ritrasse un pelo. Che Black
le avesse letto nel pensiero come le aveva fatto credere alla lezione
della
Zacharias? Ma no, era un scherzo.
Non
essendone però tanto convinta,
preferì comportarsi da indifferente per vedere la sua
reazione “Non ti ho
chiesto niente”.
“Di
solito voi adorate questi
posticini romantici”.
“Continuo
a non averti chiesto nulla e
stai attento a come usi quel voi ,
io
non sono una delle tue ragazze”.
Ma
Sirius era partito con uno dei suoi
soliloqui senza prestare attenzione ad Amy.
“Madama
Piediburro s’illude sempre che
io mi sistemi … tu sei un’altra delle sue
speranze”.
“Allora
rimarrà molto delusa, perché
io non sono la tua ragazza!”
trillò con voce stridula.
“Nessuna
lo è mai stata e tu non fai
la differenza”.
“Forse
perché io NON SONO LA TUA
RAGAZZA?” ‘sta volta il tono si era alzato
notevolmente.
“Già
non lo sei …” concordò Sirius
guardando il pavimento.
Amelia
colse questo improvviso
cambiamento d’umore ma non scoprì a cosa fosse
dovuto, poiché Madama Piediburro
aveva portato le bevande.
“Sembrate
una coppia molto legata”
commentò.
“Oserei
dire incatenata”
ironizzò Amelia. Black diede uno strattone alle manette
sotto il tavolo intimandole di tacere.
“Sono
tre galeoni e quattro falci”
disse la donna voltandosi per servire gli altri.
Sirius
estrasse dalla tasca e posò
alcune monete sul legno, poi accorgendosi che la ragazza stava versando
il suo
tè nella tazza chiese “Tu non metti la tua
parte?”.
Amelia
alzò gli occhi dalla teiera e sollevò
un sopracciglio “Voi far pagare una signora? È
così che ti comporti quando
porti fuori una ragazza?”.
“Io
e te non abbiamo un appuntamento”
precisò lui.
“Ma
dato che mi hai paragonato così
tanto ad una delle tue ragazze, trattami come tale!”.
Con
riluttanza Sirius gliela diede vinta
e lasciò cadere un altro paio di monete, poi
buttò il suo caffè giù d’un
sol
colpo mentre Amelia, soddisfatta come non mai, sorseggiava
tranquillamente il
tè. Dolce vendetta.
Il
resto del pomeriggio lo passarono
in silenzio o a punzecchiarsi, con una curiosissima Madama Piediburro
che li
spiava da dietro il bancone tra le varie teiere da collezione.
Il
pendolo suonò le cinque quando
Amelia, arcistufa delle ochette che da un bel pezzo avevano staccato
gli occhi
dai loro partner per posarli su Black, obbligò il ragazzo a
tornare a scuola.
Per
raggiungere l’uscita, dovettero
attraversare l’intero locale passando accanto ad ogni giovane
in adorazione. Ad
Amy non sfuggì neanche un sussurro su Black; su quanto gli
stesse bene quel
cappotto grigio, su come gli risaltassero gli occhi blu in contrasto
con la
chioma scura, su come la sua bellezza trascurata lasciasse senza fiato.
Ciò
che la infastidì oltre ogni misura
non furono tali commenti, bensì il fatto che si trovasse
pienamente d’accordo
con quelle ragazze.
Procedettero
sulla via innevata,
spintonandosi e facendo sgambetti a vicenda, rischiando più
di una volta do
compromettere il precario equilibrio dovuto alla strada ghiacciata.
Lungo
il tragitto si stagliava sulla
sinistra, parzialmente nascosta da alcuni pini la Stamberga Strillante,
la casa
più infestata d’Inghilterra.
Sirius
si fermò ad osservarla e senza
pensarci si lasciò sfuggire “Che strana, non
l’avevo mai vista da fuori”.
“Be’,
di sicuro non l’hai vista
dentro” affermò Amelia.
“No
… ovvio” mentì lui cercando di
rimediare a quella gaffe. Amelia non doveva certo scoprire che una
volta al
mese lui e i suoi amici se ne andavano per Hogsmade in compagnia di un
Lupo
Mannaro. Ufficialmente la Stamberga era off-limits anche per i
Malandrini.
Poi
dalle stesse parole della ragazza
trasse un’idea geniale. Perché non spaventarla un
po’?
“Jones,
perché non andiamo a
visitarla?” propose muovendo qualche passo verso lo steccato.
“Forse
perché è chiusa?” rispose con
sarcasmo lei.
“Non
sarà così difficile aprire i sigilli”
e lentamente avanzava trascinandosi dietro un’Amelia
decisamente titubante.
“Ma-a
è la casa più stregata del
paese” balbettò.
“Hai
paura?” la canzonò.
Bastarono
quelle due paroline per
convincere Amy ad entrare. Dimostrare a Black di essere una fifona.
Tsk!
Neanche morta!
Poggiò
le mani sulla staccionata e un
piede per darsi lo slancio, ma la voce di qualcuno la fermò.
“Cosa
stai facendo?”.
Amelia
si voltò verso Lily e James di
ritorno al castello. Era stata l’amica a parlare ma quello
più infuriato
sembrava Potter.
“Felpato
sei impazzito? Non puoi farle
fare certe cose nelle sue condizioni!”.
“Per
Merlino, James! Ancora con questa
storia?!” replicò Sirius.
“Nelle
mie condizioni? Di cosa stai
parlando Potter?” s’incuriosì Amy.
“Del
fatto che sei evidentemente
incinta!” l’aveva detto come se avesse appena
annunciato che era pronta la
cena.
“COSA?”
urlò Amelia ma non poté
aggiungere nient’altro, poiché un dolore alla
pancia la costrinse a trattenere
il fiato.
Lily
si avvicinò preoccupata
cominciando a credere che l’ipotesi avanzata da Potter fosse
vera.
“E’
il bambino?” ne uscì James.
“Ma
quale bambino!” riuscì a dire la
Jones prima che un’altra fitta la facesse piegare in due,
forzando anche Sirius
a flettersi, tirato dalle manette.
“Vedete
che avevo ragione! È incinta”.
“Non
sono incin …” non terminò la
frase. Si accasciò sulla neve.
Si
risvegliò in un letto caldo e
confortevole. Realizzò subito di essere in infermeria.
Si
guardò un po’ intorno ancora
stordita. Solo dopo qualche minuto notò che accanto a lei,
addormentato sulla
sedia, c’era Sirius Black.
“Dovresti
ringraziarlo, sai?” le
consigliò una voce.
Madama
Chips se ne stava in piedi
davanti al suo letto. Le posò una mano sulla fronte.
“Bene,
bene” commentò “Ti è passata
la
febbre. Hai rischiato grosso, non mi capitava da tanto un caso di
appendicite
magica”.
“Appendicite
magica?”.
“Be’,
sì, è decisamente più dolorosa
di quella normale;cosa credevi di avere, cara?”.
Lo
chieda a Potter.
“Madama,
perché dovrei ringraziarlo?”
disse indicando con la testa Sirius.
“Senza
di lui non te la saresti cavata
così facilmente: ti ha portato qui in braccio con una mano
sola, dato che
l’altra era impedita dalle m … ehm” si
affrettò a cambiare discorso dopo che la
ragazza le lanciò un’occhiataccia alla parola manette “E ha dormito qui
tutta la notte”.
L’attenzione
di Amelia fu di nuovo
catturata da Sirius Black che aveva appena grugnito nel sonno: si era
incastrato su quella sedia in una posizione che appariva davvero
scomoda.
Nonostante
ciò, dormiva tranquillo, il
volto rilassato e il respiro regolare. Non era una compagnia
così male,
dopotutto; almeno finché se ne stava zitto.
“Amy,
ti stai bene?” s’informò Lily
entrando nella stanza seguita da James Potter che controllava se Madama
Chips
fosse nei paraggi. Probabilmente era tornata a dormire dato che era
ancora
mattina presto.
“Sì,
ora sì” rispose distogliendo lo
sguardo da Black.
“Dunque
Jones” esclamò James “Sarà
maschio o femmina?” scherzò.
“Non
aspetto nessun bambino, Potter!
Era solo un caso di appendicite magica”.
“Meno
male che doveva essere incinta,
eh Ramoso?” biascicò Sirius sbadigliando e
stiracchiandosi, svegliato dalle
voci dei due.
Lily
tirò una sberla sul collo di
James concordando in pieno con Black; come aveva potuto pensare che
Amelia
aspettasse un bambino?? E lei che quasi gli aveva dato retta!
“Vedo
che non hai più quella faccia
cadaverica” commentò Black con il suo solito tatto.
Amelia
avrebbe tanto voluto mandarlo a
quel paese, ma Madama Chips irruppe nella stanza strillando che la sua
paziente
aveva bisogno di riposo e cacciandoli fuori.
“Se
la McGrannit sapesse non siete nel
vostro dormitorio a quest’ora …”
borbottò mentre si ritirava nella sua stanza e
gli altri si allontanavano dall’infermeria.
L’ultimo
ad uscire fu Sirius. Amelia
ripensò a quello che aveva appena saputo. Di slancio
richiamò il ragazzo che si
voltò stupito.
“Mi
hai portato fino a scuola…”
incominciò Amy.
“Non
che avessi molta scelta: eri
legata a me” tentò di giustificarsi lui un
po’ impacciato capendo dove la
ragazza voleva andare a parare.
“
… e sei stato qua a dormire”
continuò lei.
“Solo
perché me l’ha chiesto la
McFrigida”.
“Grazie”
disse prima che il Grifondoro
potesse tirare in ballo qualche altra scusa.
Se
è possibile gli occhi di Sirius si
allargarono fino a raggiungere le dimensioni del Boccino
d’Oro. Non si
aspettava che Amelia lo avrebbe detto davvero. Si spettinò i
capelli
disorientato.
“Di
niente” mormorò sparendo oltre la
porta.