Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sissi Bennett    27/09/2009    2 recensioni
“STUPEFICIUM!” non aveva mai lanciato un incantesimo così potente. Black venne colpito in pieno torace, fu spinto all’indietro e atterrò a terra dopo aver compiuto una giravolta. Probabilmente si era fatto male; anzi di certo si era fatto male, molto male, ma ad Amy non importava. Era riuscita una volta per tutte a tappargli quella maledetta bocca capace solo di sputare veleno. Il professor Lumacorno era subito corso accanto al ragazzo privo di sensi e lo aveva risvegliato. Mentre lo aiutava a tirarsi in piedi, la McGrannit, adirata come non mai, assalì letteralmente Amelia con una serie di rimproveri e critiche strillando che il suo comportamento era inaccettabile. Amelia, però, non ascoltava le parole della professoressa; continuava a fissare Black dritto negli occhi con un’espressione di sfida dipinta sul volto. Non era per nulla pentita del suo gesto. Black ricambiò lo sguardo con altrettanta superiorità. Il tempo delle battaglie era finito; ora iniziava la guerra SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Come vedete non sono morta! Sono tornata a tormentarvi con questa storia.

Mi spiace non avere aggiornato per così tanto tempo, ma avevo un calo d'ispirazione e non mi andava di scrivere di fretta qualcosa che non mi piacesse, anche perchè questo è un capitolo molto importante per lo svolgersi della vicenda; da qui infatti si vedrà un progressivo cambiamento nei due protagonisti.

Ora che il blocco dello scrittore pare essere sparito, spero di essere più costante nel postare nuovi capitoli; comunque non preoccupatevi,  ho intenzione di finire questa storia.

Grazie mille per tutti i commenti!

Capitolo quattro : Ad Hogsmade in manette

 

“E’ stata tutta colpa sua!” sbottò Sirius saltando dalla sedia e puntando il dito contro Amelia.

“Mia? Professoressa, lo sente? Sente che cosa dice? Mai una volta che si prenda le sue responsabilità!” ribatté Amelia alzando il tono di voce.

Da una mezz’ora circa si erano trasferiti nell’ufficio della McGrannit e stavano litigando come una coppia sull’orlo di una crisi matrimoniale.

Minerva aveva cercato di mantenere l’ordine, ma dopo i primi battibecchi, ci aveva rinunciato ed ora si massaggiava le tempie per placare il mal di testa.

“Se tu non mi avessi stregato con quella pozione d’amore!” ricominciò Sirius.

“Se tu non avessi appeso la mia biancheria in Sala Grande!”

“Se tu non mi avessi schiantato davanti a tutti!”

“Se tu non mi avessi lasciata su quell’albero per un pomeriggio intero!”

“Se tu non mi avessi rifiutato il primo giorno ad Hogwarts!”

“Se tu in tutti questi sei anni fossi stato più gentile con me!”

“ORA BASTA!”

Urlò la McGrannit picchiando il pugno sulla scrivania. Si alzò minacciosa sui due poveri e riducendo gli occhi a due fessure spiegò loro la situazione.

“M’importa ben poco dei vostri scherzetti; ora avete diciassette anni e non siete più dei ragazzini del primo anno! Dovete crescere. E se non ci arrivate da soli a convivere civilmente, allora dovremo pensarci noi”.

Qualcosa di sadico nel tono di voce della professoressa preoccupò terribilmente i due Grifondoro. Aveva forse intenzione di rinchiuderli nei sotterranei?

“Sabato prossimo c’è l’uscita ad Hogsmade …” cominciò ma venne interrotta senza alcun ritegno da Sirius che, messa da parte tutta la paura per la punizione, disse “No, professoressa, la prego, non mi tolga l’uscita … avrei un impegno!”

Amelia roteò gli occhi al cielo. Quanto era patetico quel Black! Solo perché doveva incontrarsi con Alice Smith. Era quasi contenta di dover passare il sabato chiusa nella scuola con Sirius, a pulire trofei o ad archiviare i libri della biblioteca; almeno avrebbe avuto la soddisfazione di vedere sfumare l’appuntamento romantico di Black.

Di certo io sono una compagnia migliore di Alice Smith!

“Oh ma puoi stare tranquillo, Black. Andrai ad Hogsmade …” sentenziò la professoressa.

Sirius si rilassò sulla sedia come se un grosso peso gli fosse scivolato via.

“Ci andrete entrambi … e andrete insieme”

Sia Amelia che Sirius si staccarono dallo schienale delle sedie e allungarono il collo verso la McGrannit in attesa di spiegazioni.

“Andrete insieme ad Hogsmade, in manette”

I due sgranarono gli occhi e si fissarono stralunati. Si accasciarono sulle sedie deglutendo.

Sarebbe stata un’interminabile gita.

James Potter osservò ancora una volta Lily Evans prima di fare la sua mossa.

Si avvicinò quatto alla ragazza seduta su una poltrona a leggere. Si piegò in ginocchio e tenne una mano nascosta dietro la schiena.

Lily spostò gli occhi dal libro a James e, dopo aver sollevato un sopracciglio, chiuse il testo tenendo il segno con un dito ed accavallò le gambe in attesa di scoprire che cosa aveva in mente il Grifondoro.

James mosse la mano nascosta verso Lily e le porse una bella rosa bianca.

“So di essere stato un cretino, ma vuoi venire con me sabato ad Hogsmade?”

In quel momento il ritratto si aprì e dal buco nero comparvero le figure di Sirius e Amelia che si spintonavano e litigavano per chi per primo dovesse entrare.

Alla fine inciamparono  sui loro passi e si ritrovarono in Sala Comune con un salto.

Appena Amelia si accorse di James e Lily, consigliò all’amica di accettare l’invito.

“Perché?” chiese Lily stupita.

“Perché io non posso venire con te, devo andare con quell’idiota laggiù!” e fece un cenno distratto verso Sirius.

James si tirò in piedi e fissò interrogativo Sirius “Cos’è ‘sta storia?”

“Lasciamo stare” biascicò Sirius, salendo le scale per i dormitori.

“E’ colpa della McGrannit” si affrettò a mettere in chiaro Amelia “Dato che continuiamo a litigare, lei ha deciso di farci stare a stretto contatto per un giorno intero, ad Hogsmade!”

“E come avrebbe intenzione di farvi stare a stretto contatto?” domandò James.

“Semplice, ci ammanetteranno uno all’altra; credono che dovremo collaborare per forza!”

Un sorriso furbo si fece spazio tra le labbra di Potter “Oh, questa non me la voglio proprio perdere!” e si strofinò le mani “Allora Evans, esci con me?”

 

Un gufo nero picchiettò alla finestra del dormitorio femminile di Grifondoro. Amelia si alzò a fatica dal letto ed andò ad aprire.

Il suo gufo Twony planò nella stanza e andò ad appollaiarsi sullo schienale di una sedia.

Amy slegò la lettera arrotolata alla sua zampa e la stese sulla scrivania.

Era Betzy.

 

Cara Amy,

io sto benissimo. La scuola è una palla, vorrei tanto essere lì con te ad imparare incantesimi, pozioni e cose interessanti. Scusa se ci ho messo tanto a risponderti ma ero piena di compiti.

Nella tua ultima lettera mi hai parlato di Black. È davvero un tipo così fastidioso? Magari quando ti ha chiesto di uscire, l’ha fatto per scusarsi. Certo che anche tu con quel caratterino che ti ritrovi, non devi avergli dato vita facile. Aspetto con impazienza news sulla vostra storia così interessante, chissà che non nasca qualcosa …

                                                                                         Betzy

Ps: il tuo gufo continua imperterrito a mordermi le dita.

 

Amelia sorrise divertita: Betzy e il suo gufo non erano mai andati d’accordo. Rileggendo la lettera, si rese veramente conto di quello che c’era scritto; si soffermò in particolare su due frasi: aspetto con impazienza news sulla vostra storia e chissà che non nasca qualcosa.

Punto primo: quale storia?

Punto secondo: che cosa sarebbe dovuto nascere?

Ci mancava solo che la sua amica si mettesse a tifare per la coppia Black/Jones.

Chissà, cara Betzy, che cosa diresti se sapessi che ci devo uscire insieme 

Accartocciò la lettera e la lanciò nel cestino. In quel momento anche Lily rientrò nella stanza con una faccia paurosamente furente. Forse aveva litigato di nuovo con Potter.

“TU!” gridò con il dito puntato.

Amelia non seppe bene perché, ma ebbe come l’impressione che ‘sta volta non fosse Potter il problema. Si preparò a ricevere la sfuriata.

“TU!” ripeté la rossa con enfasi.

“Io?” provò a dire Amelia.

“Non ti azzardare, sai!” le intimò “Ma dico, cosa diavolo ti è venuto in mente di aggredire Black in quel modo! Lo sai che per colpa tua, io ora non ho più scuse per non uscire con Potter?!”.

“Ah! Ecco dove sta il problema! Non che io debba passare una giornata ammanettata a quell’idiota, ma che a te tocca fare la piccioncina con Potter!”

“Cosa stai insinuando, Amelia?”.

“E’ palese anche ai sassi che James ti attira e non ti dispiace poi tanto trascorrerci un po’ di tempo insieme, o mi sbaglio?”.

Lily divenne di colpo tutta rossa e distolse le sguardo “No, che dici!”

Appunto.

“Ascoltami, Lily: James potrà anche sembrare un deficiente e tutto il resto, ma lasciati dire che qualsiasi altro ragazzo ti avrebbe mandata a quel paese, invece lui non hai mai smesso di farti il filo. Ci tiene davvero a te”.

Lily si stupì del tono amareggiato con cui Amelia aveva pronunciato quelle parole. Pareva quasi volerle mostrare quanto fosse fortunata ad avere dietro un ragazzo simile.

Amelia ormai si era arresa all’evidenza: per quanto Potter potesse non starle simpatico, era evidentemente il ragazzo giusto per la sua amica; uno che non l’avrebbe mai fatta soffrire.

“Piacerebbe anche a me ricevere così tante attenzioni” sussurrò per non farsi sentire da Lily.

 

Il cucchiaio vagavo a vuoto nella minestra di Sirius. Remus lo fissava contando quanti giri avesse già compiuto: 43 secchi.

Gli passò una mano davanti agli occhi. Niente. Lo sguardo di Sirius rimaneva fisso sul vassoio con le patate. Fu James a porre fine a quella staticità.

“Un po’ di vita, su sembri un cadavere!” esclamò tirandogli una manata sulla spalla.

Sirius preso alla sprovvista, si sbilanciò versandosi un po’ della minestra sulla divisa. Imprecò contro l’amico e con la bacchetta si ripulì.

“Si può sapere che cos’hai?” sbottò Remus.

Black gli lanciò uno sguardo di fuoco “Vorrei vedere te se dovessi uscire con la Jones!”

“Beh, non è proprio così male …” mormorò Peter non osando alzare troppo la voce per paura di far arrabbiare ulteriormente Felpato.

“A proposito della Jones” disse James “Ma non vi sembra che stia male?” chiese indicando con il capo la ragazzo dall’altra parte del tavolo.

“Magari! Una bella botta di cagarella! Così non ci devo uscire!” sperò Sirius.

“Io intendevo qualcosa di più serio …” specificò James.

“In che senso più serio?” s’informò Peter.

“Beh” cominciò James avvicinandosi ai tre per non farsi sentire dagli altri “ Sono due giorni che non tocca cibo, l’ho sentita dire di avere spesso nausea e giramenti di testa. Ieri l’ho perfino vista correre in bagno trattenendo a stento il vomito. Per me è incinta!” concluse orgoglioso del suo ragionamento convinto di avere stupito tutti.

Sirius, Remus e Peter restarono qualche secondo in silenzio prima di esplodere in una serie d’offese.

“Ma va a quel paese!”

“James sei peggio di una pettegola!”

Ma il commento di Sirius fu il più tagliente “Lo sai vero che quello che hai detto è fisicamente impossibile?”.

“Perché?”

“Perché per fare un figlio bisogna essere in due e chi vuoi che se la prenda una zucca secca del genere!”.

“Mi pare di ricordar che il primo giorno di scuola non fossi tanto restio ad “intrattenerti” con la zucca secca …” disse Remus.

L’occhiataccia di Sirius valse più di mille insulti.

Poco più in là stavano cenando Amelia, Lily e Turchese. Le ultime due erano intente ad osservare l’amica ingozzarsi di tutto ciò le capitasse a tiro di forchetta.

Dopo il quarto cosciotto di pollo Lily azzardò “Amy, ma ti senti bene?”.

“Certo!” affermò lei con la bocca piena di carne “Perché?”.

“No, nulla. È che di solito non mangi molto ed ora hai fatto fuori due piatti di pasta, quattro pezzi di carne, una quantità smisurata di patate … non è da te”.

“Tranquille ragazze, va tutto bene”.

In verità non andava per niente bene: quella mattina aveva rigettato tre volte e la nausea l’aveva tormentata per tutto il resto del pomeriggio impedendole di toccare cibo.

Ora che il malore pareva essere passato avrebbe addentato anche le gambe del tavolo.

Quel fatto, però, iniziava a preoccuparla: era da quando aveva duellato con Black che puntualmente ogni giorno le saliva quel senso di voltastomaco, che aumentava al pensiero dell’imminente uscita ad Hogsmade. Decise di affogare le sue ansie nel succo di zucca.

“Turchese non è che mi passeresti …” lasciò la frase in sospeso.

Oh no! Ancora …

Si portò una mano alla bocca e sgusciò via dalla panca correndo a più non posso verso la porta, diretta verso il bagno delle ragazze. Ok, c’era decisamente qualcosa che non andava.

 

Quando la sveglia suonò la mattina dopo, Amelia aveva tutto nella mente fuorché l’intenzione di alzarsi. Si era creata un ambiente a parte sotto la sua trapunto rossa, talmente calda e accogliente che non aveva per nulla voglia di scoprirsi nel gelo di fine ottobre.

Si costrinse ad aprire gli occhi per studiare meglio un sistema per rimanere a letto ancora un po’. Sapeva perfettamente che la McGrannit l’aspettava per la punizione, ma il tepore della sua lenzuola si meritava tutta la sfuriata che la prof le avrebbe fatto per il ritardo.

Attraverso le tende però vide l’ombra di una figura seduta sul letto.

Incuriosita si alzò dal letto e sbirciò meglio.

“Turchese !” esclamò “Che ci fai già sveglia?”.

La testa della ragazza scattò dritta e la francesina si voltò agitata mentre nascondeva qualcosa dietro la schiena. Cercò di giustificarsi farfugliando qualche scusa campata per aria.

Amelia la squadrò sospettosa dall’alto al basso.

“Che cosa hai lì?” chiese.

“Nulla” rispose con voce acuta Turchese facendo qualche passo indietro per allontanarsi da Amelia “Nulla d’importante”.

“Non si direbbe da come lo nascondi”.

“Oh no, sai è di Remus e non vuole farlo vedere a nessuno” spiegò.

Amelia capì subito che la sua amica le stava mentendo spudoratamente, ma decise di stare al gioco “D’accordo, allora. Se le cose stanno così”.

Turchese parve per un attimo più sollevata, ma inorridì quando vide Amy lanciarsi sul suo letto, raggiungerla e strapparle con maestria il quaderno dalle mani.

Amy soddisfatta della sua conquista iniziò a sfogliarlo e il suo stupore aumentava sempre più ad ogni pagina.

Erano dei disegni. Dei disegni stupendi: di Hogwarts, dei suoi prati, del campo da Quidditch e poi naturalmente c’erano i Malandrini.

Girò, poi, il quaderno per guardare la copertina; a quel punto non riuscì a trattenere un’esclamazione di incredulità quando lesse a chi appartenevano quegli schizzi.

Sirius Black.

“Turchese … ma questo non è di Remus”.

“Lo so!” piagnucolò lei “Scusa se non te l’ho detto, ma Remus non voleva che ne parlassi con nessuno, anche perché se Sirius sapesse che Rem me l’ha mostrato lo ammazzerebbe”.

Amelia fissò ancora per qualche secondo un ritratto dei quattro.

“Chi l’avrebbe detto che Black avesse questo talento nascosto …” mormorò più a se stessa che alla sua amica.

“Promettimi che non lo dirai ad anima viva!” trillò Turchese.

“Tranquilla, sarò una tomba!” la calmò Amy.

Quando poi Turchese con un sospiro si avviò verso il bagno, Amelia senza farsi notare, aprì il proprio baule e fece accidentalmente cadere l’album di Black.

Non si sa mai; potesse servire.

E con un ghigno furbo sul volto, cominciò a vestirsi.

 

Entrando nell’ufficio della McGrannit, notò con disappunto che la professoressa non era ancora arrivata, ma, in compenso, al suo posto c’era l’essere con cui avrebbe dovuto passare la giornata.

Stravaccato sulla sedia, Black era ancora mezzo addormentato e faticava a tenere su il capo.

Amelia si sedette accanto a lui e posò pesantemente la borsa sulla scrivania di fronte facendo sbattere tutti gli oggetti contenuti contro il legno.

Black si risvegliò dal suo stato di trans e si guardò intorno credendo fosse arrivata la professoressa di trasfigurazione.

“Ah, sei tu” biascicò vedendo Amelia.

Questi gli scoccò un’occhiataccia “Sì, sono io! Chi ti aspettavi?”.

“Jones non  fare la acida già di prima mattina ( era quasi mezzogiorno), pensavo fosse la McFrigida!”.

“No signor Black, la McFrigida è dietro di te” sbottò l’austera insegnante.

Sirius si maledì mentalmente: ma possibile che in quel periodo non gliene andava bene una.

La McFrigida avanzò verso la sua scrivania e squadrandoli con superiorità si sedette.

“Datemi i polsi” ordinò perentoria.

“Prof! Ma è proprio necessario?” la supplicò Sirius sfoderando un sorriso sfavillante nella vana speranza che l’insegnante si sciogliesse un po’.

A rispondere non fu la professoressa, ma Amelia che, certa di ricevere un’ulteriore punizione per colpa del ragazzo, non riuscì a non apostrofarlo con il suo tono tagliente.

“Mi pare evidente, Black, se no non saremo qui”.

“Non parlavo con te, Jones” sibilò a denti stretti Sirius.

“Già è tutta colpa tua se siamo qui! Evita per favore di peggiorare le cose”.

“Ma sentila!” sbottò lui “ Tu la pensi esattamente come me, solo che sei troppo leccaculo per dirlo in faccia ai professori!”.

A quel punto Amelia furente scattò in piedi e puntando il dito contro a Black inveì “Io non sono una leccaculo! Io, al contrario di te, ho un minimo di decenza e so quando devo tacere!”.

Anche Sirius si alzò, sovrastandola per altro di un buon venti centimetri e le puntò a sua volta il dito contro “Sai dove puoi mettertela la tua decenza, per quanto mi riguarda?!”.

“Certo, perché la tua dignità è pari a quella di un verme! E non puntarmi quel dito addosso!”.

“Jones, se potessi ti trasfigurerei in un rospo!!!”.

Entrambi erano vicini a mettersi di nuovo le mani addosso, quando un fiotto di luce blu scaturito dalla bacchetta della McGrannit, andò ad infrangersi contro un vaso mandandolo in mille pezzi. Minerva parlò con voce bassa e ferma mentre gli occhi mandavano dardi infuocati.

“Se vi sento ancora una volta litigare, giuro sulla tomba di mio nonno Osvaldo che vi attacco per i pollici al soffitto dei sotterranei! E ORA DATEMI QUEI MALEDETTI POLSI!”.

I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte: le porsero le mani ed osservarono un paio di manette d’argento materializzarsi attorno ai propri polsi e chiudersi con uno suono metallico.

“Buona fortuna” concluse la McGrannit congedandoli con quello che sembrava un augurio ma che appariva più come una minaccia.

I due Grifondoro uscirono mesti dall’ufficio e appena fuori dalla porta iniziarono a manifestarsi i primi problemi: Sirius infatti tirò dritto e Amelia voltò a destra.

Si ritrovarono un attimo dopo al punto di partenza tirati dalle manette.

Sirius aveva intenzione di passare le ore rimaste prima di andare ad Hogsmade spaparanzato sul divano della Sala Comune, mentre Amelia pensava di impiegare il suo tempo in biblioteca.

Il ragazzo fece il sostenuto per alcuni istanti poi le mostrò il pungo chiuso “Pari”.

Amy stette al gioco.  Dopo aver mosso le braccia e recitato la cantilena, esibirono le loro giocate. Sirius: quattro, Amelia: tre. Il che faceva sette.

La ragazza aveva vinto. E Black fu costretto a seguirla verso il regno di Madama Pince.

 

In sette anni Lily non avrebbe scommesso uno zellino che un giorno si sarebbe trovata in quella situazione: ad Hogsmade, più precisamente ai Tre Manici di Scopa, con un James Potter estremamente gaio e sorridente, seduto davanti a lei.

Da quando erano entrati nel locale, tutti non facevano che guardarli, additarli e sussurrarsi a vicenda pettegolezzi inventati sul momento.

Lily non aveva mai apprezzato stare al centro dell’attenzione, a differenza dell’individuo accomodato dall’altra parte del tavolo, ma non s’innervosì per quello, era irritata per ben altro.

Poteva già immaginare le conversazioni delle persone che affollavano la locanda: finalmente James Potter, dopo anni di pene, era riuscito ad ottenere un appuntamento dalla Evans.

Il fulcro della questione stava nel fatto che Lily non aveva accettato di uscire con Potter.

No. Lily Evans era stata costretta ad uscire con Potter.

Avrebbe voluto alzarsi in piedi e urlarlo ai quattro venti, per mettere ben in chiaro lo stato delle cose. Perché Lily Evans NON voleva, ma era stata costretta ad uscire con Potter.

Perché quella stupida della sua amica si era beccata una punizione con Black.

Perché Turchese era scomparsa con Remus per fare le loro smancerie da piccioncini.

Perché Peter Minus si era dileguato con una scusa inverosimile, dopo che Potter gli aveva lanciato uno sguardo eloquente affinché lo lasciasse solo con lei.

Dunque appurato che Lily Evans era stata costretta ad uscire con Potter, quel pomeriggio proseguì prendendo una piega del tutto inaspettata.

James aveva tentato di farla ridere con alcune delle sue battute, ma notando che lei rimaneva impassibile con uno sguardo truce, decise di cambiare approccio.

C’era un dubbio che gli ronzava nella testa da qualche giorno e chi meglio di Lily Evans poteva soddisfare la sua sete di sapere ( o meglio di curiosità)?

“Evans posso chiederti una cosa?”.

“No, Potter: non uscirò mai più con te, quindi levatelo dalla testa!”.

“Non era quella la domanda”.

Lily mosse la mano svogliatamente invitandolo a continuare.

“La Jones …”

Amelia

“Amelia” ripeté pazientemente James “Sta bene? Insomma mi pare un po’ strana, no?”.

“E’ per colpa del tuo amichetto, la sta facendo diventare matta quel Black”.

Sirius” la corresse come lei aveva fatto poco prima.

“Sirius”.

“Comunque io ho una teoria e tu sei l’unica che me la può confermare”.

“Avanti, sentiamo” sbuffò Lily ormai rassegnata.

“Non potrebbe essere incinta?”.

Passarono alcuni minuti prima che la giovane esplodesse letteralmente in una fragorosa risata; stessa identica reazione avuta dai Malandrini.

Lily dovette tenersi una mano sulla pancia e picchiare l’altra sul tavolo per smettere di ridere; Potter questa volta era veramente impazzito!

“Pensaci bene Lily. Ha sempre la nausea, non magia nulla e poi improvvisamente ha delle strane voglie. Io non credo sia così impossibile come sostenete tutti” disse imbronciato.

Lily sorvolò sul fatto che aveva sentito una strana sensazione quando l’aveva chiamata per nome e riprese subito la parola “Amy non ha un ragazzo”.

“Non serve necessariamente un ragazzo ufficiale per fare …” osservò con fare saggio lui.

La Grifondoro lo interruppe all’istante “Ti assicuro che non è quel genere di ragazza”.

“Pensala come vuoi. I sintomi ci sono tutti però”.

“Si chiama influenza intestinale, Potter” gli ricordò lei.

“Se è una semplice influenza intestinale, perché non va da Madama Chips a farsela curare?”.

Lily fece per replicare ma le mancarono le parole. Restò sovrappensiero. Domanda molto acuta: perché non era andata in infermeria, quando lei stessa glielo aveva suggerito così tante volte?

“No, assolutamente no” ribadì lei poco convinta di quello che stava affermando.

“Non ne sei più così sicura” s’insinuò James.

Lily tacque.

“Se ti può consolare Sirius dice che non la mia teoria non sta né in cielo né in terra; secondo lui nessuno vorrebbe una tipa come la tua amica. Forse solo Mocciosus”.

“Severus!” esclamò Lily allargando gli occhi e nascondendosi in parte sotto il tavolo.

“Basta con questa storia dei nomi! Mi rifiuto di chiamare quell’ammasso di capelli unti per n …”

“Non hai capito niente, idiota!” berciò Lily “E’ appena entrato Sev”.

James si voltò e vide che effettivamente Piton aveva fatto il suo sgradito ingresso nel locale con un paio di amici.

“Perché ti nascondi?” domandò James notando lo strano comportamento di Lily.

“Non voglio che mi veda con te; sono stufa di sorbirmi le sue stupide ramanzine sul fatto che sto sempre incollata a te!”.

“Una parola e lo attacco al lampadario” si offrì James.

“No, sta’ buono!” gli intimò Lily afferrandolo per un braccio e costringendolo a risedersi.

“Si può sapere perché lo odi tanto?” gli chiese.

“Perché è tuo amico, perché tu lo difendi anche quando ha torto, perché ha la tua fiducia e trova sempre un modo per tradirla ma tu lo perdoni lo stesso, eppure non ha ancora capito che meravigliosa creatura sei” lo confessò con una sincerità che sconvolse Lily.

James Potter sapeva essere così amabile e lei non se n’era mai accorta?

“Allora Evans” ghignò James mentre uscivano dai Tre Manici di Scopa  “Davvero stai sempre incollata a me?”.

La ragazza gli tirò una gomitata nelle costole ridacchiando e arrossendo lievemente.

Dovette ammettere che senza quella sua aria da arrogante, James Potter fosse una piacevole compagnia. D’altronde se aveva accettato di uscire con lui, doveva pur avere qualche qualità nascosta.

No Lily  si disse Tu non hai accettato proprio un bel niente.

Tu sei stata costretta ad uscirci assieme.

Considerò che fosse il caso di ripeterselo più volte.

 

Faceva in freddo barbino quel giorno. Per le vie di Hogsmade non c’era anima viva, erano tutti rintanati nei negozi e nei Pub per cercare un po’ di calore.

Sirius e Amelia dopo essere andati da Zonko (o meglio dopo che il ragazzo l’aveva portata a forza da Zonko) aveva deciso di comune accordo di bere qualcosa ai Tre Manici di Scopa. Aprirono la porta del locale e constatarono che metà Hogwarts aveva avuto la loro stessa idea. Così, imbacuccati fino al naso nei loro cappotti, si diressero verso la Testa di Porco. Amelia pensava di morire dal freddo: le manette tintinnavano al suo polso e il metallo gelato continuava a sbatterle sulla pelle senza che lei potesse coprirla con la lana del guanto.

Le venne quasi da piangere quando vide che anche la Testa di Porco era intasata di gente.

Sirius al suo fianco tirò le manette e la costrinse ad uscire sebbene lei si fosse attaccata con l’altra mano allo stipite della porta ben decisa a godere ancora un po’ di quel dolce caldo.

Infine fu proprio Amelia a trascinare il Grifondoro da Madama Piediburro.

“No!” si era impuntato lui “Non ci vengo in quel posto per coppiette”.

“O sì che ci vieni. Per quanto me ne importa tu puoi anche stare qui a crepare di freddo, ma io non ne ho nessuno intenzione e dato che non possiamo separarci …” ed alzò il braccio ammanettato con un sorrisino forzato.

“Non mi va che pensino che mi sono messo ad uscire con te”  sibilò lui

“O allora siamo a cavallo! Nessuno penserà che una ragazza dalla spiccata intelligenza come me possa uscire con un imbecille come te” e chiuse il discorso mentre Sirius grugniva contrariato.

La sala da tè era accogliente e interamente di legno, cosa che donava ad Amelia una sensazione di calore inspiegabile. Sentì che la punta del naso piano, piano le si scongelava.

Presero posto ad un tavolo vicino al fuoco, uno dei pochi ancora liberi.

“Che vergogna” borbottò Sirius mentre con un colpo di bacchetta faceva scomparire e riapparire sullo schienale della sedia il suo cappotto ( unico modo per toglierselo dato le manette) “Mi ero ripromesso di non mettere mai piedi qui dentro”.

Non fece in tempo a finire la frase che una donna un po’ in carne, con uno chignon nero e un grembiulone, si avvicinò sorridendo “Sirius che piacere rivederti!”

 “Hai portato una nuova ragazza!” squittì la donna “Ma che bella! Hai fatto un’ottima scelta ‘sta volta, sai?” si congratulò.

Sirius impacciato stava per chiarire che loro due non erano insieme, ma Amelia, ben decisa a mettere il ragazzo in una situazione molto imbarazzante, ricambiò il sorriso “Beh devo ammettere che sono la migliore cha abbia mai scelto” cinguettò.

Lui le tirò un calcio da sotto il tavolo.

“Bene ragazzi cosa vi porto?”.

“Un tè” ordinò Amy “Caldo, no caldissimo … anzi bollente!”.

“Io un caffè … forte, molto forte” precisò dovendo sopportare la Jones.

Madama Piediburro annotò le ordinazioni e se ne andò passando a fatica tra i tavoli.  

Amelia assunse un’espressione torva. Perché Black in quel posto sembrava di casa?

Meno male che non ci era mai venuto!

“Ci sono venuto un paio di volte, con delle ragazze” spiegò  intuendo i pensieri della giovane.

Amelia si ritrasse un pelo. Che Black le avesse letto nel pensiero come le aveva fatto credere alla lezione della Zacharias? Ma no, era un scherzo.

Non essendone però tanto convinta, preferì comportarsi da indifferente per vedere la sua reazione “Non ti ho chiesto niente”.

“Di solito voi adorate questi posticini romantici”.

“Continuo a non averti chiesto nulla e stai attento a come usi quel voi , io non sono una delle tue ragazze”.

Ma Sirius era partito con uno dei suoi soliloqui senza prestare attenzione ad Amy.

“Madama Piediburro s’illude sempre che io mi sistemi … tu sei un’altra delle sue speranze”.

“Allora rimarrà molto delusa, perché io non sono la tua ragazza!” trillò con voce stridula.

“Nessuna lo è mai stata e tu non fai la differenza”.

“Forse perché io NON SONO LA TUA RAGAZZA?” ‘sta volta il tono si era alzato notevolmente.

“Già non lo sei …” concordò Sirius guardando il pavimento.

Amelia colse questo improvviso cambiamento d’umore ma non scoprì a cosa fosse dovuto, poiché Madama Piediburro aveva portato le bevande.

“Sembrate una coppia molto legata” commentò.

“Oserei dire incatenata” ironizzò Amelia. Black diede uno strattone alle manette sotto il tavolo intimandole di tacere.

“Sono tre galeoni e quattro falci” disse la donna voltandosi per servire gli altri.

Sirius estrasse dalla tasca e posò alcune monete sul legno, poi accorgendosi che la ragazza stava versando il suo tè nella tazza chiese “Tu non metti la tua parte?”.

Amelia alzò gli occhi dalla teiera e sollevò un sopracciglio “Voi far pagare una signora? È così che ti comporti quando porti fuori una ragazza?”.

“Io e te non abbiamo un appuntamento” precisò lui.

“Ma dato che mi hai paragonato così tanto ad una delle tue ragazze, trattami come tale!”.

Con riluttanza Sirius gliela diede vinta e lasciò cadere un altro paio di monete, poi buttò il suo caffè giù d’un sol colpo mentre Amelia, soddisfatta come non mai, sorseggiava tranquillamente il tè. Dolce vendetta.

Il resto del pomeriggio lo passarono in silenzio o a punzecchiarsi, con una curiosissima Madama Piediburro che li spiava da dietro il bancone tra le varie teiere da collezione.

Il pendolo suonò le cinque quando Amelia, arcistufa delle ochette che da un bel pezzo avevano staccato gli occhi dai loro partner per posarli su Black, obbligò il ragazzo a tornare a scuola.

Per raggiungere l’uscita, dovettero attraversare l’intero locale passando accanto ad ogni giovane in adorazione. Ad Amy non sfuggì neanche un sussurro su Black; su quanto gli stesse bene quel cappotto grigio, su come gli risaltassero gli occhi blu in contrasto con la chioma scura, su come la sua bellezza trascurata lasciasse senza fiato.

Ciò che la infastidì oltre ogni misura non furono tali commenti, bensì il fatto che si trovasse pienamente d’accordo con quelle ragazze.

Procedettero sulla via innevata, spintonandosi e facendo sgambetti a vicenda, rischiando più di una volta do compromettere il precario equilibrio dovuto alla strada ghiacciata.

Lungo il tragitto si stagliava sulla sinistra, parzialmente nascosta da alcuni pini la Stamberga Strillante, la casa più infestata d’Inghilterra.

Sirius si fermò ad osservarla e senza pensarci si lasciò sfuggire “Che strana, non l’avevo mai vista da fuori”.

“Be’, di sicuro non l’hai vista dentro” affermò Amelia.

“No … ovvio” mentì lui cercando di rimediare a quella gaffe. Amelia non doveva certo scoprire che una volta al mese lui e i suoi amici se ne andavano per Hogsmade in compagnia di un Lupo Mannaro. Ufficialmente la Stamberga era off-limits anche per i Malandrini.

Poi dalle stesse parole della ragazza trasse un’idea geniale. Perché non spaventarla un po’?

“Jones, perché non andiamo a visitarla?” propose muovendo qualche passo verso lo steccato.

“Forse perché è chiusa?” rispose con sarcasmo lei.

“Non sarà così difficile aprire i sigilli” e lentamente avanzava trascinandosi dietro un’Amelia decisamente titubante.

“Ma-a è la casa più stregata del paese” balbettò.

“Hai paura?” la canzonò.

Bastarono quelle due paroline per convincere Amy ad entrare. Dimostrare a Black di essere una fifona. Tsk! Neanche morta!

Poggiò le mani sulla staccionata e un piede per darsi lo slancio, ma la voce di qualcuno la fermò.

“Cosa stai facendo?”.

Amelia si voltò verso Lily e James di ritorno al castello. Era stata l’amica a parlare ma quello più infuriato sembrava Potter.

“Felpato sei impazzito? Non puoi farle fare certe cose nelle sue condizioni!”.

“Per Merlino, James! Ancora con questa storia?!” replicò Sirius.

“Nelle mie condizioni? Di cosa stai parlando Potter?” s’incuriosì Amy.

“Del fatto che sei evidentemente incinta!” l’aveva detto come se avesse appena annunciato che era pronta la cena.

“COSA?” urlò Amelia ma non poté aggiungere nient’altro, poiché un dolore alla pancia la costrinse a trattenere il fiato.

Lily si avvicinò preoccupata cominciando a credere che l’ipotesi avanzata da Potter fosse vera.

“E’ il bambino?” ne uscì James.

“Ma quale bambino!” riuscì a dire la Jones prima che un’altra fitta la facesse piegare in due, forzando anche Sirius a flettersi, tirato dalle manette.

“Vedete che avevo ragione! È incinta”.

“Non sono incin …” non terminò la frase. Si accasciò sulla neve.

 

Si risvegliò in un letto caldo e confortevole. Realizzò subito di essere in infermeria.

Si guardò un po’ intorno ancora stordita. Solo dopo qualche minuto notò che accanto a lei, addormentato sulla sedia, c’era Sirius Black.

“Dovresti ringraziarlo, sai?” le consigliò una voce.

Madama Chips se ne stava in piedi davanti al suo letto. Le posò una mano sulla fronte.

“Bene, bene” commentò “Ti è passata la febbre. Hai rischiato grosso, non mi capitava da tanto un caso di appendicite magica”.

“Appendicite magica?”.

“Be’, sì, è decisamente più dolorosa di quella normale;cosa credevi di avere, cara?”.

Lo chieda a Potter.

“Madama, perché dovrei ringraziarlo?” disse indicando con la testa Sirius.

“Senza di lui non te la saresti cavata così facilmente: ti ha portato qui in braccio con una mano sola, dato che l’altra era impedita dalle m … ehm” si affrettò a cambiare discorso dopo che la ragazza le lanciò un’occhiataccia alla parola manette “E ha dormito qui tutta la notte”.

L’attenzione di Amelia fu di nuovo catturata da Sirius Black che aveva appena grugnito nel sonno: si era incastrato su quella sedia in una posizione che appariva davvero scomoda.

Nonostante ciò, dormiva tranquillo, il volto rilassato e il respiro regolare. Non era una compagnia così male, dopotutto; almeno finché se ne stava zitto.

“Amy, ti stai bene?” s’informò Lily entrando nella stanza seguita da James Potter che controllava se Madama Chips fosse nei paraggi. Probabilmente era tornata a dormire dato che era ancora mattina presto.

“Sì, ora sì” rispose distogliendo lo sguardo da Black.

“Dunque Jones” esclamò James “Sarà maschio o femmina?” scherzò.

“Non aspetto nessun bambino, Potter! Era solo un caso di appendicite magica”.

“Meno male che doveva essere incinta, eh Ramoso?” biascicò Sirius sbadigliando e stiracchiandosi, svegliato dalle voci dei due.

Lily tirò una sberla sul collo di James concordando in pieno con Black; come aveva potuto pensare che Amelia aspettasse un bambino?? E lei che quasi gli aveva dato retta!

“Vedo che non hai più quella faccia cadaverica” commentò Black con il suo solito tatto. 

Amelia avrebbe tanto voluto mandarlo a quel paese, ma Madama Chips irruppe nella stanza strillando che la sua paziente aveva bisogno di riposo e cacciandoli fuori.

“Se la McGrannit sapesse non siete nel vostro dormitorio a quest’ora …” borbottò mentre si ritirava nella sua stanza e gli altri si allontanavano dall’infermeria.

L’ultimo ad uscire fu Sirius. Amelia ripensò a quello che aveva appena saputo. Di slancio richiamò il ragazzo che si voltò stupito.

“Mi hai portato fino a scuola…” incominciò Amy.

“Non che avessi molta scelta: eri legata a me” tentò di giustificarsi lui un po’ impacciato capendo dove la ragazza voleva andare a parare.

“ … e sei stato qua a dormire” continuò lei.

“Solo perché me l’ha chiesto la McFrigida”.

“Grazie” disse prima che il Grifondoro potesse tirare in ballo qualche altra scusa.

Se è possibile gli occhi di Sirius si allargarono fino a raggiungere le dimensioni del Boccino d’Oro. Non si aspettava che Amelia lo avrebbe detto davvero. Si spettinò i capelli disorientato.

“Di niente” mormorò sparendo oltre la porta.

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sissi Bennett