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Autore: Tati Saetre    02/10/2009    18 recensioni
Bella è un affermato medico, che lavora al Western Eye Hospital di Londra. Ogni giorno affronta malati, operazioni, e casi davvero strani. Ma nel Western Eye Hospital Bella troverà anche l'amore, che cercherà di negare con tutta se stessa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come sono arrivata fin qui? Non lo so neanche io, anche perchè sto cercando di risistemare i capitoli delle altre FanFiction. Come avrete letto in 'Una ragione per vivere' le ho perse tutte. Ce la sto mettendo tutta, ed ecco a voi l'ultimo capitolo. Ci sarà l'epilogo e poi FINE.


Sedicesimo Capitolo


Venerdì 10 Settembre,  ore 12.45
«Dimmi che sta bene» supplicò Rose, con le lacrime agli occhi, catapultandosi dinnanzi a Edward.
Lui continuava a rigirarsi le mani, non sapeva cosa dire, era in difficoltà.
Poi prese un bel respiro: «Non sta bene, ma neanche male. E' in coma».
Con quella sola frase si era tolto un peso enorme, e lo sentivo.
Cercò il mio sguardo, che io non gli negai.
I suoi occhi erano lucidi - segno che qualche lacrima l'aveva versata anche lui -.
E come potevo non compatirlo? Tutti e due eravamo a conoscenza della verità, ma non potevamo parlare, dire una sola parola.
Sicuramente anche Jasper era a conoscenza delle condizioni di Emmett, l'aveno detto appena era arrivato all'ospedale 'tumore ai polmoni'.
Rose versò qualche lacrima, mentre entrava in silenzio verso la camera 112, seguita da Alice e Jasper.
Io non volevo entrare.
O forse non dovevo entrare.
Nella mia testa ronzava sempre una sola domanda: cosa c'entro io con tutto questo? Però dovevo tenerla dentro di me.
Se l'avessi esternata Edward avrebbe trovato milioni di cause, per cui io c'entravo benissimo in tutto quello.
Già aveva rischiato una volta perdendomi, non potevo compiere di nuovo lo stesso errore.
Mi si avvicinò piano, e mi abbracciò.
Rimasi stupita, quanto sorpresa.
Non era la prima volta che mi abbracciava, ma questa volta era diverso.
Pieno di sentimenti, quasi risentito.
Non era un abbraccio per dimostrarmi quanto mi amava, era un abbraccio per sapere che qualcuno c'è, vicino a te.
Ricambiai la stretta - quasi stritolatrice -, ed appoggiai la testa sulla sua spalla.
Non so per quanto tempo rimanemmo così, ma quando sentii delle lacrime scendere per la mia schiena decisi di staccarmi, per guardarlo negli occhi.
Non l'avevo mai visto piangere.
E questa era la prova che ci teneva davvero al suo amico.
Presi il suo viso fra le mani, e gli asciugai quelle poche lacrime che gli erano rimaste, per poi lasciargli un bacio a fior di labbra.
«Vado da Emmett», disse, mentre annuivo.

Qualche ora dopo ...

Fare il medico è sempre stata la mia passione, fin da quando ero bambina.
Mio nonno esercitava la mia stessa professione, ed io - ogni volta che ne avevo tempo - andavo a trovarlo sul posto di lavoro.
Certe volte mi incaricava come sua 'aiutante', dovevo passargli garza e fasce ed il materiale necessario.
Diciamo che l'ospedale è stato la mia seconda casa.
Le quattro mura che ti circondano, bianche e blu, o certe volte bianche e giallastre.
Quelle del Western Eye Hospital sono bianche e blu chiaro.
L'atrio, gli uffici, il mio studio e le stanze.
Ho imparato ad amare questi colori spenti, qualche volta anche tristi, ma ora era tremendamente difficile.
Non mi ero mai fatta problemi ad entrare in un reparto, in una sala operatoria, a trovare un paziente che aveva bisogno di aiuto o solo di parlare.
Ma ora non volevo entrare.
Odiavo quell'ospedale, odiavo quelle stanze tristi.
Odiavo tutto, perchè stavo andando da Emmett.
Rosalie era stata attaccata ad Emmett per più di due ore, finchè Alice e Edward non la costrinsero ad uscire, non poteva rimanere ancora.
Jasper invece era entrato per pochi minuti ... poi era subito uscito.
L'espressione nel suo viso era serena, oserei dire quasi felice. Ma forse era tutto frutto della mia immaginazione.
Alice invece appena uscita aveva detto che Emmett si sarebbe svegliato, nell'arco della giornata. Ne era pienamente sicura, e determinata.
Non l'avevo mai vista così. Forse diceva queste cose per convincere Rosalie, o per autoconvincere proprio se stessa.
Ora erano tutti nel bar, ed io ne avevo approfittato per entrare.
Mi sembrava strano, ed ora - ai miei occhi - quell'ospedale era macabro.
Feci leva sulla maniglia, ed entrai in punta di piedi, come per paura di svegliarlo. Si, perchè dormiva. Alice continuava a ripeterlo: Emmett dorme, sta soltanto riposando.
Presi la sedia che era in un angolo, accanto alla finestra e l'avvicinai al capezzale di Emmett. Mi ero preparata una raffica di parole, mille lacrime da versare, ma non facevo altro che fissarlo.
Senza dire una parola. Presi le sue mani fra le mie, e le strinsi forte.
Forse poteva sentirmi, doveva sentirmi.
«Emmett ...», sussurrai, con la voce strozzata dal pianto. Si, le lacrime avevano cominciato ad uscire, senza fermarsi. Ed era bastata soltanto una parola.
Strinsi spasmodicamente le sue mani, non avevo la forza, non potevo farlo.
Stavo per alzarmi, quando la porta si aprì, rivelando la figura minuta di Alice.
«Sei qui», disse sottovoce, mentre si avvicinava. Io ero rimasta nella stessa posizione: schiena dritta, lacrime che non cessavano di scendere e le mani strette fra quelle di Emmett. «Ti cercavamo», finì, mettendo una mano sulla mia spalla, come per confortarmi. Ma non c'era proprio niente da fare, io lì, mi sentivo sempre più estranea. «Bella si riprenderà», disse decisa.
Mi girai di scatto, fissando Alice, anche se con la vista appannata.
«Si riprenderà? Ma l'hai visto Alice? E' morto!» Quasi urlai. Non volevo prendermela con lei, anzi, era l'ultima cosa che volevo fare.
Non volevo dare Emmett per morto, anche perchè era 'vivo'.
Fissavo Alice, e sentii il mignolo muoversi.
Non ero stata io.
Non avevo mosso un dito.
E da solo - di certo - non poteva essersi mosso.
Mi girai di scatto verso Emmett, ma era immobile proprio come prima.
Presi un bel respiro, scacciando le ultime lacrime.
«Ma morta ci sarai te», sussurrò con la poca voce che aveva, come se avesse dormito un'eternità.
Alice cadde con le ginocchia per terra, io incrociai gli con quelli marrone chiaro di Emmett. Erano aperti. Mi fissavano. Aveva parlato.
Sempre il solito Emmett.

Lunedì 13 Settembre, ore 18.08

«Mi dici dove andiamo?» chiesi per l'ennesima volta. Era il giorno del mio ventiduesimo compleanno.
E non volevo festeggiarlo.
Odiavo le feste, odiavo invecchiare.
Sembravo una vecchia babbuina, mentre Edward al mio fianco era un fotomodello.
Il mio fotomodello.
«Andiamo a cena dai miei», ripetè lui. Da quando eravamo partiti da casa non avevo fatto altro che farlgi quella domanda, e lui continuava a rispondere allo stesso modo.
«Ma non inventare balle! Lo sai che non sei capace!» Sbraitai, mi stavo davvero arrabbiando.
Lui mi fissò, sorridendo sotto i baffi.
Ecco: mi stava prendendo in giro.
«Amore ... che c'è che non va? Non vuoi andare dai miei?» Domandò, facendo gli occhioni da cucciolo.
Cavolo, sapeva che amavo quella facceta.
«No, andiamo», sussurrai, sbuffando.
Avevo ceduto, un'altra volta.

«Sorpresa!» Urlò un coro di voci, appena varcata la soglia di casa Cullen.
Come avevo fatto a non pensarci? Una festa a sorpresa!
Con una cognatina come Alice, dovevo sospettarlo sin dal principio.
Fissai tutti i presenti, scocciata ... o forse scioccata.
Rosalie con Emmett - in fase di riabilitazione, su una sedia a rotelle -, Alice e Jasper, Esme e Carlisle, Angela e Jessica ... ma mi soffermai su delle figure che erano quasi nascoste: Tanya Denali e suo padre.
Mentre tutti si avvicinavano per farmi gli auguri, trovai due secondi per parlare con Edward.
«Cosa ci fanno loro qua?» Sussurrai, cercando si non farmi sentire.
«Volevo ufficializzare la cosa in pubblico», disse risoluto.
«Eh?» Chiesi spaesata, proprio non capivo di cosa stesse parlando, finchè non si inginocchiò dinnanzi a me. Un'altra volta. Per la seconda volta.
Il silenziò calò nella sala.
«Isabella Maria Swan ... vuoi sposarmi?» Domandò, con una luce negli occhi.
Ero lì per dirgli di no, quando un 'si' sussurrato a fior di labbra mi intrappolò.
Nella mia nuova vita.




Si può andare in coma per un tumore? Si.
Le persone si svegliano dopo così poco tempo? Non lo so, non sono un medico.
Isabella ha detto di si a Edward? Si!
E' veramente finita? Manca l'epilogo. E non dico purtroppo, perchè questa è stata una delle poche FanFiction che mi è entrata dentro davvero.
Scrivere su questi personaggi è sempre bello e rilassante.
E' stata di vostro gradimento questa Fic? Non lo so, la risposta sta a voi.
Grazie di cuore.


Le mie FanFiction:
In Corso:
Una ragione per vivere(Twilight)
Western Eye Hospital(Twilight)
Isabella. The Return.(Twilight)
Concluse:
Isabella.(Twilight)
La vita, in un soffio.(Twilight)
Come What May(Twilight)
La Controfigura(Kristen Stewart, Robert Pattinson)
   
 
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