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Autore: LadyMorgan    06/10/2009    11 recensioni
Alcuni flash sui più conclamati scherzi dei Malandrini, ideati insieme a mia sorella Gattina_, a cui questa shot è dedicata.
***Buon compleanno, cucciolo!***
«… era la nostra stessa pace» concluse James gongolante. «Mi ci gioco la mia Freccia d’Argento che ha passato tutta l’ora a chiedersi a che gioco giocassimo e dove volessimo andare a parare.»
Remus e Peter li guardarono a bocca aperta.
«Cioè voi… voi non avete fatto niente per… per tenerla sulle spine?» chiese alla fine Peter guardandoli alternativamente.
Due abbaglianti sorrisi furono la sua risposta.
Remus spalancò gli occhi, fece per dire qualcosa, poi fu costretto ad ammettere a voce bassissima: «Voi due siete davvero, perversamente geniali…»
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Deficienti si nasce'
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Cosa Non Si Può Trovare Spulciando Nella Sala Archivi…

Anno: 1971

Punizione a: James Potter, Sirius Black e Peter Minus

Causale: disturbo di una lezione

Pena: scrivere alla lavagna cinquecento volte “C’è un motivo per cui in testa ho un cervello e non un buco”

 

Era come sempre immersa in un silenzio sonnacchioso l’aula di Storia della Magia di quell’afoso pomeriggio di maggio. La maggior parte degli studenti sembrava in preda alla pennichella pomeridiana, senza curarsi di quali fossero i danni causati dallo scisma della Confederazione degli Stregoni del 1042.

Parecchio lontano dalla cattedra, un ragazzo dal viso rotondo sembrava sul punto di cominciare a ronfare. Solo nella prima fila due studenti, vincendo caparbiamente la pesantezza delle palpebre, riuscivano ancora a prendere gli appunti.

Non mancava molto alla fine della lezione quando un ragazzino dalle ultime file si alzò in piedi e sbraitò, facendo sobbalzare tutti gli studenti: «È inaccettabile tutta questa rilassatezza e lascività!»

Un secondo ragazzo, seduto accanto al primo, si alzò in piedi tanto in fretta da rischiare di far cadere gli occhiali e scattò sull’attenti. «Sissignore! Ha ragione, signore!»

«Non avevo forse espressamente ordinato ordine e disciplina?!» sputò quell’altro cominciando a muoversi intorno al secondo con le mani incrociate dietro la schiena.

«Sissignore! Mi dispiace, signore!»

«Del tuo dispiacere mi faccio un accidenti! Avevo dato un ordine e tu non l’hai eseguito!»

«Chiedo scusa signore!»

«E ora sulla coffa, a cercare i nostri lidi!»

«Sissignore! Farò del mio meglio, signore!»

Mentre il secondo ragazzo si arrampicava sul banco e si portava una mano agli occhi come per ripararli dal sole, il resto della classe non poteva fare altro che restare a guardarli a dir poco annichiliti. Perfino il vecchio professor Rüf aveva interrotto la sua lettura e stava guardando a bocca aperta quei due ragazzi che osavano disturbare la sua lezione.

Frattanto quello moro dagli occhi grigi si era avvicinato ad un ragazzino piccolo e mingherlino seduto alla sua sinistra e lo stava guardando furibondo.

«E tu, mozzo! Cosa ci fai ancora fermo?! Questa nave è un porcile! Vorrei sapere cos’ha fatto per ridursi in questo stato miserevole!»

Il ragazzino tremava appena, ma il gesto con cui scattò sull’attenti era perfettamente bilanciato.

«Avevo ordinato pulizia. Pulizia, capisci, mozzo?»

«Sissignore! Mi dispiace, signore!»

Qualunque altra recriminazione in arrivo venne interrotta dal ragazzo con gli occhiali che, dopo aver aguzzato la vista si mise ad urlare: «Capitano! Capitano! TERRAAAAAAA!»

L’altro lo guardò. «Terra? Terra?! Evviva! Siamo salvi!»

Dimentico degli screzi di poco prima, prese sottobraccio il “mozzo” Minus e iniziò a ballare una danza della vittoria.

«Scherzavo.»

La danza si interruppe bruscamente.

«Ma come scherzavi?» iniziò Minus prima che il capitano Black saltasse su con la bava alla bocca urlando: «Bastardo! Infame! Vieni giù, traditore fedifrago, che ti strappo le viscere!»

«Capitano! Capitano! TERRAAAAAA!»

«No, no…» rispose Minus scuotendo saggiamente la testa.

«TERRA!» ripeté la vedetta Potter.

«Non ci caschiamo questa volta, ma che siamo scemi?» gli rispose con disprezzo capitan Black.

«Stavolta è vero!» rispose eccitatissimo vedetta-Potter.

E in quel preciso istante suonò la campanella, mettendo le ali ai piedi agli attori di quell’assurda scenetta, tanto inconsueta e tanto pazzesca che nessuno era riuscito a proferir verbo prima della sua conclusione.

Solo un ragazzo, una volta fuori, osò andargli incontro per stroncare sul nascere le loro pazze risate. «Ma siete completamente andati fuori di testa? Cosa vi è saltato in mente?»

«Andiamo, Rem» rispose James Potter, tenendosi la pancia per il gran ridere. «In fondo senza di te non ci saremmo mai riusciti!»

«Già» confermò Sirius Black cercando con scarso successo di articolare le parole. «Sei tu che ci hai parlato di Cristoforo Colombo… e poi abbiamo dato una dimostrazione di storia, il prof dovrebbe essercene grato… hai visto come erano tutti attenti?»

 

 

Anno: 1972

Punizione a: James Potter, Sirius Black, Remus Lupin e Peter Minus

Causale: scherzo di cattivo gusto al custode

Pena: pulitura dei bagni del secondo piano senza magia

 

«Io odio le acciughe» dichiarò Remus Lupin guardando con disgusto il piatto della cena.

Di fronte a lui, Peter Minus si stava abboffando di quelle stesse ignobili acciughe tanto deprecate. «Pefché?» chiese cercando di ingoiare.

«Oh, basta vederle!» esclamò lui sollevando con disgusto la forchetta, a cui era infilzato l’innocentissimo pesce. «Insomma, sono piccole, piene di spine, con un sapore disgustoso ed un odore anche peggio!»

Alla sua sinistra, James Potter rischiò di strozzarsi nel succo di zucca. «C-cosa hai detto?» chiese riemergendo dopo essere riuscito a prendere fiato.

«Ho detto che sono piccole, piene di spine, con un sapore disgustoso…»

«No, no, la parte finale!»

«Eh?» chiese Remus perplesso. «Ho detto che hanno un odore anche peggio…»

«Eccolo!» esclamò James tanto forte che mezza tavolata si voltò verso di lui. Fece un gran sorriso ed alzò i pollici per tranquillizzarli e poi si chinò verso il ragazzo di fronte a lui. «Puzzano, Sir, puzzano!»

«Sì, Jamie, ne sono consapevole» rispose lui con gli occhi che cominciavano a brillare ma fingendo indifferenza.

«Non pensi anche tu che il nostro Rem sia geniale?»

«Geniale davvero» annuì l’altro. «Ma credo sia perfezionabile… Remus, dammi quelle acciughe!»

Il ragazzo lo guardò perplesso. «Cosa? Vorresti mangiarle tu? Credevo che neanche voi ne foste così pazzi…»

«Ma cosa hai capito, testa di rapa!» rispose Potter appellando silenziosamente uno dei barattoli di sottaceti presenti sul tavolo e svuotandolo velocemente degli stessi. «Passami le acciughe, su! Dobbiamo riempire tutto il barattolo…»

 

«Sirius, non mi sembra affatto una buona idea…»

«Zitto, Remus! Mi deconcentri…»

Due ragazzi erano acquattati nell’ombra di un’armatura osservando con attenzione la porta alla loro sinistra.

«Allora, James e Peter dovrebbero entrare in azione più o meno… ora» calcolò Sirius guardando l’orologio.

Neanche ad annunciarlo, da sopra si sentì un boato e il fragore di qualcosa che crolla. Come spinta da una molla, la porta si aprì e ne emerse un furibondo custode. «Non ci posso credere» stava borbottando. «Non ci posso credere! Ah, ma se ne hanno combinata un’altra delle loro, politica della scuola o no…»

Si allontanò sempre di più seguito dalla sua fida gatta, Mrs Purr.

«Non è che ci voglia proprio bene, vero?» commentò Sirius quando fu fuori dalla portata di voce.

«Prova a chiederti il perché» ribatté Remus uscendo dal suo nascondiglio.

«Oh, be’, non ha importanza» rispose l’altro lisciandosi la divisa. «Gli stiamo per lasciare un nostro ricordino omaggio…»

Silenziosamente, i due entrarono nell’ufficio del custode. «Bel posticino» fu il primo commento dell’Erede dei Black guardandosi attorno. La stanza era completamente spoglia e priva di finestre, con solo una scrivania scura al centro e alcune catene appese alle pareti. «Be’, se vuoi la mia Silente potrebbe anche dargli un aumento…»

«Stai zitto. Stai zitto!»

«Oh, siamo un po’ nervosi, Remusuccio?» lo canzonò Sirius. Poi d’un tratto assunse un’aria professionale. «Vuoi avere tu l’onore?» chiese prendendo da una delle capaci tasche Il Barattolo.

L’altro lo soppesò con lo sguardo un paio di secondi e poi scosse il capo.

«Oh, be’, come vuoi» acconsentì lui aprendolo dopo averlo messo a debita distanza.

Un odore nauseabondo si diffuse per la stanza.

«Oh, cielo, Sirius, quanto puzza!» esclamò Remus tappandosi il naso con sguardo schifato.

«Sono acciughe lasciate macerare al sole per tre giorni con l’aggiunta di una pozione lassativa, Remus, cosa ti aspettavi?» ribatté l’altro prendendo con precauzione una strisciolina di pesce e mettendola sopra le catene. Un’altra finì in un angolo della stanza e diverse nei vari cassetti, ognuna poi ben coperta con strati di fogli e carta. «E per finire…» concluse Sirius prendendo le ultime tre striscioline, «il colpo di grazia.» Le mise nella ciotola vicino alla porta, poi richiuse il barattolo. «Perfetto, Remus, e ora via di corsa!»

 

 

Anno: 1973

Punizione a: James Potter e Sirius Black

Causale: arroganza nei confronti di un’insegnante

Pena: riordinamento sala dei trofei, senza magia

 

«Seduti, ragazzi» ordinò secca la McGranitt entrando in classe.

La maggior parte degli studenti si mise immediatamente seduta più composta. In prima fila, Remus Lupin e Lily Evans avevano già pronto davanti a loro un foglio di pergamena per gli appunti ed una piuma ben temperata.

La professoressa fece scorrere lo sguardo fino alle ultime file, dove stravaccato con i piedi sul banco ed un’espressione di noia assoluta stava una delle sue due spine nel fianco: Sirius Black. Al momento non sembrava intento a fare niente di illegale, ma c’era qualcosa che non quadrava in quell’immagine. La professoressa ci mise un secondo per accorgersi che il qualcosa era la spina nel fianco numero due, James Potter.

«Black, dov’è Potter?» chiese seccamente.

Il ragazzo riatterrò sulle zampe anteriori della sedia e mise giù i piedi dal tavolo, incrociando giudiziosamente le dita e chiedendo con un sorrisetto: «La domanda più appropriata, professoressa, sarebbe: chi è Potter?»

«Cosa…?»

Lo stupore non fece in tempo a serpeggiare per tutta l’aula che con una rocambolesca capriola una figura venne fagocitata fuori dall’armadietto dei libri atterrando accanto alla cattedra e puntando la bacchetta contro la professoressa.

«Ti abbiamo preso, nonnina!» ululò Potter tenendo la bacchetta con entrambe le mani.

«Potter! Black!»

 

 

Anno: 1974

Punizione a: Sirius Black e James Potter

Causale: Trasfigurazione pelo del gatto del custode

Pena: pulire i vasi da notte dell’infermeria senza magia

 

«Oh, è perfetto, assolutamente perfetto…»

Due ragazzi di circa quattordici anni stavano parlando concitatamente lungo un corridoio semivuoto dei sotterranei. Di fronte ad una particolare parete, si fermarono e, dopo essersi cautamente guardati attorno, tirarono fuori da sotto il mantello le bacchette e, con una formula mormorata a fior di labbra, resero la superficie del pavimento ghiacciata e scivolosa in attesa del giorno dopo.

«In fondo tutti si meritano un buongiorno» commentò sogghignando quello con gli occhiali.

L’altro gli dette il cinque, ma un improvviso miagolio li fece girare di scatto: la vecchia e rinsecchita gatta del custode li stava guardando con palese rimprovero.

«Non so tu, ma io ho sempre avuto la sensazione che il Mantello non funzionasse contro i gatti» sussurrò quello moro guardando con apprensione l’animale.

«No, neppure io…» annuì James. Poi un sorriso gli illuminò il volto. «Sirius, non trovi che il suo pelo abbia un colore del tutto fuori moda?»

«Mi hai letto nel pensiero, Jamie…» rispose l’altro con un sogghigno. «E poi, dato che ormai siamo annunciati al mondo, tanto vale farlo con stile…»

Due incantesimi partirono dalle loro bacchette e colpirono in pieno il povero gatto. Purtroppo per lui, i due ragazzi dovevano avere due idee molto diverse su quali fossero i colori allora di moda, perciò l’animale si ritrovò con coda e zampe posteriori giallo bile e testa e zampe anteriori verde pisello.

I due lo guardarono critici. «Mhm, secondo me manca ancora qualcosa…» commentò Sirius prendendosi il mento.

«Mai stato più d’accordo. Che ne dici di un…?»

«Sì, è perfetto.»

Una leggera torsione di polso, e su entrambi i fianchi del gatto si poté leggere la scritta rosso sgargiante “I <3 Gazza”.

«Decisamente meglio» commentarono tutti e due soddisfatti andandosene, mentre il povero animale, stordito da tutti quegli incantesimi, cercava di capire cosa fosse successo.

 

 

Anno: 1976

Punizione a: ?

Causale: ?

Pena: ?

 

«Seduti, ragazzi» disse atona la professoressa McGranitt entrando in classe, ben consapevole che due studenti non l’avrebbero ascoltata.

Si voltò rassegnata verso la scolaresca e, con suo sommo stupore, vide al primo banco due ragazzi che mai, volontariamente ed in pieno possesso delle proprie facoltà mentali, si sarebbero seduti lì.

Rimase a bocca aperta per qualche secondo, scrutandoli con sospetto, ma loro gli rivolsero uno sguardo talmente serio e concentrato che non riuscì a piccar verbo. «Dunque, sì, bene…» Si schiarì la voce cercando di riprendere il controllo della situazione. «Come vi avevo annunciato la scorsa lezione…»

Non ci poteva credere. Non era umanamente possibile. James Potter e Sirius Black erano seduti al primo banco, non solo, erano seduti composti e tranquilli, non stavano infastidendo nessuno e, che Merlino le fosse testimone, stavano prendendo appunti!

Un paio di volte fu quasi sul punto di pulirsi gli occhiali per essere certa di non essere vittima di un’illusione ottica, ma riuscì a resistere alla tentazione: in fondo non poteva essere così paranoica.

Oh, sì che puoi! ribatté il suo Io interiore. Quante volte quei due sono stati tranquilli? Solo quelle in cui stavano per succedere un cataclisma!

Guardò con sospetto i due ragazzi, cercando di capire dove fosse il trucco. Ma non sembrava esserci nessun trucco: erano tranquilli ed ordinati e facevano diligentemente il proprio dovere.

Non fosse che “diligentemente” e “dovere” non possono stare nella stessa frase con “Potter” e “Black”, le ricordò, non richiesto, il suo Io interiore.

E fu lì, un attimo, in cui lo scorse: un’occhiatina d’intesa, maliziosa e rapidissima, corse velocemente fra i due prima che il loro sguardo si abbassasse nuovamente sugli appunti.

Ah-ah! esultò Jago (il suo Io interiore). Visto? Li hai visti? Ne stanno per combinare una delle loro, mi ci gioco il posto.

«Potter, Black, che intenzioni avete?» esclamò la McGranitt guardandoli con profondo sospetto.

I due alzarono due perfetti sguardi innocenti. Non si hanno sguardi così innocenti se non si è colpevoli.

«Ma assolutamente nessune, professoressa» rispose Black con tono profondamente stupito.

«Stiamo solamente facendo il nostro dovere di studenti» confermò Potter.

Lei gli rivolse nuovamente uno sguardo pregno di dubbi e tornò a spiegare.

Il resto dell’ora passò in assoluto silenzio, ma la professoressa non era affatto tranquilla: continuava a scorgere quegli sguardi carichi di sottointesi che si passavano i due ragazzi, senza riuscire a capire cosa stessero per fare, senza poter prevedere il loro obbiettivo e consumandosi le meningi nel tentativo di scoprirlo.

Tramano qualcosa, si disse. Sono sicura che tramano qualcosa!

Tuttavia, l’ora si concluse senza che nessun compagno fosse diventato un macaco, nessuna esplosione era avvenuta, gli arti di tutti erano ancora nella loro posizione originaria e nessuno strano ticchettio turbava la quiete. Al suono della campanella, i ragazzi raccolsero il loro materiale in buon ordine e se ne andarono tranquillamente.

Ora la classe esploderà, si disse la McGranitt preparandosi al peggio. Comincerà a piovere dal soffitto, i banchi si trasfigureranno in cavalli…

 

«Si può sapere cosa diavolo stavate tramando voi due?»

James e Sirius si voltarono con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro.

«Come, Rem, non l’hai capito?» chiese James in tono di stupore profondo

«Pensavamo che tu, fra tutti… non so più nemmeno quante volte ci hai raccomandato di fare i bravi, che non ci avresti prestato i tuoi appunti…» continuò Sirius enumerando sulle dita.

«Non scherzate! Cosa c’è sotto?»

«Assolutamente niente» risposero i due con due ghigni che smentivano ampiamente la risposta.

«Insomma, ragazzi, dai!» piagnucolò Peter Minus.

«E va bene» acconsentì alla fine Sirius in tono melodrammatico.

«Ma non qui» aggiunse James trascinandoli in un’aula vuota.

Una volta che tutti si furono accomodati, cominciarono a spiegare: «Vedete, dopo lunghe e dettagliate analisi psicologiche condotte sul soggetto che per tutela della privacy chiameremo M…»

«… abbiamo capito che, dopo tutti, e ci vergogniamo profondamente a dirlo, i danni subiti, non avrebbe potuto credere ad una nostra buona condotta…»

«… specie se accompagnata da quella che le nostre fan definiscono “sguardo malandrino”.»

Remus sbuffò. Non provava alcuna simpatia per il branco di oche che formava il codazzo dei suoi due migliori amici. «E quindi? Scorciate, per favore!»

«E quindi…»

«… abbiamo capito…»

«… che l’unica cosa che la M… voglio dire, il soggetto M non avrebbe assolutamente potuto sopportare…»

«… era la nostra stessa pace» concluse James gongolante. «Mi ci gioco la mia Freccia d’Argento che ha passato tutta l’ora a chiedersi a che gioco giocassimo e dove volessimo andare a parare.»

Remus e Peter li guardarono a bocca aperta.

«Cioè voi… voi non avete fatto niente per… per tenerla sulle spine?» chiese alla fine Peter guardandoli alternativamente.

Due abbaglianti sorrisi furono la sua risposta.

Remus spalancò gli occhi, fece per dire qualcosa, poi fu costretto ad ammettere a voce bassissima: «Voi due siete davvero, perversamente geniali…»

 

  
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