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Autore: mamma Kellina    07/10/2009    4 recensioni
Spesso si ritiene di essere giunti ad un punto in cui le proprie scelte di vita non cambieranno più. Magari però proprio allora accade qualcosa che porta a modificare anche le convinzioni più radicate. E’ proprio ciò che avviene a Chiara ed a Massimo nel corso di una tarda estate che sembrava trascorrere come al solito e che invece li porterà a conoscersi, spingendoli a rivedere molte delle loro passate certezze. Ancora una storia ambientata a Napoli, ma questa volta ai nostri giorni. Ritengo che la forma letteraria che ho scelto – quella cioè del diario – vi consentirà di seguire da vicino i miei protagonisti ed i molti personaggi di contorno. Accompagnarli nella loro consueta attività quotidianità, tra il lavoro e il tempo libero, quasi come se fossero due normalissimi vostri amici, forse riuscirà a renderveli più veri. Naturalmente non lo sono, anzi, ogni riferimento a persone e cose esistenti è puramente casuale…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mie care amiche, vi sono tanto grata per il modo con cui mi state seguendo, partecipando a questa storia come se Massimo e Chiara fossero davvero vostri amici per cui, credetemi, non vorrei farvi soffrire ancora. Ma purtroppo se lo facessi dovrei giungere alla conclusione . Non lo faccio per due motivi: primo perché dovrei privarmi di questo piacere quotidiano che mi state regalando; secondo: perché questi ragazzi hanno bisogno di penare ancora un po’. Chiara è sensibile ed innamorata ma è anche una fifona incapace di rischiare e Massimo, nonostante ormai sia chiaro che è in perfetta buona fede e che non si sente affatto un predatore,  deve imparare a capire che la percezione che ha di se stesso non è esattamente quella che hanno gli altri di lui. Allora è giusto che soffrano un pochino entrambi, per maturare e gettare le basi di un eventuale rapporto più solido. Leggete questo capitolo, vedete cosa ho combinato loro e fatemi sapere… Ci conto, eh?





4 SETTEMBRE martedì

 

Chiara si era svegliata madida di sudore ed ancora turbata. Aveva sognato di stare facendo all’amore con Massimo. Era stato bellissimo e molto reale. Le era parso di vivere ancora il contatto fisico con lui e ne aveva provato un’emozione grandissima. Il cuore le batteva forte ed i sensi erano tutti terribilmente svegli: aveva  accarezzato ancora una volta quel bel corpo maschio e baciato la sua bocca così calda e dolce, ma era stato solo un sogno e svegliandosi lo aveva perduto.

Si alzò dal letto ed andò in bagno, si versò un po’ di acqua fresca sul viso e sul collo poi prese un bicchierone di succo di frutta e se n’andò sul terrazzo dove si accoccolò sul pavimento di cotto che ancora tratteneva il calore del sole della giornata estiva. Mentre  guardava il mare scuro rilucere sotto le stelle, beveva a piccoli sorsi, cercando di calmare il suo corpo che bruciava al ricordo dell’amore.

Tutto sembrava imbalsamato e sospeso nel tempo.

- “Passerà anche questo - si disse – tutto finisce, anche l’amore. Se ho superato cinque anni passati con Marco come potrò non dimenticare pochi giorni con lui?”

Ma dentro di sé sapeva bene di non volere ammettere la verità e cioè che quella storia passata era arrivata ad un punto di saturazione. Oramai stanca e sdegnata dal comportamento di Marco, neanche desiderava vederlo più tanto le dava fastidio. E così era finita davvero. Invece Massimo era ancora pienamente nei suoi pensieri. Come poteva essere altrimenti? Un uomo così dolce, così forte, un’amante così meraviglioso! Intanto si asciugava con rabbia il pianto che le scorreva silenzioso sul viso.  

No, sul serio, non aveva proprio nulla da rimproverargli, era stato sincero, non aveva proposto né accettato compromessi. Era stata lei una stupida a pensare di poterlo fermare: si può fermare forse il vento o l’impeto del mare? Come pretendere che uno così, chissà quante donne belle e risolute l’avevano amato, si potesse innamorare proprio di una piccola imbranata, nevrotica e maniaca come lei…

- “Passerà, passerà…” - si diceva. Presto i suoi sensi si sarebbero di nuovo assopiti, d’altronde si era sentita davvero donna soltanto tra le braccia di lui e non aveva nemmeno mai saputo di esserlo così tanto. Di sicuro il suo corpo l’avrebbe dimenticato ed anche l’amore sarebbe passato a poco a poco. Cristina aveva ragione, era ancora giovane, forse avrebbe avuto ancora altri amori, ma di una cosa era sicura, mai più sarebbe stato così perché Massimo era la persona più desiderabile che aveva mai incontrato in vita sua.

Non voleva avere rimpianti però. Lui era stato come un sole e, come una creatura infreddolita, si era riscaldata ai suoi raggi. Non aveva senso rammaricarsi adesso perché, come il sole che tramonta, era andato via ed il freddo la stava avvolgendo di nuovo. 

 

**

 

- Ti vuoi sbrigare ad uscire? Il bagno mi serve!

Sandra stava bussando con insistenza alla porta imprecando contro Massimo chiuso lì dentro da un bel po'.

Alla fine quest’ultimo uscì, con l’accappatoio indosso ed ancora i capelli bagnati:

- Sei una vera rompiscatole, non puoi andare al bagno di sopra? – le chiese un po’ irritato.

- No, le mie cose stanno qui, vacci tu a quello di sopra.

La sorella lo scostò in malo modo e poi gli chiuse la porta in  faccia.

Il giovane andò in cucina dove c’era la mamma a preparare la colazione.

- Buongiorno -  gli disse questa – lo vuoi un caffè?

- No, grazie, me lo sono preparato prima da solo – le rispose accendendosi una sigaretta.

- Ho notato! Sono appena le otto ed hai già bevuto una macchinetta di caffè e fumato tutte queste sigarette! Dovresti starci un po’ attento, ragazzo mio – lo rimproverò indicando il posacenere già colmo di cicche.

- Mamma, per favore, non ho bisogno delle tue prediche. Sono abbastanza adulto da  badare a me.

- Però non sei del tuo solito umore. Se è per quella ragazza di Napoli, guarda che certe volte le donne amano essere un po’ corteggiate. Può darsi che se insisti un poco con il tuo “fascino irresistibile” la convinci a tornare con te.

La poverina voleva solo scherzare e mai avrebbe immaginato la reazione del figlio.

- Insomma, sono venuto qui per farmi sfottere da tutti voi? Ti ci metti anche tu adesso?  Vi devo proprio mandare a quel paese? – si era innervosito tantissimo e stringeva la sigaretta tra le dita con gli occhi ridotti a due fessure color ghiaccio.

- Calma, calma, come sei irascibile, sembri una pila elettrica!

Sandra, uscita nel frattempo dal bagno, prese una tazza di caffellatte e mentre cercava di sorseggiarlo senza scottarsi perché era bollette, benché avesse molta fretta, volle intervenire nel discorso.

- Infatti, sei diventato davvero insopportabile! – disse.

- Meno male che non ci sto mai in questa casa, siete capaci di farmi incazzare tutti. La prossima volta devo vedere dove andare perché qui è impossibile resistere!

Caterina, non era più disposta ad indulgenze e con un tono di voce piuttosto irritato, osservò:

- Massimo, ma chi ti sta facendo niente?

- Lascialo perdere, mamma. Tanto si è capito cos’ha il signorino – ribatté la sorella.

- E sentiamo, che cosa avrei, di grazia?

- Non ti va giù che qualcuna ti abbia piantato prima che lo facessi tu. Questo è uno sgarro che al grande “amatore” non bisogna fare, per carità! – gli spiegò Sandra, beffandolo di proposito.

Massimo andò su tutte le furie.

- Lo vedete che non siete capaci di farvi i cazzi vostri? Cos’è, la mia vita privata è stata oggetto di un consiglio di famiglia per caso? – urlò.

- Che sciocchezze dici, caro! – protestò Caterina.

- Dico che sei andata a spiattellare a questa cretina le mie cose personali e non mi sembra il caso perché questa scema non ha la minima sensibilità.

- Davvero? – gli fece di rimando la sorella la quale essendo cresciuta con tre fratelli tutti più grandi di lei aveva dovuto per forza imparare a difendersi per non farsi mettere sotto – E chi ce l’avrebbe la sensibilità, tu per caso che te ne sei sempre fottuto di tutte?

- Ragazzi smettetela e poi… cosa sono tutte  queste parolacce! 

L’anziana signora cercava di riportare la calma ma i figli non la stavano neanche a sentire.

- Perché secondo te io sarei una persona incapace di sentimenti? – stava dicendo infatti Massimo.

La ragazza guardò la madre  e le chiese:

- A te risulta che ne abbia mai avuti verso qualcuna? A me no!

Caterina non rispose e si limitò a fare un sospiro rassegnato.

Il giovane invece fulminò entrambe con uno sguardo e, per cercare di controllarsi, se ne andò sbattendo violentemente la porta alle sue spalle.

Dopo circa una mezz’ora riapparve in cucina  pronto per uscire. Purtroppo però non sapeva dove andare. Il giorno precedente era stato da Aldo, il vecchio amico proprietario della palestra dove si era sempre allenato. Aveva passato tutto il pomeriggio con lui, facendo anche un po’ di attrezzi, ma adesso si sentiva dolere tutti i muscoli per la mancanza di allenamento e non aveva voglia di tornare lì.

La rabbia di poco prima gli era sbollita anche se un po’ ce l’aveva ancora con le due donne perché lo giudicavano troppo male.

Non era vero quello che dicevano. Quante volte aveva voluto bene ed anche se le cose non erano mai andate per il verso giusto, non era stata solo colpa sua. Ma forse Sandra era in collera. La sua amica Daniela doveva averle raccontato quanto era successo tra di loro e per questo si stava comportando così.

- Dove deve andare quella lì così di fretta? – chiese alla madre mentre prendeva dei biscotti dalla credenza.

- A prendere il treno per andare in ospedale – gli rispose calma Caterina come se la scenata di prima non fosse mai accaduta.

- E non va con l’auto?

- No, stasera deve partire per un congresso a Parigi e non vuole lasciarla al parcheggio dell’ospedale. Per questo ha deciso di prendere il treno. Anzi… Sandraaa! – la chiamò – Sbrigati che lo perdi quel treno!

La ragazza arrivò tutta trafelata con in mano un giaccone pesante.

- Vorrei portarmi anche questo, può darsi che lì faccia freddo. Però la valigia è diventata un quintale, come faccio a salirla sul treno? – osservò.

- Ti accompagno io in ospedale con la tua macchina e poi la riporto qui  - si offrì Massimo il quale era fatto così, un minuto prima pareva volesse ucciderti, un minuto dopo ti riempiva di gentilezze.

La ragazza gli buttò le braccia al collo,  contenta.

- Davvero fratellone? Faresti questo per me?

- Soltanto perché non ho niente da fare, scimmietta – le rispose sorridendo e ricambiando il bacio che lei gli aveva dato su di una guancia.

 

**

 

Poco dopo, guidando la Toyota di Sandra, Massimo la paragonò alla BMW usata di solito per il suo lavoro.

- Una macchina così mi ci sarebbe voluta a Napoli. Lì il traffico è un vero inferno, nessuno che rispetti il codice e guidare quella portaerei è un vero disastro - commentò.

- Cos’è – osservò maliziosa la sorella – credevo ti piacesse stare lì.

Lui le rispose a tono, ma scherzoso, augurandosi in cuor suo di non riprendere l’argomento scabroso.

- Infatti mi piace e mi piacciono anche le persone che ci abitano, se lo vuoi sapere.

La ragazza, sollevata dal fatto che la sua collera fosse passata come un temporale d’estate, si guardò bene dall’insistere, anzi, trovandosi lì  in intimità, gli confidò del suo nuovo ragazzo con il quale doveva recarsi a Parigi quel pomeriggio.

- Quindi è un collega dell’ospedale. È medico anche lui?

- Sì, fa l’anestesista.

Massimo sogghignò e provò a raccontarle la famosa barzelletta della moglie che non sentiva mai nulla perché il marito era un bravo anestesista, ma la ragazza finse di  arrabbiarsi,  dandogli  un sacco di botte.

- Basta, basta, sto guidando, perdono, perdono! – rise lui per poi chiederle serio – Ne sei innamorata, scimmietta?

- Sì, credo di sì, solo che non so come andrà, forse tra qualche mese sarà già tutto finito.

- E perché dovrebbe esserlo, non state bene insieme?

- Tantissimo. Ma sai com’è, non c’è mai niente di sicuro. Comunque è meglio provarci non ti pare?

- Certo – convenne lui e pensò a Chiara la quale invece preferiva battere in ritirata piuttosto che rischiare.

- E poi ho badato sin troppo alla carriera, è tempo di pensare anche un po’ ai sentimenti se no finirò per diventare una zitella inacidita come te. Perché tu stai diventando davvero acido, ragazzo mio, credimi!

Arrivati a Modena, Massimo l’accompagnò in ospedale ed ebbe anche modo di conoscere il suo ragazzo che gli parve simpatico. Andando via augurò con tutto il cuore alla piccola Sandra che fosse la persona giusta per lei perché in fondo la solitudine è davvero una cosa terribile da sopportare per tutti, persino per le donne in carriera.

Rientrando in auto si accese una sigaretta poi, per avere un po’ di compagnia, pescò tra i cd per vedere se c’era qualcosa che gli piacesse. Ne trovò uno di Battiato e decise di metterlo su. La musica dolce invase l’abitacolo e solo in quel momento si rese conto che era la stessa che aveva fatto da colonna sonora al suo primo rapporto con Chiara.

Suo malgrado, un’ondata di nostalgia lo invase al ricordo della dolcezza provata allora. Gli pareva quasi di sentire ancora il profumo della pelle di lei, l’arrendevolezza della sua bocca,  la stretta delle sue braccia. In quel momento era sembrato tutto perfetto.  Perché era già finito? In effetti doveva ammettere di aver avuto parecchie colpe, forse era stato troppo rigido, avrebbe dovuto insistere di più perché aveva avuto la sensazione che tutto sommato lei  gli volesse bene. Ma era proprio questa la cosa che lo mandava di più in bestia: come aveva potuto Chiara,  se lo amava davvero, rinunciare a lui con tanta freddezza?

Ascoltava intanto il susseguirsi dei brani: erano tutte canzoni d’amore, ma amori tristi, senza speranza, che lasciavano dentro un enorme dolore. Forse era questo il tipo di rapporto che lei voleva, quello tormentato, che ti fa sentire importante. Personalmente invece aveva sempre pensato al vero amore come a qualcosa che ti deve far schizzare il cuore dalla felicità, che non ha un come o un perché e deve essere totale ed irrefrenabile. E poi c’era un’idea a farlo soffrire e che non riusciva a scacciare:

- “Con quell’altro invece si era lasciata andare. È stata con lui senza chiedergli nulla, solo da me vuole gli impegni. Dovrei dimenticarla, accidenti, togliermela dalla testa. In fondo è stata solo una tra le tante…”

Mentre formulava questo pensiero, incominciò la canzone di Fabrizio De Andrè: “Amore che viene, amore che va” .

L’aveva sempre trovata bellissima ma stavolta avvertì uno strano fastidio. Irritato, chiuse di scatto il lettore cd. Nonostante tutti i suoi propositi, non ce la faceva a veder  andare via tutto ciò che provava per Chiara.

 

**

 

Per tutto il pomeriggio rimase molto nervoso anche se cercò di controllarsi per non far pesare il proprio umore sui genitori. Oltretutto si annoiava a morte. Fu tentato di telefonare a Daniela. Sapeva come prenderla ed era certo che avrebbe potuto perdonargli un’ulteriore avventura, ma  sapeva anche che questa volta non era una scappatella senza importanza come erano state le altre. Inoltre, se si fossero riappacificati, c’era il pericolo di creare un pericoloso precedente. Non voleva indurla a pensare che una volta finito il suo girovagare avrebbero  potuto tornare a vivere insieme perché la loro convivenza era stata un’esperienza troppo penosa. A poco a poco il loro amore, soffocato dalla quotidianità, era finito e lui si era convinto di non essere fatto per la vita a due. Chissà se la colpa era stata sua o di Daniela, ma a un certo punto si era sentito davvero in gabbia. Solo il rapporto superficiale che avevano avuto negli ultimi tempi aveva funzionato ma ora era meglio troncare anche quello, se non altro  per onestà.

Decise di andare un po’ al centro fisioterapico gestito dal fratello Luciano dove aveva lavorato da ragazzo. C’era ancora qualcuno dei vecchi colleghi e con loro riuscì a passare qualche ora sereno.

Ad un tratto uno di essi  gli chiese:

- Perché non  torni a lavorare qui?

- Che sciocchezza! – rispose per lui  Luciano, orgoglioso del fratello – Questo qui si è laureato con il massimo dei voti ed è diventato un pezzo grosso nella azienda in cui lavora. E poi le vecchiette con l’artrosi non gli interessano, magari se fossero belle ragazze qualche massaggino lo farebbe più volentieri!

Tutti si misero a ridere. Anche lui lo fece, ma provò un senso di fastidio.

Più tardi, quando fu da solo, si interrogò sui motivi che gli avevano provocato quel disagio.

- “Probabilmente – si disse – se non ci fosse stato quel maledetto massaggio alla schiena di Chiara il giorno di Ferragosto adesso non starei così, forse sarei riuscito a mantenere il nostro rapporto ad un livello di amicizia. Sarebbe stato molto meglio”.

Eppure non voleva rimproverarsi per quanto era accaduto perché era stato tutto molto naturale e travolgente. Se avesse voluto, Chiara avrebbe potuto fermarlo, ma anche se adesso preferiva fare la vittima,  aveva goduto pure lei di quell’amore così improvviso.

Cosa significava dirgli ora “trovati qualcuna più adatta al tuo scopo”? Quale “scopo”? Quello di portarsela a letto?Possibile che non avesse capito proprio nulla della spontaneità con la quale l’aveva amata? A questo punto era indotto a pensare che fosse stata proprio lei ad aver avuto qualche scopo per fare sesso con lui, così, quasi senza conoscerlo.

Da quella storia ne era uscito ammaccato  ed anche se non voleva ammetterlo, proprio non gli andava giù.

   
 
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