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Autore: Dira_    18/10/2009    13 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Il problema al pc non è stato del tutto risolto. Nel senso che adesso scrivo con una tastiera usb. Roba da pazzi. TvT Altra cosa. Da martedì a sabato sarò a Berlino, quindi non mi sarà materialmente possibile scrivere il prossimo capitolo (già questo è andato in corner).
Ah, messaggino biecamente promozionale: Sono a quota 90 recensioni. Dieci a cento. Me lo fate un favore e mi lasciate una recensioncina, o’ lettori silenti? ;)

@Trixina: Ciao! Per Ted/Jamie dovrai aspettare il prossimo capitolo, sorry. Purtroppo devo fare un po’ tutti per volta. Grosso problema di avere tre storyline che si intrecciano. Il pezzo di Ted e Jamie bambini ero indecisa fino all’ultimo. L’avevo scritto settimane fa, e non sapevo dove utilizzarlo. Poi, colpo di genio, l’ho piazzato lì. XD Piacere che ti sia piaciuto. ^^
Per rispondere alle tue domande dello scorso capitolo, non è raro che due fratelli maschi, praticamente coetanei e cresciuti assieme sviluppino tendenze sessuali simili. Comunque ricordati che a Jamie le ragazze piacciono. Solo, a volte, va anche coi ragazzi. ;)
@Hel_Selbstmord: lo ammetto, con Ted/Jamie sono stata una gran stronza. Ma che ci vuoi fare, un po’ di angst fa parte della vita (che paracula che sonoXD). Il magone so cos’è! Pensa che si usa anche in Toscana O_O. Ti farà piacere sapere che questo capitolo è dedicato anche ai due confusi, anzi, ai confusi uno-e-mezzo visto che Tommy comincia a comprendere. :P Comunque, ho adorato l’idea che hai di Jamie. È precisamente come me l’hai descritto tu!

@BlackFra92: Ma ciao! Successo anche a te con i tasti? E tu come hai risolto? Se hai un modo veloce ti prego, dimmelo, che sto impazzendo! T_T Rose e Scorpius in questo capitolo chiariranno di brutto. XD
@MissMary: Questo capitolo sarà ancora più denso di emozioni, ho idea, specie per la Rose/Sy :P. Ted e Jamie… eh, purtroppo quei due sono due testoni. Specie Teddy. Mister X (ahaha in effetti è un nomignolo azzeccato!) sarà tale ancora per un po’. Tom venerato! Ti prego no, se si monta la testa ‘sto disgraziato è la fine. XD
@Ombra: La scuola incombe, eh? Ti capisco, ti capisco. Non preoccuparti, basta segnalarmi la tua presenza :P Neanche io, guarda, so a volte come riesco a non incasinare tutto. Probabilmente pazienza e tanti e tanti schemi sui quaderni per far quadrare tutto. ;)
@Altovoltaggio: Ognuno ha le sue teorie mia cara, anche se la tua, diciamocelo, è fuochino. Non preoccuparti per la recensione, capisco gli impegni universitari (uhm, dovrei averli anche io, invece me ne vado a Berlino XD)
 
****
 
Capitolo XVI
 
 
 
Is there anybody out there?
That can see what a man can change?
(Top of The World, All American Rejects)
 
Se non sei la soluzione, allora sei parte del problema.
(Vera Peiffer)
 
13 Settembre 2022
Hogwarts, Sala Grande.
Ora di pranzo.

 
“Jamie è davvero un cretino.”
Lily sbuffò a beneficio del piccolo uditorio riunito attorno a lei: era ora di pranzo e lei, il fratello e Hugo, con la speciale partecipazione di un Thomas silente come un monolite, stavano consumando un pasto a base di sandwich.
Albus sospirò, dandole manforte. “Sì, stavolta ha davvero esagerato. Voglio dire, non so cos’abbia combinato di preciso, ma per farsi mettere in punizione da Ted…”
“Se lo meritava, eh. Non per dire, Albie, ma- ouch!
Al. È Al.”
“Va bene, va bene!” Borbottò il colpito, massaggiandosi la nuca. “Dicevo… se lo merita. Andare ad Hogsmeade dopo il coprifuoco. E farsi beccare! Se lo merita perché s’è fatto beccare, ecco!”

“Rosie non t’ha detto cos’è successo precisamente?” Chiese Lily al fratello.
“E chi l’ha vista oggi?” Sbuffò Albus. “Avevamo pozioni assieme, ma si è messa in fondo all’aula, sai, al tavolo sette?”
“Quello dietro la colonna, col nido di ragni?” La ragazzina parve perplessa. “Ma stava bene?”
“Se fossi riuscito a parlarle… vero Tom? Se n’è stata in disparte tutto il tempo.”
“Mmh.” Emise l’interpellato, staccando un morso dal tramezzino. Al gli lanciò un’occhiata esasperata. La sera prima sembrava tutto risolto e adesso l’amico era piombato nella catatonia relazionale. Di nuovo.

Sinceramente, è preoccupante.
Persino Hugo arrischiò un’occhiata, quando di solito si calcolavano a vicenda quanto due pianeti su orbite diverse.
“Siamo tutti un po’ strani negli ultimi tempi.” Stimò Lily lentamente. “Vero Tom?”
“Mmh.” Confermò.

“Rose ha sicuramente magagne sentimentali con Malfoy.” Continuò.
“Eh?!” Ululò Hugo. Lily gli rifilò con nonchalanche un calcio negli stinchi, facendolo guaire pietosamente.

“Dicevo, Anche tu hai problemi sentimentali, Tommy?”
“Ah-ah.” Cambiò registro. Corrugò le sopracciglia. “È Tom.” Corresse in automatico.
Prima di accorgersi che due paia d’occhi Potter lo stavano fissando. Alzò lo sguardo dal suo sandwich per incrociare quelli di Al. Sufficientemente sgranati.

Dannazione.
“No. Non ho…” Inspirò. “Non ho niente del genere.”
“Ah-ah.” Gli fece il verso Lily, scherzando. Lei. Al sembrava un cucciolo di cane mollato su un autostrada a doppia corsia.

Non mi hai detto niente. Noi, che siamo migliori amici? – sembrava uggiolare la sua espressione.
Non te lo direi comunque. Ma non te lo dico soprattutto perché riguardano te, ieri sera, consapevolezza e venti minuti in bagno sotto la doccia per calmarmi.
Deglutì, pacatamente.
“Devo andare in biblioteca.” Proclamò dignitosamente, afferrando i suoi libri con calma studiata, e dandosela, sempre in modo signorile, a gambe.

“Di nuovo?!” Sbottò Al esasperato. Guardò la sorella minore. “Visto? Poi dici che è il solito Tom misantropico?!”
“Beh, forse ha bisogno di restar solo…” Suggerì Hugo rubando la porzione di Tom, praticamente intoccata.
“Solo? Siamo ad Hogwarts, perché diavolo dovrebbe stare solo se qui ci sono i suoi amici?”
Lily fece spallucce. “Arrivano dei momenti, nella vita di un giovane uomo, fratellino… in cui la compagnia maschia diventa un bisogno più sporadico.”
Al la guardò sospettoso. “Scusa Lils, ma sono deficiente anche per i canoni serpeverde. Non afferro.”

“Una ragazza, Al. Tom ha una ragazza nei pensieri.”
“Non ha la ragazza! Lo saprei!” Sbottò facendo sussultare Hugo.

“Ehy cugino, quanto la prendi sul personale…” Borbottò irritato da tanto inutile chiasso.
“Non la…”
“Sì. La.” Confermò la sorella, prendendogli una mano tra le sue. Lo guardò con affetto. Suo fratello era maggiore solo anagraficamente per certe cose.

Ed io sono una dannata corvonero mancata. Ma se non fossi andata a Grifondoro, chi avrebbe badato a loro? – Pensò con un sospiro – Beh, almeno alla maggior parte di loro…
“Mi sta nascondendo delle cose. Okay? E mi ignora.” Bofonchiò arrabbiato.
Pensava che le cose la sera prima si fossero perlomeno aggiustate un po’.  

Era stato un ingenuo: quella mattina si era ritrovato nel suo letto, e Thomas pareva considerarlo assolutamente invisibile.
Che diavolo gli ho fatto stavolta?!
“Al.” Lo riscosse Lily dai suoi pensieri. Sembrava inaspettatamente seria. “Tu e Tom siete amici, è vero. Ma avete sedici anni. Per quanto pensi che possiate confidarvi ancora come se ne aveste dieci?”
Il colpo andò a fondo. Al si sentì stupido, imbarazzante. Se persino sua sorella di quattordici anni gli faceva notare che si comportava come una ragazzina…
Perché ci aveva pensato. Vedeva i rapporti tra gli altri ‘migliori amici’: Michel e Loki, per fare un esempio. Legati, ma ognuno preso dalle proprie cose.
“Pensi che sia morboso?” Chiese mordendosi un labbro.
Lily scosse la testa. “No. Penso che tu gli voglia davvero bene, e che tu sia preoccupato.” Abbozzò un sorriso. “Insomma, avete un rapporto splendido. Tom si farebbe dare un abbraccio dal Platano Picchiatore, se tu…”
“Ah, andiamo…”
“Se tu ci finissi in mezzo.” Concluse. “E non credo si esporrebbe così tanto per nessun’altro. È un po’ stronzo, sai.”
Al non disse niente: era snervante sentire da altri quanto fosse speciale la loro amicizia, quando poi, a conti fatti, Thomas si comportava da amico a periodi.

Più che altro mi fa incazzare.
“Non so se ti nasconda qualcosa…” Continuò la sorella. “Ma di sicuro qualcosa per la mente la ha. Lo vuoi un consiglio?”
“Sono tutto orecchie.” Sibilò sarcastico.

L’altra non sembrò essersi resa conto del tono, o lo ignorò. “Non cercare di tirargli fuori nulla. Con voi maschietti è un’impresa disperata. Credo sia meglio che sia lui a parlartene…”
Al fece una smorfia. “Sai cosa? Mi sono stufato di dover sempre aspettare i suoi comodi. Non siamo più ragazzini, hai ragione. Ignorarmi perché è di cattivo umore non fa parte delle cose che potrò tollerare ancora a lungo.” Concluse, alzandosi in piedi. “Devo andare. Ho gli allenamenti. Se ritardo Michel mi schianta.”
“Ah, ma Al…”
“A dopo.” Non le lasciò il tempo di finire.

Hugo guardò il cugino andare via. Schioccò la lingua per liberarsi da un rimasuglio di cetriolo trai denti.
“Sai, Lils? A me è sembrato tutto un po’ gay.” Confessò. “Ma era una roba mia, no?”
Lily sorrise, dandogli una pacchetta sulla spalla.

Inaspettatamente ha centrato il punto della conversazione.
“Dipende Hughie…” Concesse.
Il ragazzo sbuffò. “Ma che risposta è?”
“Una risposta.” Considerò pacatamente.

Hugo la guardò con cipiglio che pareva preso di peso dal padre. “Senti. A proposito di risposte poco chiare… Ma Rosie e Malfoy…” Cominciò sospettoso.
“No comment.”

“Lily! Devo sapere se mia sorella sta avendo una… una… roba con Sgorbius!”
Lily ci pensò su, alzandosi e raccogliendo le sue cose.  

“Non so se sta avendo una roba con Malfoy.” Ammise, con un sinistro luccichio negli occhi. “Ma se fosse, non sarebbe terribilmente divertente?”
Hugo emise un gemito disperato.

C’è qualcuno di normale in questa dannata famiglia?!
 
****
 
Poco lontano dalle serre di erbologia.
Primo pomeriggio.
 
“Ti ringrazio davvero per l’aiuto, Rose.”
“Si figuri professor Paciock.”

Sorrise Rose. Stavano trasportando in infermeria una cassa che mandava un odore nauseabondo. Era certa di non volerlo sapere cosa contenesse.
Il motivo per cui aveva accettato di aiutare il professore era che, primo, l’aveva visto in palese difficoltà fuori dalle serre. Secondo, con un compito maleodorante tra le mani era piuttosto improbabile che qualcuno venisse a disturbarla.
Sono ufficialmente un genio.
Salirono le scale che li avrebbero portati all’entrata del castello sbuffando fatica, in silenzio.
Il motivo per cui cercava disperatamente di evitare cugini e amiche era uno solo.
Scorpius Malfoy.
Che la sera prima l’aveva baciata, senza poi darle uno straccio di spiegazione.
Beh…
Doveva ammettere che non gliene aveva dato il tempo. Dopo aver parlato con Teddy era immediatamente schizzata su per le scale del dormitorio. A prova di maschio.
Non aveva voluto sentire cosa avesse da dirle.
Lo sapeva già. Se lo immaginava, perlomeno.
Scusa ma è stato un momento di debolezza…
Scusa ma era un gesto d’amicizia, pensavo lo sapessi…
Scusa ma mi è caduta la faccia sulla tua…
“Rose?” La richiamò Neville. Sul viso magro e intelligente gli apparse un’ombra divertita. “Tutto bene?”
La ragazza arrossì, inspirando. “Certo professore. Perché?”
“Hai l’aria un po’ strana. Anche oggi, a lezione, mi sembravi distratta.”
Beh, naturale. Il playboy per eccellenza di Grifondoro, e della scuola tutta se si esclude Jamie, mi ha baciata. Non sapevo, a posteriori, se ucciderlo o scrivere tutto nel mio diario segreto.

“Pensieri…” Sorrise nervosamente, con la segreta richiesta di essere lasciata in pace. Neville comprese, perché non chiese altro.
“Ancora uno sforzo, dobbiamo arrivare fino all’infermeria.”
“Sissignore.”
Quella cassa puzzava come l’inferno.

Rose si chiese se fosse poi stata un’idea così brillante quando vide il gruppetto delle ‘oche’, capeggiato da Clara Haggins, ridacchiarle dietro, mentre paonazza e sbuffante trascinava quella specie di cadavere di legno verso l’infermeria.
Al diavolo. Chi avrà i M.A.G.O. più brillanti della storia di Hogwarts degli ultimi dieci anni?
Io. Io con le mie idee brillanti. Ah-ah.


Merlino, mi chiameranno la puzzola brillante.
“Siamo arrivati.” Le annunciò trionfante Neville, varcando le porte a vetri dell’infermeria.
Rose sorrise sollevata. Salvo sentire uno spasmo alla bocca quando vide chi, oltre a Madama Chips, occupava quella stanza.
“Ehilà Rosey-Posey!” Trillò Scorpius, alzando la mano in segno di saluto, comodamente disteso su un lettino. L’altro braccio l’aveva fasciato.

“Che diavolo hai fatto?” Strillò quasi lasciando andare la cassa. Neville la riacchiappò al volo.
Scorpius fece spallucce. “So che sei angosciata per la mia salute, trottolina, ma sto bene. Ho solo qualche osso rotto.”
“Come?” Ringhiò.
Il ragazzo indicò l’uniforme da Quidditch che indossava, sorridendo soave.
“… sei un imbecille.” Mugugnò, fissandolo in cagnesco. Prima di accorgersi che, a conti fatti, la stavano fissando tutti.

Si schiarì la voce. “Sei un prefetto, vorrei ricordarti. L’integrità fisica è… è… un tuo dovere.”
Non ho avuto un infarto a vederlo qui, e pure ferito
NON ho avuto un infarto, per tutte le mutande millenarie di Merlino!
“Hai ragione pasticcino. Cercherò di fare più attenzione la prossima volta che un bolide impazzito cercherà di disarcionarmi.” Sorrise, ma il tono era palesemente irritato.
“Non fare l’idiota…” Sussurrò imbarazzata. Neville, forse impietosito, chiese l’aiuto della Chips per spostare la cassa nauseabonda nel magazzino. Sparirono, e Rose non gliene fu mai così grata.
Poi Scorpius aprì bocca.
No!” Sbottò sentendosi una psicopatica quando la guardò sbigottito. “Cioè… non voglio sentire. Sapere. Non voglio. Okay? È stato tutto un errore, un momento di debolezza, lo so io…” Blaterò senza neanche ascoltarsi.

Se mi ascolto è finita.
“Rose.” La fermò Scorpius, deciso. “Chiudi quella bocca.”
La chiuse.
Bisogna ammettere che quando vuole sa essere convincente.
“Molto meglio.” Concesse con un sorrisetto. Batté una pacca sul letto, accanto a sé.
“Scordatelo.”
“Andiamo, sono imbottito di pozioni antidolorifiche! Giuro sulla spada di Godric Grifondoro che non ho cattive intenzioni.” Sbuffò. “Avanti, vieni qui.”
Si sedette.

Da quando sono diventata così malleabile?
Merda! Da quando sono cotta di lui! Merda!

“Il bacio.” Sparò subito a bruciapelo. Rose sentì distintamente la terra cederle sotto i piedi. Dopotutto, farla sedere, non era stata una cattiva idea.
“Sì.” Disse semplicemente.
Meglio esprimersi a monosillabi. Più sicuro.
“Ti ho baciato perché…”
“Perché ti andava, per ringraziarmi delle belle parole d’amici…”
“Rose, un’altra sillaba e giuro che ti bacio.” La minacciò.
Ammutolì.
“Ti ho baciato perché tu…” Silenzio. Per un attimo, solo per un istante, a Rose sembrò che Malfoy fosse… in difficoltà?

No. In imbarazzo.
L’assurdità era tale che non fu capace di approfittarne.
“Perché mi piaci.” Confessò infine.
“È uno scherzo?” Disse, pentendosene subito dopo. Scorpius infatti la fissò omicida.
“Ti sembra che io abbia l’aria di uno che sta scherzando?” Sbottò. “Dannazione Weasley. Sto dicendo sul serio!”
“Hai passato sei anni a prendermi in giro! Scusa, se non credo a tutto quelle che ti esce dalla bocca!”
“Molto acuto da parte tua.” Replicò esasperato “E non ti sei mai chiesta perché?”
“Perché…” Esitò, ricordando le parole di Lily. Le cancellò. “Oh, fammi il favore. Perché ti diverte!”  

Il ragazzo ci pensò su. “Sì, forse.” Ammise. “Ma anche perché… tu sei l’unica persona che non finge.” Concluse.
“Fingere cosa?”

Scorpius si appoggiò ai cuscini. Fece una smorfia. “Donna scettica…” Sorrise appena. “Ti sei mai resa conto di come la gente davanti mi chiami per nome, e alle spalle per cognome?” Non aspettò risposta. “Sono un grifondoro, ho amici grifondoro? No. Guardati attorno. Per quanti sforzi possa fare rimango sempre un Malfoy... Sanno chi è la mia famiglia, e basta questo, per classificarmi.” Concluse amaro.
Rose rimase in silenzio: non era un discorso da prendere alla leggera.

Ciò che li rendeva simili, in fondo, erano i loro cognomi scomodi: certo, per Scorpius era più difficile, visto che il passato della sua famiglia era legato a episodi ben poco eroici.
Ma anche essere figlia di due eroi della Seconda Guerra Magica non è una passeggiata…
Non sei un nome. Sei un cognome.
“Sì.” Sospirò. “Credo di capirlo.”
Scorpius annuì. “Almeno per te, sono stato Malfoy fin dall’inizio. Mi hai chiamato per nome solo quando hai cominciato a conoscermi. Ti sei presa il disturbo di farlo.” La guardò. “Non hai idea di quanto mi hai fatto sentire bene, quando, nel bosco, mi hai dato del grifondoro.” Sorrise appena.

Rose si sentì arrossire. “Beh. Ironico che te l’abbia detto una Weasley, no?”
“Ironico che sia stata Rosey-Posey.” Replicò inarcando le sopracciglia.
Si sorrisero. Dopo una breve esitazione si spostò più vicina, mentre Scorpius le faceva spazio. Era inutile fingere. A quel punto era persino un po’ ridicolo.

Qualsiasi cosa sia, non ci detestiamo di sicuro.
“Quindi ti piaccio.”  
“Pare di sì.” Sospirò teatrale. “Sei un po’ lenta a realizzare, eh?”
“Quanto tu a schivare i bolidi.” Rimbeccò, sicura di farlo arrabbiare. Infatti lo vide accigliarsi.
“Non è stato un bolide. È stata una pluffa.” Confessò, e fu certa che stavolta fosse imbarazzato. “Mi ha preso in faccia ed ho sbattuto contro uno degli anelli.”
Rose represse una risata. “Ma sei un portiere!”
“Ero distratto.” Ringhiò. Si mise a giocherellare con l’orlo del suo maglioncino. Glielo lasciò fare.

Probabilmente darmi fastidio lo mette a suo agio… - pensò divertita: era ovvio, e anche tenero, che Scorpius fosse palesemente sulle spine.
“Distratto? Qualche ragazza ha invaso il campo seminuda?” Ironizzò, beccandosi un’occhiataccia esasperata.
“Ero tormentato dall’idea che una ragazza potesse essere scappata da un mio bacio.” Le tirò dispettosamente un filo del maglione. “Te la sei letteralmente data a gambe dopo che abbiamo parlato con Lupin.”  
Rose inspirò. Era stata così plateale?
Evidentemente…
“Mi vuoi dire perché l’hai fatto?” Il tono era scherzoso, ma gli occhi erano seri. Probabile se lo chiedesse davvero.

Godric, che ragazzo complicato che è.
“Avevo paura che tu dicessi… cose tipo… quelle che blateravo poco prima”
Scorpius la guardò perplesso, prima di sbuffare sonoramente. “Rose. Sinceramente. Sei paranoica. Se una ragazza non mi piace, non la bacio.”
“Quindi ti piaccio come ti piace Clara Haggins?”
Paragonami alla Haggins e sei morto.

Scorpius sogghignò. E capì di essersi fatta fregare di nuovo.
“L’hai fatto apposta quello spettacolino in Sala Grande, ieri!”
“Forse.” Confessò divertito.
“… Dammi un buon motivo per non romperti l’altro braccio.”
“Ce l’ho.” Le assicurò con un sorrisetto saputo. “Ascolta. Esistono due tipi di ragazze. Quelle con cui puoi divertirti, sapendo che sei lo stesso per loro. Un divertimento. E poi ci sono le altre.”
Le altre?” Sillabò scettica. “E sarebbero?”
Saresti. Tu.” Si chinò su di lei. Rose sentì di nuovo prepotente il suo profumo. E una mano esplorarle un fianco, mentre le dita tormentavano il povero maglioncino. “Se ti ho baciata, non è stato per divertirmi. Ma per farti una proposta.”
Rose inspirò di nuovo.

C’erano sicuramente milioni di motivi per cui non era una buona idea stare lì ad ascoltarlo.
Milioni di motivi… Mio padre, il fatto che è un donnaiolo incallito, mio padre, il fatto che è un bugiardo matricolato, mio padre…
“Che proposta?” Chiese.
Scorpius sorrise.
“Vuoi diventare la mia ragazza, Rose?”  
… Per tutte le mutande di Merlino…  
 
Scorpius, per la prima volta in vita sua si sentì nervoso come mai gli era successo.
Ah, sì. Forse allo Smistamento. Che giornata agghiacciante.
Rose lo guardava come se improvvisamente gli fossero spuntate un paio di corna ramose.
Era una ragazza buffa, Rose Weasley.
Non ci si annoia mai con lei.
“Rose?”
“Sì!” Sbottò quasi facendogli saltare un timpano. “Cioè… no!”
Scorpius inspirò lentamente.

“Sono un po’ confuso in merito, pasticcino. Vuoi metterti con me o vuoi scappare il più lontano possibile?” Ironizzò.
In realtà si sentiva lo stomaco rivoltato, e la sensazione orrenda di aver travisato tutto.
Credeva che di non esserle indiffente. E un Malfoy solitamente non sbagliava in questi pronostici.
Ma c’è sempre una prima volta, no? Io sono l’uomo, da prima volta Malfoy.
Rose finalmente sembrò tornare in sé. Si schiarì la voce.
“Vuoi che diventi la tua ragazza.” Sillabò.
Scorpius alzò gli occhi al cielo. “Tu mi piaci, ed io, se non ho completamente travisato i segnali, piaccio a te. Cosa c’è di così complicato, alla fine?”
Rose si umettò le labbra.

“Le nostre famiglie…”
“Lontane miglia.”
“Hai un harem.”

“Quando sto con te sento un impellente bisogno di diventare monogamo.”
“Litighiamo in continuazione.”
“Lo trovo stimolante.”

“Come posso sapere che non è uno dei tuoi scherzi?”
Scorpius sorrise sfavillante, mettendo fine a quel botta-e-risposta. E Rose seppe, in quel preciso istante, che avrebbe capitolato. Miseramente.

“Non fare la Weasley…” Sussurrò sulle sue labbra, prima di baciarla.
E fu il bacio, a schiarirle definitamente le idee.
Perché lo ricambiò. Perché dopotutto, non stava baciando Malfoy.

Ma Scorpius.
 
****
 
Biblioteca, Pomeriggio.
 
Thomas era ancora lì. Seduto al suo tavolo preferito, sepolto tra due enormi scaffali, rispettivamente di pozioni e antiche rune, con una finestrella asfittica che a malapena donava un po’ di luce all’ambiente.
Si sentiva un po’ cretino, a dirla tutta.
Prima era scappato, come un dannato codardo. Autoconservazione serpeverde, avrebbe ironizzato Michel.
La verità è che gli si era gelato il sangue nelle vene quando Lily aveva ipotizzato un suo coinvolgimento sentimentale con qualcuno.
Perché, basilarmente, era la verità.
Quello che provava per Al ormai travalicava la semplice amicizia.
Era attratto fisicamente da lui. Sentiva il suo profumo ovunque, ed ogni volta sentiva quel peso all’altezza dello stomaco, quell’urgenza di allontanarsi il più velocemente possibile.
Quell’urgenza di stringerlo. Forte. A sé.
Deglutì.
Era ridicolo. Ma impossibile da frenare.
Quando aveva baciato l’amica di Alicia era rimasto deluso, e pure sottilmente disgustato. Quando Al gli era piombato addosso, si era sentito agitato e confuso.
Analizzandolo freddamente (per come poteva nelle sue condizioni) il verdetto era chiaro.
Serrò le labbra, chiudendo con uno scatto frustrato il libro che stava leggendo.
‘1001 Sciarade Inglesi’
Anche la sua ricerca si era miseramente arenata su … una frase.
‘Di inganno è fatto il mio secondo nome’.
Il peso del medaglione, che aveva indossato sotto la camicia, sottolineava solo che razza di fallimento fosse.
Ignorava quello che doveva essere il suo migliore amico per colpa dei propri ormoni confusi, e non riusciva a risolvere un banale indovinello.
Patetico. Dov’è finito tutto il tuo cervello?  
La verità è che stai perdendo di vista i tuoi obbiettivi.
Ignora Al. Concentrati sul problema.
Tirò fuori il medaglione, osservandolo.
Era la chiave di tutto. Aprirlo avrebbe portato a delle risposte, ne era sicuro.  
Sospirò frustrato. Forse avrebbe dovuto chiedere aiuto.
Ma a chi? Avrebbe comportato dover dare spiegazioni.
Cioè spiegare che ho trafugato un medaglione dal naga morto…
Certo. Fattibile senza conseguenze gravi, soprattutto.
“Ma guarda… allora è vero quello che dicono di te, Thomas Dursley! Sei proprio un ragazzo studioso…”
Tom sussultò, voltandosi di scatto, per trovarsi davanti la professoressa Prynn, che lo guardava come se fosse la cosa più divertente al mondo.

Sorrise cortesemente, dissimulando fastidio.
“Buonasera professoressa.” Si alzò, ma quella gli fece velocemente segno di sedersi. Obbedì.
“Non ti piace studiare con gli altri, Thomas?” Chiese.
La regina delle domande inopportune… pare che tra professori la chiamino così.

“Ho bisogno di molta concentrazione. Di solito studio da solo.” Spiegò.
Veramente di solito studio con Al. Ognuno fa le proprie cose, ma ci teniamo compagnia.
Di solito? Un tempo…
“Capisco…” Si sedette accanto a lui. Non che gli dovesse chiedere il permesso, ma comunque non era una cosa… piacevole. “Sciarade? È materia di studio adesso?”
Tom lanciò un’occhiata al libro accanto a lui.

“Interesse personale. Del resto, si può anche non studiare solo materie da programma…”
“Vero, vero.” Confermò la donna. “Ti divertono?”
“Non mi dispiacciono.”
Le detesto.

“Ce ne sono di complesse, vero? Io non riesco a risolverne neppure una… sono proprio negata per questo genere di esercizio mentale. Tu?”
“Neppure io sono molto portato…”   

Quella donna lo metteva a disagio. Il fatto di essere così entrante, chiassosa, avrebbe dovuto portarlo a mal tollerarla.
In realtà lo affascinava: si era subito capito che era una docente preparata, che sapeva come catturare un uditorio. Stimolava domande.
L’intero sesto anno grifondoro e serpeverde, almeno per parte maschile, ne era completamente ammaliato.

L’unica eccezione era Al: la considerava una ciarlatana, e neppure le lodi sperticate di Loki, o le considerazioni pragmatico-sessuali di Michel riuscivano a smuoverlo da quella convinzione.
Strano. Avrei giurato che una persona così alla mano gli sarebbe piaciuta…
“E questo medaglione? Che bell’oggetto…”
Tom abbassò lo sguardo, e si accorse di non averlo nascosto: non che sarebbe servito a molto. Prima l’aveva preso di sorpresa.

“È un regalo.” Spiegò in automatico.
“Posso vederlo?”
Ho scelta? Temo di no.
“Prego…”
La donna lo prese tra le dita, avvicinando il viso al suo. Tom, con fastidio, si sentì incredibilmente agitato e sulle spine.
Detestava che qualcuno entrasse nei suoi spazi vitali. Persino se era una donna attraente come la professoressa Prynn.
“Ah, una sciarada. Era per questo che ti documentavi? Non riesci a risolverla?”
“Già.”
“Beh, non è facile, bisogna dirlo…” Socchiuse gli occhi per leggere meglio. “Di enigma è fatto il mio secondo nome. Proprio difficile…” Confermò, raddrizzandosi. “Secondo nome… credo sia questo a sviare.”
Tom batté le palpebre. Attento. “In che senso?”
La donna fece un mezzo sorriso. “Beh. È una frase ambigua. Può voler dire secondo nome o…”
Cognome.” Sussurrò Tom, colto da un’illuminazione. “Dopo il nome viene il cognome. Che è praticamente un secondo nome.”

Come direbbero i babbani… Eureka.
“Esatto!” Esclamò Ainsel stupefatta. “Che bravo, io non ci sarei mai arrivata…”
“Sì. Però… Non ha molto senso.” Borbottò. Ainsel annuì, parimenti perplessa.
“Sicuro che abbia una soluzione? Intendo dire, sicuramente per il creatore la ha. Ma non si riesce a risolverla.”
“No. Deve averla.”

La donna lo guardò, stupefatta dal tono sicuro. Poi sorrise, alzandosi in piedi. “Beh, se la ha, sono sicura che un ragazzo brillante come te riuscirà a trovarla…” Gli diede una pacchetta sulla spalla. “Magari è persino una soluzione banale. In questo genere di indovinelli è meglio non scervellarsi troppo.”
Tom la guardò andare via.
Indovinelli.
Inganno è il mio cognome.
C’era un collegamento. C’era.
Una parte di sé sapeva che avrebbe dovuto mollare tutto, contattare Harry e consegnargli il medaglione. Quella storia stava diventando… inquietante.
Ma l’altra parte di sé, quella più forte, lo spingeva a ricomporre il puzzle. A sapere.
Senza andare a piangere da zio Harry…  
Le tre di tomba son le prime. Tom.
Inganno è il mio cognome…
Espirò lentamente, serrando la presa sul medaglione. Era bollente.
“Tom Riddle.” Scandì. Era quella la soluzione? E se era quella, cosa voleva dire?
Sentì un click secco. Si aprì.

Eureka, di nuovo.
Il cuore minacciava di sfondargli il petto. Si sentiva spaventato ed esaltato al tempo stesso. L’ho risolto. Ho vinto.
Spostò la copertura. Doveva sapere cosa conteneva il medaglione.
Non ebbe il tempo di capirlo. Un lampo di luce, violento, lo investì.
E semplicemente, scomparve.
 
****
 
Note:
Suuuspance!
*Evita la pioggia di pietre affilate e molotov*
  
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