Ed eccomi ancora qui!!XD
Sono stata molto sorpresa
(e contentissima) di tutti i commenti, le visite, i seguiti e i preferiti!!! Davvero non me lo aspettavo!!!
GRAZIE
Volevo ringraziare:
per le recensioni
Mi
ha fatto davvero piacere che il primo capitolo vi sia piaciuto così tanto!!spero che nei prossimi capitoli sia lo stesso!!!
Volevo
dire una cosa a Sana e Akito…forse il tuo “desiderio”
verrà esaudito…te lo lascio scoprire nel capitolo
però!!
Per chi
ha messo la storia nei preferiti
ella96
lallina_89
Marty
Vampire
E infine nei
seguiti
Eilantha3
I
love sasunaru
pimkigirl
Grazie ancora
infinitamente!!!!
Clary
Capitolo
2: Primi batticuori
Ed eccomi qui.
Dopo cinque anni mi ritrovavo di nuovo
all’entrata della Prettiland School of Arts.
Quella scuola mi aveva completamente
cambiato la vita: avevo trovato un padre, conosciuto gente fantastica, mi ero
innamorata, avevo sofferto, riso, vinto, perso, gioito e pianto.
Avevo conosciuto le persone più importanti
della mia vita. Avevo conosciuto lui.
Lui…lui che mi aveva gettato via come una
scarpa vecchia.
Inizialmente non volevo andare in Spagna,
ma poi, quel paese che mi sembrava così lontano da tutto ciò che era il mio
mondo, diventò un porto sicuro.
Un luogo che mi avrebbe permesso di stare
lontano da lui e dal vuoto che mi aveva lasciato dentro.
Così, quando partii salutai tutti tranne
lui... per la verità da quella sera non ci eravamo più
visti e questo ben presto diventò il mio grande rimpianto.
Lui mi aveva illuso, era vero, ma almeno
vedendolo avrei potuto far capire al mio cuore che la vita andava avanti anche
senza di lui e che se era felice così lo sarei stata
anche io, non tanto per me, quanto per lui.
Avevo cominciato a mentire a mia mamma e a Giusy, dicendo loro che io stavo bene ormai e
che ognuno nella vita fa delle scelte, perciò se era successo quello che era
successo era perché così era stato deciso, così aveva voluto il destino, quindi
era inutile piangere ancora.
In realtà, di notte, quando nessuno poteva
vedermi, io piangevo e chiedevo a Dio cosa avessi fatto di tanto grave da
meritarmi quello, perché a tutti tranne che a me era dato di essere
felice. Quindi più stavo male e più fingevo, ripetevo
in continuazione che mi era passata, che ormai era inutile stare male.
Ben presto però, quella che era una bugia,
si trasformò in convinzione, una convinzione che mi
faceva stare meno male.
Adesso, per fortuna, era tutto finito.
Avrei potuto guardarlo negli occhi e
parlargli normalmente, senza che anche solo il fatto di incrociare il suo
sguardo mi avrebbe fatto soffrire.
Patty era cambiata. In tutto. Tutto di me
ora era diverso.
Dopo un’altra occhiata alla scuola, mi
voltai verso Jhonny e gli sorrisi dolcemente.
Ora tutto il mio mondo era lui.
Il passato non mi importava
più. Adesso il mio presente e futuro era lì e mi
teneva per mano.
Ci guardammo ancora e lui, con la mano
libera, mi accarezzò la faccia, come per infondermi più coraggio e dirmi che lui era lì e ci sarebbe sempre stato.
Così, ci addentrammo nella scuola e
percorremmo i corridoi. Quei corridoi che mi erano così familiari, che avevo
tanto amato e odiato allo stesso tempo.
Eccola.
L’entrata dell’aula di danza. Dove tutto era cominciato e tutto, cinque anni fa, era
finito.
Mi preparai mentalmente e sentimentalmente
a varcare quella soglia.
Mi fermai lì e inspirai affondo.
-Entriamo?- la voce calda
e rassicurante di Jhonny mi convinse a fare quel passo decisivo.
Cosa sarebbe cambiato?cosa avrei trovato?
Appena entrata mi rilassai
e il mio cuore riprese a battere.
Niente. Niente era cambiato.
Infatti, come sempre, ritrovai Antonella e Giusy a
litigare e i ragazzi che le ignoravano, per mantenere una sorta di loro
equilibrio mentale.
Antonella stava avanzando verso Giusy, ma
poi si fermò, guardandomi con occhi spalancati.
Dopo un po’ anche Giusy si voltò e mi fissò
proprio come Antonella.
Oh Giusy...la mia Giusy...
Avevo gli occhi lucidi. Li guardai uno ad
uno. Quanto mi erano mancati.
In cinque anni avevo sentivo la loro mancanza,
ma solo adesso capivo quanto.
Tutti loro, chi più chi meno, erano
cambiati, ma mai quanto me..
Pensando questo feci
un mezzo sorriso amaro. Cambiata, già. Quanto? Tanto. Per chi? Per me…per lui. Perché? Perché…la domanda a cui non ho
mai trovato risposta.
Avere tutti gli occhi addosso cominciava a farmi
innervosire un po’, infatti strinsi di più la mano di Jhonny.
-Ehi ragazzi ho
preso la torta!-
Il mio cuore perse un battito. Ecco perché
mi ero rilassata, lui non c’era.
Chiusi impercettibilmente gli occhi e
cercai di controllarmi e di imporre al mio cuore un ritmo regolare.
La sua voce...Dio quanto mi era mancata!
Nonostante questo, però, non avevo la forza per voltarmi e incrociare di nuovo il suo
sguardo.
Cominciai a sudare freddo e ad agitarmi
ancora di più. Jhonny sembrò
accorgersene, perché mi tirò verso di lui.
Lui sapeva tutta la storia, perciò
interpretai quel gesto come una sorta di marcamento di territorio e non per
aiutare me.
-ragazzi ma che avete?-
sorrisi. Non mi aveva
ancora vista.
Decisi per l’entrata con effetto, perciò mi
staccai da Jhonny e lentamente mi voltai verso di lui.
-Ciao Bruno- due semplici parole, che
ebbero lo stesso effetto che la sua voce aveva fatto poco fa
su di me.
L’enorme scatolone che aveva in mano gli
cadde e provocò un tonfo sordo.
Anche lui, come gli altri, cominciò a guardarmi.
So, quasi per certo, che lui provasse quello che provavo io. Sapevo che io ero mancata a
lui, forse non proprio quanto lui a me, ma gli ero mancata.
Occhi negli occhi.
Avevo ragione a pensare che tutto fosse passato quando
reagivo così?
Quell’atmosfera strana e pesante venne interrotta dalla voce di Antonella, che si era
risvegliata nel momento in cui aveva notato che il fidanzato si era
letteralmente imbambolato a guardare la sua nemica.
-Bruno, darling, hai visto un po’ chi è
tornata?-
-si, ho notato- le
rispose lui, gli occhi ancora nei miei.
Lo sguardo di Antonella
e Jhonny passava da me a Bruno e in entrambi cresceva la gelosia verso di noi.
Il braccio di Jhonny si strinse con
incredibile possessività intorno alla mia vita e, sia io che
Bruno, ci svegliammo dallo stato di trans in cui eravamo caduti.
-Quanto mi sei
mancata...-questa volta era stata Giusy a parlare. Gli occhi lucidi e una mano
davanti alla bocca.
Mi guardava come se fossi un’allucinazione,
frutto, probabilmente, della sua voglia di avermi lì.
Le mie labbra si distesero in un sorriso.
Si, Giusy. Anche tu mi sei mancata, non sai quanto.
In un attimo ci corremmo incontro e, prima
di abbracciarci come due disperate, ci guardammo intensamente di nuovo.
-Quanto mi sei
mancata, non ce la facevo più…-mi confessò lei tra i singhiozzi.
In poco tempo tutto il gruppo delle
Popolari si strinse a noi, chi con gli occhi lucidi, chi già piangendo.
Bruno non era venuto a salutarmi, ma potevo
sentire il suo sguardo fisso su di me.
Quel groviglio di gente si staccò da noi e io e Giusy riprendemmo a respirare di nuovo regolarmente.
-Mi devi raccontare tutto!-cominciò lei con
voce rotta dal leggero pianto –e quando dico tutto…intendo tutto!-sottolineò la parola tutto lanciando un’eloquente occhiata
a Jhonny.
-Bhe…credo sia ora di fare le
presentazioni- era arrivato il momento, anche se credo
che si era capito tutto. Con la coda dell’occhio seguivo i movimenti di Bruno,
intento a raccogliere quello che era rimasto della torta.
-Ragazzi…vi presento Jhonny…il mio ragazzo-
dopo la mia ultima affermazione un altro tonfo
interruppe il silenzio.
-le cose non cambiano mai-cominciò stizzita
Giusy verso di me, per poi girarsi furiosa verso Bruno –ma
la vuoi smettere o no con quella torta?! Ormai già è rovinata, è la ventesima
volta che cade! E che cavolo!-
Cominciai a ridere di gusto. Ah che bello
essere a casa.
-Scusate, non vorrei interrompere questa
felice riconciliazione-la voce di Antonella ruppe
quella bella atmosfera e mi fece ricordare quanto la odiassi –vorrei ricordarvi
che avevamo avuto il permesso solo per la prima ora e che dopo io, Anto the
best, devo andare in radio-
A quel punto scoppiai in un’altra fragorosa
risata.
-Certo che alcune cose non cambiano mai- e
ridevo ancora –ti credi ancora il top del top? Ma
quanto sei…- un’altra risata interruppe le mie parole –vabbè…lasciamo stare,
non mi va di rovinarmi la giornata con cose e soprattutto persone così inutili-
Un altro silenzio calò nell’aula. L’avevo detto
io che ero cambiata…finalmente ero riuscita a tenere testa a Tontonella e
questo mi dava un senso di serenità incredibile.
-Senti Jhonny, ci vediamo stasera?-al segno
di assenso di Jhonny, gli diedi un bacio sulle labbra
–ci vediamo dopo allora, ciao-
Dopo che Jhonny sparì oltre la porta, io mi
girai verso i miei più cari amici. Quanto ero felice di essere lì!
-ragazzi…Patty è tornata!quanto sono
contenta!- dopo queste parole mi gettai di nuovo su
Giusy, che mi accolse a braccia aperte.
Da quel giorno, le Popolari riebbero la
loro leader.
Io e Gonza stavamo
percorrendo la strada per ritornare a casa, ognuno perso nei propri pensieri.
Il mio era sempre lo stesso da questa
mattina: Patty.
Era cambiata. E
tanto anche.
Il bruco che diventava una bellissima
farfalla.
Avevo sempre saputo che in cinque anni
sarebbe cambiata, ma non immaginavo in quel modo. Adesso era una splendida
ragazza che superava di gran lunga Antonella.
Antonella...
Stavamo insieme da quattro anni, ma in
tutto questo tempo ogni suo bacio non mi mandava in tilt
come il sorriso di Patty.
Credevo che dopo cinque anni l’avessi del
tutto dimenticata, che il mio cuore sarebbe stato capace di continuare a
battere anche dopo aver incrociato il suo sguardo. Ma,
in realtà, perdermi nei suoi occhi aveva su di me lo stesso effetto di allora.
Stamattina non potevo credere a quello che
stavo guardando. Non riuscivo a convincere il mio cervello che quella ragazza meravigliosa fosse
Patty.
Adesso era più…più…nessun più. Si poteva
descrivere con una sola parola:donna.
Si, perché Patty ormai era diventata una
donna.
Non era più la ragazzina ingenua e tormentata
da Antonella e a cui era proposto sempre di fare la finta fidanzata, no, adesso
era diventata incredibilmente bella e consapevole di questo.
Io ero certo, però, che per quanto potesse essere cambiata, rimaneva sempre la mia dolce Patty.
Un ghigno si dipinse sul mio volto.
Mia. Non lo era mai stata. Lei non lo aveva
mai voluto e io non glie lo avevo mai permesso.
Avevo le mani ficcate nelle tasche dei jeans e calciavo di tanto in tanto qualche piccola
pietra della strana.
Sospirai. Adesso non bastava
più sognarla tutte le notti, lei doveva tormentarmi anche di giorno.
-Stai pensando a quello che penso io, vero?- se ne uscì all’improvviso Gonza, guardandomi
fisso.
-Mi spieghi perché io dovrei pensare a
Giusy?- la voce scocciata e la mente altrove.
-Non mi riferisco a Giusy, ma a Patty-
ecco. Adesso la mia attenzione era completamente per mio
fratello.
-E perché tu staresti
pensando a Patty?- avevo usato un tono più irritato di quello che avrei voluto.
Gonza inarcò le sopracciglia, fermandosi di botto. –saresti
geloso anche di me? Perché lo sai, io…-
-Amo solo Giusy, è lei quella che voglio.
Lo so Gonza, me lo ripeti almeno cento volte al
giorno- lo interruppi io spazientito. –e poi io non
sono geloso di Patty-
Mio fratello scoppiò in una fragorosa
risata, stringendosi la pancia con le braccia.
-Mi fai morire Bruno
quando fai queste battute- un’altra risata interruppe la quiete di
quella strada.
Mi urtava i nervi quando
faceva così. Mi toccai il pearcing che avevo un po’
più sotto delle labbra a sinistra, gesto tipico di quando ero nervoso.
-Senti Gon, io non sono geloso di Patty e
poi figuriamoci di te! L’argomento è chiuso, se non ci credi è un problema tuo- feci secco e alquanto velenoso.
-Certo che sei di un’antipatia...allora
vuoi dirmi che non ti importa che è fidanzata? Guarda che è parecchio carino- fece lui in un tono strano.
Era una sfida? Aveva quel tono che usava
per farmi confessare qualcosa e questo non mi piaceva per niente.
-Si, proprio molto carino. Sembra che l’ha pescato in un catalogo come si fa con i mobili-
Mi guardai un po’ intorno, scorgendo da
lontano due bambini che giocavano a pallone le parco del quartiere.
Mio fratello aveva la voce ironica e le
braccia incrociate. –E questo lo chiami non essere
geloso?-
Alla mia ennesima occhiataccia, questa
volta alquanto omicida, Gon capì che era meglio starsene zitto e farsi gli
affari suoi. Infatti si massaggiò una spalla e guardò
altrove.
Ricominciammo a camminare, mentre il
silenzio regnava attorno a noi. Com’era tranquillo quel quartiere a quell’ora, se non fosse stato per l’interrogatorio mirato ad
urtarmi i nervi di mio fratello, quella sarebbe stata una piacevole
passeggiata.
Il mio pensiero corse di nuovo a lei.
Era tornata ormai e adesso non sarebbe più
stato così facile far finta che lei fosse solo un
ricordo lontano, perchè lei adesso era lì e i miei sentimenti si ripresentavano
ancora più forti di prima.