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Autore: slice    09/11/2009    3 recensioni
Kiba è un semplice ragazzo che fa il poliziotto, nella stessa centrale dove lavorano madre e sorella, per pagarsi gli studi universitari. Shikamaru è un vampiro, un ragazzo morto secoli prima che ha perso speranze e fiducia in quasi tutto, specialmente nell'umanità. Non hanno niente in comune, apparentemente, ma scavando un po' si scopre che entrambi stanno cercando qualcosa di preciso, qualcosa che troveranno nell'altro. A farli incontrare ci penserà una serie di eventi ed omicidi notturni. Questa fic ha partecipato - stendiamo un velo pietoso sul risultato - al contest "dark behind the light... vampires" di theforgottendreamer.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kiba Inuzuka, Shikamaru Nara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3



Kiba camminava semi tranquillo per le strade della periferia, la radio spenta per non far udire le comunicazioni degli altri. A sentir parlare sua madre sembrava ci dovesse essere l'intero corpo di polizia, schierato, nascosto in ogni anfratto, cassonetto e buca delle lettere presenti in quelle dannate vie deserte; in realtà erano in cinque: quattro umani e un vampiro.
Tsume digrignò i denti quando sua figlia insieme a quello scansafatiche di Kakashi le chiesero per l’ennesima volta perché si erano dovuti ricoprire di fango. Per coprire l'odore, aveva detto Kiba poche ore prima.
Quello stesso ragazzo, arrivato nei pressi della piazza si sentì gelare fin nelle ossa da una voce che non avrebbe mai potuto dimenticare.
“Ciao frugoletto, che ci fai tutto solo soletto?” sghignazzò il vampiro, contento di aver fatto la sua inquietante rima, “sei venuto a risparmiarmi la fatica di cercarti, scarafaggio?”
Rimani calmo, non farti prendere dal panico o dall'odio per quell'essere, usa la torcia per tenerlo distante e corri verso la piazza, non ti fermare, non cercare di ferirlo da solo e non credere a niente di quel che dirà, le raccomandazioni di Shikamaru gli apparvero nel cervello come flash di qualcosa di distante, ma lo svegliarono in tempo.
Gli sparò un colpo in fronte, rallentandolo ed attirando l'attenzione dei suoi, l'attimo dopo si voltò e corse con tutte le energie che aveva in corpo verso la piccola piazza al centro dell'abitato periferico.
Quando l'inseguitore lo fece rovinare a terra si accorse di non essere stato colto dal panico, ma di avere tanta di quell'adrenalina in corpo da poter far venire un cardiopalmo ad un cavallo.
Rotolò sul selciato umido e parzialmente ricoperto da neve sporca, evitando per un soffio la specie di falce che il vampiro aveva con sé. Gli puntò la torcia contro, bruciandogli la cute dell'avambraccio destro e ricevendo così il tempo necessario a rialzarsi.
“Dove scappi topolino? Non vuoi giocare con me?” rise sguaiato l'immortale, riprendendo a corrergli dietro.
Quando arrivò nella piazza Kiba aspettò che il vampiro comparisse dal buio del vicolo dal quale era uscito, per poi puntargli la torcia ad ultravioletti nell'altro occhio.
L'urlo arrivò, distorto e animalesco, insieme ad una sfilza di insulti più o meno fantasiosi. Appena si riprese, l'isteria nella sua voce lo fece sembrare ancora più squilibrato.
“Non mi importa... Ahahahah... tanto so dove sei topolino, riconoscerei il tuo buon odore ovunque! Ihihih... sei già morto, scarafaggio...” Il suo delirio però non durò poi molto. Shikamaru atterrò tra lui e Kiba che, dalla sua posizione, riuscì comunque a vedergli comporre alcuni sigilli mentre le iridi si tinsero di rosso e canini affilati spuntarono dalle labbra.
Hidan si fermò, intrappolato in una posa innaturale.
“Che cosa sta succedendo? Non riesco a muovermi, cazzo.” sbraitava l'altro.
Il Nara lo trattenne a stento con quella che sembrava essere un'arte magica che controllava le ombre, di sicuro era molto potente quel vampiro, più di lui. Di contro il Nara vantava un'intelligenza sopra la media, di sicuro, sopra quella di quel pazzo.
“Un momento,” sorrise il vampiro annusando l'aria, “io conosco quest'odore. Sei tu? Quel moccioso che liberò quella ragazzina e che viaggia sempre con quel ciccione, non è vero?” rise ancora come se qualcuno gli avesse raccontato una barzelletta.
Quello non rispose mordendosi il labbro per non urlargli di chiudere quella bocca e di non nominarli, di non nominare lei e nemmeno il maestro.
“E dimmi, a parte la mocciosa, come sta il tuo maestro?”
Kiba seguiva sconcertato quelle rivelazioni come se fosse stato al cinema, passivo, incapace di muoversi o di fare alcunché. Ma nell'istante in cui Shikamaru si mosse non seppe trattenersi dall'urlare il suo nome.
“Shikamaru, no! Ti sta provocando, non vedi?”
Certo che lo vedeva, lo sapeva, ma quando un vecchio kunai del suo maestro tagliò di netto la testa dell'altro si sentì bene. O, indubbiamente, meglio.
“Mi sembra di averla già vista questa scena.” commentò vago mentre spingeva il corpo inerme nella trappola che aveva fatto preparare da Ino e Chouji, “e devo ammettere che è uno spettacolo che mi emoziona ogni volta.” concluse serafico, calciando la testa nella cella in legno.
“Probabilmente, la prima volta che ti decapitai e piantai un paletto nel tuo cuore, ero troppo inesperto per aver fatto centro, ma questa volta non lascerò niente al caso.”
“Oooh e come pensi di fare? Uccidendomi di chiacchiere?”
“No. Il sole sorgerà tra un'ora esatta. Questo è il primo punto della piazza che verrà illuminato.”
A niente ovviamente valsero le suppliche e le maledizioni miste a parolacce ed espressioni sempre più colorite che gli vennero rivolte contro, Shikamaru passò il braccio intorno alle spalle di Kiba e se ne andò senza voltarsi.

Tsume, Hana e Kakashi, rimasti in stato catatonico più o meno da quando Kiba aveva schivato, con una freddezza inquietante, una lama di mezzo metro lanciata verso di lui ad una velocità da mani nei capelli, assistettero alla disintegrazione totale del corpo dell'assassino che era stato catturato da.. da... da non sapevano nemmeno chi. Cose inspiegabili e fastidiose da scrivere in un rapporto; infatti, il giorno dopo, avevano tutti e tre picchiato la testa da qualche parte ed erano stati colti da una leggera amnesia che comprendeva - sorpresa! - giusto quelle due o tre ore che racchiudevano tutta la vicenda.





In silenzio, abbracciati, i loro passi li riportarono al cimitero. C'era un vento tiepido, strano per quell'ora, che rendeva l'atmosfera più piacevole, mitigando anche gli umori.
“Ci sono cose di cui non voglio parlare nemmeno con me stesso, ma ce ne sono altre che vorrei tu sapessi, o meglio, c'è una persona che vorrei presentarti.”
Kiba annuì, senza aggiungere altro, lasciandosi guidare dal vampiro. La sua mano stringeva alcune sue dita e, quel piccolo contatto, sarebbe bastato a Shikamaru per portarselo dietro, ovunque avesse voluto andare.
Il vampiro gli fece strada tra angeli incrostati, Madonne ederose, bambinetti mutilati e scheletri di corone o articolate composizione floreali, gli fece strada tra le lapidi di un cimitero più morto di chi vi giaceva, fermandosi all'unica tenuta in buone condizioni.
L'Inuzuka lesse il nome sopra di essa e, anche se quelle lettere non gli dicevano niente, capì subito di chi si trattava.
“Era il mio maestro.” Istintivamente Kiba strinse la mano del ragazzo. “Cioè, mio e di Chouji, e di Ino. È morto per salvarci.”
“Credo che quando si ama tanto qualcuno sia normale volerlo solo per sé. Credo sia normale essere egoisti quando chi ci lascia ci obbliga a sentire tanto dolore. Non sarà giusto, ma fa stare meglio. Un minimo.”
Il Nara lo tirò a sé baciandolo su una guancia.
“Era il mio maestro. È morto per salvarmi.” Disse puntando i suoi occhioni neri in quelli chiari dell'umano.
Il poliziotto gli sorrise, lasciando la sua mano e dirigendosi ad un groviglio di rovi dove spuntavano, faro e monito di vita in quella desolazione, delle rose bianche. Ne colse una, per poi tornare verso l'ultima dimora dell'insegnante.
“Piacere di conoscerla Asuma-sensei... Si sarebbe arrabbiato se lo avessi chiamato così?”
“No,”sorrise il vampiro, “credo proprio di no.”
Kiba si accucciò, annusando la rosa, e la posò all'angolo della pietra di cemento, sotto gli occhi di Shikamaru.
“Grazie.” mormorò sfiorando i bassorilievo del nome inciso, “grazie di averlo protetto, di averlo salvato. Grazie di averlo fatto arrivare a me. Adesso lo proteggerò io. Promesso.”
Il Nara si abbassò a sua volta, e gli sfiorò i capelli, spingendoli dietro l'orecchio mentre il venticello annullava i suoi sforzi.
“Penso tu gli piaccia.” Gli sussurrò, a pochi centimetri dall'orecchio, per poi baciarlo ancora sulla guancia e stringerselo addosso.

Sarebbe dovuto tornare a casa, sua madre e sua sorella probabilmente, anche senza il vampiro in giro, si sarebbero preoccupate, ma i baci di Shikamaru valevano ogni sgridata, ogni punizione. La roccia su cui era seduto, o semi sdraiato, non dava più fastidio da quando il Nara gli aveva morso l'orecchio, il gelo aveva smesso di pungerlo ovunque nell'istante esatto in cui la lingua del vampiro gli era entrata dove non avrebbe dovuto. E quando lo aveva sentito spingere e mangiargli le labbra in un bacio denso di passione, non aveva potuto neppure pensare di andarsene, o anche ad una qualsiasi altra cosa che non fossero quelle mani, sui suoi fianchi, sul suo viso, sulla sua erezione; intrecciate nei suoi capelli o con le sue.
Se qualcuno gli avesse detto di quella settimana, se qualcuno gli avesse detto che avrebbe trovato l'amore e che avrebbe perso il suo migliore amico, gli avrebbe riso in faccia. Gli avrebbe probabilmente detto, tra una lacrima d'ilarità e l'altra, che Shino avrebbe mandato al manicomio il vampiro con le sue frasettine e quel modo di fare irritante. Gli avrebbe detto che lui non credeva nell'amore come invece credeva nell'amicizia, perché quella l'aveva trovata ed era la cosa più bella che avesse.
Lo era ancora, semplicemente adesso credeva anche nell'amore. Che cosa sdolcinata da dire, pensò mentre Shikamaru fumava e lui gli dormicchiava addosso, anche in quel gelo.
“Mi dispiace di non poter venire al funerale.” il Nara espirò, facendogli una carezza sulla testa.
“Non preoccuparti, lo sapevo già: non so altrove, ma qui non usa fare funerali di notte. Puoi sempre fare un salto alla festa, doveva essere la solita festa in cui si beve anche dai bicchieri degli altri e da cui si esce camminando a quattro zampe, ma è stata trasformata in una specie di commemorazione, un po' strana e accompagnata da musica punk, ma a Shino sarebbe piaciuta.” disse, prima di stirare le labbra in un sorriso amaro, sentendo lo stomaco chiudersi. E un'altra carezza sfiorò i suoi ciuffi castani.
“Credo che non sarò nemmeno lì, Ino e Chouji hanno deciso di volere un dettagliato resoconto di quello che è successo.”
“Oh santi numi! Non verrai nemmeno lì? Imperdonabile, imperdonabile.” scherzò Kiba, scuotendo la testa, convinto che la cosa facesse davvero poca differenza.
Shikamaru puntò gli occhi al cielo.
“Che seccatura.” disse espirando fumo e tirando il mozzicone nella neve, a pochi metri da loro.





“Allora, io vorrei sapere: perché c'è ancora dell'alcool qui?” Naruto quasi urlò puntando il dito su un bancone improvvisato e sulle bottiglie mezze piene che vi erano state poggiate sopra.
“Perché è una festa commemorativa, non una gara a chi beve di più, anche se c'è qualcuno che crede siano sinonimi.” sbuffò Kiba, mentre guardava Kankuro fare pipì in un cappello strano, pensando forse fosse una pianta.
“Senti, a Shino sarebbe piaciuto vederci tutti cappottati dall'esagerazione tipica della nostra età. Sarebbe stato lì,” sbraitò ancora Naruto, dondolando verso destra ed indicando una sedia un po' più isolata, “e avrebbe sorriso a tutte le cagate che avremmo fatto, convinto tra l'altro che noi non facessimo a gara per chi riusciva a farlo sorridere di più.” concluse, inciampando in quello che una volta era Rock Lee, un pazzo, fanatico dello sport, che frequentava la sua facoltà. Astemio.
L'Inuzuka sorrise pensando che nessuno di loro aveva mai sentito Shino ridere davvero o che nessuno di loro lo aveva mai visto sorridere senza occhiali. Privilegi dei migliori amici, si disse buttando giù qualcosa che non aveva sapore, ma che strinava per bene la gola.
Seduto su una poltrona, si godeva, al posto del compagno perduto, le scene incredibilmente idiote che nessuno si sarebbe ricordato il giorno dopo. Il sorso che bevve dopo però, lo costrinse ad alzarsi e a farsi due passi fuori, cercando di non vomitare anche l'anima.
Beh, in quel caso l'avrebbe regalata a Shikamaru che ci teneva tanto! A lui in quel momento dava solo fastidio perché la sentiva lacerata da un dolore che non riusciva a lenire, né con l'alcool né con altro.
Si appoggiò ad un albero sul retro del capannone e tirò la testa indietro, volgendo lo sguardo alla luna quasi piena, le stelle e qualche sporadica nuvola.
Spostò l'attenzione sui lumini del nuovo cimitero, in lontananza, e poi nella direzione del vecchio, chiedendosi distrattamente se i vampiri potessero prendersi una sbronza.
“Certo che possiamo.” Una voce cavernosa lo fece gelare sul posto. Sentì un dolore acuto al fianco e l'attimo dopo si ritrovò spiaccicato contro la parete del capannone. “Tsz, moccioso.” sbottò la voce, in avvicinamento.
L'alcool attutì il dolore, ma lo lasciò stordito il doppio, si toccò il retro della nuca trovandosi la mano inzuppata in qualcosa di vischioso, dall'odore acre. Scosse la testa riuscendo a scorgere del rosso sulle dita irradiate dalla luce della luna, poggiò quella stessa mano per terra facendo forza per tirarsi su, ma qualcosa di freddo lo afferrò al collo. I piedi non toccarono più il suolo e sbatté la schiena contro il muro alle sue spalle. Un suono strozzato gli uscì dalle labbra, insieme a del sangue.
“Ehi Kiba, tutto be...” Naruto si fermò, agghiacciato.
“Scappa...” riuscì a rantolare l'Inuzuka mentre la presa dell'altro stringeva maggiormente. Naruto, ubbidì, scappando e urtando praticamente tutto quello che si parava tra la sua situazione alcolica ed il suo cammino.
Kakuzu digrignò i denti.
“Non che la cosa mi interessi più di tanto, ma come ha fatto,” sbatté ancora Kiba al muro, facendolo tossire nuovamente, “un insetto, a distruggere un signore della notte come quel cretino di Hidan?”
L'umano trasse un respiro, faticosamente, lo guardò in quelle iridi tendenti al rosso e lo vide snudare i canini, arma primaria della sua specie.
“Non sei stato tu, non è vero? Chi è stato? Come si chiama il vampiro che ti ha aiutato? Dove si trova?” Kakuzu strinse gli occhi collerico, un vampiro che uccide un altro vampiro: era inammissibile. “Lo so che è ancora qui, e tu mi dirai dove. O morirai.” Kiba gli sputò in faccia sangue e saliva.
Adesso lo proteggerò io, aveva promesso, e lui non era suo padre, lui manteneva le sue promesse. Mai avrebbe venduto Shikamaru. Mai, a nessuno. A nessun prezzo.
“Allora... uccidimi.” Strinse il polso del vampiro, tentando invano di fargli allentare la presa. Kakuzu si pulì il viso, schifato.
“Che c'è moscerino? Vuoi morire per un essere come me? Per un essere uguale a quello che ha ucciso il tuo amico?”
Kiba riusciva a non pensare a niente che riguardasse Shikamaru ma, troppo impegnato a fare questo, non riuscì a tenere il vampiro all'oscuro degli altri avvenimenti.
“Non valeva e... e non varrai mai... nemmeno la metà della metà... di lui.”
Quello rise, di una risata bassa, inquietante.
“Ti morderà. Ti morderà e ti prosciugherà, come fanno tutti i vampiri.”
“No.” tossì, mugolando di dolore ed esasperazione, sentendo gli occhi pizzicare, “non lo farà.”
Il vampiro rise ancora, senza allegria, rise di lui e della sua debolezza come essere umano, avvicinando il viso al suo.
“Allora lo farò io.” grugnì senza intonazione.
Kiba sentì chiaramente i canini far pressione sulla sua pelle troppo morbida, li sentì entrare nella carne come se essa fosse stata burro. Urlò forte sentendo il dolore lancinante diramarsi ovunque nel suo esile corpo, avvertì il rumore disgustoso che faceva l'essere mentre beveva la sua linfa vitale, come se fosse stata una qualsiasi brodaglia.
Tutto si fece più sfuocato, più lontano, gli sembrò di non avere più forze. In un attimo di lucidità pensò che non avrebbe più rivisto la sua famiglia, che non avrebbe più rivisto Shikamaru e quello fece più male di ogni altra cosa.
Naruto tornò in quel momento con tutti gli invitati, più o meno sbronzi, al seguito.
“Lascialo andare, mostro!” gli urlò colpendolo con un sasso, seguito anche da altri.
Il gigante, infastidito, lasciò cadere a terra Kiba senza riguardo. Il ragazzo aprì gli occhi sui sassolini e i filetti d'erba che uscivano dalla neve e dal terreno dismesso sul retro del capannone, ma non riuscì a tenerli aperti per molto, crollando davanti al viso di quella che avrebbe giurato essere Hinata.
Il vampiro, voltatosi per pararsi dai sassi, non sentì la ragazza piegarsi e raccogliere un frammento della staccionata poco distante, dilaniata dal tempo, ma avvertì distintamente quel frammento entrargli nella carne. Non sentì altro, poiché quella che si librò nell'aria dopo, in caduta libera verso il suolo, fu solo cenere.





Spostò la mano da sotto il raggio di luce, osservando la sua pelle rigenerarsi, disumana.
“Perché vuoi farti male per forza?” chiese Chouji, retorico, che non alludeva solo al dolore fisico che l'amico si imponeva, ma ad una visione più ampia, che lo avrebbe portato a soffrire maggiormente e senza possibilità di rigenerarsi.
Shikamaru fissò prima la mano e poi il fascio di luce, meno assorto di quanto sembrasse.
“Perché non riesco più a farne a meno.” mormorò, mentre l'Akimichi, che non si aspettava una risposta, rimaneva a contemplare i suoi movimenti.
Ino si avvicinò all'amico e gli accarezzò la testa.
“Shikamaru, sei sicuro che non ci siano altri vampiri in giro?”
“Ma che dici Ino, non essere ridicola, sarebbe davvero sfiga della sfiga: di solito i vampiri sono esseri solitari e sfuggevoli. Siamo noi ad essere atipici.” brontolò Chouji dalla sua comoda postazione.
“Lo so, ma sarebbe stato prudente accertarsene prima di lasciare che una festa, senza alcuna scorta, avesse luogo nel mezzo del nulla.”
Il Nara si alzò piano, la mente che vagava a vari collegamenti, mentre le parole dell'amica sfumavano nella sua testa, sempre più lontane. Non c'erano altri vampiri con quell'essere, non aveva avvertito nessun altro odore oltre a quello di Hidan, poi lui non era solito viaggiare in compagnia. Non c'era da preoccuparsi. O si stava autoconvincendo?
Colpi forti e decisi si abbatterono sulla porta della cripta e il silenzio calò nella stanza.
“State fermi qui.” ordinò Nara, raggiungendo la porta, “chi sei?” domandò allora, deciso.
“Sono Hinata, un'amica di Kiba, ti prego, vieni con me.” La voce di ragazza, fine e decisa insieme, che arrivò alle sue orecchie, lo fece sentire male: dov'era Kiba?
Shikamaru aprì la porta, rimanendo dietro e quindi lontano dal fascio di luce. La fanciulla entrò, risoluta.
Quando la porta si chiuse e l'oscurità riprese possesso di tutto, il Nara si avvicinò scrutandola.
“Perché dovrei fidarmi?”
“Perché io l'ho appena fatto.”
Silenzio. Ingombrante, odioso, pregnante silenzio.
“Dov'è Kiba?”
“È stato morso.” Shikamaru si sentì risucchiare il cervello in uno stato di trance dove quelle poche parole rimbombavano sempre più forte. “E' stato portato in ospedale ma, dopo avergli fatto due trasfusioni senza alcun segno di miglioramento, hanno detto che non c'è più niente da fare, che non conoscono la causa del suo male. Sua madre lo ha portato a casa.”
Ci fu silenzio dopo, perché uno avrebbe preferito morire ancora, come minimo, dieci volte piuttosto che ricevere quella notizia e perché l'altra avrebbe preferito tenere un comizio, su un argomento a lei sconosciuto, davanti a tutta la città piuttosto che dover riferire quelle cose.
“Per questo devi venire con me, mi ha chiesto di trovarti e di portarti da lui.”
Shikamaru si leccò le labbra, aride, cercando di non cedere allo sconforto, cercando di ragionare.
“È giorno.” riuscì ad articolare nella confusione.
Hinata allungò la mano, mostrando quello che aveva portato.
Il vampiro lo prese e lo aprì riconoscendovi un telo nero impermeabile, abbastanza lungo da potersi coprire fino ai piedi. Neanche ci pensò. Se lo mise addosso e aprì la porta.
“Dovrai guidarmi tu.” disse alla ragazza prima di coprirsi del tutto.

Il viaggio non fu lunghissimo, ma nemmeno breve, nel bagagliaio, coperto da un ulteriore telo, il vampiro sentiva i due ragazzi chiacchierare.
“Sei sicura di aver fatto la cosa giusta, Hina-chan?”
“Mai stata così sicura Naruto, poi non mi sembra che abbiamo molte alternative.”
“Forse... facendolo vedere ad un medico più bravo?”
“No, abbiamo poco tempo, in più non è qualcosa che la nostra medicina può curare, però forse lui può farlo.”
La macchina frenò bruscamente.
“Siamo arrivati. Io aiuto lui, tu aprimi le porte.”
Naruto aprì il bagagliaio con cautela.
“Ehi, sto aprendo, sta attento.” disse prima di aprirlo del tutto.
Aiutò il ragazzo a fare i gradini senza scoprirsi troppo, fino all'ascensore, mentre Hinata faceva loro strada.
Arrivati al giusto piano Hinata bussò e la porta si spalancò velocemente.
“Hinata, cos...”
Ma Hana venne zittita.
“Ti prego Hana-san, devi fidarti di me adesso, chiudi tutte le finestre, accendi più candele che hai. Se hai dell'aglio in cucina mettilo in una busta di plastica e portalo fuori. Non avete croci in casa vero?”
La donna rimase a guardare il telo nero senza capire.
“Hana, hai sentito? Forza, non metterci tutto il giorno.” Tsume, affacciata dalla stanza del figlio, la destò dal suo torpore d'incomprensione, prima di rientrare, “il tuo principe azzurro è arrivato, amore mio.”
Kiba sorrise mesto e dolorante.
“Nero mamma, il mio principe nero.”
Hinata entrò per prima.
“Puoi entrare.” disse al vampiro, aiutandolo poi, una volta che le operazioni furono svolte, a togliersi il telo di dosso.
Due occhi color pece fecero capolino e si guardarono intorno con circospezione. Non era mai stato in una casa moderna.
Naruto lo toccò con un dito.
“Ehi, sembri davvero umano!”
“Vieni. Per di qua.” lo condusse Hinata, prendendogli la mano.
Hana si portò le mani alla bocca quando quello strano ragazzo passò davanti allo specchio del corridoio e lei non vide il suo riflesso, ma solo la manina di Hinata che stringeva l'aria.

La stanza era buia, ovviamente, illuminata da alcune candele.
Tsume si fece indietro permettendo al vampiro di avvicinarsi; Hinata le aveva spiegato, ma ancora stentava a crederci, anche se, doveva ammettere, tante cose cominciavano a quadrare solo dopo quelle assurdità. Fece il giro del letto e si tenne più lontana per lasciargli il loro spazio.
Vide Shikamaru accarezzare il viso di suo figlio, lo vide piegarsi e lasciargli un bacio, lieve.
Hana si rannicchiò sulla poltrona in fondo alla stanza.
“Puoi aiutarlo?” domandò flebile.
Il vampiro alzò gli occhi su di lei poi sulla madre, prima di riabbassarli su quelli lucidi del compagno.
“Stai morendo Kiba.” Tsume articolò un no supplice tra i singulti, tappandosi la bocca e appoggiandosi alla parete alle sue spalle, Hana riuscì soltanto a rannicchiarsi ancora di più, premendosi le ginocchia al petto come quando era bambina. “Io posso salvarti, ma quella che ti donerò non sarà una benedizione, al contrario: sarà una maledizione. Dovrai nasconderti, non vedrai più la luce del giorno, non avrai più la possibilità di avvertire né freddo né caldo, non ti ciberai che di sangue. E sarai costretto a vedere chi ami lasciare questo mondo prima di te.”
Cadde il silenzio, rotto solo dai singhiozzi della madre e dallo scricchiolare della sedia sulla quale si dondolava la sorella.
Kiba lo guardò negli occhi e lui si avvicinò, continuando a parlare con un tono più basso.
“Se sceglierai di morire avrai la pace eterna, se chiederai il mio aiuto la tua sarà una condanna eterna. Sarai la morte, circondato dalla vita. Sarai come la cenere che giace sotto il fuoco. Vivrai nella cenere. Che cosa scegli Kiba?”





Hinata sospirò ansiosa.
“Tranquilla, vedrai che si sistemerà tutto.” Le disse Naruto, sfiorandole la fronte con bacio leggero. Probabilmente non era vero, ma sentirselo dire, sentirlo dire da lui, dal suo lui, la fece rilassare non poco.
La porta della stanza del suo amico d'infanzia si aprì, Tsume e Hana uscirono, affrante, si sostenevano a vicenda. Hana fece sedere la madre sul divano e si diresse in cucina armeggiando per preparare qualcosa di caldo e rilassante.
“Kiba?” chiese Naruto, un’overdose di ansia nella voce.
La donna, che fissava il vuoto con i suoi occhioni scuri, voltò il capo leggermente verso di loro.
Il cane Akamaru che si strusciava alle sue gambe, guaendo e porgendole la zampa in segno di conforto.
“Non vivrà.” riuscì a dire, prima di tornare a fissare davanti a sé.
In cucina qualcosa si ruppe e il suono di un sospiro intriso di tristezza vagò per la casa, rimbalzando come se fosse stata vuota.
“Mamma!” sembrò ammonirla la figlia, “stai parlando di tuo figlio, di mio fratello, cerca di farlo con po' di abnegazione dei tuoi diritti di madre.”
“Non lo rivedrò più.”
“Certo che lo rivedrai. Che razza di discorsi, non voglio sentirli.”
Naruto guardò Hinata e solo allora capì, dal suo timido sorriso, che poteva rilassarsi.





Kiba lo guardava.
Il suo vampiro era bellissimo, così, concentrato, mentre cercava di non lasciarsi sfuggire quella lacrima che gli solcò comunque il viso; lo baciò a tradimento.
“Sei triste perché mi avrai sempre fra i piedi?” ridacchiò, facendosi male da solo.
Shikamaru sbuffò, stropicciandosi il viso con la manica per cancellare la sua felicità, il suo egoismo.
“Stupido. Non è una cosa di cui gioire.” Sbottò senza guardarlo. Non lo aveva ancora fatto.
L'Inuzuka gli toccò i capelli, gli sfece la coda e fece dondolare il laccio davanti agli occhi.
“Adesso potresti spogliarti e tenere questo tra i denti, per favore? Volevo realizzare una mia fantasia erotica prima di diventare un animale notturno.”
Il Nara sorrise, anche in quei momenti faceva lo scemo, anche in quei momenti non riusciva a smettere di volerlo.
“Puoi fare il serio almeno per cinque minuti? Almeno fin quando non ti avrò morso.” finì, guardandolo finalmente negli occhi.
L'altro trasalì.
“Dovrai mordermi?” gli sorrise affascinato dall'idea, convinto che con lui sarebbe stato diverso che con quell'energumeno.
“Beh, tecnicamente no, però,” si tolse la maglia e la appoggiò allo schienale della sedia vicina al letto, riavvicinandosi poi alla sua vittima “sono troppo curioso di sapere che sapore ha il tuo sangue.” sussurrò prima di baciarlo. Kiba pensò che era una cosa molto sensuale quella che aveva appena detto, ma non pensava che gli si sarebbe trasformato davanti.
Appena lasciò le sue labbra Shikamaru gli rimase vicino col viso, per fargli vedere i cambiamenti, forse per avvertirlo, forse per essere sicuro che volesse rimanere. Con lui.
Le iridi sfumarono verso il rosso, con una calma indecente, e i canini si fecero più pronunciati.
“Sei bello anche così!” Un ringhio basso ruppe la quiete, mentre l'Inuzuka lo baciava su una guancia. Che impertinente.
Shikamaru si abbassò sul suo collo, un fascio di luce azzurrina andò a far scomparire i segni lasciati da quell'odioso essere, e Kiba avvertì del beneficio. L'attimo dopo un gemito di dolore riempì la stanza, e i canini del vampiro affondarono nella pelle del suo collo con facilità, come avevano fatto quelli dell’altro.
Ma non vi fu nessuno strattone, nessun dolore lancinante, solo fastidio, ma nessun rumore sgradevole. Anzi, Kiba si accorse di uno strano calore che andò formandosi nel suo addome, fino a scendere nel suo basso ventre, fino a farlo sospirare di piacere. Shikamaru passò una mano sul suo fianco, arrivò ai pantaloni e continuò passando sopra alla semi erezione dell'altro, sfiorandola fin quando non ricevette dei gemiti di piacere; gemiti a tratti frustrati.
Smise di nutrirsi della sua linfa vitale e lo baciò. Il sapore del suo sangue disgustò un po' Kiba, ma rispose al bacio con impeto. Quando si separarono, la carezza che ricevette sopra i pantaloni lo fece boccheggiare e poi ansimare, e tenne gli occhi chiusi per godersi tutto al meglio con gli altri sensi.
Shikamaru lo baciò ancora e questa volta il sangue era in una quantità quasi eccessiva.
Kiba mugolò infastidito, ma si fidò dell'altro ed ingoiò tutto. Aveva un gusto diverso, pensò distrattamente prima di sentirsi incredibilmente pesante e stanco, quel sangue sapeva di vecchio.





Forse tutto avrebbe potuto fermarsi lì ed avere più senso di qualunque altra cosa, ma il significato della vita stessa perde importanza davanti all'amore e, per quanto suoni banale, per quanto la cosa sappia di frivolo, di favola, tutti lo cerchiamo. Tutti cerchiamo l'amore, qualcuno che ci ami e che si lasci amare da noi per camminare insieme fino alla fine, se fine non vi fosse, non sarebbe necessariamente un male. O forse bisognerebbe essere immortali per dirlo, forse queste affermazioni necessiterebbero di verifica. O, forse, siamo degli sciocchi se pensiamo che l'immortalità o la mortalità possano dare un significato a quello che solo l'individuo, con la sua personale visione del mondo e delle cose, con la sua passione e la sua dedizione, può fare. Forse però, morire senza una persona che ci ama accanto è molto peggio, e scegliere tra l'immortalità e la mortalità non avrebbe senso. È allora vero che è l'amore il protagonista? È dunque vero che lui, e soltanto lui, sa fare la differenza?
Questo Shikamaru se lo sarebbe chiesto per centinaia di anni, senza sapere che Kiba aveva le stesse domande prive di risposta.

Il sole era calato da un po', ma Shikamaru ancora dormiva.
L'Inuzuka, già sveglio, passò le dita tra i fili neri dell'altro, sparsi sulle federe rosse. Avrebbe dovuto fare una statua ad Ino, per avergli concesso quel letto stupendo due volte a settimana. Dovevano procurarsi qualcosa di più decente della brandina su cui il Nara dormiva, nella stessa stanza di Chouji, prima che arrivasse lui.
Stanco di aspettare, lo strattonò impunemente. Niente.
Gli montò mezzo addosso per guardarlo da più vicino. Per rompere da più vicino.
“Signor vampiro? Potrebbe farmi la cortesia di svegliarsi, visto che il suo ragazzo vorrebbe ricevere attenzioni?” Ma non ci fu neanche un minuscolo movimento, tutto rimase immobile, “magari prima di Natale prossimo eh!” si imbronciò, falsamente offeso l'Inuzuka.
“Che seccatura. Ma non conosci il significato della parola poltrire?” biascicò quello, aggrottando la fronte in un'espressione scocciata.
“Ma Nara, hai tutta l'eternità per poltrire, io te lo do adesso! Prendere o lasciare.”
Shikamaru aprì un occhio, facendo ridere l'amante, e sbuffò dando un colpo di reni per ribaltare la situazione.
Kiba tornò serio, seguendo con un dito il contorno delle labbra del ragazzo sopra di lui.
“Sei il solito esagerato.” mormorò assorto, sereno, “non è affatto male.”
“Che cosa?” gli chiese Shikamaru lasciandogli un bacio leggero, lasciandosi spostare un ciuffo d'ebano dal viso.
“Vivere nella cenere.” sorrise il neo vampiro, prima di essere baciato.



Owari





Allora... grazie mille, a tutti quelli che l'hanno letta, recensita, messa nei preferiti - Urdi - e nelle seguite - Urdi, Aya88, Bel Oleander, Eldrion300, _Resha_, lady moon.
Grazie mille a Nali, la beta delle beta, e a _Resha_ che ho visto qualche giorno dopo aver postato il secondo capitolo e mi ha incoraggiata. Grazie davvero.

_Resha_: ciao cara, grazie davvero per le parole di conforto e per il tempo che mi hai dedicato. Spero che sia un finale degno dei precedenti chappy o che, se non altro, ti piaccia almeno un po'. Shikamaru e Kiba sono pucciolosissimi e ispirano tante tantissime lemon XD devo davvero scriverne ancora! Tra pochi giorni uscirà “Hot and dogs”, non perdertela ^^.
Qui abbiamo uno Shikamaru decisamente attivo che però non credo esca dall'ic, perché come abbiamo visto con Hidan e Kakuzu nel manga non si tira affatto indietro. Anche perché essere pigri non significa non avere palle. Giusto? Bene! Credo che verrò al Minas tra un po', magari ci facciamo una bevuta seria 'sta volta XD comunque, ti farò sapere su msn quando verrò. Bacioni. Grazie ancora, ciao topina.

Eldrion300: ciao cara, non ti conosco, ma mi fa piacere ti sia piaciuta (O.o?) la storiella che ho postato. Spero sia di tuo gradimento anche quest'ultimo capitolo e spero davvero mi dirai cosa ne pensi. Le Shikamaru Kiba mi piacciono, ma mi piacciono anche le Kiba Shikamaru XD e la mia coppia preferita sono Itachi e Shikamaru. Su Kiba e Shikamaru tra qualche giorno posterò una shot che ha partecipato al contest “Daily moment” su EFP, dacci un occhio magari ti piace. ^^ Grazie dei complimenti, sei stata davvero molto dolce. Ciao stella.

Mi fareste molto felice se almeno all'ultimo capitolo mi diceste che ne pensate. Sarebbe davvero carino e mi tirerebbe su di morale, che ora è un po' a terra. Grazie comunque.



Qui, il giudizio:

Quarta classificata: “Vivere nella cenere” di slice.

Correttezza grammaticale e sintattica, ortografia: 12,5/15 Ho riscontrato parecchi errori in questa fic dal punto di vista grammaticale e sintattico, soprattutto per quanto concerne l’uso delle virgole. In molti, troppi, passaggi dove andava il punto hai messo la virgola, unendo due periodi in realtà separati. Ho trovato inoltre un apostrofato di fronte a nome maschile, che è un errore che non potevo sorvolare. Credo che comunque sia dovuto al fatto di aver dovuto gestire una fic molto lunga. È una cosa difficile e lo capisco.

Stile, forma e lettura scorrevole: 13/15 Lo stile è semplice, ma corretto e piacevole, solo che la lettura è risultata spezzata in molti punti da quegli errori che ti ho corretto su. Inoltre ho trovato qualche termine non proprio adeguato al contesto. Peccato perché la storia come idea merita molto.

Originalità: 9/10 La fic è originale, soprattutto per l’accenno alla morte di Asuma e alla spiegazione del perché Shikamaru sceglie di restare con i suoi due compagni. In realtà l’idea di investigare su omicidi misteriosi frutto di attacchi di vampiri non è nuova, ma mi è piaciuto come i personaggi si sono mossi nella storia e gli ambienti che hai creato. Inoltre l’idea di un’alleanza fra un umano ed un vampiro è intrigante, che poi sfoci in amore è ancor più bello.

Caratterizzazione dei personaggi (il vampiro e la sua vittima): 8/10 Mi è piaciuto molto Kiba, davvero è stato trattato bene, anche se a volte è stato troppo dolce secondo me. E’ vero che è un tipo emotivo, ma non così fragile. Shikamaru invece poteva essere sicuramente trattato meglio: non ho capito molto di lui, ma secondo me questo è dovuto al fatto che hai scelto di inserire molti personaggi, quindi non li hai trattati tutti in modo profondo.

Scelta della frase: 7/10 Frase bellissima, ma sfruttata molto poco: due righe in tutto in effetti. Potevi fare molto meglio. La frase è piuttosto ampia come significato se riferita ai vampiri, quindi potevi spaziare, ma mi è sembrato come se Shikamaru l’avesse pronunciata lì e basta, come se non sentisse veramente proprio il significato in essa racchiuso.

Giudizio personale: 9,5/10 Una bella storia, intrigante e con quell’elemento di giallo/horror che ti tiene incollato allo schermo. Se a questo si aggiunge l’atmosfera di nero romanticismo che, in un ritmo sempre crescente invade la fic ,viene fuori un bel lavoro. Curata meglio poteva arrivare molto più in alto.

Totale 59/70



*Inchino*



  
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