Capitolo 3
Kiba camminava semi tranquillo per le strade della periferia, la
radio spenta per non far udire le comunicazioni degli altri. A sentir
parlare sua madre sembrava ci dovesse essere l'intero corpo di
polizia, schierato, nascosto in ogni anfratto, cassonetto e buca
delle lettere presenti in quelle dannate vie deserte; in realtà
erano in cinque: quattro umani e un vampiro.
Tsume digrignò
i denti quando sua figlia insieme a quello scansafatiche di Kakashi
le chiesero per l’ennesima volta perché si erano dovuti
ricoprire di fango. Per coprire l'odore, aveva detto Kiba
poche ore prima.
Quello stesso ragazzo, arrivato nei pressi della
piazza si sentì gelare fin nelle ossa da una voce che non
avrebbe mai potuto dimenticare.
“Ciao frugoletto, che ci fai
tutto solo soletto?” sghignazzò il vampiro, contento di
aver fatto la sua inquietante rima, “sei venuto a risparmiarmi
la fatica di cercarti, scarafaggio?”
Rimani calmo, non
farti prendere dal panico o dall'odio per quell'essere, usa la torcia
per tenerlo distante e corri verso la piazza, non ti fermare, non
cercare di ferirlo da solo e non credere a niente di quel che dirà,
le raccomandazioni di Shikamaru gli apparvero nel cervello come flash
di qualcosa di distante, ma lo svegliarono in tempo.
Gli sparò
un colpo in fronte, rallentandolo ed attirando l'attenzione dei suoi,
l'attimo dopo si voltò e corse con tutte le energie che aveva
in corpo verso la piccola piazza al centro dell'abitato
periferico.
Quando l'inseguitore lo fece rovinare a terra si
accorse di non essere stato colto dal panico, ma di avere tanta di
quell'adrenalina in corpo da poter far venire un cardiopalmo ad un
cavallo.
Rotolò sul selciato umido e parzialmente ricoperto
da neve sporca, evitando per un soffio la specie di falce che il
vampiro aveva con sé. Gli puntò la torcia contro,
bruciandogli la cute dell'avambraccio destro e ricevendo così
il tempo necessario a rialzarsi.
“Dove scappi topolino? Non
vuoi giocare con me?” rise sguaiato l'immortale, riprendendo a
corrergli dietro.
Quando arrivò nella piazza Kiba aspettò
che il vampiro comparisse dal buio del vicolo dal quale era uscito,
per poi puntargli la torcia ad ultravioletti nell'altro
occhio.
L'urlo arrivò, distorto e animalesco, insieme ad
una sfilza di insulti più o meno fantasiosi. Appena si
riprese, l'isteria nella sua voce lo fece sembrare ancora più
squilibrato.
“Non mi importa... Ahahahah... tanto so dove
sei topolino, riconoscerei il tuo buon odore ovunque! Ihihih... sei
già morto, scarafaggio...” Il suo delirio però
non durò poi molto. Shikamaru atterrò tra lui e Kiba
che, dalla sua posizione, riuscì comunque a vedergli comporre
alcuni sigilli mentre le iridi si tinsero di rosso e canini affilati
spuntarono dalle labbra.
Hidan si fermò, intrappolato in
una posa innaturale.
“Che cosa sta succedendo? Non riesco a
muovermi, cazzo.” sbraitava l'altro.
Il Nara lo trattenne a
stento con quella che sembrava essere un'arte magica che controllava
le ombre, di sicuro era molto potente quel vampiro, più di
lui. Di contro il Nara vantava un'intelligenza sopra la media, di
sicuro, sopra quella di quel pazzo.
“Un momento,”
sorrise il vampiro annusando l'aria, “io conosco quest'odore.
Sei tu? Quel moccioso che liberò quella ragazzina e che
viaggia sempre con quel ciccione, non è vero?” rise
ancora come se qualcuno gli avesse raccontato una barzelletta.
Quello
non rispose mordendosi il labbro per non urlargli di chiudere quella
bocca e di non nominarli, di non nominare lei e nemmeno il
maestro.
“E dimmi, a parte la mocciosa, come sta il tuo
maestro?”
Kiba seguiva sconcertato quelle rivelazioni come
se fosse stato al cinema, passivo, incapace di muoversi o di fare
alcunché. Ma nell'istante in cui Shikamaru si mosse non seppe
trattenersi dall'urlare il suo nome.
“Shikamaru, no! Ti sta
provocando, non vedi?”
Certo che lo vedeva, lo sapeva, ma
quando un vecchio kunai del suo maestro tagliò di netto la
testa dell'altro si sentì bene. O, indubbiamente, meglio.
“Mi
sembra di averla già vista questa scena.” commentò
vago mentre spingeva il corpo inerme nella trappola che aveva fatto
preparare da Ino e Chouji, “e devo ammettere che è uno
spettacolo che mi emoziona ogni volta.” concluse serafico,
calciando la testa nella cella in legno.
“Probabilmente, la
prima volta che ti decapitai e piantai un paletto nel tuo cuore, ero
troppo inesperto per aver fatto centro, ma questa volta non lascerò
niente al caso.”
“Oooh e come pensi di fare?
Uccidendomi di chiacchiere?”
“No. Il sole sorgerà
tra un'ora esatta. Questo è il primo punto della piazza che
verrà illuminato.”
A niente ovviamente valsero le
suppliche e le maledizioni miste a parolacce ed espressioni sempre
più colorite che gli vennero rivolte contro, Shikamaru passò
il braccio intorno alle spalle di Kiba e se ne andò senza
voltarsi.
Tsume, Hana e Kakashi, rimasti in stato catatonico più o meno da quando Kiba aveva schivato, con una freddezza inquietante, una lama di mezzo metro lanciata verso di lui ad una velocità da mani nei capelli, assistettero alla disintegrazione totale del corpo dell'assassino che era stato catturato da.. da... da non sapevano nemmeno chi. Cose inspiegabili e fastidiose da scrivere in un rapporto; infatti, il giorno dopo, avevano tutti e tre picchiato la testa da qualche parte ed erano stati colti da una leggera amnesia che comprendeva - sorpresa! - giusto quelle due o tre ore che racchiudevano tutta la vicenda.
In silenzio, abbracciati, i loro passi li riportarono al cimitero.
C'era un vento tiepido, strano per quell'ora, che rendeva l'atmosfera
più piacevole, mitigando anche gli umori.
“Ci sono
cose di cui non voglio parlare nemmeno con me stesso, ma ce ne sono
altre che vorrei tu sapessi, o meglio, c'è una persona che
vorrei presentarti.”
Kiba annuì, senza aggiungere
altro, lasciandosi guidare dal vampiro. La sua mano stringeva alcune
sue dita e, quel piccolo contatto, sarebbe bastato a Shikamaru per
portarselo dietro, ovunque avesse voluto andare.
Il vampiro gli
fece strada tra angeli incrostati, Madonne ederose, bambinetti
mutilati e scheletri di corone o articolate composizione floreali,
gli fece strada tra le lapidi di un cimitero più morto di chi
vi giaceva, fermandosi all'unica tenuta in buone
condizioni.
L'Inuzuka lesse il nome sopra di essa e, anche se
quelle lettere non gli dicevano niente, capì subito di chi si
trattava.
“Era il mio maestro.” Istintivamente Kiba
strinse la mano del ragazzo. “Cioè, mio e di Chouji, e
di Ino. È morto per salvarci.”
“Credo che
quando si ama tanto qualcuno sia normale volerlo solo per sé.
Credo sia normale essere egoisti quando chi ci lascia ci obbliga a
sentire tanto dolore. Non sarà giusto, ma fa stare meglio. Un
minimo.”
Il Nara lo tirò a sé baciandolo su
una guancia.
“Era il mio maestro. È morto per
salvarmi.” Disse puntando i suoi occhioni neri in quelli chiari
dell'umano.
Il poliziotto gli sorrise, lasciando la sua mano e
dirigendosi ad un groviglio di rovi dove spuntavano, faro e monito di
vita in quella desolazione, delle rose bianche. Ne colse una, per poi
tornare verso l'ultima dimora dell'insegnante.
“Piacere di
conoscerla Asuma-sensei... Si sarebbe arrabbiato se lo avessi
chiamato così?”
“No,”sorrise il vampiro,
“credo proprio di no.”
Kiba si accucciò,
annusando la rosa, e la posò all'angolo della pietra di
cemento, sotto gli occhi di Shikamaru.
“Grazie.”
mormorò sfiorando i bassorilievo del nome inciso, “grazie
di averlo protetto, di averlo salvato. Grazie di averlo fatto
arrivare a me. Adesso lo proteggerò io. Promesso.”
Il
Nara si abbassò a sua volta, e gli sfiorò i capelli,
spingendoli dietro l'orecchio mentre il venticello annullava i suoi
sforzi.
“Penso tu gli piaccia.” Gli sussurrò, a
pochi centimetri dall'orecchio, per poi baciarlo ancora sulla guancia
e stringerselo addosso.
Sarebbe dovuto tornare a casa, sua madre e sua sorella
probabilmente, anche senza il vampiro in giro, si sarebbero
preoccupate, ma i baci di Shikamaru valevano ogni sgridata, ogni
punizione. La roccia su cui era seduto, o semi sdraiato, non dava più
fastidio da quando il Nara gli aveva morso l'orecchio, il gelo aveva
smesso di pungerlo ovunque nell'istante esatto in cui la lingua del
vampiro gli era entrata dove non avrebbe dovuto. E quando lo aveva
sentito spingere e mangiargli le labbra in un bacio denso di
passione, non aveva potuto neppure pensare di andarsene, o anche ad
una qualsiasi altra cosa che non fossero quelle mani, sui suoi
fianchi, sul suo viso, sulla sua erezione; intrecciate nei suoi
capelli o con le sue.
Se qualcuno gli avesse detto di quella
settimana, se qualcuno gli avesse detto che avrebbe trovato l'amore e
che avrebbe perso il suo migliore amico, gli avrebbe riso in faccia.
Gli avrebbe probabilmente detto, tra una lacrima d'ilarità e
l'altra, che Shino avrebbe mandato al manicomio il vampiro con le sue
frasettine e quel modo di fare irritante. Gli avrebbe detto che lui
non credeva nell'amore come invece credeva nell'amicizia, perché
quella l'aveva trovata ed era la cosa più bella che avesse.
Lo
era ancora, semplicemente adesso credeva anche nell'amore. Che
cosa sdolcinata da dire, pensò mentre Shikamaru fumava e
lui gli dormicchiava addosso, anche in quel gelo.
“Mi
dispiace di non poter venire al funerale.” il Nara espirò,
facendogli una carezza sulla testa.
“Non preoccuparti, lo
sapevo già: non so altrove, ma qui non usa fare funerali di
notte. Puoi sempre fare un salto alla festa, doveva essere la solita
festa in cui si beve anche dai bicchieri degli altri e da cui si esce
camminando a quattro zampe, ma è stata trasformata in una
specie di commemorazione, un po' strana e accompagnata da musica
punk, ma a Shino sarebbe piaciuta.” disse, prima di stirare le
labbra in un sorriso amaro, sentendo lo stomaco chiudersi. E un'altra
carezza sfiorò i suoi ciuffi castani.
“Credo che non
sarò nemmeno lì, Ino e Chouji hanno deciso di volere un
dettagliato resoconto di quello che è successo.”
“Oh
santi numi! Non verrai nemmeno lì? Imperdonabile,
imperdonabile.” scherzò Kiba, scuotendo la testa,
convinto che la cosa facesse davvero poca differenza.
Shikamaru
puntò gli occhi al cielo.
“Che seccatura.”
disse espirando fumo e tirando il mozzicone nella neve, a pochi metri
da loro.
“Allora, io vorrei sapere: perché c'è ancora
dell'alcool qui?” Naruto quasi urlò puntando il dito su
un bancone improvvisato e sulle bottiglie mezze piene che vi erano
state poggiate sopra.
“Perché è una festa
commemorativa, non una gara a chi beve di più, anche se c'è
qualcuno che crede siano sinonimi.” sbuffò Kiba, mentre
guardava Kankuro fare pipì in un cappello strano, pensando
forse fosse una pianta.
“Senti, a Shino sarebbe piaciuto
vederci tutti cappottati dall'esagerazione tipica della nostra
età. Sarebbe stato lì,” sbraitò ancora
Naruto, dondolando verso destra ed indicando una sedia un po' più
isolata, “e avrebbe sorriso a tutte le cagate che avremmo
fatto, convinto tra l'altro che noi non facessimo a gara per chi
riusciva a farlo sorridere di più.” concluse,
inciampando in quello che una volta era Rock Lee, un pazzo, fanatico
dello sport, che frequentava la sua facoltà.
Astemio.
L'Inuzuka sorrise pensando che nessuno di loro aveva mai
sentito Shino ridere davvero o che nessuno di loro lo aveva mai visto
sorridere senza occhiali. Privilegi dei migliori amici, si
disse buttando giù qualcosa che non aveva sapore, ma che
strinava per bene la gola.
Seduto su una poltrona, si godeva, al
posto del compagno perduto, le scene incredibilmente idiote che
nessuno si sarebbe ricordato il giorno dopo. Il sorso che bevve dopo
però, lo costrinse ad alzarsi e a farsi due passi fuori,
cercando di non vomitare anche l'anima.
Beh, in quel caso
l'avrebbe regalata a Shikamaru che ci teneva tanto! A lui in quel
momento dava solo fastidio perché la sentiva lacerata da un
dolore che non riusciva a lenire, né con l'alcool né
con altro.
Si appoggiò ad un albero sul retro del capannone
e tirò la testa indietro, volgendo lo sguardo alla luna quasi
piena, le stelle e qualche sporadica nuvola.
Spostò
l'attenzione sui lumini del nuovo cimitero, in lontananza, e poi
nella direzione del vecchio, chiedendosi distrattamente se i vampiri
potessero prendersi una sbronza.
“Certo che possiamo.”
Una voce cavernosa lo fece gelare sul posto. Sentì un dolore
acuto al fianco e l'attimo dopo si ritrovò spiaccicato contro
la parete del capannone. “Tsz, moccioso.” sbottò
la voce, in avvicinamento.
L'alcool attutì il dolore, ma lo
lasciò stordito il doppio, si toccò il retro della nuca
trovandosi la mano inzuppata in qualcosa di vischioso, dall'odore
acre. Scosse la testa riuscendo a scorgere del rosso sulle dita
irradiate dalla luce della luna, poggiò quella stessa mano per
terra facendo forza per tirarsi su, ma qualcosa di freddo lo afferrò
al collo. I piedi non toccarono più il suolo e sbatté
la schiena contro il muro alle sue spalle. Un suono strozzato gli
uscì dalle labbra, insieme a del sangue.
“Ehi Kiba,
tutto be...” Naruto si fermò, agghiacciato.
“Scappa...”
riuscì a rantolare l'Inuzuka mentre la presa dell'altro
stringeva maggiormente. Naruto, ubbidì, scappando e urtando
praticamente tutto quello che si parava tra la sua situazione
alcolica ed il suo cammino.
Kakuzu digrignò i denti.
“Non
che la cosa mi interessi più di tanto, ma come ha fatto,”
sbatté ancora Kiba al muro, facendolo tossire nuovamente, “un
insetto, a distruggere un signore della notte come quel cretino di
Hidan?”
L'umano trasse un respiro, faticosamente, lo guardò
in quelle iridi tendenti al rosso e lo vide snudare i canini, arma
primaria della sua specie.
“Non sei stato tu, non è
vero? Chi è stato? Come si chiama il vampiro che ti ha
aiutato? Dove si trova?” Kakuzu strinse gli occhi collerico, un
vampiro che uccide un altro vampiro: era inammissibile. “Lo so
che è ancora qui, e tu mi dirai dove. O morirai.” Kiba
gli sputò in faccia sangue e saliva.
Adesso lo
proteggerò io, aveva promesso, e lui non era suo padre,
lui manteneva le sue promesse. Mai avrebbe venduto Shikamaru. Mai, a
nessuno. A nessun prezzo.
“Allora... uccidimi.”
Strinse il polso del vampiro, tentando invano di fargli allentare la
presa. Kakuzu si pulì il viso, schifato.
“Che c'è
moscerino? Vuoi morire per un essere come me? Per un essere uguale a
quello che ha ucciso il tuo amico?”
Kiba riusciva a non
pensare a niente che riguardasse Shikamaru ma, troppo impegnato a
fare questo, non riuscì a tenere il vampiro all'oscuro degli
altri avvenimenti.
“Non valeva e... e non varrai mai...
nemmeno la metà della metà... di lui.”
Quello
rise, di una risata bassa, inquietante.
“Ti morderà.
Ti morderà e ti prosciugherà, come fanno tutti i
vampiri.”
“No.” tossì, mugolando di
dolore ed esasperazione, sentendo gli occhi pizzicare, “non lo
farà.”
Il vampiro rise ancora, senza allegria, rise
di lui e della sua debolezza come essere umano, avvicinando il viso
al suo.
“Allora lo farò io.” grugnì
senza intonazione.
Kiba sentì chiaramente i canini far
pressione sulla sua pelle troppo morbida, li sentì entrare
nella carne come se essa fosse stata burro. Urlò forte
sentendo il dolore lancinante diramarsi ovunque nel suo esile corpo,
avvertì il rumore disgustoso che faceva l'essere mentre
beveva la sua linfa vitale, come se fosse stata una qualsiasi
brodaglia.
Tutto si fece più sfuocato, più lontano,
gli sembrò di non avere più forze. In un attimo di
lucidità pensò che non avrebbe più rivisto la
sua famiglia, che non avrebbe più rivisto Shikamaru e quello
fece più male di ogni altra cosa.
Naruto tornò in
quel momento con tutti gli invitati, più o meno sbronzi, al
seguito.
“Lascialo andare, mostro!” gli urlò
colpendolo con un sasso, seguito anche da altri.
Il gigante,
infastidito, lasciò cadere a terra Kiba senza riguardo. Il
ragazzo aprì gli occhi sui sassolini e i filetti d'erba che
uscivano dalla neve e dal terreno dismesso sul retro del capannone,
ma non riuscì a tenerli aperti per molto, crollando davanti al
viso di quella che avrebbe giurato essere Hinata.
Il vampiro,
voltatosi per pararsi dai sassi, non sentì la ragazza piegarsi
e raccogliere un frammento della staccionata poco distante, dilaniata
dal tempo, ma avvertì distintamente quel frammento entrargli
nella carne. Non sentì altro, poiché quella che si
librò nell'aria dopo, in caduta libera verso il suolo, fu solo
cenere.
Spostò la mano da sotto il raggio di luce, osservando la
sua pelle rigenerarsi, disumana.
“Perché vuoi farti
male per forza?” chiese Chouji, retorico, che non alludeva solo
al dolore fisico che l'amico si imponeva, ma ad una visione più
ampia, che lo avrebbe portato a soffrire maggiormente e senza
possibilità di rigenerarsi.
Shikamaru fissò prima la
mano e poi il fascio di luce, meno assorto di quanto
sembrasse.
“Perché non riesco più a farne a
meno.” mormorò, mentre l'Akimichi, che non si aspettava
una risposta, rimaneva a contemplare i suoi movimenti.
Ino si
avvicinò all'amico e gli accarezzò la
testa.
“Shikamaru, sei sicuro che non ci siano altri vampiri
in giro?”
“Ma che dici Ino, non essere ridicola,
sarebbe davvero sfiga della sfiga: di solito i vampiri sono esseri
solitari e sfuggevoli. Siamo noi ad essere atipici.” brontolò
Chouji dalla sua comoda postazione.
“Lo so, ma sarebbe stato
prudente accertarsene prima di lasciare che una festa, senza alcuna
scorta, avesse luogo nel mezzo del nulla.”
Il Nara si alzò
piano, la mente che vagava a vari collegamenti, mentre le parole
dell'amica sfumavano nella sua testa, sempre più lontane. Non
c'erano altri vampiri con quell'essere, non aveva avvertito
nessun altro odore oltre a quello di Hidan, poi lui non era solito
viaggiare in compagnia. Non c'era da preoccuparsi. O si stava
autoconvincendo?
Colpi forti e decisi si abbatterono sulla porta
della cripta e il silenzio calò nella stanza.
“State
fermi qui.” ordinò Nara, raggiungendo la porta, “chi
sei?” domandò allora, deciso.
“Sono Hinata,
un'amica di Kiba, ti prego, vieni con me.” La voce di ragazza,
fine e decisa insieme, che arrivò alle sue orecchie, lo fece
sentire male: dov'era Kiba?
Shikamaru aprì la porta,
rimanendo dietro e quindi lontano dal fascio di luce. La fanciulla
entrò, risoluta.
Quando la porta si chiuse e l'oscurità
riprese possesso di tutto, il Nara si avvicinò
scrutandola.
“Perché dovrei fidarmi?”
“Perché
io l'ho appena fatto.”
Silenzio. Ingombrante, odioso,
pregnante silenzio.
“Dov'è Kiba?”
“È
stato morso.” Shikamaru si sentì risucchiare il cervello
in uno stato di trance dove quelle poche parole rimbombavano sempre
più forte. “E' stato portato in ospedale ma, dopo
avergli fatto due trasfusioni senza alcun segno di miglioramento,
hanno detto che non c'è più niente da fare, che non
conoscono la causa del suo male. Sua madre lo ha portato a casa.”
Ci
fu silenzio dopo, perché uno avrebbe preferito morire ancora,
come minimo, dieci volte piuttosto che ricevere quella notizia e
perché l'altra avrebbe preferito tenere un comizio, su un
argomento a lei sconosciuto, davanti a tutta la città
piuttosto che dover riferire quelle cose.
“Per questo devi
venire con me, mi ha chiesto di trovarti e di portarti da
lui.”
Shikamaru si leccò le labbra, aride, cercando
di non cedere allo sconforto, cercando di ragionare.
“È
giorno.” riuscì ad articolare nella confusione.
Hinata
allungò la mano, mostrando quello che aveva portato.
Il
vampiro lo prese e lo aprì riconoscendovi un telo nero
impermeabile, abbastanza lungo da potersi coprire fino ai piedi.
Neanche ci pensò. Se lo mise addosso e aprì la
porta.
“Dovrai guidarmi tu.” disse alla ragazza prima
di coprirsi del tutto.
Il viaggio non fu lunghissimo, ma nemmeno breve, nel bagagliaio,
coperto da un ulteriore telo, il vampiro sentiva i due ragazzi
chiacchierare.
“Sei sicura di aver fatto la cosa giusta,
Hina-chan?”
“Mai stata così sicura Naruto, poi
non mi sembra che abbiamo molte alternative.”
“Forse...
facendolo vedere ad un medico più bravo?”
“No,
abbiamo poco tempo, in più non è qualcosa che la nostra
medicina può curare, però forse lui può
farlo.”
La macchina frenò bruscamente.
“Siamo
arrivati. Io aiuto lui, tu aprimi le porte.”
Naruto aprì
il bagagliaio con cautela.
“Ehi, sto aprendo, sta attento.”
disse prima di aprirlo del tutto.
Aiutò il ragazzo a fare i
gradini senza scoprirsi troppo, fino all'ascensore, mentre Hinata
faceva loro strada.
Arrivati al giusto piano Hinata bussò e
la porta si spalancò velocemente.
“Hinata, cos...”
Ma
Hana venne zittita.
“Ti prego Hana-san, devi fidarti di me
adesso, chiudi tutte le finestre, accendi più candele che hai.
Se hai dell'aglio in cucina mettilo in una busta di plastica e
portalo fuori. Non avete croci in casa vero?”
La donna
rimase a guardare il telo nero senza capire.
“Hana, hai
sentito? Forza, non metterci tutto il giorno.” Tsume,
affacciata dalla stanza del figlio, la destò dal suo torpore
d'incomprensione, prima di rientrare, “il tuo principe azzurro
è arrivato, amore mio.”
Kiba sorrise mesto e
dolorante.
“Nero mamma, il mio principe nero.”
Hinata
entrò per prima.
“Puoi entrare.” disse al
vampiro, aiutandolo poi, una volta che le operazioni furono svolte, a
togliersi il telo di dosso.
Due occhi color pece fecero capolino e
si guardarono intorno con circospezione. Non era mai stato in una
casa moderna.
Naruto lo toccò con un dito.
“Ehi,
sembri davvero umano!”
“Vieni. Per di qua.” lo
condusse Hinata, prendendogli la mano.
Hana si portò le
mani alla bocca quando quello strano ragazzo passò davanti
allo specchio del corridoio e lei non vide il suo riflesso, ma solo
la manina di Hinata che stringeva l'aria.
La stanza era buia, ovviamente, illuminata da alcune candele.
Tsume si fece indietro permettendo al vampiro di avvicinarsi;
Hinata le aveva spiegato, ma ancora stentava a crederci, anche se,
doveva ammettere, tante cose cominciavano a quadrare solo dopo quelle
assurdità. Fece il giro del letto e si tenne più
lontana per lasciargli il loro spazio.
Vide Shikamaru accarezzare
il viso di suo figlio, lo vide piegarsi e lasciargli un bacio,
lieve.
Hana si rannicchiò sulla poltrona in fondo alla
stanza.
“Puoi aiutarlo?” domandò flebile.
Il
vampiro alzò gli occhi su di lei poi sulla madre, prima di
riabbassarli su quelli lucidi del compagno.
“Stai morendo
Kiba.” Tsume articolò un no supplice tra i
singulti, tappandosi la bocca e appoggiandosi alla parete alle sue
spalle, Hana riuscì soltanto a rannicchiarsi ancora di più,
premendosi le ginocchia al petto come quando era bambina. “Io
posso salvarti, ma quella che ti donerò non sarà una
benedizione, al contrario: sarà una maledizione. Dovrai
nasconderti, non vedrai più la luce del giorno, non avrai più
la possibilità di avvertire né freddo né caldo,
non ti ciberai che di sangue. E sarai costretto a vedere chi ami
lasciare questo mondo prima di te.”
Cadde il silenzio, rotto
solo dai singhiozzi della madre e dallo scricchiolare della sedia
sulla quale si dondolava la sorella.
Kiba lo guardò negli
occhi e lui si avvicinò, continuando a parlare con un tono più
basso.
“Se sceglierai di morire avrai la pace eterna, se
chiederai il mio aiuto la tua sarà una condanna eterna. Sarai
la morte, circondato dalla vita. Sarai come la cenere che giace sotto
il fuoco. Vivrai nella cenere. Che cosa scegli Kiba?”
Hinata sospirò ansiosa.
“Tranquilla, vedrai che si
sistemerà tutto.” Le disse Naruto, sfiorandole la fronte
con bacio leggero. Probabilmente non era vero, ma sentirselo dire,
sentirlo dire da lui, dal suo lui, la fece rilassare non
poco.
La porta della stanza del suo amico d'infanzia si aprì,
Tsume e Hana uscirono, affrante, si sostenevano a vicenda. Hana fece
sedere la madre sul divano e si diresse in cucina armeggiando per
preparare qualcosa di caldo e rilassante.
“Kiba?”
chiese Naruto, un’overdose di ansia nella voce.
La donna,
che fissava il vuoto con i suoi occhioni scuri, voltò il capo
leggermente verso di loro.
Il cane Akamaru che si strusciava alle
sue gambe, guaendo e porgendole la zampa in segno di conforto.
“Non
vivrà.” riuscì a dire, prima di tornare a fissare
davanti a sé.
In cucina qualcosa si ruppe e il suono di un
sospiro intriso di tristezza vagò per la casa, rimbalzando
come se fosse stata vuota.
“Mamma!” sembrò
ammonirla la figlia, “stai parlando di tuo figlio, di mio
fratello, cerca di farlo con po' di abnegazione dei tuoi diritti di
madre.”
“Non lo rivedrò più.”
“Certo
che lo rivedrai. Che razza di discorsi, non voglio sentirli.”
Naruto
guardò Hinata e solo allora capì, dal suo timido
sorriso, che poteva rilassarsi.
Kiba lo guardava.
Il suo vampiro era bellissimo, così,
concentrato, mentre cercava di non lasciarsi sfuggire quella lacrima
che gli solcò comunque il viso; lo baciò a
tradimento.
“Sei triste perché mi avrai sempre fra i
piedi?” ridacchiò, facendosi male da solo.
Shikamaru
sbuffò, stropicciandosi il viso con la manica per cancellare
la sua felicità, il suo egoismo.
“Stupido. Non è
una cosa di cui gioire.” Sbottò senza guardarlo. Non lo
aveva ancora fatto.
L'Inuzuka gli toccò i capelli, gli
sfece la coda e fece dondolare il laccio davanti agli occhi.
“Adesso
potresti spogliarti e tenere questo tra i denti, per favore? Volevo
realizzare una mia fantasia erotica prima di diventare un animale
notturno.”
Il Nara sorrise, anche in quei momenti faceva lo
scemo, anche in quei momenti non riusciva a smettere di
volerlo.
“Puoi fare il serio almeno per cinque minuti?
Almeno fin quando non ti avrò morso.” finì,
guardandolo finalmente negli occhi.
L'altro trasalì.
“Dovrai
mordermi?” gli sorrise affascinato dall'idea, convinto che con
lui sarebbe stato diverso che con quell'energumeno.
“Beh,
tecnicamente no, però,” si tolse la maglia e la appoggiò
allo schienale della sedia vicina al letto, riavvicinandosi poi alla
sua vittima “sono troppo curioso di sapere che sapore ha
il tuo sangue.” sussurrò prima di baciarlo. Kiba pensò
che era una cosa molto sensuale quella che aveva appena detto, ma non
pensava che gli si sarebbe trasformato davanti.
Appena lasciò
le sue labbra Shikamaru gli rimase vicino col viso, per fargli vedere
i cambiamenti, forse per avvertirlo, forse per essere sicuro che
volesse rimanere. Con lui.
Le iridi sfumarono verso il rosso, con
una calma indecente, e i canini si fecero più
pronunciati.
“Sei bello anche così!” Un ringhio
basso ruppe la quiete, mentre l'Inuzuka lo baciava su una guancia.
Che impertinente.
Shikamaru si abbassò sul suo collo, un
fascio di luce azzurrina andò a far scomparire i segni
lasciati da quell'odioso essere, e Kiba avvertì del beneficio.
L'attimo dopo un gemito di dolore riempì la stanza, e i canini
del vampiro affondarono nella pelle del suo collo con facilità,
come avevano fatto quelli dell’altro.
Ma non vi fu nessuno
strattone, nessun dolore lancinante, solo fastidio, ma nessun rumore
sgradevole. Anzi, Kiba si accorse di uno strano calore che andò
formandosi nel suo addome, fino a scendere nel suo basso ventre, fino
a farlo sospirare di piacere. Shikamaru passò una mano sul suo
fianco, arrivò ai pantaloni e continuò passando sopra
alla semi erezione dell'altro, sfiorandola fin quando non ricevette
dei gemiti di piacere; gemiti a tratti frustrati.
Smise di
nutrirsi della sua linfa vitale e lo baciò. Il sapore del suo
sangue disgustò un po' Kiba, ma rispose al bacio con impeto.
Quando si separarono, la carezza che ricevette sopra i pantaloni lo
fece boccheggiare e poi ansimare, e tenne gli occhi chiusi per
godersi tutto al meglio con gli altri sensi.
Shikamaru lo baciò
ancora e questa volta il sangue era in una quantità quasi
eccessiva.
Kiba mugolò infastidito, ma si fidò
dell'altro ed ingoiò tutto. Aveva un gusto diverso,
pensò distrattamente prima di sentirsi incredibilmente pesante
e stanco, quel sangue sapeva di vecchio.
Forse tutto avrebbe potuto fermarsi lì ed avere più
senso di qualunque altra cosa, ma il significato della vita stessa
perde importanza davanti all'amore e, per quanto suoni banale, per
quanto la cosa sappia di frivolo, di favola, tutti lo cerchiamo.
Tutti cerchiamo l'amore, qualcuno che ci ami e che si lasci amare da
noi per camminare insieme fino alla fine, se fine non vi fosse, non
sarebbe necessariamente un male. O forse bisognerebbe essere
immortali per dirlo, forse queste affermazioni necessiterebbero di
verifica. O, forse, siamo degli sciocchi se pensiamo che
l'immortalità o la mortalità possano dare un
significato a quello che solo l'individuo, con la sua personale
visione del mondo e delle cose, con la sua passione e la sua
dedizione, può fare. Forse però, morire senza una
persona che ci ama accanto è molto peggio, e scegliere tra
l'immortalità e la mortalità non avrebbe senso. È
allora vero che è l'amore il protagonista? È dunque
vero che lui, e soltanto lui, sa fare la differenza?
Questo
Shikamaru se lo sarebbe chiesto per centinaia di anni, senza sapere
che Kiba aveva le stesse domande prive di risposta.
Il sole era calato da un po', ma Shikamaru ancora
dormiva.
L'Inuzuka, già sveglio, passò le dita tra i
fili neri dell'altro, sparsi sulle federe rosse. Avrebbe dovuto fare
una statua ad Ino, per avergli concesso quel letto stupendo due volte
a settimana. Dovevano procurarsi qualcosa di più decente della
brandina su cui il Nara dormiva, nella stessa stanza di Chouji, prima
che arrivasse lui.
Stanco di aspettare, lo strattonò
impunemente. Niente.
Gli montò mezzo addosso per guardarlo
da più vicino. Per rompere da più
vicino.
“Signor vampiro? Potrebbe farmi la cortesia di
svegliarsi, visto che il suo ragazzo vorrebbe ricevere attenzioni?”
Ma non ci fu neanche un minuscolo movimento, tutto rimase immobile,
“magari prima di Natale prossimo eh!” si imbronciò,
falsamente offeso l'Inuzuka.
“Che seccatura. Ma non conosci
il significato della parola poltrire?” biascicò quello,
aggrottando la fronte in un'espressione scocciata.
“Ma Nara,
hai tutta l'eternità per poltrire, io te lo do adesso!
Prendere o lasciare.”
Shikamaru aprì un occhio,
facendo ridere l'amante, e sbuffò dando un colpo di reni per
ribaltare la situazione.
Kiba tornò serio, seguendo con un
dito il contorno delle labbra del ragazzo sopra di lui.
“Sei
il solito esagerato.” mormorò assorto, sereno, “non
è affatto male.”
“Che cosa?” gli chiese
Shikamaru lasciandogli un bacio leggero, lasciandosi spostare un
ciuffo d'ebano dal viso.
“Vivere nella cenere.”
sorrise il neo vampiro, prima di essere baciato.
Owari
Allora... grazie mille, a tutti quelli che l'hanno letta,
recensita, messa nei preferiti - Urdi - e nelle seguite - Urdi,
Aya88, Bel Oleander, Eldrion300, _Resha_, lady moon.
Grazie mille
a Nali, la beta delle beta, e a _Resha_ che ho visto qualche giorno
dopo aver postato il secondo capitolo e mi ha incoraggiata. Grazie
davvero.
_Resha_: ciao cara, grazie davvero per le parole di conforto e per
il tempo che mi hai dedicato. Spero che sia un finale degno dei
precedenti chappy o che, se non altro, ti piaccia almeno un po'.
Shikamaru e Kiba sono pucciolosissimi e ispirano tante tantissime
lemon XD devo davvero scriverne ancora! Tra pochi giorni uscirà
“Hot and dogs”, non perdertela ^^.
Qui abbiamo uno
Shikamaru decisamente attivo che però non credo esca dall'ic,
perché come abbiamo visto con Hidan e Kakuzu nel manga non si
tira affatto indietro. Anche perché essere pigri non significa
non avere palle. Giusto? Bene! Credo che verrò al Minas tra un
po', magari ci facciamo una bevuta seria 'sta volta XD comunque, ti
farò sapere su msn quando verrò. Bacioni. Grazie
ancora, ciao topina.
Eldrion300: ciao cara, non ti conosco, ma mi fa piacere ti sia piaciuta (O.o?) la storiella che ho postato. Spero sia di tuo gradimento anche quest'ultimo capitolo e spero davvero mi dirai cosa ne pensi. Le Shikamaru Kiba mi piacciono, ma mi piacciono anche le Kiba Shikamaru XD e la mia coppia preferita sono Itachi e Shikamaru. Su Kiba e Shikamaru tra qualche giorno posterò una shot che ha partecipato al contest “Daily moment” su EFP, dacci un occhio magari ti piace. ^^ Grazie dei complimenti, sei stata davvero molto dolce. Ciao stella.
Mi fareste molto felice se almeno all'ultimo capitolo mi diceste che ne pensate. Sarebbe davvero carino e mi tirerebbe su di morale, che ora è un po' a terra. Grazie comunque.
Qui, il giudizio:
Quarta classificata: “Vivere nella cenere” di
slice.
Correttezza grammaticale e sintattica,
ortografia: 12,5/15 Ho riscontrato parecchi errori in questa fic
dal punto di vista grammaticale e sintattico, soprattutto per quanto
concerne l’uso delle virgole. In molti, troppi, passaggi dove
andava il punto hai messo la virgola, unendo due periodi in realtà
separati. Ho trovato inoltre un apostrofato di fronte a nome
maschile, che è un errore che non potevo sorvolare. Credo che
comunque sia dovuto al fatto di aver dovuto gestire una fic molto
lunga. È una cosa difficile e lo capisco.
Stile,
forma e lettura scorrevole: 13/15 Lo stile è semplice, ma
corretto e piacevole, solo che la lettura è risultata spezzata
in molti punti da quegli errori che ti ho corretto su. Inoltre ho
trovato qualche termine non proprio adeguato al contesto. Peccato
perché la storia come idea merita molto.
Originalità:
9/10 La fic è originale, soprattutto per l’accenno
alla morte di Asuma e alla spiegazione del perché Shikamaru
sceglie di restare con i suoi due compagni. In realtà l’idea
di investigare su omicidi misteriosi frutto di attacchi di vampiri
non è nuova, ma mi è piaciuto come i personaggi si sono
mossi nella storia e gli ambienti che hai creato. Inoltre l’idea
di un’alleanza fra un umano ed un vampiro è intrigante,
che poi sfoci in amore è ancor più bello.
Caratterizzazione dei personaggi (il vampiro e la sua
vittima): 8/10 Mi è piaciuto molto Kiba, davvero è
stato trattato bene, anche se a volte è stato troppo dolce
secondo me. E’ vero che è un tipo emotivo, ma non così
fragile. Shikamaru invece poteva essere sicuramente trattato meglio:
non ho capito molto di lui, ma secondo me questo è dovuto al
fatto che hai scelto di inserire molti personaggi, quindi non li hai
trattati tutti in modo profondo.
Scelta della frase: 7/10
Frase bellissima, ma sfruttata molto poco: due righe in tutto in
effetti. Potevi fare molto meglio. La frase è piuttosto ampia
come significato se riferita ai vampiri, quindi potevi spaziare, ma
mi è sembrato come se Shikamaru l’avesse pronunciata lì
e basta, come se non sentisse veramente proprio il significato in
essa racchiuso.
Giudizio personale: 9,5/10 Una bella
storia, intrigante e con quell’elemento di giallo/horror che ti
tiene incollato allo schermo. Se a questo si aggiunge l’atmosfera
di nero romanticismo che, in un ritmo sempre crescente invade la fic
,viene fuori un bel lavoro. Curata meglio poteva arrivare molto più
in alto.
Totale 59/70
*Inchino*