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Autore: milly92    11/11/2009    5 recensioni
Quando Sabrina torna dalle vacanze trascorse con la sua migliore amica Titti, scopre di essersi persa un po’ di cose in sua assenza, soprattutto il fatto che i suoi genitori sembrano presi da un 28enne che ha affittato la loro dependance. Sabrina sarà gelosa di questo rapporto, si sente trascurata, ma soprattutto non riesce a tollerare Cristian, anche perché il loro primo incontro non è stato dei migliori, dato che lei non sapeva né della sua esistenza né del suo arrivo, quando invece lui sapeva molto di lei… Riusciranno a sopportarsi e a "convivere" civilmente? Anche perchè Cristian ha un segreto che nemmeno lui sa di avere, che c'entra anche con il padre della ragazza e con il suo passato... [DALL'EPILOGO: “Posso ribadire che non ho intenzione di tradire nessuna bambina?”. Ci voltammo e ridemmo. Alle nostre spalle c’erano Cristian e Sabrina che ci guardavano con un’aria un po’ di disappunto. Com’erano belli! Ogni volta che li vedevo insieme il cuore mi si riempiva di gioia e non potevo non dichiararmi soddisfatta della piega che avevano preso le cose. Chi avrebbe mai immaginato che sarei riuscita ad allevare una figlia così meravigliosa e diligente nonostante i miei numerosi impegni di lavoro?]
Genere: Romantico, Commedia, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto Iniziò e Finisce Quihvg

Dedicato a tutti voi che avete seguito questa storia, e a chi ha seguito anche le due precedenti e mi ha spronato con le proprie opinioni, i propri pensieri e ha reso si che potessi arrivare a scrivere fino a questo punto.

Grazie di cuore.

 

Epilogo

Tutto Iniziò e Finisce Qui

 

“Non vale, o giochiamo ad armi pari oppure…”.

“Oppure che cosa fai? Piangi?”.

“Idiota! Daniele, vieni, stai in squadra con me visto che lui si fa aiutare da Giuseppe!”.

“Non puoi chiamare Daniele! E poi tu sei più vecchio di me non hai bisogno di aiuto…”.

“Col cavolo, ti ricordo che il tuo aiutante ha un anno in più a me!”.

“Sarà, ma qui il più maturo sembro io…”.

“Insomma, devo aiutarvi oppure no? Altrimenti di là c’è una bella fetta di panettone che mi aspetta insieme ad una figlia da sorvegliare…”.

“Vuoi dire che non ti fidi di mio figlio, Dan?”.

“Appunto perché è tuo figlio, Andrea…”.

“Brutto…! Niko, continuiamo dopo, ora ho un idiota più idiota di te a cui farla pagare!”.

Possibile che fossero passati trent’anni da quando io ero una sedicenne che gironzolava per quel loft tra una prova e l’altra? Possibile che il tempo fosse trascorso così rapidamente, in un modo lento ed indolore, tanto che io mi sentivo ancora piena di energie e di voglia di ridere dietro a quelli che, all’epoca, avrei definito “i miei uomini”?

Certo che era possibile, e la cosa si rese evidente quando udii delle voci miste ad alcuni tramestii, che non erano altro che opera dei nostri figli più rispettivi fidanzati e fidanzate.

Al mio fianco, Rossella rise di cuore davanti alla scena che si stava svolgendo di fronte a noi: Andrea, mio marito Andrea che ormai era arrivato alla veneranda età di cinquantadue anni, se ne stava addosso al mio migliore amico storico Daniele, intento nel fargli il solletico come se fossero due bambini dispettosi e pieni di energie dopo aver fatto una bella merenda ristoratrice. Alle loro spalle, Niko e Giuseppe sghignazzavano come dei matti e contribuivano al tutto lanciandogli addosso i cuscini di quello che io, durante il mio soggiorno in quel loft tanti anni prima, solevo chiamare il megadivano.

Era il trentuno dicembre. L’idea di trascorrere il Natale in un modo diverso dai soliti viaggi nel nord Italia per la neve o in qualche paese europeo non allettava più i miei figli e così, erano stati loro a proporre a me e Andrea di andare a trovare i loro parenti materni a Maddaloni per poi fermarci a festeggiare nel grande loft di Napoli in cui io e loro padre c’eravamo conosciuti trent’anni prima.

Certo, il loft era di nostra proprietà dopo che Andrea l’aveva comprato, ma non ci andavamo da circa sei anni a causa dei vari impegni così ritornarci con tutti i nostri amici conosciuti in quell’occasione, insieme alle dolci metà dei miei figli, ci era parsa un’ottima idea e così,già dal ventitré dicembre ci eravamo stabiliti lì, anche se, per quanto la casa fosse grande, si stava un po’ stretti visto il fatto che ognuno aveva con sé mariti, mogli, figlie e rispettivi fidanzati. Il fatto che ci aiutava un po’ era che in qualche caso, figli di amici e fidanzati dei nostri figli corrispondevano e così…

“Non cambieranno mai, eh?” chiesi ad alta voce, continuando ad osservare quella scena idilliaca.

“Io ci ho perso le speranze, ma devo dire che sono contenta. Cioè, per voi è stato un periodo difficile e mi è dispiaciuto non esservi vicini, così… Mi sento più serena nel vedere che nonostante tutto è sempre tutto come prima” rispose Rossella. In quel momento mi parve di vedere la diciannovenne che spesso avevo invidiato ed odiato: i capelli corvini come sempre, anche se corti fino alle spalle, gli occhi verde smeraldo e il viso pallido erano gli stessi di sempre e le conferivano la solita bellezza nonostante i suoi quarantanove anni e qualche ruga e chiletto in più.

Sorrisi debolmente e le accarezzai il braccio. “Tranquilla, Ross, è tutto ok… Anche se da quando Sabrina e Cristian stanno insieme Andrea non è più chissà quanto sereno e cerca in tutti i modi di osservarli, spiarlo e vedere se tradisce la sua bambina” sghignazzai, dicendomi che Andrea non sarebbe cambiato mai nei confronti di nostra figlia Sabrina.

“Posso ribadire che non ho intenzione di tradire nessuna bambina?”.

Ci voltammo e ridemmo. Alle nostre spalle c’erano Cristian e Sabrina che ci guardavano con un’aria un po’ di disappunto. Com’erano belli! Ogni volta che li vedevo insieme il cuore mi si riempiva di gioia e non potevo non dichiararmi soddisfatta della piega che avevano preso le cose. Chi avrebbe mai immaginato che sarei riuscita ad allevare una figlia così meravigliosa e diligente nonostante i miei numerosi impegni di lavoro?

“E poi la certezza sta nel fatto che se così fosse, Cristian non sarebbe arrivato a festeggiare con noi la vigilia di Natale” aggiunse lei, con la stessa dose di sarcasmo che solevo usare io. 

“Amore, come sei drastica, a Natale siamo tutti più buoni…”.

“Lo sai che io sono l’eccezione che conferma la regola!”.

Inutile dire che io e Rossella guardavamo quella scenetta come se fosse l’ultimo film romantico rimasto al mondo, con tanto di sguardo sognanti.

“Vabbè, noi ci accomodiamo su uno dei divani per goderci meglio quella pseudo lotta di wrestling” dichiarò Sabrina, con un tono che cercava di celare sia la sua incredulità che il sarcasmo che nutriva ai momenti nei confronti del suo babbo. “Giuro che prima o poi anche Cristian dovrà avere una sorta di scontro simile con lui come pegno del mio amore” ridacchiò in mia direzione, facendomi l’occhiolino, che ricambiai, visto che Cristian sembrava allarmato alla sola idea.

In quel momento suonarono al campanello, così mi alzai per andare ad aprire, anche con lo scopo di non sorbirmi più i litigi tra Andrea e Daniele che ora si battibeccavano per aggiudicarsi la vittoria.

Vittoria mi precedette quando ero ancora nell’ingresso, dato che lei se ne stava in cucina con Roberto, Ilaria, Antoine, Gabriele e Belle a giocare  a carte.  Con un piccolo senso di gioia vidi entrare Stella insieme ad un ragazzo, la cui prima visione mi stupì molto. Era molto alto, con i tratti del viso molto marcati e degli occhi di un verde particolare. Indossava dei vestiti abbastanza eleganti e subito sorrise in nostra direzione. Doveva essere Mario, quel famoso ragazzo che Stella aveva conosciuto a lavoro un mese e mezzo prima e con cui usciva da tre settimane.

“Vittoria, Debora, se chiamate anche gli altri vi presento Mario, sono appena andato a prenderlo in aeroporto…” disse Stella raggiante.

Fu una richiesta inutile visto che, aspettandosi questa visita, sia i ragazzi dalla cucina che il resto dei presenti si era riversato verso l’ingresso.

“Mario, ciao!” esclamarono all’unisono Cristian e Sabrina, che lo conoscevano dato che spesso erano usciti a quattro insieme  a lui e Stella.

Mi voltai e vidi Niko ed Eliana sorridere in loro direzione. Poco distante, la loro secondogenita Ilaria squadrava bene quello che sarebbe potuto essere suo cognato.

“Oh, bene, ci siete tutti…”.

“No, non ci siamo tutti, mancano mia figlia e Gabriele…” obiettò Daniele, a cui evidentemente quella sorta di lotta non aveva fatto dimenticare il motivo per cui se l’era meritata.

Scambiai uno sguardo disperato con Andrea che scrollò le spalle, come a dire “posso capirlo, dopotutto sono il primo che è geloso di sua figlia nonostante abbia venti anni, quindi figurati lui visto che Belle ne ha sedici…”.

“Siamo qui, calma” disse la voce di Belle, proveniente dal fondo del corridoio. Alle sue spalle, mio figlio Gabriele la seguiva in rigoroso silenzio, dato che sapeva che obiettare e protestare con Daniele era inutile e lo faceva arrabbiare ancora di più. “Eravamo nella mia stanza a vedere la tv”.

Stella seguiva al scena con una certa ansia, e quando l’eco delle loro voci si spense, si decise a dire: “Bene, allora… Volevo presentare a voi tutti Mario, il mio fidanzato. Mamma, papà, state tranquilli, questa volta non sarà una cosa passeggera… Siamo innamorati l’uno dell’altra”.

Le sue parole furono accolte con un moto di incredulità, gli stessi Niko ed Eliana sembravano non credere che quella fosse la loro Stella, quella che voleva diventare a tutti costi famosa senza fregarsene di quisquilie come regole e il rispetto nei confronti del prossimo. Dal giorno del rapimento era maturata, e improvvisamente aveva acquisito tutta la maturità che ci si aspetta di riscontrare in una donna di ventisette anni.

“Si, e poi lasciatemi dire che avete una figlia meravigliosa” aggiunse Mario, avvicinandosi e stringendo la mano sia a Eliana che a Niko.

Così Mario si aggiunse alla nostra già numerosa compagnia e si sentì subito parte integrante di quella sorta di famiglia che eravamo diventi con il tempo. Alla fine del cenone della vigilia di Capodanno lo vedemmo chiedere timidamente un autografo a Niko, e per fortuna quel momento idilliaco venne interrotto dall’arrivo di Max e tutta la sua famiglia.

“Finalmente sei venuto, nonnetto!” lo accolsi, abbracciandolo. Se a sedici anni lo chiamavo zio, era ovvio che mano a mano fossi passata alla fase successiva…

“Nonnetto? Per l’amor del cielo, diciamo che per ora mi basta suocero…” brontolò, mentre salutava anche Gabriele e Antoine.

“Suocero?” chiesi senza capire, inarcando un sopracciglio.

Mi voltai di scatto verso sua figlia Manuela e lei, sorridente, alzò la mano sinistra, al cui anulare vi era un anello di fidanzamento con una pietra ben visibile e brillante. “Ale mi ha chiesto di sposarlo, ieri!” esclamò.

“Oh! Auguri, tesoro!” esclamai, abbracciandola con calore. Lei e Alessandro stavano insieme da circa cinque anni, e si distinguevano perché non erano una di quelle coppie appiccicose e legate da un gran senso di gelosia.

Non riuscii a non pensare che al suo battesimo avevo rincontrato Andrea, e già si stava per sposare… Quella sera, nel mio cuore la malinconia era d’obbligo  a quanto pareva.

Improvvisamente, presa da chissà quale turbine di emozioni, indossai il giubbino ed uscii fuori al balcone, lo stesso in cui, anni prima, avevo letto la lettera della mia amica Cristina che mi invitava a non fare più scandali. Era un venerdì tredici, il giorno in cui Niko mi aveva baciata per la prima volta. E su quello stesso balcone avevamo litigato poi, una domenica mattina, in cui lui mi aveva accusato di essere una “sedicenne psicolabile”… E poi, quel pomeriggio, mi ero sfogata con Andrea su uno dei divani che si trovavano tutt’ora di fronte al balcone e mi aveva detto che lui si era affezionato fin troppo a qualcuno, che non sapevo essere io…

Senza che potessi evitarlo, il mio viso iniziò a bagnarsi di lacrime. Eravamo alla fine di un altro anno, quello in cui avrei compiuto quarantasette anni e ventidue anni di matrimonio con Andrea.

Come se lo avessi chiamato, sentii quest’ultimo cingermi la vita e baciarmi una guancia. Evidentemente sentì che il mio viso era bagnato, perché mi fece voltare verso di lui e mi squadrò ansioso.

“Deb, è successo qualcosa?” chiese preoccupato.

Sorrisi tra le lacrime e scossi il capo, asciugandomi il viso con la manica del giubbino. “No, no, è tutto fin troppo ok… Forse è questo il problema” mormorai.

Lui continuò a guardarmi sospettoso.

“Ti giuro, non è nulla, mi sono solo lasciata un po’ andare con i ricordi e… Sono passati tanti anni, siamo cresciuti tutti insieme, siamo riusciti a sopravvivere a tanti casini, abbiamo avuto dei figli che ora stanno percorrendo le nostre stesse tappe…” elencai, cercando di fargli comprendere il mio stato d’animo.

“Non dirmi che inizi a sentirti vecchia!” mi ammonì, ma quando vide che lo guardai come a dire “Sei un insensibile!” mi strinse a sé e mi accarezzò i capelli.

“Scherzavo… So cosa intendi, e se è per questo ci penso da più tempo di te” dichiarò.

“E’ ovvio, hai sei anni in più a me…”.

“Ci penso da quando Sabri andava in terza media, in realtà” precisò.

Alzai lo sguardo, scostandomi da lui, e lo guardai negli occhi. “E non me…?”.

“Non volevo farti preoccupare” mi interruppe. “Ma è bello sapere che mia moglie ha la mia stessa anima malinconica. Deb, abbiamo passato più di metà della nostra vita insieme, e devi continuare a sorridere senza lasciarti prendere dalla malinconia. E’ la vita… E poi oggi, con Daniele e gli altri, mi sembra di averti dato la dimostrazione che non si è mai troppo avanti con gli anni per fare certe cose” aggiunse, strappandomi un sorriso. "E ricorda che ti amo sempre come se fosse il primo giorno".

Anch'io, e lo sai, ma diciamo che preferirei che me lo dimostrassi in altri modi…” sussurrai, attirandolo verso di me mediante il colletto della camicia e baciandolo, senza non riuscire a non provare un minimo di vergogna.

“E’ quello che volevo sentirti dire, donna, ti aspetto stanotte nella suite imperiale del nostro regno per festeggiare l’anno nuovo…” rispose, con un velo di ironia e tono da macho, prima di ribaciarmi. Ecco, in quel momento ebbi che la certezza che la Deb e l’Andrea ventenni erano ancora vivi e non si sarebbero mai assopiti con il passare degli anni.

Quando mi separai vidi Sabrina e Gabriele  guardarci sghignazzanti dall’altra parte dl vetro del salotto, e scrollai le spalle, riabbracciando Andrea. “Non avete solo voi il diritto di sbaciucchiarvi!” disse lui, ed io annuii. Qualche volta avremmo anche potuto fare un’uscita a sei con loro, chi ce lo vietava?

 

 

I vari mobili che ci circondavano erano cosparsi da cornici con dentro foto che rappresentavano la mia famiglia, ed io avevo avuto l’accortezza di abbassarle tutte, , dato che non mi andava assolutamente di avere la sensazione di essere osservata da loro in un simile momento.

Era ormai giorno, e i raggi del sole filtravano dalla finestra della stanza che, anni prima, apparteneva a mia madre. Lì lei aveva passato notti insonni a pensare a mio padre, si era rallegrata quando aveva scoperto di aver perso qualche chilo nel bagno adiacente, si era chiarita con papà dopo aver passato una bellissima serata con lui mentre io…

“Amore, sei sveglia?”.

… Io ci avevo fatto l’amore per la prima volta con il mio ragazzo.

La voce calda e seducente di Cristian suonò come musica nelle mie orecchie, mentre cercavo di allontanare questo pensiero dalla mia testa. Quello era l’unico suono che al momento sarei stata in grado di ascoltare senza sentirmi disturbata a causa dell’eccesso di sonno che mi aveva invasa.

“Mmm, si” mugolai in risposta. Me ne stavo girata dall’altra parte, gli stavo dando le spalle, per il semplice fatto che ero cosciente del fatto che, appena avrei incontrato i suoi occhi, non sarei riuscita  a non arrossire per i ricordi vissuti la sera prima con lui.

La mia prima volta. Fino a pochi mesi prima, questa parola mi terrorizzava un po’, ma solo perché non avevo ancora nessuno con cui condividere quell’esperienza.

Poi era arrivato Cristian e… E tutto era diventato naturale.

Mi sentii cingermi la vita dalle sue braccia possenti ed invitanti, così mi decisi a girarmi dopo aver contato fino a dieci. Ma quello che trovai dipinto sul suo volto mi spiazzò: mi aspettavo un normale sorriso, un qualcosa di semplice, come tutte le volte che avevo dormito con lui nella dependance, e invece… Invece era serio, ma mi stava osservando con una tale intensità che probabilmente sarebbe riuscito a leggermi l’anima senza alcuno sforzo.

Mi accarezzò il volto, i capelli, e mi attirò a sé senza alcuno sforzo.

“Sabri, ti ho mai detto che ti amo?”  domandò, con una naturalezza mista ad un senso di gioia che non fece altro che aumentare la mia incredulità.

In quel momento mi sentii mancare il fiato e sentii qualcosa sciogliersi nei pressi del mio stomaco. “N-no…” biascicai, cercando di respirare normalmente, ma invano.

“Beh, ora l’ho fatto” disse, e qui sorrise in un modo dieci volte più smagliante di quello che ero abituata a vedere.

Probabilmente non avevo mai vissuto quel miscuglio di emozioni che stavo provando tutte in una volta. Mi sentivo stordita, un po’ assonnata, senza fiato, con un mix di emozioni che mi attraversavano freneticamente il cervello proprio come se fossero una serie di taxi che si affollavano per la strada di New York. Ma solo una cosa era sicura: ero immensamente felice.

“Allora, se permetti, tocca a me farlo…” riuscii a dire dopo qualche secondo, con la voce un po’ flebile.

“Non voglio che tu lo dica solo perché…”.

“Ti amo” lo interruppi, con una sicurezza e un tono di voce deciso e chiaro che sembrava aver sostituito quello incerto di poco prima.

Cristian restò un secondo spiazzato, prima di attirarmi a sé e baciarmi in un modo tale che riaccese i me i ricordi della sera prima non proprio casti e puri. Non riuscii a non trattenere un risolino, e lui si separò, guardandomi senza capire.

“Scusami, sono una frana, lo so…” biascicai.

“Perché dovresti esserlo?”.

“E me lo chiedi pure? Insomma, lo so che tu sei diecimila volte più pratico di me in queste cose, mentre io il massimo che riesco a fare è ridere per il nervosismo mentre mi baci la mattina dopo che io e te… Abbiamo… Vedi, non riesco a non dirlo senza imbarazzarmi!” urlai con una vocina un po’ stridula degna della miglior bambina fastidiosa e petulante del mondo. Che figuraccia! E so dopo queste mie parole Cristian avrebbe capito che ero troppo giovane per lui, troppo inesperta, troppo ancora bambina?

“E allora imbarazzati che mi piaci ancora dieci volte di più” rispose tranquillamente lui, prendendo il mio volto tra le mani e iniziando ad accarezzarmelo dolcemente. Lo guardai stupita, ma  non mi diede il tempo di replicare perché avvicinò il suo volto al mio e iniziò a sfiorarmi delicatamente il volto con la sua guancia. “Mi credi se ti dico che questa notte è stata la più meravigliosa che abbia passato con una ragazza? Può sembrare una frase scontata, ma non lo è, è la pura verità. E sai perché? Perché so che tu sei la ragazza, l’ultima che avrò e la prima che abbia mai amato. Ogni carezza, ogni bacio, ogni tuo movimento stanotte mi hanno fatto ricordare perché ti amo così alla follia… Ed è il minimo che posso provare dopo tutto quello che abbiamo rischiato” sussurrò quando si scostò, guardandomi negli occhi.

Io non avevo parole. Di nuovo mi sentivo lo stomaco in subbuglio, e l’unica cosa che riuscii a fare fu stringerlo a me e poi ribaciarlo. Comprese, perché rispose e cercò di rassicurarmi ancora.

Ma quel momento idilliaco fu però interrotto dallo squillare insistente del mio cellulare. “Pensa se è mamma…” borbottai, mentre mi guardavo intorno per trovarlo. “Ci ha permesso di restare qui da soli il giorno dopo l’Epifania solo perché gli abbiamo detto che volevi andare a Pompei visto che non ceri mai stato… E invece…”.

“E invece tu sei stata il vulcano che mi ha fatto comprendere come si sono sentiti i suoi abitanti quel disastroso giorno del 79 a.C., ma fa niente” sghignazzò lui, alzandosi e cingendomi la  vita mentre mi avvicinavo alla borsa visto che la suoneria proveniva da lì.

Mi girai e gli scoccai un’occhiata che speravo sarebbe risultata un po’ seducente e un po’ sarcastica, anche se fui costretta a sostituirla con una degna della migliore sbadata del mondo quando vidi da chi proveniva la chiamata.

“Ehi, Titti!” esclamai, colta all’improvviso.

“Sabri! Ma dove siete? Noi siamo appena arrivati alla stazione ma non vi troviamo…” mi fece notare, e in quel momento mi sentii un’emerita scellerata. Come avevo potuto dimenticare che Titti e Marco sarebbero venuti a trovarci gli ultimi due giorni che restavamo a Napoli e che dovevamo andarli a prendere alla stazione?

“Oh, si, sai, abbiamo avuto problemi con il taxi, non abbiamo nessun mezzo di trasporto visto che siamo venuti in aereo e quindi… Non… Non potete venire voi se vi do l’indirizzo?”.

Detto fatto. Subito, appena terminata la telefonata, io e Cristian ci fiondammo in bagno per una doccia rapidissima, indossammo qualcosa di decente e sistemammo la casa.

Era come se fossimo scesi dalle nuvole, come se per dodici ore io e lui fossimo vissuti in un mondo a parte da quello consueto, e ora ci toccava ritornare alla brusca realtà in cui avevamo preso degli impegni e ci toccava rispettarli, anche se non comportavano alcuna fatica o dispiacere.

“Eccovi! Pensavamo di non trovarvi più!” esclamò Titti appena aprimmo alla porta. Alle sua spalle Marco, sempre iper biondo, sempre con quell’aria da bad boy che spesso la mia amica elogiava e diceva di adorare, ci sorrise e ci abbracciò dopo la sua ragazza.

“Non sapete che trauma il viaggio in treno! Siamo capitati vicino a due ragazze estremamente cafone e chiassose…” si lamentò appena li invitai ad accomodarsi in cucina per ebre qualcosa.

Io, Cristian e Titti ci guardammo con un sopracciglio levato e subito ribattei: “La prossima volta ti affitto una limousine, ok?”.

“Ehi, smettila di sfottere!” si difese.

“Si, Sabri, smettila, lo sai che il mio cucciolo è un po’ permalosetto” disse Titti con un tono di accondiscendenza degna della migliore mamma assoggettata al proprio bambino.

Scoppiai a ridere e lei fece lo stesso, mentre Marco sbuffava scocciato.

“Comunque, devo darti una mega notizia!” esclamò la mia migliore amica, decidendo di rompere quel momento in cui il suo ragazzo no si stava divertendo affatto. Restava comunque un signorotto di alta società che stavamo migliorando mano a mano circa i modi un po’ troppo formali e altezzosi.

“Spara”.

“Ho scoperto di aver vinto una borsa di studio con i voti del liceo e per questo lo Stato mi ha assicurato una sorta di assegno mensile visto che sono orfana e che mia zia che ora sta in Francia ha legalizzato per bene la situazione, e così all’inizio del prossimo semestre inizierò le lezioni all’Università per studiare cinese!” esclamò.

Marco la guardò adorante e sorrise, stringendola a sé. Molte volte aveva cercato di persuaderla ad accettare un aiuto economico da parte sua, ma lei ovviamente aveva rifiutato categoricamente.

Dal canto mio, emisi un urletto di gioia e la strappai dalle grinfie di Marco per avvolgerla in un abbraccio stritola costole. “E’ magnifico! Così la mattina andremo all’Università insieme! E realizzerai il tuo sogno di diventare interprete! Oh, come sono felice!” urlai.

Lei ricambiò l’abbraccio e sorrise, consapevole.

Eccoci, finalmente soddisfatte di ciò che la vita ci aveva offerto dopo vari patimenti. Non eravamo più le due ragazzine che se ne stavano sui gradini di Piazza di Spagna a piagnucolare per la mancanza di qualcosa nelle nostre vite, no, eravamo semplicemente felici per il nostro presente, che eravamo sicure si sarebbe protratto nello stesso modo fino a diventare un meraviglioso futuro.

 Fine

 

… E così eccoci arrivati alla fine vera e propria di questa terza ed ultima parte. So che vi sembrerà strano il fatto che la prima parte sia narrata dal punto di vista di Deb, ma non ce l’avrei fatta a concludere questa storia senza aver narrato qualcosa dal suo punto di vista che mi è mancato tantissimo in questi quattro mesi. Spero vi sia piaciuto quel piccolo viaggio nei suoi pensieri ^^

La seconda parte, poi, probabilmente è un po’ scontata ma sapete che io adoro i lieto fine e Cristian e Sabrina se lo meritavano dopo tutto quello che hanno passato.

Ci tenevo a far svolgere il tutto nel fatidico loft in cui Deb e Andrea si sono conosciuti, e spero che vi abbia fatto piacere ritornare un po’ con il pensiero in quel posto =)

Cosa dire, non mi resta che ringraziare le 28 persone che hanno messo la storia tra le seguite, le 24 che l’hanno messa tra i preferiti, coloro che l’hanno solo letta e coloro che hanno recensito lo scorso cap:

Alina 95: Si, Andrea non lo supera nessuno ;-) spero ti sia piaciuta la scena tra lui e Deb in questo cap ^^ Ma Cristian come dici tu mano a mano può arrivare alla sua altezza, dai ihih! Spero che l’epilogo ti sia altrettanto piaciuto… Un bacione e grazie per avermi seguita anche qui! ^^

CriCri88: Deb incinta? Ma sai che la mia mente diabolica proprio a questo non aveva pensato? xD Poi ovviamente dopo la tua supposizione ci ho riflettuto un po’, solo che alla fine ho optato di no visto che comunque ha quasi quarantasette anni e poi già mi immaginavo la faccia sconvolta del piccolo Gab quando avrebbe scoperto che non sarebbe stato più il piccolo della famiglia… xD Grazie mille per avermi seguito anche qui, e ti ringrazio sempre per avermi spronata a scrivere questa terza e ultima parte! Un bacione cara!

vero15star: Tesoro, scherzi? Non devo assolutamente perdonarti perché non sono mai stata “arrabbiata”, so quanto sia difficile gestire scuola, ispirazione e stress ^^ E poi già sapere che questi cap hanno continuato a piacerti mi ha dato un gran sollievo perché sai che per me la tua opinione è fondamentale. Cosa dirti, grazie di cuore tesoro, ti voglio benissimo!

_piccola_stella_senza_cielo_: Si, alla fine l’amour trionfa sempre, eheh! Grazie per essere passata anche  a vedere l’altra storia, spero ti piacerà con il procedere dei cap ^^ Un bacione!

Angel Texas Ranger: In effetti, Irene non può ascoltarti perché è morta come hai detto tu xD E tutto è bene quel che finisce bene, eh si… Spero che anche l’epilogo ti sia piaciuto con il ritorno per un po’ nei pensieri di Deb… Un bacione e grazie di cuore per avermi seguito anche qui!

 

Cosa dire… Se vi va di sopportarmi ancora vi invito di nuovo a leggere la mia fic Dillo Alla Luna che per ora ha solo il prologo e il primo cap, l’aggiornerò tra due giorni circa.

Grazie a tutti coloro che mi hanno seguita in questo percorso… Non dimenticherò le vostre recensioni e i vostri commenti.

 

La vostra milly92.

  
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