CHIARIMENTI E DICHIARAZIONI
L’aria frizzante e gelida
di
quella notte di novembre mi sorprese meno dell’arrivo di
Edward.
Lui mi condusse fino alla mia
macchina, mi fece sedere al volante e si accomodò a sua
volta sul sedile del
passeggero. Tra di noi regnava una tale tensione che non riuscivo
più a
ricordare cosa dovevo fare per mettere in moto. Fu Edward a farlo per
me,
girando la chiave nel cruscotto.
“pensi di poter guidare
ora?”
Quello era l’ultimo dei
miei
pensieri. Quell’uomo non solo mi piombava dal cielo e si
dimenticava della
donna che portava in grembo il suo bambino, ma aveva anche la pretesa
che io
guidassi!
“Dove andiamo?”
“da Emmett”
“non
c’è. Non è potuto venire
alla festa di Jasper perché è andato a passare il
weekend fuori”
“meglio ancora. Avanti,
muoviti”
“ma…”
“limitati a tenere il
volante”
Era inutile protestare
perché
Edward era più testardo di un mulo. Feci marcia indietro e
mi allontanai dal
vialetto.
“ti dispiace
spiegarmi?”
“più tardi. Se
lo facessi
ora, rischierei di torcerti il collo!”
“cooosa?!” era
impazzito
forse?
Se c’era qualcuno che
meritava di esere strangolato era proprio lui!
Edward non rispose, lo
sguardo fisso sulla strada.
Accellerai perché non
vedevo
l’ora di arrivare da Emmett per interrogarlo.
Ma perché si interessava
tanto all’anello?
Non era possibile che avesse
ricevuto
la lettera e avesse avuto il tempo di saltare su un aereo.
“non così
veloce. Finirai per
ucciderci!”
Ma visto che non rispondevo, Edward
mi domandò “hai mai guidato con la neve?”
“no è la prima
volta”
Edward emise un grugnito di
disapprovazione
“fermati guido
io”
Ignorai il suo ordine e
continuai ad accelerare imboccando a tutta velocità la
stradina che conduceva
alla casa di Emmett.
“ti ho detto
fermati!”
“no!prova a impedirmi di
guidare e te ne accorgerai!”
Edward allungò la mano e
girò
la chiave.
Frenai e l’auto si mise
di
traverso, mentre continuava a slittare.
“non
frenare”gridò lui,
afferrando il volante ”smettila di frenare!”
Persa completamente la testa,
premetti ancor di più il freno. Le ruote si bloccarono, la
vettura finì sul
bordo della strada ricoperto di neve gelata, superò una
siepe e incominciò a
scendere lungo il pendio in fondo alla quale si fermò contro
ad un albero.
“guarda cosa hai
combinato
alla mia macchina! ” gemetti,
“io? Non ti avevo forse
detto
di fermarti?”
“hai spento il
motore!”
“non mi davi retta! La
colpa
è solo tua”
“ma sentitelo! Arrivi
all’improvviso, mi prelevi dal bel mezzo di una festa, mi
distruggi la macchina
ed hai ancora il coraggio di dire che è colpa
mia!” fuori di me dalla rabbia,
aprii la portiera, scesi e presi a risalire la china.
“dove vai?”
Edward controllò
i danni, dopo di che si lanciò all’inseguimento.
Sotto il cappotto indossavo
un abito lungo con sandali alti, così ben presto mi ritrovai
con i piedi gelati
e le caviglie graffiate. Tuttavia, quando Edward mi sollevò
tra le braccia, fui
quasi sul punto di svenire tanto mi sentii bene.
Ma non era quello il tempo di
lasciarsi andare. Lui mi doveva delle spiegazioni.
“mettimi
giù!” gli dissi
nuovamente arrabbiata,
“no!” Edward
camminava
speditamente, ora, e non mi rimase che passargli un braccio attorno al
collo.
L’incidente era avvenuto
a
circa cinquecento metri dalla casa, ma ebbi l’impressione che
il tragitto
durasse ore.
“non muoverti”
mi disse dopo
avermi depositato sotto il portico “entro dalla
finestra”
Presi a bilanciarmi ora su un
piede ora sull’altro nella speranza di riscaldarmi.
Finalmente la porta si
aprì.
“Entra ” Edward
mi porse la
mano perché non scivolassi sulla neve ghiacciata che
ricopriva il pavimento del
portico.
In salotto faceva caldo.
Emisi un lungo sospiro di sollievo.
Mi tolsi i sandali e corsi in
cucina dove sapevo che avrei trovato degli stracci per asciugarmi i
piedi.
Edward era occupato ad
accendere il fuoco nel camino.”tieni” trasalii, non
lo avevo sentito entrare.
Mi porse un paio di jeans e un maglione dal collo alto, ricordandomi
con quel
gesto un’altra visita fatta alla fattoria di Emmett.
Quanto tempo era passato da allora?
Arrossii e dal modo in cui lui mi guardava compresi che anche Edward si
ricordava di quell’occasione.
“ti aspetto in
salotto” mi
disse prima di scomparire.
Mi cambiai con calma,
cercando di tardare il più possibile il momento. Quando fui
pronta avanzai verso
il salotto con passo incerto.
Edward era in piedi davanti
al camino, le mani dietro la schiena, una posa classica per annunciar
cattive
notizie, pensai tra me e me.
“quando?”
“quando cosa?”
“da quando non porti
più
l’anello di Mike?”
“che intendi?”
“da quando hai rotto con
Mike?” domandò lui, voltandosi di scatto.
Era evidente che non aveva
ricevuto la mia lettera.
“che ti
interessa?”
“mi interessa invece
perchè
ti amo, maledizione” con le mani sui fianchi e
l’occhio torvo, sembrava più
arrabbiato che innamorato.
“tu…ma…”
“avevo deciso, dato che
avevo
finalmente rinunciato a sposare Mike, fosse arrivato il tempo di
ritornare”
“tu sei tornato
perché…”
“esatto”
“ma allora hai ricevuto
la
mia lettera!”
“quale lettera?”
“dove ti ho scritto che
ho
rotto con Mike quando siamo andati a Seattle”
“a Seattle?”
quella d’Edward
fu una vera e propria esplosione di rabbia.
“avevo intenzione di
confessarti tutto” tentai di difendermi.
“perché non
l’hai fatto?” Edward
prese a camminare per la stanza, come un leone in gabbia.
“perché, con
aria superiore
mi avresti esclamato: te l’avevo detto che non lo
amavi”
“probabile”
fece lui non potendo
trattenere un sorriso.
Ma fu un attimo perché
tornò
a mostrarsi furioso
“ed è per
questo che mi hai
reso così infelice?”, poi il suo tono si
addolcì, si lasciò cadere sul divano e
iniziò a ridere.
“siediti accanto a
me”
Io rimasi immobile
“non ho intenzione di
mangiarti”
Mi aveva detto la
verità? Mi
amava davvero?
Edward parve leggermi nel
pensiero perché aggiunse “ti amo Bella, ti prego
fidati di me”
Mi avvicinai al divano e mi
sedetti rigidamente.
“come hai saputo tra me e
Mike?”
“da Tanya”
“Tanya?”
E iniziò a spiegarmi che
il
giorno precedente aveva telefonato a James per questioni di lavoro ma
non
trovandolo, aveva lasciato un messaggio a Tanya, la quale lo aveva
informato
della misteriosa scomparsa dell’anello dal mio dito.
“in quel momento
è stato
tutto chiaro, sono saltato sul prima aereo”
“e il bambino?”
domandai
corrugando la fronte.
“quale bambino?”
“Tanya non te
l’ha detto?” Edward
mi fissò tanto genuinamente sorpreso che non ebbi il
coraggio di dirgli “il tuo
bambino”
“è
incinta” mormorai.
“e allora?”
Ebbi un attimo di esitazione
e poi sbottai
“ha detto
che il padre sei tu”
“ha detto una cosa del
genere? E tu le hai creduto?” la voce di Edward era tornata
dura e fredda, il
che mi provocò un brivido.
“che altro avrei dovuto
pensare? Vi ho visti insieme…” mi
alzai
e andai a mettermi davanti al fuoco.
“Edward, la stavi
baciando!
Poi Tanya mi viene a dire che ti dovevo dividere con lei. Poi non vi
siete più
lasciati!”
“io l’ho
baciata?” Edward
sembrava incredulo “ma di che diavolo parli? Tanya mi attira
come un serpente,
forse anche di meno!”
“te ne sei dimenticato
fuori
dal teatro?”
“hai assistito a quella
commedia?”
“commedia? Ma se Tanya ti
voleva
saltare addosso!”
“e probabilmente lo
avrebbe
fatto se io non l’avessi respinta. Lei voleva riprendere le
cose da dove le
avevamo lasciate”
“solo lei lo
voleva?”
“certo” parve
leggermente
imbarazzato.
“tu l’avesti
respinta?”
“si”
sospirò “pensavo solo a
te. Dovevo trovare il modo di farti annullare quello stupido
fidanzamento”
“ma ancora non mi
amavi!”
“invece si!”
“no. Avevi chiesto di
recitare quella farsa per vendetta”
“no. Era un modo per
tenerti
sempre accanto”
“ma se passavi la maggio
parte del tempo in sua compagnia!”
“più che altro
con suo
marito”
“e quando sei
partito?”
“quella volta
l’ho fatto
apposta, ce l’avevo con te. Speravo che al tuo ritorno il
fidanzamento fosse
rotto e invece non hai fatto altro che cacciarmi quello stupido anello
sotto il
naso”
“avevo paura”
“di chi? Di
cosa?”
E fu allora che gli raccontai
delle mie paure, della paura di innamorarmi davvero e della paura di
soffrire
per amore.
Del dolore che mi era stato
provocato da Jake e dai suoi ripetuti tradimenti.
“tu mi facevi
paura”
“io?” chiese
lui sorpreso.
“per quello che provavo
nei
tuoi confronti”
“spiegati
meglio”
”avrei dovuto sentire la
mancanza di Mike, ma dopo che ti ho incontrato…”
“splendido”
“no! È stato
orribile!”
“anche io avevo paura di
te”
“mi hai colpito. Mi
tenevi
testa e non ti volevo in casa”
“questo mi pare di averlo
capito”
“già”
ammise lui sorridendo.
“quando hai insistito nel voler
rimanere
mi sono detto che tutto sommato avrei potuto cogliere un piccolo
vantaggio da
quella situazione. Ma quando ti sei arrabbiata e sei
scomparsa…Dio non ho avuto
tanta paura in vita mia e li ho capito che eri importante”
“ma
Jazz…”
“Jazz parla
troppo”
“eri capace di portarmi
in
paradiso con un bacio ma poi mi respingevi. Quando siamo andati a
Seattle ero
così felice e pieno di speranze…e invece sei
tornata tutta sorridente, con quel
maledetto anello al dito! ”
“ma
io…”
“morivo di gelosia. Avevo
previsto tutto. Il pomeriggio avresti lasciato Mike e quella stessa
sera ti
avrei chiesto di sposarmi. E invece…”
“non riuscivo a fidarmi
di te
con Tanya che non faceva ce scoraggiarmi”
“cercava
vendetta”
“vendetta?”
“già vendetta
per averla
piantata”
“mi dispiace ”
mormorai,
accarezzandogli i capelli.
“se hai creduto a Tanya
cosa
ti ha spinto a scrivere quella lettera? Cosa ti ha fatto cambiare
idea?”
“tua madre”
“mia madre?”
Edward si
raddrizzò di colpo “quando?”
Dopo avergli raccontato tutto
lui inizio a ridere “brava mamma”
“ci credi che ci siamo
riavvicinati grazie a Tanya e tua madre?”
Edward mi prese tra le braccia
e iniziò ad accarezzarmi
“per ringraziarle le
inviteremo al matrimonio”
“quale
matrimonio?”
“il nostro, no?”
“non dimentichi un
particolare?” domandai sorridendo.
“quale?”
“non me lo hai ancora
chiesto”
“Bella Swan, Ti amo. Vuoi
sposarmi?”
“eccome!
Perché ci hai messo
tanto a deciderti?”
Edward mi strinse forte a
sé
“resta con me”
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Alle quattro del mattino,
avvolta in una coperta, sedevo sul divano e fissavo il camino.
Edward dormiva nella stanza
da letto di Emmett.
Udii ad un tratto un rumore
di passi e , voltandomi vidi Edward che attraversava il salotto con
indosso
solo un lenzuolo.
“mantieni sempre le
promesse?” mi chiese.
“certo!”
risposi sorpresa.
“mi sembrava che mi
avessi
promesso di restare sempre con me”
“si”
“e allora
perché mi sono
svegliato da solo?”
Sorrisi, e gli feci un
po’ di
spazio sul divano.
Lui si distese al mio fianco
“ti senti meno solo
ora?”
“un po’
meno”
Mi liberai della coperta e mi
strinsi a lui, sotto il lenzuolo, in modo che i nostri corpi nudi
aderissero
l’uno all’altro.
“e adesso?”
“ora va molto
meglio” ammise
lui e mi baciò.
THE END