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Autore: Dira_    13/12/2009    14 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Un salve grato e tutti quelli che hanno commentato e mi hanno fatto gli auguri (grazie!)
Siete adorabili, e anche Al vi ringrazia *piazza Al che ringrazia*
@MyriamMalfoy: Grazie mille! ^^ Sì, Zabini, non volendo è riuscito. Le conseguenze inintenzionali!
XD La professoressa sotto polisucco? Chissà. Forse. Ma anche no. Boh. XD
@MissyMary: Ahahaah, grazie davvero per il trasporto emotivo! XD Zabini… beh, vedremo prossimamente cosa prova per Pulcino. Chissà, chissà. *Dira bastarda*essì, hanno battuto Re Minchione e Teddybear, il che è tutto dire visto quanto è lanciato il Re. XD se ti ho addirittura risvegliato la vena romantica me ne felicito. :P So che spesso è impossibile, ma ehi, sanno essere convincenti quando ci si mettono, ‘sti due bei fanciullini! James è molto spiritato, quindi sì, direi che l’opzione manicomio sarà presto reale, se non si sbriga! Ahaah, mi fa troppo piacere che apprezzi i casini causati dagli ormoni. Io mi diverto troppo! :P Grazie per la recensione e non preoccuparti le adoro quando sono così lunghe! ;)
@Trixina: Piaciuti i Fray? Io li adoro, sono un gruppo PERFETTO per accompagnare certi capitoli. E fa piacere averti fatto scoprire questa canzone. Adoro quando qualcuno si appassiona ad un gruppo grazie a me *Dira si pavoneggia* Mike, beh, povero lui, ma ho grandi progetti per il bel Zabini. Bisogna vedere se Tommy sarà d’accordo. *Dira sadica* Grazie mille per i complimenti, e credo che ‘sto capitolo mi farà definitivamente assurgere a stronza ciclopica. Dimmi tu, poi. ;)
@Lilin: Ciao! Grazie mille per gli auguri! ^^ Sì, beh, i silenzi di Tom sono sempre pericolosi, anche perché precedono sempre qualche casino. ;) Grazie per i complimenti al Pulcino, è Serpeverde ma è anche un Potter, quindi non totalmente stronzo. Felice di ispirarti ;) Ci sentiamo!
@Shiratori-chan: Mi unisco anche io al comitato! Grazie mille per i complimenti, mi fa piacere aver saputo gestire la tensione tra ‘sti due in modo credibile. ^^ Abbi fede, e poi sì, Ron Weasley qui è presente. :P
@MartyMcGonnagal: Ciao! Quanto tempo! XD Fa piacere rivederti in questi lidi! Grazie per i complimenti, fa piacere come una non-fan dello slash apprezza questa storia. Cerco di farla NON SOLTANTO slash anche per renderla il più simile alla realtà tra adolescenti, che non sono solo un branco di bei fanciulli che se la fanno tra di loro. XD Grazie per gli auguri!
@Ron1111: Ciao! Grazie mille per i complimenti e insomma, mi ha fatto davvero piacere che tu abbia notato la crescita psicologica di Albus, cosa che poi è quasi importante quanto la paranoia discendente di Tom. Appena ho un momento libero commento la tua fic. Abbiamo creato due bei Tom, io e te! XD
@Nyappy: Ciao! Grazie per gli auguri e i complimenti! ^//^ Mi fai arrossire così. Fa piacere avvicinare i novizi al genere *_* (che poi è HP o lo slash? XD)
@Hel_Selbstmord: Heeeel! Ma lo sai che ormai ci manca solo da scambiarci il contatto msn? XD Io, che Università faccio? Scienze politiche e relazioni internazionali. Ebbene sì, sono una probabile futura funzionaria della Farnesina. XD (almeno oh, io ci spero). Era la mia prima scelta, la seconda invece era Lettere Moderne. ;) Fine OT, dai. Per il resto, cavolo, mi fa super-piacere vedere come hai apprezzato questo capitolo, che ho rimaneggiato milioni di volte, preoccupata che non fosse all’altezza delle vostre aspettative. Se non le ho deluse, ne sono felicissima! Mike è stato assunto a Santo protettore di questa fic. Come ha detto un’altra commentatrice. S. Zabini, protettore delle bende e delle lenzuola di seta. XD Questo capitolo avrà dello slash. ;) Potrei mai deludervi?
@altovoltaggio: La fiaschetta ha confuso tutti *Dira sghignazza* Bene, bene. Come si dice, niente è ciò che sembra! Mi fa piacere che tu abbia apprezzato la parte di confronto rispetto al bacio, perché in effetti era più importante quella. ;) Il bacio era solo un corollario maldestro! Tom farà del suo meglio, e Rose/Sy… eh, ‘sti due. *sospiro esasperato*
@Ombra: Ciao Ombra! Bentornata! XD Mike è stato ormai santificato, ma non so quanto questo a quel viziosetto faccia piacere! :P Mi sa che si ribellerà… Dira? Veramente l’ho preso da Oceano Mare di Baricco, era la bambina-albergatrice del racconto, però può darsi che l’autore abbia ripreso proprio dalle Dire.
Chissà. A me piaceva, quindi l’ho adottato! XD Grazie mille per I complimenti e in bocca a lupo per lo studio!
 
****
   
 Capitolo XXIII
 
 
 
I never thought that I was so blind/ I can finally see the truth/ It’s me for you
 But can you hear me say?/ Don’t throw me away
And there’s no way out/ I gotta hold you somehow
(I Wanna, The All American Rejects)


 
2 Ottobre 2022
Dormitori Serpeverde. Domenica mattina.
 
Quella mattina Albus si svegliò. Come al solito svegliarsi per lui era un termine del tutto relativo, visto che galleggiava nell’incoscienza prima di rendersi conto che, purtroppo, era mattina e già doveva esistere. Appena ebbe preso coscienza di sé, cercò con lo sguardo il letto di Tom.
Era vuoto.
La delusione lo investì come un tifone, mentre sentiva rabbia e…
“Cosa stai guardando?”
Al sobbalzò, voltandosi di scatto verso la voce. Di Tom.

Che seduto sul ciglio del suo letto, lo guardava con un sorrisetto divertito.
Che gran…
“Sei un gran bastardo!” Gli uscì di getto, prima di prendere un’aria imbarazzata. “Cioè…”
“Non scusarti, è vero.” Lanciò un’occhiata verso il suo, di letto, già rifatto. “È ancora presto…” Osservò in tono leggero. Effettivamente, notò Al, era ancora in pigiama, ovvero un paio di pantaloni di una tuta e una maglietta di un gruppo musicale babbano. Joy Division¹, lesse.

Ascolta certa roba…
“Loki e…”
Tom rispose piuttosto prontamente, per la sua solita indolenza mattutina. “Loki non ha dormito qui. E Michel…” Stavolta esitò. “Non lo so… quando mi sono svegliato già non c’era.”
Al si tirò a sedere, con un sospiro. “Non è per ieri, sai. Il giorno della partita si sveglia sempre prestissimo. Va’ al campo, controlla le condizioni atmosferiche e roba del genere.”

Tom annuì. Era strano vederlo con quel lieve sorrisetto all’angolo della labbra.
Era da un mese che non sorrideva, quasi…
Si trovò ad arrossire, quando capì che Tom stava continuando a fissarlo.
“Sai, devi scusarti con lui…” Borbottò, incerto. Tom fece una smorfia.
“Lo so.” Rispose. “Per alcune cose non mi sento minimamente in colpa. Ma per altre, sì.”
“Quali cose?”
Tom scrollò le spalle. “Alcune.”

“Ma perché avete litigato, poi?”
Assunse un’aria infastidita. In realtà Al sapeva benissimo che era la sua versione di sentirsi tremendamente imbarazzato. “Non avevi detto che non me l’avresti chiesto?”
“Beh. Ieri.” Obbiettò stiracchiandosi. “Non ho dato assicurazioni per oggi.”
Tom per un attimo parve quasi divertito dal ragionamento, poi si ricordò che lo stava infinocchiando e sbuffò. “Non vorresti parlare d’altro?” Gli suggerì.

Non che ci voglia un genio per capire il sottotesto. Ieri sera per poco non ci siamo fatti beccare da Hagrid. E non ho mai odiato tanto il fatto che la Sala Comune fosse piena, dopocena…
Abbiamo dei discorsi in sospeso…
Al arrossì, ma scosse la testa. “Oggi io ci devo fare una partita, con Mike. Lo chiedo a lui?”
“Non vuoi che Serpeverde perda.”
“Veramente credo che se la prenderebbe con te. Sarai sugli spalti, vero?”
Tom inspirò. Per un folle momento Al fu quasi certo di vederlo arrossire.

“Io… credevo… che lui…” Si schiarì la voce.
Merlino, sta davvero arrossendo!
“Stai davvero arrossendo?” Chiese impietoso.

Tom gli lanciò un’occhiata linciante. “No. Mi aveva dato ad intendere che volesse provarci con te.”
Al batté le palpebre stupito. Poi represse una risata. Non troppo bene.

Non è divertente.” Sibilò Tom di rimando. “Non hai idea di quanto mi abbia fatto infuriare.”
“Tecnicamente, si chiama gelosia.” Ridacchiò. Era una mattinata perfetta.

È qui ed è per giunta geloso di Mike… E lo sta ammettendo. Apertamente.
“Tecnicamente, Zabini è un idiota.” Rimbeccò. Gli rubò un cuscino da sotto la schiena e si dilettò a stritolarlo tra le mani.
“Due che si lanciano incantesimi in uno spogliatoio non sono esattamente persone che definirei intelligenti…” Lo prese in giro. Tom fece un’altra smorfia, rimanendo in silenzio.
“Ehi. Mike non mi piace. È un buon amico, ma … tutto lì. Anche perché…”  Fece spallucce, imbarazzato. “Non so neppure io bene cosa mi piaccia. A parte te.”
Tom annuì, pensieroso. “Quest’estate… ho baciato una ragazza.”
“Non è il genere di confidenza di cui vorrei essere messo a parte, sai?”
Tom lo guardò allarmato, prima di capire che lo stava di nuovo prendendo in giro.

Al non è un serpeverde? Branco di imbecilli. Quello straccio ci prende ancora dannatamente bene. E con una lungimiranza spaventosa, peraltro.
“È stato come leccare un posacenere.” Affermò sincero, facendolo scoppiare a ridere. Albus aveva una delle risate più belle che avesse mai sentito. Un sacco di gente rideva in modo ridicolo, o imbarazzante. Al era come uno scoppio di gioia.
“Beh, dev’essere stato piuttosto disgustoso…” Osservò, lanciandogli un’occhiata valutativa.
“Lo è stato.” Assentì. “Volevo provare, ma non mi è piaciuto. Con te sì.”
Al arrossì. “Beh, per me… insomma. Prima volta e tutto il resto. Però… è stato. Wow.” Terminò sentendosi un imbecille. Tom sorrise, e togliendo un paio di cuscini di mezzo, gli si sedette accanto. Parve riflettere per lunghe manciate di secondi, prima di chinarsi a baciarlo.

Al non ci pensò due volte prima di rispondere. Anatomicamente sapeva benissimo che le labbra di un ragazzo non differivano in nulla da quelle di una ragazza. Tutto uguale.
Però bacia così bene… E sa di dentifricio.
Tom poi si scostò leggermente. “Tu cosa pensi che siamo, adesso?” Chiese.
Il fatto che non gli avesse imposto un suo parere, lasciò Al interdetto.

Stava chiedendo un parere? Succedeva, ma era molto raro.
“Non lo so.” Decise di essere sincero. “Ma non credo che i migliori amici facciano queste cose.”
E non credo che dovrei aver voglia di infilarti le mani sotto la maglietta.  

“Già.” Confermò. Attese.
Da quando sei così pigro a ragionare, Tom?
Al sospirò, abbozzando un sorriso. “Siamo noi. No? Voglio dire, io ti ho sempre trovato fantastico. Non trovo nessuno fantastico come te. E ti trovo anche piuttosto bello.”
… per favore riprendi a ragionare prima che cominci a sparare cretinate peggiori.

Tom fece un sogghignetto. “Piuttosto bello, eh?”
“Senti, lo sai di esserlo. Quindi falla finita.” Borbottò. “Sei praticamente il sogno erotico di tutta la popolazione femminile dei sotterranei. E suppongo, a conti fatti, anche di qualche ragazzo.”

Tom inarcò le sopracciglia. “Sogno erotico…” Ripeté.  
Questo prima di afferrarlo e schiacciarlo trai cuscini, e baciarlo. Di nuovo. Molto a lungo stavolta. Quando si staccarono erano entrambi senza fiato e Tom non sembrava avere più voglia di prenderlo in giro.
“Non è come leccare un posacenere…” Sussurrò.
“No, per niente...” Gli assicurò, beandosi del peso di Tom su di sé. Gli piaceva, sentire quel contatto. Gli era sempre piaciuto il contatto umano, ma quello con Tom era speciale.  
“Allora… cosa siamo?” Ritorse la domanda. Tom lo guardò.
 
Visto quello che gli stava succedendo non avrebbe neanche dovuto avvicinarsi ad Albus. Neanche da lontano. E si era ripromesso di non farlo. Ma poi, la sera prima…
Era successo, semplicemente. Come se un elastico, teso fino allo spasimo, li avesse fatti ritornare indietro e cozzare l’uno con l’altro.
Non aveva più avuto cuore di allontanarsi. Al gli mancava. Voleva Al.
E il ragazzo biondo non si era più fatto sentire. Il medaglione era un pezzo di metallo freddo.
Allora aveva pensato che forse, dopotutto, magari quel ragazzo aveva deciso che non voleva più collaborare con lui. Aveva pensato che quella storia agghiacciante di Voldemort fosse uno scherzo crudele di quel bastardo.
Dopotutto Voldemort è stato sconfitto otto anni prima che io nascessi. Non uno. Otto.
Forse adesso doveva solo concentrarsi ad essere un ragazzo normale. Più o meno.
E lo pensava ancora, mentre Albus lo guardava con quei suoi assurdi occhi verdi. Era quasi ridicolo come riuscissero sempre a brillare. Anche nella penombra umida di un sotterraneo.
“Al…” Mormorò. “Stiamo assieme.” Disse, con quel sottile tono di comando che gli aveva sempre dato un sacco di problemi nelle relazioni umane.
Non con Al. Che gli aveva sorriso radioso.  
Si baciarono. Non poteva credere che la bocca di un’altra persona sulla sua potesse dargli una sensazione così completa. Gli sfiorò con le dita il bordo della maglietta, e la pelle tiepida dei fianchi. Era morbido anche lì. Lo sentì respirare appena contro la sua guancia, quando si staccò dal bacio. Lo sentì trattenere il respiro mentre gli passava i polpastrelli sulla linea delle costole. Lo sentì ridere quando gli sfiorò lo stomaco.
“Soffro il solletico, lo sai…” Mugugnò. Tom sentì un brivido piacevole all’inguine, e si impose di darsi una calmata. Non era semplicemente il caso. Forse.
“Smetto?” Indagò. Vide Al mordersi un labbro, e poi scuotere la testa.
Non poté impedirsi di sogghignare. Ovviamente gli piaceva. Doveva piacergli, perché sarebbe piaciuto anche a lui.
E c’era una cosa che voleva fare da settimane
Gli sollevò la maglietta, con cautela. Non aveva la più pallida idea di come avrebbe reagito realmente Al. Nelle sue fantasie si limitava ad essere un cucciolo gemente, e sì, sapeva di non rendergli giustizia.
Ma sono fantasie, appunto…
Al era platealmente imbarazzato però se ne stava zitto, e quindi era un silenzio assenso.
Lo è.
Gli fece un sorrisetto prima di chinarsi e soffiargli delicatamente sullo stomaco. Al ridacchiò, divincolandosi leggermente.
“Niente solletico, accidenti a te!” Sussurrò, rilassandosi. Sgranò gli occhioni, Merlino in quel momento aveva occhi grandi come un piattino, quando passò la lingua sulla stessa porzione di pelle.
“Tom…” E quello era un gemito, non c’era alcun dubbio. Lo sentì irrigidirsi, ma non cercò di scappare. Non voleva scappare, Thomas lo capì al volo. Tracciò con le dita il bordo dell’ombelico, come aveva fatto settimane prima, secoli prima, con un Al dormiente.
In molti sensi…
Al sbuffò, non troppo convincente. “Sei un pervertito…”
Tom ghignò con piena cognizione di causa. “Senti chi parla. Non dirmi che non ti piace…”
“Io non ti ho leccato la pancia!” Ritorse.
“Non hai risposto alla mia domanda.” Per un attimo esitò. “Non ti piace?”
Al si morse l’interno della guancia. Non piacergli? Si era letteralmente inghiottito una supplica. A continuare.

Lo afferrò per i lembi di quella stupida maglietta, su cui tra l’altro c’era scritto ‘l’amore ci farà a pezzi’ – era così da Tom– e lo tirò contro di sé.
 
****
 
“È tutto pronto?”
“Sì, arriveranno proprio nel mezzo della partita. Ho già pensato ad incantare gli accessi principali al campo di Quidditch.”
“Eccellente. Il ragazzo?”
“Per il momento lo lascio tranquillo. Bisogna occuparsi di una cosa per volta, non è vero?”
“Smettila di scherzare, e renditi operativo.”
Il ragazzo aveva chiuso la comunicazione. Era terribile dover comunicare tramite cellulare in quel posto. Hogwarts distava almeno due miglia in linea d’aria, e la ricezione riusciva comunque ad essere orrenda.

Schiacciò la sigaretta con il tacco dello stivale, prima di bersi un breve sorso di Ogden, dalla fiaschetta che portava sempre con sé.
Il whiskey magico è qualcosa di favoloso…
I Naga si stavano preparando nella radura accanto, e poteva sentire da lì i loro disgustosi sibili.
È un miracolo che riescano a parlare qualcosa di diverso dal serpentese…
Sbuffò, guardando il cielo. La giornata si prospettava di una chiarezza abbacinante.
Sogghignò.
Oh, sì. Sarebbe stata davvero divertente.
 
 
****
 
Ufficio del professor Lupin. Mattina.
 
L’acuto fischio del bollitore strappò Ted Lupin dalla consultazione di una pasticciata pergamena di trenta centimetri sulla classificazione delle fate del Galles.
Erano da poco le otto del mattino, e Ted non aveva chiuso occhio. Da due giorni.
Sospirò, mentre si alzava e andava a versarsi una generosa dose di the agli agrumi – miscela mattutina – nella sua tazza preferita che mostrava tre manine di diversi colori e sotto con un traballante alfabeto: Albus, Lily e…
Guardò in ponderato silenzio il Jemes che gli strappava sempre un sorriso.
Non quella volta però, considerando che chi aveva commesso un tenero ed infantile errore di grammatica era attualmente un adolescente che…
Che ti ha baciato... Ah, giusto. Non solo. Ti si è anche dichiarato.
Aveva trangugiato un sorso bollente di the, scottandosi.
Era ufficiale: dall’alto dei suoi ventiquattro anni di vita non sapeva come comportarsi.
Si fosse trattato di un suo studente, uno qualunque, avrebbe saputo immediatamente cosa fare. Sorridere e dissuaderlo. Con tono gentile e distaccato. Fine.
Ma era Jamie.
Si buttò sulla sedia della scrivania, trascinandosi dietro un paio di pergamene. Non si premurò di raccoglierle.
Era certo di non aver fatto nulla per alimentare la cotta.
Merlino, non sapevo neanche gli piacessero i ragazzi!
La realtà è che non sapeva granché di James. Non del James attuale. Quei sei anni in Francia erano bastati per fargli perdere ogni pretesa di conoscere i meccanismi che regolavano quella testa arruffata.
È ridicolo. Non posso essere terrorizzato dai sentimenti di un diciassettenne.
Per farla breve, non sapeva cosa fare. Come arginarlo. Perché doveva fare qualcosa.
Un ticchettio lo fece voltare verso la finestra. Vide un gufo becchettare prepotentemente sul vetro. Gli si gelò il sangue nelle vene. Era il gufo reale di James.
Si alzò e, aprendo la finestra, il grosso volatile planò maestosamente nella stanza, appollaiandosi sulla scrivania. Stringeva una lettera nel becco.
La prese, e come in trance la aprì. Ovviamente era da parte di James, la ceralacca era colata tutta storta e c’era un grosso sbaffo di inchiostro a lato.
Vieni alla partita. Voglio che tu venga.
E poi, una domanda. Ma tu, cosa provi per me?
J.
Teddy deglutì, sentendosi la gola riarsa come una duna del Sahara.
La domanda era come uno sparo nel silenzio più completo. In quei due giorni non aveva fatto altro che analizzare la cosa dal lato di James. Ovvero: come comportarsi di fronte ad un adolescente che ti giura amore.
E ora, quella domanda. Che non si era affatto posto in quelle quarantotto ore.
Era ovvio, cosa provasse. Affetto. Gli voleva un gran bene. Era parte di una famiglia che l’aveva sempre accolto con amore. Anche se non era questo il punto.
Si trattava di identificare un sentimento, e dargli un nome.
Il punto è… che… facendomi un esame di coscienza…
Non ci riusciva.
Era sbagliato, profondamente sbagliato. Ma il naufragio del rapporto con Victoire, le lettere di suo padre e poi… il fatto che i sentimenti di James per lui erano comunque importanti…
Rendevano difficile dare una risposta precisa alla domanda ‘cosa provi per me?’
James non era un fratello, non era un amico e non era una ragazza. Ma allora, cos’era?
Era un maschio, un ragazzino, era figlio di Harry e per giunta pure un suo studente.
E poi?
Due rintocchi secchi contro la porta lo fecero completamente sobbalzare. Rovesciò the, il resto delle pergamene e fece volare via il gufo. Quando Harry e, subito dietro di lui, Ron entrarono lo trovarono in mezzo a chili di carta, con the sparso ovunque sulle scrivania.
… Che figuraccia. Merlino benedetto, almeno sono Harry e Ron. Se fosse stato un mio studente… o un genitore.
“Disturbiamo?” Chiese premuroso il padrino: indossava il mantello regolamentare da auror, e quindi probabilmente era lì in veste ufficiale.
Naturale. Partita di Quidditch. Sorveglianza. Pattuglie auror. Giusto.
Morgana, non ci sto con la testa…
“No… Io…”
“Hai i capelli rosa, Teddy.” Ridacchiò Ron. “Che c’è, ti abbiamo interrotto mentre leggevi una lettera di Vic?”
“Come… cosa?” Sussurrò sfiancato. Harry indicò pietosamente la sua mano. Si rese conto di avere ancora la lettera di James in pugno. Se la ficcò in tasca. “Oh, no… è… da parte… del preside.” Borbottò.

Harry gli lanciò un’occhiata inquisitoria, mentre Ron sghignazzava ignaro.
Oh, Morgana… fa che non sia davvero un legimante come speculano su alcune biografie non autorizzate. Ti prego.
“Eravamo venuti per ragguagliarti sulla partita di oggi.”
“La… partita?”  

“Oggi c’è la prima partita della stagione.” Lo informò pazientemente Ron. “Grifondoro contro Serpeverde. Abbiamo dislocato due pattuglie auror attorno al campo di gioco, più noi due, che saremo sugli spalti. Sai, considerando che i naga sono ancora a piede libero…”
“… In quanto professore di Difesa dovrai essere presente. Sei diplomato all’Accademia, una mano in più è sempre d’aiuto.” Gli spiegò Harry.  

“Sì, va bene.” Confermò, cercando un po’ di dignità. “Pensavo già di andarci, comunque.”
“Ottimo. Allora ci vediamo… dopo? Non scendi a colazione?”
“L’ho già fatta.” Disse, lanciando uno sguardo sulla scrivania gocciolante. “La rifaccio.” Rettificò, mentre Ron reprimeva una risatina con un grugnito.

“Ci vediamo alla partita, Teddy. Oggi è una splendida giornata di sole…” Harry gli diede una paterna pacca sulla spalla, che lo fece sentire un autentico schifo, e se ne andò con Ron, che si chiuse la porta alle spalle, erompendo finalmente in una risata.
Tirò fuori la lettera, posandola sulla porzione di scrivania ancora asciutta, mentre si dava un’occhiata allo specchio appeso accanto agli schedari.
Aveva i capelli rosa. Completamente rosa.
A quel punto si sentì legittimato ad emettere un lamento sconfortato.
 
****
 
Campo di Quidditch.
 
La carica di prefetto non era tutta rose e fiori. Anzi, spesso era una gigantesca scocciatura.
Rose lo pensava con fervore, davanti al cancello del campo da Quidditch, in uniforme e con spilla bene in vista, momentanea hostess per gli ospiti che avrebbero assistito alla partita.

Con lei c’erano altri tre prefetti, uno per Casa. Non li conosceva, quindi si stava annoiando ad aspettare che qualche genitore facoltoso le chiedesse il posto assegnatogli.
Era dalla mattina, cioè da quando il professor Paciock l’aveva istruita sui suoi compiti, che pregava di non dover accompagnare nessuno di scomodo.
Che di persone scomode, per Rose Weasley, ce n’erano eccome.
Sospirò, lanciando un’occhiata verso gli spalti, dove cominciavano ad accomodarsi studenti di tutte le case, con sciarpe colorate e striscioni.
Non capirò mai il Quidditch…
Era preoccupata. Non aveva sensazioni piacevoli per quella giornata.
Era preoccupata per Hugo, in ansia da prestazione, per James, che da due giorni si aggirava per la torre di Grifondoro con sguardo spiritato, per Al, che non vedeva addirittura dalla mattina prima… e poi era preoccupata per il suo ragazzo.
Si sentì dare una pacchetta sulla spalla e si trovò davanti Lily. Aveva le guance rosse per il freddo e la sciarpa rosso-oro drappeggiata per farla sembrare l’innocenza in persona. Sembrare, appunto.
“Ciao cuginetta! Ti hanno messo ai lavori forzati, vedo…” Cinguettò, affiancandolesi. “Potrai vedere la partita?”
“Sì, anche se non è che la cosa mi entusiasmi. Ma tu perché sei qui? Il Quidditch non ti piace.”
“Ma i giocatori sì.” Scrollò le spalle. “Malfoy in uniforme è intollerabilmente sexy. E devo ammettere che anche Zabini ha un suo perché.”

Rose cercò di dissimulare il vago travaso di bile che l’aveva colta, con un sorriso.
Già, devo ricordarmelo. L’idiota ha un fan-club.
“Proprio non capisco cosa ci troviate in Malfoy. È così… slavato.” Commentò. Lily le sorrise indulgente, facendole capire che no, non c’era cascata.
“Sai, quando è a cavallo di una scopa prende un’aria così eroica…”
“Lily, perché sei qui?”
“Per i giocatori, te l’ho detto!” Sogghignò, e per un momento parve un’imitazione perfetta del gatto del Chesire. “Tu resti per vedere giocare Scorpius? Cosa c’è tra di voi?” Chiese con una brutalità da convenzione dei diritto umani.

Rose boccheggiò. “Assolutamente niente! Malfoy è un cretino, un totale montato!”
“Rosie…”
“Sto dicendo sul serio!” Blaterò agitata. “Neanche se fosse l’ultimo uomo del pianeta lo prenderei in considerazione come essere senziente!”
“Rose…” Ripeté Lily, con un’espressione tra lo sconforto e l’ilarità. Stava guardando oltre le sue spalle.
Oddio…

Rose si voltò a rallentatore, con un orribile presentimento nel cuore.
Che si avverò quando si vide davanti, decisamente sdegnato, Draco Malfoy.  
Ho insultato suo figlio davanti a lui!
Aveva avuto occasione di vedere Draco Malfoy poche volte in vita sua. Forse era per i capelli platino che gli davano un’espressione crudele, o era il fatto che avesse sempre quella smorfia di mirabolante disgusto stampata in faccia, ma l’aveva sempre messa un tantino a disagio. Soprattutto in quel momento.
“Err…” Emise, mentre alle sua spalle Lily, ne era certa, stava trattenendo le risate.  
“È confortante sapere che gli Weasley hanno tramandato di padre in figlia la loro naturale predisposizione a fare figuracce…” Commentò leggero.  
Rose arrossì miseramente. “Signor Malfoy… sono mortificata. Non intendevo…”
“Strano, avrei detto il contrario.” La squadrò da capo a piedi, e Rose sentì che la stava soppesando. E che la trovava insufficiente.

“La accompagno al suo posto …” Bofonchiò, lanciando uno sguardo a Lily che le sorrise con aria vagamente materna.
Fantastico. Faccio pena alla mia cuginetta quattordicenne e il padre del mio ragazzo mi considera più o meno uno schiopodo. Può andare peggio di così?
“Rosie! Ehi, eccoti qui!”
Dal crinale stavano scendendo nientemeno che suo zio Harry e… suo padre.
… Come non detto.
Accanto a sé Malfoy Senior prese un’aria ancora più irritata, come se gli fosse stato scaricato a fianco un sacco di letame e non sapesse come liberarsene.
Appena suo padre registrò la presenza dell’uomo assunse la stessa espressione.
Meraviglioso…
Lanciò uno sguardo disperato allo zio. Non si stupì di vederlo visibilmente imbarazzato.
“Malfoy…” Sputò Ron. “Non posso dire che sia un piacere rivederti.”
L’uomo storse la faccia, che a dire il vero aveva molti più spigoli di quella di Scorpius, in un sogghignetto di sufficienza. “Io invece sono sorpreso.” Fece una pausa significativa, in cui le orecchie di suo padre divennero pericolosamente rosse. “È addirittura venuto il grande capo in persona…”
“Finiscila Malfoy!” Sbottò Ron. “Siamo qui anche per assicurare l’incolumità di tuo figlio!”
“Ne sono sollevato. Mi chiedevo quanto ci avreste messo.”
“Draco…” Harry lo chiamò per nome, e questo ebbe l’effetto di smontare un po’ l’uomo. Almeno fu questa l’impressione che ebbe Rose. “So che sei preoccupato per Scorpius, ma ti posso assicurare che stiamo facendo tutto il possibile per proteggere gli studenti.”

“Lo spero.” Replicò aspro. “Degli uomini-serpente si aggirano per i terreni di Hogwarts da un mese, e voi ancora non siete venuti a capo di nulla. Non sono l’unico genitore preoccupato, Potter. Chiediti il perché di quest’affluenza alla partita…”
Harry si tolse gli occhiali, massaggiandosi la sella del naso. Con un’occhiata tacitò Ron, pronto a replicare. “Anche io sono qui in veste di genitore preoccupato, Draco. Ho tre figli che studiano qui e…”
“Risparmiami l’empatia, Potter. Tu sei il capo dell’ufficio auror, e mi aspetto, come si aspettano tutti i genitori, che tu prenda quei lucertoloni. Fine della storia.”

Harry non si scompose. Sembrava che gli attacchi di Malfoy non avessero il potere di scalfirlo. Per un momento, Rose si trovò ad invidiare Lily.
Se non altro non deve preoccuparsi che suo padre affatturi il padre del suo ragazzo…
Si sentì incredibilmente meschina non appena lo ebbe pensato. Adorava suo padre.
Ma adoro anche Scorpius…
“È quello che ho intenzione di fare, Draco.” Disse poi suo zio. E Rose capì perché la gente si fidava di lui; aveva qualcosa, nello sguardo, che ti faceva credere che tutto quello che diceva aveva un peso, un senso. 
Draco fece una smorfia. “Lo spero, Potter. Lo spero per la tua carriera.”
Stavolta Harry neanche ci provò a frenare Ron. “Malfoy, se questa è una minaccia…”
“Signor Malfoy, la accompagno al suo posto!” Si inserì Lily, con un sorriso disarmante. “La partita sta per cominciare, signore!”
Draco le lanciò un’occhiata e parve etichettarla come ‘progenia Potter’. La onorò quindi di una smorfia, ma annuì. Si accomiatò con un leggero cenno della testa, più per abitudine che per reale intenzione di salutare. Soprattutto suo padre, probabilmente.

Ron, quando si fu allontanato, sbuffò. “Quel pallone gonfiato… non perde occasione per sputarci addosso. Lo faceva a scuola, e lo fa adesso…”
“Cerca di portare pazienza …” Sorrise Harry, ma sembrava piuttosto irritato. “È un genitore ed è preoccupato per suo figlio. Certo, poi c’è il fatto che è un Malfoy, quindi è geneticamente insopportabile e pieno di sé…”
Ron stirò un sorrisetto. “Già.” Rivolse poi un sorriso affettuoso alla figlia. “Non è che t’ha detto qualcosa, eh Rosie?”
“Oh, no. Per niente.” Replicò prontamente. “È stato cortese invece.”

Nel trattarmi come un idiota…
Ma non era il caso di gettare altra benzina sul fuoco.
“Malfoy… non esiste nessuno che mi stia sull’anima come lui.” Borbottò l’uomo, riprendendo poi a sorridere. “Guardati… la mia piccola Rosie. Assomigli tutta a tua madre, tu…”
“Eh…” Sorrise appena. “Vi accompagno ai vostri posti?” Suggerì.

Sui libri non dicono mai che non è affatto divertente essere Giulietta…
 
****
 
Ted si affrettò quando vide che la folla di studenti e genitori stava acclamando concitata per la prossima uscita delle due squadre. Si arrampicò sugli spalti, scusandosi per aver pestato una moltitudine di piedi e finalmente si accomodò accanto a Neville, che esibiva una logora sciarpa rosso-oro, con tanto di coccarda. Non vide la professoressa Prynn, e se ne stupì brevemente.
Avrei detto che una come lei sarebbe stata entusiasta di seguire un evento del genere…
“Oh, Teddy! Sei arrivato appena in tempo, stanno per iniziare!”
Ted sorrise nervosamente, scrutando verso la tribuna d’onore, in una delle torri più altre, dove riconobbe sia il padrino che Ron.
Non era riuscito a declinare. Un po’ perché sarebbe sembrato sospetto: praticamente giocava metà del clan Potter-Weasley. Un po’ perché…
Non sarebbe riuscito a non presenziare alla prima partita di James.

Una parte di sé sapeva che boicottare la cosa sarebbe stato un messaggio giusto da dare a James. Non doveva sembrare che lo assecondasse.
Ma c’è di più in ballo… Non posso non vederlo giocare. Semplicemente non posso.
“Tutto bene Teddy?” Chiese premuroso Neville. Il buon professor Paciock. Aveva sempre avuto un buon rapporto con lui. Era una persona gentile, affidabile. Molte volte durante i suoi anni ad Hogwarts aveva fatto le veci del padrino, consigliandolo e spronandolo a non scoraggiarsi per le piccole difficoltà scolastiche in cui si imbatteva ogni adolescente.
Per un momento fu tentato di dirgli la verità. Che no, non andava affatto bene.
Di fronte al viso quieto e intelligente del suo vecchio professore però rinunciò.
Che dovrei dirgli? Non so come gestire James? Devo saperlo fare. Devo, ma non ci riesco. Non posso semplicemente prendere le distanze. Gli farei male, e non voglio.
“Ted?” Lo richiamò. “Sai che se c’è qualcosa che non va, se hai qualche dubbio, puoi parlarmene…”
Sorrise. “Sì, Neville… lo so. Grazie, ma va tutto bene.”

Neville lo guardò assorto. Chiaro come il sole che non gli credesse. Fortunatamente un il boato della folla li distrasse. Le due squadre entrarono sfrecciando nell’arena, in sella alle loro scope. Un lampo rosso, subito seguito da uno verde gli balenò di fronte allo sguardo. Si alzò, applaudendo insieme agli altri.
I giocatori si posizionarono, mentre la Bumb saliva in sella alla sua scopa.
Sorrise quando vide il piccolo Hugo. Era terrorizzato, ma tentò una risata quando James si chinò per dirgli qualcosa all’orecchio.
James…
Era la prima volta che lo vedeva in divisa da Quidditch, ed era chiaro fosse orgoglioso di indossarla. Non aveva mai visto nessuno indossare la casacca dei Grifondoro in modo così…
Tronfio, in effetti.
Sorrise affettuosamente. E lo fece proprio nel momento in cui il ragazzo si voltò nella sua direzione: certo, poteva essersi semplicemente voltato verso gli spalti, ma Ted ebbe l’impressione che stesse guardando lui. Specie quando gli soffiò un bacio.
Distolse velocemente lo sguardo.
“Abbiamo la vittoria in pugno anche quest’anno.” Commentò intanto Neville, ignaro. “Malfoy è un ottimo capitano. Certo anche Serpeverde è molto forte… Albus è un cercatore straordinario. In effetti, spero che Hugo si tranquillizzi un po’…”
“Ah… sì.” Cercò di replicare in modo convincente. “James in che ruolo gioca?”
“Cacciatore. Pensavo lo sapessi!”
Il fischio della Bumb fu quasi salvifico. La partita iniziò e fu subito ressa. Era rinomato che i Serpeverde non giocassero esattamente pulito. I due battitori, dal fenotipo elefantiaco, impugnarono subito le mazze e quasi disarcionarono James. Ebbero però vita breve. I due gemelli Scamandro presero prontamente controllo dei bolidi, spedendo uno dei due a terra.

Si sentì un boato di gioia e Ted fu certo di vedere Harry esultare con le braccia alzate.
Rise, imponendosi di godersi la partita.
 
Albus dall’alto lanciò un’occhiata verso il gioco, che infuriava parecchi metri più sotto.
E Sean Coote passa la pluffa a Mortisia Robbins ed DIECI PUNTI per Grifondoro, gente!” Commentava esaltato lo speaker, Robert Jordan. Era un amico di suo fratello e rosso-oro nell’anima. Del tutto ovvio per chi parteggiasse.
E purtroppo aveva ragione: Grifondoro stava vincendo per settanta a trenta.
Per quanto detestasse profondamente la boria con cui James e compari sellavano le scope, doveva ammettere che la squadra capitanata da Malfoy era una cannonata.
Strinse le labbra quando vide il fratello afferrare la pluffa al volo, per tirarla contro i loro anelli, centrando il più grande.
Lanciò uno sguardo verso Hugo, che sorvolava il perimetro di gioco febbrilmente.
Ancora venti punti e comincerò a cercare il boccino…
Non poté impedirsi un sogghignetto quando vide Zabini afferrare la mazza di uno dei battitori per spedire un bolide contro James, costringendolo ad una virata brusca che quasi lo disarcionò.
E ora Daniels cerca di segnare, schiva un bolide lanciato dai valorosi Scamandro e… Capitan Malfoy para! Ci avete provato, ragazzi!
Al sospirò deluso.
Improvvisamente Hugo accelerò verso il lato opposto dello stadio. Vicino agli anelli della sua squadra intravide un balenio d’oro.
Maledizione!
Spinse al massimo la sua Firebolt e quando affiancò il cugino si premurò di chiedergli silenziosamente scusa prima di tirargli una violenta spallata. Hugo perse quasi l’equilibrio, e con esso anche il boccino.
“Ehi!” Sbraitò furioso.
“Nessun rancore, Hugo. È una questione di Quidditch!” Sorrise prima virare per controllare la situazione. Il boccino era sparito.
Perfetto.
Lanciò uno sguardo di intesa con Michel: sapeva di dovergli delle scuse, anche se non era esattamente certo del motivo per cui doveva farlo.
Di certo gliele deve Tom…
A quel punto non poté fare a meno di lanciare uno sguardo verso gli spalti di serpeverde. E non poté impedirsi di perdere attenzione per il gioco quando vide il cappotto dal taglio classico di Tom e la sua espressione annoiata. Non aveva neanche la sciarpa.
Ridacchiò tra sé e sé prima di vedere, di nuovo, Hugo dirigersi come un pazzo verso l’alto.
L’ha visto di nuovo!
Forse non doveva sottovalutare il cugino.
Considerando ciò che lo speaker aveva appena annunciato, cioè che Grifondoro era in vantaggio, era il caso di mettere fine alla partita prima che il divario fosse incolmabile anche con la presa del boccino.
Hugo quando sale di quota tende a spaventarsi e cercare di rallentare…
Infatti lo raggiunse, e vide come lui un barbaglio d’oro a poche decine di metri da loro.
Ma vide anche un’altra cosa.
Una puntino verde, nell’insolito cielo terso. Un puntino verde che si stava avvicinando, diventando una sfera, sempre più grande e sempre più in collisione con…
… Loro.
“Hugo spostati!” Urlò.
“Va’ al diavolo! Non ci casco nei vostri trucchetti!” Sbraitò il ragazzino, mentre teneva gli occhi fissi sul boccino, testardo ed esaltato.
“Hugo, guarda davanti a te! Spostati!
Hugo chiuse la mano attorno al boccino. “L’ho preso! L’ho preso!” Gridò trionfante.
HUGO!” Finalmente il cugino alzò lo sguardo.

“Oh, miseriaccia…” Mormorò.
La collisione sarebbe avvenuta in pochi secondi. Al si impose di spegnere il cervello. Tirò un calcio alla scopa del cugino, spedendolo a lato ma piazzandosi così sulla traiettoria del globo infuocato. Con la forza della disperazione virò bruscamente di lato.
Sentì la scopa vibrare con violenza e improvvisamente tutto il mondo fu a testa in giù.
 
“Oh, Dio…” Sussurrò Neville, alzando lo sguardo al cielo. “… Cos’è quello?”
Un globo di fuoco verde si stava dirigendo a tutta velocità verso il campo da Quidditch.
Per un folle momento, non fu l’unico a pensare che si trattava di un meteorite.
Ted mise mano alla bacchetta, istintivamente.
 
E poi esplose.
 
“Merda…” Sussurrò quando vide qualcosa di enorme e verde nella sua visuale. Una dannatissima palla di fuoco.
Sentì tutti i sensi tesi al massimo, e l’adrenalina invaderlo quando il fragore dell’esplosione fagocitò tutti i rumori attorno a sé.
Quando l’enorme nuvola di polvere lo investì pensò solo a ripararsi.
 
Advolo Celeriter…”
Lily si voltò verso Rose, confusa.
“Ti pare il momento di ripassare incantesimi?!”
Rose non rispose. Sfoderò la bacchetta.

“Siamo in grossi guai, Lily… Grossi, giganteschi, spaventosi, guai.”
 
Tom si era alzato in piedi di scatto quando aveva visto Al piazzarsi sulla traiettoria dell’enorme globo infuocato. Era riuscito a schivarlo, ma la scopa aveva perso assetto, facendolo precipitare a rotta di collo. Aveva estratto la bacchetta, in un inutile riflesso condizionato.
Da quella distanza non avrebbe certo potuto fare niente.
Poi quella cosa era precipitata, sollevando una nuvola di polvere che aveva oscurato l’intero campo.
Socchiuse gli occhi cercando di vedere, frenandosi dallo scendere. Se l’avesse fatto si sarebbe trovato in mezzo ad una partita di mosca cieca.
Il medaglione scottò di colpo. Violentemente, lasciandolo quasi senza fiato per il dolore.
E allora capì. Capì prima di vedere.
 
Harry sfoderò la bacchetta, e con lui Ron. Pochi spalti più sotto, vide Malfoy fare lo stesso, e con lui parecchi genitori. Non si stupì di riconoscere tra di loro vecchi compagni di scuola.
C’era una cosa che i sopravvissuti di una guerra sapevano riconoscere all’istante, senza dubbi di sorta, con assoluto e agghiacciante chiarore.
Il pericolo.
“Harry…” Sussurrò Ron, indicando davanti a sé.
Una coda serpentina frustava dalla foschia causata dalla collisione.
 
****
 
Note:
So che mi odiate. Ma ricordatevi che vi lovvo.

1- Sì, Thomas è un fan dei Joy Division. Non è difficile immaginare questa tipologia di personaggio appassionato alla new-wave inglese, come i The Cure o Ian Curtis. La maglietta è questa ed io la amo.
  
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