Anime & Manga > Anna dai capelli rossi
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Autore: Kirby    08/07/2005    3 recensioni
Com'è nata la storia d'amore tra Diana Barry e Fred Wright? Com'è andata avanti la vita per Diana dopo che Anna è andata all'accademia? Leggete e lo saprete. Grazie a chi legge.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diana era arrivata dietro la casa: era infatti da lì che sentiva i rumori che l’avevano insospettita

Diana era arrivata dietro la casa: era infatti da lì che sentiva i rumori che l’avevano insospettita.

Vide un uomo che armeggiava con la porta sul retro della casa.

Essendo Avonlea un paese, tutti conoscevano tutti e ci si aiutava. Siccome aveva conosciuto, seppure non direttamente, il proprietario della casa, il signor Wright, decise di intervenire. Era impensabile che ci fosse un ladro tra i suoi compaesani!

“Ehi tu! Cosa stai facendo” gridò Diana all’indirizzo del uomo, facendo nel contempo qualche passo avanti per meglio vedere il ladro.

Il ladro, capendo di non essere più solo, si voltò di scatto “Ragazzina, mi hai fatto prendere un colpo…” disse passandosi una mano tra i capelli.

Era un ragazzo… Diana lo osservò meglio. Era alto, e ben proporzionato. Aveva i capelli scuri e corti.

“Guarda che questa è una proprietà privata se non lo sapessi…?” disse la ragazza alquanto arrabbiata.

“Ah, sì? Sembrava una casa disabitata…” disse il ladro con voce roca.

Che bella voce, pensò Diana stupendosi per prima dei pensieri che le passavano per la mente.

“Non mi dire che è casa tua…” iniziò il ragazzo “perché se lo fosse dovresti preoccuparti di chi ti sposa…” terminò il ladro con aria saggia.

Diana, non violenta per sua natura, iniziò a comprendere Anna quando, qualche anno prima, aveva rotto in testa la lavagnetta a Gilbert.

“Non è casa mia, ma non penso sia casa tua dato che, qualunque padrone di casa degno di tale nome, ha una chiave di casa sua…” disse acida Diana.

“Colpito.” disse il ragazzo sorridendo.

Diana, sapendo ormai di essere in vantaggio, continuò “Ti do cinque minuti. Vattene e fingerò che tu non sia mai stato qui… Altrimenti dovrai pagarne le conseguenze.” disse quasi a voler concedere un grosso favore.

“Hai ragione, però… Non ho una casa e pensavo di fermarmi per la notte…” disse il ragazzo supplichevole.

Diana lo osservò meglio: indossava una salopette blu scura ed una camicia a scacchi rossa e bianca, il viso era abbronzato ed aveva un filo di barba, segno che quella mattina non se l’era fatta. Non le sembrava un vagabondo.

“Ti ho detto che non puoi restare. Il padrone di casa è un mio amico e non sarebbe felice di trovarti qui al suo rientro” inventò Diana su due piedi.

“Ah, non lo sapevo” disse il giovane inarcando un sopracciglio

“Già” continuò Diana “E proprio oggi mi ha chiesto di passare a controllare la sua proprietà” aggiunse con aria di superiorità.

 

Fred osservò quella ragazzina, già secondo lui Diana non poteva avere più di quattordici anni, una bambina, eppure si era fatta avanti con molto coraggio. Strano, quando quella mattina era partito da Charlottetown con suo padre, questi gli aveva dato una mano a portare dentro alcune scatole e poi era andato a presentarsi al reverendo di Avonlea, com’era consuetudine fare.

Un’ora prima era ripassato “Domani dovresti fare delle riparazioni alla chiesa di Avonlea. Sai dov’è, vero?” chiese e, al cenno affermativo del figlio, proseguì “Ti fermi qui? Sai per non correre su e giù… Ti lascio un cavallo così puoi muoverti nella zona” gli aveva detto. Aggiungendo subito dopo “Domani avrai una bella ragazza che ti mostrerà dove dovrai lavorare. Quindi cerca di comportarti bene…” aveva detto queste ultime parole accompagnandole con uno sguardo truce.

“D’accordo… farò il bravo…” disse Fred osservando il padre “anche Nerone rassicurò tutti così, peccato che poi ha bruciato Roma…” disse il padre scotendo la testa mestamente.

Tornò al presente ed osservò la ragazzina, era davvero carina e nel senso classico del termine: capelli neri, occhi scuri o forse era la rabbia a renderli così?, pelle chiara come porcellana… Davvero bella, nulla da ridire, da grande suo padre avrebbe avuto il suo bel da fare a proteggerla…

 

E adesso cos’ha da guardare? Pensò Diana vedendo che il giovane la osservava. O mio Dio, e se mi avesse scoperta? Io non conosco il proprietario… Bhe, però neppure lui… E poi io il signor Wright l’ho visto e conosciuto, lui… No, non credo…

“Sei proprio deciso a rimanere, eh?” insinuò Diana.

“Se fossi una brava cristiana mi lasceresti fermarmi per la notte…” disse Fred con aria avvilita

“Questa poi! Forse proprio perché sono una brava cristiana cerco di riportarti sulla retta via!” gli ritorse Diana.

In lontananza si sentirono i rintocchi del campanile: le otto.

Sono in ritardo per la cena, pensò Diana. “Fa come vuoi!” concesse alla fine, anche se le pesava molto ammetterlo “Per domani non ti voglio qui!” e iniziò ad andarsene.

“Come siete gentile signorina …? Non conosco il vostro nome?” chiese Fred piuttosto incuriosito.

“Se è per questo, neppure io so il vostro…” ribatté prontamente Diana.

Erano tornati a darsi addirittura del voi. Se non fosse stata così arrabbiata, avrebbe riso della scena alla quale stava partecipando.

“Comunque per me s’è fatto tardi… Per stasera può restare, ma domani verrò a controllare… Veda di non farsi trovare!” ingiunse al ragazzo prima d’andarsene.

Che tipo orribile! pensò Diana, e per colpa sua arriverò tardi a cena.

Che tipo, con lei di sicuro non rischi di annoiarti… Peccato però, non so il suo nome…

pensava Fred osservando Diana andarsene.

 

Il giorno dopo Diana si alzò con apparente calma: la sera prima aveva impiegato un’ora a giustificare il ritardo con i suoi genitori. Già sapeva che come minimo avrebbe dovuto attendere un mese per rientrare nelle grazie dei suoi genitori “E tutto per un ladro!” sussurro ancora arrabbiata. Il solo ricordo le faceva riemergere la rabbia provata il giorno prima.

Si preparò con calma. Scese e fece colazione con i suoi genitori.

Uscì e passò dall’ufficio postale: ieri sera aveva terminato la lettera per Anna e voleva spedirla.

Arrivò in anticipo all’asilo. Erano trascorsi quasi due mesi e Diana aveva letteralmente trasformato le stanze adibite a scuola domenicale.

Se prima erano due stanzoni bianchi e spogli, lei, con il prezioso aiuto della signora Allan, aveva tinteggiato le pareti con un dolce color giallo. Aveva appeso molti disegni dei bambini. Mentre sulle grandi vetrate erano state appese, alcune cartine colorate che davano un tocco di allegria. Si ricordava di quella volta che, con Anna nel viale delle delizie avevano giocato a guardare il mondo attraverso le cartine dei cioccolatini. Aveva pensato che, se si erano divertite loro, figurarsi dei bambini.

Infatti i bambini avevano apprezzato i tocchi di colore sparsi qua e là.

Sentì dei passi, ed alla porta si affacciò la piccola Mary Anne Davis. Aveva quattro anni e capelli biondi come il grano maturo che le scendevano liberi lungo la schiena. Occhi azzurri, nasino all’insù e visino furbo. Aveva un sacco di fantasia e Diana pensava spesso che fosse la degna erede di Anna. Come d’abitudine, la piccola si avvicinò a Diana che la prese in braccio: era il loro rituale.

Mary Anne arrivava cinque minuti prima e si faceva prendere in braccio. Quando poi sentivano arrivare gli altri scendeva e, sorridendole, andava al suo posto.

Il secondo ad arrivare era Paul Irving: cinque anni, capelli castani ed occhi vispi, immaginava sempre posti e cose nuove.

Lui e Mary Anne erano grandi amici, si erano conosciuti all’asilo, infatti Paul abitava lungo la costa e Mary Anne vicino al fiume: erano ai due opposti.

C’era poi Robbie Pie: il più indisciplinato tra tutti i bambini, ma d’altronde era un Pie…

Persino la signora Allan non era riuscita a placare l’animo selvaggio ed ostinato del bambino. Diana lo trattava come meglio poteva ma… A volte era molto difficile.

Erano arrivati tutti i bambini. La ragazza poté così iniziare la lezione.

 

Aveva da poco iniziato la lezione che, un rumore attrasse la sua attenzione…

Vide che i bambini erano impegnati a disegnare e, dopo averli avvisati che usciva un attimo e di rimanere al loro posto, andò alla ricerca del rumore sospetto.

Sembra d’esser ieri, penso Diana mentre procedeva sicura lungo il corridoio in legno della chiesa.

Vide un ragazzo chinato: dev’essere il giovane Wright venuto ad effettuare le riparazioni pensò la ragazza.

Non notò la salopette blu scuro e la camicia a scacchi rossi e bianchi: troppo desiderosa di conoscere il suo futuro vicino…

“Salve, sono Diana Barry. Lei dev’essere il signor Wright.” disse presentandosi garbatamente e tendendo la mano.

“Salve! Esatto sono Fred Wright…” iniziò il ragazzo arrestandosi di botto nel vedere e riconoscere la ragazza

“Tu?!” dissero all’unisono

 

 

 

Allora, cosa pensate di questo quarto capitolo? Finalmente i nostri protagonisti si sono conosciuti.. Ok, vado ad iniziare il prossimo capitolo. Penso che non riuscirò a metterlo online alla stessa velocità. Però se magari lasciate qualche recensione.. Potrei fare il miracolo. Grazie ancora a chi legge.

 

  
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