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Autore: Dira_    24/01/2010    16 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Ormai riesco a scrivere solo capitoli super-farciti. Troppe cose, troppo poco tempo! *con tono da Bianconiglio* E siamo a quota 202! Gente, vi lovvo con tanto sentimento!
@Pnin: Avevi ragione! Infatti ho subito modificato il nome dei due amanti, non appena ho potuto. Thanks per la dritta! :D
@Ron1111: Hai assolutamente ragione. Tommy-boy vuole tutto, ma prima o poi dovrà scegliere. E lo farà, oh, se lo farà! Purtroppo Scorpius è il frutto dei miei viaggi mentali, ma ammetto che ho conosciuto un paio di ragazzi abbastanza sul genere, solo, di solito, sono fidanzatissimi, e non con te! XD Ted è un rincoglionito cronico, ormai ce ne siamo accorte tutte. È colpa dei geni Lupin, sostiene Tonks qui. Era lei, del resto, a reggere la baracca. XD
@Altovoltaggio: Thanks per i complimenti ai costumi. Io adoro i balli in maschera! Il personaggio del fantasma dell’Opera era perfetto per Tom. Potevo non usarlo? XD Loki è il nostro uomo e poi, voglio dire, non azzecca la maschera ‘l’uomo delle maschere’! XD Mi spiace, ma Twilight non riesco a strozzarlo. Ammetto che ci siano ottime fan-fic scritte anche su questo fandom, e l’idea in sé, è geniale. Ma non sopporto come scrive la Meyer >-< Ah, ho guardato la foto, secondo me come Al è piuttosto perfetto! Anche se io, spiacente, me lo immagino più dolciotto! XD
@SammyMalfoy: Ciao Sammy! Essì, Scorpius, ormai, è considerato l’uomo perfetto. :D Divertente, considerando che è un Malfoy e mediamente i Malfoy sono personcine odiose. E sì, probabilmente l’harem di Sy indagherà. Ma pensando al loro ‘sceltissimo’ quoziente intellettivo dubito andranno molto lontano! Comunque sì, alla fine le rispettive famiglie lo scopriranno, e saranno fuochi d’artificio! Ted è un rincoglionito, e James è un adolescente. Vedrai che troveranno il loro punto d’accordo. Mike, beh… lui se la spassa, non crede che faccia il donzello tradito. Non è nel suo stile. XD
@LyhyEllesmere: Ebbene sì, Ted è un drogato di the, per questo motivo è sempre così lento e rincoglionito! XD Scherzo, in effetti ha bisogno di una svegliata, ma le cose con calma, che tutto e subito fa troppo fyccina. Ed io odio le fyccine. ;) Ancora grazie per i commenti e sì, la Prynn sottovaluta un bel po’ il nostro TeddyBear, o lo sopravvaluta, chissà. Ciao!
@Lilin: Te li regalerei, sai Al e Sy però… *Guarda Tom e Rose che la fissano minacciosi, bacchette alla mano. Rose fa il lento gesto di passarsi un dito sulla gola*… forse è meglio di no, ecco. XD Teddy ormai è arrivato ai minimi storici di gradimento. Lo capisco, se lo merita, ma via… cercate di capirlo. Come il padre, vuole sempre fare la cosa giusta e finisce inevitabilmente per fare quella sbagliata. Un genio. Ma umano. :P Sì, Teddy è un tributo a Remus, in un certo senso. Non provare pietà per Mike, lo offenderesti. ;D Vero che le fan-art sono grandiose? Io adoro quella ragazze, e sul suo sito ce ne sono di ancora più porcellose! XD
@Trixina: Grazie! ^^ Sì, la Prynn deve compiere il suo dovere, ma c’è anche da dire che una ripassatina a TeddyBear non le dispiacerebbe. È un po’ coglione, ma è un bel figliuolo. :D Al è profondamente autoironico, e anche tanto paziente con Tom. ma c’è da dire che il bello e il cattivo tempo, Tommy-Boy l’ha sempre fatto, da quando boicottava le estati alla tana in poi. Quindi diciamo che Al c’è abituato. XD
@Hel_Selbstmord: Essì, hai reso l’idea, come al solito. La combo Prynn-gatta-Mike/Jamie l’ha steso, ma continua a farsi gran pippate mentali. Guarda, sul costume di Tom ci ho pensato parecchio (per dire, i livelli di demenza). Per un attimo volevo vestirlo come Il Corvo, ma poi ho pensato che quella tutina attillata non gli donava granchè. Poi sono arrivata ad Alisteir Crowley e alla fine a Erik. Erik è indubbiamente meglio. xD Il Triangolo no, non l’avevo… argh, scusa. Comunque. Il triangolo… beh, il triangolo c’è già, visto che Al ama Tom, Tom ama Al e Michel ama Al. In realtà è un triangolo un po’ scaleno, ma pazienza. Si vedrà prossimamente. ;D È bello riaverti qui! Ma tu di dove sei?
@Ombra:  Ted è tonto. Ancora non si era capito? XD Mike non c’è problema, adora essere usato da uno col corpo di Jamie. Mica scemo! ;D Non mi sono scordata di dirvi cosa ha scoperto. Tom non ha avuto materialmente il tempo di guardarlo. E poi, come fai a fabbricarti un alibi, se non sei ad una festa con centinaia di invitati? ;) Tommy-boy pensa a tutto. Doe non preoccuparti, tornerà. Adesso. *_*
 
 
****
 
Capitolo XXX



 
 
Perché quando succede qualcosa ci siete sempre di mezzo voi tre?
(Harry Potter e il Principe Mezzosangue, J.K. Rowling)


 

Londra, Notturn Alley. Esterno notte.
 
“Harry, amico, non per fare il guastafeste, ma avremo bisogno di un piano.”
L’Auror Ron Weasley, con sedici anni di onorato servizio alle spalle, guardava il migliore amico, il fratello, il completamente pazzo Harry Potter che senza colpo ferire scivolava dentro Notturn Alley.

“Ce lo abbiamo.” Gli assicurò con un sorriso bonario. L’aveva sviluppato a partire dai trent’anni, ed era dannatamente inquietante. Assomigliava a quello di Silente.
Ron sospirò, seguendolo. Erano in borghese. Il distintivo lo tenevano in tasca, e non appuntato al petto. Si sentiva incredibilmente esposto.
Notturn Alley era nato come un quartiere squallido e sinistro, e probabilmente ci sarebbe morto, stimò guardando disgustato un paio di loschi individui che non sembravano del tutto umani infrattarsi nell’ombra. “Ricordami, perché siamo qui?”
Harry sospirò. “Perché qui è dove viveva Parva Duil…”
“Posticino ridente.” Borbottò trai denti. “La sua paga non gli permetteva qualcosa di meglio?”
“Mmh, direi di no.” Scrollò le spalle, del tutto a suo agio. “Visto e considerato che la visita ad Azkaban non ha dato i suoi frutti, forse perquisendo la casa di Duil troveremo qualcosa.”
“Non è già stata perquisita dai nostri ragazzi?”
“A Settembre, per la scomparsa. Non cercavano la cosa giusta.” Si fermò di fronte ad un vecchio palazzo, stranamente piuttosto ben tenuto, visto il luogo. La porta era nuova, e la cassetta delle lettere era verniciata di fresco. “Qui.” Disse semplicemente.
“Beh, pensavo peggio…”
“Notturn Alley non è un bel posto, ma non ci vivono solo criminali e disperati. È solo… L’East End¹ della Londra Magica.” Sorrise Harry, dando un colpetto alla porta con la bacchetta. Si aprì con un soffio ben oliato. “Entriamo, avanti.”

“Non voglio fare la voce della tua coscienza, amico, non sono Herm, e non mi riesce neanche bene… Però non siamo autorizzati a…”
“Sono il Capo dell’Ufficio Auror?”
“Sì?”
“Bene, allora eccola qua l’autorizzazione.” Scrollò le spalle. “Ascolta Ron. Sto seguendo un’impressione. So che non è regolare, so che stiamo infrangendo le procedure. Ma se al Ministero vogliono insabbiare tutto… beh, io non ci sto. E non possiamo certo andare a piangere da Shacklebolt. Ha cose più importanti da fare che dare un permesso ad un Capo-ufficio. Coraggio, fidati di me.”  

“Come se non avessi fatto altro per tutta la vita…” Brontolò l’uomo, aprendo la porta.
La casa era piccola: pensata, arredata e vissuta da un uomo solo.
“Mi viene la depressione solo a guardarci dentro.” Sbuffò Ron, facendo qualche passo incerto. Si guardò attorno. “Cosa stiamo cercando esattamente?”
“Indizi.” Tagliò corto Harry, intascando la bacchetta e sfregandosi le mani, gelate dal clima impietoso che filtrava dalle pareti. “Parva Duil aveva la responsabilità di sei Naga. Qualcuno l’ha saputo, e l’ha contattato. Aveva un tenore di vita medio-basso, non navigava certo nei galeoni. E l’unico modo per assicurarsi i suoi servizi era il modo più antico ed efficace del mondo. La corruzione.”
“Quindi l’ha corrotto con una grossa somma di denaro e poi… magari allo scambio… si è preso i Naga e ha rapito anche lui?” Ipotizzò Ron.
“Molto probabile. L’avrà messo sotto imperio per impedirgli di scappare, e poi se n’è liberato quando non gli è più servito. Per evitare che ci accorgessimo della maledizione e la rimuovessimo facendogli dire la verità, è entrato ad Azkaban vestito da parroco e lo ha ucciso.” Fece una smorfia. “Denota organizzazione. Non siamo certo davanti ad un sociopatico che odia il potere costituito.”
“Va bene, ha senso.” Ammise Ron. “Ma perché fare tutto questo? Voglio dire, rapire dei Naga, sguinzagliarli. Poi ritirarli e poi mettere in scena tutto il teatrino della vendetta di Duil?”
Harry spostò un paio di tomi dalla biblioteca, esigua, dell’uomo. Uno tra questi risultava leggermente più scostato dagli altri. Lo aprì. Era vuoto all’interno, ma pieno di galeoni sonanti. “Ecco i soldi.”
“L’ha pagato prima?”
“Per guadagnarsi la sua fiducia… probabilmente questi sono solo una parte della cifra pattuita.” Harry chiuse il libro, mettendolo sulla tavola da  pranzo. “Credo… che fosse tutto un diversivo.”
Ron lo guardò confuso. “Cioè?
“Creare il panico ad Hogwarts, istituire una caccia alle bestie, mettere in pericolo le vite degli studenti… Sembra tutto senza senso alla luce di come sono finite le cose… a meno che non fosse un diversivo. Fare tanto chiasso per coprire un’altra operazione.”
“E quale?”

“È quello che ho intenzione di scoprire.” Mormorò a denti stretti Harry. “Duil è morto e i morti, vecchio adagio, non parlano.”
“Già.” Convenne Ron, certo che finalmente l’amico avrebbe capitolato di fronte all’evidenza. “E lui era l’unico testimone.”
“Non l’unico.” Ribatté, con quello sguardo. Quell’aria decisa, Grifondoro, Potter. Assolutamente portatrice di guai. Gliel’aveva vista la prima volta quando aveva deciso di affrontare Fuffi.

Avrei dovuto capire a cosa avrebbe portato e darmela a gambe.
Oh, al diavolo. Non l’avrei fatto per niente al mondo.
Inspirò. “Che intendi dire?”
“Intendo dire che Duil non è l’unico ad aver interagito con il suo assassino.”

Ron lo squadrò confuso, prima di capire. “Oh, no… Harry, no! Non pensarci neanche!”
Harry gli fece un mezzo sorriso, colmo di comprensione. “Ron. Dobbiamo farlo.”
Ron si sfregò le mani sul viso, scornato. “No. No, no, no. Assolutamente. Harry, sei il mio uomo, ti giuro, ma stavolta non…”
“Dobbiamo parlare con quei Naga.”
Ron emise un lamento sconfortato. “Sento che invecchierò di dieci anni, finita questa storia. Lo sento.”
Harry fece una breve risata, stringendogli una mano sulla spalla.  

“Hai già un’idea di chi potrebbe essere?” Così folle da imbarcarsi in questa indagine fuori dalla giurisdizione di Dio e degli uomini?
“Beh, ci serve un mago che sappia trattare con le creature.” Non ci mise molto a trovare il nome adatto, perché si illuminò come un bambino il giorno di Natale. “Domani andremo a casa Scamandro.”


****
 
Hogwarts, da qualche parte nel corridoio del piano terra. Dieci e mezzo di sera.
 
Albus Severus Potter non si era mai imboscato.
Timidezza o nessuna occasione, non aveva mai provato l’ebbrezza di essere trascinato, o di trascinare, in un corridoio vuoto qualcuno e baciarlo con la fretta e l’urgenza di chi ha paura di essere scoperto.
I baci erano qualcosa che lo faceva letteralmente impazzire, aveva scoperto.  Adorava. Baciare. Tom.
Anche se, ad onor del vero, fino a due mesi prima non avrebbe mai pensato che si sarebbe imboscato con il suo migliore amico. Ora, attualmente, suo ragazzo.
Comunque imboscarsi era una cosa che proprio non riusciva a trovare eccitante.
E poi era scomodo, pensò, mentre il muro umido del primo piano gli faceva da materasso, e faceva freddo. Preferiva stare sul proprio letto, rifletté, mentre si lasciava comunque sfuggire un sospiro deliziato, sentendo le labbra di Tom succhiargli la sensibilissima porzione di pelle appena sotto l’orecchio.
Ma era scomodo. E lui odiava le cose scomode.
Passò quindi le dita trai capelli di Tom, sottili e foltissimi, così neri da amalgamarsi con la penombra del castello. “Tom, mi fa male la schiena.” Disse, dispiaciuto.
Dopo un breve attimo di sconcerto, lo sentì sospirare.
“A me il collo.” Ammise, raddrizzandosi. “Non capisco come James basi la sua attività sessuale su posizioni verticali come questa.”
Al dovette trattenere una risata, per non rivelare la loro posizione. “Abitudine, immagino. E poi è sempre stato un tipo adattabile.” Esitò. Doveva proprio dirlo, perché prima non gli era andata giù. “A proposito di Jamie… Non capisco perché hai detto a Ted dov’era… Voglio dire. Volevi farlo beccare con Mike?”
Tom fece una smorfia insofferente. “Lupin me l’ha chiesto, io gli ho indicato dove presumibilmente si erano imboscati quei due. Qual è il problema?”
“La punizione che probabilmente Mike e Jamie si beccheranno?”

“E allora?”  
Al fece una smorfia, senza dire niente: non gli piaceva come Tom si stava comportando ultimamente con gli altri. Sembrava quasi che provasse divertimento a…
Ferire le persone. Basta vedere come risponde a Mike. E Mike gli piaceva.
“Hai parlato con Michel?”
“No.” Scrollò le spalle. “Ma lo farò.”
“Non è vero.” Lo seccò, mentre la musica dalla Sala Grande filtrava prepotente attraverso le pareti. “Non è vero che gli parlerai. Sembra che non ti importi di far pace con lui!”
“Forse è così.” Replicò monocorde. Era stanco di doversi preoccupare degli umori altrui. Non era Lupin. Non gli importava niente della benevolenza della gente.

Ma ad Albus importava degli altri. Da sempre. 
“Sai, ti dovrei dare un pugno per schiarirti il cervello!” Sbottò infatti. “Ti stai comportando come uno stronzo, più del solito. Falla finita.”
Tom serrò le labbra in una linea sottile.

Ti comanda a bacchetta… Ti dà ordini, quando ha paura della sua stessa ombra.
Si sentì immediatamente uno schifo ad aver formulato quel pensiero. Esitò, poi tirò un profondo sospiro.
“Io… non credo di aver voglia di far pace con Michel.” Ammise alla fine.
“Perché?”
“Perché lui ti vuole.” Confessò di malavoglia, trattenendo la collera. “Ti vuole, per un suo capriccio o per aumentare la sua collezione di Potter, non lo so. Non mi interessa. Ma mi dà ai nervi.”
Al rifletté. Il suo primo impulso sarebbe stato sentirsi insultato e difendere la buonafede di Michel anche se, a dirla tutta, neppure lui la trovava così buona.

Ma non posso… Anche se non penso che Mike ci proverebbe mai, non ha importanza. Lo crede lui.
“Anche se fosse così, non avrebbe la minima speranza.” Spiegò pacato. Gli fece un mezzo sorriso. Si alzò leggermente, maledicendo silenziosamente la sua altezza, e gli premette le labbra all’angolo della bocca. “Tom, io sono tuo.” Gli sussurrò, pianissimo.
Era un rischio. Era una frase pure un po’ scema. Insomma, era un vero suicidio. Tom era palesemente indispettito per il mezzo litigio, ed erano in un posto dove il rumore distorceva le parole.

Ma era un rischio che dovevo correre… Credo.
Sentì Tom irrigidirsi contro di lui. Poi gli afferrò un braccio, stringendo.  “Davvero?” Sussurrò.  
Al tirò un profondo sospiro: sentiva l’alcool nel respiro dell’altro, quindi evitò di fargli notare che gli stava facendo male. “Certo. È così.” Attestò. “Da sempre. Mi lasci il braccio adesso?”
Tom abbassò lo sguardo. “Sì…” Inspirò, lasciando la presa, come se solo in quel momento si fosse accorto di cosa stesse facendo. “Credo di aver bevuto un po’ troppo.” Stimò, assottigliando gli occhi, ed evitando di guardarlo. “Scusa.”  
“Chiunque qua dentro ha bevuto un po’ troppo. Merito di Loki, che adora gli ubriachi.” Scherzò. “Basta bere, okay?”
Tom annuì. “… La festa non è male. Vuoi tornare dentro?”
“Disse l’antisociale.”

“Non sono antisociale.” Brontolò. Qualsiasi brutto pensiero o rush di cattivo umore, Al era capace di annientarlo o stemperarlo con una battuta. Ed era suo.
Non era sano. A guardarlo da un punto di vista razionale sapeva di pensare cose inquietanti.
Ma non riconoscere che provava un’assuefazione così forte sarebbe stato semplicemente stupido.
Era sempre stato assuefatto da Albus: solo che prima era una cosa nascosta, sottopelle, qualcosa che viveva come lui respirava.
“Non sono antisociale, è che non sopporto le persone¹.” Cantilenò Al, facendolo sorridere.
“Direi che mi hai ritratto perfettamente.” Mormorò. Gli lanciò un’occhiata. Con quella divisa da Grifondoro e le labbra rosse sembrava assolutamente corruttibile.
“Vuoi rientrare e cercare Rose?” Gli chiese, chinandosi a parlargli a pochi centimetri dalle labbra.
Al deglutì. Si riprese subito, probabilmente per evitare di dargliela vinta così facilmente. “Punto primo, Rosie non vorrà essere cercata. È con Malfoy. Punto secondo, non prendermi in giro. Punto terzo… sei un pervertito.”  Gli tirò una lieve spinta, a cui l’altro si sottopose docilmente.

Tom sogghignò. “Quindi… suppongo che ce ne andiamo?”
“Punto quarto. Cosa stiamo aspettando?”
 
****
 
Corridoio Secondo Piano. Undici circa.
 
Ted non si era mai sentito così stanco, furioso e ridicolo.
In fondo mi sono comportato in modo corretto. Ho beccato due studenti in atteggiamenti non consoni e li ho puniti sottraendo loro dei punti. Tutto perfettamente regolare.

Era quello che provava a non essere regolare; non riusciva a togliersi dalla testa quella scena. James che baciava e accarezzava quel ragazzo, la schiena nuda di James che…
Aprì la porta della propria aula, camminando attraverso i banchi vuoti.
L’unico atteggiamento da adottare, a quel punto, era l’indifferenza. Era la cosa migliore, per entrambi.
Quando sei ridicolo…
Socchiuse gli occhi, inspirando.
Sei furioso. Non hai sopportato di vederlo con un altro ragazzo. Ti ha spergiurato amore e poi, come ogni bravo adolescente, è andato a divertirsi con un suo coetaneo.
Si morse un labbro.
Se non fosse così, però? Hai visto la sua faccia?
Era confuso.
Devo parlarne a qualcuno, o impazzirò. E continuerò a fare del male a Jamie. 
Aprì la porta del proprio ufficio, con un sospiro. Tirò fuori la bacchetta, pronto ad accendere le candele.
 
Expelliarmus.”

La bacchetta volò via lontano. Ci fu un lieve deelay nella sua percezione. Sapeva che qualcuno l’aveva disarmato, ma non riusciva a capire chi e dove fosse.

Lo capì una frazione di secondo dopo ma, come gli avevano insegnato anni prima all’Accademia, l’incertezza gli fu fatale.
Sentì ogni singolo muscolo irrigidirsi e crollò bocconi contro la scrivania, rovesciando una pila di compiti che era riuscito faticosamente ad impilare quella mattina. Era stato affatturato.
Si sentì  afferrare per i capelli, e l’aggressore gli parlò addosso. “Ho come l’impressione che avrebbe dovuto accendere subito la luce, professore.” Sussurrò la voce. Era quella di un ragazzo. “Le persone si possono nascondere, nell’ombra.”
Ted cercò di liberarsi dall’incantesimo, ma senza bacchetta poteva solo affidarsi agli incantesimi non-verbali. Cercò di concentrarsi e spezzare l’incantesimo. Era un incantesimo semplice, poteva…
Smise di respirare.
Sentì come se i polmoni fossero schiacciati da una pressa invisibile. Cercò di aprire la bocca, ma i denti sembravano incollati tra di loro.
Pensò nebulosamente che quello non era un petrificus totalus comune.
Pensò nebulosamente che stava soffocando.
Sentiva l’alito del ragazzo addosso, e ebbe paura.
Non era un adolescente ubriaco, pizzicato a rubare nella stanza dell’insegnante, quello. Sapeva ciò che stava facendo. Era perfettamente conscio del fatto che lo stava uccidendo.
“Gli studenti saranno devastati. Il loro professore preferito…” Il ragazzo continuava a parlargli all’orecchio, con gentilezza terrificante. “Cerchi di capire, mi è stato detto di non lasciare testimoni. Come preferisce morire, professore? Infarto? No, troppo giovane. Oh, ci sono. Ubriaco, si è seduto un attimo alla scrivania e si è addormentato. Una candela, ahimè, si è rovesciata, dando fuoco alla stanza. Bruciato vivo, che fine tremenda.”
Sentì la pressione del corpo del ragazzo allentarsi. Si era alzato in piedi, e stava cercando qualcosa.
Gli entrò nella visuale, brevemente. Era magro, alto e con i capelli neri. Sembrò sorridergli.
“Buonanotte professore.”
Tutto divenne buio e perse i sensi.
 
****
 
James si accese una sigaretta, passando verso la porta di ingresso e infilandosi dentro il giardino.
Dalla Sala Grande si udivano scoppi e risate e urla moderatamente spaventate: qualche coglione aveva scaricato sul pavimento un intero arsenale di Tiri Vispi Weasley. Una scherzo grossolano. Da dilettanti.
Se sono stati Lys e Lor li disconosco come discepoli.
Si riabbottonò distrattamente il gilet che completava il costume da vampiro. Un paio di ragazze gli lanciarono occhiate che pregavano perché si fermasse. Tirò dritto.
Se ne fotteva di quella festa. Se ne fotteva di tutti.
Aveva mollato Zabini a riverstirsi, senza una parola. Non che ce ne fossero mai state tra di loro.
A dirla tutta sembrava più contento lui di liberarsi di me, che viceversa.
Raggiungendo il giardino si trovò di fronte ad una fontana in pietra, che era quasi sicuro non ci fosse mai stata, e si sedette su una panchina, in mezzo a cespugli di rose che non avrebbero dovuto fiorire in quel periodo.
La professoressa Prynn… trasfigurazione.
Improvvisamente desiderò bruciare quel giardino lezioso, fatto per coppiette che si volevano appartare.
Sentì un gran trambusto alle sue spalle. Una risata e poi un ‘Gesù Cristo, Malfoy!’
Sospirò, quando vide Scorpius accomodarsi alla sua destra. Rose si sedette alla sua sinistra, guardandolo male. “Ciao angioletti custodi.” Emise piatto, soffiando una voluta di fumo verso il cielo stellato. “Ho interrotto il vostro rituale di accoppiamento?”
“La tua aria depressa mi ammoscia.” Confermò Scorpius, la cui cotta di maglia si era persa da qualche parte trai cespugli.

“Siete entrambi disgustosi.” Decretò Rose, togliendosi qualche rametto dai capelli arruffati.  
“Di cosa ti lamenti? Non sto denunciando la vostra piccola tresca. Considerati fortunata.” Replicò assente. Era così disperato che quasi gli faceva piacere averli attorno.
Sto proprio grattando il fondo del barile…
“Allora, che è successo Potter?” Chiese Malfoy. “Il piano?”
“A puttane.” Masticò lentamente. Lanciò un’occhiata a Rose, che li fissò confusa, ma avida di informazioni. “Perché non vai a farti un giro, Rosie?”
“Perché invece non sparisci, così posso stare con il mio ragazzo?” Ribatté, sarcastica.  

“Non mi va. Prestamelo.”
“Muori.”
“Su, su! Nel mio cuore c’è posto per entrambi.” Assicurò Scorpius, compiaciuto. “Rosie. È una cosa tra maschi virili. Saresti così deliziosa da lasciarci cinque minuti per conferire?”
“Un giorno ti sveglierai solo, nel tuo letto freddo, nel tuo gigantesco maniero e capirai che hai sprecato la vita dietro un egocentrico, ridicolo, James Potter.” Sibilò, alzandosi in piedi di scatto e reggendosi la gonna con insospettata femminilità. Li squadrò. “Maschi.” Sillabò, prima di marciare via.

Scorpius la guardò, assorto. Si tolse un petalo di rosa dai capelli. “Sai Poo… Credo che potrei amarla.”
“Condoglianze.” Borbottò funereo. Ci pensò su. “Dici sul serio?”
Scorpius sorrise, senza rispondere. “Allora… Che è successo con Lupin?”

“Quando precisamente? Quando ballava con la Prynn ancorata addosso come una gatta in calore o quando ha beccato me ed un amichetto che ci davamo da fare nei corridoi?”
Scorpius fece una smorfia. “Così male?”
James scrollò la cenere della sigaretta con tanta forza da spezzarla a metà. La gettò via, frustrato. “Non ho speranze. Non ho mai avuto speranze.  Non sono che un moccioso e lui non è che un pensionato etero del cazzo. E ah, abbiamo venti punti in meno.”
Scorpius inspirò. Sembrò riflettere molto velocemente. Poi si alzò in piedi. “Non va bene tutta questa negatività. Battiamoci.”
James, ancora seduto, inarcò le sopracciglia. “Che?”
“Picchiamoci. Affrontiamoci. Pugniamo. Trovalo tu il sostantivo che ti piace. Sei troppo passivo, persino per essere un mezzo-finocchio. Ti serve una scarica di adrenalina. Apri tu le danze?”
“… Sei uscito fuori di testa definitivamente Malfoy? Mi stai chiedendo di fare a botte?”
Scorpius si scrocchiò una spalla. “Immagino si possa riassumere così. Vocabolario povero, eh?”

James serrò le labbra, già inferocito. “Non fare lo stronzo… non attacco briga senza motivo.”  
“Davvero? Allora mi sono fatto tua sorella.”
James sentì un interruttore spegnersi nel cervello. Un bel problema, considerò la sua coscienza, mentre placcava Scorpius e lo gettava nel roseto.

Il bastardo Malfoy picchiava forte. A quanto sembrava non aveva ereditato i pugni da femminuccia del padre. Glielo fece notare. Quello replicò con una testata al plesso solare.
Continuarono a picchiarsi finché una cascata di acqua gelida non li investì violentemente.
Si congelarono, nel senso autentico della parola.
Scorpius sputacchiò acqua. “Brutale zucchettina… ma efficace, devo ammetterlo.”
“Cosa cavolo stavate facendo?” Ruggì imperiosa Rose, con la bacchetta puntata verso la fontana. “Vi lascio soli cinque minuti e vi fate a pezzi?”
“In gergo maschile si chiama comunicare costruttivamente.” Spiegò Scorpius. “Meglio, Potter?”
James lo guardò: era zuppo, gelato e si sentiva furioso. Ma sogghignò. “Sì.” Prese la mano che l’altro gli offrì e si rimise in piedi.  

“Merlino… Voi due…” Alzò le mani al cielo, incredula. “Avete dei grossi problemi di comunicazione!”
Scorpius sorrise dolcemente. “Probabile, pasticcino. Siamo maschi.”
James si arruffò i capelli fradici. Poi fece un lento sogghigno malvagio. “Se ti sei fatto mia sorella però ti ammazzo sul serio, Malfuretto.”
Cosa?!” Urlò Rose, voltandosi inferocita,  e focalizzando il target sotto lo sguardo deliziato del cugino.
Scorpius emise un pallido sorriso, pensando che forse suo padre non aveva avuto tutti i torti ad aver imprecato Odino quando aveva saputo dello Smistamento.

Coraggio, cavalleria e avventatezza. Sono catene che ti trascinano verso una sventurata fine…
“Era solo per farlo infuriare, non ho mai sfiorato la dolce Lilian!”
“Lily non è dolce, è perversa.” Ringhiò Rose, afferrandolo per il colletto. “E tu…”
“Ed io sono completamente pazzo di te.” Disse precipitoso. Avventatezza. Brutta, orribile dote Grifondoro.

“Oh…”
… che però funziona, con le Grifondoro.

James emise una smorfia assolutamente nauseata, allontanandosi.
Scorpius inspirò appena, allentando delicatamente le dita di Rose dal suo collo. “Rosie… Era solo per far scattare Potter. Ne aveva bisogno.”
Rose serrò le labbra: Scorpius era perfetto. Era dannatamente troppo perfetto e troppo sbagliato assieme. Il suo cognome era sbagliato, la storia della sua famiglia era sbagliata, ma ogni singola cosa che faceva per lei, o per James, era la cosa giusta.

Ma come fa?
“Cosa ne sai tu, di cosa noi abbiamo bisogno?” Sbottò.
Scorpius perse il sorriso. Distolse lo sguardo verso il castello. “È perché vi osservo.” Mormorò.

 “… Scusa?”
“Osservo voi, la vostra famiglia.” Il tono era basso. Parlava con calma controllata, ma si rifiutava di guardarla. E Rose sapeva che era perché si sentiva in imbarazzo. “Voi siete… insomma, siete uniti.  Siete rumorosi, vitali… siete divertenti. Vi aiutate, vi state vicini, avete i vostri codici segreti. È… bello.”

Rose realizzò improvvisamente. Era tutto così ovvio. Le loro schermaglie, le risse con suo cugino, la competizione. “Tu in realtà… hai sempre voluto essere amico di James, vero?”
Scorpius scrollò le spalle, senza rispondere. Non che servisse.

“Ed io?” Sussurrò Rose, sentendo un magone premere all’altezza del petto, mentre una paura, sottile, ma sempre presente usciva finalmente alla luce. “Io sono solo un mezzo per raggiungere James e gli altri?”
Scorpius la guardò, incredulo. Poi fece un mezzo sorriso, scuotendo la testa. “Che cervello che hai, Rose Weasley… Un mezzo, tu?” Le prese il viso tra le mani, quasi osservandola. “Proprio no.”  

Rose sentì il cuore accelerare in modo imbarazzante. Pregò che fosse la sola ad avvertirlo, mentre tentava di sfondarle il petto. Pregò che non la prendesse in giro. “No?”
Scorpius sorrise. “No.”    

“Sì ma… perché ti piaccio?” Doveva sapere. “Insomma… so di avere delle uscite imbarazzanti a volte. Impreco. Non so truccarmi. Probabilmente ho un principio di scoliosi perché mi porto in giro chili di libri al giorno… E poi…”
Scorpius, giustamente, le tappò la bocca con un bacio.

Si staccarono, e Scorpius scrollò le spalle. “Ehi. Ho sedici anni! Mi piaci da morire e basta. Per la profondità spirituale rivolgiti a tuo cugino laggiù.” Indicò James, che si era acceso l’ennesima sigaretta scontrosa
Rose sospirò. “Buffone.”
“E tu sei troppo seria.” Non avrebbe tirato fuori altro, da quel bislacco Malfoy.

“Un giorno mi spiegherai perché non sei mai triste?” Gli chiese però.
Scorpius, dopo una breve esitazione, annuì. “Sì.” Disse semplicemente. Le sorrise. “A te sì.”
Rose ricambiò. Per il momento, decise, andava bene così.

“Sai… domani comincerà a girare la voce di Malfoy e della sua dama misteriosa.”
Scorpius sogghignò. “Ha funzionato la cosa della maschera, eh?”
“Già… Ma ci saranno domande.” Fece una smorfia. “Molte domande.”
“A cui risponderò. Non preoccuparti, caramellina. La nostra relazione è al sicuro, nelle mie mani di esperto occlumante.”
“Ora sì che dormirò sonni tranquilli.” Lanciò uno sguardo verso James. “Raggiungiamolo. Non vuoi dirmi cos’ha?”
“Cose da maschi.”
Rose sospirò. “Ovvio…”

Lo raggiunsero. James si stava accendendo forse la decima sigaretta della serata. Guardava cupo verso il castello, verso nessun punto in particolare. “Sai, con questa faccia stai rendendo giustizia alla tua aria transilvana…” Tentò di consolarlo Rose. “Stai bene?”
James fece una smorfia, senza rispondere, prima di far scattare gli occhi verso un punto preciso delle finestre del secondo piano. Quelle dell’ufficio di Ted, considerò pensierosa. Prima di accorgersi che la luce dell’ufficio era accesa. Ed era arancione. E barbagliava.
Da quando ha una luce così forte nel suo ufficio?
Poi vide la faccia di James. Il cugino era sempre stato un animaletto piuttosto intuitivo. E in quel momento aveva perso completamente colore. “Fuoco…” Mormorò.
“Cos-…” Rose non fece in tempo a finire che il ragazzo gettò la sigaretta, precipitandosi dentro. “Jamie!
Si guardò con Scorpius, che serrò la mascella. “Rose, va’ ad avvertire i professori.” Disse, con calma allarmante. “C’è un incendio nelle stanze del Professor Lupin.” Soggiunse, prima di corrergli dietro.
Rose li guardò allontanarsi, sentendosi la testa vuota e confusa. Questo prima di capire.
Poi, corse anche lei.
 
****
 
“Potter! Rallenta,  per Salazar, rallenta razza di idiota o ti spedisco una fattura tarantallegra!” Urlò Scorpius. James testardamente finse di non ascoltarlo. Era fuoco, quello. Non poteva sbagliarsi.
Una volta aveva visto bruciare il granaio dei vicini, a casa dei nonni. Le fiamme avevano quel colore, quel modo di tremare. Non c’era nessuna candela che fosse in grado di fare tutta quella luce.
Si sentì afferrare per una spalle e si voltò, inferocito. “Mollami!
Scorpius lo fissò brevemente negli occhi. “Tira fuori la bacchetta, cazzone avariato. Lo vuoi spegnere il fuoco o ci vuoi morire dentro?”
James, dopo un breve scambio di sguardi alla Sergio Leone, tirò fuori la bacchetta e insieme percorsero a rotta di collo le scale che in quel momento, forse empatiche, rinunciarono a lasciarli in balia dei loro cambiamenti.

La porta della classe di Difesa era chiusa, ma c’era odore di fumo.
“Merda!” Sibilò Scorpius, tentando di aprire la porta. “È bloccata!”
James lo afferrò senza troppe cerimonie per la collottola, scansandolo come se fosse un gatto molesto.
Aveva in faccia un’espressione tremenda.  Poi alzò la bacchetta. “Reducto!
La porta venne letteralmente disintegrata. Scorpius, saggiamente, si riparò la testa con le mani. James neanche ci pensò, semplicemente si infilò dentro la massa di fumo filamentoso che filtrava dalla voragine di pietra e schegge di legno. “Potter!” Urlò Scorpius, inutilmente.
Papà ha ragione. Orribili Grifondoro. Orribili.

Si lanciò all’inseguimento dell’idiota, ricordandosi che, dopotutto, se l’era cercata.
Se muoio insieme a Potter papà mi farà diseredare.
Salirono la stretta scala a chiocciola di pietra che portava all’ufficio di Lupin, tossendo e cercando di ripararsi naso e bocca con i lembi delle camicie.
Redu…” James si bloccò, guardando la porta da cui spirava fumo orribile e denso. Là dietro c’era Ted.
Niente magia.
Intascò la bacchetta e poi caricò la porta con una spallata che lo fece urlare interiormente di dolore. Sicuramente se l’era lussata. Non gli importò.
Si precipitò dentro la stanza in fiamme. Ted era lì. Riverso a terra, in una posa innaturale.
Come se…
“No!” Urlò, inginocchiandosi. “Ted! Teddy!”
Scorpius tossì, guardandosi attorno. “Potter! Dobbiamo spegnere l’incendio prima che vada a fuoco il Castello! Tira fuori la bacchetta, dannazione!”
James si riscosse, obbedendo e dopo un paio di imperiosi aguamenti le fiamme sembrarono ridursi a qualche debole focolare umidiccio.
Scorpius aprì la finestra, lasciando circolare l’aria fresca della sera, mentre James si precipitò su Ted, che era riverso a terra, con il volto nascosto tra le braccia. Lo tirò su, scostandogli una ciocca semi-bruciata di capelli. Era pallido. Cereo. Non respirava.

“Teddy… non respira!” Sussurrò sentendo il panico strisciargli lungo le vene. “Non respira!”
Scorpius si voltò, guardando agghiacciato. “Il fumo… il fumo gli ha fatto perdere i sensi. Forse. Prova con un innerva!”
“C’ho già provato! Non funziona!”

“Vado… vado a chiamare la Chips. Dove diavolo è Rose?” Ringhiò Scorpius, sconvolto. Non poteva morire. I professori non morivano. Gli adulti non potevano morire. Non ad Hogwarts.
James lanciò un’occhiata all’amico, poi si liberò della bacchetta. Malfoy era nel panico. Non muoveva un muscolo e li fissava. Rose non stava arrivando. Non stava arrivando nessuno. E Teddy non respirava.
Devo fare qualcosa. Io.
Si chinò su Teddy, mettendogli una mano sulla fronte e spingendo il viso all’indietro. Gli aprì la bocca e cercò di ricordare quello che aveva imparato ad uno stupidissimo corso di nuoto babbano.
Soffia aria nei polmoni, comprimi la cassa toracica. Maledizione, avevo otto anni!
Gli strappò la camicia dal petto. Stupidamente, pensò che avesse un fisico perfetto anche bevendo litri di the e mangiando solo cioccolata e pudding.
“Che… che stai facendo?” Sussurrò Scorpius, confuso.
“Roba babbana.” Borbottò, pregando di stare facendo la cosa giusta.

“I babbani sono dei barbari, uccidono i pazienti nei loro ospedali!”
“Sta’ zitto Malfoy, non mi serve un attacco di razzismo purosangue proprio adesso!” Ringhiò. Poi lo fece.

Compressione, soffia aria nei polmoni, compressione, soffia aria nei polmoni.
Le labbra di Ted erano fredde sulle sue e pregava, pregava, soltanto pregava.
Respira Teddy… ti prego, stupido idiota di un pensionato. Respira. Non lasciarci. Non lasciarmi.
Ti amo, stupido coglione. Respira.
Poi Ted tossì. Si irrigidì, tossì. Respirò.
“Merlino…” Mormorò Scorpius, appoggiandosi ad uno scaffale carbonizzato. “Merlino…” Ripeté, lentamente. “Ha funzionato. È vivo.”
“Certo che è vivo.” Ringhiò James, sentendo che stava per mettersi a piangere senza ritegno.

Teddy si voltò verso di loro, probabilmente sentendo le voci. Li guardò, confuso e sporco fuliggine. “Ragazzi…” Esalò. Li guardò attentamente. “Siete bagnati e fa freddo.”
James fu indeciso se picchiarlo o scoppiare a piangere sul suo petto. Scorpius invece si mise a ridere, una risatina isterica, mentre si passava una mano sulla faccia.

“Professor Lupin… lei è davvero un brav’uomo.” Singhiozzò. James pensò che qualcuno avrebbe dovuto picchiarlo per farlo smettere di ridere in quel modo imbecille.
Poi si sentirono dei passi, delle voci, e arrivarono i professori.
Come in una specie di sogno acquoso, James si sentì tirare in piedi e allontanare da Teddy. Qualcuno gli mise un mantello sulle spalle, e in quel momento si accorse di avere freddo e di stare battendo i denti. Sentì anche, come in fondo ad un pozzo, il Preside che si complimentava con lui. Per cosa, poi?
Quando tentarono di portarlo via però, sentì ogni singola cellula del corpo infiammarsi. “No!” Urlò, sentendo la voce rompersi sulla seconda lettera. “No! Fatemi restare!”
Tutti lo fissarono in modo strano. Aveva detto qualcosa di strano?

“Preside…” Fu Teddy a parlare, con un filo di voce. Era tenuto in piedi dalle braccia di Neville e di Finch-Fletchley, il professore di Aritmazia. “Fatelo venire con me in infermeria. Per favore.”
Il tono era gentile, ma persino James si rese conto che non era una richiesta.

Il Preside guardò Madama Chips. Quella annuì. “Posto ce n’è. E credo che il signor Potter abbia una spalla lussata.”
“Ha divelto una porta con quella spalla.” Assicurò Scorpius prontamente. “Senza magia.”

James si sentì arrossire, mentre Teddy lo fissava attento. Stupido Malfoy. Ma si premurò di fargli un sorriso, quando gli passò accanto.
 
 
****
 
Infermeria. Una di notte.
 
Il primo istinto di Ted, quando erano arrivati i professori, era stato di raccontare tutto.
Poi, racimolando coerenza, aveva capito che la scuola non poteva permettersi una nuova ondata di panico. Poteva sembrare un atteggiamento incauto, lesivo per la sicurezza degli studenti, ma l’aggressore non aveva cercato di aggredire uno studente. Aveva aggredito lui perché era lì.
Stava cercando qualcosa, ma cosa? Se solo avessi visto cos’ha preso, prima di svenire…
Avrebbe voluto tornare nel proprio ufficio, e fare un inventario.
Ma sentiva i polmoni bruciare e le ossa ridotte a schegge di cristallo. Rimandò.
Si lasciò deporre sul letto e medicare dalla Chips, ringraziando silenziosamente il tatto dei propri colleghi, che preferirono lasciarlo alle cure dell’infermiera che coinvolgerlo in un interrogatorio.
Ted, appena fu lasciato solo con la Chips, guardò verso il letto in cui James era stato fatto sedere. Il ragazzo era pallido, con la camicia appiccicata al torace e fissava un punto imprecisato della stanza.
Indovinando il suo sguardo, la donna sbuffò. “Il signor Potter sta benissimo. Ha una contusione alla spalla, ma non è lussata.” Esitò, poi scrollò le spalle. “Ha bisogno di…” Gli lanciò un’occhiata “Di smaltire.”
“Già…” Lasciò che la donna finisse di medicarlo e li lasciasse soli, per chiamarlo. “Jamie, vieni…”
James obbedì. Notò che stava facendo di tutto per non guardarlo in faccia, e aveva la mascella serrata.

“Credo di doverti ringraziare. Mi hai salvato la vita. Sei stato fantastico.”
“Prego.”

“James, davvero. Se non fossi arrivato tu non so se sarei qui adesso.”
“Lo so.”
Ci fu una pausa, molto lunga e silenziosa. Ted però stavolta sapeva cosa dire.
James poteva essere cambiato, poteva star attraversando da una vena di sturm und drang adolescenziale. Ma era sempre Jamie.

Quello che agiva in preda all’adrenalina e crollava poi.  E se non c’era nessuno a prenderlo, rischiava di farsi piuttosto male.
Gli passò le dita trai capelli, facendogli alzare la testa. “Ehi. È finita.”
James serrò le labbra in una linea, cercando di scostarsi. “Sto bene, sto…”
“Lo so, vieni qui.” Lo costrinse a restare seduto, e sopportò l’abbraccio stritolante che ne conseguì. Gli abbracci di James erano delle trappole mortali, si scherzava in famiglia, ma Ted pensava che fossero piuttosto teneri; James si aggrappava alle persone. Non era qualche mancanza affettiva, tutt’altro.  Quello era il suo modo di dimostrare amore.

“Cristo.” Sussultò, affondandogli il viso nella curva del collo. “Cristo, sembravi morto.”
“Mi dispiace, Jamie…”
Lo sentì ridacchiare. “Cazzo, Teddy. Sei l’unica persona al mondo che si scusa per aver rischiato di morire.”
“Dici?” Sospirò. “Forse…”
“Teddy…” Non sembrava avere nessuna voglia di spostarsi, ma Ted non se ne preoccupò poi molto. La realtà era che a quell’attimo di tregua non avrebbe rinunciato per niente al mondo. “Teddy, con Zabini…”
Ted inspirò appena. “Ti ho fatto arrabbiare.” James rimase in silenzio. Probabilmente era stupito. “James, l’avevo capito. Non so cosa ti abbia fatto arrabbiare, ma… Non sei tanto bravo a fingere. Giusto?”
Grugnì un assenso. “La Prynn. Ci ballavi e io… Ti piace quella lì?”
“La professoressa Prynn.” Lo corresse in automatico. Si sentiva profondamente in imbarazzo, ma era appena scampato da una morte orribile, quindi non aveva troppo tempo per pensare alla cosa didatticamente giusta da dire. “No, non mi piace. A dirla tutta, credo che assomigli a Vic.”
“E tu non vuoi un’altra Vic.” Ted non riuscì a capire se fosse una domanda o un ordine. Comunque, scosse la testa.
“Credo sarebbe un po’ patetico lasciare una ragazza per mettersi con una sua fotocopia…”
James ridacchiò di nuovo. Gli faceva il solletico con il respiro, causandogli lunghi e scomodi brividi lungo la schiena.

Molto sbagliato. Estremamente sbagliato. Al diavolo. Sono troppo stanco.
“Ascolta…” Iniziò. Si sentiva la gola in fiamme e davvero, era stanco, ma doveva approfittare di quella tregua. Dovevano parlare.
James però si scostò immediatamente. “No, ascolta tu. So tutto. Lasciami solo starti vicino.”
Ted inspirò. “James…”
“Senti, mi fa schifo questa situazione. So che non puoi cambiare per me.” Deglutì. “Ma mi dispiace, neanche io posso cambiare quello che provo per te.”
“Non te lo sto chiedendo.” Disse, immediatamente. “Merlino, James, non mi sognerei mai…”
James sbuffò. “Lo so. Ed è uno dei motivi per cui sono innamorato di te.” Lo guardò. E c’era una serietà così matura nel suo sguardo che Ted pensò proprio che trai due, il bambino in quel momento fosse lui. “Lascia che io ti stia vicino. Solo… come amico. Eh? Lo so che sei il mio professore, ma tanto non ci riesci a farlo, il professore, con me.”
Dovette convenire silenziosamente.

“Voglio solo… che torniamo come prima.” Mormorò James. “Ci possiamo provare?”
Non era quello che voleva veramente. Ma dopotutto, si disse, stargli vicino era un passo in più che guardarlo struggente da lontano, come un eroe rincoglionito di romanzi d’amore.
“Sì…” Sorrise Teddy. “Sì, possiamo.”
Sembrava così sereno e sollevato che James fu indeciso se tirargli un pugno o baciarlo. Decise di restarsene buono. Per il momento.
“Adesso devi dormire.” Gli ordinò. “Sarai un gran figlio di lupo mannaro, ma non sei mica invincibile. Sai.”
“E tu dovresti tornare alla Torre.”
“Sì, ma non lo farò.” Decretò, sorridendogli furbescamente. “Resterò qui.”
“Qui…? Intendi dire…” Lo vide impallidire, ma tanto sapeva che avrebbe già capitolato. Anche prima di aprire bocca. “Nel mio letto?”
Sogghignò. “Ne vedi altri?”
“Jamie, non so se…”

“Tiro le tende, e sto qui finché non ti addormenti. Dai.” Si alzò, tirandole e gli diede un colpetto per farsi spazio, poi una gomitata vera e propria. Teddy, vinto, si spostò.
Dieci minuti dopo James gli dormiva sulla spalla.
Ted ridacchiò; era ovvio che sarebbe stato il primo a crollare.

Dopo aver salvato il mondo, è caratteristica dei Potter crollare sulla prima superficie orizzontale.
Ma andava bene così, si disse mentre appoggiava la guancia contro la fronte tiepida di James.
Solo litigandoci si era accorto di quanto gli fosse mancato averlo trai piedi.
Poi si prese una ciocca di capelli tra le dita.
Erano blu.
Sorrise.
 
 
****


Note:
Succede un po’ di tutto. :D La domanda è. Si sono messi assieme?
No. Ma abbiate fiducia nel nostro Re Minchione. Comincerà a minchioneggiare quanto prima.

Tom e Al? Prossimamente scintille. Ad ognuno il suo. ;D
1.East End: zona di Londra famigerata per essere povera e con alto tasso di criminalità.
  
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