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Autore: cucciola 91    05/02/2010    3 recensioni
Un normale viaggio studio. Milena ha un amico che le vuole bene e la famiglia che la ospita la tratta come una nipote, ma una persona andrà a turbare tutto questo... "..QUEL VIAGGIO CHE AVREBBE CAMBIATO UN Pò DI COSE NELLA MIA VITA! "
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap 28 Eccomi qui con un altro capitolo =) scusate il ritardo. Per farmi perdonare non ho diviso questa parte del racconto
difatti è un pò lunghetta!
Spero come sempre che vi piaccia.
Il ritardo purtroppo è dovuto dagli impegni scolastici, con questi esami di maturità, e da quelli extra scolastici!
Comunque questo capitolo è molto semplice, c'è solo il punto di vista di Milena, ed è un pò da interpretare.
Ci sono un pò di cambiamenti, nei personaggi e nella storia, che si capiranno poi meglio nel prossimo capitolo.
Per qualsiasi cosa chiedete, contattatemi.
Buona Lettura
Un bacione dalla vostra cucciola ^^










Ritornai al secondo piano, alla sala grande. Cercai disperatamente Matteo. Incontrai lo sguardo di Tom mentre mi voltavo frettolosamente, lo evitai sapendo che non poteva non provare rabbia nei miei confronti. Cercai dunque di recarmi in macchina forse il mio maledetto amico era lì. Notai che ormai molto ragazze erano andate via, sicuramente deluse per non aver visto il loro idolo, che invece per mia sfortuna, vidi io. Mi bloccai sgranando gli occhi e aprendo di scatto la bocca. Rimasi scioccata nel vedere che la macchina non c'era. Sprofondai in uno stato simile allo shock
" Oh mio Dio! no...no ...questa no... " piagnucolai disperata. " Non se ne può essere andato " continuai a piagnucolare sorpresa e adirata mentre con gli occhi guardavo quel posto, occupato in precedenza dalla macchina di Matteo e, ora vuoto. Questa volta Matteo me l'avrebbe pagata. Dovevo chiamarlo ma, poiché lasciai il cellulare in macchina, mi diressi di nuovo verso l'hotel in cerca di un telefono e, di qualche anima pia che mi avrebbe fatto chiamare. Rientrai furiosa e facendo passi da gigante.
Mentre girovagavo nell'hotel stavo elaborando un piano per andarmene e la condanna da incidere a Matteo.
" Lo sai che faccio? Non lo chiamo per niente! prenderò un taxi " dicevo tra me e me. Sembravo un pazza? In realtà si! ma ero talmente arrabbiata da non accorgermi dei miei movimenti frenetici ed isterici.
" Signorina? " mi sentii chiamare, ma continuai a camminare non dando importanza alla voce stridula della donna che neanche vidi. Accelerai il passo. Uffa dov'è la zona informazioni, aiuto, o quello che diamine c'è in un hotel? pensai non ragionando molto. Ero un vulcano in procinto di scoppiare e devastare tutto, il primo ad essere annientato sarebbe stato quell'amico tarocco.
" Qualche problema? " sentii una voce proprio dietro alle mie spalle. Una voce familiare. Mi girai di scatto e dinnanzi ai miei occhi si presentò un ragazzo vestito abbastanza elegante con un cocktail in mano che mi guardava divertito, con un'aria da presa in giro e con un briciolo di rabbia negli occhi.
" Tom " sussurrai, come per confermare il riconoscimento a me stessa. Ora non potevo evitarlo come prima, nella sala grande. Quella persona che un tempo mi fece ridere e che mi prendeva in giro scherzosamente, provava un rancore esplicitamente visibile sul suo volto. E come dargli torto!  dissi di nuovo tra me e me in silenzio questa volta. Presi coraggio.
" Nessun problema grazie " usai un tono disinvolto e mi voltai per reiniziare la ricerca. Lui mi bloccò o meglio le sue parole mi bloccarono.
" Sicura? Non mi sembra che tu abbia mezzi per andartene! " esclamò maligno. Le mie sopracciglia presero la forma di una V e in me si scatenò una profonda rabbia.
" E tu come fai a saperlo? " lo fulminai con gli occhi.
" Diciamo che sono un veggente " mi prese in giro.
" Non sto scherzando! " lo minacciai " Ti sei messo d'accordo con Matteo non è vero? Beh comunque sto chiamando un taxi " dissi frettolosamente.
" Matteo chi? E dove stai andando a chiamarlo visto che l'ingresso principale è dall'altra parte? "
Stava cercando di mettermi con le spalle al muro.
" L'ho già chiamato e sto facendo un giro solo per ammazzare il tempo "
Lui sembrò non crederci e scosse la testa sospirando pesantemente.
" Eh Milena Milena Milena...vuoi sempre scappare, illudi per poi abbandonare  ma... " fece una pausa e riprese "  non ti può sempre andare bene, bisogna fare i conti prima o poi con quello che si ha abbandonato, fino ad essere prigioniera delle tue illusioni e menzogne! Non c'è nessun taxi che ti aspetterà questa sera, nessuna persona ti starà vicino, sei sola con le tue menzogne a meno che... " rise maliziosamente " ... tenterai qualcuno per cercare consolazione.. "
" Basta! " quelle parole mi ferirono più di qualsiasi cosa. Robert mi aveva capito o così mi sembrava, Matteo mi aveva perdonato, nessun insulto fu peggiore di quelli che mi fece Tom. Perché dovevo sopportare tutto questo? Prendermi la rabbia che non fui io ma quella dannata promessa a provocare? Perché nessuno pensava ai miei sentimenti? A quello che provavo? A quello che fui costretta a lasciare? Perché a nessuno non veniva il dubbio che io fossi stata costretta a lasciare Robert?
Maledetta promessa
pensai mentre cominciarono a sgorgare lacrime dagli occhi, quelle lacrime che cercai di reprimere da tempo. Tom non parlò più, mi osservava contento e soddisfatto per avermi colpita e affondata. Nonostante piangessi e tremassi per la rabbia, lo guardai con occhi pieni di sfida e di disgusto. Però questo non gli toccò molto anzi, sembrò goderne di più. Mi voltai con il viso di lato per porre fine a quelle inutili lacrime, le fermai con le dita come i bambini, ma loro impertinenti continuavano ad uscire. Basta Basta Basta urlavo silenziosamente avvilita. Sentivo su di me gli occhi e la piena soddisfazione di Tom. Dovevo reagire, non dovevo farmi umiliare così! Mi passai di nuovo le dita sulle gote, di sicuro color porpora, e posi fine a quell'ondata d'acqua.
" Oooh... Robert " esclamò trionfante Tom. Mi girai di scatto e lo vidi scendere dalla scalinata che solo in quel momento notai. Tornai subito a guardare diritto verso Tom abbassando gli occhi e il volto, come per coprirmi o sotterrarmi.
" Che succede? " disse rivolto all'amico e non a me.
" Ma niente Rob sai Milena.. "
" Stavo chiamando un taxi " dissi interrompendolo e decisa ad affrontare la situazione e lo sguardo di Robert. Ero decisa a combattere. " Ma Tom mi ha fermata per parlarmi e... " tutto il coraggio di qualche secondo prima mi abbandonò " ...ma " guardai per un attimo in alto come per riacquistare un pò di lucidità " ...ma ...purtroppo sei arrivato te ed io poi me ne stavo per andare " fissai Tom freddamente. Avevo mentito ma ciò che più mi irritava era che non riuscivo a guardare negli occhi Robert una sola volta.
Codarda Vigliacca mi insultavo mentalmente.
" E' per questo motivo che stavi piangendo? "  si rivolse Rob a me. Ora dovevo per forza guardarlo. Presi di nuovo coraggio sperando che non mi abbandonasse questa volta. Dovevo evitare altre domande.
" Ho gli occhi gonfi ...non te ne sei accorto prima? e poi comunque non sono affari tuoi. Ora devo andare " lo guardai solo un attimo negli occhi, mi voltai subito e ripresi a camminare, aumentando la distanza dai due. " Milena? " mi richiamò Robert. Continuai a camminare facendo finta di niente. " Milena? " mi richiamò. Feci finta di non sentire e accelerai il passo. " Milena? "
" Che c'è? " urlai fermandomi e girandomi di scatto.Vidi Robert ridere e sentii Tom dire ' che testarda '  scuotendo la testa e bevendo un sorso di cocktail. Io li guardavo furiosa e stufa.
" L'ingresso è dall'altra parte " disse Rob indicandomi il corridoio da seguire. Non sapevo cosa dire. Che figura! Camminai verso di loro per seguire la strada indicatami da Rob, mentre mi guardavano divertiti. Che si ridono!  pensai storcendo la bocca. Da una parte veniva da ridere anche a me. Arrivai davanti ai due che ostacolavano il passaggio. Non si decidevano a schiodarsi da lì,  inoltre Tom mi guardava in modo strano, come se mi stesse studiando o addirittura rivalutando. Perché?
Abbandonai quel, sicuramente, falso pensiero e ritornai alla mia situazione attuale.
" Allora? " dissi acida " posso passare? " non li guardai negli occhi sapendo che si stavano divertendo.
" Prego " disse Tom ridendo e scansandosi.
" Aspetta Milena " Rob mi bloccò, lo guardai stupita mentre il suo amico cercava di capire che cosa gli passasse per la testa. Ero pronta al peggio, vidi il suo volto rilassato e sereno non certo paragonabile a quello mio e di Tom. Insieme stavamo aspettando con ansia quello che Robert dovesse dire, l'attesa durò pochi secondi ma sembrò un'eternità.
" Ti accompagnerò io " disse sorridendo. Sgranai gli occhi, cominciai a scuotere nervosamente la testa e riuscii a dire solo ' No ' . Un  ' No ' secco e deciso, non ce l'avrei mai fatta a recitare un'intera serata con lui. Robert non fu sorpreso dal mio no, il suo sguardo e quella situazione stessa, stava diventando pericolosa.
" Grazie ma.. "
" Ci penso io a dirlo agli altri " disse di fretta Tom. Mi girai di scatto per guardarlo. Era forse impazzito? Prima me ne aveva dette di santa ragione poi?
Questa era di sicuro una trappola. Sulla sua faccia era stampato un sorrisino che non mi convinceva. Perché quel cambiamento?
Sorseggiò il cocktail e se ne andò salutando, voltato e con la mano alzata.
" Non puoi costringermi " dissi tornandolo a guardare ed a cercare di difendermi. Lui sospirò.
" Ok Milena ... mettiamola così... non hai scelta! "
Non ho scelta? Bene pensai combattiva.
" Ascoltami bene Robert Thomas Pattinson .. "
" E' inutile che cerchi di insultarmi, ferirmi o minacciarmi " mi interruppe lui contando le tre opzioni, che avrei utilizzato, con le dita
" Non sto cercand.. "
" Non ti morderò, non ti torturerò insomma non ti toccherò neanche con il pensiero! Ti solo accompagnerò a casa così sto più sicuro che ci sia arrivata sana e salva ... forza andiamo... " disse il tutto prima che riuscissi solo a formulare un'idea su quelle parole. Si voltò ed iniziò a camminare verso il corridoio. Potevo svignarmela dall'altra parte, nascondermi, uscire fuori senza farmi vedere, arrivare all'ingresso, chiamare un taxi, nascondermi di nuovo per un pò di minuti per poi riuscire, prendere il taxi e tornare finalmente a casa. Mi ero fatto un piano infallibile nella testa, un piano che poteva funzionare alla grande.
" Non pensare di scappare " disse Rob girandosi. Mi aveva letto nel pensiero? Cercai di non apparire come una persona  appena smascherata.
" Io? Mica sono una bambina! " affermai amareggiata. Lui sorrise a quella affermazione. Stizzita cominciai a camminare verso la parte giusta questa volta, lo superai e senza voltarmi gli dissi: " Andiamo "
Rallentai e sentii Robert di fianco a me. Cercai di respirare affondo e di controllare il mio cuore. Cercai di pensare ad altro, a quel maledetto di Matteo che me l'avrebbe pagata cara, al comportamento strano di Tom e ora che ci pensavo anche di Robert. E se avessero capito che...
Impossibile pensai ormai disillusa.
Ad un tratto Robert mi prese per la vita e mi condusse verso un altro corridoio.
" Ma che... "
" Stavi continuando ad andare diritta e bisognava girare a destra " disse calmo.
" Potevi dirmelo " lo rimproverai acida.
" Non è colpa mia se dormi in piedi "
Mi voltai per guardarlo e lui mi sorrise. Mi rigirai più stizzita di prima. Il suo braccio era avvolto alla mia vita. Il mio cuore iniziò a battere, sentivo le gambe cedermi. E' la stanchezza giustificai a me stessa. In macchina avrei dormito come un ghiro, sentivo anche le palpebre pesanti. Non vedevo veramente l'ora di dormire.
Repressi uno sbadiglio e mi feci guidare dal mio ormai ex amore.


" Ti accompagnerò io a casa " lo imitai anche se il mio era più che altro un rimprovero.
" Secondo te mi avrebbero permesso di guidare?! " disse lui sfidandomi.
Guardai disgustata la limousine nera come la pece e alzai gli occhi al cielo. Avrei fatto davvero un enorme sacrificio quella sera. Mi aprì la portiera da vero gentleman ed entrai senza guardarlo. Mi buttai per la stanchezza su quel sedile che sembrava in realtà più un divanetto, portai la testa indietro e chiusi gli occhi. Li riaprii di scatto quando un filo di vento che mi accarezzò la pelle, mi fece rabbrividire. Sentii la portiera chiudersi e il filo di vento dissolversi. I miei occhi erano rivolti verso il tettino della limosine, ma la mia mente era consapevole della sua vicinanza. La limousine partì ed io respirai profondamente.
" Sei stanca!? "
La dolcezza che mise in quelle parole mi fece battere il cuore e perdere un pò di lucidità. Non capii poi se fu un'affermazione o una domanda. Lo guardai , c'eravamo solo noi, io e lui, distanti ma sentimentalmente vicini. Abbassai per un attimo gli occhi, non dovevo lasciarmi prendere dall'emozioni, e mi preparai per andare in  ' scena ' . Gli rivolsi uno sguardo glaciale.
" Stammi alla larga "
Detto questo  mi voltai verso il finestrino, completamente scuro. Lo sentii ridere.
" Se sei sicura di quello che provi perché tanta insicurezza!?! "
Con quelle parole mi colse di sorpresa, stavo per reagire ed urlare che ero sicura ma così avrei mandato a monte tutta la messa in scena. Cercai dunque di riflettere prima di parlare.
" Se la pensi così... " la disinvoltura che misi in quelle parole sembrò reale anche a me, non mi voltai per guardarlo anzi chiusi gli occhi. Calò il silenzio che attesi tanto. All'inizio mi prese una leggera inquietudine ma poi mi rilassai. Lo sentivo respirare o così pareva a me. Stupida mi insultai. Avrei voluto sbattere la testa  contro il sedile.
" Mi stai facendo impazzire! " mi accusò Robert di colpo. Mi girai per quell'affermazione piena di rabbia e frustrazione. Ci guardammo intensamente negli occhi e la maschera del mio personaggio cadde senza che me ne accorgessi. Ma cosa mi stava succedendo? Il volto di Rob era arrabbiato e il mio aveva l'espressione di una donna addolorata e piena di colpe, per cose che non avrebbe mai voluto commettere. Potevo evitare di sentire parlare di lui, potevo insultarlo ed essere fredda quanto volevo ma lui, lui era la persona che amavo...folle mi disse l'ultimo briciolo di lucidità che rimase nella mia testa.


Quando aprii gli occhi i fasci di luci  andavano e tornavano dal mio volto, la luce non era particolarmente luminosa poiché il vetro scuro della limousine la bloccava fortemente. Mi sentivo stordita: il sintomo che testimonia il ritorno della ragione nella testa. Stavo così, immersa nella mia fantasia ricca di emozioni. Un brivido mi percosse e solo in quel momento riacquistai la consapevolezza del mio corpo: lo sentivo libero, appagato ed estasiato.Un altro brivido. I residui dell'elettricità pensai entusiasta e divertita non accorgendomi  della situazione. Un brivido ripercorse di nuovo tutto il corpo e solo allora mi svegliai completamente da quel sonno inebriante.
Che cosa ho fatto?!
Scattai mettendomi seduta , la coperta che mi copriva scese lasciandomi scoperto il seno. La nudità del mio corpo mi fece ricordare quel lapsus, quella follia o pazzia, quel momento in cui, non resistendo, ad un tratto lo baciai, le nostre mani, i nostri corpi colmi di eccitazione, il tocco delle sue labbra sul mio corpo, la pressione che io facevo su lui, i nostri spasmi, il nostro amore passionale, dolce, trasgressivo, arrabbiato, frustrato e travolgente. Il piacere di averci, di toccarci e di assaporarci, questo fu tutto quello che scoppiò e che io non avrei dovuto far scoppiare. Mi accarezzai con la mano il braccio opposto ad essa come per consolarmi. La limousine non era ferma e in quello spazio in cui giacevo nuda era buio, nessuna luce, tranne quella che riusciva a filtrare dal vetro scuro. Nonostante questo riuscivo a guardarmi intorno e ad accorgermi della sua assenza.
Non mi feci nessuna domanda, non volevo sapere dove fosse. Mi rivestii in fretta e mi misi incollata alla portiera a guardare quei fasci di luce attraverso l'oscurità del finestrino. Decisi di pensare ad una canzone divertente, alla mia infanzia, ai giochi, alla scuola a tutto ciò che mi potesse occupare la mente e scacciare il pensare a quella situazione.
Ci riuscii, pensai ai prati, ai fiori, alle giornate al mare e a tante altre cose. Non so di preciso quanto tempo passò, la limousine dopo qualche curva si fermò. Ero indecisa sul da farsi, non sapevo se ero arrivata alla meta. Aspettai qualche minutino e poi con calma aprii la portiera e come una tartaruga che esce pian piano dal suo guscio, portai la testa fuori dalla limousine per riconoscere la familiarità di quel posto. L'aria fresca mi avvolse riportandomi a galla. Riconobbi quel muretto, quella rampa di scale, ero finalmente ritornata, in un certo senso, a casa. Trascinai fuori il corpo, anche lui pervaso subito dall'aria fresca mattutina. Chiusi sbattendo la portiera e cercando di non pensare. Sentii la portiera davanti aprirsi e vidi sbucare un uomo sulla cinquantina.
" Tutto bene signorina? " mi chiese camminando di lato alla limousine fino a sbucarmi davanti.
" Si sto bene e grazie per... per... " non mi veniva nessuna parola in mente. Fortunatamente l'uomo capì ciò che avrei voluto dire e mi sorrise.
" Non si preoccupi! felice di averla riaccompagnata a casa "
Sorrisi per la sua gentilezza e dolcezza.
" Le serve qualcos'altro? Vuole che l'accompagni sino.. "
" Oh no no " lo interruppi. " Grazie comunque " aggiunsi.
" Di niente! allora buona giornata " chinò leggermente la testa e metà del suo corpo fu coperto di nuovo dal lungo veicolo. Dovevo assolutamente sbrigarmi  a tornare a casa, non avrei potuto immaginare cosa avrebbe detto la gente se mi avesse vista uscire da una limousine e, avevo già l'impressione di essere osservata. Girai leggermente lo sguardo nella parte davanti della macchinona e, i nostri occhi si incontrarono. Rimasi senza fiato con il cuore che batteva all'impazzata. Il suo sguardo fermo e gelido era concentrato su di me. Non sapevo più cosa esprimere, come comportarmi, cosa fare, come reagire, sul mio volto c'era solo un velo di tristezza, vergogna e rimorso per quello che c'era stato e per come crollai. Sentii l'altra portiera davanti chiudersi, l'autista era ritornato al suo posto con affianco Robert: di certo anche lui si rese conto del grande sbaglio commesso e mentre dormivo decise di passare nella parte vicino all'autista, lasciandomi sola; quando la limousine si fermò non lo mandò a controllare per paura che stessi ancora nuda così aspettò che uscissi dalla macchinona e, non appena lo feci, mandò l'autista a vedere se andasse tutto bene; sicuramente andò così la storia.
La limousine fu messa in moto e noi ancora ci stavamo guardando. I suoi occhi abbandonarono i miei di improvviso.
" Ti amo Robert " sussurrai quando la limousine si allontanò portandomelo via.













  
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