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Autore: baby80    10/02/2010    2 recensioni
Quello che avrei voluto fosse successo dopo la famosa puntata dell'anime "un innamorato respinto"... la mia rivisitazione di ciò che successe dopo "lo strappo della camicia"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passate due settimane da quando Andrè era andato via ed Oscar provava un senso di sollievo e tristezza allo stesso tempo... una parte di lei sentiva una rabbia incontrollata nei confronti di Andrè mentre un'altra parte si sentiva persa senza di lui, senza il suo migliore amico, la persona che per lei c'era sempre stata... e  sentiva anche la mancanza di Andrè uomo, un André più forte, un Andrè che avrebbe voluto conoscere più a fondo.
Il tempo passava ed Oscar di li a poco avrebbe assunto un nuovo incarico, comandante dei soldati della guardia, ma quella non era l'unica novità nella vita di Oscar, il giovane Girodelle aveva chiesto la sua mano e il generale Bouillé aveva organizzato una serata danzante in suo onore, avrebbero partecipato gli uomini più facoltosi di Francia, e tra di loro, Oscar, avrebbe dovuto scegliere il proprio sposo.
Oscar trovava ridicola tutta questa faccenda, Girodelle, il ballo in suo onore, l'idea stessa di sposarsi, lei che era intenzionata a diventare in tutto e per tutto un uomo, l'unica cosa sensata da fare era riderci sopra, ed Oscar rise, rise tanto quel giorno, come non gli capitava da tempo, dai tempi in cui era una bambina...
Era una mattina fredda, insolita, quando il generale Jarjayes fece chiamare sua figlia per chiedere il suo perdono per averla cresciuta come un maschio ed averla privata della sua vita di donna, e per informarla che avrebbe dovuto partecipare al ballo in suo onore, vestita da donna, a tal proposito aveva chiamato una delle sarte più famose di Francia per confezionarle un abito adatto alla serata...
"non accetterò un no come risposta Oscar, partecipare al ballo sarà per me la conferma del tuo perdono, ti prego di accettare." il generale Jarjayes stava piangendo mentre  pronunciava queste parole
"Si, padre, farò come volete" disse, a fatica, Oscar
Oscar non avrebbe voluto accettare, non voleva, ma... ma gli si lacerò il cuore vedendo suo padre piangere e decise di accontentarlo, in fondo sarebbe stata una sera soltanto, e poi avrebbe cancellato per sempre la sua parte femminile.
Andrè aveva girovagato per giorni senza una meta precisa perso tra mille pensieri, aveva dormito sull'erba, cavalcato senza sosta, bevuto fino a non ricordare nulla, tutto per dimenticare quello che era successo, tutto per soffocare il pensiero di Oscar.
Proprio durante una serata passata a bere Andrè incontrò Alain, un soldato della guardia...

Era arrivato il momento tanto temuto da Oscar, l'incontro con quella sarta che le avrebbe confezionato l'abito per il ballo, passarono ore interminabili ma finalmente l'abito fu pronto, il generale Jarjayes non stava più nella pelle, così come la vecchia governante, tutti impazienti di vedere Oscar... Era bellissima in un abito nero che lasciava le spalle e la schiena nude, il corpetto di pizzo metteva in evidenza il seno pieno... i capelli raccolti esaltavano ancora di più i suoi bellissimi occhi azzurri...
"sei stupenda Oscar, non avrei mai dovuto importi di vivere come un uomo, mai. perdonami." disse tra le lacrime il generale Jarjayes
Oscar non disse nulla, sorrise al padre e cercò soltanto di farsi forza per sopportare quella serata.
Il generale e la governante andarono via ed Oscar poté rimanere sola, si avvicinò allo specchio e si osservò attentamente... un senso di smarrimento le percorse la schiena, come una scossa...
Andrè decise di tornare a casa Jarjayes proprio quel giorno, per informare sua nonna che si sarebbe arruolato nei soldati della guardia.
La nonna accolse Andrè con le lacrime... e rimproverandolo, come al solito, per averla fatta stare in pensiero... Andrè fu felice di questa accoglienza, la nonna sapeva sempre farlo sentire a "casa", amato.
Dopo aver informato la nonna d'essersi arruolato nei soldati della guardia, e dopo la sua ennesima  sfuriata, Andrè era pronto a lasciare la casa ma...
"Andrè prima di andartene devi vedere come è bella la nostra madamigella Oscar, il generale Jarjayes ha acquistato per lei un un magnifico abito per il ballo in suo onore che si svolgerà stasera... La nostra Oscar sta per sposarsi Andrè"
Ad Andrè sembrò che il cuore gli si fosse fermato nel petto, per qualche istante, ritornò in sé soltanto quando la nonna lo trascinò nella stanza di Oscar...
Andrè rimase senza parole, aveva già visto Oscar vestita da donna la sera in cui danzò con Fersen, ma quel giorno era, se possibile, più bella.
Oscar si girò di scatto, vide Andrè ed istintivamente si diresse verso di lui trasportata dalla rabbia, lo guardò dritto negli occhi e con voce gelida disse...
"è così che dovrei essere Andrè? è questo che dovrei essere?"
Andrè non disse nulla, si avvicinò ad Oscar, portò le mani tra i suoi capelli e li sciolse... i lunghissimi capelli biondi di Oscar scivolarono sulle spalle e poi giù lungo la schiena nuda... Oscar non si mosse, non disse nulla, in quel momento le sembrava difficile anche respirare... Andrè  fece scendere le mani lungo il viso di Oscar e delicatamente passò il pollice sulle sue labbra, erano così calde, tolse ogni traccia di belletto... Oscar sentì il cuore accelerare i battiti...
La mano di Andrè  trovò quasi da sola la strada che dalle labbra giungeva al petto di Oscar e li si fermò, senza paura, senza imbarazzo, come se fosse naturale giacere su quella pelle candida, come se gli fosse permesso farlo...
"E' qui che una donna è donna, non in un abito o in un belletto... e tu lo sei Oscar, proprio qui."
Oscar tentò di dire qualcosa ma non uscì nulla dalle sue labbra se non un alito di respiro... Andrè le sorrise e uscì dalla stanza senza proferire parola.
Dopo qualche secondo di stordimento Oscar ritornò lucida e spinta da chissà quale voce dentro di lei corse fuori dalla sua stanza e poi giù lungo la scalinata di casa Jarjayes, corse a piedi nudi e le mani strette attorno all'abito, corse per raggiungere Andrè ma l'uomo era già scomparso nel buio della sera.
Oscar rimase immobile, con i pugni che ancora stringevano la stoffa dell'abito, rimase in quella posizione fino a che una folata di vento non la risvegliò, e allora si rese conto che doveva muovere almeno un passo, guardò di fronte a lei, nell'oscurità che aveva inghiottito Andrè, si voltò verso le luci accoglienti della propria casa, e una sorta di panico le montò dentro, le mancava il respiro, non sapeva che fare, non sapeva cosa voleva, non sapeva chi era... Voleva solo fuggire da tutto e tutti, fuggire da suo padre, fuggire da Girodelle, fuggire dalla serata in suo onore, fuggire da Andrè e dalle sue parole, e così fece, fuggì... fuggì nell'oscurità della notte, con i piedi nudi e l'abito ancora stretto tra le mani.


Andrè stava camminando senza fermarsi, non avrebbe potuto farlo, se si fosse fermato sarebbe tornato indietro, sarebbe tornato indietro da lei, la sua Oscar, così ordinò alle gambe di continuare finché avrebbero retto.
Camminò cercando di cancellare dalla propria mente l'immagine di Oscar che i suoi occhi avevano catturato poco prima, ma non riusciva, sentiva ancora il profumo dei suoi capelli, il calore delle sue labbra e la curva del suo seno sotto le dita... fece di tutto per non pensare, ma quel pensiero era troppo forte, come avrebbe voluto poterla guardare ancora, studiare ogni singolo dettaglio di quella nuova Oscar... la pelle delicata, l'abito che metteva in evidenza forme inaspettate, e la curiosità di scoprire cosa vi era celato al di sotto di quella raffinata stoffa di seta nera... Andrè rise, rise di se stesso, lui, un attendente, un servo, non avrebbe dovuto fare certi pensieri su madamigella Oscar... rise ancora più forte immaginando la voce della nonna, e proprio il pensiero di quella vecchina lo riportò indietro, verso casa Jarjayes, dove avrebbe salutato la nonna, ripreso il suo vecchio sacco marrone e sarebbe andato via, verso una nuova vita, forse.


Nessuna luce ad illuminare casa Jarjayes, Oscar si fece scudo del buio per rientrare, ma prima o poi, lo sapeva, avrebbe dovuto affrontare suo padre, ma non in quel momento, non quella notte.
Attraversò il cortile del  palazzo ed entrò in punta di piedi dal retro, sarebbe passata dalle cucine, senza far rumore, un passo dopo l'altro fino alla propria stanza.
Arrivò quasi alla soglia della cucina quando sentì dei passi dietro di lei, chi poteva essere? La governante? Suo padre? Si voltò per vedere chi fosse ma quel gesto fu tanto brusco da farle perdere l'equilibrio, già poco stabile tra tutta la stoffa dell'abito.
Oscar sentì il suo corpo precipitare all'indietro ed era conscia del fatto che non avrebbe potuto far nulla per arrestare quella caduta, attendeva soltanto di toccare terra, ma non fu così, una mano afferrò il suo braccio e si sentì trascinare verso quel qualcuno che le aveva risparmiato una brutta caduta.

“chi sei?”
“sono io Oscar, sono sempre io...”
“Andrè... io... grazie”
“non ringraziarmi Oscar, ero qui per caso”
“ora puoi lasciarmi Andrè, credo di riuscire a stare sulle mie gambe”

Lasciare la presa attorno al corpo di Oscar fu difficile, ma Andrè la lasciò andare, perchè era giusto così, perchè non avrebbe potuto fare altrimenti. La vide girarsi e voltargli la schiena e sentì i suoi capelli solleticargli il viso, respirò profondamente il suo profumo e poi accese una candela pronto ad andare nella sua stanza, raccogliere il sacco e andarsene.

“Andrè! Spegni immediatamente la candela!” disse Oscar con fare rabbioso
“che ti prende Oscar, sei impazzita?”
“Andrè nessuno deve sapere che sono qui. Non voglio svegliare tua nonna o peggio mio padre. Non posso affrontarlo ora”
“Oscar non capisco...”

Un cigolio di porta, dei passi, sempre più vicini, una voce...
“Oscar, Oscar, sei tu?” la voce del generale Jarjayes risuonava in tutta la casa
“non voglio vedere mio padre” disse Oscar, più a se stessa che alla persona che in quel momento era nella stanza con lei
Andrè non conosceva la natura del turbamento di Oscar ma sapeva di dover far qualcosa, spense la candela con un soffio, afferrò il polso di Oscar e la trascinò con lui fuori dal palazzo, accanto alle scuderie, la fece appoggiare al muro e si mise davanti a lei, immobile.
Il generale Jarjayes uscì dalla casa, chiamò Oscar un paio di volte, perlustrò il cortile, e quando si rese conto che non c'era nessuno rientrò in casa borbottando contro la servitù che come al solito aveva dimenticato di chiudere la porta del retro, facendo entrare così, come era già successo qualche animale in cerca di cibo.
Oscar si sentiva sollevata, respirò profondamente e ringraziò Andrè
“comincia a far freddo Oscar, è meglio se ci ripariamo nelle scuderie”
“si” fu tutto quello che disse Oscar
Nelle scuderie c'era sempre un bel tepore, il calore dei cavalli, il loro respiro, rendevano tutto più caldo, più accogliente. Andrè accese la piccola lanterna che dondolava dal soffitto e quando si voltò la vide, la sua Oscar, in piedi poco distante da lui, con i suoi bellissimi capelli biondi, che le ricadevano lungo il corpo, in contrasto con quell'abito nero che ormai stava abituandosi a vederle addosso... stava nuovamente perdendosi in quei pensieri, ma non era il momento adatto, ora voleva far luce sul perchè Oscar voleva nascondersi dal generale Jarjayes.

“Allora Oscar, adesso vuoi dirmi perchè nessuno deve sapere che sei tornata? Non aspettavano il tuo ritorno dalla serata a palazzo Bouillé?” chiese Andrè sedendosi su un mucchio di fieno
“Io...” Oscar sentiva la voce uscirle a fatica, camminava nervosamente tormentando la stoffa dell'abito con le mani
“Io... io non ci sono andata. Non sono andata alla serata organizzata per me dal generale Buie”
Andrè si sentì sollevato ascoltando quelle parole.
“Io non potevo andarci Andrè, non potevo. Io non voglio sposarmi. Io voglio vivere come un uomo”
“Oscar tu non potrai mai essere un uomo, ma credo di aver già affrontato questo discorso con te”
“non ho chiesto il tuo parere Andrè”
“Non mentire a te stessa Oscar, davvero non hai provato nulla quando ti sei guardata con quell'abito indosso?” Andrè si alzò dal mucchio di fieno e camminò fino ad arrivare di fronte ad Oscar
“No Andrè non ho provato nulla” rispose Oscar mentre le sue mani tormentavano ancora la stoffa dell'abito
“Sei una bugiarda terribile Oscar” disse Andrè ridendo “adesso però vieni a sederti, stai tremando per il freddo”

I due giovani si sedettero sulla paglia, accanto ai loro cavalli, in cerca di un po' di calore. Rimasero in silenzio a lungo fino a quando la voce di Andrè disse, timidamente
“Oscar, ricordi quando da bambini ci nascondevamo qui dentro per ore, sotto la paglia, per far impazzire mia nonna?”
“eravamo terribili Andrè” Oscar rideva, ridevano entrambi, come quando erano bambini... risero per minuti interminabili, fino alle lacrime, fino al calare di un silenzio inevitabile.
La candela nella lanterna era arrivata alla fine, il buio avvolse le scuderie, e in quel momento Oscar poggiò la testa sulla spalla di Andrè, sicura dietro la maschera della notte, ed Andrè mise la sua mano tra i capelli di Oscar, accarezzandoli
“Buonanotte Oscar”
“Buonanotte Andrè”

Era giorno, ed era ormai giorno anche nelle scuderie, i raggi di sole filtravano attraverso le travi di legno, disegnando strane forme sulla paglia.
Andrè fu il primo a svegliarsi, infastidito da una mosca che gli ronzava sul viso, aprì gli occhi e si stiracchiò portando le braccia sopra la testa e sbadigliando rumorosamente, era ancora tutto confuso dal sonno, cercò di alzarsi ma non riuscì e si sorprese nel vedere i capelli biondi di Oscar sul proprio petto, aveva quasi dimenticato che avevano passato la notte insieme nelle scuderie.
Oscar dormiva ancora, con la testa abbandonata sul petto di Andrè, stesa su un fianco, aveva avuto una nottata movimentata a giudicare da quello che gli occhi del giovane, suo malgrado, stavano guardando... l'abito nero era alzato per metà lasciando scoperta una gamba... la gamba di Oscar era avvolta in una leggerissima calza nera che arrivava a metà coscia e li si fermava bloccata da un nastrino di raso bianco...
Per Andrè fu il panico, quell'immagine aveva fatto montare dentro di lui una voglia che conosceva fin troppo bene, voglia che in giovane età aveva soddisfatto prontamente con ragazze del suo rango, ma ora non avrebbe più potuto. Ed ecco di nuovo il panico che strisciava sotto la pelle, che fare? Svegliare Oscar bruscamente e scappare via? Andrè non ebbe il tempo di agire, Oscar si mosse, si fece ancora più vicina a lui e finalmente aprì gli occhi guardandosi attorno confusa, Andrè non disse nulla, non si mosse, a malapena riusciva a respirare.
Oscar percepì il corpo caldo del suo amico sotto di lei e non avendo più la maschera della notte a nasconderla si mise a sedere, il più velocemente possibile.
“Buongiorno Andrè”
“Buongiorno Oscar” fu tutto ciò che riuscirono a dire.
Dopo qualche secondo Oscar uscì dalle scuderie diretta verso casa, verso quel padre che avrebbe dovuto finalmente affrontare.
Andrè prese il suo sacco, salì sul cavallo e cavalcò lontano da casa Jarjayes.
  
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