La partita era finita
da poco.
Gli spettatori se ne erano andati quasi tutti,chi felice per la
vittoria della propria squadra sventolando la bandiera e chi,invece,mugugnando fra i denti all'indirizzo
dei propri rivali una promessa
di restituir loro la batosta a breve.
Sul campo usato per la partita non era
rimasto nessuno,fatta eccezione per due Maghi no, un
maschio ed una femmina che,con
il compito di rimettere in ordine lo stadio dopo la partita si
stavano dando da fare per
ripulire le varie gradinate dagli inevitabili rifiuti che quella folla
oceanica si era lasciata dietro
di sè.
Nei corridoi che collegavano lo stadio agli spogliatoi alcuni tifosi
della squadra vincitrice erano in attesa che i giocatori,che loro consideravano quasi degli
idoli,finissero di fare la doccia ed uscissero fuori,dedicando loro qualche
minuto.
Poco lontano c'era anche un gruppetto di giornalisti
sportivi pronti ad intercettare il primo
Del resto quel risultato era degno di nota:era da quasi vent'anni che i Cannoni di Chudley non avevano un campionato così fortunato.
Fin da quando era iniziata la stagione non avevano perso neanche una partita e,come se questo non bastasse,erano anche la squadra che aveva subito il minor numero di reti da parte degli avversari.
Ora che le partite del girone d'andata erano quasi terminate e che i Cannoni erano saldamente in testa,i tifosi cominciavano a sperare nella Coppa,anche se scaramanticamente non ne parlavano mai ad alta voce per paura di rompere qualche incantesimo favorevole.
La porta dello
spogliatoio si aprì ed il primo ad uscire fu l'annenatore Harris,un uomo di
oltre quarant'anni dai capelli
castani tagliati a spazzola,il viso allungato e magro e un paio di folti
mustacchi che gli incorniciava
la bocca.
I giornalisti si
accalcarono tutti su di lui alla ricerca anche della più piccola ed
insignificante delle
notizie:quell'uomo aveva preso la squadra all'inizio di luglio e con i suoi
metodi rudi e sbrigativi era
riuscito a rimettere in sesto i giocatori,psicologicamente e
moralmente.
L'allenatore riuscì ad allontanarsi soltanto di un paio di metri
dalla porta dello spogliatoio prima che i giornalisti gli fossero addosso.
-Coach Harris un commento sulla
vittoria?-domandò uno dei tanti giornalisti,facendo partire la
piuma d'oca ancor prima che
l'uomo dicesse una sola parola.
-E' stata una bella partita,ma avremmo potuto
fare di meglio-commentò questi.
-Non è soddisfatto della prova dei suoi
giocatori?-chiese un'altro giornalista.
Harris lanciò uno sguardo al gruppo e
si fermò nel centro del corridoio.
-Non ho detto questo.
Io mi aspetto
sempre il meglio dai miei ragazzi e loro lo sanno...Anche quando giocano al
massimo della forma io chiedo
loro di più-spiegò.
-Che ci dice della prestazione di Potter?-chiese una
donna,una delle poche giornaliste sportive del mondo magico.
-Credo che si commenti da sola,lei non
crede?-domandò Harris a sua volta,l'accenno di un sorriso sul volto.
Il mormorio alle loro spalle fece capire ai
giornalisti che la porta degli spogliatoi si era aperta
Ronald Potter.
Dopo essersi congedati dall'allenatore Harris,si mossero velocemente verso di lui,ben consapevoli che l'uomo non avrebbe provato ad evitarli troppo impegnato a firmare autografi e a scambiare qualche battuta con i suoi "fans".
Era uno dei pochi giocatori professionisti con cui i tifosi sentivano di avere un confronto diretto, un vero rapporto di amicizia,ovviamente nei limiti del possibile:fin dall'inizio della sua carriera,quando ancora giocava nelle serie minori,Ronald aveva avuto un atteggiamento benevolo e socievole verso i tifosi,considerandoli parte della sua vittoria.
Quando li vide fermarsi tutti intorno a lui,alzò per
qualche istante lo sguardo dalla maglietta
-Salve ragazzi,come va?-domandò neanche stesse parlando con un gruppo di vecchi amici.
-Ronald complimenti per la partita di oggi!Hai concesso soltanto trenta punti alla squadra avversaria-disse uno del gruppo.
-Che volete farci...E' il mio lavoro,no?Se facessi altrimenti mi dimezzerebbero lo stipendio-commentò lui scherzoso.
Alcuni giornalisti ridacchiarono e Ronald,dopo aver firmato l'ultimo autografo,salutò i tifosi e si allontanò dalla porta degli spogliatoi.
-Stai cercando di battere qualche record?Credi di riuscire a raggiungere il record di Helmut York?-si sentì chiedere.
L'uomo alzò le spalle.
-Chi può dirlo?Non entro in campo con quell'idea in mente...Cerco soltanto di non far fare brutta figura alla squadra-rispose sincero.
Girò un angolo del corridoio e aguzzò la vista quando vide tre figure ferme alla fine di questo.
Spontaneo un sorriso gli stese le labbra prima che,con un movimento fulmineo di quelli che usava sul campo,si voltasse verso i giornalisti e lanciasse loro uno sguardo circolare.
-Ragazzi che ne dite di farmi andare a casa?Inoltre dovete ancora intervistare i miei compagni...-disse loro.
Nonostante fosse lampante che l'idea non piacesse loro neanche un pò,il gruppo si arrese e,dopo che i fotografi ebbero scattato una foto veloce di Ronald,gli voltarono le spalle e se ne tornarono indietro lungo la strada da cui erano venuti.
Sollevato di essersi liberato di quella opprimente
compagnia,Ronald tornò a voltarsi e ad
Il primo ad accorgersi del suo arrivo fu il bambino,che sentendo il rumore dei passi eccheggiare per il corridoio allontanò lo sguardo dal fumetto che stava leggendo e si alzò in piedi;la donna,intenta ad ascoltare i discorsi della bambina,non si era accorta del suo arrivo,ma colse il movimento del figlio e mosse lo sguardo nella stessa direzione,sorridendo non appena lo vide arrivare prima di fare un cenno alla bambina che si voltò all'istante verso di lui.
-Papo!-
L'esclamazione,accompagnata dai passi veloci della bambina,lo fece sorridere;si fermò e aspettò che lei fosse abbastanza vicina da poterla sollevare fra le braccia.
-Ehi fagiolino!Accidenti quanto sei diventata grande,fra un pò non ce la farò più a prenderti in braccio...-le disse cercando di apparire serio.
Ma era un'impresa che il più delle volte gli riusciva impossibile:ogni volta che guardava sua figlia,automaticamente sul suo volto si disegnava quello che i suoi fratelli chiamavano "sorriso ebete".
Charlotte era una bellissima bambina dagli occhi verdi ed i capelli rossi tipici della famiglia Weasley che aveva da poco compiuto cinque anni.
Era una bambina spigliata e buffa a cui piaceva,come tutte le bambine alla sua età, frugare nell'armadio della mamma alla ricerca del vestito più bello o delle scarpe più alte,in modo da poter essere la più elegante quando nella sua stanza sarebbe stato offerto il tè ai suoi peluche.
Sul viso candido e leggermente spruzzato di lentiggini di sua figlia si disegnarono due piccole fossette ai lati delle guance non appena le labbra della piccola si distesero in un sorriso.
-Lo dici tutte le volte-gli disse.
-Perchè è vero...Ora che ne dici di darmi il bacio della vittoria?-le disse con lo stesso tono di voce di poco prima.
Le braccia corte della bambina si allacciarono attorno al collo di Ronald e,come sempre dopo una partita,la piccola gli scoccò un bacio sulla guancia sinistra.
Non appena le labbra della figlia sfiorarono la sua guancia,Ronald sorrise e ricambiò il bacio, prima di incamminarsi lungo il corridoio,sistemando la bambina contro il fianco destro e stringendo con la mano libera la sacca del Quidditch.
Non dovette fare
che pochi passi prima di raggiungere gli altri due.
-Ehi campione!-disse
all'indirizzo del bambino che,ancora accanto alla madre,gli andò
incontro.
-Papà sei stato fantastico!Non ho mai visto nessuno fare una parata
come quella che tu hai fatto a
McCallister...Lunedì a scuola i miei amici non faranno altro che parlare di
te!-gli disse euforico.
Poche persone avrebbero creduto,a prima vista,che Lowell
fosse suo figlio;dove i suoi capelli erano ribelli e rossi,quelli del bambino erano facilmente governabili e
castani,i suoi occhi erano marroni mentre quelli di Lowell erano grigi,alcune volte quasi
trasparenti.
Ma avevano la stessa passione per lo sport,erano entrambi
terribilmente disordinati e a Ronald piaceva passare del tempo con il bambino aiutandolo con i compiti oppure
uscendo insieme per fare una
corsa in bici o andare al cinema.
Ronald a quelle parole sorrise e gli passò
una mano fra i capelli prima di portare lo sguardo sulla donna che fino a quel momento era rimasta in
silenzio,ma che non lo aveva perso di vista neanche un'attimo.
-Ciao-
Sentendo su di sè lo sguardo
attento di sua moglie,Ronald si lasciò scrutare dalla punta dei
piedi fino a quella dei
capelli,finchè i loro occhi non tornarono ad incontrarsi.
-E quel livido sul
sopracciglio sinistro?Perchè non te lo sei fatto curare in infermeria?-gli
domandò poi.
Lui alzò le
spalle in un gesto noncurante.
-Ho pensato che volessi prendertene cura tu-le
rispose sincero.
La donna lo fissò per qualche altro secondo prima che le sue
labbra si distendessero in un sorriso.
-Sei sempre il solito...-commentò.
Ronald sorrise a sua
volta,mise a terra Charlotte e fece il passo che mancava per avvicinarsi a
lei.
Come aveva fatto lui
poco prima,Rebecca restò immobile aspettando che fosse Ronald a
raggiungerla e quando furono
uno davanti all'altra alzò una mano verso il suo viso e gli
allontanò alcune ciocche di
capelli in modo che non finissero davanti agli occhi e diede un'altra
occhiata al livido.
-Ha un
brutto aspetto-disse poi tornando a guardare il marito-Potresti evitare di farti
massacrare per una partita di
Quidditch?-aggiunse sinceramente preoccupata.
-Lo sai come sono fatto:quando
gioco non mi accorgo di nulla,neanche se un bolide mi
colpisce-fece lui passandosi
una mano dietro il collo.
Un suono a metà fra il divertito e lo scettico uscì
dalle labbra chiuse di Rebecca.
-Mi sei mancata-disse Ronald cambiando
abilmente discorso.
Conosceva sua moglie,sapeva che non avrebbe smesso di
preoccuparsi finchè non avesse fatto sparire il livido,ma aveva bisogno di dirle come si era sentito durante
quella settimana di lontananza.
-Beh se devo essere sincera tu non è che mi sei mancato
poi così tanto:ho avuto il letto tutto per me,non dovevo litigare per il telecomando...-fece lei.
Stanco di
tutti quei discorsi,Ronald portò una mano dietro la schiena della
donna,spingendola contro di sè
e avvicinando contemporaneamente il viso a quello di lei,facendo incontrare le
loro bocche.
Sorrise quando
sentì l'istantanea risposta al bacio.
Remore della presenza dei bambini si
staccò quasi subito da lei e aprì gli occhi,incontrando
subito i suoi ridenti occhi
grigi.
-Uff...Anche tu mi sei mancato,d'accordo?Ora che ne dici di andare a
casa così ti curo quel livido?-
Le luci spente nel portico le fecero capire
che la casa era vuota.
Girò la chiave nella serratura e aprì la porta
principale fermandosi nell'ingresso dove restò immobile qualche secondo,ancora
con la porta aperta,in ascolto di possibili rumori dai piani superiori.
Non
sarebbe stata la prima volta che dimenticava di accendere le luci di servizio
sul portico.
-Sono tornata!-disse a voce alta.
Il silenzio che ottenne in
risposta le confermò la sensazione iniziale:suo marito doveva essere ancora al
lavoro.
Si voltò e chiuse la porta,accendendo le luci dell'ingresso e quelle
del portico,per poi togliersi il cappotto e posarlo sull'attaccapanni distante
da lei soltanto pochi passi.
Dopodichè,prima di posare anche la borsa,la aprì
e ne tirò fuori una cartellina semirigida.
Continuando a rigirarla fra le
mani si incamminò verso la cucina,dove accese le luci e lanciò il fascicolo sul
bancone di marmo grigio.
Perchè le poche pagine contenute lì dentro le
facevano tanta paura?
A venticinque anni Lily Potter Thomas aveva tutto
quello che aveva sempre desiderato dalla vita:il lavoro dei suoi sogni,come
Pozionista presso il Ministero,una famiglia che nonostante gli screzi
dell'adolescenza era sempre pronta ad offrirle aiuto nei momenti di bisogno,ed
un marito che amava come il primo giorno e da cui era ricambiata nella stessa
maniera.
Daniel ai suoi occhi era l'uomo perfetto,anche se conosceva
perfettamente tutti i suoi difetti e le sue mancanze:era l'uomo più ordinato e
preciso che avesse mai conosciuto in vita sua,quasi un maniaco
dell'ordine,inoltre,ancora adesso dopo tanti anni c'erano state occasioni in cui
era bastata una parola sbagliata a scatenare una lite,proprio come quando erano
ragazzi.
Ma dopo dieci anni,di cui cinque di
convivenza e tre di matrimonio,entrambi sapevano come comportarsi con l'altro in
modo da non inasprire la situazione.
Nella sua vita tutto era perfetto:la sua
famiglia amava Daniel,compreso suo padre che ormai aveva smesso di vederla
sempre come la sua "bambina" e aveva accettato l'idea che si facesse una vita
altrove.
Anche Dean Thomas,il padre di Daniel aveva finito per accettarla
nella famiglia,anche grazie all'aiuto di Scott,il suo compagno,che Lily
adorava;ora quello che sia Dean sia sua madre aspettavano con ansia era l'arrivo
di un nipotino.
-Tesoro siete sposati da tre anni,non credi che sia arrivata
l'ora di avere un marmocchio che gira per casa?-le aveva chiesto un giorno
Scott.
E a quanto sembrava qualcuno aveva ascoltato le loro
richieste....
Lentamente,quasi avesse paura che quel fascicolo le esplodesse
in faccia,Lily si avvicinò al bancone e vi si appoggiò contro aprendo la
cartellina su cui era scritto il suo nome.
Era incinta.
Ancora non
riusciva a crederci!Eppure aveva le prove lì proprio sotto il naso:le analisi
del sangue e l'ecografia che le avevano fatto quel pomeriggio.
Pensare che
tutto era iniziato con un capogiro:qualche giorno prima,mentre era intenta a
preparare una pozione si era dovuta allontanare dal calderone perchè l'effluvio
di rabarbaro le aveva fatto girare la testa.
Era la prima volta che le
succedeva una cosa simile:neanche quando si occupava di pozioni più complesse e
pericolose aveva avuto di quei problemi!
Così aveva pensato di fare qualche
controllo,certa che si trattasse soltanto di un calo di pressione o di
un'anemia,ma invece aveva dovuto ricredersi.
Naturalmente era felice per
quella notizia,ma era piena di dubbi:sarebbe stata all'altezza?
Aveva
abbastanza spirito materno per mettere da parte un lavoro che adorava e
dedicarsi completamente ad un'altra persona?
E Daniel?Cosa ne avrebbe
pensato?Non avevano mai affrontato quell'argomento e ogni volta che Scott o sua
madre facevano quel tipo di commento lui si limitava a sorridere e ad alzare le
spalle,senza dir nulla.
Cosa avrebbe fatto se Daniel non avesse voluto quel
figlio?
-Tesoro?Ci sei?-
La voce che arrivò a lei
dal corridoio la riscosse dai suoi pensieri.
Chiuse il fascicolo e voltò le
spalle al bancone,quasi a nascondere le prove della sua gravidanza al
marito.
-In cucina!-disse a voce abbastanza alta perchè lui la
sentisse.
Pochi attimi e lui la raggiunse.
-Ehi dov'eri finita?Sono venuto
a prenderti al lavoro,ma mi hanno detto che eri già uscita-le disse andandole
incontro.
Dannazione!Possibile che doveva scegliere proprio quel giorno per
fare una cosa carina verso di lei?
-Ah,ecco io avevo un paio di commissioni
da fare-disse alzandosi sulle punte per dargli un bacio veloce.
Daniel
annuì.
Come Lily aveva realizzato il suo sogno di diventare Pozionista,anche
Daniel aveva realizzato il suo:dopo Hogwarts era entrato nell'Accademia per
Auror e ne era uscito due anni dopo con il massimo dei voti e un lavoro
assicurato presso il Ministero.
Nel giro di pochi anni era entrato a far
parte di una squadra speciale,di cui facevano parte soltanto i soggetti più
valorosi e competenti;ancora adesso,a distanza di anni,Lily ricordava
l'espressione felice e allo stesso tempo orgogliosa che era dipinta sul volto
dell'uomo quando le aveva fatto quell'annuncio.
Soddisfatto dalla risposta
della moglie,Daniel annuì e si avvicinò al frigo per poi tirar fuori una
bottiglietta d'acqua.
Lily lo osservò attentamente in quegli attimi di
relativa distrazione,indecisa se mantenere ancora il segreto oppure dire tutto
subito,senza aspettare oltre.
Probabilmente quella notizia avrebbe colto di
sorpresa Daniel in entrambi i casi,ma magari se avesse atteso qualche giorno
avrebbe potuto sondare il terreno e cercare di capire che cosa ne pensava il
marito su una possibile gravidanza.
E se avesse scoperto che era l'ultimo dei
suoi pensieri?
-Va tutto bene?-
L'uomo che si era
accorto di come lo sguardo di Lily non lo avesse abbandonato neanche un
istante,posò la bottiglietta sul mobile più vicino e la fissò di rimando.
-Tu
mi ami Dan?-si ritrovò a chiedergli lei.
Non sapeva neanche perchè gli aveva
fatto quella domanda...Conosceva la risposta!
Eppure aveva bisogno di
sentirselo dire,di avere un'ulteriore rassicurazione,di qualcosa che l'aiutasse
a decidere.
Un'espressione sorpresa si disegnò sul viso di Daniel,seguita da
un sorriso.
-Ci devo riflettere...-scherzò.
-Sìì serio per un
momento!-
Lo vide incrociare le braccia all'altezza del petto e rimandarle lo
stesso sguardo serio.
-Ora so per certo che c'è qualcosa che non
va-fece.
Lily sospirò rumorosamente e si ravviò alcune ciocche di capelli
dietro l'orecchio destro, voltandogli la schiena.
Pochi secondi e Daniel fu
dietro di lei,le mani posate su entrambe le spalle con fare rassicurante che
ebbero l'effetto di mandarla ancora più in confusione.
-E' successo qualcosa
al lavoro?O ci sono dei problemi con la nostra famiglia?-le chiese cercando di
individuare la radice dell'infelicità della moglie.
Lei scosse la testa e
allontanandosi di un altro passo da lui tornò a voltarsi,per poterlo fissare in
volto.
Ormai non poteva più rimandare,gli aveva insinuato il dubbio e
conoscendolo sapeva che non sarebbe stato sereno finchè non avesse scoperto cosa
la preoccupava.
Alzò gli occhi ad incontrare quelli verdi di suo marito
e,inconsapevolmente,si ritrovò a trattenere il respiro.
-Sono
incinta-annunciò.
A quell'annuncio gli occhi di Daniel si spalancarono e lei
li vide affondare nei suoi.
Cosa aspettarsi ora?
Il silenzio sembrava chiudersi opprimente su
di loro e Lily si ritrovò a cercare qualcos'altro da dirgli,quasi dovesse
confermare le sue parole.
-L'ho scoperto questa mattina...Un paio di giorni
fa avevo avuto un malore al lavoro e...-iniziò.
-Ti sei sentita male e non mi
hai detto niente?-la interruppe lui sorpreso.
-Non credevo fosse nulla di
grave,ho dato la colpa alla pozione che stavo preparando!
Però poi dalle
analisi è risultato essere tutt'altra cosa...-aggiunse.
Lanciò un'occhiata al
marito e lo scoprì pensieroso:avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere cosa gli
passava per la testa in quel momento!
Forse aveva bisogno di una piccola
spinta per lasciarsi andare.
-Ascolta lo so che non abbiamo mai parlato di
avere un bambino,e che abbiamo sempre riso alle richieste di mia madre e di
Scott,ma ora eccoci qui...Rischiamo di diventare genitori-disse cercando di
apparire più tranquilla di quanto non fosse in realtà.
Fortunatamente ottenne
l'effetto desiderato,visto che Daniel sorrise alla sua battuta.
Spronata da
quel sorriso,Lily fece un passo verso di lui,senza mai staccare lo sguardo dal
suo.
-So che al momento può sembrare una notizia scioccante e sconvolgente,ma
possiamo vederla come un ulteriore prova che siamo destinati a stare
insieme,almeno per un'altra ventina d'anni-commentò scherzosa,cercando di
nascondere sotto l'ironia la sua paura di un rifiuto.
Questa volta suo marito
si lasciò andare ad una risatina accennata che la tranquilizzò visibilmente,così
come la rassicurò il braccio che Dan fece scivolare attorno alle sue
spalle.
-Io non la definirei scioccante...Direi piuttosto fantastica-disse
poggiando la fronte contro quella di lei e fissandola con uno sguardo
brillante.
La reazione di Lily si fece aspettare
qualche secondo,poi sul suo volto si disegnò un sorriso, luminoso quasi quanto
lo sguardo di Daniel,e le sue braccia scattarono attorno al collo del
marito,nascondendo per qualche attimo il viso nella sua spalla.
-Dici sul
serio?-gli domando poi rialzando la testa e tornando a guardarlo.
-Stai
scherzando?E' la notizia più bella che ho ricevuto dopo quella dell'ammissione
al gruppo speciale di Auror...Anzi credo che questa la superi
anche!-
Sentendosi felice come poche volte nella vita,Lily posò le mani sulle
guance del marito e lo baciò,cercando di trasmettere attraverso quel bacio tutto
l'amore che provava per lui.
Come aveva fatto a dubitare anche solo per un
attimo che lui non sarebbe stato felice di quel bambino?Che assurdità!
-Da
quanto sei incinta?-le domandò lui poi.
-Cinque settimane-gli disse Lily
avvicinandosi al bancone per prendere l'ecografia e mostrargliela.
Ben
consapevole che Daniel non avrebbe capito quasi nulla,gli indicò il piccolo
embrione che si era già formato e che con il passare dei mesi sarebbe diventato
il loro bambino.
-Cinque settimane...-mormorò ricordando perfettamente dove
si trovavano un mese e mezzo prima.
Per festeggiare il compleanno di Ronald e
James,avevano deciso di affittare tutti insieme una casa sulle montagne italiane
e,magari,fare anche un pò di sci.
Quello che Dan ricordava maggiormente
però,era il silenzio della loro camera da letto, e la complicità ed intimità che
si era creata fra lui e Lily durante quella settimana.
Lily sorrise e
annuì,prima che un'espressione urgente si disegnasse sul suo
volto.
-Cosa?-domandò Daniel,anche se un sospetto di cosa si trattasse lo
aveva.
Conoscendo sua moglie,c'era un'altra persona da informare subito del
lieto evento.
-Devo chiamare Albus!Non posso certo aspettare domani per
dirglielo!-rispose la donna confermando le sue ipotesi.
-Che ci fai al buio?-
Tutti si erano
sorpresi quando,al quarto anno di specializzazione Medimagica,Rose Weasley
Potter aveva scelto Pediatria.
Suo padre l'aveva sempre immaginata come un
grande chirurgo,mentre sua madre aveva sempre sperato che si specializzasse in
malattie infettive e genetiche.
L'unico che non era rimasto sorpreso da
quella scelta era stato suo marito,James Potter.
L'unico a capire il vero
motivo che aveva spinto la donna a fare quella scelta.
Quando dieci anni
prima avevano scelto di stare insieme,Rose e James avevano ottenuto il benestare
della famiglia,ma ad una condizione:non avrebbero mai dovuto avere
figli.
Così i loro sogni di una grande famiglia numerosa,quasi quanto la
stessa famiglia Potter,erano andati in fumo;avevano dovuto dire addio a
Nathan,Hope e Emily,i tre bambini che speravano di avere in futuro e che ormai
nella mente di Rose erano così chiari neanche li avesse già accanto.
-La sola
cosa che conta per me è che restiamo insieme-diceva sempre la donna quando James
provava ad affrontare quell'argomento.
L'uomo aveva provato a considerare la
situazione da più punti di vista,pensando a cosa sarebbe successo se avessero
trasgredito alla "regola base" che controllava il loro rapporto:cosa avrebbero
potuto fare i loro genitori se,accidentalmente,Rose fosse rimasta
incinta?
L'avrebbero costretta ad abortire?James
avrebbe preferito tagliare tutti i ponti e non incontrare più nessuno di loro
piuttosto che far subire una simile imposizione alla propria
compagna.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere sua moglie ed era per
questo che in tutti quegli anni non aveva mai tentato di "andare a
vedere".
Con il passare degli anni i due ragazzi si erano sposati e,mentre
Rose inziava la sua carriera nella Medimagia,James aveva deciso di avventurarsi
nel mondo babbano e di lavorare al fianco di suo padre:lo aveva sempre
affascinato il mondo della radio,soprattutto della "Virgin Radio" in cui era
cresciuto e dove praticamente conosceva tutti,dal primo dirigente fino
all'ultimo inserviente.
Così a diciannove anni aveva iniziato uno stage
presso la radio lavorando come segretario personale di uno dei dj della
radio,che lo aveva introdotto ai segreti e all'arte del lavorare con la radio e
con la voce.
Dopo un anno era una delle voci di punta
della "Virgin Radio".
Se nella vita professionale le cose andavano a gonfie
vele,in quella privata avevano inziato ad esserci dei problemi.
Non c'era
stato mai un segnale chiaro e lampante,ma piccoli segni che lo avevano portato a
capire che qualcosa stava cambiando...E che lui non sapeva come rimediare,come
far tornare le cose a com'erano un tempo.
Era stato soltanto nell'ultimo anno
che era apparso chiaro che Rose non era più felice,o almeno non felice come era
un tempo.
Forse la presenza quasi costante dei figli di Ronald a casa,e
l'essere circondata da bambini a lavoro non l'aiutava ad allontanare il pensiero
da ciò che a lei era negato.
Non che James non si rendesse conto che c'era
qualcosa che non andava,ma non sapeva cosa fare per aiutare sè stesso e la donna
che amava.
La sua paura più grande era che un giorno quel figlio mancato
potesse portare Rose ad odiare il loro rapporto,dando la colpa al loro amore per
quell'enorme vuoto nella sua vita.
Quando quella sera era tornato a casa dal
lavoro,aveva trovato la casa avvolta nel buio e nonostante avesse ritenuto
strana la cosa visto che solitamente Rose cercava di tornare a casa sempre prima
di lui,si era incamminato per il corridoio dell'ingresso lasciandosi dietro una
scia di luci accese:quella di servizio fuori dalla porta,quella dell'ingresso e
quella del corridoio.
Arrivato nel salotto,accese anche lì la luce,ma
sobbalzò spaventato quando vide una figura ferma seduta su una poltrona.
Solo
quando gli occhi si furono ripresi dalla luce si rese conto che quella statua
perfettamente immobile era sua moglie.
-Cazzo!Mi hai spaventato...-le disse
posando una mano allo stipite della porta,continuando a fissarla.
Come se
soltanto in quel momento Rose si fosse accorta della sua presenza,si voltò verso
di lui;fu grazie a quel movimento che James si accorse del bicchiere che teneva
stretto fra le dita della mano sinistra.
Sua moglie non beveva mai,data la
sua minima resistenza all'alcool,quindi vederle quel bicchiere fra le dita gli
fece capire che era successo qualcosa.
-Che ci fai al buio?-le domandò
facendo un passo verso di lei.
In risposta ricevette soltanto il silenzio più
profondo.
-Hai cominciato i festeggiamenti senza di me?-chiese allora
cercando di affrontare la situazione da un altro punto di vista.
-Ha chiamato
tua sorella-fece Rose senza guardarlo.
-E' successo qualcosa?-le chiese
subito James,l'istinto del "fratello maggiore" che prendeva il sopravvento su
tutto il resto.
Finalmente sua moglie si voltò a guardarlo e James si ritrovò
a pensare che avrebbe voluto che non lo avesse fatto:non l'aveva mai vista così
triste.
Sembrava che nel suo sguardo ci fosse racchiusa tutta la tristezza
del mondo....
-Lei e Daniel aspettano un bambino-si limitò a dire.
L'unica
cosa che seppe fare in risposta a quelle parole fu un breve cenno con la
testa.
Alzò una mano fino ai suoi capelli e si grattò la testa,lasciando
cadere di nuovo il silenzio: Rose avrebbe preso quella gravidanza come un
affronto personale,quasi fosse un insulto.
Dopo qualche altro istante di
silenzio si ritrovò a sospirare rumorosamente e si staccò dallo stipite della
porta.
-Forse dovrei chiamarla per congratularmi con lei...-disse facendo il
gesto di voltarle le spalle.
-E' tutto quello che sai dire?-si sentì
chiedere.
Fermandosi di nuovo sulla porta,voltato per metà verso il
corridoio,James rialzò lo sguardo verso la donna e incontrò di nuovo quello
sguardo ferito e triste.
-Non sei arrabbiato neanche un pò?-domandò ancora
Rose.
-Arrabbiato?Perchè mia sorella è rimasta incinta?-le chiese lui a sua
volta.
La donna sbuffò e si alzò in piedi,camminando nervosamente per il
piccolo tratto di corridoio vicino alla poltrona.
-Lei neanche lo ha cercato
questo figlio!-la sentì commentare.
James fece un paio di passi in
avanti,inoltrandosi nel salotto senza però avvicinarsi alla moglie, cercando le
parole giuste per farle capire quanto fossero sbagliate le sue
parole.
-Rose...-
-No!-lo interruppe lei prima che potesse dire qualsiasi
cosa-Se mi ripeti un'altra volta che noi non possiamo andare avanti così e che
dobbiamo cercare un equilibrio,ti giuro che mi metto ad urlare!-lo
ammonì.
-Cosa vuoi che ti dica allora?Cosa vuoi sentirmi dire?-le domandò
stizzito.
-Che non è giusto!Che Lily ha sbagliato a sbatterci sotto il naso
la sua felicità!Avrebbe dovuto mostrarsi più rispettosa della nostra situazione
e non comportarsi come se questo fosse il più bel giorno della sua vita!
Lei
non lo voleva neanche un figlio!-ripetè ancora ferita.
James sentì i muscoli facciali tendersi in
un espressione tesa,dura,a quelle parole:erano arrivati a quel punto?
Davvero
erano arrivati ad essere invidiosi,o meglio,gelosi,della felicità di Lily?
La
loro situazione,come la chiamava Rose,non aveva nulla di grave:sapevano fin
dall'inizio qual'era il prezzo da pagare per restare insieme,quindi perchè ora
tutto stava diventando più complicato e tragico?
-No,non lo dirò.
Sono
felice per Lily e Dan...Forse non è quello che si erano aspettati,ed è vero
anche che non lo hanno cercato,ma sono lo stesso felice per loro!
E sono
quasi certo che questo sia il giorno più bello delle loro vite!-le disse con
voce misurata,cercando di farla ragionare.
Rose,che non gli aveva staccato
gli occhi di dosso per tutto il tempo,sospirò e incrociò le braccia all'altezza
del petto.
-Beh si vede che tu sei più nobile di me-
L'aria nella stanza
stava diventando sempre più tesa:aveva bisogno aria fresca.
Senza dire
un'altra parola,James si voltò e si avviò verso il corridoio d'ingresso da cui
era venuto poco prima.
-Dove vai adesso?-gli giunse la voce di Rose dalla
soglia della porta.
-Ho bisogno d'aria-le disse senza voltarsi,mentre
infilava il cappotto.
Senza aspettare una sua risposta,afferrò la maniglia e
aprì la porta di casa:aveva bisogno di rumore,di bere qualcosa e di qualcuno con
cui parlare.
E sapeva esattamente dove trovare tutte e tre le
cose.
Tutte le mattine,prima di andare a lavoro,Alice
Weasley si fermava nello Starbuck vicino allo studio per prendere un caffè
macchiato e leggere il giornale in pace.
Occasionalmente,quando decideva che
poteva fare uno strappo alla dieta che seguiva da quando ne aveva memoria,si
concedeva anche un muffin al cioccolato per avere la carica giusta per
affrontare la giornata.
La sua pausa non durava mai più di venti
minuti,giusto il tempo per dare una veloce letta al giornale e controllare che
non ci fossero notizie importanti.
Controllava anche le pagine che la maggior
parte della gente considerava superflue,quelle che riportavano gli annunci
mortuari o quelli di fidanzamento,concedendo ai primi un pensiero triste e agli
altri un sorriso d'incoraggiamento.
Quindi non c'era niente di solito nei
suoi gesti quella mattina,mentre sfogliava serena il giornale,la schiena
rilassata poggiata contro lo schienale della sedia.
Eppure qualcosa colpì la sua
attenzione.
Qualcosa che la bloccò per qualche secondo prima che avesse di
nuovo il controllo dei muscoli; poggiò il giornale sul
tavolino,facendo attenzione a non colpire la tazza vuota,e continuò a
fissare lo sguardo sulla pagina,ritornando a leggere quelle
poche righe che l'avevano tanto colpita.
"Lucas
Zabini e Mandy Greengrass annunciano gioiosi il loro fidanzamento.
Dopo ben
dieci anni di vita in comune,la coppia ha finalmente deciso di convolare a
nozze.
I due,che si sono conosciuti sui banchi di scuola,hanno capito di non
poter fare a meno dell'altra alla
fine dell'ultimo anno,al momento di separarsi definitivamente.
Data
l'importanza della coppia nella società,ci si aspetta che questo sarà un
matrimonio sfarzoso e che farà
parlare anche per gli anni a venire."
Con un gesto distratto Alice chiuse il
giornale,fissando lo sguardo sulla vetrata davanti a sè.
Sapeva che sarebbe
successo,prima o poi...Era strano che avessero fatto passare dieci anni
prima di decidersi a sposarsi.
Se fosse successo lei lo
avrebbe saputo,in un modo o nell'altro,anzi era strano che Scorpius
non si fosse fatto scappare nulla prima.
Sicuramente sarebbe
stato lui il testimone di Luke.
Erano felici insieme?
Lui era
felice?
A ventiquattro anni,Alice Weasley era ciò
che molte persone definirebbero realizzata:dirigeva,in società
con suo fratello Justin uno studio di architettura,sia per interni che per
esterni,aveva
una famiglia su cui poter contare in ogni momento,amici fidati e sempre pronti ad esserle
d'aiuto se ne avesse avuto bisogno,e un compagno
che l'amava.
Ma questo bastava perchè lei si sentisse davvero
realizzata?
Amava il suo lavoro,che le permetteva di esprimere tutta la sua
creatività ed il caos che aveva dentro,e amava la sua
famiglia.
Inoltre amava Eric...O almeno provava per lui un sentimento molto
simile all'amore.
Dopo quello che era successo con Luke,Alice non aveva mai
provato per nessun'altro la stessa passione,lo stesso
sentimento e la stessa intensità.
Come se avesse esaurito con Luke tutto il
suo amore.
Eric era il suo compagno da quasi quattro anni ormai e lei era
ogni giorno più grata ai Maghi Riuniti o a chi per loro,per aver permesso che le
loro strade si incontrassero,ma nonostante questo non poteva fare a meno di
chiedersi cosa sarebbe successo se le cose sarebbero andate diversamente.
Ora
però tutte quelle domande avevano fine.
La notizia del matrimonio di Luke con
quella donna era lì davanti ai suoi occhi,la prova concreta che lui era andato
avanti con la sua vita,che l'aveva dimenticata da tanto tempo e che le sue non
erano state le paranoie di una ragazzina.
Quell'annuncio di matrimonio
segnava la fine di un capitolo della vita.
Si alzò in piedi abbandonando il
giornale sul tavolino e si avviò verso l'uscita,salutando come ogni mattina le
cameriere del locale.
Non avrebbe permesso che il fantasma di Luke le
rovinasse la vita,fosse anche per un altro giorno.
Doveva seguire il suo
esempio e dimenticarlo.
Niente di più facile...
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