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Autore: crazy640    12/02/2010    23 recensioni
Terzo capitolo della saga inziata con "Io e te...per sempre?", seguita da "Forbidden Passions". Incentrata principalmente sui juniors! "Erano felici insieme? Lui era felice? Tutte quelle domande avevano fine,la notizia del matrimonio era lì davanti ai suoi occhi,la prova concreta che lui era andato avanti con la sua vita,che l'aveva dimenticata da tanto tempo e che le sue non erano state paranoie" PERSONAGGI PRINCIPALI:ROSE WEASLEY,JAMES SIRIUS POTTER,RONALD POTTER,REBECCA PACIOCK,LILY POTTER,DANIEL THOMAS,ALBUS SEVERUS POTTER,SCORPIUS MALFOY.
Genere: Romantico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Io e te per sempre'
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big news

 

 

 

La partita era finita da poco.
Gli spettatori se ne erano andati quasi tutti,chi felice per la vittoria della propria squadra
sventolando la bandiera e chi,invece,mugugnando fra i denti all'indirizzo dei propri rivali una promessa di restituir loro la batosta a breve.
Sul campo usato per la partita non era rimasto nessuno,fatta eccezione per due Maghi no, un
maschio ed una femmina che,con il compito di rimettere in ordine lo stadio dopo la partita si stavano dando da fare per ripulire le varie gradinate dagli inevitabili rifiuti che quella folla oceanica si era lasciata dietro di sè.
Nei corridoi che collegavano lo stadio agli spogliatoi alcuni tifosi della squadra vincitrice erano
in attesa che i giocatori,che loro consideravano quasi degli idoli,finissero di fare la doccia ed uscissero fuori,dedicando loro qualche minuto.


Poco lontano c'era anche un gruppetto di giornalisti sportivi pronti ad intercettare il primo
giocatore disponibile per una breve intervista.
Del resto quel risultato era degno di nota:era da quasi vent'anni che i Cannoni di Chudley non
avevano un campionato così fortunato.
Fin da quando era iniziata la stagione non avevano perso neanche una partita e,come se
questo non bastasse,erano anche la squadra che aveva subito il minor numero di reti da parte degli avversari.
Ora che le partite del girone d'andata erano quasi terminate e che i Cannoni erano saldamente
in testa,i tifosi cominciavano a sperare nella Coppa,anche se scaramanticamente non ne parlavano mai ad alta voce per paura di rompere qualche incantesimo favorevole.

La porta dello spogliatoio si aprì ed il primo ad uscire fu l'annenatore Harris,un uomo di oltre quarant'anni dai capelli castani tagliati a spazzola,il viso allungato e magro e un paio di folti mustacchi che gli incorniciava la bocca.
I giornalisti si accalcarono tutti su di lui alla ricerca anche della più piccola ed insignificante
delle notizie:quell'uomo aveva preso la squadra all'inizio di luglio e con i suoi metodi rudi e sbrigativi era riuscito a rimettere in sesto i giocatori,psicologicamente e moralmente.
L'allenatore riuscì ad allontanarsi soltanto di un paio di metri dalla porta dello spogliatoio prima
che i giornalisti gli fossero addosso.
-Coach Harris un commento sulla vittoria?-domandò uno dei tanti giornalisti,facendo partire la
piuma d'oca ancor prima che l'uomo dicesse una sola parola.
-E' stata una bella partita,ma avremmo potuto fare di meglio-commentò questi.
-Non è soddisfatto della prova dei suoi giocatori?-chiese un'altro giornalista.
Harris lanciò uno sguardo al gruppo e si fermò nel centro del corridoio.
-Non ho detto questo.
Io mi aspetto sempre il meglio dai miei ragazzi e loro lo sanno...Anche quando giocano al
massimo della forma io chiedo loro di più-spiegò.
-Che ci dice della prestazione di Potter?-chiese una donna,una delle poche giornaliste sportive
del mondo magico.
-Credo che si commenti da sola,lei non crede?-domandò Harris a sua volta,l'accenno di un
sorriso sul volto.


Il mormorio alle loro spalle fece capire ai giornalisti che la porta degli spogliatoi si era aperta
di nuovo;neanche fossero un blocco unico,si voltarono e lanciarono uno sguardo al corridoio che avevano lasciato poco prima,intercettando fra la folla di tifosi il Portiere della squadra e principale artefice di quella sfilza di vittorie.
Ronald Potter.
Dopo essersi congedati dall'allenatore Harris,si mossero velocemente verso di lui,ben
consapevoli che l'uomo non avrebbe provato ad evitarli troppo impegnato a firmare autografi e a scambiare qualche battuta con i suoi "fans".
Era uno dei pochi giocatori professionisti con cui i tifosi sentivano di avere un confronto
diretto, un vero rapporto di amicizia,ovviamente nei limiti del possibile:fin dall'inizio della sua carriera,quando ancora giocava nelle serie minori,Ronald aveva avuto un atteggiamento benevolo e socievole verso i tifosi,considerandoli parte della sua vittoria.


Quando li vide fermarsi tutti intorno a lui,alzò per qualche istante lo sguardo dalla maglietta
con il suo numero che stava autografando e sorrise loro.
-Salve ragazzi,come va?-domandò neanche stesse parlando con un gruppo di vecchi amici.
-Ronald complimenti per la partita di oggi!Hai concesso soltanto trenta punti alla squadra
avversaria-disse uno del gruppo.
-Che volete farci...E' il mio lavoro,no?Se facessi altrimenti mi dimezzerebbero lo stipendio-
commentò lui scherzoso.
Alcuni giornalisti ridacchiarono e Ronald,dopo aver firmato l'ultimo autografo,salutò i tifosi e si
allontanò dalla porta degli spogliatoi.
-Stai cercando di battere qualche record?Credi di riuscire a raggiungere il record di Helmut
York?-si sentì chiedere.
L'uomo alzò le spalle.
-Chi può dirlo?Non entro in campo con quell'idea in mente...Cerco soltanto di non far fare
brutta figura alla squadra-rispose sincero.
Girò un angolo del corridoio e aguzzò la vista quando vide tre figure ferme alla fine di questo.
Spontaneo un sorriso gli stese le labbra prima che,con un movimento fulmineo di quelli che
usava sul campo,si voltasse verso i giornalisti e lanciasse loro uno sguardo circolare.
-Ragazzi che ne dite di farmi andare a casa?Inoltre dovete ancora intervistare i miei
compagni...-disse loro.
Nonostante fosse lampante che l'idea non piacesse loro neanche un pò,il gruppo si arrese
e,dopo che i fotografi ebbero scattato una foto veloce di Ronald,gli voltarono le spalle e se ne tornarono indietro lungo la strada da cui erano venuti.


Sollevato di essersi liberato di quella opprimente compagnia,Ronald tornò a voltarsi e ad
incamminarsi verso la fine del corridoio,lo sguardo fisso sulle tre figure sedutre su una panchina di pietra:una donna e due bambini.
Il primo ad accorgersi del suo arrivo fu il bambino,che sentendo il rumore dei passi
eccheggiare per il corridoio allontanò lo sguardo dal fumetto che stava leggendo e si alzò in piedi;la donna,intenta ad ascoltare i discorsi della bambina,non si era accorta del suo arrivo,ma colse il movimento del figlio e mosse lo sguardo nella stessa direzione,sorridendo non appena lo vide arrivare prima di fare un cenno alla bambina che si voltò all'istante verso di lui.
-Papo!-
L'esclamazione,accompagnata dai passi veloci della bambina,lo fece sorridere;si fermò e
aspettò che lei fosse abbastanza vicina da poterla sollevare fra le braccia.
-Ehi fagiolino!Accidenti quanto sei diventata grande,fra un pò non ce la farò più a prenderti in
braccio...-le disse cercando di apparire serio.
Ma era un'impresa che il più delle volte gli riusciva impossibile:ogni volta che guardava sua
figlia,automaticamente sul suo volto si disegnava quello che i suoi fratelli chiamavano "sorriso ebete".
Charlotte era una bellissima bambina dagli occhi verdi ed i capelli rossi tipici della famiglia
Weasley che aveva da poco compiuto cinque anni.
Era una bambina spigliata e buffa a cui piaceva,come tutte le bambine alla sua età, frugare
nell'armadio della mamma alla ricerca del vestito più bello o delle scarpe più alte,in modo da poter essere la più elegante quando nella sua stanza sarebbe stato offerto il tè ai suoi peluche.
Sul viso candido e leggermente spruzzato di lentiggini di sua figlia si disegnarono due piccole
fossette ai lati delle guance non appena le labbra della piccola si distesero in un sorriso.
-Lo dici tutte le volte-gli disse.
-Perchè è vero...Ora che ne dici di darmi il bacio della vittoria?-le disse con lo stesso tono di
voce di poco prima.
Le braccia corte della bambina si allacciarono attorno al collo di Ronald e,come sempre dopo
una partita,la piccola gli scoccò un bacio sulla guancia sinistra.
Non appena le labbra della figlia sfiorarono la sua guancia,Ronald sorrise e ricambiò il bacio,
prima di incamminarsi lungo il corridoio,sistemando la bambina contro il fianco destro e stringendo con la mano libera la sacca del Quidditch.


Non dovette fare che pochi passi prima di raggiungere gli altri due.
-Ehi campione!-disse all'indirizzo del bambino che,ancora accanto alla madre,gli andò incontro.
-Papà sei stato fantastico!Non ho mai visto nessuno fare una parata come quella che tu hai
fatto a McCallister...Lunedì a scuola i miei amici non faranno altro che parlare di te!-gli disse euforico.
Poche persone avrebbero creduto,a prima vista,che Lowell fosse suo figlio;dove i suoi capelli
erano ribelli e rossi,quelli del bambino erano facilmente governabili e castani,i suoi occhi erano marroni mentre quelli di Lowell erano grigi,alcune volte quasi trasparenti.
Ma avevano la stessa passione per lo sport,erano entrambi terribilmente disordinati e a Ronald
piaceva passare del tempo con il bambino aiutandolo con i compiti oppure uscendo insieme per fare una corsa in bici o andare al cinema.
Ronald a quelle parole sorrise e gli passò una mano fra i capelli prima di portare lo sguardo
sulla donna che fino a quel momento era rimasta in silenzio,ma che non lo aveva perso di vista neanche un'attimo.
-Ciao-
Sentendo su di sè lo sguardo attento di sua moglie,Ronald si lasciò scrutare dalla punta dei
piedi fino a quella dei capelli,finchè i loro occhi non tornarono ad incontrarsi.
-E quel livido sul sopracciglio sinistro?Perchè non te lo sei fatto curare in infermeria?-gli
domandò poi.
Lui alzò le spalle in un gesto noncurante.
-Ho pensato che volessi prendertene cura tu-le rispose sincero.
La donna lo fissò per qualche altro secondo prima che le sue labbra si distendessero in un
sorriso.
-Sei sempre il solito...-commentò.
Ronald sorrise a sua volta,mise a terra Charlotte e fece il passo che mancava per avvicinarsi a
lei.
Come aveva fatto lui poco prima,Rebecca restò immobile aspettando che fosse Ronald a
raggiungerla e quando furono uno davanti all'altra alzò una mano verso il suo viso e gli allontanò alcune ciocche di capelli in modo che non finissero davanti agli occhi e diede un'altra occhiata al livido.
-Ha un brutto aspetto-disse poi tornando a guardare il marito-Potresti evitare di farti
massacrare per una partita di Quidditch?-aggiunse sinceramente preoccupata.
-Lo sai come sono fatto:quando gioco non mi accorgo di nulla,neanche se un bolide mi
colpisce-fece lui passandosi una mano dietro il collo.
Un suono a metà fra il divertito e lo scettico uscì dalle labbra chiuse di Rebecca.
-Mi sei mancata-disse Ronald cambiando abilmente discorso.
Conosceva sua moglie,sapeva che non avrebbe smesso di preoccuparsi finchè non avesse fatto
sparire il livido,ma aveva bisogno di dirle come si era sentito durante quella settimana di lontananza.
-Beh se devo essere sincera tu non è che mi sei mancato poi così tanto:ho avuto il letto tutto
per me,non dovevo litigare per il telecomando...-fece lei.
Stanco di tutti quei discorsi,Ronald portò una mano dietro la schiena della donna,spingendola
contro di sè e avvicinando contemporaneamente il viso a quello di lei,facendo incontrare le loro bocche.
Sorrise quando sentì l'istantanea risposta al bacio.
Remore della presenza dei bambini si staccò quasi subito da lei e aprì gli occhi,incontrando
subito i suoi ridenti occhi grigi.
-Uff...Anche tu mi sei mancato,d'accordo?Ora che ne dici di andare a casa così ti curo quel
livido?-

 


Le luci spente nel portico le fecero capire che la casa era vuota.
Girò la chiave nella serratura e aprì la porta principale fermandosi nell'ingresso dove restò immobile qualche secondo,ancora con la porta aperta,in ascolto di possibili rumori dai piani superiori.
Non sarebbe stata la prima volta che dimenticava di accendere le luci di servizio sul portico.
-Sono tornata!-disse a voce alta.
Il silenzio che ottenne in risposta le confermò la sensazione iniziale:suo marito doveva essere ancora al lavoro.
Si voltò e chiuse la porta,accendendo le luci dell'ingresso e quelle del portico,per poi togliersi il cappotto e posarlo sull'attaccapanni distante da lei soltanto pochi passi.
Dopodichè,prima di posare anche la borsa,la aprì e ne tirò fuori una cartellina semirigida.
Continuando a rigirarla fra le mani si incamminò verso la cucina,dove accese le luci e lanciò il fascicolo sul bancone di marmo grigio.
Perchè le poche pagine contenute lì dentro le facevano tanta paura?
A venticinque anni Lily Potter Thomas aveva tutto quello che aveva sempre desiderato dalla vita:il lavoro dei suoi sogni,come Pozionista presso il Ministero,una famiglia che nonostante gli screzi dell'adolescenza era sempre pronta ad offrirle aiuto nei momenti di bisogno,ed un marito che amava come il primo giorno e da cui era ricambiata nella stessa maniera.
Daniel ai suoi occhi era l'uomo perfetto,anche se conosceva perfettamente tutti i suoi difetti e le sue mancanze:era l'uomo più ordinato e preciso che avesse mai conosciuto in vita sua,quasi un maniaco dell'ordine,inoltre,ancora adesso dopo tanti anni c'erano state occasioni in cui era bastata una parola sbagliata a scatenare una lite,proprio come quando erano ragazzi.


Ma dopo dieci anni,di cui cinque di convivenza e tre di matrimonio,entrambi sapevano come comportarsi con l'altro in modo da non inasprire la situazione.
Nella sua vita tutto era perfetto:la sua famiglia amava Daniel,compreso suo padre che ormai aveva smesso di vederla sempre come la sua "bambina" e aveva accettato l'idea che si facesse una vita altrove.
Anche Dean Thomas,il padre di Daniel aveva finito per accettarla nella famiglia,anche grazie all'aiuto di Scott,il suo compagno,che Lily adorava;ora quello che sia Dean sia sua madre aspettavano con ansia era l'arrivo di un nipotino.
-Tesoro siete sposati da tre anni,non credi che sia arrivata l'ora di avere un marmocchio che gira per casa?-le aveva chiesto un giorno Scott.
E a quanto sembrava qualcuno aveva ascoltato le loro richieste....
Lentamente,quasi avesse paura che quel fascicolo le esplodesse in faccia,Lily si avvicinò al bancone e vi si appoggiò contro aprendo la cartellina su cui era scritto il suo nome.
Era incinta.
Ancora non riusciva a crederci!Eppure aveva le prove lì proprio sotto il naso:le analisi del sangue e l'ecografia che le avevano fatto quel pomeriggio.
Pensare che tutto era iniziato con un capogiro:qualche giorno prima,mentre era intenta a preparare una pozione si era dovuta allontanare dal calderone perchè l'effluvio di rabarbaro le aveva fatto girare la testa.
Era la prima volta che le succedeva una cosa simile:neanche quando si occupava di pozioni più complesse e pericolose aveva avuto di quei problemi!
Così aveva pensato di fare qualche controllo,certa che si trattasse soltanto di un calo di pressione o di un'anemia,ma invece aveva dovuto ricredersi.
Naturalmente era felice per quella notizia,ma era piena di dubbi:sarebbe stata all'altezza?
Aveva abbastanza spirito materno per mettere da parte un lavoro che adorava e dedicarsi completamente ad un'altra persona?
E Daniel?Cosa ne avrebbe pensato?Non avevano mai affrontato quell'argomento e ogni volta che Scott o sua madre facevano quel tipo di commento lui si limitava a sorridere e ad alzare le spalle,senza dir nulla.
Cosa avrebbe fatto se Daniel non avesse voluto quel figlio?


-Tesoro?Ci sei?-
La voce che arrivò a lei dal corridoio la riscosse dai suoi pensieri.
Chiuse il fascicolo e voltò le spalle al bancone,quasi a nascondere le prove della sua gravidanza al marito.
-In cucina!-disse a voce abbastanza alta perchè lui la sentisse.
Pochi attimi e lui la raggiunse.
-Ehi dov'eri finita?Sono venuto a prenderti al lavoro,ma mi hanno detto che eri già uscita-le disse andandole incontro.
Dannazione!Possibile che doveva scegliere proprio quel giorno per fare una cosa carina verso di lei?
-Ah,ecco io avevo un paio di commissioni da fare-disse alzandosi sulle punte per dargli un bacio veloce.
Daniel annuì.
Come Lily aveva realizzato il suo sogno di diventare Pozionista,anche Daniel aveva realizzato il suo:dopo Hogwarts era entrato nell'Accademia per Auror e ne era uscito due anni dopo con il massimo dei voti e un lavoro assicurato presso il Ministero.
Nel giro di pochi anni era entrato a far parte di una squadra speciale,di cui facevano parte soltanto i soggetti più valorosi e competenti;ancora adesso,a distanza di anni,Lily ricordava l'espressione felice e allo stesso tempo orgogliosa che era dipinta sul volto dell'uomo quando le aveva fatto quell'annuncio.
Soddisfatto dalla risposta della moglie,Daniel annuì e si avvicinò al frigo per poi tirar fuori una bottiglietta d'acqua.
Lily lo osservò attentamente in quegli attimi di relativa distrazione,indecisa se mantenere ancora il segreto oppure dire tutto subito,senza aspettare oltre.
Probabilmente quella notizia avrebbe colto di sorpresa Daniel in entrambi i casi,ma magari se avesse atteso qualche giorno avrebbe potuto sondare il terreno e cercare di capire che cosa ne pensava il marito su una possibile gravidanza.
E se avesse scoperto che era l'ultimo dei suoi pensieri?


-Va tutto bene?-
L'uomo che si era accorto di come lo sguardo di Lily non lo avesse abbandonato neanche un istante,posò la bottiglietta sul mobile più vicino e la fissò di rimando.
-Tu mi ami Dan?-si ritrovò a chiedergli lei.
Non sapeva neanche perchè gli aveva fatto quella domanda...Conosceva la risposta!
Eppure aveva bisogno di sentirselo dire,di avere un'ulteriore rassicurazione,di qualcosa che l'aiutasse a decidere.
Un'espressione sorpresa si disegnò sul viso di Daniel,seguita da un sorriso.
-Ci devo riflettere...-scherzò.
-Sìì serio per un momento!-
Lo vide incrociare le braccia all'altezza del petto e rimandarle lo stesso sguardo serio.
-Ora so per certo che c'è qualcosa che non va-fece.
Lily sospirò rumorosamente e si ravviò alcune ciocche di capelli dietro l'orecchio destro, voltandogli la schiena.
Pochi secondi e Daniel fu dietro di lei,le mani posate su entrambe le spalle con fare rassicurante che ebbero l'effetto di mandarla ancora più in confusione.
-E' successo qualcosa al lavoro?O ci sono dei problemi con la nostra famiglia?-le chiese cercando di individuare la radice dell'infelicità della moglie.
Lei scosse la testa e allontanandosi di un altro passo da lui tornò a voltarsi,per poterlo fissare in volto.
Ormai non poteva più rimandare,gli aveva insinuato il dubbio e conoscendolo sapeva che non sarebbe stato sereno finchè non avesse scoperto cosa la preoccupava.
Alzò gli occhi ad incontrare quelli verdi di suo marito e,inconsapevolmente,si ritrovò a trattenere il respiro.
-Sono incinta-annunciò.
A quell'annuncio gli occhi di Daniel si spalancarono e lei li vide affondare nei suoi.
Cosa aspettarsi ora?


Il silenzio sembrava chiudersi opprimente su di loro e Lily si ritrovò a cercare qualcos'altro da dirgli,quasi dovesse confermare le sue parole.
-L'ho scoperto questa mattina...Un paio di giorni fa avevo avuto un malore al lavoro e...-iniziò.
-Ti sei sentita male e non mi hai detto niente?-la interruppe lui sorpreso.
-Non credevo fosse nulla di grave,ho dato la colpa alla pozione che stavo preparando!
Però poi dalle analisi è risultato essere tutt'altra cosa...-aggiunse.
Lanciò un'occhiata al marito e lo scoprì pensieroso:avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere cosa gli passava per la testa in quel momento!
Forse aveva bisogno di una piccola spinta per lasciarsi andare.
-Ascolta lo so che non abbiamo mai parlato di avere un bambino,e che abbiamo sempre riso alle richieste di mia madre e di Scott,ma ora eccoci qui...Rischiamo di diventare genitori-disse cercando di apparire più tranquilla di quanto non fosse in realtà.
Fortunatamente ottenne l'effetto desiderato,visto che Daniel sorrise alla sua battuta.
Spronata da quel sorriso,Lily fece un passo verso di lui,senza mai staccare lo sguardo dal suo.
-So che al momento può sembrare una notizia scioccante e sconvolgente,ma possiamo vederla come un ulteriore prova che siamo destinati a stare insieme,almeno per un'altra ventina d'anni-commentò scherzosa,cercando di nascondere sotto l'ironia la sua paura di un rifiuto.
Questa volta suo marito si lasciò andare ad una risatina accennata che la tranquilizzò visibilmente,così come la rassicurò il braccio che Dan fece scivolare attorno alle sue spalle.
-Io non la definirei scioccante...Direi piuttosto fantastica-disse poggiando la fronte contro quella di lei e fissandola con uno sguardo brillante.


La reazione di Lily si fece aspettare qualche secondo,poi sul suo volto si disegnò un sorriso, luminoso quasi quanto lo sguardo di Daniel,e le sue braccia scattarono attorno al collo del marito,nascondendo per qualche attimo il viso nella sua spalla.
-Dici sul serio?-gli domando poi rialzando la testa e tornando a guardarlo.
-Stai scherzando?E' la notizia più bella che ho ricevuto dopo quella dell'ammissione al gruppo speciale di Auror...Anzi credo che questa la superi anche!-
Sentendosi felice come poche volte nella vita,Lily posò le mani sulle guance del marito e lo baciò,cercando di trasmettere attraverso quel bacio tutto l'amore che provava per lui.
Come aveva fatto a dubitare anche solo per un attimo che lui non sarebbe stato felice di quel bambino?Che assurdità!
-Da quanto sei incinta?-le domandò lui poi.
-Cinque settimane-gli disse Lily avvicinandosi al bancone per prendere l'ecografia e mostrargliela.
Ben consapevole che Daniel non avrebbe capito quasi nulla,gli indicò il piccolo embrione che si era già formato e che con il passare dei mesi sarebbe diventato il loro bambino.
-Cinque settimane...-mormorò ricordando perfettamente dove si trovavano un mese e mezzo prima.
Per festeggiare il compleanno di Ronald e James,avevano deciso di affittare tutti insieme una casa sulle montagne italiane e,magari,fare anche un pò di sci.
Quello che Dan ricordava maggiormente però,era il silenzio della loro camera da letto, e la complicità ed intimità che si era creata fra lui e Lily durante quella settimana.
Lily sorrise e annuì,prima che un'espressione urgente si disegnasse sul suo volto.
-Cosa?-domandò Daniel,anche se un sospetto di cosa si trattasse lo aveva.
Conoscendo sua moglie,c'era un'altra persona da informare subito del lieto evento.
-Devo chiamare Albus!Non posso certo aspettare domani per dirglielo!-rispose la donna confermando le sue ipotesi.

 


-Che ci fai al buio?-
Tutti si erano sorpresi quando,al quarto anno di specializzazione Medimagica,Rose Weasley Potter aveva scelto Pediatria.
Suo padre l'aveva sempre immaginata come un grande chirurgo,mentre sua madre aveva sempre sperato che si specializzasse in malattie infettive e genetiche.
L'unico che non era rimasto sorpreso da quella scelta era stato suo marito,James Potter.
L'unico a capire il vero motivo che aveva spinto la donna a fare quella scelta.
Quando dieci anni prima avevano scelto di stare insieme,Rose e James avevano ottenuto il benestare della famiglia,ma ad una condizione:non avrebbero mai dovuto avere figli.
Così i loro sogni di una grande famiglia numerosa,quasi quanto la stessa famiglia Potter,erano andati in fumo;avevano dovuto dire addio a Nathan,Hope e Emily,i tre bambini che speravano di avere in futuro e che ormai nella mente di Rose erano così chiari neanche li avesse già accanto.
-La sola cosa che conta per me è che restiamo insieme-diceva sempre la donna quando James provava ad affrontare quell'argomento.
L'uomo aveva provato a considerare la situazione da più punti di vista,pensando a cosa sarebbe successo se avessero trasgredito alla "regola base" che controllava il loro rapporto:cosa avrebbero potuto fare i loro genitori se,accidentalmente,Rose fosse rimasta incinta?


L'avrebbero costretta ad abortire?James avrebbe preferito tagliare tutti i ponti e non incontrare più nessuno di loro piuttosto che far subire una simile imposizione alla propria compagna.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere sua moglie ed era per questo che in tutti quegli anni non aveva mai tentato di "andare a vedere".
Con il passare degli anni i due ragazzi si erano sposati e,mentre Rose inziava la sua carriera nella Medimagia,James aveva deciso di avventurarsi nel mondo babbano e di lavorare al fianco di suo padre:lo aveva sempre affascinato il mondo della radio,soprattutto della "Virgin Radio" in cui era cresciuto e dove praticamente conosceva tutti,dal primo dirigente fino all'ultimo inserviente.
Così a diciannove anni aveva iniziato uno stage presso la radio lavorando come segretario personale di uno dei dj della radio,che lo aveva introdotto ai segreti e all'arte del lavorare con la radio e con la voce.


Dopo un anno era una delle voci di punta della "Virgin Radio".
Se nella vita professionale le cose andavano a gonfie vele,in quella privata avevano inziato ad esserci dei problemi.
Non c'era stato mai un segnale chiaro e lampante,ma piccoli segni che lo avevano portato a capire che qualcosa stava cambiando...E che lui non sapeva come rimediare,come far tornare le cose a com'erano un tempo.
Era stato soltanto nell'ultimo anno che era apparso chiaro che Rose non era più felice,o almeno non felice come era un tempo.
Forse la presenza quasi costante dei figli di Ronald a casa,e l'essere circondata da bambini a lavoro non l'aiutava ad allontanare il pensiero da ciò che a lei era negato.
Non che James non si rendesse conto che c'era qualcosa che non andava,ma non sapeva cosa fare per aiutare sè stesso e la donna che amava.
La sua paura più grande era che un giorno quel figlio mancato potesse portare Rose ad odiare il loro rapporto,dando la colpa al loro amore per quell'enorme vuoto nella sua vita.


Quando quella sera era tornato a casa dal lavoro,aveva trovato la casa avvolta nel buio e nonostante avesse ritenuto strana la cosa visto che solitamente Rose cercava di tornare a casa sempre prima di lui,si era incamminato per il corridoio dell'ingresso lasciandosi dietro una scia di luci accese:quella di servizio fuori dalla porta,quella dell'ingresso e quella del corridoio.
Arrivato nel salotto,accese anche lì la luce,ma sobbalzò spaventato quando vide una figura ferma seduta su una poltrona.
Solo quando gli occhi si furono ripresi dalla luce si rese conto che quella statua perfettamente immobile era sua moglie.
-Cazzo!Mi hai spaventato...-le disse posando una mano allo stipite della porta,continuando a fissarla.
Come se soltanto in quel momento Rose si fosse accorta della sua presenza,si voltò verso di lui;fu grazie a quel movimento che James si accorse del bicchiere che teneva stretto fra le dita della mano sinistra.
Sua moglie non beveva mai,data la sua minima resistenza all'alcool,quindi vederle quel bicchiere fra le dita gli fece capire che era successo qualcosa.
-Che ci fai al buio?-le domandò facendo un passo verso di lei.
In risposta ricevette soltanto il silenzio più profondo.
-Hai cominciato i festeggiamenti senza di me?-chiese allora cercando di affrontare la situazione da un altro punto di vista.
-Ha chiamato tua sorella-fece Rose senza guardarlo.
-E' successo qualcosa?-le chiese subito James,l'istinto del "fratello maggiore" che prendeva il sopravvento su tutto il resto.
Finalmente sua moglie si voltò a guardarlo e James si ritrovò a pensare che avrebbe voluto che non lo avesse fatto:non l'aveva mai vista così triste.
Sembrava che nel suo sguardo ci fosse racchiusa tutta la tristezza del mondo....
-Lei e Daniel aspettano un bambino-si limitò a dire.
L'unica cosa che seppe fare in risposta a quelle parole fu un breve cenno con la testa.
Alzò una mano fino ai suoi capelli e si grattò la testa,lasciando cadere di nuovo il silenzio: Rose avrebbe preso quella gravidanza come un affronto personale,quasi fosse un insulto.
Dopo qualche altro istante di silenzio si ritrovò a sospirare rumorosamente e si staccò dallo stipite della porta.
-Forse dovrei chiamarla per congratularmi con lei...-disse facendo il gesto di voltarle le spalle.
-E' tutto quello che sai dire?-si sentì chiedere.
Fermandosi di nuovo sulla porta,voltato per metà verso il corridoio,James rialzò lo sguardo verso la donna e incontrò di nuovo quello sguardo ferito e triste.
-Non sei arrabbiato neanche un pò?-domandò ancora Rose.
-Arrabbiato?Perchè mia sorella è rimasta incinta?-le chiese lui a sua volta.
La donna sbuffò e si alzò in piedi,camminando nervosamente per il piccolo tratto di corridoio vicino alla poltrona.
-Lei neanche lo ha cercato questo figlio!-la sentì commentare.
James fece un paio di passi in avanti,inoltrandosi nel salotto senza però avvicinarsi alla moglie, cercando le parole giuste per farle capire quanto fossero sbagliate le sue parole.
-Rose...-
-No!-lo interruppe lei prima che potesse dire qualsiasi cosa-Se mi ripeti un'altra volta che noi non possiamo andare avanti così e che dobbiamo cercare un equilibrio,ti giuro che mi metto ad urlare!-lo ammonì.
-Cosa vuoi che ti dica allora?Cosa vuoi sentirmi dire?-le domandò stizzito.
-Che non è giusto!Che Lily ha sbagliato a sbatterci sotto il naso la sua felicità!Avrebbe dovuto mostrarsi più rispettosa della nostra situazione e non comportarsi come se questo fosse il più bel giorno della sua vita!
Lei non lo voleva neanche un figlio!-ripetè ancora ferita.


James sentì i muscoli facciali tendersi in un espressione tesa,dura,a quelle parole:erano arrivati a quel punto?
Davvero erano arrivati ad essere invidiosi,o meglio,gelosi,della felicità di Lily?
La loro situazione,come la chiamava Rose,non aveva nulla di grave:sapevano fin dall'inizio qual'era il prezzo da pagare per restare insieme,quindi perchè ora tutto stava diventando più complicato e tragico?
-No,non lo dirò.
Sono felice per Lily e Dan...Forse non è quello che si erano aspettati,ed è vero anche che non lo hanno cercato,ma sono lo stesso felice per loro!
E sono quasi certo che questo sia il giorno più bello delle loro vite!-le disse con voce misurata,cercando di farla ragionare.
Rose,che non gli aveva staccato gli occhi di dosso per tutto il tempo,sospirò e incrociò le braccia all'altezza del petto.
-Beh si vede che tu sei più nobile di me-
L'aria nella stanza stava diventando sempre più tesa:aveva bisogno aria fresca.
Senza dire un'altra parola,James si voltò e si avviò verso il corridoio d'ingresso da cui era venuto poco prima.
-Dove vai adesso?-gli giunse la voce di Rose dalla soglia della porta.
-Ho bisogno d'aria-le disse senza voltarsi,mentre infilava il cappotto.
Senza aspettare una sua risposta,afferrò la maniglia e aprì la porta di casa:aveva bisogno di rumore,di bere qualcosa e di qualcuno con cui parlare.
E sapeva esattamente dove trovare tutte e tre le cose.

 

Tutte le mattine,prima di andare a lavoro,Alice Weasley si fermava nello Starbuck vicino allo studio per prendere un caffè macchiato e leggere il giornale in pace.
Occasionalmente,quando decideva che poteva fare uno strappo alla dieta che seguiva da quando ne aveva memoria,si concedeva anche un muffin al cioccolato per avere la carica giusta per affrontare la giornata.
La sua pausa non durava mai più di venti minuti,giusto il tempo per dare una veloce letta al giornale e controllare che non ci fossero notizie importanti.
Controllava anche le pagine che la maggior parte della gente considerava superflue,quelle che riportavano gli annunci mortuari o quelli di fidanzamento,concedendo ai primi un pensiero triste e agli altri un sorriso d'incoraggiamento.
Quindi non c'era niente di solito nei suoi gesti quella mattina,mentre sfogliava serena il giornale,la schiena rilassata poggiata contro lo schienale della sedia.


Eppure qualcosa colpì la sua attenzione.
Qualcosa che la bloccò per qualche secondo prima che avesse di nuovo il controllo dei muscoli;
poggiò il giornale sul tavolino,facendo attenzione a non colpire la tazza vuota,e continuò a fissare lo sguardo sulla pagina,ritornando a leggere quelle poche righe che l'avevano tanto colpita.

"Lucas Zabini e Mandy Greengrass annunciano gioiosi il loro fidanzamento.
Dopo ben dieci anni di vita in comune,la coppia ha finalmente deciso di convolare a nozze.
I due,che si sono conosciuti sui banchi di scuola,hanno capito di non poter fare a meno
dell'altra alla fine dell'ultimo anno,al momento di separarsi definitivamente.
Data l'importanza della coppia nella società,ci si aspetta che questo sarà un matrimonio
sfarzoso e che farà parlare anche per gli anni a venire."

Con un gesto distratto Alice chiuse il giornale,fissando lo sguardo sulla vetrata davanti a sè.
Sapeva che sarebbe successo,prima o poi...Era strano che avessero fatto passare dieci anni
prima di decidersi a sposarsi.
Se fosse successo lei lo avrebbe saputo,in un modo o nell'altro,anzi era strano che Scorpius
non si fosse fatto scappare nulla prima.
Sicuramente sarebbe stato lui il testimone di Luke.
Erano felici insieme?
Lui era felice?


A ventiquattro anni,Alice Weasley era ciò che molte persone definirebbero realizzata:dirigeva,in
società con suo fratello Justin uno studio di architettura,sia per interni che per esterni,aveva

una famiglia su cui poter contare in ogni momento,amici fidati e sempre pronti ad esserle

d'aiuto se ne avesse avuto bisogno,e un compagno che l'amava.
Ma questo bastava perchè lei si sentisse davvero realizzata?
Amava il suo lavoro,che le permetteva di esprimere tutta la sua creatività ed il caos che aveva
dentro,e amava la sua famiglia.
Inoltre amava Eric...O almeno provava per lui un sentimento molto simile all'amore.
Dopo quello che era successo con Luke,Alice non aveva mai provato per nessun'altro la stessa
passione,lo stesso sentimento e la stessa intensità.
Come se avesse esaurito con Luke tutto il suo amore.
Eric era il suo compagno da quasi quattro anni ormai e lei era ogni giorno più grata ai Maghi Riuniti o a chi per loro,per aver permesso che le loro strade si incontrassero,ma nonostante questo non poteva fare a meno di chiedersi cosa sarebbe successo se le cose sarebbero andate diversamente.
Ora però tutte quelle domande avevano fine.
La notizia del matrimonio di Luke con quella donna era lì davanti ai suoi occhi,la prova concreta che lui era andato avanti con la sua vita,che l'aveva dimenticata da tanto tempo e che le sue non erano state le paranoie di una ragazzina.
Quell'annuncio di matrimonio segnava la fine di un capitolo della vita.
Si alzò in piedi abbandonando il giornale sul tavolino e si avviò verso l'uscita,salutando come ogni mattina le cameriere del locale.
Non avrebbe permesso che il fantasma di Luke le rovinasse la vita,fosse anche per un altro giorno.
Doveva seguire il suo esempio e dimenticarlo.
Niente di più facile...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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