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Autore: Chiaretta    14/02/2010    7 recensioni
Fanfic iniziata molto prima dell'uscita del numero 49, quindi non tiene conto di alcuno degli avvenimenti a esso sia in parte precedenti che successivi.
"Sei tu che hai torto... Il vento non può essere tenuto prigioniero..."
La domatrice dei venti riesce finalmente a fuggire, ma quanto può durare la sua fragile libertà?
Kagura/Sesshomaru!
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kagura, Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E dunque, sono qui…
Saaalve, c’è ancora qualcuno che si ricorda di me?
Certo, non ho la faccia tosta di credere che dopo tutti questi anni i gentilissimi vecchi lettori si ricordino la storia o che la aspettino con impazienza, ma siccome proprio ieri pomeriggio, dopo tantissimo tempo che non entravo nell’EFP, mentre gironzolavo alla ricerca di qualche fic da leggiucchiare (dato che per anni sono stata non solo un’autrice  finita , ma quel che è peggio, una lettrice finita) è apparso il commento di Lety Shine 92, mi son detta che doveva essere un segno del destino XD
Il capitolo in realtà l’avevo già pronto da vari anni, ma avendo abbandonato da un bel po’ questi lidi -non so bene perché, tra l’altro- non mi ero più decisa a pubblicarlo.
Non è ancora la conclusione della storia, ma forse è veramente giunto il momento di portare a termine quest’avventura di Kagura (ancora 3 o 4 capitoli, penso), e chissà, di scriverne altre, perché sinceramente la scrittura mi è molto mancata in tutto questo tempo.
Buona lettura ^^
Chiaretta
 °°°


*The Wind*
 
***
Am I wrong to be hurt?
Am I wrong to feel pain?
Am I wrong to wish the night won't end?
Am I wrong to cry?
But I know, It's not wrong to sing the last song
Cause forever fades...
(Frammento della canzone “The Last Song”- X Japan)
***
 
 
Capitolo 10
 
 


Mal di testa.
Ecco l'unica cosa che Kagura riuscì ad avvertire al suo risveglio, tra le morbide coperte del futon, prima ancora di aprire gli occhi, mentre la flebile luce mattutina che percepiva anche con le palpebre chiuse le accarezzava il viso.

Mal di testa. Acuto, mirato, continuo. Insopportabile.
Non lo aveva mai avuto prima. Pensava si trattasse di una cosa unicamente umana, per gente con troppe sciocchezze nel cervello o roba del genere.. allora perchè diavolo era venuto a lei, un demone in tutto e per tutto?
Aveva fatto qualcosa di particolare?
Non le sembrava eppure...

Ah...
Vero.

Una cosa particolare l'aveva fatta quella notte...
Ma non avrebbe mai immaginato che piangere provocasse un'emicrania così forte...

Arrossì solo ripensando all'accaduto.
Ma come aveva potuto essere così debole e sciocca?
Quanto aveva pianto? Un'ora? Due?
Non si ricordava nemmeno di aver smesso. Forse si era addormentata in mezzo alla stanza e poi qualcuno doveva averla messa nel letto... e poteva essere stata solo una persona...


Ma quanto poteva durare un mal di testa?

Non riusciva nemmeno ad aprire gli occhi. Provava un fastidio immenso.
Odiava le novità. Perchè venivano tutte in gruppo.

Fuggire.
Mangiare all'aperto con dei nemici.
Dormire all'aperto con dei nemici.
Viaggiare con dei nemici.
Ricevere un regalo.
Piangere.
Avere mal di testa.

Nuove esperienze, tutte insieme.

 

Piangere.

Che imbarazzo.

Non poteva nemmeno immaginare come avrebbe fatto a parlare di nuovo con Sesshomaru...
Anzi. Come avrebbe fatto anche solo a guardarlo? Impossibile! Preferiva sprofondare piuttosto che essere sottoposta ad una tale umiliazione!

Intorno a sé non sentiva movimenti né presenze. Doveva essere sola in camera. Forse sarebbe riuscita ad alzarsi e andare via senza essere vista.

Sì. Doveva fare così. Dopo quello che era accaduto non le restava altro da fare: sparire.

Inspirò ed espirò per farsi forza, poi spalancò gli occhi e alzò il busto per trovarsi seduta sul futon.
E in quello stesso istante, in cui prendeva atto di essere veramente da sola, la porta scorse di lato e il demone cane la fissò dal corridoio. Non le diede nemmeno il tempo di arrossire o pensare che il suo piano di fuga era miseramente fallito:

"Sbrigati ad alzarti. Abbiamo qualcosa da fare." sibilò freddamente, senza staccare i suoi occhi d'ambra da quelli sanguigni di Kagura, poi chiuse nuovamente il pannello scorrevole della camera.

La Domatrice sentì un brivido correrle per la schiena, sentendo i suoi passi allontanarsi.
L'umiliazione era stata subìta meglio del previsto.
Almeno le erano stati risparmiati sguardi colmi di pietà...

Sorrise senza volerlo.

Da Sesshomaru non si poteva aspettare una reazione migliore di quella.


Si alzò barcollando un poco, sempre per via di quella stupida emicrania, e si rassettò il kimono lisciandolo con le mani, poi, inconsciamente, si piegò sulle ginocchia e si mise a rassettare il futon, che dalla parte di Rin era decisamente appallottolato. Appena si rese conto di quello che stava facendo scattò in piedi peggio di una molla e corse fuori dalla stanza.

Ma che stava combinando?
Doveva accodare quella "nuova esperienza casalinga" alla già lunga lista che aveva appena dovuto stilare mentalmente?
Era di certo colpa del mal di testa, si disse cercando di risultare convincente a se stessa.

Scese nell'ingresso della locanda, ignorò il saluto del vecchio dietro al bancone ed uscì.
Sesshomaru la stava aspettando in mezzo al sentiero. Quando i loro sguardi si incrociarono di nuovo, Kagura distolse subito gli occhi. Niente da fare. L'imbarazzo era il vero padrone.

"Dov'è Rin?" si costrinse a chiedere per dissimulare il disagio, facendo vagare le iridi scarlatte per il bosco lì vicino.

"A scuola con Jaken." rispose brevemente lui, come al solito. Poi si voltò e prese a camminare.

Era sempre così. Silenzioso ed autoritario.
In effetti poteva risultare fastidioso.
Ma in ogni caso, Kagura lo seguì senza chiedere spiegazioni, che con tutte le probabilità, non sarebbero arrivate ugualmente. Sospirò impercettibilmente e si guardò intorno. Non riuscì a comprendere, all'inizio, dove si stessero effettivamente dirigendo, poi se ne rese conto.
Era la terza volta che seguiva quel percorso.
Conduceva alla casupola della sacerdotessa.
Si fermò, e Sesshomaru se ne accorse.

"Sì. Stiamo tornando lì." commentò lui fermandosi a sua volta.

"Perchè?" la Domatrice non voleva dare alla sua voce un'inclinazione preoccupata, eppure non riuscì a fare altrimenti.

Il demone cane si voltò:

"C'è una cosa che dobbiamo verificare."

"Ah sì?" eccolo, si disse Kagura, eccolo qui il tono giusto per parlargli: sarcastico, noncurante. "E cosa, di grazia?"

"Ieri notte sono tornato dalla sacerdotessa e ho i miei motivi per pensare che non sia normale."

"Perchè, quell'indemoniata ti è mai parsa normale?" ripensò allo sguardo ametista e vacuo di quella donna e rabbrividì impercettibilmente. Sesshomaru riprese imperterrito:

"Un caso di possessione. E' di questo che sospetto. E credo anche che ci sia lo zampino di qualcuno di nostra conoscenza..." e si incamminò nuovamente, stavolta affrettando il passo, con una mano all'elsa della spada.

Appena giunti in vista della casa, Kagura avvertì di nuovo quella sensazione di disagio che aveva già provato la prima volta che vi si era recata. C'era qualcosa che la osservava. Ma cos'era?
Si guardò intorno circospetta, senza tuttavia notare niente, poi, senza emettere il minimo rumore, i due si avvicinarono alla porta.
Era socchiusa e si sentivano dei fruscii provenire dall'interno: dovevano esserci visite.
Sesshomari scrutò l'interno dalla fessura e dopo aver lanciato uno sguardo a Kagura spalancò l'uscio facendo scorrere un'anta lateralmente. L'ospite, che si trovava di fronte alla sacerdotessa seduta in seizà, si voltò all'istante mostrando il suo volto.


"Kohaku...?"


Il bisbiglio meravigliato di Kagura fece fermare all'istante il ragazzo. La fissò con i suoi occhi vuoti, strinse in una mano l'anello che aveva appena estratto dal dito della donna dietro di lui e alzò la sua arma in direzione di Sesshomaru. La Domatrice fece un passo nella casa e si pose davanti al demone cane.

"Cosa ci fai qui Kohaku? Ti ha mandato Naraku? Dimmelo!"

L'interpellato, come al solito non rispose. Il suo sguardo, seppure vacuo, adesso sembrava avere un'ombra triste.

Quella donna, pensava, era in pericolo. La sua mente annebbiata non gli permetteva di ricordare il passato, ma di quella donna, la Domatrice dei Venti, si ricordava. Era l'unica creatura che non ubbidiva di nascosto a Naraku. Non sapeva bene perchè non l'aveva mai detto a nessuno. Forse perchè avrebbe voluto fare lo stesso, ma non ci riusciva. Forse perchè ogni volta che quell'essere gli dava un ordine era solo il suo corpo ad obbedire, mentre la sua volontà gridava che voleva andare via. Voleva fare qualcosa, ma non poteva. Non poteva perchè il suo incarico era quello di recuperare l'anello e restituiro a Naraku. Qualcosa gli comandava di muoversi in direzione del castello.

Un impercettibile battito d'ali.

Kohaku si lanciò contro di loro brandendo il suo boomerang affilato.

"Kohaku!"

Kagura non voleva colpirlo. Non lui. Che aveva sempre mantenuto il segreto ed era un povero burattino come lei. Sentì che Sesshomaru stava estraendo la spada e fermò il suo braccio sull'impugnatura dell'elsa. Qualsiasi cosa stesse accadendo, non voleva che al ragazzino fosse fatto del male. Chiuse gli occhi attendendo un fendente che fortunatamente non arrivò.

I corpi di alcuni Samiyosho caddero a terra vicino a loro, colpiti a morte da Kohaku.

"Ne arriveranno presto altri." la voce del ragazzino, ormai non più abituata a parlare, risuonò strozzata, mentre scagliava di nuovo la sua arma letale contro gli ultimi messaggeri di Naraku, che all'istante toccarono il suolo, stroncati.

 

***
Ho deciso di pubblicare questo capitolo così, esattamente come l’avevo scritto anni fa, senza cambiare una virgola perché probabilmente altrimenti l’avrei cancellato tutto e rifatto da capo e ci avrei messo un’altra eternità o mi sarebbe di nuovo passato il “coraggio” di pubblicarlo.
Spero vi sia piaciuto!
Stavolta tenterò di non farvi invecchiare nell’attesa del seguito!
Ciau!

  
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