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Autore: Alice Joy    20/02/2010    1 recensioni
E' la vita di Jasper raccontata attraverso un'emozione. Per ogni emozione un episodio della sua storia. Ho immaginato che lui la scrivesse ad Alice di suo pugno e che Alice la leggesse nel momento in cui la leggete anche voi. Questo è sostanzialmente quello che per me è ed ha provato Jasper nella sua vita. "Uditemi!e osservate con che precisione, con che calma io posso narrarvi tutta la storia!"
Amor mio, forse sono pazzo ma il mio cuore è come un libro aperto di fronte a te, lascio tutta la mia vita nelle tue mani. Voglio farti capire quanto tu, per me, abbia fatto la differenza.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jasper Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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J - JITTERY


“E' la verità! Sono nervoso sono stato e sono molto, molto, terribilmente nervoso;[...]
Il male ha affinato i miei sensi, non distrutti, non annientati. Più di chiunque altro avevo avuto acuto il senso dell'udito. Ho ascoltato tutte le voci del cielo e della terra. Molte ne ho intese dall'inferno. […] Uditemi! e osservate con che precisione, con che calma io posso narrarvi tutta la storia.”

Edgar Allan Poe


1 gennaio 1863



Da quasi due anni avevo lasciato Houston sud-est, contea di Montgomery in Texas.
Allora ero un ragazzino di quasi diciasette anni, pieno di sé e con una sfacciata voglia di mostrarsi al mondo.
L'occasione si presentò subito con la guerra civile. Era il 23 febbraio 1861, i cittadini del Texas, tra cui mio padre, avevano approvato la secessione.
Mi arruolai Nell'Esercito Confederato dichiarando all'ufficio reclute di avere vent'anni. Non fu difficile mentire, avevo sempre avuto carisma e, la mia altezza fu un ottimo elemento per farglielo credere.
Il 12 aprile eravamo ufficialmente entrati in guerra. Ero nervoso poiché ero stato messo alla prova.
Mi trovavo a capo di un piccolo gruppo di commilitoni, compito radere al suolo Fort Sumter. Dovevo dimostrare quanto valessi, quanto potessi essere promettente. Il suono delle bombe mi riecheggia ancora nelle orecchie, anche se il ricordo è ormai lontano. Fu quasi un gioco da ragazzi, in poco meno di un giorno la città si arrese alle forze del Sud.
Erano le 3.20 del mattino, avevo informato il maggiore Anderson che avremmo aperto il fuoco entro un ora. Alle 4.30 sparammo una singola bordata di mortai in direzione del forte. Rapido ed indolore.
L'operazione mi fece raggiungere la fama tanto ambita. Feci carriera molto in fretta scavalcando anche gente più anziana ed esperta.
Il primo gennaio 1863, in occasione della prima battaglia di Galveston, fui soprannominato Maggiore. Ero il maggiore più giovane di tutto il Texas, malgrado avessi ritoccato la mia età. Ero stato incaricato di evaquare le donne e i bambini dalla città non appena le navi da guerra delle Forze Unioniste avessero raggiunto il porto.
Ricordo esattamente quella notte, la notte del primo gennaio 1863, la mia ultima notte da umano.
Ero riuscito a mettere in salvo tutto il gruppo, ciò nonostante qualcosa mi spinse a tornare indietro, a ritornare in città. Ero quasi arrivato quando, sul mio cammino incontrai tre donne. Pensai che molto probbabilmente erano rimaste indietro, volevo aiutarle.
Non appena vidi i loro volti alla luce fioca della luna, mi si bloccò la voce in gola. Erano le donne più belle che avessi mai visto. Rimasi incantato dalla loro pelle chiarissima, dalla voce dolcissima e delicata, dai visi d'angelo. E mi bloccai ancora di più quando una di loro avvicinandosi a me mi soffiò nell'orecchio un: “sei delizioso...irresistibile”.
Si presentarono come Maria, Nettie e Lucy, capì subito, dal modo di fare, che la prima stava un gradino più su delle altre due.
“voglio tenerlo!” sentenziò infine, “mi piace troppo”.
“E' meglio se ci pensi tu Maria, io ne uccido il doppio di quelli che riesco a tenere in vita” - la voce di Lucy era chiara.
Non capivo il senso di un simile discorso, ma, solo allora, mi resi conto che ero in pericolo.
Da non credere, io, un ufficiale armato, rabbrividire di fronte a tre ragazzine.
Strinsi la presa sulla mia Spencer, carabina ad altissima precisione. L'istinto mi diceva che quell'angelo faceva sul serio quando parlava di uccidere. Sarei davvero stato capace di uccidere quelle ragazze? In tutta la mia vita mi avevano insegnato a proteggere le donne.
“chi sei?” mi chiese Maria, incredibile, sempre la stessa domanda ma allora sapevo bene qual'era la risposta. Sapevo chi ero.
“Maggiore Jasper Withlock, signorina”
Mi si avvicinò, di nuovo, inclinò la testa di lato, come per baciarmi. Aveva annientato completamente la distanza tra di noi. Sentivo il suo respiro fresco sul mio collo. Se non fossi stato pietrificato dal terrore scaturito dai suoi discorsi di poco prima, sarei andato in estasi di fronte ad un contatto simile.
“spero che tu sopravviva, ho l'impressione che ne valga la pena” mi disse con voce gentile.
L'ultima frase percepita dal mio orecchio umano. Immediatamente dopo mi sentii trafiggere. Qualcosa di incredibilmente caldo e denso sgorgava dal mio collo imbrattando il colletto della mia giubba grigia.
Non vidi più niente, mi abbandonai tra le braccia della mia aguzzina, potevo ancora sentirla, era soddisfatta. D'improvviso un dolore lancinante attraversò il mio corpo, il respiro venne meno, così come il battito del mio cuore. Un unico pensiero mi accompagnò nella mia dolorosa incoscienza: la consapevolezza che Jasper Withlock era morto.
















maggiore Jasper Withlock! ti prego, non ridere.

Jasper W.H.C.

   
 
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