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Autore: Thumbelina    30/03/2010    4 recensioni
Sui giornali di domani potrete leggere la mia morte. I giornalisti parleranno di suicidio, mio marito piangerà la mia morte, la mia suocera dirà che ero depressa, mia sorella stringerà forte a se la mia bambina. Ma nessuno di loro saprà mai la verità, nessuno di loro saprà mai perché sto per saltare giù.
Genere: Malinconico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Fleur Delacour, Sorpresa, Victorie Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I brutti sogni

Dopo la cerimonia mi ero recata con Bill in camera da letto. Dato il lutto, date le circostanze, e dato un altro po’ di quelle cose inutili che la signora Molly Weasley continuava a ripetere, io e Bill saremmo rimasti in casa Weasley a tempo indeterminato, e pure il ragazzo Charlie Weasley sarebbe rimasto qui.
Il mio marito, Bill Weasley, mi aveva chiesto, una volta giunti in camera, perché mai non avessi pianto al funerale, ed io gli avevo donato in risposta la mia teoria sulla morte, cioè il suo volontario allontanamento da tutti i pensieri eccetera, e lui, come immagino tutti voi del resto, l’aveva definita una cosa stupida, e mi aveva detto che sarebbe stato consigliabile piangere ad un funerale, per non sembrare una persona troppo fredda. Ricordo che mi chiesi, in quel momento, se sembrare fredda fosse davvero troppo peggio di comportarsi da falsa, e non mi risposi.
A mio marito, dal canto suo, risposi che neppure lui aveva pianto, e che inoltre in quanto fratello avrebbe dovuto essere più afflitto di me per quel terribile lutto, ma lui mi rispose che era un uomo, che non faceva scandalo a nessuno se un uomo non piangeva a un funerale, che erano le donne a dover piangere, anche se non ne sentivano il bisogno, suppongo.
Annuii comunque, e promisi che avrei pianto quando lui lo avrebbe reputato conveniente, e lo accarezzai invitandolo a fare l’amore, ma lui mi rispose che non è bello dopo un funerale. Risposi che non lo avrebbe saputo nessuno.
Finito l’amplesso mi lasciai scivolare nel letto, sotto le lenzuola, Bill al mio fianco, soddisfatto anche lui. Quante soddisfazioni danno le cose che non dovrebbero essere fatte!
Quella fu la prima volta che feci quel sogno.
Era un sogno strano, brutto, inquietante. Mi trovavo nella sala da pranzo, al funerale di Fred, e ricordavo tutti i fatti avvenuti, e non aspettavo altro che si ripetessero. Ma mancava qualcosa, nel sogno non capivo che cosa mancasse, ma c’era un buco, c’era un vuoto, mancava un dettaglio che avrebbe dovuto essere lì. Ma cosa? V’era la donna con lo strano cappello, v’era l’uomo che per primo mi aveva stretto la mano, c’era zia Murriel e c’erano tutti, ed io mi guardavo intorno in cerca di quell’assente a me sconosciuto.
E poi, capendo, alzavo gli occhi alla porta, e mi chiedevo come mai Charlie Weasley non fosse ancora arrivato a fare la sua scenata, dato che la donna con il rosario se ne era già andata da un po’. Lo cercavo nel nulla, perlustravo con lo sguardo ogni angolo della sala per trovarlo, ma niente.
E poi lo sguardo mi cadeva sul biglietto d’invito al funerale stretto dall’invitato di turno fra le mani, e alzando lo sguardo vedevo Fred ridere accanto al suo gemello. L’invito cominciava con amato Charlie Weasley.
E poi tutto svaniva, ed io non me ne accorgevo ma mi trovavo di nuovo in soffitta, seppur parevo non avvertir quel cambiamento. Ricordo che voltandomi verso la finestra vedevo Charlie Weasley in piedi sul parapetto, mi sorrideva e guardandomi ripeteva ancora complice il nostro piccolo segreto, e poi si lasciava cadere giù.
Mi svegliai urlando quella notte, e dissi a mio marito di aver fatto un brutto sogno, ma di non ricordare nulla, e poi dissi di voler bere un bicchier d’acqua, e mi allontanai dalla mia stanza.
Ricordo che entrai pian piano nella stanza del ragazzo Charlie Weasley, e che non provai nulla quando lo vidi vivo nel suo letto, ma che per accertarmi meglio della sua non-morte mi avvicinai a lui, prendendo in mano il suo polso per sentire i suoi battiti. Accertatami che fui del fatto che mio cognato fosse ancora vivo lasciai la sua stanza, mi recai davvero in cucina per bere il mio bicchier d’acqua e poi tornai nella mia stanza, stendendomi di nuovo accanto a mio marito.
Facevo quel sogno tutte le notti da una settimana ormai, e tutte le notti mi svegliavo urlando, poi fingevo di non ricordar nulla, usavo la scusa del bicchier d’acqua, mi recavo dal ragazzo Charlie Weasley, controllavo il suo polso, e poi me ne tornavo a letto. Mio marito mi aveva detto di bere una pozione che sfavorisse i sogni, ma io l’avevo versata nei gerani: non avrei mai bevuto quella robaccia. Era come se quei sogni mi dicessero, tutte le notti, che il ragazzo Charlie Weasley era in pericolo, e che io potevo salvarlo, e che una di quelle notti, svegliandomi dal mio sogno, lo avrei trovato su quel parapetto, ed avrei potuto salvarlo ancora.
Solo io. Il nostro piccolo segreto.
È chiaro che non potevo bere quella pozione, perché se qui sogni non mi avessero perseguitata io non mi sarei svegliata e non avrei potuto correre a salvarlo.
Somministrai a mia volta una pozione a mio marito in modo che non sentisse i rumori di notte, e che non si svegliasse quindi per le mie urla post-sogno.
E continuai la mia routine, come al solito, per una settimana ho detto, e poi, la notte dell’ottavo giorno, entrando nella sua camera, la trovai vuota.
La prima cosa che feci fu correre in soffitta, perché sapevo di trovarlo lì, di nuovo suicida.
Ed invece la stanza era vuota, buia, e la finestra era chiusa: non poteva essersi buttato da lì.
Scesi comunque in giardino, a grandi passi, ricordo perfettamente il freddo che provocò alla mia carne il contatto con l’aria fredda, coperta solo dalla mia misera sottana color pervinca, e ricordo i piedi nudi sull’erba fredda, e il senso di solletico.
Camminai un po’ nel prato, cercando qualcosa qualcuno qualcosa, forse un cadavere, forse no, di certo non ero a conoscenza neppure io di quello che stavo cercando, né di quello che avrei trovato, né di tutte le conseguenza a cui avrebbe portato questa mia scoperta.
Comunque, quello che trovai fu lo stesso Charlie Weasley, seduto sull’erba, una sigaretta accesa nella bocca. Strano, pensai, non sapevo che fumasse il ragazzo Charlie Weasley.
- Hey – fece lui vedendomi
- Hey – risposi a mia volta, pur non conoscendo il significato della mia espressione, ma pure ad esso non credo che quest’esclamazione ne abbia uno
- Fleur, giusto? – chiese guardandomi
- Giusto – risposi.
Forse, non sarei dovuta andare a sedermi accanto a lui, eppure lo feci lo stesso, quante cose non sapevo allora…
- Che cosa, fai? – gli chiesi quando gli fui accanto
- Fumo, non si vede?
- Sì – risposi – si vede.
- Come mai sei qui? È strano girare a quest’ora di notte in giardino
- Ero venuta a vedere se eri morto o no, ti sogno suicida tutte le notti.
- Risposta interessante – commentò lui sputando fumo fuori bocca – almeno non potrò dire che tu non sia sincera. Ed allora sei tu?
- Sono io chi?
- Sei tu quella che entra nella mia stanza tutte le notti, e mi prende la mano fra le mani
- Vous vraiment prendre le pouls, je me sens si vous êtes en vie ou non
- Già, questo lo avevo capito – mi rispose Charlie Weasley – ma credevo che fosse mia madre, e invece eri tu: divertente. – sostò a guardarmi e poi, pensieroso, ricominciò a parlare – Credi che tenterò ancora il suicido?
- Vuoi tentare ancora il suicidio? – chiesi io
- Non lo so – rispose lui, lo sguardo perso – non so più neppure cosa farò domani, ma non vorrei mai che ti trovassi dinnanzi il mio cadavere impiccato al soffitto, quindi suppongo che dovrò abbandonare quest’idea, sai ce l’avevo in mente da un po’, e dire che mi sembrava così buona…
- Vous j'ai vraiment trouver une autre solution à vos problèmes, si ce n'est la mort, Charlie Weasley?
- Un’altra soluzione? No, non credo, non ne vedo alcuna, non ce la faccio.
- Suppongo che continuerò a fare brutti sogni e a svegliarmi urlando di notte, e a venire nella tua stanza, e a prenderti il polso. Mi stai regalando delle notti terribili.
Rise allora, il ragazzo Charlie Weasley, e mi allungò la sua sigaretta.
- Je ne fume pas. – risposi rifiutando la sua offerta. - Bill dice che non devo fumare, che non mi si addice, che il fumo non fa bene.
- Fa nulla – rispose lui porgendomi nuovamente la sigaretta – lui tanto non lo saprà mai. Sarà solo un altro piccolo segreto.
Portai la sua sigaretta alla bocca e ricordo che il fumo mi fece tossire.
Ne avremmo totalizzati tanti, con il tempo, di nostri piccoli segreti, ragazzo Charlie Weasley.

Ciao. Allora, volevo dirvi che questa storia mi è venuta in mente in astratto ma che la reputo già la migliore di quelle che ho scritto. Quindi vi ringrazio davvero di averla letta. Se avete critiche, se avete consigli, recensite mi raccomando, magari anche solo per far un complimento, perchè i complimenti fanno sempre piacere. Baci. Giulia.
   
 
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