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Autore: Sereko    06/04/2010    11 recensioni
Hawaii.USA.7/12/1941.Bella Swan,infermiera dell'Esercito degli Stati Uniti ed Edward Cullen,Tenente del 54° squadrone aereo dell'U.S Air Force si incontrano nel momento più buio per l'America.Cosa accadrà?
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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AVVERTENZE: Universo alternativo,tutti umani,raiting arancione. Tutti i fatti storici a cui si accenna sono reali,lo stesso vale per quel che riguarda l’esercito degli stati uniti,la scuola ufficiali e le infermiere dell’esercito. Ho fatto diverse ricerche per scrivere questa storia e quello che non sono riuscita a trovare l’ho inventato o preso da qualche film o libro sulla guerra. Se ci sono delle imprecisioni mi scuso. Infine devo dire che non sono un medico,non ho esperienze di medicina né altro,per cui mi scuso se quello che leggerete in merito risulterà poco veritiero. Mi scuso inoltre per eventuali errori di grammatica. Ho provveduto a betare il capitolo,ma qualcosa potrebbe essermi sfuggita. Ultima cosa, la storia si comporrà di tre capitolo più l’epilogo.

Disclaimer: I personaggi di Twilight appartengono alla Meyer. Madama Butterfly è l’omonima opera di  Giacomo Puccini,da cui traggo spunto e di cui troverete alcune citazioni in ogni capitolo.
Detto questo,buona lettura!
 
 
 

Madama Butterfly

 
 

Amore o grillo donna o gingillo
dir non saprei. Certo costei
m'ha coll'ingenue arti invescato.

Lieve qual tenue vetro soffiato,
alla statura al portamento
sembra figura da paravento.

Ma dal suo lucido fondo di lacca
come con subito moto si stacca,
qual farfalletta svolazza e posa

con tal grazietta silenzïosa
che di rincorrerla furor m'assale
se pure infrangerne dovessi l'ale.

Madama Butterfly.Atto Primo, Scena I unica. Pinkerton.

 
 
 
 
7/12/1941 Pearl Harbor. Hawaii. USA. 10.00 am
 
 Chiusi gli occhi ,feci un respiro profondo e trattenni il fiato per un momento prima di farlo uscire. Per un istante fu come se tutto intorno a me fosse scomparso. Non sentivo più nulla. Il fragore dei bombardamenti,il rombo dei motori,le urla agonizzanti dei feriti. Dentro di me ed intorno a me c’era solo il nulla.
 
Era accaduto tutto troppo in fretta perché tutti noi ci potessimo organizzare. L’attacco era giunto appena poco prima dell’alba,del tutto inaspettato e soprattutto fulmineo,troppo perché ci potessimo preparare a sufficienza per prestare soccorso alle centinaia di feriti che erano giunti in ospedale.
Noi,abituati a guarire le ustione causate dal sole ora ci trovavamo a dover effettuare suture ed amputazioni su giovani poco più grandi di me.
 
Avevo deciso di arruolarmi nell’esercito e diventare infermiera per poter aiutare tutti quei soldati che si impegnavano a difendere la patria,ma nulla,nemmeno i miei incubi più terribili mi avrebbero potuta preparare all’orrore dei corpi carbonizzati e degli arti irrimediabilmente danneggiati dalle bombe. Nemmeno anni di pratica mi avrebbero mai potuta preparare all’espressione terrorizzata dei giovani che sapevano che non ce l’avrebbero fatta,alle loro urla, ai loro deliri.
 
Anni di silenzio non avrebbero mai cancellato dalla mia mente il fragore assordante della morte.
 
<< Bella,Bella! >> Il rumore e le urla tornarono in un istante,strappandomi dai miei brevi attimi di calma. Avevo bisogno di una pausa,un momento per scrollarmi di dosso tutto l’orrore ma questo non era il momento giusto,avrei aspettato.
 
Guardai il Dottor Cheney cercando di capire le sue parole tra le urla dei pazienti
<< -nti sala 3,occupati di loro,hai bisogno di una pa- >> il rombo dei motori coprì la sua voce. Istintivamente abbandonammo la nostra posizione  e guardammo fuori dalla finestra. Sembrava che gli aerei fossero in ritirata. Speravo solo che non ci fosse in arrivo una terza ondata. Lo speravamo tutti.
 
<< Vai >> disse  tornando a guardarmi << ci sono altri pazienti in arrivo,sbrigati >> si asciugò la fronte con la manica insanguinata del camice e corse via verso un gruppo di soldati trasportati all’interno dai loro commilitoni.
 
Mi voltai e mi diressi rapida verso la sala 3. A causa della quantità dei feriti non prestavamo molta attenzione a dove posizionavamo i pazienti,i posti non erano sufficienti per tutti così le stanze ed i corridoi erano stipate di materassi,brandine e lettighe  di pazienti più o meno gravi. Non mi stupii dunque di vedere in che condizioni era la camera quando entrai.
 
I soldati erano riversi ovunque nel pavimento,il corpo ed i vestiti zuppi di sangue,si lamentavano continuamente chiedendo della morfina o invocando il nome di qualche parente o amico.
 
Il cuore mi si strinse in una morsa dolorosa ,ricaccia indietro le lacrime e scavalcando i corpi uno ad uno raggiunsi l’unica infermiera presente in camera,Angela Weber, per domandarle con chi aveva già finito.
 
<< Solo questi in quest’angolo, quest’altro lato e tutta l’altra metà della stanza sono ancora da visitare >> rispose sfinita mentre cercava di essere il più veloce ed efficiente possibile. Annuii silenziosa ed iniziai ad occuparmi dei ragazzi  che ad una prima occhiata mi sembravano più gravi.
 
Il rumore dei motore e delle esplosioni era ormai cessato da un po’, sostituito però dai lamenti strazianti dei soldati. Persi completamente la cognizione del tempo mentre cucivo,medicavo e cercavo di non farmi cadere sulle ginocchia singhiozzando senza ritegno quando dovevo segnare i ragazzi troppo gravi per essere curati. Mi sforzavo invece di adottare un tono rassicurante per evitare di aggiungere dolore su dolore .Questo sembrava tranquillizzarli ,anche se alcuni erano abbastanza lucidi da capire che stavo mentendo,ma la maggior parte di loro aveva la mente annebbiata dal dolore e dalla paura,che li portava a fidarsi delle mie parole. La fiducia era l’unica cosa che gli era rimasta.
 
Avevo appena finito di medicare un’ustione di terzo grado che copriva quasi interamente il corpo di un soldato quando Angela mi disse che usciva fuori per occuparsi dell’ennesima ondata di feriti. Cielo,sembravano non finire mai. Quanti ne erano arrivati già? Non riuscivo nemmeno e tenere il conto.
                        
Esausta mi guardai velocemente intorno e mi accorsi che era rimasto un solo paziente nella stanza da cui ancora non ero andata. A dire la verità l’avevo intenzionalmente lasciato per ultimo. Era l’unico che stava immobile e non si lamentava,non sembrava grave,ma avevo l’impressione che fosse morto e che avrei solamente dovuto segnalare il corpo per mandarlo a casa insieme agli altri cadaveri.
 
Mi avvicinai svelta al ragazzo e gli poggiai due dita sul collo all’altezza della vena per tastarne il battito. Quando la mia pelle entrò in contatto con la sua il ragazzo aprì di scatto gli occhi facendomi sobbalzare. Due smeraldi mi fissavano cercando di mettermi a fuoco.
 
Sgranai gli occhi.
 
 Cavolo era vivo!
 
<< Nome? Qual è il tuo nome? >> Avevo ripetuto tante di quelle volte questa domanda oggi da averne la nausea. Ma era la prassi,anche se i soldati avevano le piastrine di riconoscimento ci serviva per verificare quanta lucida era la persona che avevamo di fronte. Più erano deliranti meno possibilità avevano di sopravvivere. Purtroppo non avevamo né il tempo né le medicine per curare tutti,così i casi estremamente gravi tendevamo ad abbandonarli.
 
Ingiusto e cinico forse,ma era un’emergenza ed il dottore ci aveva detto che era meglio sacrificare una vita che perderne dieci. Lo sapevo ed ero d’accordo. Mio padre era Colonnello dell’ U.S Army, mi aveva ripetuto spesso questa frase,in guerra era la prassi.
 
Diedi uno sguardo rapido alla sua figura per cercare di capire se aveva ferite gravi oltre a quella che,a giudicare dalla macchia scura sulla camicia,aveva sulla spalla.
<< La spalla >> gracchiò. Portai lo sguardo sul suo viso,era distorto dal dolore,sporco di fuliggine e sangue ma non aveva abrasioni né ustioni. Sembrava la persona meno grave che avevo curato sino ad oggi. << Sono ferito solo alla spalla >>
 
Annuii e presi un paio di forbici. Tagliai la camicia per fare prima e vidi una scheggia spessa circa 3 centimetri conficcata nella sua spalla. L’afferrai saldamente con la pinza e gettai uno sguardo al suo volto << Mi dispiace >> sussurrai,prima di tirare con tutte le forze ed estrarre il frammento dalla carne. Un lungo gemito fu tutto ciò che sentii.
 
Mh,Però …
 
<< Masen. Edward Masen .>> disse quando iniziai a pulirgli la ferita. La voce gli uscì fioca e roca,doveva soffrire come un matto ma non avevo più morfina a portata di mano e lui comunque non si lamentava. Stringeva le mascella e serrava gli occhi. Lo guardai ed annuii.
 
<< Qual è il suo grado signor Masen? >> domandai continuando ad occuparmi della ferita.
 
<< Tenente dottoressa >>
 
<< E’ stato molto fortunato tenente. Davvero molto >> mormorai. Lui annuì guardandomi da sotto le ciglia lunghe.
 
Finii di medicargli la spalla e dopo che l’ebbi fasciata per bene e somministratogli degli antibiotici gli diedi un’ultima rapida occhiata.
Stava bene. A parte la ferita e qualche leggera abrasione sul petto e le braccia non aveva nulla di grave. Era stato dannatamente fortunato.
 
<< Non ho tempo per medicarle le abrasioni tenente,mi dispiace. Altri soldati hanno bisogno di me e nessuno purtroppo è stato fortunato quanto lei >>
 
<< Ho visto purtroppo,la ringrazio dottoressa >>
 
Annuii e raccolsi le bende che mi erano avanzate  e le forbici << Il dottor Cheney le verrà a dare un’occhiata alla spalla … non so quando purtroppo. Se riesco le farò avere della morfina >> gli lanciai uno sguardo dispiaciuto << Mi dispiace,ma cerchiamo di razionarla ,le scorte sono quasi finite >>
 
Il tenente fece un cenno del capo,come a dirmi che non aveva importanza e chiuse gli occhi sospirando.
 
Uscii frettolosamente dalla stanza cercando di non fare rumore per non disturbare i pazienti e mi diressi verso un gruppo di soldati che stavano attraversando l’uscio.
 
Sospirai. Sarebbero mai finiti?
 
 
 
 
 

**!!**

 
 
 
 
27/12/1941 Pearl Harbor. Hawaii. USA
 
 
 
 
<< Dottoressa Swan che piacere vederla! >> Mi salutò allegramente Edward quando entrai nella camera. Risi mentre mi dirigevo verso il suo letto.
 
<< Infermiera Swan, quante volte devo ripeterglielo Tenente Masen? >>
 
<< Quando tu inizierai a chiamarmi Edward, io smetterò di chiamarti dottoressa >>
 
Presi la sua cartella clinica ed iniziai a scrivere la nota per le sue dimissioni. Mi sarebbe mancato vederlo tutti i giorni,sentire la sua voce morbida e carezzevole,guardare i suoi occhi smeraldo,la sua mascella forte e così dannatamente sexy … Hmmmm.
 
Non posso dire che si fosse trattato di amore a prima vista e mentirei se dicessi che la prima volta che toccai la sua pelle sentii come una scossa. Non c’erano state né campane né farfalle la prima volta che lo vidi,la situazione era troppo drammatica perché potessi concentrarmi su qualcosa che non fossero le ferite,il sangue e la morte.
 
Non ci fu nulla nemmeno la seconda e la terza volta che lo vidi. Ad essere sincera non so dire con precisione quando iniziai a sentire una certa attrazione per lui,fu tutto molto lento e graduale.
Per carità,non dico che non sentissi la chimica tra di noi,non sono certo fatta di legno, ma ci misi un po’ per capire che provavo qualcosa per lui che andasse al di là della semplice attrazione.
 
Non fu affatto uno shock quando me ne resi conto,anzi,sembrò quasi … giusto,normale. Mi sentii felice anche. I miei sentimenti per lui mi rendevano felice,anche se non sapevo se fossero ricambiati in pieno.
 
 Iniziò a flirtare con me quasi subito,giusto il tempo affinché la morfina facesse effetto e lui aveva già iniziato a riempirmi di complimenti e ad usare quel magnifico mezzo sorriso che,ne ero assolutamente sicura,aveva fatto sospirare decine di cuori.
 
Il flirt c’era,ma non sapevo se si trattasse di semplice attrazione o qualcosa di più. I soldati in fondo non avevano poi una reputazione brillante,soprattutto tra le infermiere.
 
Ah! Infermiere e soldati,il cliché più vecchio del mondo.
 
Ma quanto mi sarebbe piaciuto essere quel cliché!
 
Finii di scrivere e sfogliai la cartella << Ti chiamo già Edward >> 
 
<< Non spesso quanto vorrei però >> alzai gli occhi dai fogli e lo vidi sorridere malizioso. Roteai gli occhi fintamente seccata.
 
<< Stai ancora flirtando con me, Tenente Masen? >>
 
Sorrise << Forse. Sarebbe un problema? >>
 
Ridacchiai << Non mi sembra che tu ti sia mai posto il problema prima,no? >>
 
<< Be’ ora è diverso >>
 
Sorrisi e decisi di non indagare oltre. Non mi sentivo a mio agio a parlare di certi argomenti,soprattutto in una stanza piena di pazienti.
 
Arrossi immediatamente al pensiero. Dannazione! Mi ero completamente dimenticata di loro!
 
Posai la cartella in fondo al letto << Il dottor Cheney mi ha detto di dirti che potrai essere dimesso domani mattina, ero venuta per scrivere la nota di dimissioni sulla  tua cartella >> Alzai lo sguardo e vidi che mi fissava.
 
<< Sarebbe un problema se volessi fare sul serio? >>
 
Sentii il calore divamparmi in tutto il viso e le orecchie. Battei le palpebre << Uhm … Io … >>
 
Portò il busto in avanti avvicinandosi a me ed iniziò a sussurrare << Solo tu ed io,fuori da questo dannato ospedale, lontani da orecchie indiscrete. Niente giochetti, niente frasi con i doppi sensi, niente flirt malcelati. Solo tu ed io ad una cena. Per favore >> continuò dopo un attimo << sono tre settimane che aspetto questo momento >>
 
Continuai a fissare la sua espressione seria per un tempo che parve interminabile. Le orecchie mi ronzavano ed il cuore sembrava bruciarmi nel petto. Per un attimo temetti che le ginocchia mi cedessero per la troppa emozione così poggiai una mano sulla sbarra del letto per sostenermi.
 
Se reagisco in questo modo per così poco cosa succederà quando mi bacerà?
 
Un bacio! Arrossii al sol pensiero mentre il cuore batteva come un forsennato nel mio petto.
 
Mi resi conto di non avergli ancora dato una risposta – mi crederà una povera ritardata ora! – ed annuii incapace di proferire parola.
 
Edward sospirò sollevato e sorrise raggiante mentre tutt’intorno a noi esplosero fischi ed ululati di approvazione. Se possibile arrossii ancora di più,dovevo aver ormai raggiunto una tonalità bordeaux.
 
<< Forza Masen! >>
 
<< Dacci dentro soldato! >>
 
<< Ti sei beccato l’infermiera con le gambe più sexy stronzo! >>
 
Si levarono altre risate mentre io mi coprivo il viso con le mani non sapendo se ridere o piangere.
 
<< E volete piantarla razza di idioti? >> abbaiò furioso Edward.
 
Le risate ed i fischi continuarono per un po’,anche dopo che uscii rossa come un pomodoro dalla stanza,insieme alle urla di Edward che cercava invano di farli smettere.
 
Quando fui fuori trovai Angela che mi guardava cercando di trattenere le risate.
 
<< Ora non ti ci mettere anche tu >> borbottai imbarazzata sorpassandola.
 
Qualche istante dopo la sentii ridere.
 
Traditrice!
 
 
 
 

**!!**

 
 
 
28/12/1941 PH. H. USA. 22.00
 
 
Quando uscii dall’ospedale, esausta e spettinata, trovai Edward ad attendermi appoggiato ad un auto nera ed un mazzo di fiori in mano.
Era vestito con una t-shirt grigia ed un paio di jeans. Come diavolo faceva ad essere attraente anche con dei vestiti così semplici?
 
Cercai di darmi una sistemata ai capelli mentre mi dirigevo verso di lui. Edward si scostò dalla macchina e mi venne incontro sorridendo.
 
<< Scusa se ti ho fatto aspettare ma c’è stata un’emergenza e sono stata in sala operatoria per tutto questo tempo e - >> mi posò un dito sulle labbra.
 
<< Me l’hanno detto,tranquilla. Questi sono per te >> presi i fiori che mi porse e li annusai
 
<< Grazie,sono bellissimi >>
 
Edward sorrise << Sono solo fiori di campo. >>
 
<< Ed io ti ho solo fatto aspettare tre ore. Davvero scusa >> sospirai mortificata.
 
<< Ho già detto che non è un problema Bella,è il tuo lavoro. Dovrei forse arrabbiarmi con la splendida infermiera che mi ha accudito in queste settimane? >> arrossii << Ora vogliamo andare? A proposito,scusa per la tenuta ma non ho portato abiti eleganti,sai com’è … >>
 
Sorrisi indicandomi << Be’ guardami … non sono proprio presentabile >>
 
Edward scrutò attentamente la mia divisa e strinse le labbra << Hmmm hai ragione, sei assolutamente impresentabile >> mi scostò una ciocca di capelli dal viso << non dovresti avere il permesso di andare  in giro vestita così,sei una tentazione troppo forte >>
 
Arrossii e distolsi lo sguardo puntandolo in un punto imprecisato alle sue spalle. Edward si avvicinò e posò un dito sotto il mento,facendo incrociare i nostri occhi.
Il suo respiro caldo si infrangeva ad ondate contro le mie labbra solleticandomi. Da questa distanza riuscivo a sentire l’odore forte e mascolino della sua pelle,insieme ad un profumo … no,dopobarba leggero. Mi venne l’acquolina in bocca.
 
Edward non staccava gli occhi dalla mia bocca ed iniziò a respirare più velocemente quando vide la mia lingua inumidirmi le labbra. Si avvicinò e pensai che mi stesse per baciare quando si allontanò di scatto dal mio viso. Cercai di contenere la delusione.
 
<< E’ meglio andare >> si schiarì la voce ,era roca << voglio sul serio evitare che qualche altro soldato ti veda così, non voglio essere richiamato per rissa. >> si passò una mano tra i capelli e mi guardò sforzando un sorriso. Rimasi incantata dai suoi occhi così incredibilmente scuri. Ero pronta a giurare che fino ad un attimo fa fossero più chiari,di un verde più brillante.
 
<< Allora, dove abiti? >>
 
<< Uhm … si ehm … >> inspirai a piani polmoni e rilasciai il sospiro con un lieve sbuffo << giusto qui vicino, noi infermiere abbiamo gli alloggi vicino l’ospedale >>
 
<< Andiamo a piedi e poi torniamo a prendere la macchina? >>
 
<< Certo,sarà questione di un attimo >>
 
<< Vivi da sola? >> mi chiese quando fummo davanti casa.
 
Era una piccola villetta in legno dipinta di bianco,con un portico ed una panchina rivestita di cuscini. Spesso la sera,quando finivo di lavorare, rimanevo seduta per ore sotto il portico ad ascoltare il rumore del mare. Lo facevo per pensare e per rilassarmi,un’abitudine che avevo intensificato dallo scoppio della guerra. Speravo che le onde del mare lavassero via gli orrori che avevo visto.
 
<< No, vivo con Angela e Heidi,un’altra infermiera >>
 
<< Quindi non sei mai sola >>
 
Corrugai le sopracciglia mentre infilavo la chiave nella serratura. La sua sembrava più una constatazione che una domanda. Mi lasciò perplessa.
 
<< I nostri orari non coincidono sempre,così capita che io sia da sola,come questa sera. Perché lo vuoi sapere? >>
 
Si strinse nelle spalle. Mi feci da parte per farlo entrare e poi chiusi la porta dietro di noi.
 
<< Accomodati pure,vuoi qualcosa da bere? >>
 
<< No,ma grazie lo stesso. >>
 
<< Okay,faccio in un attimo,promesso >>
 
 
 
 
 
<< Allora, non mi hai ancora detto qual è il tuo grado >> esordì Edward dopo che il cameriere andò via con le nostre ordinazioni. 
 
Eravamo in un ristorantino molto carino, una specie di tavola calda o bistrot ,lontano dai locali solitamente frequentati dai soldati. Edward non scherzava affatto quando diceva che non voleva che mi vedessero. D’altra parte non potevo che essergliene grata, molti di loro avevano dei modi molto rozzi. Lui era una piacevole eccezione.
 
Roteai gli occhi fintamente esasperata <fissati con i gradi >>
 
Rise << Non siamo fissati,è fondamentale sapere a chi devi rispetto e di chi sei il superiore. In guerra poi è di vitale importanza >>
 
<< Ma qui non siamo sul campo di battaglia edio non sono un tuo commilitone >>
 
<< Si, ma io sono solo curioso. Se portaste le mostrine sarebbe più semplice >>
 
Scossi la testa << In ospedale siamo tutte uguali, non è necessario palesare il proprio grado, è irrilevante >>
 
Sbuffò divertito << Stai eludendo la mia domanda? Sembra che tu non voglia rispondere >>
 
Inarcai un sopracciglio << Sottotenente Swan. Soddisfatto ora? >>
 
Sorrise divertito << Si,ora si grazie. Ufficiale, eh? Chi l’avrebbe mai detto! >>
 
<< Sorpreso? >>
 
<< Hmmm, colpito più che altro >>
 
<< Ora però sono curioso >> disse dopo che il cameriere ci portò le nostre bistecche con contorno di verdure. << Come mai hai deciso di intraprendere la carriera di infermiera presso l’esercito? >>
 
Masticai lentamente il boccone prima di rispondere << Mio padre è un Colonnello dell’ U.S. Army . Fu ferito in guerra e rischiò di morire,fu un’infermiera della Croce Rossa a salvarlo. Quando decisi di arruolarmi poi ,mio padre mi consigliò di frequentare la scuola per ufficiali. Sai, stipendio migliore … cose così >>
 
Edward tagliò un pezzo di carne e se lo mise in bocca insieme ad un po’ di verdure. Masticò lentamente guardandomi, forse riflettendo su quanto gli avevo detto. Presi un bicchiere d’acqua e ne bevvi un sorso. Quando ingoiò il suo boccone si asciugò la bocca con il tovagliolo e bevve qualche sorso di birra prima di parlare.
 
<< Così tuo padre partecipò alla Grande Guerra? >> Annuii << In quale scontro fu ferito? >>
 
<< Durante l’offensiva Mosa-Agonne ,nel 1918 . C’erano carri armati e fanteria, lui era nei primi, a quell’epoca era Maggiore. Non so cosa successe di preciso, mio padre non entra mai nei dettagli quando si tratta di lui, ma so che successe qualcosa al carro armato  e si ferì alle gambe. L’infermiera dovette amputargliele perché le ferite si erano infettate e lui rischiava di morire. Oh, Scusa >> guardai il suo piatto << non sono proprio discorsi che si dovrebbero fare a cena >>
 
Sorrise leggermente << Tranquilla, te l’ho chiesto io. E poi sono un soldato,vuoi che mi si blocchi l’appetito per così poco? >> E per dare maggior enfasi alle sue parole ingoiò un grosso boccone di carne. Mi sorrise ed io ridacchiai.
 
<< Giusto,hai lo stomaco forte >>
 
Annuii bevendo un po’ di birra << Ci vuole. Cosa fa ora tuo padre? >>
 
<< Insegna all’ U.S. Military Academy di West Point, nello Stato di New York. Quando è ritornato dalla guerra per forza di cose, gli hanno dato una doppia promozione ed una medaglia al valore per i feriti in guerra. >>
 
<< Deve esserne molto orgoglioso >> osservò
 
Sospirai << Non molto… cioè,non proprio,insomma … da un lato era triste perché quando è iniziata l’offensiva io ero nata da poco e lui non era con mia madre,e gli sarebbe davvero piaciuto potermi tenere. Ma quando è tornato,due mesi dopo perché ferito be’… era molto frustrato. Avrebbe voluto continuare a lottare per il suo paese. >>
 
Annuì corrucciato << si è comprensibile. È davvero brutto dover ritornare a causa di una ferita. È come se tornassi da perdente. >>
 
<< Ma d’altra parte è meglio tornare ferito che in una bara. È quello che dice sempre mia madre quando mio padre inizia a borbottare circa il suo fallimento in guerra >>
 
<< Si >> concordò esitante
 
<< Ma? >> inarcai un sopracciglio << Tu non vorresti tornare dalla tua famiglia,vivo? >>
 
<< Vorrei tornare dalla mia famiglia tutto interno. Non mutilato. Ammiro molto tuo padre e,anche se non lo conosco,  intuisco che sia una persona molto forte e coraggiosa. Io non so se riuscirei a vivere senza le gambe, o le braccia o qualsiasi altra parte del mio corpo. >> Scosse il capo << Non credo ci riuscirei >>
 
Rimasi in silenzio ad assimilare le sue parole. Le ripetei più volte nella mia mente,sentendo il dolore aumentare di volta in volta. Lo conoscevo da poco più di venti giorni, ma sentirlo parlare così, immaginare un mondo in cui lui non fosse presente mi provocava un dolore da togliere il fiato. Non mi accorsi delle lacrime finché non sentì le guance bagnate.
 
<< Bella >> sussurrò. Si sporse sul tavolo e con le dita mi asciugò dolcemente le guance. Scossi la testa e tirai su col naso.
 
<< Scusa >> dissi << io … non >>
 
<< Perché piangi? È per quello che ho detto? >>
 
Mi portai le mani al viso e mi asciugai gli occhi << Scu- usa >> balbettai << non vo-volevo piangere >>
 
Edward mi prese le mani e le allontanò dal viso stringendole tra le sue. Quando provai a distogliere lo sguardo lui portò una mano sotto il mento e mi fece voltare delicatamente << Mi dispiace >> sussurrò scrutandomi << qualunque cosa io abbia detto, mi dispiace. Non era mia intenzione farti piangere >>
 
 << Lo so, sono una stupida io - >>
 
<< Non sei una stupida. Sei solo la ragazza più dolce e tenera che io abbia mai incontrato >>
 
Arrossii alle sue parole e cercai di distogliere lo sguardo. Il suo modo di guardarmi mi faceva sentire nuda,come se i suoi occhi potessero vedere dentro di me.
 
<< Non sfuggirmi Bella,non nascondermi i tuoi occhi >> disse carezzevole << Sono quanto di più bello ci sia. Non privarmi della loro vista. Ti prego >>
 
Lo guardai ed annuii. Lui sorrise e spostò la mano dal mento alla guancia accarezzandola lentamente. Mi sentii arrossire sotto il suo tocco. Il suo sorriso si ampliò.
 
<< Mi piace quando arrossisci >>
 
<< A me no. Mi sento ridicola >> sussurrai.
 
<< No che non lo sei,sciocca. Sei assolutamente deliziosa >>
 
Restammo occhi negli occhi per degli attimi interminabili. La sua mano era calda e sorprendentemente morbida. Profumava di lui.
 
<< Che ne dici di fare una passeggiata sulla spiaggia? >> propose
 
<< Mi sembra un’ottima idea >>
 
 
 
Dopo che Edward ebbe pagato il conto uscimmo dal bistrot e salimmo in macchina per dirigerci verso la spiaggia. I finestrini abbassati facevano entrare un po’ d’aria fresca in auto ,un vero balsamo per la mia pelle surriscaldata. Non ero abituata a sentire questo caldo secco a Dicembre,e la mia pelle era sudaticcia e appiccicosa. Cercai di sfregarmi le mani e le braccia sugli abiti per eliminare la sensazione di bagnato,sperando che Edward non si accorgesse di nulla,ma l’agitazione non faceva che peggiorare la situazione.
 
Cosa avremmo fatto? Avrebbe cercato di baciarmi? Mi sarei dovuta far baciare al primo appuntamento? O avrebbe pensato male? E se invece avesse interpretato come mancanza di interesse nei suoi confronti la mia riluttanza a baciarlo questa notte stessa?
 
<< -la ci sei? Bella? >>
 
Sussultai e girai di scatto la testa verso di lui. << Come? >>
 
Edward mi lanciò un occhiata prima di riportare lo sguardo sulla strada. Sorrise ,anche se gli occhi sembravano preoccupati,le sopracciglia lievemente corrugate. << Chiedevo se fossi ancora con me. Sei rimasta silenziosa per un po’ e mi hai risposto solo alla terza volta … >>
 
Il sangue fluì velocemente al mio viso,mi sentii scottare. Aprì e chiusi la bocca un paio di volte senza tuttavia riuscire a dire nulla.
 
Stupida. Stupida. Stupida.
 
<< Ti stai annoiando forse? Vuoi tornare a casa? >>
 
<< Cos- NO! No certo, che no,non mi sto annoiando >> come poteva pensarlo? << stavo solo pensando ad una cosa tu … tu non c’entri niente,mi sono divertita molto questa sera >>
 
Si accigliò <<  E a cosa pensavi? >>
 
<< Uhm … al … er- al discorso che facevamo a cena >> borbottai arrossendo << io … mi sono ricordata che è da tanto che non mando una lettera a casa. Cioè,dopo l’attacco, ne ho mandata solo una e i miei genitori saranno preoccupati ma non ho avuto tempo per scrivere e ora mi è venuto in mente che forse dovrei trovare cinque minuti per una lettera o magari telegrafare qualcosa ecco >>
 
Presi fiato ed Edward scoppiò a ridere. Lo fissai sconcertata.
 
<< Ho capito solo la metà di quello che hai detto Bella. Parlavi troppo veloce >>
 
Arrossii e mi morsi il labro. Ovvio che parlavo troppo veloce,capitava tutte le volte che dicevo una bugia. Era così che i miei mi scoprivano.
 
<< Uhm, mi dispiace >>
 
Edward scosse la testa ridendo << Tranquilla. Ma lasciatelo dire : sei una pessima bugiarda >>
 
<< Non era una bugia >> borbottai.
 
Edward mi fissò di sottecchi,sorridendo malizioso. << Farò finta di crederci. Nel frattempo, siamo arrivati >>
 
 
 
<< Bella è palese! Angela e Ben sono pazzi l’uno per l’altra,punto. Lo sa tutto l’ospedale, l’esercito degli Stati Uniti, lo sa pure il Presidente  Roosevelt! Solo loro due non hanno ancora capito nulla. Sembra di guardare in prima persona una soap opera,è ridicolo! >>
 
<< Non è ridicolo, e non è vero che loro due non hanno capito nulla e soprattutto spero vivamente che non sia così palese ,non sarebbe una gran cosa. >>
 
<< E perché? Se tralasciamo il fatto che languiscono l’uno per l’altra senza mai concludere devi ammettere che fanno tenerezza. Hanno gli occhi a cuoricino tutte le volte che sono nella stessa stanza >> Ridacchiò scuotendo la testa.
 
Mi concentrai sul suono melodico della sua risata mentre guardavo la spiaggia davanti a me. Camminavamo a piedi nudi sulla sabbia fresca e soffice che alla luce della  luna sembrava quasi nera. In sottofondo il rumore delle onde che dolcemente coprivano il bagnasciuga per poi ritirarsi con lentezza verso l’oceano.
 
<< Non è questo >> dissi con lentezza.
 
<< Cos’è allora? >>
 
<< Il dottor Cheney è sposato, per questo lui e Angela ,nonostante la palese attrazione reciproca, non vanno mai oltre. Lui è una persona molto corretta, e lei altrettanto. Per questo sarebbe meglio che non fosse così palese ,la gente potrebbe parlare e vedere ciò che in realtà non c’è. >>
 
<< Mhmm . Ha senso. >> si portò una mano ai capelli scompigliandoseli << Ed è più complicato di quanto credessi. Che casino. >>
 
<< Già >> concordai.
 
Camminammo in silenzio l’uno accanto all’altro per un po’. Di tanto in tanto, la sua mano o il suo gomito sfioravano il mio braccio,o il polso ed ogni volta era come se una scossa partisse dal punto in cui la nostra pelle si sfiorava per poi irradiarsi in ogni angolo del mio corpo. Mi sentivo febbricitante ed euforica, terrorizzata ed impaziente. L’attesa e l’incertezza di cosa sarebbe accaduto mi faceva quasi sentire più ricettiva, eppure nello stesso tempo sentivo la mia mente annebbiata,le gambe mi tremavano e il cuore batteva furioso. Non avevo mai provato così tante e così diversificate sensazioni tutte in una volta.
 
<< E dimmi,sei figlia unica? >>
 
Mi schiarii la gola e feci dondolare le scarpe con la mano << No,ho un fratello di diciannove anni,Phil. Anche se non ci assomigliamo per niente >> sorrisi pensando a lui.
 
<< No? Lui è tipo biondo con gli occhi azzurri e alto un metro e novanta? >>
 
Ridacchiai << No,ma ha a i capelli neri e la pelle più scura della mia. Mi chiama sempre mozzarellina >>
 
Edward avvicinò il suo braccio al mio,era solo leggermente più scuro << Non mi sembri tanto bianca >>
 
Risi e lo spinsi leggermente << Sei di parte e lo sai >>
 
<< Forse >> rise << Ed è anche lui nell’esercito? >>
 
Scossi il capo << No, giocava a baseball nella squadra del college ma a breve entrerà a far parte dei Cubs >>
 
Edward fischiò << Caspita. Sai che io sono di Chicago? Solo che da piccolo tifavo per i Mariners >>
 
<< Nessuno è perfetto >>  Gli feci l’occhiolino e lui rise. << Vivi ancora li? >>
 
<< No, quando avevo dieci anni ci trasferimmo a Penny ,mio padre ha uno studio legale a Philadelphia e mia madre può andare a New York tutte le volte che vuole. È davvero fissata con la moda e roba varia >> Edward fece una smorfia.
 
Sorrisi << Si,conosco il tipo >>  
 
<< E sono figlio unico >>
 
Lo guardai sorpresa << Cosa,leggi nella mente? >>
 
Edward mi guardò divertito << Forse,ti darebbe fastidio? >>
 
Mi strinsi nelle spalle << Sarebbe una seccatura >>
 
<< Qualcosa da nascondere? >>
 
<< Abbiamo tutti qualcosa da nascondere >>
 
Mi guardò meditabondo. Ora eravamo fermi l’uno di fronte all’altra con nemmeno un metro a separarci.
 
<< Si hai ragione ma … >> fece un passo nella mia direzione << io non sono il tipo che nasconde le cose >>
 
<< No? >> sussurrai. Era a pochi centimetri dal mio viso. Sulla lingua potevo sentire il sapore della sua pelle. Il suo alito caldo mi solleticava il viso.
 
<< No. Preferisco essere diretto … >> Si avvicinò e mi sfiorò la guancia con il naso << Bella >> alitò << ti desidero dal primo momento in cui ti ho vista. Cosa mi hai fatto? >>
 
Continuò ad annusare la mia pelle mentre con il naso tracciava una linea immaginaria dall’orecchio al mento. Tremai quando lui si avvicinò ulteriormente sino a posare le sue mani sui miei fianchi.
 
<< Bella >> sussurrò . Alzai le mani e le portai all’altezza del suo petto senza tuttavia toccarlo,temevo che se l’avessi fatto lui sarebbe scomparso come un sogno evanescente. Chiusi gli occhi e rilasciai un sospiro tremolante prima di poggiare i palmi su di lui.
 
Incoraggiato dal mio gesto Edward iniziò a rilasciare una serie di piccoli baci là dove prima mi aveva sfiorato con la punta del naso.
 
<< Lo senti anche tu? L’energia,il desiderio, dimmi Bella,lo senti? >>
 
<< Si >> sussurrai << si lo sento >>
 
Le sue labbra mi sfiorarono dolcemente il mento e i lati della bocca,sino a posarsi leggere sulle mie labbra.
 
Fu dolce,dolce come il miele e delicato e leggero come una piuma. Mi mordicchiò leggermente il labbro inferiore prima di posarvi su la lingua chiedendo il permesso di entrare.
 
Lo accontentai schiudendo le labbra e fu fuoco,fu fava incandescente che lenta colava distruggendo tutto ciò che incontrava lungo il cammino, e fu passione che tutto ricostruì  e fu desiderio che con ardore bramava ogni cosa e fu frenesia e fu pazzia e fu gioia.
 
Tra i baci roventi mi chiese se potevamo andare a casa ed io annuii incapace di parlare o anche solo di respirare.
 
Senza che riuscissi a registrare i nostri movimenti o avere la cognizione del tempo che scorreva ci trovammo nel soggiorno e poi in camera da letto. Prima che la ragione potesse risvegliarsi mi abbandonai alla passione.
 
E fu fuoco che mi bruciò.
 
 
 
 
 
 
 
 
Domande?Dubbi? Curiosità? Chiedete e vi sarà dato!
Per gli spoiler e gli extra vi rimando al mio blog http://wuthering-h.blogspot.com/
Un saluto a tutti!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

  
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