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Autore: Dira_    11/04/2010    13 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Ringrazio chi mi ha recensito, e per quelli che non l’hanno fatto, beh… ragazzi, ci sono le visite, dai, lasciatemi un commento. Non riesco a capire se la direzione presa vi piaccia o meno!
Dedico questo capitolo ad Ernil, perché ha fatto un lavoro recensitorio FOLLE questa sera, rendendomi una slasher molto felice. XD
@Trixina: Eeheh, mi fa piacere che ti sia piaciuta la scena Al/Tom! ^^ Sì, in effetti è stata molto dolciosa, ma era voluta. Un po’ di quiete prima della tempesta! E Al è adorabile, lo so. ;P (auto-pimping? No, è che io me lo immagino così XD) Beh, sì Harry e Ron li ha fatti un po’ come me li ricordavo… c’è poco da fare, per me saranno sempre dei bambinoni troppo cresciuti. XD Grazie per i complimenti… anche io sono dispiaciuta dalla defezione dei soliti commentatori, ma voi mi date la forza di mandare avanti la baracca, quindi davvero Trixina, GRAZIE.
@Altovoltaggio: non importa, l’importante è che alla fine mi fai sapere che ne pensi! Le recensioni sono importanti per il morale dell’autore e diciamocelo, anche un po’ per goduria personale ^^ Grazie mille per i complimenti, specialmente quelli ad Albus-è-Al!
@Simomart: Ciao, benarrivata! Grazie della SPLENDIDA recensione, articolata e precisa che mi hai lasciato! Davvero è la tua prima storia slash! Allora è un onore! ^^ Anche tu già conoscevi Taylor Kirsch? Vero che è stupendo! XD Per quanto riguarda Rose e Scorpius avranno un peso nei prossimi capitoli, ma purtroppo dovendo gestire tante coppie devo fare delle scelte. Allora, per le info… Posto ogni domenica, verso mezzanotte, o altrimenti in mattinata tardi. Dipende da quando torno dai bagordi e quanto tardi mi alzo XD Per quanto riguarda la durata, penso di finire con il 50 capitolo massimo, ma ci sarà una seconda parte, salvo imprevisti, tra l’altro, un po’ più het. ;)
@Mikyvale: Non preoccuparti Miky! L’importante è rivederti su questi schermi ^^ Il mantello scoprirai a cosa serve, e chi l’ha preso. Grazie mille per continuare a seguirmi! Stay tuned!
 
 
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Capitolo XXXVIII
 
 
 
 
 
 
Help me, help me
You know me better than I knew myself
Getting nothing done/ I'm getting nothing done
Failing all my friends/ And I'm failing everyone¹
(Mayday [M’aidez], People in Planes)
 
6 Novembre 2022
India, Regione di Nagaland. Mattina.
 
La situazione non era delle migliori.
Si trovavano in una radura, spersi nel nulla della penisola indiana, circondati da una dozzina di indigeni guerrieri con zanne lunghe come avambracci di un bambino. Armati.
Ron teneva la bacchetta tesa di fronte a sé. “Harry…” Sussurrò a denti stretti.
“Lo so.” Si schiarì la voce. “Siamo qui per incontrare un nostro amico…” Iniziò scandendo lentamente ogni parola. “Rolf Scamandro.”
I Naga non si mossero. Poi, quello con l’arco più grosso e con più collane e piume addosso, emise un sibilo. Harry suppose che stesse parlando.

È serpentese. Oh, dannazione.
Da quando Voldemort aveva smesso di esistere, i poteri a lui collegati si erano andati via via affievolendo, pari passo con la scomparsa della cicatrice.
Il che significava che a quarantadue anni suonati non percepiva che qualche parola, e per giunta incomprensibile, nella lingua dei rettili.
Forse era l’unica cosa utile che mi avrebbe potuto lasciare in eredità…
“Sta parlando in serpentese, vero?” Sussurrò Ron. “Ti prego, dimmi che lo capisci.” Alla sua espressione inspirò bruscamente. “Okay, dobbiamo combattere? Perché devo sapere se potrei morire lontano migliaia di miglia da casa mia. Così saprò se Hermione onorerà la mia tomba o ballerà sul mio cadavere.”
I Naga a quello scambio di parole, forse irritati dal non capirci assolutamente niente, si fecero più vicini e minacciosi.
Harry prese una decisione, velocemente. “Abbassa la bacchetta, Ron.”
Cosa?
“Abbassala.” Ripeté, chinandosi a metterla a terra, con un movimento attento.

“Harry, che diavolo stai…”
“Ascolta. Se avessero voluto ucciderci l’avrebbero già fatto. Credo che vogliano catturarci.”
“Adesso sì che mi sento meglio! Per diventare il loro pranzo? Scordatelo!”
Harry lanciò un’occhiata di ferro – sviluppata durante gli anni passati come caposquadra – e gli fece cenno di abbassarla. “Fa’ come ti dico, Ron. Fidati.”
“Ricordami che ti devo un pugno sul naso.” Sibilò, ma obbedì. Subito due guerrieri gli furono addosso, legandoli saldamente con le mani dietro la schiena. Quello che sembrava il capo prese le bacchette che uno dei due gli porse, studiandole.
“Spero non voglia usarle come stuzzicadenti” Borbottò Ron.
Il Naga, con gran sollievo di entrambi, si limitò a tenerle in mano mentre ordinò qualcosa ai suoi guerrieri.

La piccola carovana si mosse. Harry ebbe la percezione di camminare a lungo, ma forse era la stanchezza della materializzazione, addizionata al caldo umido che gli fiaccava le ossa.
Dopo un tempo imprecisato, e un borbottio pressoché ininterrotto da parte di Ron, arrivarono a quello che sembrava a tutti gli effetti un villaggio.
Harry lo studiò con attenzione: era recintato da un alto steccato di legno, e sorvegliato da tre postazioni diverse. All’ingresso stava una capanna rettangolare, la più grande di tutte. Al centro c’era una radura, con quella che sembrava la dimora del capo, a giudicare dai colori accesi del legno in cui era dipinta. Davanti c’era un enorme Naga – molto più grosso del capo della piccola spedizione e accanto a lui…
“Rolf!”
L’uomo, praticamente un bambino accanto al grosso uomo-serpente, si tolse la pipa dalle labbra, rivolgendo loro un cenno. “Harry, Ronald… Benvenuti nella tribù Zhamai.” Poi si rivolse al capotribù, parlandogli in quello che ad Harry sembrò indiano. Non serpentese, comunque.

Il grosso essere sferzò la coda e rivolse qualche parola al gruppo di guerrieri. I due che li tenevano si affrettarono a liberarli dei legacci.
Ron si massaggiò i polsi. “Rivoglio la mia bacchetta.” Disse subito.
“Le terranno loro finché la visita non sarà conclusa.” Chiarificò Rolf, dopo aver tirato uno sbuffo di pipa. “Misure precauzionali. L’hanno presa anche a me.”
Ron sembrò innervosirsi, ma non disse nulla. Negli anni aveva imparato a mordersi la lingua più di quanto volesse veramente. Harry gliene fu grato.
“Rolf, pensavamo saresti venuto a prenderci tu…” Azzardò, con calma ammirevole, considerando che erano circondati da imponenti montagne di scaglie e zanne.
“Sono dovuto rimanere qui come garanzia.” Spiegò. “Gli Zhamai sono una tribù estremamente diffidente verso i maghi. Sono stato presentato ufficialmente da un altro capotribù non più di tre giorni fa e nonostante abbiano accettato… beh, non si fidano neppure di me.” Concluse con semplicità, mentre Ron lanciava uno sguardo sconfortato all’amico.
“Adesso capisco perché Luna l’ha sposato.” Sussurrò, scrutando cupo l’aria rilassata del naturalista. “Sono sciroccati tutti e due.”
Harry represse un mezzo sorriso, e si schiarì la voce. “Hanno accettato di sottoporsi ad un interrogatorio?”
“Ne stavamo giusto parlando. Lootra, il capotribù, mi ha spiegato che ha perso uno dei suoi guerrieri migliori, mentre cinque sono tornati in condizioni terribili, perché portati via da un uomo che … l’espressione corretta è, suppongo, ha stimolato loro il demone della cupidigia.”
“Pensavo fossero stati portati in Inghilterra dal Ministero Indiano.”
“È così infatti.” Rolf scambiò qualche altra parola con il Naga, che li fissava in modo così truce che Harry si meravigliò che non li avessero ancora riempiti di frecce. “Pare che il funzionario che è venuto qui abbia promesso loro la fama. A quanto ho capito sarebbero stati ospiti di una serie di convegni sulle creature magiche ad Edimburgo. Molti dei giovani di qui sono attratti dal mondo al di fuori del villaggio. Persino le tribù più isolate come questa hanno avuto contatti con i maghi.”  
Harry annuì. “Chiedigli se è disposto farci parlare con i suoi guerrieri.”
“Già fatto.” Lo precedette Rolf. “Ha detto che non è disposto a farveli incontrare, ma che parlerà lui con voi. Inoltre vuole avere l’assicurazione che la sua tribù non venga coinvolta in faccende tra maghi.”
“L’avrà. Digli però che ho davvero bisogno di parlare con uno dei suoi guerrieri. Potrebbe essere testimone in un indagine auror.” Soggiunse.

Rolf si rivolse verso l’essere, e dopo un paio di scambi di battute, il Naga fece un cenno, rientrando nella capanna di legno e paglia.
“Ha detto di seguirlo.” Tradusse Rolf. “Ma Ronald dovrà rimanere fuori.”
“Eh? E perché?” Si adombrò l’uomo. “Qual è il problema?”
“Accetta solo di parlare con il capo. In questo caso, Harry.”
Harry fece un sorriso di scuse all’amico. “Resta qui. Sorveglia la situazione.”
“Certo, senza bacchetta.” Ribatté l’altro innervosito. “Non metterci troppo. Vorrei tornare a casa prima di colazione, fusorario permettendo.”
Harry gli fece un cenno, entrando dentro la capanna. Fu stupito dal vedere come fosse estremamente simile a quella che poteva immaginare per un indigeno umano. Il Naga si acciambellò tra un groviglio di pelli, facendo cenno loro di sedersi.
Harry obbedì, sperando ardentemente che non gli fosse offerto niente di ciò che bolliva in un angolo della capanna. Aveva un odore nauseabondo.

Rolf si accomodò perfettamente a suo agio accanto all’essere. “Ha detto che vuole sapere il motivo per cui hai bisogno di parlare con uno dei guerrieri.”
“Spiegagli che potrebbe essere un testimone, e qualsiasi cosa dica o ricordi, anche la più sciocca, potrebbe esserci molto utile.” Ripeté pazientemente.

Rolf tradusse diligentemente e il Naga sferzò di nuovo la coda, palesemente infastidito.
“Dice che non si fida dei maghi, e non vuole che uno dei suoi giovani sia accusato di cose che non ha commesso.” Concluse con un sospiro. “Harry, se vuoi un consiglio, accetta la sua proposta. Siamo suoi ospiti, ma il concetto di ospitalità Naga è estremamente variabile.”
Harry esitò. Era venuto lì per avere delle risposte, ma come si aspettava, la cosa non stava funzionando. Capiva il capotribù. Ma il capotribù era piuttosto palese che non si sforzasse di capire lui.

“Quindi il punto principale è che non si fida di me, è esatto?”
“Grossomodo.” Assentì Rolf. “Non prenderlo come un punto personale. Noi maghi spesso veniamo visti come sfruttatori, e considerando che sei dei suoi guerrieri sono stati effettivamente sfruttati da un mago…” Fece un cenno vago. “Oltre a questo, il governo magico indiano non rispetta le loro tradizioni, il più delle volte li vede come selvaggi pericolosi. Capisci bene che con queste premesse, e già tanto che accetti di dirti ciò che sa lui.”
Harry sospirò. “Chiedigli cosa sa.”
Rolf tradusse e il Naga si premurò di fare un breve e conciso discorso, prima di piantargli le pupille oblique addosso.

“Ha detto che un funzionario del ministero è venuto a parlare qui a Luglio, credo, se ben ricordo il calendario Naga. Sei dei suoi guerrieri hanno acconsentito a partire per Londra, per…”
“Questa è la parte che so già, Rolf. Quello che voglio sapere è cosa gli hanno detto dopo che sono tornati.”
Rolf ripeté la domanda, ma la risposta fu desolante come Harry si aspettava. “Dice che arrivati lì sono stati affidati ad un mago inglese, e poi ad un altro mago che ha operato su di loro un’ oscura magia. Li ha costretti ad obbedire.” Fece una pausa. “Imperio?” Chiese.

“Probabile.” Fece una smorfia l’uomo. “Non c’è altro?”
“È tutto quello che sa.”

Harry serrò le labbra: poco o niente, come immaginava.
Devo guadagnarmi la sua fiducia…
L’unico modo era mostrargli che c’era qualcosa che un mago poteva avere in comune con una creatura oscura. Doveva stabilire un contatto.
Devo parlargli in serpentese…
Si concentrò, guardandolo. Da ragazzo per lui era normale come parlare inglese. E se la cicatrice ancora c’era, forse…
Parlo… serpentese.” Sussurrò a fatica, come ricordando una lingua straniera che aveva parlato anni prima. Ed era così.
Dalla faccia che fece Rolf e dall’espressione sbigottita del Naga, capì che qualcosa aveva detto.

Lo parli, sì.” Convenne Lootra. “Non sapevo che i maghi potessero parlare la lingua degli avi.”
Non tutti.” Fece una pausa. “So che noi maghi non godiamo della vostra fiducia. Ma ci sono maghi buoni, e maghi malvagi. Chi ha rapito i vostri guerrieri è un malvagio. E lo stiamo cercando. Devo parlare con uno dei vostri guerrieri perché un giovane mago, un mago innocente, è in pericolo. Non siamo diversi, anche io sto cercando di proteggere qualcuno.
Il Naga lo squadrò a lungo, dandogli la spiacevole sensazione che tentasse di leggergli i pensieri. Poco probabile, ma chissà che la legimanzia non funzionasse anche per le creature oscure.  

E sia.” Concesse. Subito dopo sibilò un ordine ad una delle sentinelle poste davanti alla capanna.
“Pensavo non ne fossi più capace… intendo, di parlare il serpentese.” Interloquì Rolf impressionato.

“Lo pensavo anche io. C’è da dire che non ho più avuto molti modi per esercitarmi. E neanche motivi.” Aggiunse con un mezzo sorriso. Tacquero quando entrò un altro naga dentro la capanna. Era più piccolo rispetto al capotribù, ma in compenso aveva un aspetto ben più feroce.
Questo è mio figlio Lotha.” Spiegò Lootra. “Faceva parte dei cinque che sono tornati.
Harry improvvisamente si sentì molto più nervoso, e allo stesso tempo più comprensivo. Fece un cenno verso la creatura, che replicò, guardinga.
Lotha, ho bisogno che tu ricordi a chi sei stato affidato con i tuoi compagni. Non Duil, l’altro.
Il guerriero sferzò la coda. Lanciò un’occhiata al padre, poi rispose. “Il guerriero. Non era come l’altro mago. Non aveva paura di noi. Non ci temeva. Era grande e potente.”
Perché dici che era potente? Vi ha minacciato?”
Noi Naga percepiamo la forza di voi maghi.” Replicò sferzante il giovane. “Percepiamo il campo magico di cose e umani. Lui era potente. E ci ha fatto un incantesimo, come li chiamate voi. Da quel momento, siamo stati tutti in suo potere.”
“Imperio…” Sussurrò Harry distrattamente. “Potresti descrivermelo?

Il Naga rimase in silenzio, così a lungo che Harry pensò che non avesse capito la domanda. Poi riprese. “Era alto, due teste più di te. Indossava vesti strane. Diverse dalle vostre. Non ricordo altro.”
Vestiti babbani… Fantastico. Significa che può nascondersi anche trai babbani.

Ricordi cosa vi ha chiesto di fare? Magari se era da solo?
Era da solo.” Confermò. “E ricordo cosa ci ha chiesto di fare. Ci ha chiesto di cercare una pietra in una Foresta. Ha dato a Selik la pietra e gli ha detto di trovare un ragazzo. Selik è morto.” Soggiunse con un sibilo che ricordava gesso su una lavagna. Harry fece una smorfia, ma la sua mente lavorava febbrile.

Una pietra nella Foresta…
Hai visto quella pietra? Sapresti descrivermela?
Sì, l’ho trovata io. Era piccola, scura e dal grande potere.” 

Harry sentì il sangue gelarsi nelle vene. Non c’era ombra di dubbio, di cosa si potesse trattare, considerando che lui stesso aveva gettato quella pietra nella Foresta Proibita, più di vent’anni prima. Stava parlando della Pietra della Resurrezione. Uno dei Doni della Morte.
Vi ha chiesto di recuperare… altro?”
No.” Negò il guerriero. “Ci ha tenuto per giorni in una grotta, dentro la Foresta. Con noi c’era il mago che avevamo incontrato all’inizio, quello che ci aveva consegnato a lui. Era sotto il nostro stesso incantesimo. Poi ci ha fatto un incantesimo e ci siamo ritrovati dentro un campo recintato. Ci hanno detto di cercare quel ragazzo, lo stesso che avrebbe dovuto trovare Selik. Poi siete arrivati voi.”
Harry cercò di non far trapelare lo sgomento e l’angoscia che montavano dentro di lui.
Aveva cercato e trovato un Dono della Morte. La Pietra. Forse era quello meno pericoloso o utile, ma proprio per questo non poteva essere la sola cosa che cercavano.

E il ragazzo…
Si schiarì la voce. “Sai chi è il ragazzo? Vi ha dato un nome?
Il naga sferzò la coda, forse un segno di diniego. “Ci ha detto che era alto e magro. Ci ha detto che il suo campo magico era diverso da quello degli altri giovani maghi. Ed era vero.”  

Tom… Si tratta di Tom, Merlino Benedetto.
Sai perché vuole il ragazzo?” Si sentiva la bocca secca, ma controllò perfettamente la voce. Non aveva passato quasi vent’anni all’Ufficio Auror senza saper controllare le proprie emozioni. Piton, considerò amaro, si sarebbe stupito dell’autocontrollo che era sopravvenuto con la sua maturità.
No. Ma so che lo vuole.”
Il capotribù a quel punto decise di intervenire. “Il ragazzo è in pericolo, mago. Se non l’abbiamo preso noi, è certo che lo prenderà lui.”

 
****
 
 
Hogwarts, Corridoio del quinto piano.
Notte.

 
Il bagno caldo li aveva rilassati in molti modi.
Dopo aver asciugato i vestiti con un incantesimo se li erano rimessi, il tutto nel più perfetto silenzio.
Ma andava meglio, pensò Al, una volta che la porta del bagno dei Prefetti si fu richiusa alle loro spalle, lasciandoli nel corridoio buio. Poteva andare meglio, certo, ma stava andando un po’ meglio.

Più di quanto ci si possa aspettare vista la situazione…
Lanciò un’occhiata a Thomas, mormorando un lumos per rischiarare il pavimento a pochi passi da loro. L’altro ragazzo distolse lo sguardo, abbacinato dal fiotto di luce troppo vicino al suo viso.
“Al, fa’ attenzione.” Sussurrò con una smorfia.
“Scusa. Ma è già tanto se non ti ho ficcato la bacchetta nell’occhio. Non capisco perché non lasciano le torce accese anche dopo il coprifuoco.”
“Probabilmente perché si aspettano che nessuno vada in giro per i corridoi.” Suggerì ironico. “Usiamo solo la tua bacchetta. Meglio non dare nell’occhio. Credo che Gazza avrebbe qualcosa da ridire sulla nostra presenza qui.”
“E da quando questo ha costituito un problema?” Ribatté facendolo sorridere.
“Forza, andiamo. Voglio evitare di aggiungere carico alle accuse che già ho.” Disse, volendo suonare ironico. Al pensò che avrebbe dovuto rivedere il suo concetto di ‘battuta di spirito’.

“Non è divertente, Tom.”
L’altro serrò appena le labbra. “Lo so.”
“Ti ho già detto che sei un idiota?”
“Circa un centinaio di volte.” Fece una pausa. “Non che tu abbia torto.”
“Cosa credi che succederà?”
Tom rimase il silenzio mentre svoltavano il corridoio. Poi fece un breve sospiro. “Non ne ho idea. Suppongo di poter essere accusato di favoreggiamento e di intralcio alla giustizia. Dopotutto ho coperto quell’uomo.”
“Non andrai ad Azkaban.” Disse, mentre una spiacevole morsa gli serrava lo stomaco. “Non ci andrai.”
“Al…” Gli lanciò un’occhiata tra l’esasperato e l’amaramente divertito. Piuttosto complessa, ma perfettamente intellegibile. “Se stai cercando di tirarmi su il morale, non funziona.”
“Scusa.” Si morse l’angolo di un labbro. “Merlino, sei un tale…”
Al sapeva che era esattamente un tale. Avrebbe voluto prenderlo a calci, schiantarlo e appenderlo per un piede alla torre di Astronomia. Non necessariamente in quell’ordine.

Alla fine Tom aveva parlato, certo. Aveva confessato, a dirla tutta e lui aveva capito. Seriamente, capiva perché l’aveva fatto, ed era per questo che l’aveva trascinato in quel bagno.
Per quanto suonasse ridicolo e poco consono alla situazione, aveva voluto ritagliare un momento solo per loro, prima che il maglio della realtà si abbattesse su entrambi.
Papà risolverà tutto. Papà metterà a posto le cose.
Se lo ripeteva da ore, e per quanto ci credesse, seriamente, che suo padre fosse una specie di supereroe…
Ho paura.
Si sentì afferrare la mano, stritolarla a dirla tutta. L’espressione di Tom rifletteva la sua.
“So che ho sbagliato.” Disse soltanto. “Ma non pensavo di poter tornare indietro.”
“Che vuoi dire?”
Tom distolse lo sguardo. “Intendo dire… che ho scoperto delle cose. Non so se si tratta di cose che mi riguardino direttamente, o sia stata solo una falsa pista per spingermi in una trappola.”
“E cos’hai scoperto?”
“Sai cos’è un homunculus?”
Al cercò di ricordare se aveva mai sentito quel termine. Scosse la testa. “No. Sembra una parola latina.”
“Credo lo sia. È una creatura alchemica. Artificiale, si potrebbe dire.”

“Se sapessi che vuol dire artificiale…”
“È un termine babbano.” Fece una smorfia. “In sintesi significa creato dall’uomo. È qualcosa… o qualcuno, non saprei dirlo, creato in laboratorio. Non naturalmente.”
“Un uomo creato in laboratorio?” Corrugò le sopracciglia. “Si può fare una cosa del genere?”
“Ci hanno provato sia i babbani sia i maghi, in tempi e modi diversi. Per quanto riguarda i babbani, hanno usato una scienza chiamata genetica … Per quanto riguarda i maghi, hanno provato con l’alchimia, tramite un processo chiamato Takwin. È un termine arabo.” Soggiunse alla sua espressione confusa.
“E ci sono riusciti?”
“I babbani non ancora, i maghi sì. Almeno, un alchimista, un arabo, dice di esserci riuscito, secoli fa.” Fece una pausa. “Ed è morto, per questo.”
Al lo guardò. Non che fosse facile veder impallidire Tom, considerando che già era pallido di suo, ma in quel momento gli sembrò terreo. “E questo cosa c’entra con te e la tua nascita?”
“… Non essere stupido, Al.” Disse soltanto.

Albus dapprima non capì. Poi quando comprese, ebbe l’accortezza di voltarsi con la bacchetta abbassata, di scatto. “Aspetta un secondo. Stai dicendo che tu credi di essere nato così?”
“Non è questione di credere. La realtà oggettiva dei fatti è che non ho genitori. Che non esisto prima del ritrovamento di Harry. In nessun registro, in nessuno ospedale del mondo magico o babbano. Che non mi è stato mai tagliato il cordone ombelicale perché non l’ho mai avuto.” La voce stava salendo di volume, tanto che Al temette che qualcuno potesse sentirlo. “Questo a cosa porta?”
“Porta al fatto che sei un idiota, Tom.” Tagliò corto, cercando di mantenere un tono di voce deciso. “Come puoi credere a quel tipo?”
“Ti sto dicendo che non è questione di credere a John Doe. Ma quello che ho letto personalmente… a quello credo.” Serrò la mascella in una smorfia disgustata. “Potrei non essere neppure umano…”
Tom!” Sbottò, stavolta senza curarsi del tono di voce. Lo strattonò per un braccio, facendolo voltare. “Sei completamente idiota?”
“… Smettila di insultarmi.”
“No. Per Merlino… sei stato allattato da una donna, sei cresciuto ed hai sviluppato poteri come un normalissimo bambino del mondo magico! Hai due paia di occhi, di gambe e di braccia. E per giunta fai delle contorsioni mentali da pazzi.” Lo costrinse a guardarlo. “Sei il mio migliore amico, sei il mio ragazzo e sei più umano di certi troll che vagano per i sotterranei con la nostra stessa spilla. Oltre al fatto che non puoi credere che piova solo perché qualcuno ti ha indicato una nuvola.” Lo scrollò per un braccio, come a suggellare il discorso.
L’altro si liberò con uno strattone, ma senza violenza. Arrivarono alle scale mobili, in quel momento insolitamente quiete.
“… Ma se lo fossi, mi vorresti comunque?” Sussurrò così piano che non fu del tutto certo di averlo sentito.

E seppe che la risposta, vera o meno che fosse, avrebbe condizionato tutto.
Per lui il problema non si poneva. Forse peccava di leggerezza, forse era insensibile o superficiale.
Ma se sei troppo profondo, poi ti cacci in situazioni del genere…

Ha ragione Lily. A volte paga essere scemi, piuttosto che il contrario. 
“Mi pare ovvio.” Sbuffò, calandosi nella parte del sicuro di sé. Gli andava stretta, ma fece del suo meglio. “Senza di me moriresti affogato nella tua asocialità.”
Tom batté le palpebre, guardandolo per un attimo assolutamente indecifrabile. Poi gli prese il viso tra le mani e gli diede un bacio. Uno di quei baci.
Quando si staccarono fu perché erano a corto d’aria. Al si sentiva le gambe più o meno ridotte come quando era dentro la vasca.

È grave dottore?
“Non farlo mai più quando siamo sulle scale e mi separa dal vuoto solo una balaustra.” Brontolò, facendolo sogghignare appena.
Tom fece per rispondere qualcosa, quando dal corridoio dietro di loro spuntò la luce azzurrina di un lumos. Al vide Tom serrare istintivamente la presa sulla bacchetta.

“Ragazzi, grazie al cielo siete qui!” Era Ainsel Prynn.
Al aggrottò le sopracciglia, confuso. “Professoressa? Cosa…”
“Vi stavo cercando. Il professor Lupin mi aveva detto che eravate tornati nei sotterranei, ma quando sono andata a cercavi non vi ho trovati. Per fortuna mi sono ricordata che siete entrambi prefetti e…”
“Cosa sta succedendo?” Tagliò corto Tom, ogni emozione, brutta o buona che fosse, sparita dal viso. Ad Al fece una bruttissima impressione.
“Un estraneo si è introdotto dentro Hogwarts e tutti gli studenti sono stati accompagnati nelle loro Case. Come ho detto, non siete al sicuro.”
“Torniamo subito al dormitorio.” Ribatté Al, inquietato. Tom aveva una faccia tremenda.

Che si tratti di John Doe?

Che stupido. Chi altri potrebbe essere?

“Tu, Potter. Dursley ho bisogno che mi segua.”
“Perché?” Che suo padre fosse già stato informato? Che avessero informato i professori?
Impossibile, come ha fatto se non ho detto nulla neanche a mamma?

Come hanno fatto a risalire a Tom?
“Potter, non credo sia questo il momento per discutere.” Tagliò corto la donna. “Non dovreste essere neppure qui. Vista la situazione chiuderò un occhio sulla questione dei punti, ma devi subito ritornare ai sotterranei, e senza esitazioni. Abbiamo motivo di credere che l’intruso sia pericoloso.”
“Ma…”
“Al, vai.” Lo seccò Tom, senza guardarlo. “Non hai sentito la professoressa?”
Cosa?
“Ma vorrei solo sapere cosa sta succedendo, e perché avete bisogno di lui!” Insisté, sentendosi il cuore in gola. Non aveva il minimo senso.

Era come se tutti loro avessero una determinata quantità di informazioni a disposizione.
Naturalmente Tom le aveva tutte, o comunque la maggior parte. Suo padre e gli auror pochissime, per quanto ne sapeva. Il master player era quel John Doe, ed era lui che dirigeva i giochi.
Ma adesso… chi sa cosa, e quanto?

Che sta succedendo? E perché è venuta la professoressa Prynn?
“Potter, sei uno studente. Non un auror, né un piccolo investigatore. Va’ a letto. Dursley è in buone mani.”
Doveva obbedire. Strinse la bacchetta tra le dita, sentendosi la bocca secca. Tutto il suo essere urlava di non farlo, di non lasciare Tom da solo, benché fosse con una professoressa, la loro professoressa di Trasfigurazione.

Ma lei non ti è mai piaciuta…
“Al, vai.” Ripeté Tom, e fu come una sferzata. Sembrava furioso con lui.
Non gli restò che obbedire.

 
****



Dormitorio femminile.
Stanza del sesto anno.  

 
Rose fu svegliata da un corpo morto che gli piombò sulla spalla. Dopo un breve attimo di smarrimento si accorse che si trattava della zampa del cugino. Detta anche mano.
“Cosa… che?” Bofonchiò sconvolta, afferrando il lume sul comodino ed accendendolo con un movimento ormai allenato. “Jam?
“Hai visto il mio mantello?”
James era pallido alla luce della lampada ad olio e ancora vestito. Doveva essere passata la mezzanotte.

Non dovrebbe essere a letto a russare come un troll?
“Che diavolo ci fai qui?” Sbottò, tirandosi a sedere e tirando su le coperte, automaticamente, anche se indossava una maglietta assolutamente coprente. La sua preferita, quella dei Chudley. “E soprattutto, come diavolo ci sei arrivato?”
“Grazie a me.” Disse un’altra voce, mentre una figura alta si avvicinò al letto. “Buonasera, Rosey-Posey.”
“Per le mutande di Merlino! Scorpius!” Esclamò con un sussurro terrificato. “Se qualcuno vi trova qui verrete appesi per le mutande alla torre di astronomia!”
E non voglio sapere come sono riusciti ad eludere le scale a scivolo dei dormitori…

No, non credo di volerlo sapere. Davvero.
“Il dettaglio pare sia ininfluente, visto che Poo ha smarrito il suo Mantello Leggendario.”
“Non l’ho perso! Me l’hanno rubato!” Sbottò il ragazzo. Rose gli tirò una botta sul braccio, indicando con un cenno le compagne addormentate.
“Volete finirla di urlare? Se le svegliate…”
“Quella in fondo non è la Finnigan?”
“Detta anche Rana Dalla Bocca Larga, sì. Volete levarvi dai piedi così mi vesto? Sala Comune.”
“Il  mio mantello…” Cominciò James.
“Scorpius, liberami di lui.” Pronunciò brutale. Il ragazzo si illuminò in un sorriso gioioso, afferrando peso James e trascinandolo via. Dopo che i borbottii furono cessati, Rose ebbe il tempo di buttarsi addosso una vestaglia e prendere la bacchetta. Quando finalmente ritrovò le scarpe, sepolte sotto il letto, riuscì a scendere.
James era accanto al fuoco, e aveva una faccia orribile.

Rose deglutì, e capì che nel dormiveglia aveva sottovalutato il problema. Fu contenta anche di non essersi fermata allo specchio attaccato alla porta a controllare lo stato dei suoi capelli, perché probabilmente la vanità femminile in quel momento sarebbe morta fulminata.
Comunque odiò Scorpius per il suo pigiama coordinato e la perfetta piega dei capelli.

“Che succede?”
“Hai visto il mio mantello?” Sbottò James, finalmente libero da costrizioni. “Restituiscimelo, se ce l’hai tu. Basta scherzi del cazzo!”
“Ho cercato di dirgli che io e te non c’entriamo niente, anche in qualità di Prefetti sfiancati dalle sue infrazioni. Non mi ha dato retta.” Spiegò l’altro, seduto sul bracciolo della poltrona.

“James, non siamo stati noi.” Prese un respiro vedendo l’espressione riottosa del cugino. “Posso giurartelo su ciò che vuoi. Io quel mantello poi non lo vorrei toccare neanche con la punta della bacchetta. Non so se te lo ricordi, ma è un dono della Morte…”
Scorpius inarcò le sopracciglia. “Wow. Allora era vero. Questo batte le reliquie maledette e le segrete infestate del mio castello.”
“È il mantello di mio nonno.” Ribatté l’altro. “E qualcuno l’ha rubato.”

Rose si massaggiò la sella del naso, cercando di riflettere.
Ci mancava solo questa… A volte rimpiango che Al sia finito nei sotterranei.
Sono circondata da monumenti al testosterone.

“Chi sapeva dove lo tenevi?”
“Gli Scamandro, Bobby… e voi.” Scrollò le spalle.
“Sei completamente idiota? Quel mantello ha un valore inestimabile e lo dici a metà Grifondoro?!” Sbottò incredula Rose. “Pensavo lo tenessi per te!”
James fece una smorfia. “Anche se l’avessi fatto, Rosie, qualcuno avrebbe notato la mia insolita capacità di sparire nel nulla, no? Specie Lys e Lor, che sono con me dal primo anno. Finché non sono diventati due giganti di montagna li facevo nascondere con me. E Bobby è un tipo fidato. Non sono stati loro.”

“Quindi rimaniamo noi?” Suggerì Scorpius, in tono irritato. “Io non sapevo neanche cosa avessi di preciso, Potter.”
“Non sto dicendo che siete stati voi.” Replicò duro, rimpallandogli un’occhiata offesa. Per James non c’era niente di insultante come essere accusato di tradire la fiducia dei propri amici. “Sto solo dicendo che è sparito.”

“Non vi mettete a litigare.” Sospirò Rose. “La cosa sensata da fare, adesso, è aspettare domattina e andare a cercare il Direttore della casa per denunciare il furto.”
“Dal manuale del perfetto grifondoro…” La prese in giro James, aspro. “Col cazzo. Io voglio prendere il colpevole adesso e riempirlo di mazzate.” Ringhiò, e a Rose sembrò che gonfiasse quasi i muscoli.

Stupido troll.
“Allora cosa conti di fare, eh? Girare per la scuola finché non hai trovato l’uomo invisibile?”
“No. Ma non ho intenzione di mettermi a letto ed aspettare che il colpevole l’abbia nascosto tra le sue cose.”
“Il professor Paciock non c’è, stanotte dorme alla locanda…” Osservò Scorpius.

“Non stavo parlando di andare da zio Nev, infatti. Voglio andare da Teddy.”
“Ted? Oh, per l’amor di Nimue… lo lasci riposare in pace?” Esclamò Rose esasperata, mentre Scorpius faceva un sogghignetto. “Spiegami cosa potrebbe fare lui adesso!”
“Dire a tutti di frugare nei loro cazzo di bauli e tirare fuori il mio mantello!” Non aspettò risposta. Si diresse a passo di marcia verso il ritratto della Signora Grassa, e la svegliò brutalmente per farlo passare.
“Lascialo stare, Rosie. È obnubilato dal testosterone…” Mormorò dolcemente Scorpius, con un’aria divertita. “Che facciamo, lo seguiamo?”
Rose sospirò: aveva passato tutta la sua vita a stare dietro, come spalla tragicamente consapevole, alle follie dei fratelli Potter. Probabilmente era Dna, attitudine o destino, ma non avrebbe mai potuto sottrarsi, esattamente come Hugo non poteva evitare di fare da valletto a Lily.
Aveva scelto Al come Potter di Fiducia perché probabilmente era il più normale dei tre. Fissazione per oscuri personaggi familiari a parte.

Guardò Scorpius e seppe che se non altro, adesso erano in due.
“Sai, tu non ti rendi pienamente conto di cosa significa stare dietro ad un Potter.”
“Dici? Probabile. Ma ho sempre amato il brivido.” Si scostò cavallerescamente. “Prima tu, rosellina.”


Raggiunsero James con fatica, visto che il ragazzo sembrava macinare metri con un’implacabilità da bulldozer. Dovettero scendere la torre e passare le scale mobili prima di avvistare la luce fioca della sua bacchetta.
“Ah, siete qui.” Disse quando si vide raggiunto.
“Sai, credo che un giorno ti soffocherò nel sonno.” Replicò Rose con una smorfia, mentre faceva luce con la bacchetta. “È strano…” Soggiunse.
“Cosa?” chiese James, distratto dall’evitare di sbattere contro le armature, preso a guardare la Mappa dei Malandrini.  

“C’è troppo silenzio.” Mormorò. “Voglio dire, è vero, è notte e in giro non dovrebbe esserci nessuno, ma…”
“In effetti non vedo la gatta malefica da nessuna parte. Avrebbe già dovuto venire a rompere le scatole…”
Si fermò. “Come non detto gente… È dietro l’angolo.” Sussurrò allarmato. Rose afferrò un confuso Scorpius e si nascosero in una nicchia rientrate nel muro.
“Potter, sei peggio di James Bond… e quella mappa?”
“Mentre i tuoi tramavano nell’ombra i miei progenitori si dilettavano in malefatte utili ai posteri.” Replicò James, facendogli poi cenno di restare in silenzio.

Passarono alcuni attimi in cui il puntino rappresentante il gatto sentinella rimase immobile.
“Beh?” Mormorò Rose. “Perché non si muove?”
Scorpius lanciò un’occhiata al puntino. “Strano. È difficile che quella bestia si fermi a farsi una toeletta.”
James non disse nulla. Si staccò dalla nicchia e si allontanò, proprio in direzione del Nemico.
James!” Sussurrò Rose, sbalordita. Nessuna risposta.

James tornò dopo qualche attimo. “Venite.” Disse soltanto.
“Jamie, la gatta…”
“Venite vi ho detto.” Ripeté e alla luce bluastra delle bacchette notò che aveva un’espressione strana. Confusa, avrebbe detto Rose. Forse anche spaventata.

Quando si avvicinarono, scoprirono che il gatto c’era. Ma era morto.
“Cosa diavolo…” Sussurrò Rose. “Cosa…”
“Per questo non si muoveva sulla mappa.” Disse, illuminando il corpo esanime dell’animale. “Sembra stata seccata da una magia. Non c’è sangue. È solo… morta.”
“Una… maledizione?” Rose deglutì. “Andiamo, magari è morta per cause naturali!”
“Con quell’espressione? Guardagli il muso.” Rispose James.

Rose e Scorpius si avvicinarono. La gatta non era morta naturalmente. Aveva gli occhi vitrei spalancati nel vuoto e la bocca protesa, come se cercasse aria.
“Morgana benedetta…” Rose si tirò su di scatto, distogliendo lo sguardo. “È morta soffocata.”
“Già. Ed essendo una delle sentinelle più efficaci della scuola, cominciò a pensare che…” James si fermò, scrutando di nuovo la mappa. Soffocò un’imprecazione tra le labbra. “Ci mancava solo questa.”
“Che succede?” Chiese Scorpius, rimasto zitto fino a quel momento. Aveva smesso di sorridere però, notò Rose. “Che succede adesso?”
“Albie. È qui in giro.”
“Al? Stai scherzando!” Rose non ci capiva più niente.

Era chiaro che non si trattasse più solo del furto del mantello.
Che ci fa Al in giro?
La risposta arrivò quando il ragazzo svoltò l’angolo, e aggiunse ulteriore luce alla porzione in cui stazionavano i tre. “Ragazzi! Che ci fate qui?”
“La stessa domanda potremo farla a te, fratellino. Passeggiatina notturna?” Chiese James, ma privo della solita verve sarcastica. Sembrava nervoso.
Lo erano tutti, stimò Rose, notando l’aria tesa e pallida dell’altro cugino.

“C’è… qualcuno nel castello. Un intruso.” Spiegò il serpeverde. “Pensavo che avessero consegnato tutti nei dormitori.”
Rose lo guardò confusa. “Che storia è questa? Nessuno ci ha detto di far niente!”

“Come…” Disse. “Un intruso…”
“Non ne sappiano niente, Potter. Nessuno ci ha detto di rimanere nei nostri dormitori. Siamo usciti perché qualcuno ha rubato il Mantello dell’Invisibilità a tuo fratello. Stavamo andando dal professor Lupin…” Scorpius illuminò la porzione di pavimento accanto a sé e il corpo del gatto. “Ed abbiamo trovato questo.”
Rose vide Al guardare il gatto, senza riuscire a spiccicare parola. La domanda aleggiava attorno a loro, pesante come un macigno.

Che diavolo sta succedendo?
James si umettò le labbra. “C’è un intruso, sicuramente. Ma l’abbiamo scoperto adesso, da te.”

E Albus capì.

Il panico e consapevolezza lo investirono con la violenza di un uragano, lasciandolo senza fiato.
La professoressa Prynn gli aveva mentito. La professoressa Prynn non aveva avvertito nessuno.
L’aveva mandato via. L’aveva separato da Tom.
L’aveva fatto apposta.
Oh … Dio.
Non è dalla nostra parte! Non è dalla nostra parte!
 
Rose ebbe paura che Albus sarebbe svenuto. Lo vide perdere completamente il poco colore che aveva e boccheggiare come se gli mancasse l’aria nei polmoni e terreno sotto ai piedi.
Poi lo sentì soffocare un lamento.
“L’ho lasciato andare via…” Sussurrò coprendosi la bocca con una mano. “L’ho lasciato andare via.”
“Chi? Di chi parli, Al?” Lo prese per le spalle, cercando di farsi guardare. Ma Al non la notò neanche, scartò violentemente, cercando di correre nella direzione da cui era venuto.
James lo afferrò al volo, bloccandogli le braccia. “Al! Che cazzo sta succedendo!?”
Lasciami!” Urlò. “Lasciami, gliel’ho lasciato prendere! Gliel’ho lasciato portare via!”

James ignorò i suoi tentativi di divincolarsi. Rose pensò che la differenza di peso e altezza in quel momento era plateale. James lo teneva stretto contro di sé, bloccato, ma senza violenza, con fermezza.
E il fratello, per quanto si divincolasse, non riusciva a farci niente.
“Chi, Al?” Ripeté di nuovo James. “Dimmi chi, e ti lascio andare!”
“Tom…” Al si fermò, il corpo teso fino allo spasimo e il respiro affrettato. “Ha preso Tom. La professoressa Prynn è l’intruso! È lei!”
“Ma che cavolo…” James non mollò la presa, ma lanciò un’occhiata sbalordita ai compagni. La distrazione però gli fu fatidica. Al se ne accorse e si liberò un braccio, violentemente. “Everte Statim.” Disse soltanto, con sicurezza terrificante.

James sentì un colpo tremendo, come se qualcuno l’avesse spintonato con la forza di cinque giganti. Fu sbattuto contro il muro, mentre Al si liberò, correndo via.
Al!” Rose fece per corrergli dietro, ma James le si parò davanti.
“Basta fughe del cazzo!” Sbraitò, rialzandosi con fatica, ignorando lo stordimento e il dolore. “Io vado dietro a quell’idiota, voi andate ad avvertire Teddy. Subito!”


 
****
 
 
Note:
Mi odiate? Siii. Lo so. Me lo merito. Tenete duro.

1 - La canzone qui . Questo gruppo merita davvero. Penso che sarà il mio fornitore ufficiale di canzoni per questa storia. ;P
  
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