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Autore: Leslie and Lalla    19/04/2010    2 recensioni
[Seguito di Drawing a SongAttenzione: può essere letta senza alcun problema anche da chi non ha letto il primo]
Sono passati sedici anni dall'incontro di Lori e Cleo, e ora tocca alle loro figlie fare i conti con il primo amore e le complicazioni che ne derivano.
Madelyn e Michelle sono due cugine adolescenti inseparabili eppure, alle volte, diverse: la prima è la fotocopia del padre, capelli castani, occhi verdi, terribilmente protettiva nei confronti della sorella più piccola e senza i libri, i quali le permettono di viaggiare di fantasia e quindi staccarsi per un po' da un mondo che sembra avercela con lei, non vivrebbe; la seconda il padre lo ha a malapena conosciuto, ha viaggiato in giro per il mondo armata di macchina fotografica e ora si sente un po' stretta nella piccola città di montagna dove l'hanno relegata.
A confronto di Michelle, Mad reputa indispensabili i ragazzi: le volte in cui ha preso una cotta per uno stronzo che aveva fretta di buttarla via senza curarsi dei suoi sentimenti sono incontabili, tanto che ora ha perso ogni speranza di trovare uno con la testa a posto ed è convinta che siano tutti come i suoi ex, cioè dei luridi vermi senza uno straccio di cuore. La cugina, invece, non ha mai pensato ai ragazzi come più che amici, non si è mai innamorata e dopo aver sentito le storie di sua madre, sua cugina e della sua migliore amica, ha paura che accada anche a lei.
Tuttavia le due ragazze, nonostante tutto, nel loro più profondo continuano a sognare la propria anima gemella, che sembra non essere poi così irraggiungibile...
[Scritta a quattro mani, con due punti di vista diversi: quello di Madelyn e quello di Michelle]
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'All of Drawing a Song and Sequels'
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1. Who is he?




Martedì 16 aprile

Madelyn's Pov.


Non alzo lo sguardo dal piatto e ingurgito una forchettata di spaghetti al pomodoro dietro l'altra, fermandomi solo per bere un sorso d'acqua dal bicchiere che ho davanti.
C'è un'insopportabile tensione nell'aria. Mamma e papà stanno parlando da mezz'ora, ma io non li sto ascoltando, troppo presa nei miei pensieri.
«Madelyn» mi chiama mia madre.
Alzo di scatto il capo e resto immobile a fissarla.
«Avrei piacere se venissi anche tu oggi pomeriggio.»
«Dove?» chiedo io, corrugando un sopracciglio.
«Al funerale di cui tuo papà ed io abbiamo parlato fino a due secondi fa!» esclama, con stizza.
Faccio un timido sorriso, risentita.
Lei alza gli occhi al cielo, con un sospiro stanco.
A questo punto interviene il babbo, che le accarezza dolcemente la schiena.
«Stava pensando alle sue cose, Lori» mi giustifica lui.
Guardo mio padre con un sorriso che va da un orecchio all'altro. Lo adoro, per due principali motivi. Il primo: è praticamente uguale a me fisicamente (ho i suoi stessi capelli castani e i suoi stessi occhi verdi); e il secondo: ho il suo identico carattere e abbiamo gli stessi interessi; ad esempio sono molto protettiva nei confronti di mia sorella (come lo era lui con la zia Cleo, mi ha confessato l'anno scorso) o, come lui, mi piace da impazzire l'italiano, i libri e tutti ciò che riguarda in generale la letteratura. Mia sorella Carlotta invece è la fotocopia di mia mamma: ha il suo identico colore di capelli rosso e gli occhi nocciola; ed anche lei ha la sua medesima passione per il canto.
«Oggi devo studiare» replico io, dopo una piccola pausa.
«Durerà al massimo un'ora e mezza» ribatte mia madre, con sicurezza.
«Ma...» balbetto, cercando qualche scusa convincente. «Non lo conoscevo neanche!»
Lei stringe gli occhi. «Era un caro amico di tua madre, non ti basta?»
C'è un attimo di silenzio, in cui io e lei restiamo a guardarci con le palpebre socchiuse. Serro la mascella e di conseguenza irrigidisco i lineamenti del viso. Non voglio aprire la bocca per paura di mettermi a urlare come una pazza.
E allora deve importare a me?
Faccio un profondo respiro. «E perché dovrei venire proprio io? E Carlotta no?»
«Ma ho solo dieci anni!» sbotta subito mia sorella.
Mi volto verso di lei e la guardo in cagnesco. «E allora?»
«Non sono mai stata ad un funerale!» risponde lei, prontamente.
«E allora?!» ripeto, alzando il tono di voce.
«Bambine basta!» interviene mia madre, gridando.
«Dillo a lei, bambina» borbotto, irritata.
«Ma tu ti comporti come tale» obietta lei, alzando un'altra volta gli occhi al cielo.
Prosegue un minuto di assoluto silenzio.
Non riesco più a sopportare. Mi alzo improvvisamente dalla sedia, mollando un pugno sul tavolo con rabbia. «E poi ti lamenti che prendo brutti voti!» urlo, correndo in camera mia.
Quando entro, sbatto la porta senza preoccuparmi che faccia troppo rumore.
Dio, che nervoso.
Mi lascio cadere a peso morto sul letto, chiudendo esausta gli occhi.
Dopo pochi minuti, sento che si è aperta la porta. Non dico nulla e non voglio nemmeno vedere chi è che rompe le cosiddette scatole.
«Ehi» Una voce maschile che riconosco immediatamente.
Apro gli occhi e istintivamente sorrido.
«Ho convinto la mamma a lasciarti a casa» sussurra mio papà, sedendosi accanto a me.
Alzo un poco le spalle. «Tanto» sospiro poi.
«Cosa?» mi chiede lui, dolcemente.
«Nel senso che comunque a lei darà fastidio che non sono venuta e tutte le solite storie» rispondo, distogliendo lo sguardo.
«Sì, ma hai ragione tu, in fondo. Domani non hai una verifica importante?»
Annuisco, con poco entusiasmo. «Sì, di psicologia.»
Frequento il liceo socio-psico-pedagogico. Lo so, è lungo e difficile da dire, o almeno così dicono. Io ci ho impiegato esattamente un giorno ad imparare a dirlo correttamente senza incespicarmi con le parole.
«Studia, allora» dice, facendomi un buffetto scherzoso sulla guancia, dopodiché si alza.
Lo guardo allontanarsi sorridendo. Per fortuna che c'è lui.
Il mio cellulare inizia a squillare improvvisamente. Sobbalzo un poco, poi lo tiro fuori dalla tasca dei pantaloni e guardo il display. Schiaccio il pulsante verde con un sorriso sulle labbra, dopodiché mi sdraio supina sul letto. E' Cristina, la mia migliore amica.
«Ciao!»
«Buongiorno bellissima» mi saluta lei, raggiante. «Come stai?»
«Insomma» borbotto, stringendo le palpebre.
«Cosa è successo?»
A questo punto, con un sospiro, le racconto tutto tormentandomi le mani.
«Ah» fa lei, appena ho terminato di parlare. «Magari è nervosa.»
«Sì, ma Cri! Sono settimane che è nervosa!» esclamo io, esasperata.
«Resisti» insiste lei, determinata. «E' solo un periodo, ne sono sicura.»
«Speriamo» concludo io, guardando il soffitto, sconsolata.
«Allora ti lascio che devo studiare psico. Non ho ancora aperto libro, io» dice lei, d'un tratto.
«Anche io» ammetto, guardandomi i pollici dei piedi. «Ci vediamo domani, tesoro.»
«A domani» mi saluta, subito dopo chiude la chiamata.
Resto ancora qualche minuto sdraiata, fissando il soffitto. Dopodiché mi tiro a sedere e decido di iniziare a studiare, con una smorfia.
Non ho una cavolo di voglia, eppure devo.

«Madelyn!» Sento la voce acuta e terribilmente fastidiosa di mia sorella che mi chiama dalla sua stanza.
«Che c'è?» sbotto, irritata, interrompendo il ripasso di pagina centocinque.
«Quando tornano mamma e papà?» domanda a voce alta per farsi sentire.
Spero il più tardi possibile, mi ritrovo a pensare.
«Non ne ho idea» rispondo, tornando al libro che ho sulle ginocchia.
«Allora mi accompagni tu a scuola dopo?»
Spalanco occhi e bocca. «Perché?!»
«Ho le prove generali per la recita di sabato e la maestra ha detto che non possiamo assolutamente mancare» spiega lei.
Scatto in piedi e, inviperita, mi dirigo a passo spedito verso la sua camera. Spalanco la porta ed esclamo: «E non glielo hai ricordato alla mamma?»
«Pensavo lo sapesse» replica lei, sfogliando un libro mentre siede comodamente sul letto.
«Con tutto quello che ha da ricordarsi» sospiro io.
«E allora mi accompagni tu? Io da sola non ci vado» afferma lei.
«A che ora?»
Carlotta guarda per un attimo il suo orologio, poi mi guarda e risponde: «Tra quindici minuti.»
Faccio un vago gesto col capo. «Però preparati subito, ho poco tempo.»
Dieci minuti dopo, stiamo camminando a passo spedito verso la scuola di Carlotta. Mi sono data una velocissima sistemata ai capelli, poi ho indossato le scarpe e la giacca. Non mi importa dello stato in cui sono... e poi ci saranno praticamente solo bambini, che me ne importa?
«Devi accompagnarmi dentro» fa Carlotta, d'un tratto.
«Perché?!» sbotto, alzando le sopracciglia.
«Non so qual'è la sala e ho paura di perdermi» risponde lei, esitante.
«Perché, secondo te, io so dov'è?!» ribatto, stizzita.
Carlotta mi guarda con un'espressione da cucciola impaurita che chiede aiuto.
Alzo gli occhi e faccio un sonoro sospiro. «E va bene» acconsento poi, con malavoglia.
Quando siamo finalmente dentro, mi guardo intorno e non vedo anima viva. Prendo la mano di Carlotta e le ricordo che io non ho ancora finito di studiare e di darsi quindi una mossa.
«Sì!» esclama lei, esasperata.
Allungo il passo e di conseguenza mi ritrovo a tirarle il braccio. «Sbrigati!» la riprendo.
Dopo qualche minuto, troviamo una porta con appeso accanto un cartello.
«Ecco» affermo, appena ho finito di leggerlo. «Sono qui le prove.»
Carlotta fa un timido passo e appoggia la mano sulla maniglia, poi si volta a guardarmi, stupita. «Non vieni?»
«Ti ho detto che ti accompagnavo, non che sarei stata tutto il tempo a vedere una stupida commedia teatrale di bambini di dieci anni.»

Okay, non sono mai stata una persona troppo decisa. Mi lascio corrompere abbastanza facilmente, e infatti in questo momento mi ritrovo seduta in prima fila su una sedia scomodissima a fissare mia sorella che recita con i suoi compagni di scuola.
Ho cercato di trovare i lati positivi di tutto questo: ovvero prendermi una piccola pausa. In fondo ho studiato ininterrottamente fino a poco fa.
Ad un tratto un rumore più o meno forte mi fa sussultare e alzare di conseguenza lo sguardo. Un ragazzo che avrà qualche anno in più di me sta raccogliendo il dizionario che ha appena fatto cadere. Quella figura mi incuriosisce inspiegabilmente: resto a fissarlo per qualche secondo. Ha un'aria cupa e allo stesso tempo pensierosa che mi affascina terribilmente. Indossa dei jeans scuri e una felpa nera con il cappuccio; è seduto sulla sedia in una strana posizione, perché solo in quel modo riesce a scrivere sul quaderno che ha appoggiato sulle gambe. Sta facendo di sicuro i compiti di italiano. Senza farlo troppo notare, lo guardo nei dettagli: ha dei capelli mori spettinati e degli occhi di un azzurro bellissimo. La sua bocca carnosa e il suo naso abbastanza piccolo mi fanno cogliere il suo aspetto da ragazzino cresciuto troppo in fretta.
Probabilmente si sta sentendo osservato, infatti non esita ad alzare il capo. I nostri sguardi si incontrano per un secondo e, sentendomi avvampare, mi giro dall'altra parte.
Vedo senza guardare veramente, il palco di fronte a me. Mi sta osservando, lo sento.
Cerco di non farci caso, concentrandomi sulla scena davanti ai miei occhi. Mia sorella, vestita da fatina, sta sventolando la sua bacchetta – che teoricamente dovrebbe essere magica – in direzione di un'altra bambina dai capelli lunghi biondi. Solo ora capisco il tema della recita. Perfetto, così se Carlotta mi chiederà qualcosa non farò scena muta, fingerò invece di avere seguito con attenzione tutte le prove.
Dopo che è passato qualche minuto, non riesco più a resistere alla tentazione e mi volto verso quel ragazzo che mi ha letteralmente rapita. Ha nella mano sinistra una penna blu e sta scrivendo, assorto nei suoi pensieri. Non riesco a capire cosa abbia di così perfetto, fatto sta che io lo trovo quasi un angelo caduto dal cielo.
Avrei così voglia di avvicinarmi a lui e chiedergli come si chiama o se ha bisogno di una mano, qualsiasi cosa. Sono così curiosa di sentire la sua voce, anche se so che può sembrare alquanto stupida questa voglia da tredicenne innamorata.
Combatto tutta l'ora per non alzarmi e correre verso di lui, ripetendomi nella mente che farei solo un'orrenda figuraccia.
«Sono stata brava?» mi chiede Carlotta con una punta di orgoglio, appena la maestra annuncia che per oggi le prove sono terminate.
Io le sorrido, dolcemente. «Bravissima.»
Okay, diciamo che non ho elementi sufficienti per affermarlo, però per quei pochi minuti che ho seguito, posso constatare con certezza che sì, è stata brava.
Con la coda dell'occhio, vedo che il ragazzo sta uscendo dalla sala seguito da un bambino che al contrario di lui, possiede dei capelli biondissimi.
Prima che scompaiono dalla mia vista, chiedo a Carlotta chi sono, cercando di assumere un tono del tutto naturale.
«Il bambino si chiama Emanuele, e non viene in classe con me» mi spiega lei, poi con un sospiro, aggiunge: «Purtroppo.»
«Ti piace?» le domando, divertita dall'espressione che ha in faccia.
Carlotta alza un po' il mento, spavaldamente. «E a te piace suo fratello, vero?!»
Questa volta sono io ad arrossire. Okay, ammetto che me la sono proprio cercata.  
«Comunque sono qui da poco, un mese al massimo» continua mia sorella.
«Ah, ecco perché non lo avevo mai visto» dico, quasi tra me e me.
Carlotta fa un vago cenno con il capo, dopodiché usciamo dalla stanza, con passo stanco.
Che palle, devo ancora finire di studiare psicologia, penso, sbuffando.

Quando arriviamo a casa, troviamo mamma e papà seduti sul divano chiusi in un silenzio carico di tensione.
«Ciao» saluta Carlotta, esitando un poco.
La mamma borbotta un “ciao” senza nemmeno voltarsi, mentre papà si gira verso di noi sorridendo con poco entusiasmo. «Com'è andata?» ci chiede, fingendosi interessato. So che in questo momento non gliene importa molto, troppo preso dalle preoccupazioni di mamma.
«Bene» risponde mia sorella, alzando con noncuranza le spalle.
Io resto zitta e ferma immobile, non sapendo proprio cosa fare.
Intanto Carlotta si dilegua nella sua stanza, senza aggiungere altro.
Dopo qualche minuto, mi tolgo la giacca e affermo, tanto per dire qualcosa: «E' durato più del previsto, il funerale.»
Papà annuisce un poco. «Sì, il discorso è stato abbastanza lungo.»  
Non so perché, ma ho come la sensazione che mi stia nascondendo qualcosa.
«Suvvia, è inutile continuare a mentire, tanto prima o poi salterà fuori» interviene la mamma.
«Cosa?» domando, corrugando un sopracciglio.
«Forse verrà a vivere qui per un periodo un'amichetta di tuo papà» mi risponde lei, con uno strano tono.
«Loredana, smettila di fare queste scene» replica mio padre, irritato. «Sai benissimo che non è altro che un'amica per me.»
Resto interdetta per qualche minuto. Finalmente ho il coraggio di chiedere: «Posso sapere cosa sta succedendo?»
«Niente di importante» risponde frettolosamente papà.
C'è qualcosa che non mi quadra.
«Ma ho il diritto di sapere dato che vivo in questa casa, ti sembra?» insisto io.
«Va bene» acconsente infine lui. «Probabilmente si trasferisce qui una mia amica per un po' di giorni, ma non è ancora nulla di sicuro.»
Continuo a non capire. «E perché?»
Lui sospira, alzando gli occhi al cielo. «Sarebbe la compagna dell'amico di tua madre, quello che è morto. Diciamo che ci sono troppo affezionato per lasciarla sola.»
A queste parole, la mamma si alza di scatto ed esclama, alzando la voce: «E tu cosa centri con lei? Mi spieghi perché ti senti tanto partecipe di quello che le sta succedendo?! Dio, Michele, non l'hai più sentita per almeno quindici anni!»
«E tu sei proprio una persona senza cuore!» l'accusa lui. «Mi ha detto che non riesce a pagare il mutuo della casa e avendo due figli da mantenere fa fatica perfino ad arrivare a fine mese!»
Sono tutti e due arrabbiati, a dire poco. Questo è più che evidente.
«Vorrei ricordarti come si è comportata nei tuoi confronti, quella donna!» replica lei, stizzita.
«E allora devo abbassarmi al suo livello?!» ribatte papà.
Mia madre si avvia a passo spedito verso la cucina, senza rispondergli, forse per la troppa rabbia che sente dentro.
Dopo pochi secondi, mi siedo accanto a papà. «Chi è la tipa?» chiedo, con un fil di voce.
Lui fa un sospiro, poi si decide a darmi una risposta concreta: «La mia ex.»
«Ecco perché da così fastidio alla mamma!»
«Ma in fondo ha ragione» sbuffa lui. «In passato si è comportata davvero male, ma io credo che tutti debbano avere una seconda possibilità.»
«Papà» sussurro, prendendogli dolcemente la mani. «Ami ancora la mamma, vero?»
A questo punto Michele spalanca gli occhi e risponde, come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo: «Certo!»
Io espiro sonoramente, rendendomi conto solo ora di aver trattenuto il fiato. Dopo alcuni minuti mi dirigo verso camera mia, rassicurata dalle sue parole.
Non sarei pronta ad affrontare un divorzio, tanto meno a vedere papà con un'altra.
In qualche modo riesco a concentrarmi sul libro di psicologia ed a finire di studiare le ultime pagine che mi mancano per l'interrogazione di domani.























*** Spazio Autrici ***


Buonaseraaaa (:
Sono talmente emozionata che tutto quello che avevo in mente di scrivere è scomparso misteriosamente >.> Mi toccherà improvvisare come sempre x)

Beh, finalmente ci siamo decise a pubblicare il seguito, no? Non siete contenti? ^^

Oh, che stupida che sono! Per chi non sapesse di che seguito è questa fic, il link per leggerla è questo :) (comunque a mio parere se non avete letto la prima potete leggere la seconda senza alcun problema ^^ ndLeslie)

Mmmh, non c'è moltissimo da dire... Solo che per ora siamo praticamente bloccate (per quanto mi riguarda, sono mesi che non continuo XD Però vi prometto che mi metterò sotto, anche se ho un'altra fic in corso nel mio account... che casino >.<) (e per quanto riguarda me.... beh, sono una tipa lenta, credo lo scoprirete leggendo ^^" ndLeslie)

Prima di salutarvi, posto le immagini dei nuovi personaggi ^______^
Madelyn
Carlotta
{ Qui però c'è un piccolo errore: dovrebbe avere gli occhi marroni, non azzurri come in foto >.<''

Ovviamente però voi siete liberi di immaginarveli come volete ;)
(NB. Abbiamo postato solo alcune delle immagini dei personaggi che alla fine vedrete. Ad esempio, quella di Cristina la metteremo quando comparirà fisicamente ^^)

Come ultima cosa, volevo ringraziarvi di cuore per l'appoggio che ci avete dato e che ci state dando tutt'ora. Siamo così felici *O* { In Drawing a Song le visite per ora sono ben 1600, la fic è seguita da 25 persone, è tra le preferite di 20 persone ed è ricordata da 7 persone, e noi non possiamo fare altro che essere super orgogliose del nostro piùchesoddisfacente risulato :D (yeah ** ndLeslie)


Uh, il prossimo aggiornamento sarà tra circa una settimana. Però, se ci riusciamo, potrebbe essere anche durante questo weekend :)

Kisskiss,
Lalla e Leslie <3


   
 
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