Bugie e Verità
-La verità ha un prezzo da pagare-
Dalla finestra
proprio accanto a me grosse e lunghe nuvole nere avvolgevano Hogwarts come un
serpente che avvolge la propria preda fra le spire.
Erano le undici
di mattina eppure nell’aula l’unica fonte di luce proveniva dalle torce appese
alle pareti che gettavano lunghe lamine giallastre sugli studenti intenti a
chiacchierare.
In
particolare un fascio di luce tracciava , con un bizzarro gioco di ombre, il
profilo elegante e preciso di Draco Malfoy…la bocca sottile…il naso perfetto
… le splendide
iridi argentate occupate a fissare la
Parkinson con malizia evidente.
Un ‘ehm
ehm’ mieloso mi distrasse da quella visione.
-
Buon
giorno ragazzi…- cinguettò Sdolcinata la nuova professoressa di Difesa contro
le Arti Oscure.
-Buon giorno
professoressa Umbridge – ripeté la classe come un sol uomo.
Iniziò a
distribuire i libri di testo e a spiegare qualcosa riguardo a i GUFO.
Io non la stetti a sentire. Da quando Piton mi aveva parlato in biblioteca
non riuscivo a seguire nemmeno due minuti di spiegazione, avevo paura che
Silente mi convocasse da un minuto all’altro per comunicarmi la scomparsa
definitiva dei miei genitori…
Un ramo
nodoso e gelato batté con violenza sulla finestra dell’aula, era terrificante a
quanto somigliasse alla mano bianca e lunga di Voldemort… quella stessa mano
che mi stava lentamente e inesorabilmente portando via tutto.
Mi sforzai di
ritornare alla,stupida, lezione di Difesa sperando che ciò mi distraesse dal
senso di ansia che mi opprimeva il petto quasi a impedirmi di respirare.
Analizzai
attentamente la Umbridge. Tra tutti i professori che si erano susseguiti la
cattedra di Difesa contro le arti oscure questa era certamente la peggiore; gli
occhi grandi, acquosi e sporgenti uniti ad una bocca larga e molle la facevano sembrare un enorme rospo.
-Vorrei
chiarirvi una cosa – iniziò osservandoci con smielatezza – Vi è stato riferito
che un certo Lord Voldemort è tornato in circolazione …-Attese un attimo,
l’atmosfera era cambiata. Tutti gli studenti fissavano la Umbridge tesi e
curiosi - questa è un enorme bugia
inventata da Albus Silente e da Harry Potter…-
Fece un'altra
pausa osservando la reazione di disgusto che aveva scaturito nominando il preside
e Harry Potter’’.
Ricominciò in
tono confidenziale - Ovviamente e di
conseguenza Cedric Diggory non è stato ucciso dal Signore Oscuro…-
…Cedric Diggory non è
stato ucciso dal Signore Oscuro…
… non è stato ucciso dal
Signore Oscuro…
Non ragionai più.
Mentre sentivo la rabbia crescere velocemente feci
scattare la mano in aria.
-Sì,
signorina…Greengrass?-
-E secondo
lei come è morto Cedric?- domandai con la voce alterata dalla rabbia,
-Si è
trattato di un banale incidente…- pigolò.
Sentii le
tempie pulsare per la collera.
Non avrei
permesso a nessuno di infangare la morte di Ced. Avrei detto la verità affinché
tutti possano sapere che Cedric Diggory è stata la prima vittima uccisa da Lord
Voldemort dopo la sua risurrezione.
Scattai in
piedi ignorando gli avvertimenti di Helena.
-Si sieda
signorina!- ordinò la Umbridge.
- Cedric è
morto per colpa di Voldemort – affermai a testa alta fissandola torva.
-La smetta di
dire simili bugie! Le ripeto per l’ultima volta: Diggory- non- è –morto- per -mano
-di Colui- che Non -deve -Essere -Nominato! -
Non potevo
tollerare una simile ostinazione un solo secondo di più…
-LORD
VOLDEMORT E’ TORNATO, HARRY POTTER LO HA VISTO E CEDRIC DIGGORY E’ STATO UCCISO
DA UN MANGIAMORTE!- urlai in preda ad una rabbia folle.
I miei
compagni mi fissarono allibiti.
-
Signorina
Greengrass lei è in punizione, non credo di aver mai visto una Serpeverde così
orrendamente sfrontata!-
- E io non
credo di aver mai conosciuto una professoressa così ottusa e meschina!-
affermai rabbiosa mentre il mio cervello iniziava a rielaborare lentamente le
conseguenze delle mie parole.
-Basta così!-
strillò il rospo con una vena isterica nella voce – Parlerò con il direttore
della tua casa e oggi pomeriggio ti insegnerò a non mentire…- concluse tonando alla normale vocetta infantile.
Mi risedetti scossa
mentre i miei compagni iniziavano a parlarmi alle spalle.
Ancora
arrabbiata iniziai a fissare intensamente il foglio di pergamena dove avevo
solamente scritto la data di oggi.
Poi accadde.
All’improvviso
la vista mi sfumò con la sensazione che si ha cadendo nel vuoto mi trovai
circondata dall’oscurità…
Sagome nere e veloci saettavano lungo
una via affollata di Babbani… Una donna seminascosta da un cappuccio viola
correva velocemente mentre la pioggia le fradiciava l’abito…
…la scena si dissolse… ora la donna si
trovava in uno scantinato deserto e buio… a lei si era aggiunto un uomo alto e
biondo con occhi verde smeraldo scintillanti…Parlavano concitatamente …
Poi Sentii solamente strane voci lontane…
qualcuno urlava… qualcosa mi colpì il braccio…
Non so come
mi accorsi di avere gli occhi chiusi e di essere sdraiata sul pavimento di
pietra dell’aula… Schiusi le palpebre e lentamente la rimisi a fuoco la stanza,
mi accorsi che gli occhi acquosi della Umbridge mi fissavano truci. Mi rialzai
in fretta, gli occhi di tutti puntati addosso.
-Cosa pensa
di fare,Greengrass?- cinguettò la rospa.
-Nulla…ho
perso l’equilibrio – inventai di sana pianta.
-Vada in
infermeria!- ordinò la Umbridge.
Non me lo feci
ripetere due volte e uscii dall’aula ma anziché dirigermi in infermeria andai
velocemente nel parco.
L’aria
profumava di pioggia e l’erba fresca e bagnata scintillava alla pallida luce
del sole che finalmente si intravedeva fra la fitta coltre di nubi.
Mi levai il
mantello e mi ci sdraiai sopra lasciando che il vento autunnale mi accarezzasse
il viso.
Tentai di concentrarmi
su cosa avevo visto durante quei pochi istanti in cui avevo perso contatto con
la realtà ma una voce familiare mi
distrasse.
-Ria che ci
fai qui fuori con questo tempo?- domandò Fred comparendo nel mio campo visivo.
-Oh, lascia
stare… mi sono appena presa una punizione con il rospo…- borbottai mettendomi a
sedere.
-Cosa hai
fatto? –
-Ho
semplicemente detto la verità…- risposi fiera.
-Mi sembri
qualcun altro di mia conoscenza…- bofonchiò.
Gli sorrisi,
era incredibile quanto mi facesse sentire bene la sua presenza…
-Cancella
quell’espressione ebete dalla faccia o dovrò fare anch’io qualche smanceria
romantica…- disse fingendosi disgustato ma stringendomi verso di sé.
Lo fissai,potevo
vedere le mie iridi verde smeraldo riflesse nelle sue azzurro mare…
*
Era pomeriggio inoltrato quando entrai nell’ufficio della Umbridge e per poco
non vomitai in uno dei suoi piattini rosa.
-Come sta?-
mi domandò il rospo fingendosi materno.
-Benissimo
grazie…- risposi sicura di me.
-inizieremo
subito… Prenda il suo foglio e scriva con questa- mi passò una lunga e affilata
piuma nera- ‘’Non devo dire bugie’’-
Mi sedetti
vicino alla finestra e osservai attentamente la piuma mentre la Umbridge
intenta a riordinare le sue carte (Rosa) ridacchiò.
-Ho
l’impressione di aver già vissuto questa punizione…-
Con la,ormai,familiare
sensazione di rabbia presi la piuma e iniziai a scrivere ‘’Non devo Dire
Bugie’’
Arrivata
all’ultima sillaba provai un bruciore crescente alla mano sinistra e la
osservai spaccarsi seguendo alla perfezione la mia calligrafia… capii subito il
funzionamento della penna ma continuai ignorando il dolore…
Se questo era il prezzo per dire la
verità l’avrei pagato tutto e fino alla fine.