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Autore: night96    03/05/2010    2 recensioni
Sakura è la figlia di un ex mercante risposato con due sorellastre, caduto in disgrazia, Gaara è un principe maledetto con due fratelli. Una sera Sakura, suo padre e le sorellastre si persero nel bosco di notte e si fermarono nel castello di Gaara. La mattina dopo il principe chiese qualcosa in cambio dell'ospitalità e... se lo leggete lo saprete! Vi dico che l'ho scritta durante le vacanze di Natale per mio papà come regalo natalizio! Non è molto lunga quindi non aspettatevi un racconto molto lungo. Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sabaku no Gaara , Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La bella e la bestia

1

C’era una volta un castello in cui abitava il principe Gaara, superbo e arrogante, con i suoi fratelli maggiori, Temari e Kankuro, che avevano un carattere non molto differente da quello del fratello minore. Un giorno a questo castello bussò una vecchia che chiese ospitalità in cambio di una rosa, ma il principe la cacciò via in malo modo. “Per la tua superbia io maledico te e la tua famiglia superbo principe!” disse la vecchia “Finché non scoprirai l’amore e la bontà il tuo aspetto prenderà, anno in anno, l’aspetto di un demone” concluse l’anziana signora andandosene. Il castello cadde nelle tenebre così come la foresta circostante.


Sakura viveva con suo padre in una bella casa vicino al centro del suo paesino. La ragazza, con degli innaturali, ma graziosi capelli rosa e gli occhi verdi, era orfana di madre e suo padre si era risposato con una donna che aveva già due figlie, Ino e Tenten. La prima aveva dei lunghi capelli biondi legati in una coda alta con gli occhi azzurri come il cielo mentre la seconda aveva i capelli mori legati in due chignon e gli occhi marroni scuri. Entrambe erano avide e capricciose e il padre di Sakura, essendo un ricco mercante e gli affari andavano a gonfie vele, le accontentava in tutto. Un brutto giorno, però, gli affari crollarono e il padre delle tre ragazze fu obbligato a vendere la casa e a trasferirsi con la famiglia in una piccola casetta in mezzo al nulla. Ino e Tenten non persero mai un’occasione per lamentarsi e incolpare Sakura di quella sfortuna. “Smettetela d’incolpare Sakura quando sapete che in realtà è colpa delle vostre pretese!” tuonò un giorno la matrigna di Sakura, che l’aveva presa in grazia. La ragazza dai capelli rosa non aveva preso bene il fatto che suo padre si fosse risposato con una donna che per di più aveva già avuto due figlie, ma con il tempo cambiò idea e fu felice nello scoprire che era brava persona, diversamente da come venivano descritte le matrigne nelle fiabe. “Ino, Tenten, Sakura!” disse il padre un giorno “Andiamo al mercato a fare la spesa”. Le tre ragazze accompagnarono il padre al mercato e stettero là tutto il giorno e di sera, quando venne il momento di dover tornare a casa, si persero e capitarono in mezzo alla foresta. “Ho paura” mormorò Sakura attaccandosi al padre. “Guardate là!” esclamò a un tratto Tenten “C’è un castello!” disse indicando un edificio nero come la pece. “Tenten! Sai che posto è quello? E’ il castello dei Sabaku” intervenne Ino guardandosi attorno. “Quei Sabaku?” “Di cosa parlate?” chiese Sakura “Quel castello è stato maledetto e si dice che sia abitato dai mostri. Chiunque vi è entrato non ne è più uscito” spiegò Ino tentando di spaventare la sorellastra “Se nessuno è mai tornato da quel castello come sapete che è abitato da mostri?” chiese di nuovo la ragazza dai capelli rosa “Nelle notti di luna nuova e di luna piena si sentono grida agghiaccianti che gridano il loro desiderio di sangue” disse Tenten per rendere l’atmosfera ancora più spaventosa. “O entriamo in quel castello oppure moriamo qua fuori di fame e di freddo” sentenziò il padre. La famiglia si diresse verso il castello e bussarono. Nessuno rispose. Entrarono e dentro tutte era vuoto e polveroso. “Permesso? Potremmo rimanere per la notte?” chiese Sakura. Nessuna risposta. “Sarà disabitato” disse il padre “Le camere saranno al piano di sopra”. Ino e Tenten salirono al piano superiore e trovarono subito le camere. Erano due, molto larghe con una finestra che dava sulla foresta. In ogni camera c’era una scrivania e una sedia. I letti erano a baldacchino e pieni di polvere. In una delle due camere c’era un armadio. Le due sorellastre dormirono insieme al padre mentre Sakura fu obbligata a dormire sulla poltrona vicina  alla scrivania. All’alba del mattino dopo la famiglia fece per andarsene, ma una voce fredda e distaccata li bloccò. “Dove andate? Voglio che ricambiate la mia ospitalità” pretese la voce. “Mi dispiace, ma non ho nulla qui con me” disse il padre “Voglio una delle tue figlie. Quando penserò che tu ti sia sdebitato la lascerò andare”. Il padre era sconvolto: abbandonare una sua figlia per una notte di ospitalità? Giammai! “Abbiamo dormito qui solo una notte!” “Vuoi contraddirmi?” sibilò la voce “No, ma vorrei vedere con chi sto parlando” “Ti basta sapere che sono il signore del castello” “Non ti preoccupare padre” disse Sakura “Rimarrò io per tutto il tempo necessario. Tu vai pure con le mie sorellastre”. Il padre tentò di far cambiare idea alla figlia, ma non ci fu verso di farla cedere. “Torna presto” “Certamente”. Le sorellastre e il padre se ne andarono e Sakura si girò dal lato opposto della porta. Di fronte a lei, a sei metri di distanza, c’era un muro grigio con una grande entrata a volta senza porta. Sakura si avvicinò, ma la voce la bloccò. “Non ti avvicinare! Tu non devi assolutamente avvicinarti o oltrepassare questo muro, sono stato chiaro?!” ordinò la voce. “Certo, signore. Potrei sapere il vostro nome?” domandò timorosa la ragazza. “Più tardi” e la voce scomparve. Sakura salì al piano superiore per guardare le altre stanze e vedere la visuale del castello di giorno. Entrò nella camera dove aveva dormito e guardò dalla finestra e vide il suo villaggio. “Ti manca?” chiese qualcuno. Non era la voce di prima, ma Sakura non vi badò. “Sì” rispose la ragazza. Poi si chiese chi fosse il suo interlocutore. Si voltò e vide un enorme ventaglio che la fissava con due occhi azzurri spalancati nel vederla. Sakura aprì la bocca per urlare, ma qualcosa gliela tappò. Sbirciò con la coda dell’occhio chi c’era dietro di lei. Una marionetta di legno di grosse dimensioni le teneva una mano sulla bocca e le chiese:“Adesso ti lascio, ma tu prometti di non urlare?” Sakura annuì. La marionetta lasciò la presa e la ragazza riprese fiato. “Come fate a muovervi e a parlare?” “E’ tutta colpa della maledizione che ci ha lanciato una vecchia strega due anni fa. Ma a parte questo” rispose il ventaglio “Io sono Temari e lui è Kankuro. Tu come ti chiami?” “Sakura, piacere” “Come mai sei qui?” Sakura raccontò tutto quello che le era successo. Dalla banca rotta al trasferimento, dalla notte precedente a quella mattina.


Sasuke, figlio del capo del villaggio, era tornato da poco a casa sua e aveva saputo da suo fratello Itachi ciò che era successo alla famiglia di Sakura. Da sempre aveva avuto una cotta per la ragazza, ma lei lo considerava un amico, ma ora era obbligata a sposarlo, se non voleva vivere nella miseria per tutta la vita. Subito si diresse verso la nuova abitazione della famiglia di Sakura, ma seppe che non era lì. “Quando tornerà?” chiese il ragazzo, impaziente di vedere la sua amata. “Non lo so” rispose il padre “E’ al castello dei Sabaku” “Il vecchio castello? Com’è possibile?” “Purtroppo ieri sera ci siamo persi  e io e le mie figlie ci siamo fermati nel castello pensando che fosse disabitato. Ma stamattina il signore del castello mi ha chiesto qualcosa in cambio della sua ospitalità. Non avendo nulla la mia Sakura si è fermata al castello per far andar via me e le mie figliastre” spiegò il padre di Sakura trattenendo le lacrime mentre la matrigna piangeva sinceramente disperata. Sasuke si mise a pensare a quella situazione. In un primo momento poteva sembrare a suo svantaggio, ma pensandoci bene era a suo favore. Se avesse riportato indietro Sakura si sarebbe creato un’immagine del tutto nuova agli occhi della sua famiglia, di quella della ragazza e di Sakura. Suo padre lo avrebbe fatto diventare il capo del villaggio al posto di suo fratello Itachi, perché già promesso a una certa Konan che avrebbe potuto dare dei discendenti, avrebbe sposato la ragazza dei suoi sogni e avrebbe per sempre abbattuto la leggenda del castello Sabaku passando alla storia come un coraggioso principe che aveva liberato un’innocente ragazza dalle grinfie di un mostro malefico. “Sei portassi indietro sua figlia potrei avere poi la sua mano?” chiese Sasuke dopo aver valutato bene la situazione. “Dice sul serio? Certo che sì!” esclamò il padre radioso. “Allora ci vediamo al mio matrimonio, signore” Sasuke montò in groppa al suo cavallo e tornò a casa sua a raccogliere più informazioni possibili sulla famiglia Sabaku.


“E questo è tutto” concluse Sakura dopo aver raccontato tutta la sua vicenda. “Anche tu non hai passato una vita facile ultimamente” disse Temari. “Già. Comunque non è che potrei rendermi utile in qualche modo tipo pulendo il castello?” chiese la ragazza. “Certo. Ci faresti un grandissimo favore dando una pulita a questo vecchio maniero!” esclamò Kankuro. La ragazza scese al piano inferiore e disse:“Signore del castello” “Che vuoi?” chiese la voce calma “Posso andare a prendere dell’acqua per pulire tutto?” “No. Scapperesti” “Vi giuro che non scappo. Ho detto che sarei restata fino a che non lo deciderete voi perciò voglio solo migliorare l’aspetto di questo posto”. Non ci fu una risposta immediata. “Va bene, ma fatti accompagnare” “Vi va bene se sono Kankuro e Temari ad accompagnarmi?” “Sì. Ma non stare via troppo. Ti verrò a cercare altrimenti” “Non vi preoccupate vado e torno” disse felice la ragazza mentre Kankuro prendeva un secchio dallo sgabuzzino del piano superiore. I tre uscirono e si diressero verso il fiume non molto distante dal castello. Sakura lavò il secchio e poi lo riempì. Tornò al castello e iniziò a pulire il pavimento del piano terra. “In tanto che il pavimento qua sotto si asciuga vado a spolverare di sopra” “Ti aiutiamo anche noi. Sono anni che non facciamo qualcosa” “Grazie. Allora potreste spolverare le camere. Io mi occuperò delle altre stanze” disse Sakura andando a prendere uno straccio dallo sgabuzzino. Metà mattinata passò alla svelta e, alle dieci, i tre avevano finito il piano superiore. “Manca la cucina e poi abbiamo fatto tutto” Sakura scese e si fece indicare dov’era la cucina. “Qui sì che c’è da lavorare!” disse Sakura mentre si guardava attorno. “La cucina è di certo la parte che si è degradata di più del castello” intervenne Temari “Non sei obbligata a farlo” “Ci sarebbe un metodo veloce per togliere la polvere, ma occorrerebbe il tuo utilizzo” “Come?” “Sei un ventaglio no?” “Se questo può accelerare il tuo lavoro, mi farò utilizzare volentieri” disse il ventaglio mentre Sakura l’apriva e lo muoveva a destra e sinistra facendo muovere grandi quantità di polvere. “Kankuro, apri la finestra” la marionetta aprì la finestra e tutta la polvere uscì. Sakura chiuse il ventaglio e l’appoggiò a terra. “E’ stato divertentissimo!” esclamò il ventaglio saltellando un po’. “Scusami se ti ho sbattuto così velocemente, ma era l’unico modo per far uscire la polvere” “Figurati! Adesso manca la pulita generale, giusto?” “Già. Forza al lavoro!”. Sakura, Temari e Kankuro iniziarono pulire. “Ragazzina” chiamò la voce del signore del castello. “Cosa c’è signore?” chiese Sakura “Vieni vicina al muro” Sakura ubbidì e si fermò davanti al muro. “Devi comprarmi una cosa” “Che cosa?” “E’ una medicina. Devi chiederla all’uomo che vive dall’altra parte della foresta” “Impiegherò due giorni andando a piedi” “Kankuro e Temari verranno con te. Sul retro del castello c’è un cavallo. Se non tornerai entro stasera considerati morta. ” “Grazie, signore. Qual è la medicina?” ma la voce non rispose. “Cosa voleva?” chiese Temari andando da Sakura. “Vuole che gli compri una medicina” la marionetta e il ventaglio si fissarono preoccupati e portarono Sakura sul retro del castello. Lì c’era una piccola stalla malridotta e dentro un cavallo marrone circondato di mosche muoveva pigramente la coda. “Bè, se devo tornare entro stasera credo che questo vecchio ronzino sia l’unico mezzo” “Vecchio ronzino a chi?” disse il cavallo fissando Sakura. “Ma quel cavallo parla!” urlò Sakura. “Certo, che credevi? Io sono di un paese molto lontano e i cavalli sono soggetti a delle magie. Io ho avuto il dono della parola” “Che ne dici di raccontarmi la tua storia mentre andiamo a prendere la medicina al padrone?” chiese Sakura. “Ovviamente. Sali in groppa” “Non sei legato?” “No e ora muoviti!”. Sakura prese il cavallo e vi salì in groppa. Kankuro si mise dentro una sacca attaccata alla sella e Temari si mise dentro la fascia sottile dello yukata di Sakura “Io sono, anzi no io ero il cavallo di un sultano” iniziò il cavallo “Il mio manto era bianco ed ero un bellissimo destriero. Però un giorno, mentre io e il sultano eravamo in viaggio, nella patria si diffuse una potentissima epidemia e tutti i cavalli ne morirono. Quando tornai mi presero per le briglie e iniziarono a provare moltissimi incantesimi per farmi evitare l’epidemia, ma mi diedero solo l’uso della parola” “Come mai allora sei arrivato al castello del padrone?” chiese Sakura “Scappai” rispose il cavallo “Non dire sciocchezze” intervenne Kankuro dentro la piccola sacca attaccata alla sella “Dopo l’esperimento ti hanno baratto insieme a oro e gioielli per poter restare una notte al castello! Il sultano ha detto che eri un chiacchierone e da quel momento sei stato tutto il tempo nella stalla!” “Senti cavallo” disse Sakura precedendo la risposta del cavallo “Potresti correre? Devo tornare al castello entro sera” “Vado come il vento!” il cavallo s’impennò e poi partì di corsa verso le montagne al limite con la foresta.


Sasuke si era documentato molto bene sulla famiglia Sabaku chiedendo in giro e leggendo alcuni libri nella biblioteca di famiglia. La famiglia Sabaku era composta da tre fratelli, due maschi e una femmina, e possedeva, prima che cadesse in disgrazia, tutto il territorio della foresta fino alle montagne e il villaggio in cui viveva la famiglia Uchiha fino al fiume che distava qualche centinaio di metri dal piccolo paesino. Secondo i vecchi che stavano tutto il giorno al bar il castello sarebbe caduto in disgrazia per colpa della maledizione di un demone maligno, per le vecchiette che spettegolavano in continuazione su tutti e su tutto una vecchia aveva chiesto ospitalità, ma il principe Gaara, il più piccolo dei tre fratelli Sabaku, le aveva chiuso la porta in faccia e la vecchia aveva trasformato tutti quelli nel castello in orribili mostri mentre per alcuni uomini e donne più giovani, e un po’ più razionali, pensavano ci fosse stato un crollo economico. Oltre a questo aveva scoperto che la loro caduta era avvenuta due anni fa e tutte le ragazze che per loro sfortuna si erano fermate al castello non era più tornate. Il totale delle ragazze scomparse era solo otto. E aggiungendo Sakura si arrivava a nove. Sasuke prese un cavallo dalle stalle della sua reggia e partì al galoppo verso la foresta, verso il castello della famiglia Sabaku. In poco tempo fu davanti al castello. Anche se era il primo pomeriggio il maniero aveva un’aria inquietante. Sasuke scese da cavallo e entrò nel castello con la mano sull’elsa della spada. “Sakura-chan dove sei?” chiese Sasuke guardandosi intorno. Non ci fu nessuna risposta. “Che strano. Credevo fosse qui. Magari il mostro che abita qui l’ha già uccisa. No, è impossibile” pensò Sasuke mentre si avvicinava a un muro con un’entrata a volta. “Sei già tornata?” chiese una voce. “Chi sei? Fatti vedere!” urlò Sasuke. La voce non rispose. “Sei un codardo! Mostra la tua faccia!” “Cosa vuoi da me?” “Voglio indietro Sakura-chan!” la voce non parlò più. “Dannazione! Non risponde e Sakura qua non c’è. Prima ha chiesto se era tornata a qualcuno. Probabilmente ha mandato Sakura a fare qualche commissione e lei tornerà di certo, è una ragazza d’onore lei. Se ha detto che sarebbe rimasta fino a che il padrone del castello non glielo avrebbe ordinato non c’è verso di farla desistere dall’essere una serva. Conviene che torni più tardi” pensò il principe rinfoderando la spada. Uscì, ma quand’era sulla porta disse:“Sakura-chan è mia” e se ne andò sul suo cavallo.


Sakura starnutì un paio di volte. “Mi sto prendendo il raffreddore” “Tutto a posto Sakura?” chiese Temari. “Sì, sto bene. Piuttosto che medicina devo prendere per il padrone?” “Ai piedi delle montagne c’è una casa. Devi bussare e dire solo che sei qui per la famiglia Sabaku. Ti daranno la medicina giusta. Ti spiegherò poi che cos’è” disse Temari cupa. Nemmeno il cavallo aveva detto niente. Verso il tramonto arrivarono ai piedi delle montagne. Come detto da Temari lì c’era una casa. Era fatta di legno ed era piccola, ma graziosa. Sakura bussò e una voce maschile chiese:“Chi è?” “Sono qui per la famiglia Sabaku” un forte schiocco precedette l’apertura della porta. Una mano grossa e callosa diede a Sakura una bottiglietta contenente un liquido azzurro. La porta si richiuse e Sakura stette a fissare un po’ la boccetta. Poi mormorò un grazie poco convinto e tornò in groppa al cavallo che riprese a correre per tornare al castello dei Sabaku. Nonostante Temari avesse detto che avrebbe spiegato alla ragazza cos’era quella medicina non lo aveva fatto, ma Sakura non aveva chiesto niente. Aveva notato che quell’argomento era un tasto dolente per Kankuro e Temari. La ragazza arrivò proprio quando la chiesa del villaggio stava per suonare le nove. Entrò di corsa nel castello con la boccetta in mano. “Signore, scusi il ritardo. Ecco la medicina” disse d’un fiato. “Nei hai impiegato di tempo. Avvicinati” Sakura ubbidì anche se un po’ titubante. Arrivò a pochi centimetri dal muro a volta e allungò la mano con la medicina. L’unica cosa che riuscì ad intravedere furono due tristi occhi azzurri e una pallida mano che le prendeva la medicina di mano. Dopo poco Sakura sentì il rumore di qualcosa di vetro che si rompeva al suolo e poi solo il respiro affaticato del suo padrone. “State bene padrone?” “Cosa t’interessa? Se sto male per te è solo un vantaggio” “Ma cosa dite? Se pensassi che il vostro dolore sia un vantaggio per me vi avrei messo qualcosa nella medicina non credete?” “Stai mentendo” “No. Voi, anche se siete nascosto da queste parete, siete pur sempre un essere umano, no?” la voce del padrone non rispose, ma si sentì il rumore di passi che si allontanavano. “E’ stato qui un ragazzo con gli occhi neri e i capelli scuri. Ti stava cercando” disse il padrone calmo come suo solito “Mi ha detto che tu sei sua” “Sasuke è stato qui?” si chiese Sakura “Come avrà fatto a sapere che io sono qui? Glielo avrà detto papà” concluse Sakura sorridendo. “Cos’hai da sorridere?” “Niente” disse Sakura mettendosi sulla difensiva “Ma sappiate che se avete bisogno di me potete chiamarmi a qualunque ora” “Certo. Sei la mia serva” “Non solo per questo. Vorrei che voi vi fidaste di me come amica” “Gli amici sono inutili” “Non importa. Ci tenevo che voi lo sapeste”. Sakura andò verso il portone e la voce chiese:“Dove vai?” “Metto il cavallo nella stalla poi vado a dormire”. Sakura sorrise e uscì. Temari, fino a quel momento rimasta nella fascia di Sakura si fece sfilare e mettere per terra. La ragazza tolse anche Kankuro dalla sacca attaccata alla sella e mise il cavallo nella stalla. “Buona notte cavallo” disse la ragazza tornando nel castello. “Buona notte padrone”. Salì in camera e si addormentò.


Dietro il muro a volta c’era un corridoio scuro che portava in una sola direzione e verso un’unica sala. Quella sala era buia e polverosa con una finestra che dava sul giardino sul retro del castello. Le ante della finestra erano chiuse ed era impossibile vedere in che stato pietoso era ormai quello che all’inizio era un bellissimo giardino. Il principe Gaara stava tutto il giorno rinchiuso in quella stanza a pensare a come sarebbe in quel momento se non avesse detto di no a quella vecchia. Poi gli venne un attimo della sua vita da bambino .“Il sonno porta non solo pace e rinnovate energie, ma anche un cambiamento fisico che può vedere solo chi è sveglio. Anche la persona più terribile durante il sonno diventa dolce e tenera” gli aveva detto suo padre “E suo qualcuno è già dolce da sveglio?” aveva chiesto lui “Diventa il più incantevole degli angeli” gli aveva risposto il padre. Non gli aveva mai creduto, credeva fosse impossibile che qualcuno, solo perché dormisse, cambiasse così tanto. “Ho l’occasione di poter controllare se questo è vero. Quella ragazza, Sakura. Adesso starà dormendo”. Gaara andò verso il muro a volta e si bloccò davanti all’uscita. “Se fosse sveglia ritirerà quello che ha detto. Tanto che importanza ha? Non può scappare e non posso permettermi degli amici” pensò Gaara per incoraggiarsi ad oltrepassare quel limite che aveva da due anni. Oltrepassò il muro e poi salì le scale. Guardò nelle due camere e poi la trovò. Era accoccolata in posizione fetale con la coperta fino al naso ed era girata verso la finestra. Gaara si avvicinò facendo scricchiolare un po’ il pavimento in legno ammuffito. Sakura era beata nel sonno e il principe dovette confermare ciò che aveva detto suo padre. “E’ la più bella degli angeli” pensò Gaara. Poi scosse la testa per cacciare quel pensiero. “Ma cosa sto pensando? Anche se è bella non potrà aiutarmi a tornare normale”. La ragazza si girò. Il principe ebbe voglia di toccarla e allungò la mano sinistra, quella umana. Le sfiorò i capelli. Erano morbidi come i petali dei ciliegi. Dopo due anni rinchiuso dentro quel castello trovò la forza per sorridere. “Cosa mi costa tentare con questa ragazza?” si chiese il principe iniziando a trovarci gusto a coccolare Sakura senza neanche aver un motivo. Dopo l’ennesima carezza il principe si bloccò. “Ma che sto facendo? Perché mai questa ragazza dovrebbe amare me? Anche se io mi innamorassi devo venire ricambiato e chi è disposta ad amarmi? Ormai sono per metà Shukaku, non troverà nulla di bello in me” pensò Gaara. Ritrasse la mano e uscì dalla stanza dando un’occhiata veloce a Sakura prima di chiudere la porta.


Sakura aprì gli occhi quand’era ancora notte fonda. Si mise a sedere sul letto e guardò fuori dalla finestra. Aveva avuto una strana, ma piacevole sensazione. Era come qualcosa di caldo e freddo contemporaneamente. Quella sensazione era piacevole, ma era finita di colpo. “Chissà come mai ho avuto questa sensazione. Era così piacevole. Forse il padrone ne sa qualcosa. Glielo chiederò domani mattina. Ora starà sicuramente dormendo”. La ragazza si sdraiò e tentò di riaddormentarsi. Faceva molto freddo e il lenzuolo era troppo leggero. Si alzò e guardò nella camera accanto. Lì c’era un armadio. Sakura lo aprì e dentro c’erano solo vecchi vestiti. Cercò una coperta sul fondo dell’armadio e ne trovò solo una vecchia e bucata. “Meglio poco di niente, no?” sbuffò Sakura tornando nella camera in cui dormiva. Quando si coprì con la coperta si addormentò, ma non dormì bene come quei minuti in cui aveva sentito quella sensazione di caldo e gelo.


La mattina dopo Sakura si era svegliata riposata e piena d’energia. Scese dal letto e sentì qualcosa di fine sotto i piedi. Guardò per terra e vide una poverina giallastra. “Sabbia? Cosa ci fa della sabbia dentro a una castello nel bel mezzo della foresta?” si chiese la ragazza “Mah! Il padrone dovrebbe saperne qualcosa. Glielo chiederò dopo colazione”. La ragazza scese al piano inferiore e salutò Kankuro e Temari, già svegli. “Buongiorno! Avete dormito bene?” “Sì” rispose Temari “E tu?” “Ho avuto un po’ di freddo, ma ho dormito bene. Sapete dov’è la dispensa? Ho un certo languorino” “Certo. Vieni con noi” disse Kankuro facendosi seguire in cucina. La marionetta e il ventaglio indicarono a Sakura alcuni armadietti in cucina. La ragazza aprì le ante di un armadietto, ma il cibo che vi era dentro era completamente avariato. “Morirò di fame se non mangio. E’ da ieri che non metto qualcosa sotto i denti!” “Ragazzina” disse il padrone “Signore, vi dispiace chiamarmi Sakura?” disse la ragazza andando verso il muro a volta. “Se hai così fame vai al fiume a prenderti qualche pesce, ma ormai sai quali sono gli avvertimenti. Se scappi sei morta” disse Gaara ignorando quello che Sakura aveva detto “Grazie signore! Ma posso chiedervi una cosa?” “Che cosa vuoi?” “Stanotte è entrato qualcuno in camera?” “Perché me lo chiedi?” “Ho avuto una sensazione di freddo e di caldo stanotte, inoltre ho trovato della sabbia” “Non è entrato nessuno” rispose il padrone “Quella sensazione ti ha infastidita?” “No” rispose Sakura mentre andava verso porta “E’ stata la cosa più piacevole che io abbia mai sentito sulla mia pelle” la ragazza uscì chiudendo la porta e il padrone si mise la mano sul cuore. “Le è piaciuto” fu l’unica cosa che riuscì a bisbigliare.


Sakura si era diretta verso il fiumiciattolo che tagliava la foresta. Dentro c’erano pesci di piccole dimensioni, ma sufficienti per una persona. La ragazza riuscì a prendere due o tre di pesci e, dopo averli mangiati, tornò subito al castello. “Devo cucire la coperta per stanotte” si disse Sakura. Entrò nel vecchio maniero e chiese a Kankuro dove fossero le cose per cucire. La marionetta accompagnò la ragazza allo sgabuzzino. “Abbiamo spostato tutto qui dopo che è arrivata la vecchia”. Kankuro se ne andò mentre Sakura prendeva un vecchio cestino logoro. Tornò nella camera da letto e iniziò a cucire la coperta. “Non è il massimo, ma almeno stanotte non avrò freddo” pensò la ragazza dopo aver finito. Appoggiò la coperta sul letto e poi andò nella camera affianco. Aprì l’armadio e vide tanti vestiti come la notte prima, ma notò che erano sporchi. “Saranno di Temari” pensò Sakura prendendone uno. “Cosa stai facendo?” le chiese Temari, che stava passando nel corridoio. “Niente. Stavo guardando questi vestiti. Sono sporchi, ma sono stupendi” “Erano i miei vestiti preferiti” disse il ventaglio. “Erano?” “Sì, ora non posso metterli” fece una pausa e poi disse:“E non sono nemmeno in grado di lavarli!” “Se vuoi te li lavo io. Così quando tornerai normale avrai i vestiti puliti”. Quando avevano raccontato a Sakura della loro maledizione sia lei che Kankuro avevano omesso il nome del loro fratellino e che l’unico modo per tornare alla normalità era che Gaara s’innamorasse e venisse contraccambiato. Per questo Temari si rattristò e Sakura lo notò. “Qualcosa non va?” “No, nulla. Per quanto riguarda i vestiti puoi lavarli, se vuoi” il ventaglio se ne andò. “Forse è meglio che inizi a pulirli. Sono due anni che non li puliscono. Spero di non trovare delle ragnatele” pensò la ragazza prendendo i vestiti e scendendo al piano di sotto.


Nella sua camera buia Gaara era sdraiato sul suo divanetto per tentare di riposare. A causa della sua maledizione non poteva dormire. E due anni senza dormire ti stancavano. Ogni volta che poteva stava sdraiato su quel divanetto per riuscire a dimenticare la sua sfortuna. Ma nella sua sfortuna una consolazione c’era. E il suo nome era Sakura. “Ha detto che le è piaciuto la sensazione di calore e gelo. E se ci andassi anche stasera? Tanto lei dorme e avrà solo una sensazione di calore e gelo. Io invece potrò vederla di nuovo” pensò il principe fissando la sua mano umana, anche se in realtà non la vedeva essendo troppo scuro. Poi sentì la voce di Sakura. “Pa-padrone” aveva detto. Gaara si era alzato dal divanetto ed era andato davanti al muro a volta, rimanendo nella penombra in modo da poter vedere la ragazza senza essere visto. “Cosa c’è?” chiese il principe. “Niente. E’ che non vi ho più sentito da stamattina. Ero preoccupata” ammise lei stringendo i vestiti che aveva in braccio. Solo in quel momento il principe li notò. “Cosa ci fai con i vestiti di Temari?” “Li voglio lavare. Sono bellissimi è un peccato che siano così sporchi” “Va bene” disse il principe ritornando nella sua camera. Sakura corse verso la cucina “Sai, Ino mi aveva detto che qui abitavano dei mostri che si nutrono del sangue delle persone. Ma chiunque abbia messo in giro queste voci si sbagliava. Siete una bravissima persona”. Quando Gaara si girò per vedere se Sakura era sincera o voleva solo stordirlo con le sue parole dolci la ragazza era già in cucina a lavare i vestiti di Temari.


Sakura si era messa subito al lavoro. Aveva fatto scendere poca acqua non molto pulita dai rubinetti e aveva iniziato a pulire i vestiti. Sfregava e sciacquava più che poteva per far andar via la polvere e intanto pensava a quello che aveva detto al suo padrone. “Che mi è preso? Perché non ho controllato la mia lingua e le mie parole? Sono qui solo da un giorno, non dovrei avere tutta questa confidenza con il mio padrone. Adesso penserà che io lo abbia detto solo per potermene andare prima” pensò la ragazza continuando a lavare poi una vocina nella sua testa iniziò a dirle che infondo il principe aveva un certo fascino misterioso, sempre dietro quel muro nell’ombra, con la voce così fredda, magari ce lo poteva fare un pensierino. Ebbe un brivido lungo la schiena. “Ma cosa sto pensando, è un principe e io una povera ragazza figlia di un ex mercante. Non abbiamo né un inizio né una fine. E poi non l’ho nemmeno visto in faccia cosa dovrei trovarci in lui? Tranne la voce fredda, gli occhi azzurri tristi, non ho visto nient’altro” “Sakura!!” urlarono due voci in coro irrompendo nella cucina. “Cosa c’è?” chiese Sakura voltandosi verso Temari e Kankuro. I due le corsero incontro e l’abbracciarono piangendo. “Cosa c’è? Cosa ho fatto?” chiese la ragazza preoccupata. “Grazie! Tu ci hai ridato la speranza! Grazie, Sakura! Grazie!” “Figuratevi. Se sapessi cosa ho fatto di speciale” “Sei riuscita a togliere uno strato di ghiaccio dal cuore di Gaara! Rimani qui per sempre, ti prego” disse Temari restando appoggiata a Sakura. “Gaara? Il padrone si chiama Gaara?” chiese Sakura. “Sì, si chiama così! E tu sei stata capace di fare in due gironi quello che noi non siamo stati capaci di fare in due anni! Sei una grazia del cielo, Sakura!” disse Kankuro. “Non credo di aver capito bene, ma se siete felici, lo sono anch’io” disse Sakura. “E anch’io” pensò Gaara guardando Sakura utilizzando i poteri dello Shukaku.

  
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