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Autore: corallina87    03/05/2010    24 recensioni
Londra 1821. Il Lord Edward Cullen vive in solitudine,respingendo ogni sentimento, nella tenuta appartenuta alla sua famiglia. Ha sedotto e poi abbandonata una strega.E per questo gli ha inflitto una terribbile maledizione. Finchè ad un ballo non incontra lady Isabel Swan,determinata a non sottostare al matrimonio d'interesse che l'avido fratellastro ha combinato per lei. L'inquietante marchese potrà salvarla da un'unione senz'amore?.. E salvarla da se stesso? Mi è venuta in mente questa storia e voglio propinarvela. Spero di avervi uncuriosito e spinti a leggerla!
Genere: Malinconico, Mistero, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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male bacii Pov Lady Isabel.


Image and video hosting by TinyPic Le mie mani cominciarono a tremare. L'ispettore seduto di fronte a me mi bisbigliò: - Bastardo. -
Non era lo stesso Edward Cullen che io avevo conosciuto, ma... un momento, forse era lo stesso. Quell'Edward Cullen che avevo quasi sedotto dentro la carrozza la sera del ballo. Un uomo che poteva accendere e spegnere il proprio ardore in un batter d'occhio. Da quella sera pensavo di essere arrivata a conoscerlo meglio. La notte prima mi aveva consolata. Mi aveva stretto tra le braccia e si era arrabbiato per le mie pene. Aveva proposto una soluzione per i miei problemi. Ora me ne offriva un'altra.
Ma, a differenza dell'altra soluzione, questa prevedeva una condizione. Lui non mi  amava. Forse dovevo semplicemente considerarlo onesto per avermelo confessato subito. Non mi avrebbe mai amata. Che cosa crudele. Ma in fin dei conti, l'amore era già sembrato una speranza inconciliabile con il matrimonio quando Cam aveva avuto in mano il mio futuro. Almeno Edward non mi  avrebbe picchiata e non sarebbe stato in silenzio  a guardare un altro che mi faceva del male. Almeno io mi sentivo attratta da lui.
Controllai il tremore mentre scrivevo la deposizione nella quale affermavo che Edward era innocente del crimine di omicidio  e che aveva passato tutta la notte con me. La suggellai giurando sul buon nome di mio padre. Quando ebbi finito, posai la penna e mi alzai.
- Potete andare, Lord Cullen - disse l'ispettore. - Ma sappiate che vi terremo d'occhio, e pregate che non vengano trovate altre donne morte nella vostra proprietà. -
Edward si alzò e andò verso la porta. Io lo seguii.
- E adesso dove andiamo? - chiesi ad Edward mentre ci avvicinavamo alla sua carrozza.
- Dall'arcivescovo Canterbury - rispose lui. - Ci darà una licenza speciale e oggi saremo marito e moglie. -
- Oggi? - farfugliai.
Lui mi guardò. - Non penserete che il vostro fratellastro ci permetterà di mandare le partecipazioni o di organizzare le nozze, vero? -
- No - ammisi io, e il pensiero della collera di Cam quando avesse scoperto che io mi ero sposata con Lord Cullen mandando a monte tutti i suoi piani mi faceva mancare il terreno sotto i piedi. Anzi, mi spaventò  a morte.
- L'arcivescovo dà le licenze speciali solo  a sua discrezione - dissi ad Edward. - Siete certo  che ce ne concederà una? -
- La sua discrezione, a quanto ho sentito, può essere largamente influenzata da quanto uno è pronto a pagare per la licenza. farò in modo che accetti. - Edward aprì la carrozza e mi aiutò a salire. Poi mi raggiunse, dopo aver dato istruzioni al cocchiere. Ed eccomi lì, di nuovo nella sua carrozza. Solo che questa volta non pensavo che lui avrebbe tentato di sedurmi.
- Non siete tenuto a fare tutto ciò, Edward - dissi, non appena la carrozza fu partita. - Non sono venuta per costringervi a  sposarmi. Sono venuta per aiutarvi, come voi avete aiutato me la scorsa notte, ve lo ricordate? -
Lui si passò una mano tra  i capelli dorati, che sembravano soffici e  delicati al tatto, che tanto piaceva  a me toccare. - Non sto cercando di essere crudele con voi, Isabel. Avevo  fatto voto di non sposarmi. Avevo intenzione di non trasgredire. C'è una ragione per cui ho preso quell'impegno con me stesso. -
Credevo di sapere il perchè. - È per via della maledizione? -
- Sì - rispose lui.
Poi mi colse di sorpresa e scoppiò  a ridere. Era lo stesso tipo di risata che avevo sentito  da lui la sera del ballo. Una risata fragorosa.
Un attimo dopo, Edward tornò serio. - Tutta la società pensa che io sono maledetto. Ma nessuno sa di cosa si tratta. -
Ero confusa dal suo comportamento: prima rideva a chissà quale battuta e poi all'improvviso cambiava umore  e diventava serio. I suoi sbalzi di umore mi facevano venire un gran mal di testa. - E qual è la vostra maledizione, esattamente? -
Lui distolse lo sguardo. - Pregate di non aver mai occasione di scoprirlo. -


***


Stava calando la sera quando la carrozza di Edward si fermò di fronte alla sua residenza. Io mi svegliai di soprassalto. la giornata era stata  a dir poco densa  di avvenimenti, e io mi ero addormentata non appena avevo lasciato la chiesetta a meno di due ore di viaggio da Londra. Lì eravamo  stati congiunti in matrimonio da un parroco, con un fabbro e il suo giovane figlio come testimoni. Ora il mio stomaco cominciava a brontolare. E se Cam fosse stato lì ad attenderci? Che cosa sarebbe successo? Ed Edward cosa si aspettava da me di preciso ora che ero diventata sua moglie?
Quasi non ricordavo nemmeno la cerimonia che aveva legato per sempre la mia vita a quella di Edward Cullen. Capii di essere sotto shock. Troppo sconvolta per far altro che rispondere a sì a tutte le domande che aveva fatto di me la moglie di uno sconosciuto. Perchè lui era uno sconosciuto. Mi accorsi che conoscevo mio marito da meno di una settimana.
Edward mi aiutò a scendere dalla carrozza. Mi tenne la mano mentre ci avvicinavamo alla porta, che si spalancò all'istante sull'impassibile Tom.
- Prepara la stanza da letto vicino alla mia per Lady... Lady Cullen - disse Edward a Tom.
L'espressione annoiata di quell'uomo non fece una piega. - Molto bene, mio signore. Avevo lasciato in una tavola una zuppa fredda nel caso foste di ritorno per stasera. Ho pensato che potevate avere fame. -
- Bravo Tom - rispose Edward, poi mi guidò nella casa in penombra.
La sala da pranzo era illuminata da candelabri posti al centro del tavolo. Era apparecchiato per una sola persona, osservai. Edward mi condusse al mio posto vicino a  quello di lui a capo della lunga tavola.
- Faremo a metà, dal momento che Tom  non vi aspettava - disse. - Avete fame, Isabel? -
Io avevo una fame da lupi. - Sì - risposi.
- Ci sono alcune questioni che dovremmo discutere - mi disse Edward.
Senza dubbio, pensai io. Per esempio, che cosa si aspettava lui da me, che cosa intendeva fare riguardo  a Cam, e poi c'era la questione della sua matrigna. Avevo  quasi dimenticato i miei doveri verso quella donna.
- Devo continuare ad occuparmi della mia matrigna - dissi. - devo farle visita regolarmente. Non credo che vivrà molto a lungo. -
Edward mangiò un boccone di prosciutto e afferrò un calice di vino, facendo una smorfia. Ma se il vino non gli piaceva o il prosciutto perchè si ostinava a ingurgitarlo?
- Non tornerete più in visita alla casa qui accanto se non siete con me o non sapete per certo che il vostro fratellastro non è in casa. -
- D'accordo - dissi. - Non voglio più trovarmi da sola con lui. Mai più. -
- Allo stesso modo, quando avete voglia di uscire, o partecipare a un'occasione mondana, cosa che purtroppo ora che siete diventata mia moglie accadrà di rado, se mai accadrà, vi accompagnerò io, oppure vi accompagnerà Tom quando andrete a fare compere. Non voglio che adesso vi sentiate come se foste mia prigioniera, Isabel. Voglio solo proteggervi, come ho giurato di fare. -
Aveva un tono più  formale di quello che aveva usato con me finora. Formale ma galante. - E il nostro matrimonio? - chiesi con audacia. - Che genere di matrimonio sarà? -
I suoi occhi riflettevano la luce delle candele quando lui alzò le lunga ciglia per guardarmi. - Volete sapere se mi aspetto che condividiate il mio letto? -
Il calore che mi affluii nel volto mi fece capire che stava arrossendo. ecco, esatto, era proprio quello che volevo sapere. - Sì - risposi.
Lui fece correre lentamente il dito sul bordo del calice, senza smettere di guardarmi. - No. -
Incantata dal modo seducente in cui maneggiava il calice, lo guardai negli occhi. - No? -
Lui fece un mezzo sorriso e capii che la mia voce suonava pressoché delusa.
- No, cioè non stasera o mai? - chiesi.
- Immagino che questo dipenda da voi - rispose lui. - Pretenderò di esercitare  i miei diritti coniugali  anche se voi mi considerate ancora uno sconosciuto?
No. Cercherò di estorcerveli giocando sporco?  È molto probabile. -
- E per quanto riguarda i figli? - chiesi io, innervosita dalla sua ultima osservazione. Avevo la sensazione che lui potesse giocare molto sporco, se lo desiderava.
- Fuori questione - rispose lui. Edward allontanò lo sguardo.
Poi tornò a posare lo sguardo su di me. Bevve un altro sorso di vino e di conseguenza una piccola smorfia si disegnò sul suo viso scolpito da un abile artista. - Pensate che Cam sia capace di uccidere? -
 Rischiai di essere soffocata dal boccone di pollo che mi ero infliata in bocca, La ingoiai d'un colpo. - Uccidere? -
Edward mi porse del vino. - Penso che abbia ucciso Bess O'Conner, o almeno che abbia inflitto le ferite che l'hanno portata alla morte. E penso che abbia messo qui la donna trovata stamane nella mia proprietà per vendicarsi di me, forse per togliermi di mezzo.
 - Ma che cosa potrebbe avere contro di voi per indurlo a  fare una cosa così orribile? -
Lui scosse le spalle. - Voi. Forse pensava che  a un certo punto avreste potuto rivolgermi a me in cerca di aiuto. Forse sono semplicemente un bersaglio facile per il gioco che sta giocando. L'unico modo plausibile  in cui Bess O'Conner avrebbe potuto finire nella mia stalla è se avesse cercato di fuggire dalla villa al fianco. -
Bevendo un altro sorso di vino, io valutai  i suoi sospetti. Suonavano verosimili. Cam era crudele, violento, ma possibile che fosse un assassino? Il pensiero mi fece rabbrividire. - Non lo so - risposi. - Certo, io avevo paura di lui. E ha un carattere ch in alcune occasioni non riesce a controllare. Eppure mi sembra assurdo pensarlo capace di... di uccidere una donna. -
- Potrei sbagliarmi - disse Edward. - Ma non penso. Se dimostrassi che il vostro fratellastro è responsabile degli omicidi nei quali sono stato implicato, come vi sentireste? -
Non sapevo rispondere. Mi sarebbe dispiaciuto per la mia matrigna, ma in realtà la signora sembrava quasi non capire ciò che accadeva attorno  a lei. Immaginavo che in qualche modo  la cosa avrebbe danneggiato la mia reputazione. Come una  specie di colpa familiare, ma poi ricordai che la mia reputaziove non era più un problema. Ero stupito  che questo non mi turbasse più di tanto. Immaginavo che una come Lady Alice Brandon sarebbe stata distrutta se la società  l'avesse scansata, per quanto audace fingesse di essere la giovane donna,
- Come avete intenzione di dimostrare la colpevolezza di Cam? - volli sapere io. - E quando lo affronteremo per dargli la notizia del nostro matrimonio ?
Ormai saprà di certo che sono scomparsa. -
Edward sgranocchiò un pezzo di pane. - Andremo da lui domani mattina. Mi sorprende che non fosse già qui ad aspettarci. Per quel che concerne dimostrare la sua colpevolezza, ho in mente di seguirlo e di coglierlo sul fatto. -
Il cuore mi balzò on petto. Odiavo la prospettiva di affrontare Cam, ma sapevo che dovevo farlo. Mi preoccupava anche il piano di Edward di seguire il mio fratellastro. - Seguire Cam potrebbe essere pericoloso - disse. - Se il mio fratellastro può arrivare a uccidere una donna,non credo proprio che si farebbe scrupoli a uccidere un uomo. -
- Lo so -mi assicurò lui. – Ma, nonostante la vostra prima opinione di me, non sono un codardo. -
Al ricordo della loro prima serata insieme, mi sentii avvampare. Pensavo di averlo giudicato male, tutto sommato. - Ora capisco che avete agito in modo ragionevole, al contrario di me - ammisi.
Lui si allungò per seguire  con il pollice i contorni delle mie labbra bagnate di vino.  -Non avrei voluto farlo - ammise, poi si portò il pollice alle labbra e se lo infilò in bocca.
Capii subito che lui stava giocando sporco. La sua seduzione era cominciata... Era cominciata la sera prima che ci eravamo incontrati. Lui mi attraeva fisicamente, inutile negarlo, ma io avevo bisogno di altro. Volevo altro. Meritavo altro, e lo stessa valeva per lui. Ma come potevo farglielo capire?
- Chiedo scusa, Lord Cullen, ma è appena arrivato Lord Witlock. -
Stupita, spostai lo sguardo da Edward a Tom, che era entrato senza che io lo udissi.
- Jasper? - anche Edward sembrava sorpreso, notai. - Che ci fa qui? -
- Mi sono preso la libertà di mandare a chiamarlo questa mattina quando vi hanno portato via - rispose Tom. - Pensavo che poteste avere bisogno di loro. -
Dalla sua espressione, mi accorsi che Edward non la pensava così. Sospirò. - Fatelo entrare. -
Edward prese il calice e bevve. Io continuavo a fissare la soglia. Udii i passi leggeri degli stivali; poi un uomo leonino,  un po’ più alto di  Edward ma con una corporatura più esile entrò nella stanza.
Non potei evitare di fissarlo. Jasper Witlock mi diede l'impressione di essere meno raffinato di Edward, ma ciò che gli mancava in eleganza era più che compensato dal suo rude, vistoso fascino.
Aveva una barba di qualche giorno che ricoprivano i suoi zigomi pronunciati, che sembravano scolpiti nel granito. Aveva i capelli più chiari di Edward, erano talmente biondi da sembrare quasi bianco al lune delle candele. Quasi mi toglieva il fiato con la pura forza della sua presenza, che trasudava carisma,  capacità con un solo sguardo di costringerti a fare ciò che lui voleva.
- Che diavolo è successo stamattina e come... -
Jasper si interruppe a metà frase quando  mi vide.
- Jasper - lo accolse secco Edward. - Questa è Lady Isabel, mia moglie. Isabel vi presento Lord Jasper Witlock, il mio unico e caro amico. -
- Moglie? -- chiese l'altro, senza quasi degnarmi di un'occhiata. - Per tutti i diavoli, sei diventato pazzo? -
- Aspettami nel mio studio - lo istruì Edward. - Ti raggiungo fra un minuto. -
- Ma quando hai sposato questa donna?  E perchè mai ha fatto una cosa del genere?  Avevi detto che... -
- Jasper - lo rimproverò Edward. - Saluta mia moglie come si deve e sparisci.-
Allora lui raddrizzò la schiena e avanzò di qualche passo nella stanza. -Lady Cullen... - farfugliò, con un rigido inchino.
- Potete chiamarmi Isabel - dissi io, sorridendo all'amico di Edward.
Lui non ricambiò il sorriso. - Se è questo è il vostro desiderio - disse, il tono ancora privo di calore. Lanciò un'occhiata storta ad Edward e uscì dalla stanza.
- Jasper ha delle pessime maniere . mi spiegò Edward. - Passa troppo tempo in campagna. La proprietà è il suo unico vero amore. -
Non  mi sembrava che il matrimonio fosse partito con il piede giusto. - Vorrei ritirarmi - dissi, e ora che il vino aveva avuto il tempo di penetrarmi nelle ossa, scoprii di essere esausta,.
- Tom vi mostrerà la vostra camera. - Edward si alzà e mi spostò la sedia, mi prese la mano e mi aiutò ad alzarmi. - Buonanotte, Isabel -
Aveva piegato un po’ la testa, sfiorandomi quasi le labbra nel parlare. Abbassai le palpebre e mi protesi verso di lui, un po’ stupita quando mi accorsi di aver appena incoraggiato un bacio. Fui ancora più sorpresa quando aprii le labbra sotto le sue come un invito. Il vino, pensai, insieme  alla stanchezza, aveva abbassato le mie difese.
Le labbra di Edward mordicchiarono e stuzzicarono le mie per un attimo prima che si decidesse finalmente a baciarmi. Il vino non era nulla in confronto alla potenza della bocca di lui contro la mia, della fredda intrusione  della sua lingua, della sensazioni di quelle mani che scendevano lungo la mia  schiena  per premermi i fianchi contro i suoi.
Sapevo che era eccitato, perchè lo sentivo duro contro di me. Invece di spaventarmi, scoprii che la mia capacità di farlo eccitare eccitava me di rimando. Il mio corpo si fuse con quello di Edward, le mie mani risalirono il petto per cingergli il collo e intrecciare le dita  ai suoi capelli.
 - Ricordo - mi disse sulle labbra. - Ricordo che sensazione date, che sapore avete. Voi avete infestato i miei sogni. -
Un sonoro schiarirsi la gola ci fece separare bruscamente. Tom era sulla soglia. - Lord Jasper è impaziente e mi ha chiesto di verificare il motivo per cui non lo avete ancora raggiunto. Ho fatto preparare la stanza della signora e mi chiedevo se devo scortarla al piano di sopra. -
Cielo, dovevo essere proprio ubriaca  per aver istigato quella intimità con Edward. Non dovevo fare altro che stare nella stessa stanza con lui, baciarmi, e io mi dimenticavo persino me stessa.
- Penso che sia meglio se salgo con voi, Tom - dissi, andando incontro al maggiordomo. - Buona notte, Edward - aggiunsi, ma non mi voltai a guardare mio marito.




Angolo Autore


Salveeeeeeeeeeeee! Spero che anche questo cap sia
stato di vostro gradimento....
Avevo promesso che avrei postato prima, ma ahimè l'università
e la vita sociale mi reclamano e io devo rispondere!
Avevo deciso di non scrivere la nota. Poi qualcuno, senza fare nomi,
mi ha convinto che almeno dovevo salutare ed eccomi qui ad annoiarvi...ihih
Mi sembrava , dato la particolarità del cap, che era meglio nn aggiungere nulla.
Tutto è semplicemente rimandato( ringraziamenti, risp alle recensioni, ...) al prox cap.
Quindi questo nn vuol dire che nn m'interessi cosa ne pensiate, anzi!
Se non  fosse per il vostro appoggio, la mia storia nn esisterebbe.
Ma ritengo che questo cap parli da solo! Nn preoccupatevi nn dimentico i miei "obblighi" verso di voi!
Come  sempre grazie a voi tutti!
Ci risentiamo nel prox cap ( spero presto...ihih)
see you soon!
by corallina87




  
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