Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Dira_    23/06/2010    15 recensioni
Sette giorni della vita di Teddy Lupin.
Chi l'ha detto che la tua vita non può finire a testa in giù solo perchè sei in vacanza, quando c'è di mezzo un ragazzino geloso e una ex rediviva?
Perchè tra crisi sessuali galoppanti e materializzazioni inopportune si può anche imparare che, alla fine, ragionare è decisamente sopravvalutato.
[Spin-off di Doppelgaenger]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Sirius Potter, Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: James Sirius/ Teddy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La storia è collegata alla mia precedente fan-fic Doppelgaenger che trovate nel mio profilo o al link. Alcuni personaggi menzionati quindi appartengono a quella storia. Si può leggere tranquillamente anche senza averla letta, comunque. Solo per completezza, ecco. ^^
 



 


So, brown eyes, I'll hold you near
Because you're the only song I want to hear
A melody softly soaring through my atmosphere
(Soul Meets Body, Death Cab For Cutie)¹


 
 
In sette giorni ti può scoppiare il mondo in faccia. Letteralmente.
E non è detto che sia sempre una cosa orribile, catastrofica, spaventosa.
Ma di certo ti scombussola un po’.
E il bello è che c’erano state, sì, delle avvisaglie.
Del tipo, la domenica mattina ti svegli, trascinandoti con tutte le tue forze fuori dal dormiveglia.
Però poi ti ricordi che è estate, sei un professore e sei in vacanza.
Ed ecco che un attimo prima di sprofondare nel coma estivo ti viene in mente una frase, spuntata fuori dal nulla sonnolento delle tue sinapsi…
 
Niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dal ragionare.
 
… E sai che non è assolutamente vero, che negli ultimi dieci mesi – quasi un anno! – hai fatto tutto il contrario.
Hai evitato di fermarti a pensare.
Certo, ci sono stati ottimi motivi, ma…
Se ti fossi fermato a ragionare, avresti potuto capire che non era importante farlo.

Sei sempre stato un po’ lento in certe cose, ma…
… cominciamo dal principio, eh?
 
****
 
Lunedì

È mattina. Stai dormendo della grossa, ancora.
Nessuno ha mai sospettato– a parte l’ineffabile nonna Dromeda – che in realtà, se fosse per te, dormiresti quindici ore al giorno tonde, rotolandoti nell’inedia più totale.
Adori l’odore delle lenzuola, fresco e pungente la sera e caldo e complice di prima mattina.
Adori strofinare il viso – non ti cresce la barba, perché sei un metamorfomago – contro la federa del cuscino e stirarti i muscoli contratti.
Quando dividevi il talamo con Vic era diverso: lei si alzava prestissimo, scivolando accanto a te con quella sua grazia liquida e profumata per un bacio, delle coccole. Sesso.
Non che ti dispiacesse, sei pur sempre un bipede maschio con dei bisogni mattutini, ma poi pretendeva la colazione a letto e, intontito dal post-orgasmo, dovevi trascinarti in cucina a prepararle la colazione, con il rischio di incontrare il ghigno di Bill o i sorrisi maliziosi di Fleur.

Le prime volte eri così imbarazzato che strisciavi fino all’uscita e andavi a comprargliela fuori.
Ora quelle incursioni solitarie alla boulangerie più vicina sono finite, come tostare il pane solo fino alla doratura. Vi siete lasciati quasi un anno fa, e non hai più notizie di lei dallo stesso lasso di tempo.
Sono successe tante cose in dieci mesi, non propriamente belle e i problemi personali di tutti, a lungo, sono passati in secondo piano.
Ora però, ti chiedi cosa faccia. Se stia bene. Se ci sia qualcuno che le prepari la colazione la mattina.
In quel caso speri che sappia dorare i toast. Davvero.
Poi senti un rumore. E lo riconosci.
Infili la testa sotto il cuscino, mentre la porta di camera tua viene spalancata e passi pesanti annunciano l’arrivo del tuo terremoto personale.
Dentro di te lo chiami così, ma non gliel’ha mai detto. Anche se forse apprezzerebbe, conoscendolo.
 
“Teddy! Sveglia, ghiro della brughiera! In Cornovaglia c’è uno splendido sole e sono quasi le undici del mattino!”

Il che vuol dire che sono a malapena le dieci.

Ti chiedi se James si alzi tutte le mattine alle sette, come proclama di fare, oppure bluffi magistralmente solo per venire, tre ore dopo, a darti il tormento.
Certo è che dovrebbe, visto che a settembre si terranno le selezioni per l’Accademia Auror e lui ha tutta l’intenzione – e il diritto secondo lui – di entrarci.
Senti il rumore di due scarpe che vengono calciate via, probabilmente agli angoli opposti della stanza, e poi…
Beh, ovvio. È James.
… e poi arriva il dolce peso del tuo ragazzino sulla schiena, in volata.

Più o meno è come essere placcato da un centauro incazzato.
Dovresti fargli notare, prima o poi, che non ha più dodici anni e non sei in grado di sopravvivere al peso dei suoi muscoli da ex-cacciatore di Quidditch.
“Jamie! Mi stai schiacciando i polmoni!”
“Se parli respiri, quindi non è vero!” Cantilena, infilando le mani ovunque e cercando strapparti via il lenzuolo. Ti tira una testata distratta contro la spalla destra. “Svegliati!” Ti ulula all’orecchio.

Devi svegliarti. Almeno prima che ti faccia saltare un timpano.
Ti volti di scatto e sfruttando l’effetto sorpresa – o i tuoi geni da lupastro, sostiene lui da anni – lo ribalti sotto di te con un colpo di reni.

Indossa la vecchia t-shirt della sua prima vittoria a Quidditch. Ormai sta diventando rosa per i troppi lavaggi, ma nessuno ha il coraggio di farglielo notare.  
I jeans invece ti piacciono: li ha comprati in un negozio babbano e li sfoggia da giorni come se dovesse mostrare a tutti che bel fondoschiena ha.
Forse lo fa sul serio, rifletti, mentre ride cercando di divincolarsi.
“Non così, Candidato Potter. È la presa 27, dal Manuale Auror. Come descriveresti la sua dinamica?” Chiedi, sentendoti didattico.
Gli occhi nocciola di James ridono, mentre intrappola la lingua trai denti, e poi risponde. “Tu nudo sopra di me?”
Stronzetto.
“Veramente ho i boxer. Non è questo il punto… Merlino, Jamie, ma stai studiando?” Sospiri, lasciandolo andare. James ti tira un colpo sul fianco.
“Sicuro che sì!” Brontola tirandosi a sedere sul letto. “Sono stato al corso stamattina.”
Poi si sporge e ti bacia.

 
Tra te e James è successo. A settembre stavi cercando di capire cosa fare della tua nuova vita dove eri un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure ad Hogwarts…
… e a novembre te sei ritrovato nel letto mentre scoprivi di essere interessato agli uomini.

No, menti. Andando a ritroso nel tempo ti accorgi come le donne, a parte Vic – un quarto veela – non ti siano mai interessate un granché.
E non hai mai raccontato a nessuno quanto ammiravi il Capitano della squadra di Quidditch della tua casa, Malcolm Whitby. Soprattutto ammiravi i suoi muscoli tonici e la sua mascella squadrata.
Vieni risvegliato dai ricordi da una botta sul braccio.
James ha sempre questo modo tenero di attirare la tua attenzione. Non ricordi neanche più quanti lividi hai.
“A che pensi?” Chiede, corrugando le sopracciglia. “Pensi troppo.” Aggiunge.
“Pensavo a Malcolm Whitby.” Confessi, dandogli retta e non pensando.

“Chi diavolo è?”
“Era il capitano della squadra di Quidditch di Tassorosso, al mio terzo anno.”

“E perché lo stavi pensando?”
“Così…”

Poi ti ricordi che James è un diciottenne, ex-Grifondoro modello.
Quindi ti placca sul letto prima che tu possa dire ‘Api frizzole’. Senti le sue labbra incastrarsi con irruenza con le tue e le sue dita attorcigliarsi attorno ai tuoi capelli.
Baciare James non è come baciare Victoire. A volte usa i denti, la lingua, le labbra.

Ti lascia stordito, come se un uragano ti fosse passato addosso.
Ed è bello.
Non avresti mai pensato che un assalto sarebbe stato un modo piacevole di vivere la sessualità, e soprattutto un modo che si confaceva a te.

Ma senti che ti si addice.
James aggancia con le dita i tuoi boxer babbani e li lancia oltre le sue spalle. Probabilmente finiranno sulla libreria e dopo dovrai riprenderli con chili di polvere sopra.
Tu fai fare la stessa fine alla sua maglietta e quando se ne accorge ride contro la tua clavicola, prima di morderti la spalla facendoti gemere.

James fa sesso come vive. In modo irruento e sfrontato.
Ti guarda con irriverenti occhi nocciola mentre mappi la perfezione delle sue scapole e dei bicipiti, e ride con gli occhi mentre ti chiede se apprezzi lo spettacolo.
“Domanda retorica…” Sussurri, mentre gli tappi la bocca con un bacio, prima che si corrucci da brava capretta del Devonshire  chiedendoti cosa voglia dire.
Non sai precisamente cosa sta succedendo tra di voi e non sai mappare con precisione la geografia dei tuoi sentimenti per lui.
Vorresti chiedere a qualcuno se ha una risposta, un consiglio, ma non puoi.
James è James Sirius Potter, e tu sei Ted Remus Lupin.

E sono i vostri nomi a rendere tutto speciale. Inimitabile. Incomprensibile se non li aggiungi alla spiegazione.
E poi…  
C’è un’intera famiglia, il clan Potter-Weasley, che ti blocca e purtroppo la tua prima e unica confidente è anche la tua ex.

Che forse ti odia.
Hai venticinque anni e sorvoli le lande rigogliose del tuo casino mentale.
 
… e niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dal ragionare…
 
La frase ti rimbalza tra le sinapsi di nuovo. Ma poi James si china sulla tua erezione, mentre si umetta le labbra facendola sparire in quella boccaccia irriverente, e l’unica cosa che ti viene in mente e…
Il nulla.

… mentre gli accarezzi la nuca, dove i riccioli rasati ti solleticano i polpastrelli, respirando forte, mentre il suo nome ti scivola sulla lingua.  
E lasci perdere, ancora una volta, come ogni volta.
 
Dopo James recupera il vestiario e, prima di infilarsi la maglietta, si china a pretendere il suo ‘bacio del buongiorno’
“Jamie, te ne avrò dati un’ottantina.”
“Sì, ma questo è quello.” Sogghigna, e tu lo baci, lasciando che lo trasformi in una mezza molestia al tuo fondoschiena. Poi si raddrizza. “Ero venuto a svegliarti! Per zia Dromeda saremo morti ormai.”
“Credo ormai si sia abituata al fatto che ci metti sempre tanto.” Sorridi, prendendo la bacchetta e recitando un accio per riavere boxer, camicia e un paio di pantaloni.
“Le camice anche d’estate?” Protesta James. “Come sei vecchio.”
“Mi stanno bene.” Protesti sentendo – sì, perché lo senti – che i capelli ti virano verso un curioso rosa cipria. “E poi è cotone egiziano. Traspira.”
“Sarà… il mio è cotone inglese e ci sto come Merlino comanda.” Si infila gli anfibi distrattamente, allacciandoli tutti storti.
James è scombinato. Dalla punta dei capelli arruffata fino alle scarpe slacciate.
Gli baci la testa e con la coda dell’occhio lo vedi sorridere.
“Va’ a fare colazione. E per favore, potresti non rubarmi i muffin al cioccolato?” Gli chiedi.

James ti guarda come se fossi scemo. “No. Ci vediamo in cucina!” Annuncia, prima di smaterializzarsi: lo fa anche per fare dieci metri, da quando è fuori da Hogwarts.
Ridacchi tra te e te, mentre apri la finestra per far circolare l’aria. È una luminosa mattina di giugno e selve di cicale superano la barriera del suono con il loro frinire.

E tu sei felice.
Aspiri l’aria, che sa di erba tagliata e salsedine. A volte ad Hogwarts ti scopri a sentire la mancanza del cottage della tua infanzia.
Il rumore, esile ma presente della risacca ti solletica le orecchie: sei vicino a Villa Conchiglia, ormai abitazione estiva della famiglia Weasley-Delacour. Dalla tua finestra puoi vederla in lontananza, un puntino sulla spiaggia sabbiosa dietro al bosco.
Poi vedi anche un’altra cosa.  

Guardi stralunato il gufo rosa – grazie alla magia – che si chiama Cocò ed è di Victoire atterrarti sulla finestra, come un deja-vu. Ha un biglietto legato alla zampa.
Lo prendi e lo apri.

 
Teddy,
Sono tornata per qualche giorno a Villa Conchiglia.
Ti va di vederci per un the?
È ridicolo ignorarci, non ti pare?
Vic 
 
Rimani con il biglietto – rosa antico – in mano per dieci minuti buoni.
Prima che tua nonna bussi alla porta e, preoccupata e ruvida come sempre, ti informi che la colazione sta sparendo tra le fauci di James.
E l’unica cosa che riesci a pensare, anche se non fa onore al piccolo gentiluomo che Andromeda Black ha cresciuto è…
Merda.

 
****
 
Martedì

Sei in giardino, in maniche di camicia perché sei stupido, sotto la canicola estiva a disinfestare quasi cento metri quadrati da gnomi malefici che non hai il coraggio di far fuori.
Devi prima stanarli dal complesso sistema di cunicoli e poi non puoi far altro che schiantarli e trascinarli nel bosco. Sospetti che tua nonna sappia della tua mancanza totale di crudeltà, ma che in fondo ti voglia bene anche per questo.
Si affaccia alla finestra, osservandoti mentre lavori.
A volte la sorprendi a fissarti con quell’espressione.  Quella in cui ti chiedi chi stia davvero guardando, se te o sua figlia.
Da piccolo per farle piacere, o almeno così credevi, hai provato a trasformarti in tua madre. Sfortunatamente il tuo corpo da novenne non poteva sopportare la trasformazione in un’adulta per troppo tempo e ti sei ritrovato con un febbrone da cavallo per una settimana e i capelli rosa cicca per un mese.

Tua nonna ti sgridò tanto, quella volta. E poi scoppiò a piangere, e ti chiese di non farlo mai più.
Probabilmente è da allora che hai smesso di cambiarti i connotati per divertimento.
Le sorridi, mentre ti leghi i capelli con un elastico. Dovresti tagliarli, ma qualche impertinente ragazzino bela che li preferisce così da sempre.
“Sai che Victoire Weasley è tornata?” Ti chiede sbrigativa. Sembra sempre volertene dire quattro, Andromeda Tonks: in realtà ci sono state poche volte in cui ti ha davvero imperiosamente bistrattato.

Sorridi nervosamente, annuendo. “Sì. Mi ha mandato un gufo ieri mattina…”
“E non le hai ancora risposto.” È un affermazione. Gli occhi di tua nonna ti trafiggono da parte a parte, e tu ti scopri a farti piccolo piccolo contro la vanga.

Detesti non soddisfare le aspettative delle persone. Sarà un trauma infantile, ma è così.
“Non ne avevo voglia, nonna…”
“Senti tu! Non ne aveva voglia il signorino! Vic è stata la tua fidanzatina immaginaria per anni. Quante volte ti ho visto sbirciarla da dietro le dune di sabbia mentre si faceva il bagno, eh?”
Avvampi come un gladiolo – hai un buon termine di paragone, ce li hai davanti in nutrita e panciuta schiera – e  non hai il coraggio di dirgli che in realtà sbirciavi i suoi cugini francesi, sognando di diventare biondo e muscoloso come loro.  

A posteriori, ti rendi conto che c’erano dei punti di contatto con la tua sessualità sin dall’età di sette anni.
Inquietante.
“Già, e lo è stata veramente per sei anni. Mi sento a disagio, nonna.”
“Vic è una tua amica di infanzia e anche se vi siete lasciati è tuo dovere rispondere ad un dannato invito!”
“… Come sai che è un invito?”
“Gliel’ho suggerito io.” Proclama placida, e supponi compiaciuta. Hai sempre sospettato che tua nonna supportasse la vostra unione eterna.

Lei, come tutti.
Sembravate perfetti assieme. Era proprio questo a non funzionare.
Nonna!” Protesti. O almeno ci provi. “Non avevi il diritto di fare una cosa del genere, maledizione!”
“Falla finita, ragazzino.” Ribatte, battendo una mano sul davanzale. Sembra un giudice del Wizengamot di fronte all’imputato reo confesso. “Prima o poi dovrai affrontarla. Ti sei nascosto abbastanza, direi. Ho forse cresciuto un coniglio?”   

Sospiri. Non ha tutti i torti, naturalmente. Vic è in Inghilterra, a solo un sentiero in mezzo alla brughiera salmastra da te. Non puoi semplicemente ignorarla.
“Va bene, risponderò al gufo stasera.”
Tua nonna guarda oltre le tue spalle, e tu hai un’orribile sensazione. Sesto senso da lupo, forse?
“Credo che non ce ne sia bisogno. Sta venendo qui.”
E prima che tu ti possa voltare è già rientrata dentro casa, lasciandoti in balia del tuo destino.

Vic sta arrivando dal bosco. È incredibile come riesca a imporsi sulla scena, che sia una sala da ballo affollata o un bosco solitario.
Ha un semplice vestito che svolazza alla brezza estiva, ed è bianco. I capelli sono sciolti sulle spalle, e piovono come una cascata dorata sulle braccia color del latte.
Vic non si abbronza, Vic non ha lentiggini.
Vic è perfetta, e tu ti aggrappi alla vanga con la forza di un naufrago.
Capisci perché ne sei stato innamorato per anni e perché, in fondo, la ami ancora.
Cammina fino alla staccionata che recinta il giardino, e ci si appoggia con le mani. Noti che non ha più l’anello che le hai regalato al vostro terzo anniversario.
Devi avvicinarti anche tu.
“Teddy.” Dice, e senti l’ultima sillaba rotolare sulla lingua e venir rafforzata. È il suo accento e senti una stretta al cuore nello scoprire che ti era mancato. “Ciao.” Conclude semplicemente.
“Ciao.” Rispondi acutamente, mentre senti il sapore del sangue sulle labbra. Ottimo, ti stai martoriando un labbro.
“Non hai ricevuto il mio Gufo?” Chiede inarcando un sopracciglio. Vedi da come stringe le dita sulla staccionata che è nervosa anche lei.
Non passi più di vent’anni della tua vita vicino ad una persona senza ricordarsi tutti i suoi piccoli gesti.
“A dire il vero sì…” Ammetti. “È solo che non sapevo come risponderti.”
“Con un sì o un no?” Suggerisce corrucciandosi. È facile al cambio di umore Vic, indice di quanto sia in fondo un po’ viziata. Ma il suo broncio è così adorabile che nessuno ci fa caso. “Pensavo di meritarmi almeno una risposta, Ted.”
“Sì, è vero.” Ammetti di nuovo. “Ma mi hai colto di sorpresa, non pensavo saresti tornata quest’estate.”
“I miei genitori sono a Lion con Louis per un seminario sulla danza e Dom è in Romania con zio Charlie. Ero sola ed ho pensato che almeno sarei potuta tornare in famiglia…” Ti lancia un’occhiata che sembra scavarti dentro. Forse in fondo è sempre stato così. “Sei cambiato.” Afferma. “Una volta saresti corso da me.”
Senti un pungolo fastidioso allo sterno, quando una volta avresti trovato carina quella sua sicurezza sull’affetto che vi lega. “Una volta… hai ragione.” Dici, sentendo la tua voce fin troppo secca.

Vic è la prima ad aver capito il tuo patologico bisogno di rendere felici tutti e di farti amare da tutti.
L’ha capito, ed a volte, te ne rendi conto solo ora, l’ha sfruttato.
Con quella sua malizia innocente, senza reale cattiveria… e tu eri felice di renderla felice.

Ma non poteva funzionare, per nessuno di voi due.
Vic esita, poi fa un sorriso di scuse. Lo riconosci, perché per un attimo la sua aura di intoccabile perfezione che fa voltare ogni singolo essere vivente che la incrocia si affievolisce.
“Hai ragione, come sempre. Scusami… Sono venuta qui per offrirti la mia amicizia. Nulla di più.” Ti guarda e ti prende la mano. È tiepida e morbida come ricordavi. “Mi sei mancato, Lupin. Non possiamo ignorarci per tutta la vita dopo che ne abbiamo trascorsa una assieme, non ti pare?”
Ti stringe la mano tra le sue, senza preoccuparsi del fatto che la tua è sporca di terra e sudata.
Ti ricorda di quando giocavate sulla spiaggia da bambini, e vi riempivate i capelli di sabbia.
E tu ogni volta ti stupivi di come una bambina così bella e apparentemente intoccabile potesse essere anche il perfetto compagno di giochi.
Le sorridi.
“Dai, entra. Ti faccio un the.”

 
****
 
Mercoledì

È il giorno ufficiale della cena a casa Potter.
Da quando hai memoria ogni mercoledì sei seduto alla tavola di Harry e Ginny, prima, quando avevi ancora bisogno di cuscini per raggiungerla e adesso, che aiuti tua zia ad apparecchiare mentre Harry e Jamie sono fuori per una partita di Quidditch a due.
Ginny è preoccupata. Lo vedi dalla ruga leggera che gli segna la fronte altrimenti dolce.

Quest’anno è stato duro per tutti: la scomparsa di Thomas ha segnato il vostro clan, come zia Herm ama definirlo, ed ha segnato la famiglia Potter più di chiunque altro.
Thomas Dursley, figlio adottivo del cugino di Harry, è… o era, hai paura a pronunciarlo, come un figlio e un fratello per loro.
E la sua scomparsa, dopo quell’orribile storia di ricatti e morte che proveniva dalla famiglia originaria di Tom…
Ginny ti sorride e ti chiedi dove sia Albus, il figlio di mezzo, il piccolo genio di famiglia.

Il migliore amico di Tom e, secondo quella linguaccia di Jamie, anche qualcosa di più.
“Al?”  

Ginny scrolla le spalle con un’espressione esasperata. “In soffitta con le sue pozioni. Fortunatamente abbiamo canalizzato il camino. Il primo anno che era tornato te lo ricordi che odore terribile spargeva per casa con i suoi intrugli?”
Ridacchi con lei, perché le vuoi bene. E vorresti trovare il modo per parlare con Al.

Ma come ti ha detto una volta James, non puoi salvare tutti.
“Se non esce di lì entro fine Giugno, giuro che do fuoco alla soffitta…” Mormora distratta Lily, controllandosi la perfetta riuscita della stesura dello smalto.  
“Non cominciare.” La ammonisce Ginny, ma senza convinzione. “Albie, lo sai, per via di Thomas…”
“Lo sappiamo tutti. Non penso che ci sia un essere umano, animale, minerale o vegetale che non sappia.” Replica imbronciandosi. “Ma se continuerà a stare ingobbito sulle sue pozioni diventerà orribile. Ed io ne rimarrò ferita, perché devo avere dei fratelli meravigliosi. Ne va della mia immagine. Meravigliosi… come Teddy.” Aggiunge, facendoti ridere mentre sbatte le ciglia.

Si respira sempre un’atmosfera difficile ormai. Lily e James sono gli unici che risollevano il morale delle truppe, come scherza Ginny.
James poi irrompe nel salotto del piccolo Cottage: è sudato, spettinato e con una canottiera che ha visto tempi migliori.
Teddy!” Ti saluta come al solito, urlando assolutamente senza motivo.
Vedi Ginny lanciare un’occhiata di disapprovazione verso il tatuaggio che gli campeggia sul braccio mentre gli intima di andare a farsi una doccia.

Distogli lo sguardo, perché ricordi come l’ultima volta che ci hai posato lo sguardo ci hai posato anche le labbra.
James ti passa accanto e sai che sa. Perché sogghigna. “Hai fatto il bravo bambino e hai aiutato mia ma’, Teddy?”
“Diversamente da te, ragazzino, Ted è il risultato di un educazione di successo.” Rimbecca Ginny. “E ora fila a toglierti quella puzza di spogliatoio maschile.”
“Si chiama sudore, mamma. E qualcuno lo trova eccitante.” Lo vorresti strozzare mentre tieni a bada la gorgone che abita nei tuoi capelli e li costringe ad imbarazzanti virate di colore.

Ovviamente Harry e famiglia non sanno niente di voi. Impossibile anche solo pensare ad una reazione del clan Potter-Weasley. E poco importa che per anni sei stato il modello di ispirazione per tutta la seconda generazione della famiglia.
Inoltre sei piuttosto sicuro che a zio Ron verrebbe un infarto.
Ginny ti dà un colpetto con il braccio. Sorride, ed ha una sfumatura inquietante in quel sorriso. Ti ricorda Lily quando tenta di darti a bere che non sta cercando di eludere la sorveglianza ad Hogwarts per infilarsi nelle gite notturne degli studenti del Settimo ad Hogsmeade.
“Ho saputo che Vic è tornata.” I suoi occhi hanno un luccichio pericoloso. Se lo ricorda, vero, pensi con terrore, che vi siete lasciati senza possibilità di appello?
“Ehm.” Reciti acutamente. A volte avresti voluto che zio Harry fosse stato un esempio paterno più loquace. “Sì.” Aggiungi.
“Sta a Villa Conchiglia, vero?”
“Ehm.” Continui, e l’arrivo di Harry con gli occhiali rotti in mano ti salva da un interrogatorio degno di Torquemada.

Gli stringi la mano brevemente, con il vostro solito affetto discreto.
“Ciao Teddy.” Ti sorride. Sembra stanco, ma rilassato. È troppo tempo, quasi dieci mesi, che gli vedi ombre annidarsi nello sguardo. La scomparsa di Thomas, tutta quella storia, l’ha lasciato pieno di sensi di colpa, nonché problemi al lavoro e con suo cugino Dudley, il padre di Tom. Sai però che l’amore per lo sport condiviso con il primogenito lo aiuta.
James fa quest’effetto alle persone, pensi affettuosamente mentre ragguagli Harry sull’andamento delle tue ferie.
Le fa sentire felici.

Quando scende Al cominciate a mangiare e l’atmosfera si fa più calda e rilassata, dopo che James tormenta un po’ Lily, facendosi rispondere per le rime.
Lanci un’occhiata ad Albus. Noti che i capelli gli sono cresciuti in una frangia disordinata che gli copre gli occhi. Mangia composto e ride alle battute salaci di Lily.
Non sembra triste, ma sembra distaccato. Fa impressione sapere che ha soli diciassette anni.
“Come vanno le pozioni?” Riesci a dirgli, al momento del dolce.
Scrolla le spalle. “Metifiche e rivoltanti, secondo la mia famiglia. Ma forse sto scoprendo la cura per la Lectovaiolosi.”

“Oh.”
Ride appena. “Magari.” Appoggia una mano sulla guancia. “Così Vic è tornata.”

È diventato l’argomento totem di quella cena?
Senti un orribile rumore di forchetta contro il piatto ed hai la certezza che James abbia smesso di ingozzarsi di torta di mele.

“Sì, starà qui per le vacanze.” Ignori uno sguardo ficcato sulla nuca. “Siete già andati a trovarla?”
Al scrolla le spalle. “Non io. La trovo antipatica.”
“Albus!” Lo riprende Ginny. “È tua cugina!”
“Se voglio sentir parlare qualcuno di sé per ore chiedo a Jamie.” Replica, e fa un sorrisetto che gli arriccia l’angolo della labbra. “Se non altro mi diverte. E non scintilla.”

Al è sempre stato uno stronzetto, rifletti. È un serpeverde dopotutto.
Harry sorride, dall’alto della sua ingenuità di pater familias che tutto vede e niente coglie.
“Allora, sei già andato a trovarla?”
A quel punto c’è un gran fracasso dalle parti di James. Ti volti e lo vedi che già sparisce fuori dalla sala, borbottando qualcosa che c’entra con ‘passeggiata’ e ‘non ho più fame’.

Lily sorride soave, piluccando la sua fetta di torta. “Jam odia Vitro. Comprensibilissimo peraltro. Io odio i suoi capelli e sì, come ha detto Al, il fatto che scintilli. Mi fa sentire normale e questo non è semplicemente tollerabile.”
“Tesoro, non scintilla.” Le fa notare Harry ragionevole. “E’ solo un quarto veela.”
“Sono i suoi maledetti capelli lino a farlo per lei.” Soffia Lily assottigliando lo sguardo. “Maledetta.”
Ginny stavolta non la riprende. L’argomento poi  si sposta sugli ultimi risultati dei Chudleys: nessuno ha commentato l’uscita di James.

Effettivamente, rifletti, ha sempre dato di matto al nome di Vic.
Solo che ora capisci perché.
 
Non ci metti molto a trovarlo: se ne sta steso sulla vecchia amaca appesa trai due alberi di melo in giardino. Fuma la sigaretta tra indice e pollice; ogni volta fa evanescere i mozziconi per non farsi scoprire dai genitori.
“Non hai paura che qualcuno ti scopra?”
“Mamma lo sa già.” Replica con lo sguardo ostinatamente puntato sulla manciata di luci che forma Ottery St. Catchpole. È proprio sulla collina. Oltre c’è la Tana.

La geografia dei tuoi ricordi.
“Perché sei uscito?”
“Non mi andava di sentir parlare di quella vacca.” Butta fuori salace, continuando ad ignorarti. Afferri con una mano la corda dell’amaca, chinandoti.

James a quel punto è costretto a lanciarti un’occhiata di sottecchi.
“Non chiamarla così, non ti ha fatto niente.”
“A parte farsi te?” In un attimo è in piedi e ti ha scostato con una manata sul petto. “’Fanculo Teddy!”
“Non capisco perché adesso ti sei arrabbiato.” E davvero, non lo capisci.

Tu e Vic vi siete lasciati. È tutto lì.
Cos’altro c’è?
“Mi sono arrabbiato perché non me l’hai… oh, fottiti!” Ringhia.
“Perché non te l’ho detto? Ho ricevuto il Gufo ieri e stavo cercando di capire come comportarmi.”
“Ignorarla?”

“Non posso ignorarla! È una mia amica di infanzia e oltretutto è la mia vicina di casa.”
Non riesci bene a vedere il viso di James a causa della penombra del giardino. Il sole è tramontato oltre la collina, incendiando tutto e rendendo i contorni più sfuocati.
“Stai con un’altra persona adesso!” Sbotta e lo senti respirare rabbia. James è sempre diretto. Non sente mai il bisogno di trattenersi, la qual cosa è ammirevole, ma ha il potere, per difesa, di renderti  un professorino didattico.
“Lo so. Ma non posso toglierle il saluto per questo. Cerca di ragionare…” Ti avvicini, inspirando odore di tabacco e bagnoschiuma. A volte lo desideri così tanto, James, che te ne spaventi.
È come aprire una voragine e caderci dentro. Non sai quando smetterai di cadere e questo ti spaventa più dell’eventuale botto stesso.
Senti le mani ruvide di James attorno al viso e poi le sue labbra scontrarsi con le tue. Sembra morderti, più che baciarti e devi afferrargli i polsi per non farti sbilanciare e finire poco dignitosamente culo a terra.
Ti stacchi subito, mentre qualcosa dentro di te urla oltraggiato.
“Jamie, potrebbero vederci dalle finestre…” Lo ammonisci.  Lo senti irrigidirsi e poi si strattona via dalla tua presa.
“Già. Quanto sei ragionevole. Teddy, l’uomo razionale!” Sputa furioso. Non capisci tutta quella rabbia e ne sei innervosito.

Per una volta non hai fatto niente di male, e sentirti aggredito come il più infimo degli assassini ti sembra ingiusto e incomprensibile.
“Non capisco cosa vuoi, James. Sai come stanno le cose tra di noi, sai cosa…”
“No che non lo so!” Sbotta.

Poi cala il silenzio.
Dieci mesi, e c’è stato troppo a cui pensare, e… devi ammetterlo, quando sei con James ti godi il momento e, davvero, ti basta alla grande.
È stato lui a chiederti di farlo e tu l’hai assecondato.
Si morde le labbra. Lo indovini, più che altro, con il crepuscolo imperante.
“Lo so che ci tieni a me…” Inizia, a voce bassa. “… e so che non ti fai film, tipo, ritornare con lei. Ma… non è facile capire che pensi. Sei sempre così… ragionevole.”

 
E niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dal ragionare.
 
È tutto il contrario. Se sei qui con lui, è perché non ragioni.   
Sorridi appena e gli afferri la nuca tirandotelo contro.
“Tra me e Vic è finita. Non poteva funzionare, quindi non essere geloso.”
Lo senti brontolare e subito dopo ecco che arriva il pugno sulla spalla. Incassi senza fiatare.

“Non sono geloso! Sono favoloso e ti faccio un sesso da urlo. Perché dovresti mollarmi per quella sciacquetta francese? Con una come quella usi il letto solo per dormire.”
“Mmmh… In compenso con te raramente uso il letto per dormire.” Lo fai ridere, e ti rassereni.

Per ora va bene così.
Non ti chiede parole che non hai mai imparato a pronunciare. Non ti chiede di definire.
Non ti chiede di ragionare.
E va bene così. Forse.
 
****
 
 
Giovedì
 
Ora ricordi perché detestavi alcuni aspetti della vita di coppia con una ragazza.
Lo shopping è tra questi.
Non sai neanche come ci sei finito a fare di nuovo da portapacchi a Victoire, per le strade pietrose di Tinworth², l’unico villaggio nel giro di miglia.
Vic incede con il suo vestitino bianco per la strada principale, suscitando sospiri, sorrisi e sei certo che quel gruppo di ragazzini vi stia seguendo da quando siete arrivati.
Tu sei pieno di cinque o sei buste ma tutto sommato non puoi lamentarti: quando stavate assieme erano molte di più.

È solo che non riesci a dirle di no. Sei andato a portarle la crostata di more di tua nonna, e in men che non si dica ti ha coinvolto nel suo shopping per una cena di riconciliazione.
E diciamocelo, con James al corso estivo del Ministero e niente da fare ti annoi a morte. Hai riletto tutti i libri della biblioteca, hai letteralmente arato il tuo giardinetto e per un paio di giorni hai persino esposto anche la tua pallida pelle inglese al mare.
Vic ti sorride da sopra una spalla “Vuoi una mano con quelle buste?” ti chiede allegra. I capelli color del lino catturano i raggi di un pallido sole mattutino facendoli sembrare un’aureola.
Sorridi di rimando. “Penso ancora di saper reggere il peso di un po’ di viveri e qualche vestito.”
Vic ti si affianca e ti prende a braccetto. È un gesto naturale, così naturale che non lo percepisci come estraneo. Ha passato davvero una vita aggrappata al tuo braccio.

“Ti devo ringraziare. Credo di essere geneticamente incapace di portare dei pesi.” Scherza.
“O forse nessuno ti ha mai abituata.” Replichi facendola ridere, mentre ti mostra la lingua.
“Vero… ma che ci vuoi fare. È la fortuna di essere bellissima!”
Vic sa di essere bella, con la stessa naturalezza con cui qualcun altro affermerebbe di saper respirare. Non è una qualità, è il suo modo di essere.

“Fermiamoci a questo bar! Mon Dieu, te lo ricordi? Ci andavamo sempre da bambina a compare quel buon gelato babbano! Non è cambiato affatto!” Esclama. “Sembra di essere rimasti a dieci anni fa!”  
“Vero, questo posto sembra un’istantanea perenne.” Ironizzi, scostandole la sedia per farla sedere su uno dei tavolini posizionati fuori.
Tinworth è piena dei vostri ricordi. E ti senti a disagio, perché in sua presenza vengono tutti prepotentemente riesumati.

Pensavi sarebbe stato più semplice.
Ma passeggiando con lei, ascoltando le sue battute e rispondendo ai suoi sorrisi ti rendi conto di quanto poco tempo sia passato da quando vi baciavate e facevate l’amore.
E la cosa ti fa stupidamente sentire in colpa.
Perché lo devi ammettere, con Vic era facile. Facile essere il fidanzato perfetto, facile stringertela al petto la notte o assecondare i suoi capricci.
Vic era, ed è, una strada liscia senza asperità.
Quello che stai vivendo adesso con James è una fottuta salita con tronchi divelti a sbarrarti la strada.
Non c’è di mezzo solo lui, ma la tua sessualità, il modo in cui la stai cominciando a vivere dopo anni di negazioni…
E non ci sarà mai, per te, un matrimonio benedetto da tutti, né bambini che potranno perpetrare la stirpe Lupin.
Sei stato abituato a pensare che un giorno anche tu avresti avuto una famiglia, finalmente. E invece no.
Trovarti di fronte a Vic ti fa pensare a come potrebbe essere stata la tua vita, se fosse continuata tra di voi.
Ti schiocca le dita davanti al viso. Persino con un movimento così spigliato riesce a sembrare incredibilmente ammaliante. “Ehi, Teddy? Ci sei?”
“Sì, scusa… stavo solo pensando.”
“Ted Lupin, il grande pensatore.” Appoggia una mano sulla guancia. “Mi sono sempre chiesta se ci sia qualche attimo, nella tua pensierosa vita, in cui il tuo incredibile cervello smette di funzionare a pieno regime…”
Abbozzi un sorriso, afferrando il menù reso rigido dalla salsedine e non rispondi.

Certo che sì. Quando sono con James. E sai Vic? È una sensazione magnifica.
Vorresti dirglielo. Realizzi che vorresti dirgli di James, ma è ridicolo. Non puoi, è la tua ex e oltretutto sua cugina.
Bella fregatura, esserti impalmato la tua unica amica al mondo, eh?
“Cosa hai fatto in quest’anno?” Chiedi distratto, realizzando che non sai nulla degli ultimi dieci mesi della sua vita.
“Niente di interessante, se paragonato a quello che è successo qui. Povero zio Harry…” Sospira appena. “… e povero Thomas. È sempre stato un ragazzo inquietante, comunque.”
Non ribatti, perché è maledettamente vero. “Quindi?” Chiedi però e poi ordini distrattamente al cameriere un caffè forte con panna.  
Vic ordina qualcosa di sicuramente dietetico e sfugge il tuo sguardo.

“Vic?”
“Non è stato un gran periodo neanche per me.” Ammette a bassa voce. “Mi sono resa conto di non avere nulla tra le mani. Né un lavoro che mi piacesse… né un…” Indugia, ma ti guarda.

Sei tu stavolta a distogliere lo sguardo.
“Sei piena di talento Vic…”
“Sono bella.” Ritorce pacatamente. “Il talento è un'altra cosa. Tu hai talento. Hai venticinque anni e sei titolare di una cattedra nella scuola magica più rinomata del mondo. Lo ha Dom con quei suoi rivoltanti serpentoni giganti… Ma non io.” Si sposta una ciocca di capelli dal viso. “Quando ci siamo lasciati ho capito che non avevo più nulla in mano.”
Rimani in silenzio, contrito e colpevole. Perché non ti senti colpevole.

“Ho provato a frequentare degli uomini, ma non era lì il problema. Ho capito che dovevo realizzarmi come persona, come donna, per poter essere felice.” Fa un mezzo sorriso. “Credo di starci riuscendo.”
Rimani ancora il silenzio, restando in attesa. Vic è sempre stata un po’ teatrale in certe cose.

“Sì?” Tenti.
“Ho fatto richiesta per un posto di assistente alla professoressa Boutboule, a Beaux-Batons. Insegna incantesimi. Sono sempre stata piuttosto brava, ti ricordi?”
Sorridi, e davvero, sei stupito. “Sì, ma… oh, è fantastico Vic!”
Sei sinceramente contento per lei. Essere bella, per Vic, è stata collateralmente una condanna. La sua bellezza gli ha aperto molte porte, sia in Inghilterra che, soprattutto in Francia, facendole credere che bastasse quella per poter vivere serena: il fatto che abbia capito che non può dipendere da quella è … in qualche modo rassicurante.

Tu in anni che la conosci non sei mai riuscito a farglielo capire.
“Non voglio cantare vittoria troppo presto, devo ancora avere una risposta. Mi arriverà a giorni… Devo ammettere che sto diventando pazza. Odio le attese.” Dice, e da qualche parte vedi Vic undicenne, che voleva mettere su un allevamento di puffole pigmee con te.
Era buffo, ma ti sentivi più a tuo agio con quella bambina che con quella di cui poi, paradossalmente, ti sei innamorato.
“Sono davvero felice per te.” Le prendi una mano e gliela stringi. “Sono certo che ti prenderanno.”
Vic copre la tua mano con la sua. “Così saremo colleghi…” Scherza, prima di farsi seria. Il cameriere ha portato il suo frullato, ma lo ignora. “Sai, non riuscivo a rimanere il Provenza da sola, ad aspettare la risposta. Così mi sono detta… tornare qui è la cosa migliore. Ci sei tu.”
Inspiri appena: per un momento ti chiedi se non sia il caso di lasciare la sua mano e spiegargli che ti vedi con qualcuno.

Ma metti che hai frainteso…
Anche perché sorride subito dopo. “Sei la persona più rasserenante del pianeta terra, Ted Lupin.  E … possiamo essere di nuovo amici, n’est pas? Ho davvero bisogno del mio caro, vecchio Teddy adesso.”
Appunto, avevi frainteso.  No?
“Certo Vic. Sono qui.”

 
“Allora stasera a cena da me?” Ti chiede mentre l’accompagni all’entrata del villaggio, da dove prenderete strade diverse.
“Come ai vecchi tempi?” Tenti. Ricordi le orrende pietanze carbonizzate di Fleur.
“Con la differenza che io non brucio la cena come maman.” Indovina il tuo pensiero. “Come ai vecchi tempi, Teddy.”
Sorridi e annuisci. Ti sembra qualcosa di così bello e semplice, finalmente, che non ti fai domande.

Ah, giusto.
Perché ti viene in mente che James non sa nulla di tutto questo?
 
 
****
 
 
La cena a casa di Vic è stata perfetta.
Ti eri scordato che capace di cucinare e quanto apprezzassi la cucina francese.
Avete aperto del vino e finalmente avete parlato. Tanto.
Ti era mancato quel suo umorismo sottile e un po’ snob, il modo che ha di arricciare il naso quando esprime un giudizio tagliante su qualcuno, o quando ride di una tua battuta.
Ti era mancata la tua migliore amica.
E non sai come dirgli che ti vedi con un ragazzo. Che stai con Jamie.
Adesso siete seduti sulla sabbia, a pochi metri dall’ingresso. È fredda contro i vostri piedi nudi e ti ricorda le intere notti passate a dividere una coperta scrutando le stelle.
Vic ti ha rubato il maglione che la copre fino alla punta delle dita.
“Sai, non ho mai capito come fai ad avere un fisico del genere quando non fai sport…” Interloquisce, bevendo un sorso di acquaviola.

“Beh, veramente ne ho fatto. Quando ero all’Accademia. Te lo ricordi? Mi allenavo un sacco.”
“Moltissimo, è vero… ma quanti anni sono passati?”
“I miei geni da lupo.” Sorridi, ricordando la faccia offesa di James quando ha realizzato che persino con tutti i suoi muscoli non riesce a ribaltarti a terra, se non vuoi. “Sono il primo figlio di un mannaro e di un umana, quindi non saprei dirti…” Sorridi divertito. “Ma credo c’entri qualcosa. E poi continuo a correre, specialmente adesso che ho tempo.”
Vic inarca le sopracciglia. “Beh, che bei tipi che siamo, eh? Io con la mia bellezza perenne e tu con i tuoi muscoli a lunga conservazione.”
Ridete assieme ed è bello.

Poi Vic ti appoggia la testa sulla spalla.
“Mi era mancato tutto questo, Lupin.” Sospira e profuma di acquaviola “Parlare intendo… Solo con te riesco a rilassarmi veramente. Sai, smettere la mia faccia di gelida stronza francese per un attimo.”
“Tu non sei una stronza, Vic.”

“Oh, se lo sono. È che tu sei troppo buono per accorgertene. È sempre stato così.”
Il rumore della risacca copre le vostre parole. In cielo, sgombro dalle nuvole, si staglia una luna color avorio.
“Lo sono stata, vero? Ho preteso troppo da te.”
“Vic…”
“No, dico sul serio. Ho voluto che tu fossi perfetto. Una specie di principe azzurro da strattonare in giro… Dom può essere rude a volte, Merlino, a volte mi chiedo se abbia un briciolo di sangue Delacour nelle vene, ma ha il pregio di essere diretta. Ha detto che ti ho sempre trattato come un trofeo. Ed aveva ragione.”
“Vic.” Ti volti per guardarla negli occhi. Sono puliti come il cristallo e tristi.

E tu odi vedere le persone tristi. Ne hai viste così tante, da quando sei nato, che giuri a te stesso di eliminare la tristezza dal tuo mondo, un giorno o l’altro.
“Vic, non è così… Io ti ho fatto credere che la nostra storia non avesse mai un problema, che andasse tutto bene. Come potevi capirlo?”
“I tuoi capelli?” Ironizza, ma c’è dolore dietro le sue parole. “Non sei il grande attore che credi di essere, Teddy. Quando mi hai lasciato io in realtà … già me lo aspettavo. Ma sono stata codarda, non ho fatto niente. E tu ti sentivi in trappola.” Preme la guancia contro la tua spalla ed è morbida. “Sei sempre stato troppo dolce con me.”
“Te lo meritavi.” Le baci la fronte. “Sei la mia migliore amica Vic. Ti meritavi tutta la felicità e l’amore che riuscivo a darti.”
“Il dolce Teddy Lupin…” Ripete a bassa voce, con un sorriso vago. “E adesso?”
“Adesso cosa?”
“Ti vedi con qualcuna?”
Ti senti gelare il sangue nelle vene, e probabilmente Vic se ne accorge da come ti sei irrigidito come un cadavere congelato.

Ride però. “È un sì, eh?”
“Non proprio… sto… ho una specie di… Ehm.” Concludi, come tuo solito. “È complicato.” Concludi.

Vic ti lancia uno sguardo di sottecchi. “Spero che non sia più stronza di me, Teddy. Perché sarebbe masochismo.”
Ridacchi nervosamente. “No, no. Non è una stronza. È solo… irruenta.”
Irruento.

“Molto vitale… e rumorosa, direi.”
Rumoroso.

“Impegnativa.”
Impegnativo.

“… in sostanza, mi dà da fare ma non è una stronza.” Concludi mordicchiandoti un labbro.
Vic finisce la sua acquaviola, appoggiandoti il mento sulla spalla e squadrandoti. “Si direbbe interessante. Dove l’hai conosciuta?”
Fai una risatina nervosa. “La conosco da un po’.”

La presa sul tuo braccio si fa più forte. Non riesci a vedere il suo viso, perché è coperto dai capelli.
“Ma dai…” Dice, con tono quieto. “E la ami?”
Ti sale un sincero panico. Che domanda è?

Una domanda, naturalmente. Ma a cui non hai risposta.
Ami James? Certo, da sempre. Ma ora si sono aggiunte altre cose e il concetto di amore che intende Vic non è quello per un fratellino adottivo.
“Non lo so…” Ammetti sincero, perché a Vic non riesci a mentire, e pensi nebulosamente che comunque non sarebbe una buona idea.
“È più bella di me?”
Batti le palpebre. Sei sicuro per un attimo di aver capito male, ma poi ti ricordi che hai davanti Victoire Weasley.

Sbuffi.  
“Non posso paragonarvi. Siete su piani completamente differenti.”
Siete di generi completamente differenti.

“Lo immaginavo.” Si volta verso di te. “Teddy, mi devi promettere una cosa.” È mortalmente seria, e senza accorgertene annuisci. “Devi prometterti che ti proteggerai il cuore.”
La guardi confuso e lei ti prende il viso tra le mani. “Sei il ragazzo più tenero del mondo. Sei buono, dolce, altruista. Non faresti male a nessuno, neppure se lo volessi. Ti fai in quattro per gli altri. Non voglio che tu soffra, lo capisci?”

“Vic, ti posso assicurare che non succederà.”
Ma hai una paura tremenda, fottuta, imperante che James un giorno ti laceri il cuore.

Come ha fatto Vic, quando ha deluso le tue aspettative. In fondo, molto in fondo, ma l’ha fatto.
Come tua nonna quando cerca in te i vostri morti.
Come Harry quando cerca un riscatto dalle sue colpe.

È come avere corde legate attorno al cuore: è un immagine che hai letto in un libro da bambino e ti è rimasta stampata in mente.
Forse è un discorso vittimistico, in buona parte lo è, ma hai il terrore che un giorno anche James finirà per tirare la corda che vi lega. E la sua adesso è stretta al cuore

Hai sempre saputo che Vic poteva farti del male. Eri preparato. Ha sanguinato solo un po’.
Ma Jamie? Nella tua testa, stupidamente, sei certo che non te ne farà.
Ed è lì che rimani fregato.
Vic intanto si è chinata su di te. I suoi capelli brillano persino alla luce della luna. Dev’essere il suo sangue veela.
E poi posa le labbra sulle tue.
E poco più che uno sfiorarsi, e ti ricordi di come Vic è espansiva nei baci. È una cosa francese.
La guardi stupito, e lei ti sorride, scostandosi una ciocca di capelli.
Cerchi di farle notare che è sbagliato, mentre le tue orecchie percepiscono una distorsione nel monotono sciaguattare della risacca. Un pop.
Lei si china e ti preme di nuovo le labbra sulle tue. Stavolta davvero, la devi respingere.
Ma si scosta lei, corrugando le sopracciglia in quel broncio che significa profonda irritazione. Si volta, e quando le sue labbra si schiudono per pronunciare la prima sillaba di un nome, capisci qual è.
James! Cos’è, una mania interrompere le persone?”
Ti volti e con orrore ti rendi conto che Vic ci vede benissimo.
C’è James ed ha in faccia la stessa espressione frastornata di sei anni fa, quando vi ha infastidito alla banchina di King’s Cross.
Solo ora ti rendi conto che era anche maledettamente ferita. Che è maledettamente ferita.
“Jamie!” Ti alzi in piedi, ignorando il fatto che hai praticamente spinto via Vic, che si premura comunque di sottolineartelo con un mezzo grido oltraggiato.
James ha l’aria indecisa tra lo spaccarti la faccia e lo scoppiare a piangere.
È tremenda.
“Ero venuto a vedere dove cazzo stavi.” Sussurra. “Ma già lo vedo dove stai.”
“James, no, aspetta… non…” Te ne freghi dello sguardo di Vic piantato nella nuca. Te ne freghi se la scena sembra strana. “Non stavamo…!”
“Vaffanculo.” Sibila ed estrae la bacchetta. Senti Vic gridare, e nessuno di voi due si è portato dietro la bacchetta. Il passo seguente è tu che sei a due metri da dove eri prima, crollato a terra e pieno di sabbia.

Quando ti rialzi vedi Vic correre nella tua direzione. E James è già scomparso.
È migliorato moltissimo con gli incantesimi non verbali.
Purtroppo.
 
 
****
 
Note:
1 ) Qui la canzone.
2 )Nella cosmogonia della Row è il villaggio vicino a Villa Conchiglia. C’è una comunità di maghi al suo interno. Per maggiori informazioni qui
 
  
Leggi le 15 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Dira_