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Autore: alida    13/07/2010    4 recensioni
Questa storia è il seguito di -Convivenza forzata-. Thomas e Lily, i figli di Piton, sono ad Hogwarts, dopo che la profezia riguardante Harry e quella di Lady Queen hanno trovato compimento causando la morte di Voldemort. Non tutto però è scontato, e nuove profezie metteranno in crisi l'anno scolastico.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti, questa storia non è nuova. E' la mia prima ff a capitoli e ho deciso di ripostarla tutta assieme (CORRETTA DALLA BETA-READER         Silvia  pioggiadinovembre    ) perchè dopo alcune richieste, HO DECISO DI SCRIVERNE IL SEGUITO.

Perciò in questo primo capitolo troverete tutta la ff  CONVIVENZA FORZATA, dal prossimo inizierà la nuova storia.

Mi raccomando, come sempre, seguitemi in tanti.

Il capitolo 2 lo posterò la prossima settimana, per dare modo a chi volesse, di leggere con calma la storia base.

Aspetto le vostre recensioni, baci, Alida

CAPITOLO 1 AVVISI

Silente camminava avanti e indietro nel suo ufficio, non sapeva cosa pensare, cosa fare.

La notizia lo aveva colto impreparato. Tutto ciò che aveva pianificato da quindici anni era saltato in aria e  ridotto in mille pezzi … e lui non sapeva come rimettere assieme il puzzle.

 Continuava a ripetersi che sicuramente avrebbe trovato una soluzione. Di certo doveva essercene una, ma quale?

 Ogni volta che si girava verso la scrivania vedeva la clessidra, dove piccolissimi granelli di sabbia scendevano così lenti che il tempo sembrava non passare mai.

E ancora avanti e indietro nel suo ufficio. Le sue gambe erano veloci e andavano avanti come i pensieri nella sua testa.

 Poi si fermò, prese  due rotoli di pergamena e scrisse due biglietti: uno per Severus  e uno per Sirius. Li diede a Fanny e la invitò a consegnarli il più presto possibile.

 

Sirius ed Harry si erano appena alzati e si trovavano in soggiorno a fare colazione mentre Kreacher li serviva con fare disgustato e usando parole poche consone al suo stato di servo. Grimmauld Place n° 12 era il posto più sicuro in cui stare, dopo Hogwarts naturalmente. Forse al mondo esistevano soltanto altri due o tre posti sicuri quanto quello, ma né Sirius né Harry avrebbero saputo dire quali fossero. Mangiavano con serenità quando Fanny arrivò con la lettera. Sirius la sfilò delicatamente dalla zampa della fenice che  poi scomparve in un attimo.

-Ma guarda un po?- disse Sirius -Una lettera da parte di Silente! Ehi Harry, forse ti rimanderà dai tuoi zii!-.

-Ch..che co…ooosa?-  ribatté Harry mentre stava per strozzarsi con il pane imburrato.

-No, scherzo! Vediamo un po’…- rispose Sirius mentre leggeva mentalmente la lettera.

Harry lo guardò incuriosito e disse -Non puoi leggere a voce alta? O devo usare la legilimanzia?!-

-Ma sentilo… il padrone del mondo magico- lo provocò Sirius e, per evitare un lancio di tovaglioli in faccia, lesse a voce alta  “Urgente riunione dell’Ordine fissata per questa mattina. Prepara tre stanze, per un po’ avrai nuovi ospiti”.

-Finalmente qualcuno con cui parlare- sospirò Sirius, cercando di non mostrarsi preoccupato.

-Speriamo sia gente giovane!- aggiunse Harry prima che un tovagliolo lo raggiungesse in pieno viso.

 

 

Severus era già in piedi da almeno un’ora e mezza quando arrivò Fanny, del resto era sua abitudine alzarsi prima delle sei. Certamente non era abituato a ricevere posta da  Albus così presto,  in ogni caso si sarebbero incontrati per la colazione, che bisogno c’era di mandare quel  uccellaccio colorato nel suo ufficio?

 Non si sarebbe potuto presentare lui di persona? No! Era chiedere troppo al grande mago.

 Sì, bisognava pazientare. Lui era un pozionista e la pazienza non gli mancava, sapeva aspettare. Sempre.

Prima o poi tutto si sarebbe sistemato e finalmente si sarebbe sentito libero dalla promessa fatta al vecchio preside e, in cuor suo,  alla cara Lily, avrebbe potuto vivere la vita che da quattordici anni stava aspettando.

Mise da parte i compiti dei suoi studenti che stava finendo di correggere ed   aprì il biglietto. –“ Urgente riunione dell’Ordine fissata per questa mattina alle dieci. La copertura è saltata, i ragazzi sono in pericolo! Non andare al castello di tuo nonno. L’Ordine si occuperà di tutto”-.

Severus restò immobile nella poltrona verde, neanche una maledizione Cruciatus avrebbe potuto fargli provare più dolore e terrore di quelle poche parole.

CAP 2 L’ARRIVO

Silente, naturalmente, si presentò in anticipo. Doveva dare alcune importanti disposizioni a Sirius. Alla riunione ci sarebbero stati Arthur e Molly con i figli, Lupin, Moody, Kingsley, la giovane Tonks, Hermione, Piton e i due ragazzi e ovviamente avrebbe potuto partecipare anche Harry. 


La casa era protetta da incantesimi, ma per sicurezza, da quel giorno, ci sarebbero stati anche due Auror all’esterno.

 -Le camere sono state preparate?- si informò il preside  -Bene, meglio che stiano comodi, hanno già sofferto abbastanza-.

Sirius osservò con attenzione l’anziano mago e per un attimo gli sembrò di aver davanti  un vecchietto stanco, sconsolato, che aveva visto tante di quelle cose brutte da non ricordarsele più tutte. 

Si rese conto di non essere a conoscenza di tutto e chiese: -Silente, perché hai quest’aria afflitta? Che cosa è successo? Io ho cercato di non far impensierire Harry,  ma una riunione straordinaria! Di mattina per giunta! Due auror fuori a farci la guardia.  Poi chi sono questi ospiti che verranno?-.

-Sirius, sarà già faticoso raccontarlo una volta. Ti prego di aspettare ancora un poco e poi sarà data risposta a tutte le tue domande- e detto questo Silente sprofondò nella poltrona e attese l’arrivo degli altri.

Verso le 9:20 arrivarono i Weasley  con i figli ed Hermione. I ragazzi avevano voglia di chiacchierare con Harry, inoltre  la casa di Sirius era sempre stata affascinante e immensa, di conseguenza non si sarebbero annoiati.

Speravano di passare lì molto tempo, del resto le vacanze di Natale erano iniziate il 15 Dicembre e sarebbero finite il 3 Febbraio. Era insolito,  ma quell’anno cadeva il quarto centenario della profezia di Lady Queen.  Quasi nessuno conosceva realmente il contenuto della profezia, ma tutti avevano una sorta di timore nei suoi confronti. Per questo motivo tutti i presidi, nel corso del tempo, avevano deciso di tener chiusa la scuola al cadere dei centenari”.

Un po’ più tardi arrivò Kingsley, era molto serio, gli occhi gonfi e lo sguardo spento. Salutò tutti,  poi si diresse verso Silente, che lo abbracciò e gentilmente, mentre gli parlava a voce bassa, gli tenne la testa fra le sue mani.

Verso le 9:45 fu il turno di Lupin. Come tutti gli altri anche lui non sapeva bene quale fosse il motivo della convocazione, ma fu felice di essere lì, gli metteva allegria stare con le persone che amava e che sapeva lo rispettavano e lo amavano.

Alle 9:50 arrivò Moody con due persone, una ragazza e un ragazzo. I due avevano sui quattordici o quindici anni, lui era un tipo atletico, capelli neri e corti, occhi marroni;  lei era alta per la sua età, magra, con i capelli lunghi e castani, gli occhi di un nero luminoso.

Entrambi avevano un’aria molto impaurita, si guardavano attorno come alla ricerca di chissà cosa o di chissà chi e si tenevano abbracciati l’un l’altro come se qualcuno dovesse separarli. Appena Silente li vide corse da loro e chiese ad Alastor: -E’ andato tutto bene?-

-Certamente!- rispose quello – Siamo entrati, li abbiamo presi ed eccoci qui-. 

Silente lo guardò basito: -Vuoi dire che non hai fornito loro nessuna spiegazione?-

 -Non rientrava nei miei compiti e ho preferito non correre rischi! Il posto non era più sicuro secondo le nostre informazioni-.

Silente annuì, si rivolse ai ragazzi e disse –State tranquilli, qui siete al sicuro-.

La ragazza stava per rispondere quando suonò il campanello. Come una furia, con fare disperato, entrò Piton e vedendo i ragazzi il suo viso contratto si rilassò. Quando si accorsero dell'uomo i due si misero a correre verso Severus e lo abbracciarono gridando –Papà, papà!- davanti allo sguardo sbigottito di molti.

CAP 3 CAUSA ED EFFETTO

I ragazzi rimasero abbracciati al padre, non volevano staccarsi da lui. Piton d’altronde era troppo sollevato alla vista dei figli per riprenderli per il loro comportamento in pubblico. Dopo un po’ i due giovani si calmarono e assieme al padre si accorsero che, eccetto Silente e Moody, tutti gli altri li stavano osservando stupiti.

Fu Lupin a parlare per primo: -Come…tu hai dei figli? Ma quando è stato? Con chi poi? Non riesco a crederci!-.

La risposta di Piton non tardò ad arrivare: -Come vedi ho due figli, è stato circa quindici anni fa, con chi non è affar tuo, e adesso puoi crederci. E per la cronaca si chiamano Thomas e Lily-

-Cosa? Lei ha messo il nome di mia madre a sua figlia! Ma come le è saltato in mente…- sbraitò Harry appoggiato da Sirius: -Con che coraggio hai fatto una scelta simile, sei solo un vigliacco…- ma a queste parole si bloccò. Una sferzata di vento lo colpì in pieno volto e lo fece cadere a terra.

–Thomas, controllati!- lo riprese Silente. Il giovane voleva rispondere qualcosa, ma un’occhiata del padre lo persuase a tacere, quindi andò a sedersi insieme al resto della famiglia.

L’aria era piuttosto tesa, fortunatamente qualcuno era abituato a riportare la calma dopo una tempesta:  Molly prese in mano la situazione,  rivolgendosi a Silente,  disse: -Che ne dici se ci accomodiamo e iniziamo la riunione?  Sicuramente quando e se Severus vorrà parlare della sua famiglia  troveremo il tempo di ascoltarlo, ma per ora direi che abbiamo altro cui pensare-.

 –Sono d’accordo Molly, anche se, devo essere sincero, avrei preferito che questo giorno non fosse mai arrivato-.

Si accomodarono tutti, Silente si avvicinò a Kingsley e iniziò:

 -Quattro giorni fa, il nostro amico Kingsley ha visto sul braccio di suo figlio il Marchio Nero-.

 Kingsley iniziò ad agitarsi.

–Come tutti sappiamo, questo significa che è diventato un Mangiamorte-.

 Iniziò a sudare.

 –Non ha voluto dare spiegazioni al padre, ha semplicemente affermato di aver scelto la sua strada-.

 Iniziò a singhiozzare.

 –Aveva sogni di gloria e potere, ma non aveva mai conosciuto l’orrore che risucchia tutte le forze, non lo aveva mai visto e mai praticato-.

 Smise di  piangere.

–Voldemort lo sapeva e, prima di metterlo davanti ad una prova pratica, ha voluto testare la sua devozione e gli ha chiesto una lista. Una lista di persone. Gli aderenti all’Ordine della Fenice-.

Kingsley si coprì il viso con le mani.

-Naturalmente lui non possedeva questa lista, ma sapeva che il padre ne faceva parte, così assieme ad altri due Mangiamorte più esperti  ieri sera sono riusciti ad attirare in un tranello il nostro amico. Dopo averlo catturato, armati di bacchetta, con l’incantesimo Legilimens sono riusciti a penetrare nei suoi ricordi e hanno potuto vedere chi assiste alle nostre riunioni-.

Kingsley era disperato: -Mi dispiace, ho tentato di resistere il più a lungo possibile, ma non è servito. Mi dispiace, mi dispiace…-.

I presenti erano tutti preoccupati, ma non più di tanto, del resto come si sapeva chi era  Mangiamorte si sapeva anche chi faceva parte dell’Ordine. Questo non sfuggì a Hermione, che disse: -Ma Colui-che-non-deve-essere-nominato saprà già chi ne fa parte, che senso ha?-.

-Ha senso se sta perdendo la fiducia in qualcuno- rispose Moody. –Se si sente tradito e vuole punirlo per questo- e finendo la frase posò il suo sguardo su Piton.

Ma Severus non aveva avuto bisogno delle parole di Alastor, aveva già capito tutto dall’inizio del discorso di Silente.

Gli dispiaceva per il figlio di Kingsley, un altro ragazzo illuso di aver trovato la gloria cadendo nell’inferno.

 Gli dispiaceva per Kingsley, anche se non l’avrebbe mai fatto capire, perché era cosciente di aver perso un figlio e di non poter fare più nulla.

Gli dispiaceva per i suoi ragazzi, che aveva dovuto tenere nascosti per difenderli dai suoi sbagli e che adesso si rendevano conto di essere in pericolo come non lo erano mai stati.

E gli dispiaceva per Silente perché tutto il suo piano perfetto era crollato e lui, Severus Piton,  sapeva quanto sacrificio c’era voluto per costruirlo.

Guardò i suoi figli e gli parve di scorgere nel loro volto un accenno di gioia che non riuscì ad  interpretare.

-Sei sicuro che non sia possibile convincere tuo figlio che sta sbagliando e riportarlo dalla nostra parte?- tentò Piton, ma Kingsley non rispose, al suo posto lo fece Silente:-Severus, Riddle non ha agito per tentativi, sapeva cosa cercare. Del resto conosciamo tutti la sua ossessione per le profezie. Dopo aver avuto le informazioni che tanto bramava, ha liberato Nagini e ha lasciato che uccidesse il ragazzo-.

Harry, Hermione, i giovani Weasley, Thomas e Lily davano l’aria di essere terrorizzati. Un giovane ragazzo morto, ucciso da un serpente gigantesco. Ciascuno pensava che sarebbe potuto succedere anche a loro stessi e nessuno perciò nessuno riuscì a dire nulla.

Ma gli adulti sentirono oltre e nelle loro orecchie non rimase senza senso il riferimento alla profezia. Adesso, con Severus e i suoi figli davanti, la profezia di Lady Queen non sembrava più soltanto un pretesto per avere un mese e mezzo di vacanze natalizie.

-Detto questo- proseguì Silente –è chiaro che Severus e i suoi figli abbiano bisogno di un posto sicuro in cui stare e poiché Grimmauld Place è uno dei posti più sicuri che io conosca- e abbassandosi un po’ gli occhiali guardò Piton, - e che gentilmente il proprietario della casa- e si rivolse allo stesso modo verso Sirius –ha concesso la disponibilità di tre stanze, bene, mi sembra logico dire che questa è la soluzione migliore-.

E detto ciò, aiutò Kingsley ad alzarsi e si congedò, senza guardare in faccia nessuno.

CAP 4 LE PAROLE DEL QUADRO

Non era possibile, davvero Silente aveva fatto una cosa simile?

Lo pensavano tutti lì dentro. Tutti tranne Thomas e Lily, che comunque conoscevano talmente poco i presenti da non riuscire a capire gli sguardi puntati su di loro.

Lily si alzò dalla sedia e a voce alta, rivolgendosi al fratello, disse:-Tre stanze! Ciò vuol dire che ho una camera tutta per me? Meno male, pensavo di doverla dividere con te!-.

-E perché eri preoccupata? Cosa credevi, che ti avrei mangiato? Lo sai bene che non mangio vermi!-.

-Papà, papà! Hai sentito cosa mi ha detto Thomas?-.

-Mi sono solo difeso, è lei che ha cominciato!-.

-Zitto o ti pietrifico-.

-Papà, papà! Diglielo che non può minacciarmi con gli incantesimi!-.

Harry e i suoi amici si erano già tappati le orecchie con le mani per non sentire la sfuriata del professore di pozioni ed invece dovettero levarle per sentire un Piton calmissimo e quasi divertito che diceva: -Thomas, tua sorella non è un verme. Lily, non puoi pietrificare tuo fratello. Prendete la vostra roba, andate nelle vostre stanze e sistemate tutto-.

 I ragazzi stavano per andare quando il padre li richiamò:- E’ questo che vi ho insegnato?-.

 I due si girarono verso Sirius e sorridendo dissero:-Grazie per l’ospitalità. Non rovineremo nulla- e andando via di corsa Lily aggiunse ridendo:- In caso contrario si rivolga a mio padre,  conosce un sacco di pozioni per tutte le esigenze!-.

Tonks e Lupin sorrisero, l’occhio di Moody cominciò a girare all’impazzata e Arthur disse:-Mi son sempre chiesto come fosse possibile che Fred e George non mi fossero mai stati inviati a casa in qualche ampolla! Ora inizio a capire- e gli sorrise di cuore.

Piton non sapeva come reagire a tutto questo.

 Da piccolo aveva ricevuto solo l’affetto della mamma, ed era sicuro che il suo carattere sarebbe stato in ogni caso pessimo. Poi quando erano arrivati i suoi gemelli, aveva creduto che crescendo sarebbe diventati come lui: chiusi, tristi, cupi. E invece, per chissà quale ragione, nonostante tutto ciò che avevano passato erano due ragazzi solari, allegri, anche se certamente più riflessivi e alle volte più introversi dei ragazzi della loro età.

Rifletteva su come rispondere quando arrivò un urlo di Thomas. Corsero tutti e si trovarono davanti al quadro della madre di Sirius che gridava:-Feccia del mondo, traditori!- mentre Thomas le urlava in faccia.

Alla vista della piccola folla accorsa, il ragazzo cercò di giustificarsi –Papà,  non ho fatto nulla! E’ stata questa vecchiaccia a cominciare!-.

-E tu perché stai continuando ad urlare?!- gli chiese il padre.

-Per farla gridare ancora di più!- rispose lui –Lily si diverte-,  e da dietro la porta spuntò una ragazzina piegata in due dalle risate.

Piton era spazientito, sicuramente doveva parlare con i ragazzi, ma non in pubblico, sapeva che essere ripresi davanti a tutti non era molto piacevole.

Tuttavia doveva dire qualcosa e rivolgendosi a Sirius disse:-Non puoi far star zitta tua madre?-

 -Senti un po’, lo sai anche tu che fa sempre così! E tu non puoi tenere a bada quei due?-

-Quei due hanno un nome, io penso al mio sangue e tu pensa al tuo!-.

-Sarò pure un Black,  ma non voglio che mi si dica che ho lo stesso sangue di questa pazza!-.

-Se non sei contento del tuo sangue perché non te lo levi dal corpo? Sarò felice di aiutarti come ringraziamento alla tua ospitalità!-.

-Bene- replicò Sirius.

-Bene- concluse Severus .

Tutti stettero zitti e fu allora che si accorsero che quella pazza della madre di Sirius non gridava più.

Il quadro si era trasformato: i colori grigi e tristi avevano lasciato posto a quelli più tenui e sereni e la donna del dipinto continuava a ripetere con tranquillità :-Benvenuti. La mia umile dimora sia a vostra disposizione, piccoli principi. La regina volle così e così sia-.

 CAP 5 LA PROFEZIA

In soggiorno i più giovani parlavano a voce bassa dei figli di Piton.

Hermione iniziò:- Per avere quattordici anni il loro comportamento è piuttosto infantile-.

-Forse hanno fatto loro un incantesimo per crescere fisicamente,  ma non mentalmente- azzardò Ron,

-Sì, certo! Tipo quello che hanno fatto a te quando sei nato!- gli rispose Harry scatenando l’ilarità generale.

Del resto loro stessi, alle volte, erano infantili e non si poteva certo affermare che Fred e George avessero  molto sale in zucca. Ciò che dava più fastidio ad Harry era che il professore avesse dato a sua figlia il nome di sua madre.

Dopo poco si avvicinò Ginny con i fratelli maggiori e disse:-Servono volontari per cucinare. Kreacher ha detto a Sirius che preferisce sbattersi la testa al muro tutto il giorno piuttosto che cucinare e servirci a tavola-.

-Cosa sarà mai cucinare un po’- disse Harry, abituato per tanto tempo a preparare i pasti per gli zii. Almeno qui, alla fine, avrebbe potuto mangiare anche lui.

George e Fred lo fermarono e specificarono:-Lavare la verdura, affettare, condire. Lavare le patate, cuocerle, pelarle, tagliarle, condirle. Prendere il macinato, le uova, il pane grattugiato…..e poi ritirare, lavare le stoviglie, risciacquarle, asciugarle, sistemarle….-.

Sì, penso Harry, la compagnia era sempre gradita e in sei sarebbero stati più veloci.

Intanto nella sala delle riunioni anche gli adulti parlavano.

-Cosa sai dei ragazzi, Moody?- chiese Sirius.

-Niente di preciso. Sono i figli di Piton e di una donna…-.

-Ma dai? Ma non mi dire!- sbottò il padrone di casa.

-Smettila e fammi parlare! Hanno sempre vissuto nel castello del bisnonno. Nel castello dei Prince che,  come voi sapete, erano dei purosangue fino al matrimonio della madre di Piton con il marito babbano. Il vecchio Prince diseredò la figlia e non volle mai conoscere il nipote. Tuttavia, quando Severus si presentò al castello in pieno inverno con i bimbi in fasce  il grande cancello si aprì per farli entrare e poi si richiuse definitivamente alle loro spalle. Per entrare nella dimora bisogna sempre smaterializzarsi, ma Piton e i ragazzi possono entrare anche con la polvere volante,  usando il caminetto -.

-Che tu sappia, i ragazzi hanno qualcosa di strano? Qualche potere particolare?- chiese Lupin.

-Non te lo so dire,  ma credo che entrambi abbiano molta dimestichezza con la magia nera, anche se più volte ho sentito Severus dire a Silente che lui mai avrebbe insegnato le arti oscure ai propri figli-.

-Evidentemente mentiva, Moody! Altrimenti come avrebbe fatto a farmi cadere a terra senza l’uso della bacchetta e senza pronunciare incantesimi a soli quattordici anni?- chiese Sirius.

-Ci potrebbe essere un’altra spiegazione- affermò Tonks mentre i suoi capelli si tingevano di un grigio preoccupante.

-Certo, la profezia.- sentenziò Arthur – Nessuno la conosce in tutti i particolari, girano versioni più o meno fantasiose,  ma di preciso…-

-La conosco io- disse una voce seria al cui suono tutti si voltarono di scatto. Piton era sulla soglia, la porta era stata lasciata incautamente socchiusa e lui aveva sentito l’ultima parte del discorso. Entrò e si chiuse a chiave la porta alle spalle, si sedette e,  passandosi la mano sulla fronte, recitò a memoria:

-Vengo da cuori che sono puri

ma il mio sangue puro non è.

Ultima regina della casata

per il mio sangue sempre fui  odiata.

La vita mi avete preso ma non la corona

e solo principi voi ora sarete,

il vostro sangue è tornato a brillare

ma i vostri cuori son come pietre.

Io tornerò ma in veste diversa

non più signora ma grande alchimista,

cadrò nel fango con tutta la testa

per ritrovare del cuore la vista.

Da me verran due gemme preziose

durante la guerra tra il bene ed il male,

vivran, oh Merlino, le mie tristezze

perché il fango si possa lavare.

Per me le gemme si sfioriranno

mostrando prova di grande coraggio,

e il male sconfitto a terra cadrà

quando in inverno, per la ricorrenza,

il bene sincero le annaffierà.

Amate voi tutti i miei splendidi gigli…..

e poi scegliete quanto prima

con quali parole terminare la rima.- terminò Severus.

Moody,  perplesso, disse: -Severus, ti rendi di conto che…-.

-Che la profezia è vicina al suo completo compimento?- continuò con un filo di voce Piton.

Nessuno sapeva bene cosa dire, il silenzio diventava sempre più pesante e Arthur delicatamente lo spezzò:-Staremo vicino ai tuoi figli,  ma loro cosa sanno?-

-Sanno che li amo- disse l’uomo tenendo gli occhi chiusi.

Sirius non sapeva cosa pensare, non era convinto del comportamento del suo antico nemico e quasi ridendo chiese:-Vuoi dire che non gli hai detto nulla della profezia? Ma chi vuoi che ci creda! Sai cosa penso? Che tu stia insegnando le arti oscure ai tuoi figli in modo che possano contrastare la profezia e imporsi al destino che quella pazza della tua antenata ha scelto per loro!-.

-Credi ciò che vuoi, io sono stanco. Sto lottando da una vita e non chiedo nulla in cambio. So in anticipo di aver perso,  ma ciò non toglie che ho sempre fatto la mia parte e sempre la farò- e detto questo uscì dalla stanza.

CAP 6 I PRIMI CHIARIMENTI

A tavola tutto sembrava andare come previsto: Ron si abbuffava con le cosce di pollo, Hermione e Ginny lo guardavano disgustate mentre Harry e Sirius morivano dalle risate. Erano quasi a fine pasto quando Thomas rivolse per la prima volta la parola a Sirius:-Chiedo scusa, signor Black, potrei farle una domanda?-

-Prego, fai pure ma non chiamarmi più per cognome, preferisco Sirius-,

-Va bene, Sirius. E’ già 20 Dicembre, come mai non ha ancora preparato l’albero di Natale?-

-Perché in questa casa il Natale non è mai stato festeggiato-.

-Oh, che peccato!- esclamò il ragazzo, che comunque non si diede per vinto. –Perché non inizia quest’anno?  Ha tanti ospiti, noi la potremmo aiutare. Mio padre sa preparare una pozione che toglie la resina senza uccidere la pianta…-

-Piuttosto strano, avrei creduto che per lui uccidere fosse un piacer….- ma non concluse la frase. Thomas e Lily si erano tenuti lo stomaco e avevano iniziato a gridare di dolore. Severus, che alle parole di Sirius aveva accennato uno scatto d’ira, riprese subito il controllo di sé e contemporaneamente anche i ragazzi stettero meglio. Con la scusa di farli sdraiare a letto per un po’, Piton prese i suoi figli e lasciò la tavolata.

 Remus era livido in volto e non si trattenne:-Si può sapere cosa ti passa per la testa? Niente suppongo!-.

-Quei ragazzi non sanno niente sul loro padre! Pensi che sappiano che fosse un Mangiamorte, pensi che conoscano gli orrori che ha compiuto?- rispose Sirius.

-Non lo so, ma questo non significa che glielo debba far sapere tu, Sirius. Sono due ragazzi che si trovano in un posto che non conoscono, circondati da persone che li guardano dall’alto in basso e che non hanno mai rivolto loro parola se non interpellati direttamente-.

-Oh poverini! Non mi dirai che ti fanno pena i figli di Piton? Lui non ha provato dispiacere quando ha lasciato che James morisse e non gli importava niente neanche di Harry! In più come gesto macabro ha chiamato sua figlia Lily e suo figlio Thomas e ti ricordo che il nome del Signore Oscuro è Tom!-.

-Tu credi che lui sia ancora servo di Voldemort!? Ma Silente si fida di lui e,  sebbene Harry non gli sia simpatico, non gli ha mai fatto del male-.

-E questo basta per…..- ancora una volta Sirius fu interrotto.

Piton era entrato in cucina, con molta calma disse:-Molly, per cortesia, sapresti dirmi dove posso trovare la camomilla?-.

-Sì certo, l’ho vista nello sportello in alto-.

-Ti ringrazio- fece lui aprendo la credenza ed evitando lo sguardo di tutti,  ma Sirius gli si piazzò di fronte:

-Allora, i tuoi figli sanno che eri un Mangiamorte? Conoscono l’origine dei loro nomi?-.

Piton lo fissò negli occhi, non c’era odio nel suo sguardo, solo preoccupazione e stanchezza. Prese fiato e rispose: -Sì. Sanno che ero un Mangiamorte. Sanno che ora faccio il doppio gioco. Lo sono venuti a sapere nel più terribile dei modi. E conoscono l’origine dei loro nomi. La madre scelse i loro nomi e li scrisse su un biglietto, prima di morire dandoli alla luce. Per fatalità, come tu stesso avrai avuto modo di constatare sono anche i nomi dei genitori di Lady Queen.-

Ci furono attimi di imbarazzo. Quindi, entrarono i due ragazzi e chiesero al padre:

-Abbiamo perso il dolce?-.

 -No, ma preferirei che oggi beveste un po’ di camomilla invece di mangiare il dolce-. 

-Come vuoi tu- risposero, stanchi e provati.

Il pomeriggio passò veloce e la sera la famiglia Weasley ed Hermione dovettero andare via.

A Lupin e Tonks spettava il turno di guardia fuori casa. Moody  se ne era già andato  nel pomeriggio, richiamato da Silente. I restanti si divisero, naturalmente, in due parti.

Harry e Sirius chiacchieravano tra loro.

-Sanno che il padre ha commesso dei crimini e lo amano lo stesso, come fanno?-

-Non lo so, Harry. Probabilmente hanno solo una vaga idea di ciò che Severus ha compiuto e comunque sembra che lui sia stato presente nella loro vita-.

-Ma se passa quasi dieci mesi a scuola!-.

-Alle volte non è la quantità del tempo che conta,  ma la qualità-.

-Sono più piccoli di me di due anni, forse qualcosa in più-.

-Già, secondo me dovresti parlarci. Magari ti stanno simpatici-.

-Stai scherzando! Tu stesso hai detto che…-.

-Io dico tante cose, Harry, e a quanto dice Remus  solo poche sono da tenere in conto.-

Harry guardò Piton e i ragazzi che stavano vicino al caminetto. Stavano parlando anche loro sottovoce. In quella casa tutto veniva detto di nascosto. Perché?  Perché non si poteva parlare, urlare, litigare e poi fare la pace? Perché non si poteva addobbare l’albero di Natale? Nessuno avrebbe mai provato pace lì dentro!

 In quella casa, che per Sirius era stata come una prigione per sedici anni, non c'era posto per la pace.

CAP 7 LA LUNGA MATTINA DEL 24 DICEMBRE

La mattina del 24 Dicembre Sirius si alzò e  vide in un angolo del soggiorno un grandissimo e bellissimo abete. Poggiati per terra c'erano degli scatoloni con palline, festoni e addobbi vari.

 -No, questo no!- esclamò Sirius e si diresse verso la cucina dove Severus stava finendo di fare colazione.
 Appena lo vide entrare Piton si alzò dalla sedia e disse - Sebbene contraddirti  mi diverta parecchio, questa volta io non c'entro-, e con la mano indicò un raggiante Silente.

-Allora,  Sirius, cosa c'è che non va? Preferivi un pino? Scusa, ma io ho sempre ritenuto che l'abete infondesse più senso di felicità! In ogni caso non sono venuto qua solo per portare l'albero, ma perché vorrei parlare a voi due gentiluomini e poi in disparte ai nostri tre giovani amici: Harry, Lily e Thomas-.

-Silente, possiamo parlare di quello che preferisci, ma l'albero deve uscire da questa casa!- replicò Sirius con un fare tra il minaccioso e l'infastidito.

-Forse non sai che il Natale è la festività che i ragazzi amano di più, e forse non ti sei accorto che in questa casa ci sono tre ragazzi per i quali potrebbe essere l'ultimo- lo riprese il vecchio preside.

-Albus, ci porti buone notizie, mi auguro- intervenne Piton cambiando discorso.

-Mi dispiace, Severus. Qualcuno è entrato a casa tua,  in casa tua a a Spinner's End. Cercavano qualcosa, probabilmente la prova dell'esistenza dei tuoi figli-.

-E perché questi ragazzi sarebbero così importanti?- domandò serio l'ex-Grifondoro.

-Hai sentito la profezia! Non ci sei ancora arrivato, Black? Possibile che tu sia così dannatamente ottuso da vedere e capire solo ciò che vuoi?- urlò Severus.

-Calmati,  ragazzo mio- fece Silente rivolgendosi a Piton  per poi voltarsi verso Sirius -La profezia parla di due gemme che sfioriranno e già questo dovrebbe metterci all’erta, ma quel che è peggio è che il loro destino è intrecciato con quello di Harry e Voldemort, che chiaramente sono il bene e il male. Ora Voldemort è interessato a queste due gemme che dalla profezia sembrerebbero essere i figli di Severus, ma nel mondo magico tutti pensano che Severus Piton non abbia figli. Quindi il Signore Oscuro pensa che Piton gli stia nascondendo la verità e, come sappiamo, lui non apprezza i servitori infedeli-

-Se il Signore Oscuro  riuscirà ad avere tra le sue mani i miei ragazzi oppure Potter allora la guerra contro il male sarà persa per sempre!- intervenne Piton.

Sirius rifletté un attimo e poi con voce determinata disse a Severus: -Loro devono sapere! capisco la tua preoccupazione, ma non puoi nascondere la profezia ai ragazzi. Devi prepararli a combattere. Che cosa faranno se si ritroveranno Voldemort davanti? Ci hai mai pensato?-.

-No, e non voglio pensarci perché non succederà mai, mai!-.

-Fermatevi adesso- disse Silente -E cercate di collaborare. Inoltre,  Sirius, vorrei parlare con il dipinto di tua madre, se è possibile. Il suo cambiamento potrebbe essere importante-.

-Certo, è nel corridoio, di fronte alla stanza di Lily. Potrai parlarci dopo che l'albero sarà sparito- rispose lui, pungente, mentre si preparava il pane imburrato per la colazione.

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Verso le nove si alzarono anche i tre ragazzi che accolsero con stupore ed euforia l'abete del soggiorno. Harry, ricordandosi le parole del padrino, invitò i due fratelli ad unirsi a lui nell'addobbare l'albero, così in circa un'ora terminarono il lavoro.

Vennero in seguito raggiunti da Silente che, dopo aver dato loro  dei pacchetti da scartare la notte, chiese loro:
-Avete fatto un po' d'amicizia?-.

-A dire il vero no!- rispose Lily -Harry e Sirius stanno sempre per conto loro e non ci rivolgono mai la parola-.

-Sei una serpe- ribatté il ragazzo sopravvissuto.

-Almeno io ti chiamo per nome, mentre tu non hai neanche il coraggio di pronunciare il mio!-.

-Perchè, forse non lo sai, ma è il nome di mia mamma, e tuo padre è responsabile della sua morte!-.

-Lui è cambiato!- urlò la ragazzina.

-Non m’interessa, intanto i miei genitori non ci sono più!-.

-Almeno loro non soffrono più- disse Thomas sconsolato.
Il ragazzo era sempre stato in disparte, sapeva bene che la sorella non aveva bisogno di aiuto per difendersi e quella frase uscì dalla sua bocca fra singhiozzi e lacrime. Silente cercò di consolarlo, ma lui arretrò e cominciò a gridare:

-E' tutta colpa vostra! Se Harry non ci fosse papà potrebbe stare con noi e non sarebbe obbligato ad andare a quelle terribili riunioni! Lui non vuole andarci più!- e rivolgendosi a Silente continuò -Sei tu che lo obblighi, e fai stare male anche noi!-.

Sentendo i tre ragazzi discutere animatamente Severus e Sirius raggiunsero di corsa il soggiorno.

-Albus, si può sapere cosa è successo?- chiese Piton vedendo il figlio disperato che continuava a piangere dicendo :-Io me ne voglio andare! Voglio tornare al castello del nonno, quello era un posto sicuro, perché dobbiamo stare qua!?-.

-Niente. I ragazzi si stanno chiarendo- affermò con tranquillità -E adesso proporrei un'abbondante colazione-.

-E vi siete chiariti?- domandò Sirius a braccia aperte, rivolgendosi ai ragazzi.

-No!- risposero tutti e tre.

-Bene! Per lo meno sei riuscito a metterli d'accordo su qualcosa, Silente- concluse Sirius.
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-Sirius, vieni con me. Voglio che ci sia anche tu quando parlerò a tua madre- disse Silente.

-Vacci da solo, tanto con me non parla-.

-Oh, scusa. Devo essermi spiegato male, non era una richiesta. Forse era un ordine, ma certe parole è meglio non usarle a Natale. Vieni e basta-.

-Lo sai, vero, che non ho molta pazienza e che l'albero è ancora in soggiorno?- cercò di difendersi e controbattere Sirius.
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-Allora, cosa mangiano a colazione i nostri tre eroi urlanti? domandò Piton con voce adirata.

-Papà, abbiamo alzato la voce perché Harry e Silente ci hanno provocato- spiegò Lily.

-A me sembra che abbiate alzato la voce perché non sapete controllarvi abbastanza-.

-Questo non è vero, io so sempre controllarmi- rispose Harry.

-E anche io!- aggiunse velocemente Thomas.

 Il padre lo guardava con fare stupito, così specificò: -Almeno la maggior parte delle volte-.
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-Signora Black, buongiorno. Io sono Albus Silente, preside della scuola di Hogwarts-.

-Buongiorno signor Silente, mi ricordo di lei. I miei adorati figli Sirius e Regulus hanno frequentato la sua scuola-.

-Adorati figli! Adorati! Forse Regulus, perfetto serpeverde, ma un grifondoro non era certo il benvenuto qui! E non mi hai mai fatto sentire come parte della famiglia!- intervenne Sirius.

-Ho saputo che avere in casa i giovani Piton l'ha resa molto felice- continuò Silente, ignorando la sfuriata del Grifondoro.

-I piccoli principi sono i benvenuti- disse lei.

-Anche se non sono purosangue?- disse con lingua avvelenata Sirius.

-Il sangue ha perso la sua importanza! Che cosa ne ho avuto indietro? I miei bambini se ne sono andati...per sempre. Ma i piccoli principi me li possono ridare...-.

-Regulus è sparito! Ed io non ho intenzione di tornare da te- rispose acido Sirius.
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-Allora, succo d'arancia e una fetta di torta   vanno bene?- domandò Piton.

-Sì, grazie- risposero i tre.

-Mi sono arrabbiata perché Harry ha detto che sono una serpe- cominciò Lily con voce lagnosa.

-E allora?- fece Piton -Thomas non ti dice che sei un verme?-.

- E, infatti, ho minacciato di pietrificarlo!- fece lei.

-Perche non ci hai provato con me? Pensi che non sappia difendermi?- le chiese stizzito Harry.

-La prossima volta non me lo farò dire due volte-.

-In ogni caso saresti finita a Serpeverde, di sicuro-.

-Cos’è  Serpeverde?- chiese incuriosito Thomas.

-Serpeverde è una delle case in cui sono smistati gli studenti di Hogwarts, le altre sono Corvonero, Tassorosso e Grifondoro. Harry è un Grifondoro ed io sono il responsabile dei Serpeverde. Le due case non vanno molto d'accordo, tra loro esiste una forte rivalità- disse Severus.

-E perché Lily dovrebbe finire tra i Serpeverde?- fece Thomas.

-Perchè è acida, altezzosa e crede che tutto gli sia dovuto- rispose con voce lagnosa Harry.

-Io sono dolce con chi voglio e non credo che voler essere felice con mio fratello e mio padre sia pretendere troppo!- si difese la ragazza.

Piton le si avvicinò e, dopo averle avvicinato il succo e la torta,  le mise le mani sulle spalle e guardando Harry affermò:
-Una cosa è avere un padre vicino, anche se solo per pochi mesi, una cosa è averne solo il ricordo. Avete avuto tutti e tre una vita che non meritavate. Ed io da quella notte maledetta ho cercato di rimediare e cambiare, ma non si può rimediare a tutto. Harry ha ragione di essere così adirato-.

Harry sentì una fitta al cuore, quelle parole inaspettate gli riempirono gli occhi di lacrime. Thomas gli si avvicinò e lo abbracciò mentre Lily  faceva lo stesso con il padre.
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-Signora Black, cosa intende dire? Quelle parole cosa significano?-.

-Lady Queen disse che dobbiamo amare i suoi figli, e potremo concludere la rima. A ciascuno di noi sarà data una nuova possibilità perché lei, rinascendo,  si è fatta carico di tutti i nostri errori e con le sue pene sta pulendo i nostri peccati-.

-I ragazzi … Signora Black, cosa sa di loro?-.

-Che soffriranno e con coraggio periranno, e se il bene trionferà  rifioriranno- rispose lei con calma -La magia è un'arma potente!-.
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-Allora,  Harry, se hai finito di allagare la stanza, e se voi due zecche vi staccate da noi, suggerirei finalmente di mangiare. Poi vediamo se Silente riuscirà a convincere Black ad organizzare un bel cenone!-.

-Che cosa?- fece Thomas -non ci posso credere! Che bello! Chi verrà, papà?-.

-Non saremmo in tanti. Ci saranno i membri dell'ordine, forse la professoressa McGranitt-.

-Papà- disse Lily guardando l'uomo con tenerezza- perché non invitiamo anche Tillo e Billa?-.
-Sì!- gli fece eco Thomas.

-Ragazzi- rispose lui -anche invitandoli, non è detto che verrebbero. E anche venendo  non è detto che si siederebbero al nostro tavolo-.

-Chi sono Tillo e Billa?- chiese Harry.

-Sono i nostri elfi domestici, ma prima di tutto sono i nostri migliori amici- e, abbassando lo sguardo,  Thomas specificò -i nostri soli amici-.

-Ma nella vostra scuola....-.

-Noi studiamo a casa - lo interruppe Lily -noi stiamo sempre a casa-.

-Casa nostra è grande,  sai?- riprese euforico Thomas -è la casa di nostro nonno, ci sono un sacco di stanze e noi possiamo entrare in tutte, trasformare gli ambienti, leggere, giocare e nasconderci da ogni parte!-.

Severus li ascoltava, i tre ragazzi forse potevano andare d'accordo. Con buona pace sua, di Sirius e del passato.

-Papà...- lo chiamò Lily.

-Va bene, Lily, io li inviterò, ma non posso promettervi nulla-.

-Professore, potremmo invitare anche Hagrid?- domandò Harry.

-Può darsi, Potter. Ne parlerò con Silente-.

-Papà!- lo riprese Lily con uno sguardo dolce che aveva lo scopo di rimproverarlo.

-Va bene, Lily. Harry,  inviterò Hagrid, ma anche a te non posso promettere nulla- e uscì dalla cucina.

I ragazzi si guardarono in faccia e risero di cuore.

CAP 8 UN REGALO INASPETTATO

Arrivarono tutti per le otto, chi prima e chi dopo. Hagrid arrivò assieme a Silente e la McGranitt. Il mezzo gigante era emozionatissimo: non capitava tutti i giorni di essere invitato ad una cena di Natale, e per giunta da Piton in persona! Si era completamente tirato a lucido. Silente lo aveva informato circa i figli del professore di pozioni e lui, che aveva un cuore grandissimo, aveva capito subito,  accettando i due ragazzi ancora prima di conoscerli, come quelle persone che decidono di essere felici a priori.

La McGranitt conosceva già i ragazzi, erano ormai tre anni che insegnava loro la difficile materia della Trasfigurazione presso la dimora dei Prince. Appena la videro i due giovani la salutarono molto educatamente, anche se entrambi davano segni d’imbarazzo.

-Che cosa succede, ragazzi?- chiese Severus –Non siete contenti di rivedere la vostra professoressa?-.

-Sì, solo che …. Insomma, non pensavamo venisse- disse Thomas titubante.

-Sai, dopo l’ultima volta…- continuò Lily.

-Perché, cosa è successo l’ultima volta che vi siete incontrati?- chiese il padre socchiudendo gli occhi minacciosamente.

-Tu cosa sai?- rispose Lily con fare indagatore.

Fortunatamente la professoressa si avvicinò al trio e chiese: -Allora ragazzi, come vi trovate qua?-.

-Bene,  professoressa- risposero in coro i due.

-Minerva, vorrei sapere della vostra ultima lezione- fece il pozionista.

-Oh Severus, diciamo che durante la nostra ultima lezione i tuoi figli hanno dimostrato di possedere pienamente la nobile arte della Trasfigurazione- disse lei imbarazzata –Riuscendo a trasformare la sottoscritta in un bellissimo cigno-.

-Che cosa avete fatto???????????- esclamò Piton, sconvolto dalla risposta della collega.

-Papà, papà, è lei che ci aveva detto di farlo!-.

Severus guardò Minerva, che gli rispose: -E’ vero, ma non avrei mai lanciato la sfida se in ben due ore fossero riusciti a trasformare almeno uno dei bicchieri che avevo messo sul tavolo! Evidentemente i tuoi ragazzi riescono meglio nelle grandi imprese. Forse sarebbero degli ottimi Serpeverde-.

“ Ancora questi Serpeverde”, pensarono i due.  Non era il momento per fare richieste,  il padre non era dell’umore adatto,  ma in seguito avrebbero chiesto di essere sottoposti alla prova del Cappello parlante di cui Harry aveva parlato nel pomeriggio.

Poi arrivarono tutti gli aderenti all’Ordine  e infine, sotto gli occhi increduli di tutti e la gioia di Hermione, arrivarono Tillo e Billa. Gli elfi erano completamente vestiti e indossavano le scarpe.

-Sono completamente diversi da tutti gli elfi domestici che abbia mai conosciuto. Voglio dire, sono ben vestiti!-. Osservò Molly.

 -Quando i ragazzi erano piccoli mi chiesero di  dar loro degli abiti,  ma gli elfi non volevano perché pensavano che volessi mandarli via di casa. Dopo molte insistenze  riuscii a convincerli che non volevo mandarli via,  ma era solo un modo per renderli parte della nostra vita e far felici i bambini. Ci volle tempo,  ma accettarono- spiegò Piton.

-Loro sono i nostri amici- dissero soddisfatti i ragazzi –possono mangiare a tavola con noi?- chiesero poi a Sirius.

–Certo, perché no!- rispose lui, ma gli elfi cominciarono a saltare da una parte all'altra, scusandosi. Continuavano a dire che non erano venuti per restare, ma solo per fare gli auguri ai padroncini e a Piton. Inoltre sostenevano di dover tornare al castello, dato che il signor Prince desiderava un po' di compagnia.”

I ragazzi si demoralizzarono, ma gli elfi dissero loro di non preoccuparsi. Prima di andarsene lasciarono un pacchettino sotto l'albero, dicendo che era da parte del nonno.

Severus e Silente si guardarono l’un l’altro. Avrebbero voluto vedere il contenuto del pacchetto prima dei ragazzi, ma ormai era ora di cena ed entrambi avrebbero dovuto aspettare.

A tavola Hermione e i ragazzi Weasley restarono sorpresi nel vedere Harry rivolgere la parola ai due fratelli, e quasi sorridere loro. La discussione della mattinata era servita a qualcosa e, anche se i tre non si erano chiariti del tutto, in ogni caso si erano tolti diversi sassolini dalle scarpe.

Tra gli adulti la situazione era differente. Le amarezze erano troppe,  i ricordi pesavano come macigni, ma  per amore dei ragazzi e del Natale si comportarono tutti in maniera civile ed educata. Inoltre dopo aver sentito la profezia per intero, nessuno sapeva bene come comportarsi.

La mezzanotte arrivò e i pacchetti furono aperti. Il regalo più interessante fu quello del signor Prince: una vecchia bacchetta magica. Il dono  era accompagnato da un biglietto: “ – Buon Natale, ragazzi! Questa bacchetta ha quattrocento anni, passa di generazione in generazione. Come voi sapete io diseredai la madre di vostro padre, che Merlino mi perdoni, e non le diedi la bacchetta. Non la diedi neanche a vostro padre, avevo troppo rabbia. Questo fu un terribile sbaglio e me ne resi conto solo quando quattordici anni fa il cancello si aprì al vostro arrivo. Avevo saltato due generazioni, informai di tutto vostro padre,  ma era tardi. Potrete usare la bacchetta solo una volta a testa, scegliete quando con attenzione. La magia è una potente arma-.

Thomas e Lily si guardarono negli occhi, avevano già un’idea  di quando usarla.

Severus si accorse del loro sguardo ma lasciò correre, l’indomani avrebbe cercato di capire di più.

 

Il 25 Dicembre si svegliarono tutti molto tardi, in pratica per il pranzo. Tutti tranne Severus, che da tre giorni stava preparando una pozione molto delicata e difficile. Nel pomeriggio ritornò Silente gli chiese di parlare con i figli,  ma lui rifiutò,  affermando che in fondo era Natale e aspettare uno o due giorni non avrebbe cambiato nulla.

Il Signore Oscuro non lo aveva ancora richiamato a sé,  questo poteva essere sia un buono che un cattivo segno. Non c’era modo di saperlo, bisognava aspettare. Sempre e solo aspettare.

I giorni passavano sereni, solo Sirius sembrava risentire di un po’ di stanchezza e spesso si dimenticava dove appoggiava gli oggetti che aveva in mano.

Il primo Gennaio arrivò in un baleno.

La mattina Sirius si rivolse ad Harry:

-Harry, hai visto dove ho poggiato “La Gazzetta del Profeta” ?-

-Certo, è dietro di te. Non la  vedi?- rispose il ragazzo andando verso la sua camera.

Quando Sirius si voltò, vide solo un vaso.

-Harry, dove dietro di me?- richiese stanco Sirius.

-Sul tavolino, Sirius-.

-Ma qua c’è solo un vaso!-

E fu un attimo. Severus chiamo Lily dalla cucina, facendola distrarre, ed Harry e Sirius videro il vaso trasformarsi in giornale.

-Voi due, piccole pesti!- urlò Sirius puntando la bacchetta.

-Expelliarmus!- disse Thomas per disarmare il padrone di casa, ma Sirius fu più veloce e si spostò.   Non riuscì però, ad evitare il Levicorpus di Lily, e  si ritrovò così a mezz’aria mentre la bacchetta cadeva giù.

Harry cominciò a ridere, ma smise quando vide un indiavolato Piton sbucare dalla cucina e gridare:

-Ragazzi!- Lily  perse la concentrazione e Sirius rovinò a terra con un sonoro tonfo.

Questa volta sguardi dolci e lacrime non avrebbero evitato la punizione.

CAP 9 PUNIZIONE E SMISTAMENTO

-Subito in camera. Non nelle vostre, nella mia.- disse con una calma da brivido Severus. I ragazzi ubbidirono subito, poi Piton si rivolse a Sirius e lo freddò : -Ti hanno lasciato i pantaloni, che vuoi di più?!- e andò dai figli, mentre Harry riprendeva a ridere come un ossesso e Sirius si massaggiava il fondoschiena.

 

-Si può sapere perché lo avete fatto?- chiese Severus e, senza aspettare una risposta, continuò –Non ditemelo. Perché vi aveva provocato? Perché vi stavate annoiando? Non sono scuse buone. Non esistono  giustificazioni, per il vostro comportamento. Il signor Black ci sta ospitando, anche se certo ne farebbe volentieri a meno. Riuscite a dialogare con Harry che vi fa un po’ di compagnia, abbiamo festeggiato il Natale, cosa c’è che non va?-.

Si fermò a prendere fiato, per poi riprendere dopo un attimo: -Ho notato il vostro sguardo quando avete aperto il regalo del vostro bis-nonno e mi ricordo bene la gioia mascherata quando avete saputo che il Signore oscuro  dubita della mia fedeltà. Ragazzi, voglio delle spiegazioni!-.

-Eravamo felici perché pensavamo che se il Signore Oscuro non si fosse fidato più di te, allora non ti avrebbe più cercato- iniziò Thomas.

-Ma se anche ti dovesse cercare e ti facesse del male, noi potremmo curarti con la bacchetta che il nonno ci ha regalato- finì Lily.

Severus si portò le mani in viso: -Non è così semplice ragazzi. Per prima cosa è solo una supposizione che l’Oscuro Signore abbia dei dubbi su di me, e poi le bacchette fanno incantesimi, ma non ci sono incantesimi per tutto-.

-Ma papà, allora perché ce ne siamo andati dal castello e perché non sei più dovuto andare a quelle riunioni?- domandò pensieroso Thomas.

-Non state al castello per precauzione e per ciò che riguarda le riunioni non ho una risposta- replicò il padre  senza mentire ma sorvolando la verità.

-Adesso mi fate il favore di fare un giro per la casa e recuperare tutti gli oggetti che avete trasfigurato. Poi li porterete al signor Black e per tutto il giorno farete ciò che lui vi chiederà-.

-No! Non siamo i suoi servi!- sbottò Lily, pentendosi subito di ciò che aveva detto.

- No, è vero. Siete solo due bambini che hanno bisogno di una bella punizione- ribatté Piton puntando l'indice contro di loro.

 

Sirius osservò gli oggetti sul tavolo: un libro, una lampada, un bicchiere, due forchette e una bottiglia. Un colpo di bacchetta e divennero una sciarpa di seta, un cinto per pantaloni, una spazzola, un paio di pantofole e un giornale.

-Ci credo io che non trovavo più niente! – disse con calma Sirius –Bene! L’unica cosa che vi chiedo è di spolverare i libri dello studio- e li accompagnò in una stanza dove le librerie toccavano il soffitto, ed  era evidente che nessuno vi entrava da parecchio tempo.

Nessuno dei due protestò, avevano intenzione di ubbidire, del resto si erano divertiti negli ultimi giorni.

 

-Professore-  iniziò a dire Harry, rivolgendosi all'insegnante di pozioni –stavo pensando….-.

-Ah  si, Potter? Ti è stata regalata questa facoltà per Natale?- chiese il mago con sarcasmo.

-Io e i suoi figli stavamo pensando- specificò Harry, facendo voltare di scatto Piton –Loro non sono mai andati ad Hogwarts,  ma ci chiedevamo se si potesse portare qua il Cappello parlante per smistarli- il cuore di Severus si rilassò.

Incredibile, quei tre ragazzi avrebbero dovuto combattere contro il male, rischiando forse le loro vite, e pensavano ad un cappello!

-Non sono cose che posso decidere io, Harry. Comunque, se ci tenete tutti e tre, potrei parlarne con Silente-.

Harry sorrise e pensò, a ragione, che quello fosse un sì.

La sera dopo Silente e la McGranitt tornarono a Grimmauld Place e portarono con loro il Cappello parlante.

I ragazzi erano stanchi,  ma eccitati all’idea di essere smistati.

Venne preparato uno sgabello, e  quindi  la professoressa chiamò Lily  e le posò il Cappello in testa.

-E’ molto difficile. Vedo voglia di primeggiare, però non per la gloria personale. Un carattere determinato, ma un grande senso del sacrificio. Dove ti metto? Sei una serpe dal cuore d’oro o una grifoncina dalla lingua biforcuta?-.

-Non lo so neanche io- pensò Lily, e il Cappello, che leggeva i suoi pensieri, disse:-Onesta! Grifondoro!- e la ragazzina scese dallo sgabello e, con voce stizzita e divertita, passando vicino ad Harry gli disse:-Serpe-.

Fu il turno di Thomas e il Cappello parlò: -Onesto, leale, sensibile e coraggioso. Grifondoro!- il ragazzo guardò il padre con fare sconsolato.

Severus, intuendo  che qualcosa non andava,  li chiamò a sé e a voce alta disse: -Sono molto orgoglioso di voi. Se un giorno andrete ad Hogwarts diventerete i migliori Grifondoro della storia- e i tre si abbracciarono.

CAP 10 A QUATTROCCHI

I ragazzi chiesero  a Sirius di poter usufruire della biblioteca e lui, pur di levarseli di torno, acconsentì. Trovarono libri su Hogwarts e sulle quattro case. Sapere di essere dei Grifondoro non bastava, dovevano anche conoscere tutto ciò che potevano su quella casa e, naturalmente, su Godric stesso.

Passarono sui libri molte ore e diversi giorni, erano insaziabili di conoscenza. Avevano trovato qualcosa che li rendesse simili agli altri e non volevano farsela scappare. Un pomeriggio, però, Severus lì chiamo. –Ragazzi, ho preparato la pozione. Dovete berla. – e gliela porse.

I ragazzi si avvicinarono le tazzine alle labbra ma si bloccarono per chiedere: -Dov’è  la tua, papà?- e lui, senza dar troppo peso a ciò che stava per dire, rispose:

 -Non ho abbastanza ingredienti per tutti. Bevetela voi-.

-Non puoi dividerla in tre?- chiese Thomas.

-No, non si può. Non preoccupatevi. Durante le vacanze i negozi sono sforniti,  ma fra un paio di giorni sarà possibile ricomprare le erbe necessarie e allora preparerò la pozione anche per me-.

-E nella casa a Spinner’s End  non ne hai scorte?- si informò Lily.

-E’ meglio non uscire da Grimmauld Place. Avete sentito Silente, questo è un posto molto sicuro e noi non dobbiamo lasciarlo fino a quando le cose non si sistemeranno-.  I due ragazzi bevvero la pozione e tornarono in soggiorno a leggere.

Piton sentì un nodo alla gola. Non doveva provare tristezza per le sue azioni, per le sue scelte, per il suo passato perché altrimenti i suoi figli avrebbero provato gli stessi suoi dolori.

 Doveva chiudere la mente al suo passato terribile. La pozione serviva per questo, perché lui riuscisse a mantenere il suo sangue freddo e la sua sensibilità verso il dolore fisico e mentale si attenuasse, perché i suoi ragazzi non ne provassero.

 Che cosa sarebbe stato meglio, si chiedeva, che lui non soffrisse o che i ragazzi fossero coperti contro le sue sofferenze?  Era stata una scelta semplice. Si sentiva bene. Faceva star bene compiere le scelte giuste.

Questo, però, non avrebbe fermato il destino. I suoi figli sarebbero appassiti per lui. Non doveva pensare, doveva fare altro, ma cosa? Doveva avvisare Sirius e Harry. Ormai i tempi si stavano facendo maturi.

 

La sera, mentre i ragazzi erano già andati a letto, Piton parlò con Sirius ed Harry.

-So bene che voi siete le ultime persone al mondo ad essere in debito con me, in ogni caso vorrei chiedervi un favore-.

-Senti, senti. Mocciosus che viene a chiedermi un favore. Puoi anche star zitto, non ho alcuna intenzione di aiutarti. Lo sto già facendo. Tu e i tuoi figli siete qui, a casa mia. Ti ricordi vero?- rispose Sirius e guardando ad Harry disse :-Tu fai pure quello che vuoi-. E si ritirò nelle sue stanze.

Harry era molto curioso. C’erano diverse cose che non tornavano e c’era qualcosa che riguardava i due fratelli che non sapeva. Se ne rendeva conto e pensò che doveva esserci una buona ragione se Piton era arrivato a chiedere un favore a loro due. Così lo fece parlare.

-Devi sapere, Harry, che il destino di Thomas e Lily è legato in qualche modo al tuo e a quello di Voldemort. Esiste un’antica profezia che dice che loro moriranno per salvare me, e che tu li salverai in qualche modo. In questo modo il male sarà sconfitto-.

-Cosa significa? Io ho sempre creduto di dover affrontare Voldemort di persona, in uno scontro diretto-.

-Dalla profezia che ti riguarda sembrerebbe così, ma interpretata alla luce della profezia dei miei ragazzi sembrerebbe diversamente-.

-E le profezie non si possono modificare. Si realizzano sempre-.

-Si,  ma la profezia di Lady Queen, che riguarda Thomas e Lily, ha un finale aperto. Un finale ipotetico. Non dice che il male sarà sconfitto di sicuro, ipotizza però che voi tre abbiate la capacità di sconfiggerlo-.

-La profezia di Lady Queen? E’ per questo che la scuola chiude quando cade la sua ricorrenza, perché forse la profezia potrebbe avverarsi!? Io credevo che fosse una leggenda… -

-Quando le profezie impiegano molto tempo ad avverarsi stupidamente le si chiama leggende,  e si crede che esse non si realizzino più,  ma le profezie si realizzano sempre prima o poi. E i segni del nostro tempo dicono che la profezia si sta realizzando-.

Harry lo guardò e disse: -Mi dica cosa devo fare e lo farò-.

Severus gli mise una mano sulla spalla come per ringraziarlo e disse: -Fra pochi giorni sicuramente l’Oscuro Signore mi chiamerà, mi vorrà mettere alla prova e i miei figli soffriranno parecchio. Stagli vicino, non lasciarli soli. Ti prego-.

-Come, solo questo?- chiese stupito Harry.

-E’ molto più importante di quanto tu possa credere. Avere qualcuno vicino quando si soffre è molto importante. Non so se riuscirai da solo, parlerò con Lupin, forse lui sarà disposto a farmi questo favore. In ogni caso vi lascio una pozione che dovrete dar loro quando vi sembrerà che siano al culmine della sopportazione. Grazie, Harry. Ti chiedo perdono, per la mia ignoranza, per la mia cattiveria, perché vorrei esser stato migliore e perché non c’è altra soluzione che il pentimento e l’amore-.

Harry era sconvolto. Il suo professore era davvero pentito, era davvero sofferente e lui non sapeva cosa rispondergli. Dopo un paio di giorni, aveva detto Piton, il Signore Oscuro lo avrebbe richiamato a sé. Non sapeva però, come non lo sapeva lo stesso Severus, che non avrebbero dovuto aspettare tanto tempo.

CAP 11 DURA PROVA

Lupin finì il turno di guardia alle diciotto, quindi passò un attimo a salutare Harry e sentire se andava tutto bene.

Non si aspettava, sicuramente, che Piton gli chiedesse un favore,  ma di fronte alla richiesta del suo ex-collega non ci pensò su due volte e accettò.

-Ti ringrazio per la fiducia  e ti assicuro che i tuoi figli non saranno soli. Per quanto riguarda la pozione non ti preoccupare, non mancherò di fargliela bere. Del resto non ho dimenticato quanto aiuto mi desti l’anno in cui insegnai ad Hogwarts.

 Ho saputo che hai parlato con Harry e in diverse occasioni gli hai dimostrato il tuo pensiero riguardo alla vita che gli è toccata.  Posso dire che delle persone presenti al momento in questa casa non ce n'è una che non avrebbe meritato una vita migliore-.

Detto questo, i due si diedero una stretta di mano e poi Remus andò a parlare con Sirius. Non poteva credere che l’amico si fosse rifiutato di ascoltare Severus, possibile che non riuscisse ad andare oltre la sua tristezza?

E’ vero, aveva passato tanti anni ad Azkaban,  ma non per colpa di Severus. Era stato Peter ad incastrarlo.

Piton era stato una pedina di Voldemort  e anche senza di lui sarebbe riuscito a scoprire il contenuto della profezia. Severus non era l’unico Mangiamorte esistente e Voldemort sarebbe riuscito comunque, in un modo o nell’altro, ad arrivare a Lily e James.

Senza contare che essere stato un Mangiamorte a vent’anni non significava aver ucciso e torturato, forse aveva assistito ad azioni del genere,  ma nessuno aveva la certezza che Piton avesse mai ucciso anima viva.

Trovò Sirius in cucina. Era seduto, una tazza di burrobirra accanto e lo sguardo perso nel vuoto.      –Sono solo dei ragazzi. Sei sicuro di non essere disposto ad aiutarli?- domandò il licantropo.

-Li ospito a casa mia, è già un aiuto-.

-Anche tu hai avuto bisogno di aiuto quando eri ragazzo e ti sentivi solo e rifiutato dalla tua famiglia e anch’io. Sirius, potremmo essere noi- insistette Remus.

-Non tutte le persone che hanno bisogno di aiuto  lo ricevono. E loro non sono soli, ci sarà Harry ad aiutare i figli dell’uomo che causò la morte dei suoi genitori. E ci sarai tu! Bravo malandrino, che tendi la mano a chi….-.

-Tendo la mano a chi ha saputo cambiare. Ad un uomo che, forse non ci crederai,  non è il ragazzo che fu. E’ passato tanto tempo e l’unico modo per continuare a vivere è andare avanti-.

-L’unico modo per continuare a vivere è dimenticare?- chiese Sirius, scettico.

-No é imparare a non farsi tormentare dai ricordi. Sia tu che Severus, in modo diverso, dovreste iniziare a lasciare che   essi vi scivolino addosso, per liberarvi del loro peso, e raccogliendoli da terra, buttare via ciò che non serve e conservare ciò che utile-  concluse Remus.

 

 Harry propose a Lupin di trattenersi per la cena e nell’attesa si misero a giocare ai tre dadi.

Un giocatore lanciava i dadi e l’avversario, prima che questi toccassero terra, doveva modificarne le facce per  abbassare il punteggio. Era difficile perché la trasformazione delle facce avveniva solo con il contatto visivo e non ci si ricordava mai quali facce si aveva  già trasformato.

I due gemelli osservarono incuriositi e iniziarono a scommettere su chi avrebbe vinto.

 C’era una bella atmosfera fino a quando Severus, che teneva  un libro in mano,  non lo lasciò cadere. Si tenne il braccio indolenzito mentre il Marchio Nero si rinvigoriva e si agitava sotto la camicia bianca.

 I ragazzi iniziarono a gridare dal dolore, tenendosi anche loro il braccio, sembrava che le loro vene volessero esplodere da un momento all’altro. Era una sensazione terribile.

 Severus cercava di controllarsi  così che  anche i ragazzi sentissero meno dolore,  ma il richiamo era forte. Doveva andare, il Signore Oscuro lo aveva chiamato e se non si fosse presentato sarebbe stata la conferma che lui aveva tradito, e Voldemort lo avrebbe cercato fino a quando non lo avesse ucciso. Andarci era pericoloso, ma lasciava una speranza: se Voldemort avesse  recuperato la fiducia in lui probabilmente non lo avrebbe ucciso.

I suoi figli continuavano a gridare, lui si avvicinò loro e disse: -Vi affido a Remus ed Harry, io tornerò presto. Vi voglio bene- e si smaterializzò, mentre i ragazzi piangevano per il loro coraggioso papà. I ragazzi furono portati in soggiorno e Remus li fece sdraiare sui due divani.

Severus si smaterializzò nel solito luogo stabilito per gli incontri, ma per la prima volta non si trovò al fianco del Signore Oscuro. I Mangiamorte avevano formato un cerchio,  lui si trovava al centro e Voldemort gli volava sopra.

Appena comparve il Signore Oscuro gli si mise di fronte: -Benvenuto Piton. Passate belle vacanze?-  gli chiese.

-Io non conosco la parola “vacanze”, mio Signore. Ho avuto del lavoro da sbrigare- rispose.

-Ma davvero?  Era un lavoro importante?- .

-Dovevo rifornire il mio laboratorio di erbe molto rare e sono stato un po’ in giro. Non è un lavoro importante, ma comunque impegnativo-.

-Sarei curioso di vedere dove sei stato di preciso… chi hai incontrato, che erbe hai comprato… non ti dispiacerà condividere con me i tuoi ricordi- e velocemente, puntandogli una bacchetta contro,  disse:- Legilimens!-.

 

I ragazzi si tennero la testa con le mani, ansimavano, non riuscivano a riprendere il fiato. I loro giovani corpi erano scossi da tremiti.

 Harry era vicino a Lily e cercava di consolarla, ma la ragazza sembrava non accorgersi della sua presenza.

Lupin cercava di tenere Thomas un po’ sollevato,  ma quello, che era piuttosto robusto, pesava parecchio e teneva gli occhi sbarrati! Sembrava quasi che guardando la sofferenza con i suoi grandi occhi quella sarebbe scemata.

 

Severus teneva duro. Doveva chiudere la sua mente. No, non c’erano stati momenti di gioia nella sua vita.

Nessun Natale, gli elfi non erano vestiti, Sirius non si era ritrovato a gambe all’aria, Lily non aveva riso come una pazza per le urla della signora Black e Thomas  non aveva sperato che il suo papà non dovesse più andare a quelle riunioni.

 C’erano stati Natali tristi, ad Hogwarts tra studenti incompetenti, ed estenuanti ricerche per delle erbe che non si trovavano da nessuna parte.

 I sotterranei della scuola erano freddi  e fredde erano le sue mani a cui lui non dava mai il sollievo dei guanti.

Doveva mettere un muro tra le cose belle e quelle brutte e fare la guardia perché se il muro fosse caduto  i feriti sarebbero stati troppi. Il muro doveva resistere e lui doveva resistere.

Ma la fatica si faceva sentire.

Ad un certo punto l’Oscuro Signore si fermò e chiese: -Severus, sai cosa si dice? Che tu mi abbia tradito! Che tu abbia avuto due figli da una sporca babbana! Dove sono questi ragazzi, Severus?!-.

Piton era a terra, faceva fatica a sollevare la testa in cui Voldemort aveva frugato senza rispetto, ma lo consolava sapere che i suoi ricordi non erano stati scoperti.

-Chiunque ti abbia dato queste informazioni mente. Il mio sangue è già macchiato da quello di mio padre e io non avrei mai scelto una babbana per darmi degli eredi. Io non ho nessun figlio, mio signore- rispose ansimando. 

 Per un attimo credette, o forse sperò, che Voldemort fosse rimasto soddisfatto della sua risposta. Si sbagliò. Con un cenno degli occhi dell’Oscuro   i Mangiamorte sfoderarono le bacchette e pronunciarono all'unisono : -Crucio!-.

Le urla di Thomas e Lily furono devastanti. I ragazzi si contorcevano dal dolore, piegati su se stessi. A tratti sembrava che il dolore volesse diminuire, ma poi ritornava più acuto di prima.

La signora Black si portò le mani alle orecchie per non sentire i principini gridare e per la prima volta Sirius vide delle lacrime sul viso di della madre. La osservò e lei, vedendolo di fronte a sé, gli disse: -Se potessi tornerei indietro. Tu sei migliore di me, figlio mio. Agisci prima che il rimpianto e il rimorso si insinuino in te-.

Sirius,  senza rispondere nulla al quadro, si voltò e andò in soggiorno.

I ragazzi erano sfiniti, non riuscivano più a respirare, Lupin ed Harry facevano del loro meglio per calmarli,  ma si erano resi conto di quale maledizione stesse colpendo Piton e i suoi figli. E sapevano che non c’era rimedio, eccetto la pozione che Severus aveva lasciato loro.

Vedendo che Sirius si era presentato, presumibilmente per aiutarli, Remus lo mandò  a prendere la boccetta.

Fu veloce. La versò nelle tazzine e,  mentre gli altri due tenevano i ragazzi, lui gliela fece bere.

E Sirius sentì che quei due ragazzi erano innocenti. Benché figli di Piton, e non erano colpevoli.

I due si rilassarono appena, riuscirono a respirare quasi normalmente, ma poi d’improvviso ricominciarono a tenersi la testa.

 

-Ho scelto proprio un servo di qualità!- disse Voldemort –Resistere tanto tempo alla maledizione Cruciatus non è da tutti. Forse i tuoi colleghi non sono così potenti come credevo. O forse  tu lo sei molto più di quanto io stesso immagini-.

Severus non rispose, era a terra, tremava, sudava, dalla bocca gli usciva della saliva, gli occhi chiusi dal dolore, le braccia lasciate andare ai lati del corpo provato.

 Ma la concentrazione c’era sempre e non fu impreparato quando Voldemort ridendogli in faccia gli disse: -Adesso che sei un po’ più docile, fammi rivedere come hai passato le tue vacanze-.

Ancora un muro, ancora solo freddo ed erbe e i lunghi corridoi e poi le sue stanze ad Hogwarts. Mai, non avrebbe mai ceduto. L’incursione del Signore Oscuro  fu ancora una volta molto lunga ma non potè vedere nulla. Quando smise di praticare la Legilimanzia su Piton, Voldemort lo prese per il mantello, lo trascinò da una parte  ed esclamò: -Adesso saprete cosa succede a chi mi tradisce, a chi ha l’imprudenza di affermare il falso- e impugnando la bacchetta urlò: -Avada Kedrava!- .

In un attimo il Mangiamorte che si trovava al suo fianco cadde a terra, morto. Poi si voltò verso Piton e disse: -Severus Piton, sei un servo sincero. In te rinnovo la mia fiducia-.

La riunione era finita.

Piton era riuscito ad ingannare Voldemort e così, buttato a terra, con solo la forza di volontà di vedere i suoi figli, si smaterializzò per comparire a Grimmauld Place.

CAP 12 E LE GEMME SFIORIRANNO

Sirius aveva avvisato Moody e Tonks della situazione e loro avevano chiamato  Silente che subito si era presentato a casa Black.

Non era la prima volta che vedeva i ragazzi soffrire, ogni volta che Severus si sentiva  male anche loro ne risentivano, però il pozionista  non era mai stato sottoposto alla maledizione Cruciatus e avere sotto gli occhi una tale pena lo fece sussultare.

Lupin ne aveva viste parecchie nella sua vita, Harry invece era scosso ma mantenne la promessa fatta al suo professore e stette vicino a Lily e a Thomas. Sapeva che si poteva soffrire molto, ma non così tanto e così a lungo.

 

Severus si materializzò in soggiorno, subito Silente e Sirius accorsero in suo aiuto. La situazione era drammatica, Severus sembrava morto, se non fosse stato che respirava ancora.

I ragazzi erano distrutti, ma da quando la tortura era terminata avevano cominciato a sentirsi meglio.

Vedere il padre in quello stato fu uno choc. Volevano stargli vicino, ma gli adulti li chiesero loro di allontanarsi un po’ mentre portavano  Severus nella sua camera.

I ragazzi, accompagnati da Harry, entrarono nella stanza di Lily, dove era conservata l’antica bacchetta.

-Cosa avete intenzione di fare?- chiese Harry.

-Non lo sappiamo di preciso- rispose Lily –Alle volte riusciamo a fare incantesimi senza che nessuno ce li insegni-.

-Ci viene spontaneo farli- aggiunse Thomas –Come quando ho fatto cadere Sirius. Io non so come ho fatto, era come se qualcuno avesse agito per me …-.

-Ma papà dice che non è magia accidentale- lo rassicurò la ragazza –Siamo troppo grandi perché  possa  esserlo!-.

-Potrebbe essere collegato con la profezia di Lady Queen- spiegò loro Harry –Io cercherò di aiutarvi-.

-Non conosciamo questa profezia- dissero i due –Agiamo d’istinto-.

-A me l'istinto ha sempre dato una mano”- li rassicurò Harry.

I due presero la bacchetta ed andarono nella stanza del padre. Harry li fece accomodare nelle poltrone e si avvicinò al letto.

Che viso sofferente! Sudava e tremava ancora. Silente gli avvicinò alle labbra una pozione,  ma lui non aveva la forza di bere. Sirius chiese ai ragazzi se poteva aiutarli in qualche modo, ma loro ringraziarono e risposero che era tutto a posto.

Poi,  ripensandoci, gli chiesero se potevano  rimanere un po’ da soli col padre.

Uscirono tutti, anche Harry, così Lily e Thomas si avvicinarono al letto.

Lily sperava che il padre non morisse, non riusciva ad immaginare la vita da sola con Thomas. Forse non li avrebbero più fatti tornare al castello del nonno e da soli non avrebbe avuto più senso andare avanti. L’uomo sul letto era l’unico che desse uno scopo alla loro vita.

Thomas non sapeva cosa pensare, non voleva che il padre morisse ma temeva ancora di più la possibilità che vivesse e restasse per sempre in quello stato, perso nel suo dolore. Dolore dal quale aveva sempre cercato di proteggerli. Se lui avesse bevuto la pozione forse sarebbe riuscito a sopportare maggiormente le torture,  e invece l’aveva data a loro. Non era giusto.

Ma le speranze dei ragazzi non furono sufficienti e  Severus spirò sotto gli occhi dei figli .

Provarono a scuoterlo,  ma il mago non si svegliava, Thomas corse a chiamare aiuto e,  quando Lily si accorse che la bacchetta che teneva in mano si era trasformata in un pugnale, si rese conto di ciò che doveva fare.

Con coraggio e sacrificio si sdraiò accanto al padre e si pugnalò al cuore.

Il cuore della ragazza si fermò e quello del padre riprese a battere.

Quando tutti rientrarono nella stanza si trovarono davanti una scena tremendamente dolorosa: la ragazza era coperta di sangue, con una mano teneva il pugnale e con l’altra stringeva la mano quella del papà.

Thomas urlò, Silente tolse il pugnale e lo poggiò  sul comodino al lato. Esaminò i due corpi sul letto e, voltandosi verso Sirius e Remus, disse: -Severus è ancora vivo!-.

Non poteva essere, pensò Thomas, no! Suo padre non poteva vivere in quelle condizioni, non lo avrebbe mai voluto.

 Prese il pugnale, che si ritrasformò in bacchetta.   Nel momento stesso in cui lo fece una luce viola partì dal corpo di Severus e  fu assorbita dalla bacchetta per poi riversarsi in Thomas.  Il ragazzo stramazzò a terra di colpo mentre Piton ritornava in sé completamente guarito.

La prima cosa che vide furono i corpi senza vita dei figli, d'istinto si alzò e raccolse la bacchetta, ma quella si sgretolò al contatto con le sue mani.

Aveva immaginato tante volte quel  momento,  ma gli occhi aperti di Thomas e la pozza di sangue che circondava Lily non li aveva messi in conto.  Tutti si aspettavano un urlo di disperazione, ma questo non arrivò: sulle guance dell'uomo cominciarono a scendere delle lacrime silenziose, seguite da muti singhiozzi.

I corpi dei due ragazzi furono lavati, vestiti  e sistemati uno accanto all’altro. Erano pallidissimi, eppure avevano un volto sereno.

-L’innocenza!- pensarono Remus e  Sirius.

-Il coraggio!- pensarono Silente ed Harry.

-I miei bambini- fu l’unica cosa che ripeteva di continuo Severus, in piedi accanto al letto, un po’ da una parte per sistemare i capelli di Lily, un po’ dall’altra per accarezzare le guance di Thomas.

CAP 13 IL NUOVO QUEEN

Severus non lasciò i suoi figli da soli, mai, neanche per andare a bere un po’ d’acqua. Voleva sentirsi la bocca asciutta, voleva sentire la sete che niente può  placare, voleva star male.

Perché era successo? Perché era destino che succedesse, per una profezia. Ma la profezia non parlava del nodo alla gola, dell’acqua che non voleva scendere giù e della vista annacquata. Queste cose non erano state profetizzate.

Era logico, rifletté, non era forse la normalità che quelle sensazioni fossero provate da un genitore che, disgraziatamente, sopravvive ai propri figli? Un genitore che non vede il seme crescere fino a diventare pianta, ma che lo vede cadere ancora bocciolo?

Piton sarebbe andato avanti ancora per molto a tormentarsi con i suoi pensieri se Harry,  entrando,  non lo avesse interrotto.

-Harry- dissel’uomo –Grazie per aver mantenuto la promessa-.

-Mi dispiace- rispose il ragazzo –Non credevo sarebbero morti così. Io li ho incoraggiati a seguire il loro istinto. Non credevo che sarebbero morti- diceva tra le lacrime. Harry si avvicinò ai due ragazzi e,  piangendo,  li abbracciò.

Severus e Silente, che intanto si era affacciato alla porta, lo guardarono perplessi. Le lacrime di Harry  non avrebbero mai potuto ridestare i ragazzi.

A quel punto Severus uscì dalla stanza e, passando  in corridoio, vide il quadro della signora Black che si presentava ancora con colori tenui e sereni.

- Saluti ai principini- salutò la donna.

-Il principe e la principessa sono morti- le rispose lui fissandola.

-Tutti i principi devono morire per rinascere re-.

-Anche io sono un Prince dunque  diventerò re?- .

-Tu sei già rinato Re! Un giorno lo vedrai!-. Rispose la donna, enigmatica.

-E’ una magra consolazione!- concluse il mago, sconsolato.

 

Severus chiamò in soggiorno Silente ed Harry. Non riusciva a parlare davanti ai corpi dei ragazzi.

Dovevano unire le loro menti, ragionare sulla profezia, su ciò che  essa non aveva detto chiaramente.

Fu Silente ad aprire il discorso: -Lady Queen aveva un padre babbano, come te, Severus, e per questo fu odiata.  Da allora il nome della vostra famiglia fu Prince-.

-Volevano cancellarne anche il ricordo. Cosa le fecero? La cacciarono via da casa?- chiese Harry.

-La uccisero!- rispose il vecchio preside.

-E’ terribile..- commentò il ragazzo.

-Hai ragione, Harry, terribile. Da allora i membri della famiglia si sposarono solo con purosangue. Tutti  tranne la madre di Severus-.

-Tobias Piton non fu un grande padre:  si vergognava della magia e si vergognava di me. Io soffrii  molto per questo. Ma mentre Lady Queen amò tutti, io odiai mio padre. Reagii  odiando i babbani e dando risalto alle mie origini magiche,  ho compiuto gesti crudeli e terribili- disse Severus.

-Non uccisero tua madre e neanche te  ma la vostra anima periva lentamente, giorno dopo giorno- continuò Silente.

-Poi, Harry, conobbi tua madre. Ma come sai, fui la causa indiretta della sua morte. Questo mi cambiò. Dopo poco conobbi una donna, una babbana, che mi accolse nel suo cuore, pur conoscendo la mia storia. Credeva veramente che io fossi diventato una persona migliore, poi arrivarono i bambini. Il resto lo conoscete- concluse Piton.

-I suoi figli non la amavano per il suo sangue ma per il suo cuore- affermò Harry rivolgendosi al professore.

-Con il loro amore hanno ripulito il tuo cuore dall’odio e hanno posto le basi perché la morte fosse sconfitta. Ciò vuol dire che in parte hanno sconfitto il male e dunque Voldemort. - Rifletté Silente. –Adesso, affinché la profezia si compia, Harry dovrebbe sconfiggere Voldemort, perché le gemme rifioriranno solo dopo che il male sarà sconfitto-.

-E come dovrei fare?- chiese Harry con un misto di coraggio e stupore.

-Lady Queen non ha lasciato indicazioni al riguardo- disse, stanco, Piton.

Fra i tre scese il silenzio. Uno scontro tra Harry e l’Oscuro signore era improponibile, eppure sembrava non esserci altra via d’uscita.

 

Nel pomeriggio fu preparato un leggerissimo tè da offrire alle persone che erano venute a dare il loro sostegno morale a Piton. La McGranitt, i Weasley, Kingsley e Tonks. Lupin non se ne era andato la mattina. Era rimasto lì a far compagnia, almeno per Sirius che era realmente sconvolto.

Mentre sorseggiavano la bevanda il braccio di Severus tremò: Voldemort lo stava chiamando.

Severus si materializzò nel solito luogo, ma non vide nessuno. Si guardò attorno e notò il Signore Oscuro , era seduto, il volto stanco, debole.

 Lentamente gli parlò: -Mio signore, mi ha convocato?-.

-Severus, spiegami perché io mi sento così debole e tu invece sei così forte nonostante il nostro incontro di ieri sera-.

-Non ho una spiegazione…-

-Non mentirmi. Ti ho dimostrato la mia fiducia lasciandoti vivere, adesso non mentirmi! Perché sono così debole?-.

Severus ripensò ai ragazzi, che erano riusciti col loro sacrificio e col loro amore a rendere così stanco e provato il grande mago oscuro. E, finalmente, vide la verità che per tanto tempo gli era stata innanzi. Un uomo, un mago con niente addosso se non un lungo mantello nero. Solo, con la sua malvagità, con la sua rabbia e l’amore che gli era stato negato perché figlio di un babbano. Al pensiero che quello innanzi a sé poteva essere lui stesso vent’anni prima sorrise amaramente.

-Sei debole perché lo sei sempre stato!- rispose coraggiosamente.

-Come osi!- gli urlò in faccia Voldemort,  puntandogli la bacchetta al petto.

-Sei debole perché non  hai mai avuto il coraggio di perdonare e di amare e ti sei sempre rifugiato nell’odio-.

Voldemort non credeva a ciò che sentiva.

 -Tu sei il mio servo!- esclamò.

 -Quale mago ha bisogno di servi? Solo quello cui non basta la propria magia!- rispose Severus.

-Pagherai- gli sibilò Voldemort nelle orecchie –pagherai ora!-.

-E’ da trentacinque anni che pago, Tom Riddle!- rispose con un alito di voce Piton.

Il mago oscuro pronunciò un incantesimo e subito apparvero alcuni dissennatori.

 Piton fu velocissimo –Expecto Patronum!-.  Dalla sua bacchetta non uscì la solita cerva, ma una bellissima aquila che fece indietreggiare le guardie di Azkaban.

Allo scomparire dell'animale luminoso, Severus si smaterializzò lasciando di sasso un debolissimo Voldemort.

CAP 14 E LE GEMME RIFIORIRANNO

 Harry rifletteva in disparte, solo l’amore e il perdono gli avrebbero  permesso di sconfiggere il mago oscuro.

Come sarebbe riuscito a perdonare l’assassino dei suoi genitori? Era possibile? Pensò a Piton, a Sirius, a  se stesso. Tutte persone che in qualche modo non avevano ricevuto l’affetto di una famiglia. Pensò a Riddle, anche lui non ne aveva avuta una. Questo, però, non bastava.

Guardò gli ospiti seduti in soggiorno, la preoccupazione e l’angoscia avevano riempito la stanza. Si alzò e  si avviò verso il corridoio. La signora Black gli sorrise incoraggiante. Le stanze dei due pestiferi gemelli erano chiuse e lui entrò nella camera di Severus, dove i ragazzi giacevano sul letto.

Severus li aveva coperti, lasciando liberi solo i due visi, come per ripararli dal freddo. Tra i due cuscini c’era era poggiata  una fotografia. Era una foto che  ritraeva Piton da giovane con una donna. Lei era seduta sulle gambe di Severus e lui le accarezzava con dolcezza il pancione.

–Avete la mamma e il papà vicino- disse Harry rivolto verso i due ragazzi.

In quel momento Harry sentì qualcuno materializzarsi, si voltò e vide Severus.

-Scusi professore, sono venuto per stare un po’ con Thomas e Lily-.

-Non ti devi scusare. E’ normale- rispose Piton  –Ho visto Riddle. E’ molto debole-.

-Riddle? Non più l’Oscuro Signore o Voldemort?- chiese stupito Harry.

-Non più,  Harry. Mai più. Cosa significa Voldemort? E’ solo un nome! E lui chi è? E’ solo un mago, come lo sono io e lo sei tu-.

-Ma lui è molto potente e ha molti alleati!-.

-Anche tu sei potente e hai molti alleati- rispose lui –E poi tu hai la grande capacità di perdonare-.

-Non è vero. Io sto cercando di capire per quale motivo dovrei perdonare Tom Riddle, ma la verità e che non ne trovo nessuno-.

-Perché non esiste un motivo per perdonare, esiste solo il perdono. Chi decide di perdonare non ha bisogno di una motivazione.  Non devi perdonare perché Riddle è cambiato, perché è diventato migliore. Devi perdonare perché se un giorno vorrai amare, non potrai farlo sapendo di avere odio in te. Perdona, non per essere superiore agli altri ma per darti una possibilità di essere felice. Riddle non è cambiato e non cambierà.  Se tu mantieni vivo in te l’odio per lui,  allora lui avrà vinto, anche se dovesse scomparire-.

Harry ascoltava mentre fissava il letto e la foto. Non c’era motivo di perdonare, c’era solo il perdono. Nella foto la donna sorrideva mentre Severus le accarezzava i capelli, i due salutavano e sembrava che stessero canticchiando. Ad Harry tornò in mente la foto dei suoi genitori che Hagrid gli aveva regalato al suo primo anno ad Hogwarts, lui era piccolo e i genitori lo tenevano in braccio.

Thomas e Lily, una foto così non l’avevano e mai l’avrebbero avuta. In nessuna delle loro foto la mamma li avrebbe guardati, avrebbe sorriso loro, li avrebbe accarezzati.

Harry si voltò verso Piton. Il professore aveva le guance rigate di lacrime. Era stanco. Stanco, anche per asciugarsi le lacrime. Harry si rivoltò verso i ragazzi e si voltò nuovamente verso il letto.

 Si sentì invadere da una sensazione di caldo, di soffocamento, gli si strinse la gola e le lacrime scesero senza che lui potesse farci nulla. Si avvicinò ai due ragazzi e li abbracciò. Severus rimase pietrificato, e quindi si sciolse in un pianto liberatorio.. Improvvisamente i due ragazzi si mossero. Piton e Harry non credevano ai loro occhi, eppure era così: Thomas e Lily avevano ripreso i sensi.

Harry corse in soggiorno a dare la buona notizia, non stava più nella pelle. Sembrava che i ragazzi, abbracciati al padre, si fossero appena svegliati dopo una bella dormita.

Sirius li guardava sorridente, era felice  per loro e per la prima volta anche per Piton. Uscì dalla stanza e sentì delle voci infantili parlare con una donna. Nel quadro della signora Black erano comparsi due bambini, li guardò con attenzione e si accorse che erano lui e Regulus da piccoli. La madre era felice mentre ripeteva: -Amate voi tutti i miei splendidi gigli … e che ogni madre riabbia i suoi figli-.

Lupin lo raggiunse e, dando un’occhiata al quadro,  capì quali dovevano essere i sentimenti dell’amico. Gli mise una mano nella spalla e gli disse: -Non è mai troppo tardi per essere felici-.

-Hai ragione- rispose mestamente il malandrino –Hai ragione-.

 

A questo punto era scontato che si dovesse preparare un bel cenone. Thomas e Lily si trovavano nella fortunata situazione di poter combinare guai senza essere ripresi dagli adulti e, siccome Grimmauld Place era zona franca, anche Harry, Ron e tutti i giovani capeggiati da Tonks si diedero da fare.

Scherzosi Expelliarmus, Levicorpus e varie trasfigurazioni si susseguirono per tutta  la sera, accompagnate dalle trasformazioni facciali di Tonks. Tutto andava alla perfezione.  Ad un certo punto, però, Silente si accorse che Severus non si trovava più nel soggiorno con gli altri,  senza dare troppo nell’occhio lo cercò nelle altre stanze. Lo trovò in camera sua, in ginocchio.  Si teneva il braccio e piangeva, non era un pianto triste,  ma di liberazione. Si avvicinò al suo sincero amico e  vide che il Marchio Nero era scomparso dal braccio.

Severus rientrò in soggiorno, indossava dei pantaloni neri e una camicia bianca con le maniche sollevate.  Le braccia, finalmente, senza tristi cicatrici. I primi ad accorgersene furono Thomas e Lily,  che urlarono : -Sì! Evviva! Abbiamo vinto, abbiamo vinto!- e poi si aggiunsero tutti gli altri.

Severus si avvicinò ad Harry e lo abbracciò. Il ragazzo ebbe l’impressione che quello fosse l’abbraccio di un padre.

 

Il cancello del castello dei Prince non si richiuse dopo il loro passaggio.

Il giardino era in pessimo stato,  ma presto si sarebbero occupati anche di quello. Thomas e Lily corsero al quadro del bis-nonno e lo salutarono per poi raccontargli tutto d’un fiato come avevano trascorso le vacanze di Natale.

Quando Piton si avvicinò al quadro il vecchio Prince gli disse: -Perdonami, sono lieto che tu sia venuto. Mi auguro che tu voglia restare-.

-Non c’è bisogno di chiedere perdono, nonno. Tutto è andato come doveva andare. Come tu sai io ho una casa a Spinner’s End e …-.

-Quella era la casa in cui sei cresciuto con tua madre e tuo padre. Se vuoi questa sarà la casa in cui crescerai ed invecchierai coi tuoi figli. La tua stanza, signor Queen,  è la prima a destra al primo piano-.

Severus salì al  piano indicato dal ritratto del nonno e aprì la porta della prima stanza. Appena entrato si trovò di fronte lo stemma della famiglia Queen: un’aquila dalle ali imponenti! Sopra una scrivania c’era un album di foto, dove potè vedere sua madre da piccola e poi a scuola con la divisa dei Serpeverde e poi ancora tante altre foto. Per ultima una foto rubata al tempo: Severus piccolissimo in braccio alla mamma e ad un raggiante Tobias.

Uscì dalla stanza e tornò al piano terra.

I ragazzi erano usciti in giardino, non li richiamo dentro. Li guardò dalla finestra, era stato fortunato. Si, alla fine  la vita aveva sorriso anche a Severus Piton,  ormai Queen.

 

  
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