Ciao a tutti, questa storia non è nuova. E' la mia prima ff a capitoli e ho deciso di ripostarla tutta assieme (CORRETTA DALLA BETA-READER Silvia pioggiadinovembre ) perchè dopo alcune richieste, HO DECISO DI SCRIVERNE IL SEGUITO.
Perciò in questo primo capitolo troverete tutta la ff CONVIVENZA FORZATA, dal prossimo inizierà la nuova storia.
Mi raccomando, come sempre, seguitemi in tanti.
Il capitolo 2 lo posterò la prossima settimana, per dare modo a chi volesse, di leggere con calma la storia base.
Aspetto le vostre recensioni, baci, Alida
CAPITOLO 1 AVVISI
Silente
camminava avanti e indietro nel suo ufficio, non sapeva cosa pensare,
cosa fare.
La
notizia lo aveva colto impreparato. Tutto ciò che aveva
pianificato da quindici anni era saltato in aria e
ridotto in mille pezzi … e lui non sapeva come
rimettere assieme il puzzle.
Continuava
a ripetersi che sicuramente avrebbe trovato una soluzione. Di certo
doveva essercene una, ma quale?
Ogni
volta che si girava verso la scrivania vedeva la clessidra, dove
piccolissimi granelli di sabbia scendevano così lenti che il
tempo sembrava non passare mai.
E
ancora avanti e indietro nel suo ufficio. Le sue gambe erano veloci e
andavano avanti come i pensieri nella sua testa.
Poi
si fermò, prese due rotoli di pergamena e scrisse
due biglietti: uno per Severus e uno per Sirius. Li diede a
Fanny e la invitò a consegnarli il più presto
possibile.
Sirius
ed Harry si erano appena alzati e si trovavano in soggiorno a fare
colazione mentre Kreacher li serviva con fare disgustato e usando parole
poche consone al suo stato di servo. Grimmauld Place n° 12 era
il posto più sicuro in cui stare, dopo Hogwarts
naturalmente. Forse al mondo esistevano soltanto altri due o tre posti
sicuri quanto quello, ma né Sirius né Harry
avrebbero saputo dire quali fossero. Mangiavano con serenità
quando Fanny arrivò con la lettera. Sirius la
sfilò delicatamente dalla zampa della fenice che
poi scomparve in un attimo.
-Ma
guarda un po?- disse Sirius -Una lettera da parte di Silente! Ehi
Harry, forse ti rimanderà dai tuoi zii!-.
-Ch..che
co…ooosa?- ribatté Harry mentre stava
per strozzarsi con il pane imburrato.
-No,
scherzo! Vediamo un po’…- rispose Sirius mentre
leggeva mentalmente la lettera.
Harry
lo guardò incuriosito e disse -Non puoi leggere a voce alta?
O devo usare la legilimanzia?!-
-Ma
sentilo… il padrone del mondo magico- lo provocò
Sirius e, per evitare un lancio di tovaglioli in faccia, lesse a voce
alta “Urgente riunione
dell’Ordine fissata per questa mattina. Prepara tre stanze,
per un po’ avrai nuovi ospiti”.
-Finalmente
qualcuno con cui parlare- sospirò Sirius, cercando di non
mostrarsi preoccupato.
-Speriamo
sia gente giovane!- aggiunse Harry prima che un tovagliolo lo
raggiungesse in pieno viso.
Severus
era già in piedi da almeno un’ora e mezza quando
arrivò Fanny,
del resto era sua abitudine alzarsi prima delle sei.
Certamente non era abituato a ricevere posta da Albus
così presto, in ogni
caso si sarebbero incontrati per la colazione, che bisogno
c’era di mandare quel uccellaccio
colorato nel suo ufficio?
Non
si sarebbe potuto presentare lui di persona? No! Era chiedere troppo al
grande mago.
Sì,
bisognava pazientare. Lui era un pozionista e la pazienza non gli
mancava, sapeva aspettare. Sempre.
Prima
o poi tutto si sarebbe sistemato e finalmente si sarebbe sentito libero
dalla promessa fatta al vecchio preside e, in cuor suo, alla
cara Lily, avrebbe potuto vivere la vita che da quattordici anni stava
aspettando.
Mise
da parte i compiti dei suoi studenti che stava finendo di correggere ed
aprì il
biglietto. –“ Urgente riunione
dell’Ordine fissata per questa mattina alle dieci. La
copertura è saltata, i ragazzi sono in pericolo! Non andare
al castello di tuo nonno. L’Ordine si occuperà di
tutto”-.
Severus restò immobile nella poltrona verde, neanche una maledizione Cruciatus avrebbe potuto fargli provare più dolore e terrore di quelle poche parole.
CAP 2 L’ARRIVO
Silente,
naturalmente, si presentò in anticipo. Doveva dare alcune
importanti disposizioni a Sirius. Alla riunione ci sarebbero stati
Arthur e Molly con i figli, Lupin, Moody, Kingsley, la giovane Tonks,
Hermione, Piton e i due ragazzi e ovviamente avrebbe potuto partecipare
anche Harry.
La casa era protetta da incantesimi, ma per sicurezza, da quel giorno,
ci sarebbero stati anche due Auror all’esterno.
-Le
camere sono state preparate?- si informò il preside
-Bene, meglio che stiano comodi, hanno già
sofferto abbastanza-.
Sirius
osservò con attenzione l’anziano mago e per un
attimo gli sembrò di aver davanti un
vecchietto stanco, sconsolato, che aveva visto tante di quelle cose
brutte da non ricordarsele più tutte.
Si
rese conto di non essere a conoscenza di tutto e chiese: -Silente,
perché hai quest’aria afflitta? Che cosa
è successo? Io ho cercato di non far impensierire Harry, ma
una riunione straordinaria! Di mattina per giunta! Due auror fuori a
farci la guardia. Poi chi sono
questi ospiti che verranno?-.
-Sirius,
sarà già faticoso raccontarlo una volta. Ti prego
di aspettare ancora un poco e poi sarà data risposta a tutte
le tue domande- e detto questo Silente sprofondò
nella poltrona e attese l’arrivo degli altri.
Verso
le 9:20 arrivarono i Weasley con i figli ed Hermione. I
ragazzi avevano voglia di chiacchierare con Harry, inoltre la
casa di Sirius era sempre stata affascinante e immensa, di conseguenza
non si sarebbero annoiati.
Speravano
di passare lì molto tempo, del resto le vacanze di Natale
erano iniziate il 15 Dicembre e sarebbero finite il 3 Febbraio. Era
insolito, ma quell’anno
cadeva il quarto centenario della profezia di Lady Queen. Quasi
nessuno conosceva realmente il contenuto della profezia, ma tutti
avevano una sorta di timore nei suoi confronti. Per questo motivo tutti
i presidi, nel corso del tempo, avevano deciso di tener chiusa la
scuola al cadere dei centenari”.
Un
po’ più tardi arrivò Kingsley, era
molto serio, gli occhi gonfi e lo sguardo spento. Salutò
tutti, poi si diresse verso
Silente, che lo abbracciò e gentilmente, mentre gli parlava
a voce bassa, gli tenne la testa fra le sue mani.
Verso
le 9:45 fu il turno di Lupin. Come tutti gli altri anche lui non sapeva
bene quale fosse il motivo della convocazione, ma fu felice di essere
lì, gli metteva allegria stare con le persone che amava e
che sapeva lo rispettavano e lo amavano.
Alle
9:50 arrivò Moody con due persone, una ragazza e un ragazzo.
I due avevano sui quattordici o quindici anni, lui era un tipo
atletico, capelli neri e corti, occhi marroni; lei
era alta per la sua età, magra, con i capelli lunghi e
castani, gli occhi di un nero luminoso.
Entrambi
avevano un’aria molto impaurita, si guardavano attorno come
alla ricerca di chissà cosa o di chissà chi e si
tenevano abbracciati l’un l’altro come se qualcuno
dovesse separarli. Appena Silente li vide corse da loro e chiese ad
Alastor: -E’ andato tutto bene?-
-Certamente!-
rispose quello – Siamo entrati, li abbiamo presi ed eccoci
qui-.
Silente
lo guardò basito: -Vuoi dire che non hai fornito loro
nessuna spiegazione?-
-Non
rientrava nei miei compiti e ho preferito non correre rischi! Il posto
non era più sicuro secondo le nostre informazioni-.
Silente
annuì, si rivolse ai ragazzi e disse –State
tranquilli, qui siete al sicuro-.
La
ragazza stava per rispondere quando suonò il campanello.
Come una furia, con fare disperato, entrò Piton e vedendo i
ragazzi il suo viso contratto si rilassò. Quando si
accorsero dell'uomo i due si misero a correre verso Severus e lo
abbracciarono gridando –Papà, papà!-
davanti allo sguardo sbigottito di molti.
CAP 3 CAUSA ED EFFETTO
I
ragazzi rimasero abbracciati al padre, non volevano staccarsi da lui.
Piton d’altronde era troppo sollevato alla vista dei figli
per riprenderli per il loro comportamento in pubblico. Dopo un
po’ i due giovani si calmarono e assieme al padre si
accorsero che, eccetto Silente e Moody, tutti gli altri li stavano
osservando stupiti.
Fu
Lupin a parlare per primo: -Come…tu hai dei figli? Ma quando
è stato? Con chi poi? Non riesco a crederci!-.
La
risposta di Piton non tardò ad arrivare: -Come vedi ho due
figli, è stato circa quindici anni fa, con chi non
è affar tuo, e adesso puoi crederci. E per la cronaca si
chiamano Thomas e Lily-
-Cosa?
Lei ha messo il nome di mia madre a sua figlia! Ma come le è
saltato in mente…- sbraitò Harry appoggiato da
Sirius: -Con che coraggio hai fatto una scelta simile, sei solo un
vigliacco…- ma a queste parole si bloccò. Una
sferzata di vento lo colpì in pieno volto e lo fece cadere a
terra.
–Thomas,
controllati!- lo riprese Silente. Il giovane voleva rispondere
qualcosa, ma un’occhiata del padre lo persuase a tacere,
quindi andò a sedersi insieme al resto della famiglia.
L’aria
era piuttosto tesa, fortunatamente qualcuno era abituato a riportare la
calma dopo una tempesta: Molly
prese in mano la situazione, rivolgendosi
a Silente, disse: -Che ne dici se
ci accomodiamo e iniziamo la riunione? Sicuramente
quando e se Severus vorrà parlare della sua famiglia troveremo
il tempo di ascoltarlo, ma per ora direi che abbiamo altro cui pensare-.
–Sono
d’accordo Molly, anche se, devo essere sincero, avrei
preferito che questo giorno non fosse mai arrivato-.
Si
accomodarono tutti, Silente si avvicinò a Kingsley e
iniziò:
-Quattro
giorni fa, il nostro amico Kingsley ha visto sul braccio di suo figlio
il Marchio Nero-.
Kingsley
iniziò ad agitarsi.
–Come
tutti sappiamo, questo significa che è diventato un
Mangiamorte-.
Iniziò
a sudare.
–Non
ha voluto dare spiegazioni al padre, ha semplicemente affermato di aver
scelto la sua strada-.
Iniziò
a singhiozzare.
–Aveva
sogni di gloria e potere, ma non aveva mai conosciuto
l’orrore che risucchia tutte le forze, non lo aveva mai visto
e mai praticato-.
Smise
di piangere.
–Voldemort
lo sapeva e, prima di metterlo davanti ad una prova pratica, ha voluto
testare la sua devozione e gli ha chiesto una lista. Una lista di
persone. Gli aderenti all’Ordine della Fenice-.
Kingsley
si coprì il viso con le mani.
-Naturalmente
lui non possedeva questa lista, ma sapeva che il padre ne faceva parte,
così assieme ad altri due Mangiamorte più esperti
ieri sera sono riusciti ad attirare
in un tranello il nostro amico. Dopo averlo catturato, armati di
bacchetta, con l’incantesimo Legilimens sono riusciti a
penetrare nei suoi ricordi e hanno potuto vedere chi assiste alle
nostre riunioni-.
Kingsley
era disperato: -Mi dispiace, ho tentato di resistere il più
a lungo possibile, ma non è servito. Mi dispiace, mi
dispiace…-.
I
presenti erano tutti preoccupati, ma non più di tanto, del
resto come si sapeva chi era Mangiamorte
si sapeva anche chi faceva parte dell’Ordine. Questo non
sfuggì a Hermione, che disse: -Ma
Colui-che-non-deve-essere-nominato saprà già chi
ne fa parte, che senso ha?-.
-Ha
senso se sta perdendo la fiducia in qualcuno- rispose Moody.
–Se si sente tradito e vuole punirlo per questo- e finendo la
frase posò il suo sguardo su Piton.
Ma
Severus non aveva avuto bisogno delle parole di Alastor, aveva
già capito tutto dall’inizio del discorso di
Silente.
Gli
dispiaceva per il figlio di Kingsley, un altro ragazzo illuso di aver
trovato la gloria cadendo nell’inferno.
Gli
dispiaceva per Kingsley, anche se non l’avrebbe mai fatto
capire, perché era cosciente di aver perso un figlio e di
non poter fare più nulla.
Gli
dispiaceva per i suoi ragazzi, che aveva dovuto tenere nascosti per
difenderli dai suoi sbagli e che adesso si rendevano conto di essere in
pericolo come non lo erano mai stati.
E
gli dispiaceva per Silente perché tutto il suo piano
perfetto era crollato e lui, Severus Piton, sapeva quanto
sacrificio c’era voluto per costruirlo.
Guardò
i suoi figli e gli parve di scorgere nel loro volto un accenno di gioia
che non riuscì ad interpretare.
-Sei
sicuro che non sia possibile convincere tuo figlio che sta sbagliando e
riportarlo dalla nostra parte?- tentò Piton, ma Kingsley non
rispose, al suo posto lo fece Silente:-Severus, Riddle non ha agito per
tentativi, sapeva cosa cercare. Del resto conosciamo tutti la sua
ossessione per le profezie. Dopo aver avuto le informazioni che tanto
bramava, ha liberato Nagini e ha lasciato che uccidesse il ragazzo-.
Harry,
Hermione, i giovani Weasley, Thomas e Lily davano l’aria di
essere terrorizzati. Un giovane ragazzo morto, ucciso da un serpente
gigantesco. Ciascuno pensava che sarebbe potuto succedere anche a loro
stessi e nessuno perciò nessuno riuscì a dire
nulla.
Ma
gli adulti sentirono oltre e nelle loro orecchie non rimase senza senso
il riferimento alla profezia. Adesso, con Severus e i suoi figli
davanti, la profezia di Lady Queen non sembrava più soltanto
un pretesto per avere un mese e mezzo di vacanze natalizie.
-Detto
questo- proseguì Silente –è chiaro che
Severus e i suoi figli abbiano bisogno di un posto sicuro in cui stare
e poiché Grimmauld Place è uno dei posti
più sicuri che io conosca- e abbassandosi un po’
gli occhiali guardò Piton, - e che gentilmente il
proprietario della casa- e si rivolse allo stesso modo verso Sirius
–ha concesso la disponibilità di tre stanze, bene, mi
sembra logico dire che questa è la soluzione migliore-.
E detto ciò, aiutò Kingsley ad alzarsi e si congedò, senza guardare in faccia nessuno.
CAP 4 LE PAROLE DEL QUADRO
Non
era possibile, davvero Silente aveva fatto una cosa simile?
Lo
pensavano tutti lì dentro. Tutti tranne Thomas e Lily, che
comunque conoscevano talmente poco i presenti da non riuscire a capire
gli sguardi puntati su di loro.
Lily
si alzò dalla sedia e a voce alta, rivolgendosi al fratello,
disse:-Tre stanze! Ciò vuol dire che ho una camera tutta per
me? Meno male, pensavo di doverla dividere con te!-.
-E
perché eri preoccupata? Cosa credevi, che ti avrei mangiato?
Lo sai bene che non mangio vermi!-.
-Papà,
papà! Hai sentito cosa mi ha detto Thomas?-.
-Mi
sono solo difeso, è lei che ha cominciato!-.
-Zitto
o ti pietrifico-.
-Papà,
papà! Diglielo che non può minacciarmi con gli
incantesimi!-.
Harry
e i suoi amici si erano già tappati le orecchie con le mani
per non sentire la sfuriata del professore di pozioni ed invece
dovettero levarle per sentire un Piton calmissimo e quasi divertito che
diceva: -Thomas, tua sorella non è un verme. Lily, non puoi
pietrificare tuo fratello. Prendete la vostra roba, andate nelle vostre
stanze e sistemate tutto-.
I
ragazzi stavano per andare quando il padre li richiamò:-
E’ questo che vi ho insegnato?-.
I
due si girarono verso Sirius e sorridendo dissero:-Grazie per
l’ospitalità. Non rovineremo nulla- e andando via
di corsa Lily aggiunse ridendo:- In caso contrario si rivolga a mio
padre, conosce un sacco di pozioni
per tutte le esigenze!-.
Tonks
e Lupin sorrisero, l’occhio di Moody cominciò a
girare all’impazzata e Arthur disse:-Mi son sempre chiesto
come fosse possibile che Fred e George non mi fossero mai stati inviati
a casa in qualche ampolla! Ora inizio a capire- e gli sorrise di cuore.
Piton
non sapeva come reagire a tutto questo.
Da
piccolo aveva ricevuto solo l’affetto della mamma, ed era
sicuro che il suo carattere sarebbe stato in ogni caso pessimo. Poi
quando erano arrivati i suoi gemelli, aveva creduto che crescendo
sarebbe diventati come lui: chiusi, tristi, cupi. E invece, per
chissà quale ragione, nonostante tutto ciò che
avevano passato erano due ragazzi solari, allegri, anche se certamente
più riflessivi e alle volte più introversi dei
ragazzi della loro età.
Rifletteva
su come rispondere quando arrivò un urlo di Thomas. Corsero
tutti e si trovarono davanti al quadro della madre di Sirius che
gridava:-Feccia del mondo, traditori!- mentre Thomas le urlava in
faccia.
Alla
vista della piccola folla accorsa, il ragazzo cercò di
giustificarsi –Papà, non
ho fatto nulla! E’ stata questa vecchiaccia a cominciare!-.
-E
tu perché stai continuando ad urlare?!- gli chiese il padre.
-Per
farla gridare ancora di più!- rispose lui –Lily si
diverte-, e da dietro la porta spuntò una
ragazzina piegata in due dalle risate.
Piton
era spazientito, sicuramente doveva parlare con i ragazzi, ma non in
pubblico, sapeva che essere ripresi davanti a tutti non era molto
piacevole.
Tuttavia
doveva dire qualcosa e rivolgendosi a Sirius disse:-Non puoi far star
zitta tua madre?-
-Senti
un po’, lo sai anche tu che fa sempre così! E tu
non puoi tenere a bada quei due?-
-Quei
due hanno un nome, io penso al mio sangue e tu pensa al tuo!-.
-Sarò
pure un Black, ma non voglio che mi
si dica che ho lo stesso sangue di questa pazza!-.
-Se
non sei contento del tuo sangue perché non te lo levi dal
corpo? Sarò felice di aiutarti come ringraziamento alla tua
ospitalità!-.
-Bene-
replicò Sirius.
-Bene-
concluse Severus .
Tutti
stettero zitti e fu allora che si accorsero che quella pazza della
madre di Sirius non gridava più.
Il quadro si era trasformato: i colori grigi e tristi avevano lasciato posto a quelli più tenui e sereni e la donna del dipinto continuava a ripetere con tranquillità :-Benvenuti. La mia umile dimora sia a vostra disposizione, piccoli principi. La regina volle così e così sia-.
CAP 5 LA PROFEZIA
In
soggiorno i più giovani parlavano a voce bassa dei figli di
Piton.
Hermione
iniziò:- Per avere quattordici anni il loro comportamento
è piuttosto infantile-.
-Forse
hanno fatto loro un incantesimo per crescere fisicamente, ma
non mentalmente- azzardò Ron,
-Sì, certo! Tipo
quello che hanno fatto a te quando sei nato!- gli rispose Harry
scatenando l’ilarità generale.
Del
resto loro stessi, alle volte, erano infantili e non si poteva certo
affermare che Fred e George avessero molto sale in zucca.
Ciò che dava più fastidio ad Harry era che il
professore avesse dato a sua figlia il nome di sua madre.
Dopo
poco si avvicinò Ginny con i fratelli maggiori e
disse:-Servono volontari per cucinare. Kreacher ha detto a Sirius che
preferisce sbattersi la testa al muro tutto il giorno piuttosto che
cucinare e servirci a tavola-.
-Cosa
sarà mai cucinare un po’- disse Harry, abituato
per tanto tempo a preparare i pasti per gli zii. Almeno qui, alla fine,
avrebbe potuto mangiare anche lui.
George
e Fred lo fermarono e specificarono:-Lavare la verdura, affettare,
condire. Lavare le patate, cuocerle, pelarle, tagliarle, condirle.
Prendere il macinato, le uova, il pane grattugiato…..e poi
ritirare, lavare le stoviglie, risciacquarle, asciugarle,
sistemarle….-.
Sì,
penso Harry, la compagnia era sempre gradita e in sei sarebbero stati
più veloci.
Intanto
nella sala delle riunioni anche gli adulti parlavano.
-Cosa
sai dei ragazzi, Moody?- chiese Sirius.
-Niente
di preciso. Sono i figli di Piton e di una donna…-.
-Ma
dai? Ma non mi dire!- sbottò il padrone di casa.
-Smettila
e fammi parlare! Hanno sempre vissuto nel castello del bisnonno. Nel
castello dei Prince che, come voi
sapete, erano dei purosangue fino al matrimonio della madre di Piton
con il marito babbano. Il vecchio Prince diseredò la figlia
e non volle mai conoscere il nipote. Tuttavia, quando Severus si
presentò al castello in pieno inverno con i bimbi in fasce il
grande cancello si aprì per farli entrare e poi si richiuse
definitivamente alle loro spalle. Per entrare nella dimora bisogna
sempre smaterializzarsi, ma Piton e i ragazzi possono entrare anche con
la polvere volante, usando
il caminetto -.
-Che
tu sappia, i ragazzi hanno qualcosa di strano? Qualche potere
particolare?- chiese Lupin.
-Non
te lo so dire, ma credo che
entrambi abbiano molta dimestichezza con la magia nera, anche se
più volte ho sentito Severus dire a Silente che lui mai
avrebbe insegnato le arti oscure ai propri figli-.
-Evidentemente
mentiva, Moody! Altrimenti come avrebbe fatto a farmi cadere a terra
senza l’uso della bacchetta e senza pronunciare incantesimi a
soli quattordici anni?- chiese Sirius.
-Ci
potrebbe essere un’altra spiegazione- affermò
Tonks mentre i suoi capelli si tingevano di un grigio preoccupante.
-Certo,
la profezia.- sentenziò Arthur – Nessuno la
conosce in tutti i particolari, girano versioni più o meno
fantasiose, ma di
preciso…-
-La
conosco io- disse una voce seria al cui suono tutti si voltarono di
scatto. Piton era sulla soglia, la porta era stata lasciata
incautamente socchiusa e lui aveva sentito l’ultima parte del
discorso. Entrò e si chiuse a chiave la porta alle spalle,
si sedette e, passandosi la mano
sulla fronte, recitò a memoria:
-Vengo
da cuori che sono puri
ma
il mio sangue puro non è.
Ultima
regina della casata
per
il mio sangue sempre fui odiata.
La
vita mi avete preso ma non la corona
e
solo principi voi ora sarete,
il
vostro sangue è tornato a brillare
ma
i vostri cuori son come pietre.
Io
tornerò ma in veste diversa
non
più signora ma grande alchimista,
cadrò
nel fango con tutta la testa
per
ritrovare del cuore la vista.
Da
me verran due gemme preziose
durante
la guerra tra il bene ed il male,
vivran,
oh Merlino, le mie tristezze
perché
il fango si possa lavare.
Per
me le gemme si sfioriranno
mostrando
prova di grande coraggio,
e
il male sconfitto a terra cadrà
quando
in inverno, per la ricorrenza,
il
bene sincero le annaffierà.
Amate
voi tutti i miei splendidi gigli…..
e
poi scegliete quanto prima
con
quali parole terminare la rima.- terminò Severus.
Moody,
perplesso, disse: -Severus, ti rendi
di conto che…-.
-Che
la profezia è vicina al suo completo compimento?-
continuò con un filo di voce Piton.
Nessuno
sapeva bene cosa dire, il silenzio diventava sempre più
pesante e Arthur delicatamente lo spezzò:-Staremo vicino ai
tuoi figli, ma loro cosa sanno?-
-Sanno
che li amo- disse l’uomo tenendo gli occhi chiusi.
Sirius
non sapeva cosa pensare, non era convinto del comportamento del suo
antico nemico e quasi ridendo chiese:-Vuoi dire che non gli hai detto
nulla della profezia? Ma chi vuoi che ci creda! Sai cosa penso? Che tu
stia insegnando le arti oscure ai tuoi figli in modo che possano
contrastare la profezia e imporsi al destino che quella pazza della tua
antenata ha scelto per loro!-.
-Credi
ciò che vuoi, io sono stanco. Sto lottando da una vita e non
chiedo nulla in cambio. So in anticipo di aver perso, ma
ciò non toglie che ho sempre fatto la mia parte e sempre la
farò- e detto questo uscì dalla stanza.
CAP 6 I PRIMI CHIARIMENTI
A
tavola tutto sembrava andare come previsto: Ron si abbuffava con le
cosce di pollo, Hermione e Ginny lo guardavano disgustate mentre Harry
e Sirius morivano dalle risate. Erano quasi a fine pasto quando Thomas
rivolse per la prima volta la parola a Sirius:-Chiedo scusa, signor
Black, potrei farle una domanda?-
-Prego,
fai pure ma non chiamarmi più per cognome, preferisco
Sirius-,
-Va
bene, Sirius. E’ già 20 Dicembre, come mai non ha
ancora preparato l’albero di Natale?-
-Perché
in questa casa il Natale non è mai stato festeggiato-.
-Oh,
che peccato!- esclamò il ragazzo, che comunque non si diede
per vinto. –Perché non inizia quest’anno?
Ha tanti ospiti, noi la potremmo aiutare. Mio padre sa
preparare una pozione che toglie la resina senza uccidere la
pianta…-
-Piuttosto
strano, avrei creduto che per lui uccidere fosse un
piacer….- ma non concluse la frase. Thomas e Lily si erano
tenuti lo stomaco e avevano iniziato a gridare di dolore. Severus, che
alle parole di Sirius aveva accennato uno scatto d’ira,
riprese subito il controllo di sé e contemporaneamente anche
i ragazzi stettero meglio. Con la scusa di farli sdraiare a letto per
un po’, Piton prese i suoi figli e lasciò la
tavolata.
Remus
era livido in volto e non si trattenne:-Si può sapere cosa
ti passa per la testa? Niente suppongo!-.
-Quei
ragazzi non sanno niente sul loro padre! Pensi che sappiano che fosse
un Mangiamorte, pensi che conoscano gli orrori che ha compiuto?-
rispose Sirius.
-Non
lo so, ma questo non significa che glielo debba far sapere tu, Sirius.
Sono due ragazzi che si trovano in un posto che non conoscono,
circondati da persone che li guardano dall’alto in basso e
che non hanno mai rivolto loro parola se non interpellati direttamente-.
-Oh
poverini! Non mi dirai che ti fanno pena i figli di Piton? Lui non ha
provato dispiacere quando ha lasciato che James morisse e non gli
importava niente neanche di Harry! In più come gesto macabro
ha chiamato sua figlia Lily e suo figlio Thomas e ti ricordo che il
nome del Signore Oscuro è Tom!-.
-Tu
credi che lui sia ancora servo di Voldemort!? Ma Silente si fida di lui
e, sebbene Harry non gli sia
simpatico, non gli ha mai fatto del male-.
-E
questo basta per…..- ancora una volta Sirius fu interrotto.
Piton
era entrato in cucina, con molta calma disse:-Molly, per cortesia,
sapresti dirmi dove posso trovare la camomilla?-.
-Sì
certo, l’ho vista nello sportello in alto-.
-Ti
ringrazio- fece lui aprendo la credenza ed evitando lo sguardo di
tutti, ma Sirius gli si
piazzò di fronte:
-Allora,
i tuoi figli sanno che eri un Mangiamorte? Conoscono
l’origine dei loro nomi?-.
Piton
lo fissò negli occhi, non c’era odio nel suo
sguardo, solo preoccupazione e stanchezza. Prese fiato e rispose:
-Sì. Sanno che ero un Mangiamorte. Sanno che ora faccio il
doppio gioco.
Lo sono venuti a sapere nel più terribile dei modi. E
conoscono l’origine dei loro nomi. La madre scelse i loro
nomi e li scrisse su un biglietto, prima di morire dandoli alla luce.
Per fatalità, come tu stesso avrai avuto modo di constatare
sono anche i nomi dei genitori di Lady Queen.-
Ci
furono attimi di imbarazzo. Quindi, entrarono i due ragazzi e chiesero
al padre:
-Abbiamo
perso il dolce?-.
-No,
ma preferirei che oggi beveste un po’ di camomilla invece di
mangiare il dolce-.
-Come
vuoi tu- risposero, stanchi e provati.
Il
pomeriggio passò veloce e la sera la famiglia Weasley ed
Hermione dovettero andare via.
A
Lupin e Tonks spettava il turno di guardia fuori casa. Moody
se ne era già andato nel
pomeriggio, richiamato da Silente. I restanti si divisero,
naturalmente, in due parti.
Harry
e Sirius chiacchieravano tra loro.
-Sanno
che il padre ha commesso dei crimini e lo amano lo stesso, come fanno?-
-Non
lo so, Harry. Probabilmente hanno solo una vaga idea di ciò
che Severus ha compiuto e comunque sembra che lui sia stato presente
nella loro vita-.
-Ma
se passa quasi dieci mesi a scuola!-.
-Alle
volte non è la quantità del tempo che conta, ma
la qualità-.
-Sono
più piccoli di me di due anni, forse qualcosa in
più-.
-Già,
secondo me dovresti parlarci. Magari ti stanno simpatici-.
-Stai
scherzando! Tu stesso hai detto che…-.
-Io
dico tante cose, Harry, e a quanto dice Remus solo
poche sono da tenere in conto.-
Harry
guardò Piton e i ragazzi che stavano vicino al caminetto.
Stavano parlando anche loro sottovoce. In quella casa tutto veniva
detto di nascosto. Perché? Perché non
si poteva parlare, urlare, litigare e poi fare la pace?
Perché non si poteva addobbare l’albero di Natale?
Nessuno avrebbe mai provato pace lì dentro!
In quella casa, che per Sirius era stata come una prigione per sedici anni, non c'era posto per la pace.
CAP 7 LA LUNGA MATTINA DEL 24
DICEMBRE
La
mattina del 24 Dicembre Sirius si alzò e vide
in un angolo del soggiorno un grandissimo e bellissimo abete. Poggiati
per terra c'erano degli scatoloni con palline, festoni e addobbi vari.
-No,
questo no!- esclamò Sirius e si diresse verso la cucina dove
Severus stava finendo di fare colazione.
Appena lo vide entrare Piton si alzò dalla sedia e
disse - Sebbene contraddirti mi
diverta parecchio, questa volta io non c'entro-, e con la mano
indicò un raggiante Silente.
-Allora, Sirius, cosa
c'è che non va? Preferivi un pino? Scusa, ma io ho sempre
ritenuto che l'abete infondesse più senso di
felicità! In ogni caso non sono venuto qua solo per portare
l'albero, ma perché vorrei parlare a voi due gentiluomini e
poi in disparte ai nostri tre giovani amici: Harry, Lily e Thomas-.
-Silente, possiamo parlare di quello che preferisci, ma l'albero deve
uscire da questa casa!- replicò Sirius con un fare tra il
minaccioso e l'infastidito.
-Forse non sai che il Natale è la festività che i
ragazzi amano di più, e forse non ti sei accorto che in
questa casa ci sono tre ragazzi per i quali potrebbe essere l'ultimo-
lo riprese il vecchio preside.
-Albus, ci porti buone notizie, mi auguro- intervenne Piton cambiando
discorso.
-Mi dispiace, Severus. Qualcuno è entrato a casa tua, in
casa tua a a Spinner's End. Cercavano qualcosa, probabilmente la prova
dell'esistenza dei tuoi figli-.
-E perché questi ragazzi sarebbero così
importanti?- domandò serio l'ex-Grifondoro.
-Hai sentito la profezia! Non ci sei ancora arrivato, Black? Possibile
che tu sia così dannatamente ottuso da vedere e capire solo
ciò che vuoi?- urlò Severus.
-Calmati, ragazzo mio- fece Silente
rivolgendosi a Piton per poi
voltarsi verso Sirius -La profezia parla di due gemme che sfioriranno e
già questo dovrebbe metterci all’erta, ma quel che
è peggio è che il loro destino è
intrecciato con quello di Harry e Voldemort, che chiaramente sono il
bene e il male. Ora Voldemort è interessato a queste due
gemme che dalla profezia sembrerebbero essere i figli di Severus, ma
nel mondo magico tutti pensano che Severus Piton non abbia figli.
Quindi il Signore Oscuro pensa che Piton gli stia nascondendo la
verità e, come sappiamo, lui non apprezza i servitori
infedeli-
-Se il Signore Oscuro riuscirà
ad avere tra le sue mani i miei ragazzi oppure Potter allora la guerra
contro il male sarà persa per sempre!- intervenne Piton.
Sirius rifletté un attimo e poi con voce determinata disse a
Severus: -Loro devono sapere! capisco la tua preoccupazione, ma non
puoi nascondere la profezia ai ragazzi. Devi prepararli a combattere.
Che cosa faranno se si ritroveranno Voldemort davanti? Ci hai mai
pensato?-.
-No, e non voglio pensarci perché non succederà
mai, mai!-.
-Fermatevi adesso- disse Silente -E cercate di collaborare. Inoltre, Sirius,
vorrei parlare con il dipinto di tua madre, se è possibile.
Il suo cambiamento potrebbe essere importante-.
-Certo, è nel corridoio, di fronte alla stanza di Lily.
Potrai parlarci dopo che l'albero sarà sparito- rispose lui,
pungente, mentre si preparava il pane imburrato per la colazione.
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Verso le nove si alzarono anche i tre ragazzi che accolsero con stupore
ed euforia l'abete del soggiorno. Harry, ricordandosi le parole del
padrino, invitò
i due fratelli ad unirsi a lui nell'addobbare l'albero, così
in circa un'ora terminarono il lavoro.
Vennero in seguito raggiunti da Silente che, dopo aver dato loro dei
pacchetti da scartare la notte, chiese loro:
-Avete fatto un po' d'amicizia?-.
-A dire il vero no!- rispose Lily -Harry e Sirius stanno sempre per
conto loro e non ci rivolgono mai la parola-.
-Sei una serpe- ribatté il ragazzo sopravvissuto.
-Almeno io ti chiamo per nome, mentre tu non hai neanche il coraggio di
pronunciare il mio!-.
-Perchè, forse non lo sai, ma è il nome di mia
mamma, e tuo padre è responsabile della sua morte!-.
-Lui è cambiato!- urlò la ragazzina.
-Non m’interessa, intanto i miei genitori non ci sono
più!-.
-Almeno loro non soffrono più- disse Thomas sconsolato.
Il ragazzo era sempre stato in disparte, sapeva bene che la sorella non
aveva bisogno di aiuto per difendersi e quella frase uscì
dalla sua bocca fra singhiozzi e lacrime. Silente cercò di
consolarlo, ma lui arretrò e cominciò a gridare:
-E' tutta colpa vostra! Se Harry non ci fosse papà potrebbe
stare con noi e non sarebbe obbligato ad andare a quelle terribili
riunioni! Lui non vuole andarci più!- e rivolgendosi a
Silente continuò -Sei tu che lo obblighi, e fai stare male
anche noi!-.
Sentendo i tre ragazzi discutere animatamente Severus e Sirius
raggiunsero di corsa il soggiorno.
-Albus, si può sapere cosa è successo?- chiese
Piton vedendo il figlio disperato che continuava a piangere dicendo
:-Io me ne voglio andare! Voglio tornare al castello del nonno, quello
era un posto sicuro, perché dobbiamo stare qua!?-.
-Niente. I ragazzi si stanno chiarendo- affermò con
tranquillità -E adesso proporrei un'abbondante colazione-.
-E vi siete chiariti?- domandò Sirius a braccia aperte,
rivolgendosi ai ragazzi.
-No!- risposero tutti e tre.
-Bene! Per lo meno sei riuscito a metterli d'accordo su qualcosa,
Silente- concluse Sirius.
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-Sirius, vieni con me. Voglio che ci sia anche tu quando
parlerò a tua madre- disse Silente.
-Vacci da solo, tanto con me non parla-.
-Oh, scusa. Devo essermi spiegato male, non era una richiesta. Forse
era un ordine, ma certe parole è meglio non usarle a Natale.
Vieni e basta-.
-Lo sai, vero, che non ho molta pazienza e che l'albero è
ancora in soggiorno?- cercò di difendersi e controbattere
Sirius.
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-Allora, cosa mangiano a colazione i nostri tre eroi urlanti?
domandò Piton con voce adirata.
-Papà, abbiamo alzato la voce perché Harry e
Silente ci hanno provocato- spiegò Lily.
-A me sembra che abbiate alzato la voce perché non sapete
controllarvi abbastanza-.
-Questo non è vero, io so sempre controllarmi- rispose Harry.
-E anche io!- aggiunse velocemente Thomas.
Il
padre lo guardava con fare stupito, così
specificò: -Almeno la maggior parte delle volte-.
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-Signora Black, buongiorno. Io sono Albus Silente, preside della scuola
di Hogwarts-.
-Buongiorno signor Silente, mi ricordo di lei. I miei adorati figli
Sirius e Regulus hanno frequentato la sua scuola-.
-Adorati figli! Adorati! Forse Regulus, perfetto serpeverde, ma un
grifondoro non era certo il benvenuto qui! E non mi hai mai fatto
sentire come parte della famiglia!- intervenne Sirius.
-Ho saputo che avere in casa i giovani Piton l'ha resa molto felice-
continuò Silente, ignorando la sfuriata del Grifondoro.
-I piccoli principi sono i benvenuti- disse lei.
-Anche se non sono purosangue?- disse con lingua avvelenata Sirius.
-Il sangue ha perso la sua importanza! Che cosa ne ho avuto indietro? I
miei bambini se ne sono andati...per sempre. Ma i piccoli principi me
li possono ridare...-.
-Regulus è sparito! Ed io non ho intenzione di tornare da
te- rispose acido Sirius.
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-Allora, succo d'arancia e una fetta di torta vanno
bene?- domandò Piton.
-Sì, grazie- risposero i tre.
-Mi sono arrabbiata perché Harry ha detto che sono una
serpe- cominciò Lily con voce lagnosa.
-E allora?- fece Piton -Thomas non ti dice che sei un verme?-.
- E, infatti, ho minacciato di pietrificarlo!- fece lei.
-Perche non ci hai provato con me? Pensi che non sappia difendermi?- le
chiese stizzito Harry.
-La prossima volta non me lo farò dire due volte-.
-In ogni caso saresti finita a Serpeverde, di sicuro-.
-Cos’è Serpeverde?-
chiese incuriosito Thomas.
-Serpeverde è una delle case in cui sono smistati gli
studenti di Hogwarts, le altre sono Corvonero, Tassorosso e Grifondoro.
Harry è un Grifondoro ed io sono il responsabile dei
Serpeverde. Le due case non vanno molto d'accordo, tra loro esiste una
forte rivalità- disse Severus.
-E perché Lily dovrebbe finire tra i Serpeverde?- fece
Thomas.
-Perchè è acida, altezzosa e crede che tutto gli
sia dovuto- rispose con voce lagnosa Harry.
-Io sono dolce con chi voglio e non credo che voler essere felice con
mio fratello e mio padre sia pretendere troppo!- si difese la ragazza.
Piton le si avvicinò e, dopo averle avvicinato il succo e la
torta, le mise le mani sulle spalle
e guardando Harry affermò:
-Una cosa è avere un padre vicino, anche se solo per pochi
mesi, una cosa è averne solo il ricordo. Avete avuto tutti e
tre una vita che non meritavate. Ed io da quella notte maledetta ho
cercato di rimediare e cambiare, ma non si può rimediare a
tutto. Harry ha ragione di essere così adirato-.
Harry sentì una fitta al cuore, quelle parole inaspettate
gli riempirono gli occhi di lacrime. Thomas gli si avvicinò
e lo abbracciò mentre Lily faceva
lo stesso con il padre.
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-Signora Black, cosa intende dire? Quelle parole cosa significano?-.
-Lady Queen disse che dobbiamo amare i suoi figli, e potremo concludere
la rima. A ciascuno di noi sarà data una nuova
possibilità perché lei, rinascendo, si
è fatta carico di tutti i nostri errori e con le sue pene
sta pulendo i nostri peccati-.
-I ragazzi … Signora Black, cosa sa di loro?-.
-Che soffriranno e con coraggio periranno, e se il bene
trionferà rifioriranno-
rispose lei con calma -La magia è un'arma potente!-.
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-Allora, Harry, se hai finito di
allagare la stanza, e se voi due zecche vi staccate da noi, suggerirei
finalmente di mangiare. Poi vediamo se Silente riuscirà a
convincere Black ad organizzare un bel cenone!-.
-Che cosa?- fece Thomas -non ci posso credere! Che bello! Chi
verrà, papà?-.
-Non saremmo in tanti. Ci saranno i membri dell'ordine, forse la
professoressa McGranitt-.
-Papà- disse Lily guardando l'uomo con tenerezza-
perché non invitiamo anche Tillo e Billa?-.
-Sì!- gli fece eco Thomas.
-Ragazzi- rispose lui -anche invitandoli, non è detto che
verrebbero. E anche venendo non
è detto che si siederebbero al nostro tavolo-.
-Chi sono Tillo e Billa?- chiese Harry.
-Sono i nostri elfi domestici, ma prima di tutto sono i nostri migliori
amici- e, abbassando lo sguardo, Thomas
specificò -i nostri soli amici-.
-Ma nella vostra scuola....-.
-Noi studiamo a casa - lo interruppe Lily -noi stiamo sempre a casa-.
-Casa nostra è grande, sai?-
riprese euforico Thomas -è la casa di nostro nonno, ci sono
un sacco di stanze e noi possiamo entrare in tutte, trasformare gli
ambienti, leggere, giocare e nasconderci da ogni parte!-.
Severus li ascoltava, i tre ragazzi forse potevano andare d'accordo.
Con buona pace sua, di Sirius e del passato.
-Papà...- lo chiamò Lily.
-Va bene, Lily, io li inviterò, ma non posso promettervi
nulla-.
-Professore, potremmo invitare anche Hagrid?- domandò Harry.
-Può darsi, Potter. Ne parlerò con Silente-.
-Papà!- lo riprese Lily con uno sguardo dolce che aveva lo
scopo di rimproverarlo.
-Va bene, Lily. Harry, inviterò
Hagrid, ma anche a te non posso promettere nulla- e uscì
dalla cucina.
I ragazzi si guardarono in faccia e risero di cuore.
CAP 8 UN REGALO INASPETTATO
Arrivarono
tutti per le otto, chi prima e chi dopo. Hagrid arrivò
assieme a Silente e la McGranitt. Il mezzo gigante era emozionatissimo:
non capitava tutti i giorni di essere invitato ad una cena di Natale, e
per giunta da Piton in persona! Si era completamente tirato a lucido.
Silente lo aveva informato circa i figli del professore di pozioni e
lui, che aveva un cuore grandissimo, aveva capito subito, accettando
i due ragazzi ancora prima di conoscerli, come quelle persone che
decidono di essere felici a priori.
La
McGranitt conosceva già i ragazzi, erano ormai tre anni che
insegnava loro la difficile materia della Trasfigurazione presso la
dimora dei Prince. Appena la videro i due giovani la salutarono molto
educatamente, anche se entrambi davano segni d’imbarazzo.
-Che
cosa succede, ragazzi?- chiese Severus –Non siete contenti di
rivedere la vostra professoressa?-.
-Sì,
solo che …. Insomma, non pensavamo venisse- disse Thomas
titubante.
-Sai,
dopo l’ultima volta…- continuò Lily.
-Perché,
cosa è successo l’ultima volta che vi siete
incontrati?- chiese il padre socchiudendo gli occhi minacciosamente.
-Tu
cosa sai?- rispose Lily con fare indagatore.
Fortunatamente
la professoressa si avvicinò al trio e chiese: -Allora
ragazzi, come vi trovate qua?-.
-Bene,
professoressa- risposero in coro i
due.
-Minerva,
vorrei sapere della vostra ultima lezione- fece il pozionista.
-Oh
Severus, diciamo che durante la nostra ultima lezione i tuoi figli
hanno dimostrato di possedere pienamente la nobile arte della
Trasfigurazione- disse lei imbarazzata –Riuscendo a
trasformare la sottoscritta in un bellissimo cigno-.
-Che
cosa avete fatto???????????- esclamò Piton, sconvolto dalla
risposta della collega.
-Papà,
papà, è lei che ci aveva detto di farlo!-.
Severus
guardò Minerva, che gli rispose: -E’ vero, ma non
avrei mai lanciato la sfida se in ben due ore fossero riusciti a
trasformare almeno uno dei bicchieri che avevo messo sul tavolo!
Evidentemente i tuoi ragazzi riescono meglio nelle grandi imprese.
Forse sarebbero degli ottimi Serpeverde-.
“
Ancora questi Serpeverde”, pensarono i due.
Non era il momento per fare richieste,
il padre non era dell’umore adatto, ma
in seguito avrebbero chiesto di essere sottoposti alla prova del
Cappello parlante di cui Harry aveva parlato nel pomeriggio.
Poi
arrivarono tutti gli aderenti all’Ordine
e infine, sotto gli occhi increduli di tutti e la gioia di
Hermione, arrivarono Tillo e Billa. Gli elfi erano completamente
vestiti e indossavano le scarpe.
-Sono
completamente diversi da tutti gli elfi domestici che abbia mai
conosciuto. Voglio dire, sono ben vestiti!-. Osservò Molly.
-Quando
i ragazzi erano piccoli mi chiesero di dar
loro degli abiti, ma gli elfi non
volevano perché pensavano che volessi mandarli via di casa.
Dopo molte insistenze riuscii a
convincerli che non volevo mandarli via, ma
era solo un modo per renderli parte della nostra vita e far felici i
bambini. Ci volle tempo, ma
accettarono- spiegò Piton.
-Loro
sono i nostri amici- dissero soddisfatti i ragazzi –possono
mangiare a tavola con noi?- chiesero poi a Sirius.
–Certo,
perché no!- rispose lui, ma gli elfi cominciarono a saltare
da una parte all'altra, scusandosi. Continuavano a dire che non erano
venuti per restare, ma solo per fare gli auguri ai padroncini e a
Piton. Inoltre sostenevano di dover tornare al castello, dato che il
signor Prince desiderava un po' di compagnia.”
I
ragazzi si demoralizzarono, ma gli elfi dissero loro di non
preoccuparsi. Prima di andarsene lasciarono un pacchettino sotto
l'albero, dicendo che era da parte del nonno.
Severus
e Silente si guardarono l’un l’altro. Avrebbero
voluto vedere il contenuto del pacchetto prima dei ragazzi, ma ormai
era ora di cena ed entrambi avrebbero dovuto aspettare.
A
tavola Hermione e i ragazzi
Weasley restarono sorpresi nel vedere Harry rivolgere la
parola ai due fratelli, e quasi sorridere loro. La discussione della
mattinata era servita a qualcosa e, anche se i tre non si erano
chiariti del tutto, in ogni caso si erano tolti diversi sassolini dalle
scarpe.
Tra
gli adulti la situazione era differente. Le amarezze erano troppe, i
ricordi pesavano come macigni, ma per
amore dei ragazzi e del Natale si comportarono tutti in maniera civile
ed educata. Inoltre dopo aver sentito la profezia per intero,
nessuno sapeva bene come comportarsi.
La
mezzanotte arrivò e i pacchetti furono aperti. Il regalo
più interessante fu quello del signor Prince: una vecchia
bacchetta magica. Il dono era
accompagnato da un biglietto: “ – Buon Natale,
ragazzi! Questa bacchetta ha quattrocento anni, passa di generazione in
generazione. Come voi sapete io diseredai la madre di vostro padre, che
Merlino mi perdoni, e non le diedi la bacchetta. Non la diedi neanche a
vostro padre, avevo troppo rabbia. Questo fu un terribile sbaglio e me
ne resi conto solo quando quattordici anni fa il cancello si
aprì al vostro arrivo. Avevo saltato due generazioni,
informai di tutto vostro padre, ma
era tardi. Potrete usare la bacchetta solo una volta a testa, scegliete
quando con attenzione. La magia è una potente arma-.
Thomas
e Lily si guardarono negli occhi, avevano già
un’idea di quando usarla.
Severus
si accorse del loro sguardo ma lasciò correre,
l’indomani avrebbe cercato di capire di più.
Il
25 Dicembre si svegliarono tutti molto tardi, in pratica per il pranzo.
Tutti tranne Severus, che da tre giorni stava preparando una pozione
molto delicata e difficile. Nel pomeriggio ritornò Silente
gli chiese di parlare con i figli, ma
lui rifiutò, affermando
che in fondo era Natale e aspettare uno o due giorni non avrebbe
cambiato nulla.
Il
Signore Oscuro non lo aveva ancora richiamato a sé,
questo poteva essere sia un buono che un cattivo segno.
Non c’era modo di saperlo, bisognava aspettare. Sempre e solo
aspettare.
I
giorni passavano sereni, solo Sirius sembrava risentire di un
po’ di stanchezza e spesso si dimenticava dove appoggiava gli
oggetti che aveva in mano.
Il
primo Gennaio arrivò in un baleno.
La
mattina Sirius si rivolse ad Harry:
-Harry,
hai visto dove ho poggiato “La Gazzetta del
Profeta” ?-
-Certo,
è dietro di te. Non la vedi?-
rispose il ragazzo andando verso la sua camera.
Quando
Sirius si voltò, vide solo un vaso.
-Harry,
dove dietro di me?- richiese stanco Sirius.
-Sul
tavolino, Sirius-.
-Ma
qua c’è solo un vaso!-
E
fu un attimo. Severus chiamo Lily dalla cucina, facendola distrarre, ed
Harry e Sirius videro il vaso trasformarsi in giornale.
-Voi
due, piccole pesti!- urlò Sirius puntando la bacchetta.
-Expelliarmus!-
disse Thomas per disarmare il padrone di casa, ma Sirius fu
più veloce e si spostò. Non
riuscì però, ad evitare il Levicorpus di Lily, e si
ritrovò così a mezz’aria mentre la
bacchetta cadeva giù.
Harry
cominciò a ridere, ma smise quando vide un indiavolato Piton
sbucare dalla cucina e gridare:
-Ragazzi!-
Lily perse la concentrazione e Sirius rovinò a
terra con un sonoro tonfo.
Questa
volta sguardi dolci e lacrime non avrebbero evitato la punizione.
CAP 9 PUNIZIONE E SMISTAMENTO
-Subito
in camera. Non nelle vostre, nella mia.- disse con una calma da brivido
Severus. I ragazzi ubbidirono subito, poi Piton si rivolse a
Sirius e lo freddò : -Ti hanno lasciato i pantaloni, che
vuoi di più?!- e andò dai figli, mentre Harry
riprendeva a ridere come un ossesso e Sirius si massaggiava il
fondoschiena.
-Si
può sapere perché lo avete fatto?- chiese Severus
e, senza aspettare una risposta, continuò –Non
ditemelo. Perché vi aveva provocato? Perché vi
stavate annoiando? Non sono scuse buone. Non esistono giustificazioni,
per il vostro comportamento. Il signor Black ci sta ospitando, anche se
certo ne farebbe volentieri a meno. Riuscite a dialogare con Harry che
vi fa un po’ di compagnia, abbiamo festeggiato il Natale,
cosa c’è che non va?-.
Si
fermò a prendere fiato, per poi riprendere dopo un attimo:
-Ho notato il vostro sguardo quando avete aperto il regalo del vostro
bis-nonno e mi ricordo bene la gioia mascherata quando avete saputo che
il Signore oscuro dubita della mia
fedeltà. Ragazzi, voglio delle spiegazioni!-.
-Eravamo
felici perché pensavamo che se il Signore Oscuro non si
fosse fidato più di te, allora non ti avrebbe più
cercato- iniziò Thomas.
-Ma
se anche ti dovesse cercare e ti facesse del male, noi potremmo curarti
con la bacchetta che il nonno ci ha regalato- finì Lily.
Severus
si portò le mani in viso: -Non è così
semplice ragazzi. Per prima cosa è solo una supposizione che
l’Oscuro Signore abbia dei dubbi su di me, e poi le bacchette
fanno incantesimi, ma non ci sono incantesimi per tutto-.
-Ma
papà, allora perché ce ne siamo andati dal
castello e perché non sei più dovuto andare a
quelle riunioni?- domandò pensieroso Thomas.
-Non
state al castello per precauzione e per ciò che riguarda le
riunioni non ho una risposta- replicò il padre senza
mentire ma sorvolando la verità.
-Adesso
mi fate il favore di fare un giro per la casa e recuperare tutti gli
oggetti che avete trasfigurato. Poi li porterete al signor Black e per
tutto il giorno farete ciò che lui vi chiederà-.
-No!
Non siamo i suoi servi!- sbottò Lily, pentendosi subito di
ciò che aveva detto.
-
No, è vero. Siete solo due bambini che hanno bisogno di una
bella punizione- ribatté Piton puntando l'indice contro di
loro.
Sirius
osservò gli oggetti sul tavolo: un libro, una lampada, un
bicchiere, due forchette e una bottiglia. Un colpo di bacchetta e
divennero una sciarpa di seta, un cinto per pantaloni, una spazzola, un
paio di pantofole e un giornale.
-Ci
credo io che non trovavo più niente! – disse con
calma Sirius –Bene! L’unica cosa che vi chiedo
è di spolverare i libri dello studio- e li
accompagnò in una stanza dove le librerie toccavano il
soffitto, ed era evidente che
nessuno vi entrava da parecchio tempo.
Nessuno
dei due protestò, avevano intenzione di ubbidire, del resto
si erano divertiti negli ultimi giorni.
-Professore-
iniziò a dire Harry,
rivolgendosi all'insegnante di pozioni –stavo
pensando….-.
-Ah
si, Potter? Ti è stata regalata questa
facoltà per Natale?- chiese il mago con sarcasmo.
-Io
e i suoi figli stavamo pensando- specificò Harry, facendo
voltare di scatto Piton –Loro non sono mai andati ad
Hogwarts, ma ci chiedevamo se si
potesse portare qua il Cappello parlante per smistarli- il cuore di
Severus si rilassò.
Incredibile,
quei tre ragazzi avrebbero dovuto combattere contro il male, rischiando
forse le loro vite, e pensavano ad un cappello!
-Non
sono cose che posso decidere io, Harry. Comunque, se ci tenete tutti e
tre, potrei parlarne con Silente-.
Harry
sorrise e pensò, a ragione, che quello fosse un
sì.
La
sera dopo Silente e la McGranitt tornarono a Grimmauld Place e
portarono con loro il Cappello parlante.
I
ragazzi erano stanchi, ma eccitati
all’idea di essere smistati.
Venne
preparato uno sgabello, e quindi la
professoressa chiamò Lily e le posò il
Cappello in testa.
-E’
molto difficile. Vedo voglia di primeggiare, però non per la
gloria personale. Un carattere determinato, ma un grande senso del
sacrificio. Dove ti metto? Sei una serpe dal cuore d’oro o
una grifoncina dalla lingua biforcuta?-.
-Non
lo so neanche io- pensò Lily, e il Cappello, che leggeva i
suoi pensieri, disse:-Onesta! Grifondoro!- e la ragazzina scese dallo
sgabello e, con voce stizzita e divertita, passando vicino ad Harry gli
disse:-Serpe-.
Fu
il turno di Thomas e il Cappello parlò: -Onesto, leale,
sensibile e coraggioso. Grifondoro!- il ragazzo guardò il
padre con fare sconsolato.
Severus, intuendo che qualcosa non andava, li chiamò a sé e a voce alta disse: -Sono molto orgoglioso di voi. Se un giorno andrete ad Hogwarts diventerete i migliori Grifondoro della storia- e i tre si abbracciarono.
CAP 10 A QUATTROCCHI
I
ragazzi chiesero a Sirius di poter usufruire della biblioteca
e lui, pur di levarseli di torno, acconsentì. Trovarono
libri su Hogwarts e sulle quattro case. Sapere di essere dei Grifondoro
non bastava, dovevano anche conoscere tutto ciò che potevano
su quella casa e, naturalmente, su Godric stesso.
Passarono
sui libri molte ore e diversi giorni, erano insaziabili di conoscenza.
Avevano trovato qualcosa che li rendesse simili agli altri e non
volevano farsela scappare. Un pomeriggio, però, Severus
lì chiamo. –Ragazzi, ho preparato la pozione.
Dovete berla. – e gliela porse.
I
ragazzi si avvicinarono le tazzine alle labbra ma si bloccarono per
chiedere: -Dov’è la
tua, papà?- e lui, senza dar troppo peso a ciò
che stava per dire, rispose:
-Non
ho abbastanza ingredienti per tutti. Bevetela voi-.
-Non
puoi dividerla in tre?- chiese Thomas.
-No,
non si può. Non preoccupatevi. Durante le vacanze i negozi
sono sforniti, ma fra un paio di
giorni sarà possibile ricomprare le erbe necessarie e allora
preparerò la pozione anche per me-.
-E
nella casa a Spinner’s End non
ne hai scorte?- si informò Lily.
-E’
meglio non uscire da Grimmauld Place. Avete sentito Silente, questo
è un posto molto sicuro e noi non dobbiamo lasciarlo fino a
quando le cose non si sistemeranno-. I due ragazzi bevvero la
pozione e tornarono in soggiorno a leggere.
Piton
sentì un nodo alla gola. Non doveva provare tristezza per le
sue azioni, per le sue scelte, per il suo passato perché
altrimenti i suoi figli avrebbero provato gli stessi suoi dolori.
Doveva
chiudere la mente al suo passato terribile. La pozione serviva per
questo, perché lui riuscisse a mantenere il suo sangue
freddo e la sua sensibilità verso il dolore fisico e mentale
si attenuasse, perché i suoi ragazzi non ne provassero.
Che
cosa sarebbe stato meglio, si chiedeva, che lui non soffrisse o che i
ragazzi fossero coperti contro le sue sofferenze? Era
stata una scelta semplice. Si sentiva bene. Faceva star bene compiere
le scelte giuste.
Questo,
però, non avrebbe fermato il destino. I suoi figli sarebbero
appassiti per lui. Non doveva pensare, doveva fare altro, ma cosa?
Doveva avvisare Sirius e Harry. Ormai i tempi si stavano facendo maturi.
La
sera, mentre i ragazzi erano già andati a letto, Piton
parlò con Sirius ed Harry.
-So
bene che voi siete le ultime persone al mondo ad essere in debito con
me, in ogni caso vorrei chiedervi un favore-.
-Senti,
senti. Mocciosus che viene a chiedermi un favore. Puoi anche star
zitto, non ho alcuna intenzione di aiutarti. Lo sto già
facendo. Tu e i tuoi figli siete qui, a casa mia. Ti ricordi vero?-
rispose Sirius e guardando ad Harry disse :-Tu fai pure quello che
vuoi-. E si ritirò nelle sue stanze.
Harry
era molto curioso. C’erano diverse cose che non tornavano e
c’era qualcosa che riguardava i due fratelli che non sapeva.
Se ne rendeva conto e pensò che doveva esserci una buona
ragione se
Piton era arrivato a chiedere un favore a loro due. Così lo
fece parlare.
-Devi
sapere, Harry, che il destino di Thomas e Lily è legato in
qualche modo al tuo e a quello di Voldemort. Esiste un’antica
profezia che dice che loro moriranno per salvare me, e che tu li
salverai in qualche modo. In questo modo il male sarà
sconfitto-.
-Cosa
significa? Io ho sempre creduto di dover affrontare Voldemort di
persona, in uno scontro diretto-.
-Dalla
profezia che ti riguarda sembrerebbe così, ma interpretata
alla luce della profezia dei miei ragazzi sembrerebbe diversamente-.
-E
le profezie non si possono modificare. Si realizzano sempre-.
-Si,
ma la profezia di Lady Queen, che
riguarda Thomas e Lily, ha un finale aperto. Un finale ipotetico. Non
dice che il male sarà sconfitto di sicuro, ipotizza
però che voi tre abbiate la capacità di
sconfiggerlo-.
-La
profezia di Lady Queen? E’ per questo che la scuola chiude
quando cade la sua ricorrenza, perché forse la profezia
potrebbe avverarsi!? Io credevo che fosse una leggenda… -
-Quando
le profezie impiegano molto tempo ad avverarsi stupidamente le si
chiama leggende, e si crede che
esse non si realizzino più, ma
le profezie si realizzano sempre prima o poi. E i segni del nostro
tempo dicono che la profezia si sta realizzando-.
Harry
lo guardò e disse: -Mi dica cosa devo fare e lo
farò-.
Severus
gli mise una mano sulla spalla come per ringraziarlo e disse: -Fra
pochi giorni sicuramente l’Oscuro Signore mi
chiamerà, mi vorrà mettere alla prova e i miei
figli soffriranno parecchio. Stagli vicino, non lasciarli soli. Ti
prego-.
-Come,
solo questo?- chiese stupito Harry.
-E’
molto più importante di quanto tu possa credere. Avere
qualcuno vicino quando si soffre è molto
importante. Non so se riuscirai da solo, parlerò
con Lupin, forse lui sarà disposto a farmi questo favore. In
ogni caso vi lascio una pozione che dovrete dar loro quando vi
sembrerà che siano al culmine della sopportazione. Grazie,
Harry. Ti chiedo perdono, per la mia ignoranza, per la mia cattiveria,
perché vorrei esser stato migliore e perché non
c’è altra soluzione che il pentimento e
l’amore-.
Harry
era sconvolto. Il suo professore era davvero pentito, era davvero
sofferente e lui non sapeva cosa rispondergli. Dopo un paio di giorni,
aveva detto Piton, il Signore Oscuro lo avrebbe richiamato a
sé. Non sapeva però, come non lo sapeva lo stesso
Severus, che non avrebbero dovuto aspettare tanto tempo.
CAP 11 DURA PROVA
Lupin
finì il turno di guardia alle diciotto, quindi
passò un attimo a salutare Harry e sentire se andava tutto
bene.
Non
si aspettava, sicuramente, che Piton gli chiedesse un favore, ma
di fronte alla richiesta del suo ex-collega non ci pensò su
due volte e accettò.
-Ti
ringrazio per la fiducia e ti
assicuro che i tuoi figli non saranno soli. Per quanto riguarda la
pozione non ti preoccupare, non mancherò di fargliela bere.
Del resto non ho dimenticato quanto aiuto mi desti l’anno in
cui insegnai ad Hogwarts.
Ho
saputo che hai parlato con Harry e in diverse occasioni gli hai
dimostrato il tuo pensiero riguardo alla vita che gli è
toccata. Posso dire che delle
persone presenti al momento in questa casa non ce n'è una
che non avrebbe meritato una vita migliore-.
Detto
questo, i due si diedero una stretta di mano e poi Remus
andò a parlare con Sirius. Non poteva credere che
l’amico si fosse rifiutato di ascoltare Severus, possibile
che non riuscisse ad andare oltre la sua tristezza?
E’
vero, aveva passato tanti anni ad Azkaban, ma
non per colpa di Severus. Era stato Peter ad incastrarlo.
Piton
era stato una pedina di Voldemort e anche senza di lui
sarebbe riuscito a scoprire il contenuto della profezia. Severus non
era l’unico Mangiamorte esistente e Voldemort sarebbe
riuscito comunque, in un modo o nell’altro, ad arrivare a
Lily e James.
Senza
contare che essere stato
un Mangiamorte a vent’anni non significava aver ucciso e
torturato, forse aveva assistito ad azioni del genere, ma
nessuno aveva la certezza che Piton avesse mai ucciso anima viva.
Trovò
Sirius in cucina. Era seduto, una tazza di burrobirra accanto e lo
sguardo perso nel vuoto.
–Sono solo dei ragazzi. Sei sicuro di non essere
disposto ad aiutarli?- domandò il licantropo.
-Li
ospito a casa mia, è già un aiuto-.
-Anche
tu hai avuto bisogno di aiuto quando eri ragazzo e ti sentivi solo e
rifiutato dalla tua famiglia e anch’io. Sirius, potremmo
essere noi- insistette Remus.
-Non
tutte le persone che hanno bisogno di aiuto lo
ricevono. E loro non sono soli, ci sarà Harry ad aiutare i
figli dell’uomo che causò la morte dei suoi
genitori. E ci sarai tu! Bravo malandrino, che tendi la mano a
chi….-.
-Tendo
la mano a chi ha saputo cambiare. Ad un uomo che, forse non ci crederai,
non è il ragazzo che fu. E’ passato
tanto tempo e l’unico modo per continuare a vivere
è andare avanti-.
-L’unico
modo per continuare a vivere è dimenticare?- chiese Sirius,
scettico.
-No
é imparare a non farsi tormentare dai ricordi. Sia tu che
Severus, in modo diverso, dovreste iniziare a lasciare che essi
vi scivolino addosso, per liberarvi del loro peso, e raccogliendoli da
terra, buttare via ciò che non serve e conservare
ciò che utile- concluse Remus.
Harry
propose a Lupin di trattenersi per la cena e nell’attesa si
misero a giocare ai tre dadi.
Un
giocatore lanciava i dadi e l’avversario, prima che questi
toccassero terra, doveva modificarne le facce per abbassare
il punteggio. Era difficile perché la trasformazione delle
facce avveniva solo con il contatto visivo e non ci si ricordava mai
quali facce si aveva già trasformato.
I
due gemelli osservarono incuriositi e iniziarono a scommettere su chi
avrebbe vinto.
C’era
una bella atmosfera fino a quando Severus, che teneva un
libro in mano, non lo lasciò cadere. Si tenne il
braccio indolenzito mentre il Marchio Nero si rinvigoriva e si agitava
sotto la camicia bianca.
I
ragazzi iniziarono a gridare dal dolore, tenendosi anche loro il
braccio, sembrava che le loro vene volessero esplodere da un momento
all’altro. Era una sensazione terribile.
Severus
cercava di controllarsi così
che anche i ragazzi sentissero meno
dolore, ma
il richiamo era forte. Doveva andare, il Signore Oscuro lo aveva
chiamato e se non si fosse presentato sarebbe stata la conferma che lui
aveva tradito, e
Voldemort lo avrebbe cercato fino a quando non lo avesse ucciso.
Andarci era pericoloso, ma lasciava una speranza: se Voldemort avesse recuperato
la fiducia in lui probabilmente
non lo avrebbe ucciso.
I
suoi figli continuavano a gridare, lui si
avvicinò loro e disse: -Vi affido a Remus ed Harry, io
tornerò presto. Vi voglio bene- e si
smaterializzò, mentre i ragazzi piangevano per il loro
coraggioso papà. I ragazzi furono portati in soggiorno e
Remus li fece sdraiare sui due divani.
Severus
si smaterializzò nel solito luogo stabilito per gli incontri, ma per la
prima volta non si trovò al fianco del Signore Oscuro. I
Mangiamorte avevano formato un cerchio, lui
si trovava al centro e Voldemort gli volava sopra.
Appena
comparve il Signore Oscuro gli si mise di fronte: -Benvenuto Piton.
Passate belle vacanze?- gli chiese.
-Io
non conosco la parola “vacanze”, mio Signore. Ho
avuto del lavoro da sbrigare- rispose.
-Ma
davvero? Era un lavoro importante?-
.
-Dovevo
rifornire il mio laboratorio di erbe molto rare e sono stato un
po’ in giro. Non è un lavoro importante, ma
comunque impegnativo-.
-Sarei
curioso di vedere dove sei stato di preciso… chi hai
incontrato, che erbe hai comprato… non ti
dispiacerà condividere con me i tuoi ricordi- e velocemente,
puntandogli una bacchetta contro, disse:-
Legilimens!-.
I
ragazzi si tennero la testa con le mani, ansimavano, non riuscivano a
riprendere il fiato. I loro giovani corpi erano scossi da tremiti.
Harry
era vicino a Lily e cercava di consolarla, ma la ragazza sembrava non
accorgersi della sua presenza.
Lupin
cercava di tenere Thomas un po’ sollevato,
ma quello, che era piuttosto robusto, pesava parecchio e
teneva gli occhi sbarrati! Sembrava quasi che guardando la sofferenza
con i suoi grandi occhi quella sarebbe scemata.
Severus
teneva duro. Doveva chiudere la sua mente. No, non c’erano
stati momenti di gioia nella sua vita.
Nessun
Natale, gli elfi non erano vestiti, Sirius non si era ritrovato a gambe
all’aria, Lily non aveva riso come una pazza per le urla
della signora Black e Thomas non aveva sperato che il suo
papà non dovesse più andare a quelle riunioni.
C’erano
stati Natali tristi, ad Hogwarts tra studenti incompetenti, ed
estenuanti ricerche per delle erbe che non si trovavano da nessuna
parte.
I
sotterranei della scuola erano freddi e
fredde erano le sue mani a cui lui non dava mai il sollievo dei guanti.
Doveva
mettere un muro tra le cose belle e quelle brutte e fare la guardia
perché se il muro fosse caduto i
feriti sarebbero stati troppi. Il muro doveva resistere e lui doveva
resistere.
Ma
la fatica si faceva sentire.
Ad
un certo punto l’Oscuro Signore si fermò e chiese:
-Severus, sai
cosa si dice? Che tu mi abbia tradito! Che tu abbia avuto due figli da
una sporca babbana! Dove sono questi ragazzi, Severus?!-.
Piton
era a terra, faceva fatica a sollevare la testa in cui Voldemort aveva
frugato senza rispetto, ma lo consolava sapere che i suoi ricordi non
erano stati scoperti.
-Chiunque
ti abbia dato queste informazioni mente. Il mio sangue è
già macchiato da quello di mio padre e io non avrei mai
scelto una babbana per darmi degli eredi. Io non ho nessun figlio, mio
signore- rispose ansimando.
Per
un attimo credette, o forse sperò, che Voldemort fosse
rimasto soddisfatto della sua risposta. Si sbagliò. Con un
cenno degli occhi dell’Oscuro i
Mangiamorte sfoderarono le bacchette e pronunciarono all'unisono :
-Crucio!-.
Le
urla di Thomas e Lily furono devastanti. I ragazzi si contorcevano dal
dolore, piegati su se stessi. A tratti sembrava che il dolore volesse
diminuire, ma poi ritornava più acuto di prima.
La
signora Black si portò le mani alle orecchie per non sentire
i principini gridare e per la prima volta Sirius vide delle lacrime sul
viso di della madre. La osservò e lei, vedendolo di fronte a
sé, gli
disse: -Se potessi tornerei indietro. Tu sei migliore di me, figlio
mio. Agisci prima che il rimpianto e il rimorso si insinuino in te-.
Sirius,
senza
rispondere nulla al quadro, si voltò e andò in
soggiorno.
I
ragazzi erano sfiniti, non riuscivano più a respirare, Lupin
ed Harry facevano del loro meglio per calmarli, ma
si erano resi conto di quale maledizione stesse colpendo Piton e i suoi
figli. E
sapevano che non c’era rimedio, eccetto la pozione che
Severus aveva lasciato loro.
Vedendo
che Sirius si era presentato, presumibilmente per aiutarli, Remus lo
mandò a prendere la boccetta.
Fu
veloce. La versò nelle tazzine e, mentre
gli altri due tenevano i ragazzi, lui gliela fece bere.
E
Sirius sentì che quei due ragazzi erano innocenti.
Benché figli di Piton, e non erano colpevoli.
I
due si rilassarono appena, riuscirono a respirare quasi normalmente, ma
poi d’improvviso ricominciarono a tenersi la testa.
-Ho
scelto proprio un servo di qualità!- disse Voldemort
–Resistere tanto tempo alla maledizione Cruciatus non
è da tutti. Forse i tuoi colleghi non sono così
potenti come credevo. O forse tu lo
sei molto più di quanto io stesso immagini-.
Severus
non rispose, era a terra, tremava, sudava, dalla bocca gli usciva della
saliva, gli occhi chiusi dal dolore, le braccia lasciate andare ai lati
del corpo provato.
Ma
la concentrazione c’era sempre e non fu impreparato quando
Voldemort ridendogli in faccia gli disse: -Adesso che sei un
po’ più docile, fammi rivedere come hai passato le
tue vacanze-.
Ancora
un muro, ancora solo freddo ed erbe e i lunghi corridoi e poi le sue
stanze ad Hogwarts. Mai, non avrebbe mai ceduto. L’incursione
del Signore Oscuro fu ancora una
volta molto lunga ma non potè vedere nulla. Quando smise di
praticare la Legilimanzia su Piton, Voldemort lo prese per il mantello,
lo trascinò da una parte ed
esclamò: -Adesso saprete cosa succede a chi mi tradisce, a
chi ha l’imprudenza di affermare il falso- e impugnando la
bacchetta urlò: -Avada Kedrava!- .
In
un attimo il Mangiamorte che si trovava al suo fianco cadde a terra,
morto. Poi si voltò verso Piton e disse: -Severus Piton, sei un servo
sincero. In te rinnovo la mia fiducia-.
La
riunione era finita.
Piton era riuscito ad ingannare Voldemort e così, buttato a terra, con solo la forza di volontà di vedere i suoi figli, si smaterializzò per comparire a Grimmauld Place.
CAP 12 E LE GEMME SFIORIRANNO
Sirius
aveva avvisato Moody e Tonks della situazione e loro avevano
chiamato Silente che subito si era presentato a casa Black.
Non
era la prima volta che vedeva i ragazzi soffrire, ogni volta che
Severus si sentiva male anche loro ne risentivano,
però il pozionista non era mai stato sottoposto
alla maledizione Cruciatus e avere sotto gli occhi una tale pena lo
fece sussultare.
Lupin
ne aveva viste parecchie nella sua vita, Harry invece era scosso ma
mantenne la promessa fatta al suo professore e stette vicino a Lily e a
Thomas. Sapeva che si poteva soffrire molto, ma non così
tanto e così a lungo.
Severus
si materializzò in soggiorno, subito Silente e Sirius
accorsero in suo aiuto. La situazione era drammatica, Severus sembrava
morto, se non fosse stato che respirava ancora.
I
ragazzi erano distrutti, ma da quando la tortura era terminata avevano
cominciato a sentirsi meglio.
Vedere
il padre in quello stato fu uno choc. Volevano stargli vicino, ma gli
adulti li chiesero loro
di allontanarsi un po’ mentre portavano Severus
nella sua camera.
I
ragazzi, accompagnati da Harry, entrarono nella stanza di Lily, dove era
conservata l’antica bacchetta.
-Cosa
avete intenzione di fare?- chiese Harry.
-Non
lo sappiamo di preciso- rispose Lily –Alle volte riusciamo a
fare incantesimi senza che nessuno ce li insegni-.
-Ci
viene spontaneo farli- aggiunse Thomas –Come quando ho fatto
cadere Sirius. Io non so come ho fatto, era come se qualcuno avesse
agito per me …-.
-Ma
papà dice che non è magia accidentale- lo
rassicurò la ragazza –Siamo troppo grandi
perché possa esserlo!-.
-Potrebbe
essere collegato con la profezia di Lady Queen- spiegò loro
Harry –Io cercherò di aiutarvi-.
-Non
conosciamo questa profezia- dissero i due –Agiamo
d’istinto-.
-A
me l'istinto
ha sempre dato una mano”- li rassicurò Harry.
I
due presero la bacchetta ed andarono nella stanza del padre. Harry li
fece accomodare nelle poltrone e si avvicinò al letto.
Che
viso sofferente! Sudava e tremava ancora. Silente gli
avvicinò alle labbra una pozione, ma
lui non aveva la forza di bere. Sirius chiese ai ragazzi se poteva
aiutarli in qualche modo, ma loro ringraziarono e risposero che era
tutto a posto.
Poi,
ripensandoci,
gli chiesero se potevano rimanere
un po’ da soli col padre.
Uscirono
tutti, anche Harry, così Lily e Thomas si avvicinarono al
letto.
Lily
sperava che il padre non morisse, non riusciva ad immaginare la vita da
sola con Thomas. Forse non li avrebbero più fatti tornare al
castello del nonno e da soli non avrebbe avuto più senso
andare avanti. L’uomo sul letto era l’unico che
desse uno scopo alla loro vita.
Thomas
non sapeva cosa pensare, non voleva che il padre morisse ma temeva
ancora di più la possibilità che vivesse e
restasse per sempre in quello stato, perso nel suo dolore. Dolore dal
quale aveva sempre cercato di proteggerli. Se lui avesse bevuto la
pozione forse sarebbe riuscito a sopportare maggiormente le torture,
e invece l’aveva data a loro. Non era giusto.
Ma
le speranze dei ragazzi non furono sufficienti e Severus
spirò sotto gli occhi dei figli .
Provarono
a scuoterlo, ma
il mago non si svegliava, Thomas corse a chiamare aiuto e,
quando Lily si accorse che la bacchetta che teneva in mano si era
trasformata in un pugnale, si rese conto di ciò che doveva
fare.
Con
coraggio e sacrificio si sdraiò accanto al padre e si
pugnalò al cuore.
Il
cuore della ragazza si fermò e quello del padre riprese a
battere.
Quando
tutti rientrarono nella stanza si trovarono davanti una scena
tremendamente dolorosa: la ragazza era coperta di sangue, con una mano
teneva il pugnale e con l’altra stringeva la mano quella del
papà.
Thomas
urlò, Silente tolse il pugnale e lo poggiò sul
comodino al lato. Esaminò i due corpi sul letto e, voltandosi
verso Sirius e Remus, disse: -Severus è ancora vivo!-.
Non
poteva essere, pensò Thomas, no! Suo padre non poteva vivere
in quelle condizioni, non lo avrebbe mai voluto.
Prese
il pugnale, che
si ritrasformò in bacchetta. Nel
momento stesso in cui lo fece una luce viola partì dal corpo
di Severus e fu assorbita dalla bacchetta per poi riversarsi
in Thomas. Il
ragazzo stramazzò a terra di colpo mentre Piton ritornava in
sé completamente guarito.
La
prima cosa che vide furono i corpi senza vita dei figli, d'istinto si
alzò e raccolse la bacchetta, ma quella si
sgretolò al contatto con le sue mani.
Aveva
immaginato tante volte quel momento, ma
gli occhi aperti di Thomas e la pozza di sangue che circondava Lily non
li aveva messi in conto. Tutti si
aspettavano un urlo di disperazione, ma questo non arrivò:
sulle guance dell'uomo cominciarono a scendere delle lacrime
silenziose, seguite da muti singhiozzi.
I
corpi dei due ragazzi furono lavati, vestiti e sistemati uno
accanto all’altro. Erano pallidissimi, eppure avevano un
volto sereno.
-L’innocenza!-
pensarono Remus e Sirius.
-Il
coraggio!- pensarono Silente ed Harry.
-I miei bambini- fu l’unica cosa che ripeteva di continuo Severus, in piedi accanto al letto, un po’ da una parte per sistemare i capelli di Lily, un po’ dall’altra per accarezzare le guance di Thomas.
CAP 13 IL NUOVO QUEEN
Severus
non lasciò i suoi figli da soli, mai, neanche per andare a
bere un po’ d’acqua. Voleva sentirsi la bocca
asciutta, voleva sentire la sete che niente può placare,
voleva star male.
Perché
era successo? Perché era destino che succedesse, per una
profezia. Ma la profezia non parlava del nodo alla gola,
dell’acqua che non voleva scendere giù e della
vista annacquata.
Queste cose non erano state profetizzate.
Era
logico, rifletté, non era forse la normalità che
quelle sensazioni fossero provate da un genitore che, disgraziatamente,
sopravvive ai propri figli? Un genitore che non vede il seme crescere
fino a diventare pianta, ma che lo vede cadere ancora bocciolo?
Piton
sarebbe andato avanti ancora per molto a tormentarsi con i suoi
pensieri se Harry, entrando,
non lo avesse interrotto.
-Harry-
dissel’uomo –Grazie per aver mantenuto la promessa-.
-Mi
dispiace- rispose il ragazzo –Non credevo sarebbero morti
così. Io li ho incoraggiati a seguire il loro istinto. Non
credevo che sarebbero morti- diceva tra le lacrime. Harry si
avvicinò ai due ragazzi e, piangendo,
li abbracciò.
Severus
e Silente, che intanto si era affacciato alla porta, lo guardarono
perplessi. Le lacrime di Harry non
avrebbero mai potuto ridestare i ragazzi.
A
quel punto Severus uscì dalla stanza e, passando in
corridoio, vide il quadro della signora Black che si presentava ancora
con colori tenui e sereni.
-
Saluti ai principini- salutò la donna.
-Il
principe e la principessa sono morti- le rispose lui
fissandola.
-Tutti
i principi devono morire per rinascere re-.
-Anche
io sono un Prince dunque diventerò
re?- .
-Tu
sei già rinato Re! Un giorno lo vedrai!-. Rispose la donna,
enigmatica.
-E’
una magra consolazione!- concluse il mago, sconsolato.
Severus
chiamò in soggiorno Silente ed Harry. Non riusciva a parlare
davanti ai corpi dei ragazzi.
Dovevano
unire le loro menti, ragionare sulla profezia, su ciò che essa
non aveva detto chiaramente.
Fu
Silente ad aprire il discorso: -Lady Queen aveva un padre babbano, come
te, Severus, e per questo
fu odiata. Da allora il nome della
vostra famiglia fu Prince-.
-Volevano
cancellarne anche il ricordo. Cosa le fecero? La cacciarono via da
casa?- chiese Harry.
-La
uccisero!- rispose il vecchio preside.
-E’
terribile..- commentò il ragazzo.
-Hai
ragione, Harry, terribile. Da allora i membri della famiglia si
sposarono solo con purosangue. Tutti tranne
la madre di Severus-.
-Tobias
Piton non fu un grande padre: si
vergognava della magia e si vergognava di me. Io soffrii
molto per questo. Ma mentre Lady Queen amò
tutti, io odiai mio padre. Reagii odiando
i babbani e dando risalto alle mie origini magiche, ho
compiuto gesti crudeli e terribili- disse Severus.
-Non
uccisero tua madre e neanche te ma
la vostra anima periva lentamente, giorno dopo giorno-
continuò Silente.
-Poi,
Harry, conobbi tua madre. Ma
come sai, fui la causa indiretta della sua morte. Questo
mi cambiò. Dopo poco conobbi una donna, una babbana, che mi
accolse nel suo cuore, pur conoscendo la mia storia. Credeva veramente
che io fossi diventato una persona migliore, poi arrivarono i bambini.
Il resto lo conoscete- concluse Piton.
-I
suoi figli non la amavano per il suo sangue ma per il suo cuore-
affermò Harry rivolgendosi al professore.
-Con
il loro amore hanno ripulito il tuo cuore dall’odio e hanno
posto le basi perché la morte fosse sconfitta.
Ciò vuol dire che in parte hanno sconfitto il male e dunque
Voldemort. - Rifletté Silente. –Adesso,
affinché la profezia si compia, Harry dovrebbe sconfiggere
Voldemort, perché le gemme rifioriranno solo dopo che il
male sarà sconfitto-.
-E
come dovrei fare?- chiese Harry con un misto di coraggio e stupore.
-Lady
Queen non ha lasciato indicazioni al riguardo- disse, stanco, Piton.
Fra
i tre scese il silenzio. Uno scontro tra Harry e l’Oscuro
signore era improponibile, eppure sembrava non esserci altra via
d’uscita.
Nel
pomeriggio fu preparato un leggerissimo tè da offrire alle
persone che erano venute a dare il loro sostegno morale a Piton. La
McGranitt, i Weasley, Kingsley e Tonks. Lupin non se ne era andato la
mattina. Era rimasto lì a far compagnia, almeno per Sirius
che era realmente sconvolto.
Mentre
sorseggiavano la bevanda il braccio di Severus tremò:
Voldemort lo stava chiamando.
Severus
si materializzò nel solito luogo, ma non vide nessuno. Si
guardò attorno e notò il Signore Oscuro , era
seduto, il volto stanco, debole.
Lentamente
gli parlò: -Mio signore, mi ha convocato?-.
-Severus,
spiegami perché io mi sento così debole e tu
invece sei così forte nonostante il nostro incontro di ieri
sera-.
-Non
ho una spiegazione…-
-Non
mentirmi. Ti ho dimostrato la mia fiducia lasciandoti vivere, adesso
non mentirmi! Perché sono così debole?-.
Severus
ripensò ai ragazzi, che erano riusciti col loro sacrificio e
col loro amore a rendere così stanco e provato il grande
mago oscuro. E, finalmente, vide la verità che per tanto
tempo gli era stata innanzi. Un uomo, un mago con niente addosso se non
un lungo mantello nero. Solo, con la sua malvagità, con la
sua rabbia e l’amore che gli era stato negato
perché figlio di un babbano. Al pensiero che quello innanzi
a sé poteva essere lui stesso vent’anni prima sorrise
amaramente.
-Sei
debole perché lo sei sempre stato!- rispose coraggiosamente.
-Come
osi!- gli urlò in faccia Voldemort, puntandogli
la bacchetta al petto.
-Sei
debole perché non hai mai avuto il coraggio di
perdonare e di amare e ti sei sempre rifugiato nell’odio-.
Voldemort
non credeva a ciò che sentiva.
-Tu
sei il mio servo!- esclamò.
-Quale
mago ha bisogno di servi? Solo quello cui non basta la propria magia!-
rispose Severus.
-Pagherai-
gli sibilò Voldemort nelle orecchie –pagherai
ora!-.
-E’
da trentacinque anni che pago, Tom Riddle!- rispose con un alito di
voce Piton.
Il
mago oscuro pronunciò un incantesimo e subito apparvero
alcuni dissennatori.
Piton
fu velocissimo –Expecto Patronum!-. Dalla
sua bacchetta non uscì la solita cerva, ma una
bellissima aquila che fece indietreggiare le guardie di Azkaban.
Allo scomparire dell'animale luminoso, Severus si smaterializzò lasciando di sasso un debolissimo Voldemort.
CAP 14 E LE GEMME RIFIORIRANNO
Harry
rifletteva in disparte, solo l’amore e il perdono gli
avrebbero permesso di sconfiggere il mago oscuro.
Come
sarebbe riuscito a perdonare l’assassino dei suoi genitori?
Era possibile? Pensò a Piton, a Sirius, a se
stesso. Tutte persone che in qualche modo non avevano ricevuto
l’affetto di una famiglia. Pensò a Riddle, anche
lui non ne aveva avuta una. Questo, però, non bastava.
Guardò
gli ospiti seduti in soggiorno, la preoccupazione e
l’angoscia avevano riempito la stanza. Si alzò e si
avviò verso il corridoio. La signora Black gli sorrise
incoraggiante. Le stanze dei due pestiferi gemelli erano chiuse e lui
entrò nella camera di Severus, dove i ragazzi giacevano sul
letto.
Severus
li aveva coperti, lasciando liberi solo i due visi, come per ripararli
dal freddo. Tra i due cuscini c’era era poggiata
una fotografia. Era una foto che ritraeva
Piton da giovane con una donna. Lei era seduta sulle gambe di Severus e
lui le accarezzava con dolcezza il pancione.
–Avete
la mamma e il papà vicino- disse Harry rivolto verso i due
ragazzi.
In
quel momento Harry sentì qualcuno materializzarsi, si
voltò e vide Severus.
-Scusi
professore, sono venuto per stare un po’ con Thomas e Lily-.
-Non
ti devi scusare. E’ normale- rispose Piton
–Ho visto Riddle. E’ molto debole-.
-Riddle?
Non più l’Oscuro Signore o Voldemort?- chiese
stupito Harry.
-Non
più, Harry.
Mai più. Cosa significa Voldemort? E’ solo un
nome! E lui chi è? E’ solo un mago, come lo sono
io e lo sei tu-.
-Ma
lui è molto potente e ha molti alleati!-.
-Anche
tu sei potente e hai molti alleati- rispose lui –E poi tu hai
la grande capacità di perdonare-.
-Non
è vero. Io sto cercando di capire per quale motivo dovrei
perdonare Tom Riddle, ma la verità e che non ne trovo
nessuno-.
-Perché
non esiste un motivo per perdonare, esiste solo
il perdono. Chi decide di perdonare non ha bisogno di una motivazione.
Non devi perdonare perché Riddle è
cambiato, perché è diventato migliore. Devi
perdonare perché se un giorno vorrai amare, non potrai farlo
sapendo di avere odio in te. Perdona, non per essere superiore agli
altri ma per darti una possibilità di essere felice. Riddle
non è cambiato e non cambierà. Se tu
mantieni vivo in te l’odio per lui, allora
lui avrà vinto, anche se dovesse scomparire-.
Harry
ascoltava mentre fissava il letto e la foto. Non c’era motivo
di perdonare, c’era solo il perdono. Nella foto la donna
sorrideva mentre Severus le accarezzava i capelli, i due salutavano e
sembrava che stessero canticchiando. Ad Harry tornò in mente
la foto dei suoi genitori che Hagrid gli aveva regalato al suo primo
anno ad Hogwarts, lui era piccolo e i genitori lo tenevano in braccio.
Thomas
e Lily, una foto così
non l’avevano e mai l’avrebbero avuta.
In nessuna delle loro foto la mamma li avrebbe guardati, avrebbe
sorriso loro, li avrebbe accarezzati.
Harry
si voltò verso Piton. Il professore aveva le guance rigate
di lacrime. Era stanco. Stanco, anche per asciugarsi le lacrime. Harry
si rivoltò verso i ragazzi e si voltò nuovamente
verso il letto.
Si
sentì invadere da una sensazione di caldo, di soffocamento,
gli si strinse la gola e le lacrime scesero senza che lui potesse farci
nulla. Si avvicinò ai due ragazzi e li abbracciò.
Severus rimase pietrificato, e quindi si sciolse in un pianto
liberatorio.. Improvvisamente i due ragazzi si mossero. Piton e Harry
non credevano ai loro occhi, eppure era così: Thomas e Lily
avevano ripreso i sensi.
Harry
corse in soggiorno a dare la buona notizia, non stava più
nella pelle. Sembrava che i ragazzi, abbracciati al padre, si fossero
appena svegliati dopo una bella dormita.
Sirius
li guardava sorridente, era felice per
loro e per la prima volta anche per Piton. Uscì dalla stanza
e sentì delle voci infantili parlare con una donna. Nel
quadro della signora Black erano comparsi due bambini, li
guardò con attenzione e si accorse che erano lui e Regulus
da piccoli. La madre era felice mentre ripeteva: -Amate voi tutti i
miei splendidi gigli … e che ogni madre riabbia i suoi
figli-.
Lupin
lo raggiunse e, dando un’occhiata al quadro,
capì quali dovevano essere i sentimenti
dell’amico. Gli mise una mano nella spalla e gli disse: -Non
è mai troppo tardi per essere felici-.
-Hai
ragione- rispose mestamente il malandrino –Hai ragione-.
A
questo punto era scontato che si dovesse preparare un bel cenone.
Thomas e Lily si trovavano nella fortunata situazione di poter
combinare guai senza essere ripresi dagli adulti e, siccome
Grimmauld Place era zona franca, anche Harry, Ron e tutti i giovani
capeggiati da Tonks si diedero da fare.
Scherzosi
Expelliarmus, Levicorpus e varie trasfigurazioni si susseguirono per
tutta la sera, accompagnate dalle
trasformazioni facciali di Tonks. Tutto andava alla perfezione.
Ad un certo punto, però, Silente si accorse che
Severus non si trovava più nel soggiorno con gli altri, senza
dare troppo nell’occhio lo cercò nelle altre
stanze. Lo trovò in camera sua, in ginocchio. Si
teneva il braccio e piangeva, non era un pianto triste, ma
di liberazione. Si avvicinò al suo sincero amico e vide
che il Marchio Nero era scomparso dal braccio.
Severus
rientrò in soggiorno, indossava dei pantaloni neri e una
camicia bianca con le maniche sollevate. Le
braccia, finalmente, senza tristi cicatrici. I primi ad accorgersene
furono Thomas e Lily, che
urlarono : -Sì! Evviva! Abbiamo vinto, abbiamo vinto!- e poi
si aggiunsero tutti gli altri.
Severus
si avvicinò ad Harry e lo abbracciò. Il ragazzo
ebbe l’impressione che quello fosse l’abbraccio di
un padre.
Il
cancello del castello dei Prince non si richiuse dopo il loro
passaggio.
Il
giardino era in pessimo stato, ma
presto si sarebbero occupati anche di quello. Thomas e Lily corsero al
quadro del bis-nonno e lo salutarono per poi raccontargli tutto
d’un fiato come avevano trascorso le vacanze di Natale.
Quando
Piton si avvicinò al quadro il vecchio Prince gli disse:
-Perdonami, sono lieto che tu sia venuto. Mi auguro che tu voglia
restare-.
-Non
c’è bisogno di chiedere perdono, nonno. Tutto
è andato come doveva andare. Come tu sai io ho una casa a
Spinner’s End e …-.
-Quella
era la casa in cui sei cresciuto con tua madre e tuo padre. Se vuoi
questa sarà la casa in cui crescerai ed invecchierai coi
tuoi figli. La tua stanza, signor Queen, è
la prima a destra al primo piano-.
Severus
salì al piano indicato
dal ritratto del nonno e aprì la porta della prima stanza.
Appena entrato si trovò di fronte lo stemma della famiglia
Queen: un’aquila dalle ali imponenti! Sopra una scrivania
c’era un album di foto, dove potè vedere sua madre
da piccola e poi a scuola con la divisa dei Serpeverde e poi ancora
tante altre foto. Per ultima una foto rubata al tempo: Severus
piccolissimo in braccio alla mamma e ad un raggiante Tobias.
Uscì
dalla stanza e tornò al piano terra.
I
ragazzi erano usciti in giardino, non li richiamo dentro. Li
guardò dalla finestra, era stato fortunato. Si, alla fine la
vita aveva sorriso anche a Severus Piton, ormai
Queen.