[192]
Ludwig
Beilschmidt;
«Paura,
eh?»
«No, perché dovrei? Sto solo per fare per la
milionesima
volta quello è ho sempre fatto.»
«Non cercare di fare il duro
con me, sono tuo fratello e quindi ti conosco!»
«Ti conosco
anche io e ti consiglio di fare meno il gradasso, già lo so
che
quando sarà il tuo turno, te la starai facendo
addosso.»
Gilbert
aggrottò le sopracciglia ed evitò di guardare in
direzione di
Ludwig, giusto per fargli capire quanto fosse realmente offeso.
Insomma, lui era il meraviglioso Gilbert, il primo della fila nella
sbarra a destra, il primo ad eseguire i giri in diagonale, i grandi
salti, gli allegri. Mica era uno qualunque, lui era Gilbert.
«Pfff,
come ti pare», borbottò al fratello, voltandosi di
spalle e
dirigendosi nei retroscena.
Eppure Ludwig era teso, per quanto
cercasse di nasconderlo al fratello, più si guardava allo
specchio,
più cercava sicurezza nel suo sguardo serio. Doveva solo
mantenere
quell'espressione, fissa, distaccata, dura, e ballare, ballare,
ballare. Si trattava solo di qualche tour, di un mucchio di salti e
un paio di piroette. La musica avrebbe coperto ogni lamento,
l'adrenalina avrebbe preso il posto della fatica per un minuto e
venti secondi circa. Lui doveva soltanto trovare la sua
concentrazione, pancia in dentro e petto in fuori, il respiro che
faceva muovere soltanto il diaframma, proprio come gli aveva
insegnato suo padre, quando ancora vivevano a Berlino.
Ludwig
deglutì ed annuì un paio di volte, mentre
qualcuno, dietro di lui,
apriva la porta di scatto.
«Gilbert, se sei venuto di nuovo
per-»
«Ve, non sono Gilbert!»
Attraverso lo specchio, Ludwig
riconobbe la figura di Feliciano. Indossava una tuta un po' larga ed
una maglietta attillata, scaldamuscoli colorati e spessi calzettoni.
«Ah, sei tu.»
«Sono venuto a dirti in bocca al lupo,
Lud!»
Non capiva se Feliciano fosse realmente ingenuo o se si
fingesse tale. Insomma, lui aveva partecipato a molti concorsi, e
nessun ballerino era mai stato gentile con un altro. Non
veramente, almeno. Per
quanti potessero essere i sorrisi scambiati nei camerini, le parole
gentili e le battute durante i cinque minuti di pausa della lezione,
nella loro mente restava comunque quello spirito di competizione che
li aveva portati fino a lì. Distribuito in modo ed in
maniera
diversa nel cervello di ognuno di loro, ma pur sempre fisso e
presente nella loro testa. Nel caso di Ludwig, lo spirito di
competizione poteva riassumersi in un “fa' del tuo
meglio”, che
coincideva con il desiderio di prevalere sugli altri e con
l'affermare se stesso. Lui, tedesco fino al midollo, non si sarebbe
mai abbassato a dei subdoli giochetti cui spesso aveva assistito.
Scarpette da punta che sparivano, mezze-punte bagnate, scaldamuscoli
sfilacciati e perfino un tutù strappato, una
volta.
«Grazie.»
Feliciano però lo spiazzava, perché Ludwig
non aveva ancora capito a quale categoria appartenesse. Feliciano era
una persona strana, ovviamente squisita, ma difficile da capire.
Tanto per cominciare, era così sbadato da risparmiare agli
altri
ballerini la fatica di nascondergli le cose: lui le avrebbe perse
comunque, perfino in una stanza completamente vuota. Inoltre,
Feliciano era sempre disponibile con tutti. Era capace perfino di
rinunciare alla sua mezz'ora di stretching pur di aiutare Lili, una
ragazza che aveva soltanto quindici anni, ad ammorbidire le suole
alle sue scarpette.
«Ve, sei teso, non è vero?»
Ludwig lo
fissò, Feliciano gli sorrise raggiante e allora lui
scostò lo
sguardo.
«No, affatto.»
«Ah, inutile che fai il duro!», gli
disse, appoggiando le mani sulle sue spalle, «Lo so che sei
emozionatissimo!»
Auto-convincendosi che sarebbe stato
completamente inutile protestare, Ludwig sbuffò ed
annuì in maniera
impercettibile.
«Ve, lo sapevo! Io la paura la sento a
pelle!»
Ludwig sollevò un sopracciglio, domandandosi
perché mai
Feliciano fosse così esperto di quel tipo di sentimento.
«Allora
Lud, che variazione porti?»
«Lago dei Cigni», rispose
velocemente, mentre accendeva le luci attorno allo specchio, per
truccarsi.
«Mi piace Sigfrido!»
«Non la variazione di
Sigfrido, però», specificò,
«Non mi piaceva l'idea di un principe
che si fa prendere in giro da una donna e da un uccello.*»
Feliciano
rise, Ludwig non capiva che cosa ci fosse di tanto divertente in
ciò
che aveva appena detto.
«Ve, adesso torno dal mio fratellino, che
non era nemmeno molto contento del fatto che io venissi qui da te. Ci
vediamo, Lud, ciao!»
Lui si limitò ad un cenno della testa,
mentre il ballerino italiano spariva di nuovo oltre la porta.
Aveva
conosciuto Feliciano appena un giorno prima. Tra gli altri
quattordici finalisti, non capiva per quale assurdo motivo dovesse
attaccarsi a lui proprio una persona tanto rumorosa e loquace.
Feliciano gli aveva stretto la mano con tanta energia da agitarlo
fino alle spalle, dopo di che aveva cominciato a raccontare la storia
della sua vita (e di quella di suo fratello) e Ludwig l'aveva
registrata quasi inconsciamente.
Lovino (così doveva chiamarsi)
e Feliciano vivevano rispettivamente con la madre e con il padre,
separati quando loro due avevano poco più di dieci anni.
Entrambi
però erano stati ammessi, all'età di quindici
anni, all'Accademia
Nazionale di Roma. A Feliciano Roma piaceva, perché gli
ricordava
veramente tanto i racconti di suo nonno, che aveva visitato
praticamente ogni angolo di quella città. Era stato proprio
grazie a
lui che i due fratelli si erano decisi ad affrontare quel provino.
Fortunatamente per entrambi, visto le doti interpretative e
coinvolgenti di Feliciano, e la tecnica e la dedizione di Lovino, il
Grand Prix che si stava tenendo a Parigi in quei giorni non era poi
così irraggiungibile. E quindi, preparate le adeguate
variazioni, si
erano iscritti ed erano passati alla fase finale.
Ludwig pensò
che quella storia probabilmente era simile a quella di suo fratello,
con l'unica differenza che, nel caso di Gilbert, si era trattata di
pura fortuna, e che mai e mai un tipo come lui avrebbe potuto
immaginare di arrivare ad un livello così alto. Gilbert
aveva le
doti e non le usava, credeva che la danza, almeno nel suo
meraviglioso
caso, potesse basarsi su un'espressione convincente e su una presenza
scenica niente male.
Pensare a suo fratello lo aveva fatto
distrarre come al solito. Doveva finire di truccarsi e doveva trovare
l'equilibrio psicologico per affrontare la giuria. Chiuse gli occhi,
si concentrò.
Ludwig sentì una voce femminile con un forte
accento francese parlare al microfono e annunciare che la finale del
concorso sarebbe cominciata fra quindisci
minuti.
A
Ludwig la danza piaceva, dava ordine alla sua vita. La danza gli
diceva cosa mangiare, quanto mangiare, quando mangiare, quando andare
a dormire, quanto allenarsi, dove allenarsi, fino a che punto
sforzarsi. La danza lo spingeva oltre i limiti del suo fisico e lo
aiutava a riscoprirne di nuovi, lo aiutava a crescere dentro e
fuori.
La tensione che precedeva la sua performance faceva parte
di questo tipo di cambiamento, una crescita attraverso la conoscenza
che era cominciata quando lui aveva soltanto sei anni.
Ludwig
inspirò ed espirò lentamente, ripassando
mentalmente i passi, dove
e quando sorridere, in che modo usare le braccia. Il suo corpo
avrebbe dovuto fuggire da Parigi, volare in un castello e rimanere
lì
per un paio di minuti. Ludwig non era più Ludwig, le quinte
sparivano e venivano sostituite da pareti di pietra, i riflettori
diventavano lanterne e candele, la giuria erano dame e
principesse.
Ma Ludwig purtroppo rimase a Parigi, coi piedi per
terra ed una bottiglia d'acqua tiepida stretta tra le mani.
Qualcuno
gli batté una pacca sulla spalle, la telecamera restava
puntata sul
suo profilo.
«Numero centonovantadue, Ludwig Beilschmidt, dalla
Berlino Dance Academy. Lui interpreta la variazione maschile dal Pas
de Trois del Lago dei Cigni di Petr Il'ic Cajkovskij.»
Ludwig
chiuse gli occhi e sospirò di nuovo. Era concentrato, si era
allenato per settimane, addirittura mesi. Non aveva nulla da temere,
lui non era spaventato come invece Feliciano aveva cercato di
convincerlo. Anzi, era rilassato, stava per fare una delle cose
più
naturali che sapeva fare. Non doveva dibutare di se stesso.
Qualcuno
gli fece segno di entrare, Ludwig sollevò il mento. Punta,
pianta,
tallone, punta, pianta, tallone, punta, pianta, tallone. Il pavimento
scivolava lentamente sotto i suoi piedi e lui nemmeno se ne
accorgeva. Lanciò uno sguardo veloce alla giuria, prima di
mettersi
in posa e poi cominciare a ballare.
«Ve, Gilbert! Tuo
fratello è proprio bravo!»
Un paio di gradinate più sotto,
cinque metri in un corridoio scarsamente illuminato, seconda porta a
sinistra, il resto dei ballerini aveva trovato la posizione
più
comoda per seguire Ludwig in diretta. C'era un televisore abbastanza
grande da permettere a tutti di capire che cosa stesse succedendo in
quel momento sul palco. Feliciano era letteralmente euforico e per
questo si era già guadagnato qualche occhiata più
che stupita.
Gilbert aveva un'aria di sufficienza. Arthur, accovacciato sul
pavimento, non staccava gli occhi dallo schermo nemmeno per un
secondo. E Alfred fissava lui, ovviamente, chiedendosi se fosse un
umano o un alieno, dato che non sbatteva nemmeno le palpebre.
«Wow,
ma hai visto la punta nel jeté?»
«Eh?», fu l'unica risposta
che riuscì a formulare quando vide quegli occhi verdi
puntati
direttamente sulla sua faccia.
«Niente», borbottò Arthur,
continuando a seguire la variazione.
Francis aveva entrambe le
braccia appoggiate sulla sbarra, accanto a lui un ragazzo stringeva
in maniera spasmodica un orso di peluche. Probabilmente un talismano,
un anti-stress o un portafortuna, ce n'erano tanti in giro.
«Bravo,
vero?»
Il ragazzo lo guardò per un attimo, si sistemò
gli
occhiali sul naso ed annuì.
«Non ti ho mai visto a lezione, sei
arrivato ora?»
«... Veramente c'ero a lezione, sono alla sbarra
accanto alla tua.»
Francis sbatté le palpebre un paio di volte.
Nella sua mente focalizzò Alfred, Arthur (che aveva
catturato la sua
attenzione molto spesso, per colpa dei pantaloncini troppo corti),
Gilbert, Antonio e le ragazze; quelli erano i suoi vicini di sbarra,
ma di quel biondino timido non c'era neanche l'ombra. Non tra i suoi
ricordi, almeno.
«Oh, sì! Ho capito! Sì, mi ricordo di
te!»,
il che era una sporca bugia.
Il ragazzo annuì,
semplicemente.
«Comunque mi chiamo Francis,
piacere.»
«Matthew...»
Antonio osservava la scena perplesso
e si chiedeva per quale assurdo motivo Francis fosse così
maledettamente bravo quando si trattava di fare colpo. E per quale
assurdo motivo lui, che gli somigliava in molti aspetti, non aveva
affatto la stessa capacità. Probabilmente però
quel ragazzo (che
era sicuro di non aver mai visto prima) si era semplicemente fidato
di quello che poteva essere un viso amico ora che si trovava in un
contesto così difficile da affrontare.
Per forza, doveva
assolutamente essere così. E di conseguenza, con lui quella
tecnica
avrebbe avuto la stessa riuscita.
«Ehi», disse, avvicinandosi a
uno dei due italiani (ovviamente quello che non si dimenava come
un'anguilla davanti al televisore).
Lui gli rivolse
un'occhiataccia, che ovviamente Antonio non colse.
«Ti ho visto
ieri a lezione e... Cioè, sai, non sei mal- Ehi, io sono
Antonio!»
…
E forse sembrava anche un cretino.
«Lasciami in pace, bastardo,
non vedi che sono impegnato ora?»
Antonio rimase perplesso, e per
un attimo fu anche tentato di scappare da Francis e chiedergli
qualche consiglio.
«... Come, scusa?»
«Sei anche sordo
allora? Ho detto:
b a s t a r d o,
lasciami in pace», gli ripeté il ragazzo,
scandendo con precisione
viscerale ogni singola lettera dell'insulto.
Antonio rimase a
fissarlo a bocca aperta, mentre a qualche metro da loro, Elizabeta si
godeva la scena. E sembrava anche parecchio divertita! Non si era
minimamente accorta che se Gilbert non guardava suo fratello, allora
si perdeva sulle sue curve un po' morbide. Non aveva il fisico di una
ballerina, clavicole sporgenti come matite, costole che spuntavano
sotto i vestiti o anche che premevano contro i body, Elizaveta era
armoniosa, completamente, e forse proprio per questo nessuno dei suoi
movimenti era mai sembrato spigoloso. Lei era sempre gentile,
delicata, leggera come una piuma mentre volteggiava su pochi
centimetri di gesso e raso rosa.
Quando si guardò attorno, notò
gli occhi di Gilbert e lo vide distogliere immediatamente lo sguardo,
senza capire.
«Che ti succede, aru?»
«Niente, quel tipo è
un po' strano.»
«Ha la faccia da maniaco, aru.»
«Mh, hai
ragione. Se si avvicina lo stendo.»
«Ti serve una mano,
aru?»
«No, mi farò bastare una padella.»
«Ve! Lud, sei
stato bravissimo!»
Quando Ludwig tornò dietro le quinte, il
primo che lo accolse (forse fin troppo calorosamente) fu Feliciano.
L'italiano gli era corso incontro con un enorme sorriso stampato in
faccia, ovviamente a braccia aperte e lo aveva stretto con forza,
continuando a ripetere quanto lui fosse bravo, forte, bello, quanto
il suo collo del piede fosse impressionante, quanto avesse eseguito
bene la variazione scelta. Ludwig si era limitato ad assumere
un'espressione seria, forse un po' troppo burbera, vista la vicinanza
di una persona così solare che creava troppo contrasto con
lui, ma
non se ne importò.
«Grazie», borbottò, afferrando un
asciugamano.
Feliciano trotterellava dietro di lui, Gilbert gli
rivolse un cenno con il mento, senza dire nulla. Quando
arrivò
davanti ad un ragazzo quasi sicuramente orientale, quello fece un
piccolo inchino e si complimentò.
«Ve, Lud, tu conosci Kiku?»,
domandò Feliciano.
Ludwig scosse la testa. Non aveva nemmeno
voglia di fare amicizia proprio ora che pensava che avrebbe potuto (o
dovuto) ballare almeno mille, fosse duemila volte meglio.
«No.»
La
sua era una risposta secca, mirata a far desistere ogni tentativo
dell'italiano. Ma ovviamente era tutto inutile, visto che Feliciano
sembrava ancora più intenzionato di prima a disturbarlo.
«Oh,
allora penso proprio che sia arrivato il momento che voi due vi
conosciate!», disse Feliciano, «Lud, lui
è Kiku! Kiku, lui è il
mio amico Lud!»
[619]
Arthur
Kirkland;
«Ma hai visto che roba?! Quel ragazzo è
bravissimo! Oh, dannazione, ma lo hai visto? È praticamente
perfetto!»
Arthur stava parlando da circa mezz'ora del medesimo
argomento, e Alfred lo fissava come uno che aveva sentito parlare per
circa mezz'ora del medesimo argomento. Eppure era stato lui a
chiedergli di riscaldarsi insieme... Ma come gli venivano in mente
certe idee?
«Oddio, e i salti! Ma hai visto che salti?!
Cioè...
Io non riuscirei a saltare così in alto, quel ragazzo ha dei
muscoli
eccezionali. E poi-»
«Arthur?»
«Che vuoi?»
«Basta
adesso, okay? Se devi parlare così tanto dopo ogni
variazione, io
preferisco starmene con mio fratello Matthew.»
«Chi è
Matthew?»
«Mio fratello.»
«Questo l'avevo capito. Intendevo
sapere chi è tra tutti i ragazzi.»
«Ah.»
Alfred si voltò,
le gambe ancora in spaccata e la schiena girata all'indietro. Arthur
fissò per un attimo il solco che si creava tra le scapole e
tra i
muscoli, la linea sottile che evidenziava la colonna vertebrale, le
spalle e-
«Quello lì.»
A qualche metro da loro, con la
schiena appoggiata alla sbarra e il mento nascosto contro il pelo
marroncino di un orso di peluche, c'era un ragazzo biondo,
tremendamente simile ad Alfred, ma fortunatamente per lui molto meno
rumoroso ed appariscente. Matthew (se quello era Matthew) sembrava
piuttosto impegnato a seguire gli ampi gesti che Francis faceva con
le mani mentre gli parlava.
«Poverino, credo che Francis ci stia
provando con lui. Forse dovresti dargli una mano.»
«Ahahaha! È
compito di un eroe come si deve!»
Arthur aveva un sopracciglio
sollevato ed un'espressione praticamente sconvolta. Alfred lo stupiva
sempre di più, perché adesso che credeva che la
sua età mentale
ammontasse più o meno a dodici anni, Alfred lo aveva fatto
ricredere
convincendolo che non arrivasse nemmeno di striscio ai sei.
«Ma
forse è contento così, di solito nessuno parla
con lui.»
«Alfred,
dimentichi che Francis è un maniaco.»
[288]
Kiku
Honda;
La stretta di mano di Ludwig prima o poi lo avrebbe
ucciso, o più semplicemente gli avrebbe spezzato le ossa.
Kiku
aveva sentito a lungo gli elogi che Feliciano aveva fatto di lui.
Essi non si limitavano soltanto alla danza, ma al suo carattere
magnifico. Magnifico a detta dell'italiano. Kiku credeva che tutto
ciò che poteva definirsi “simpatico”,
“carino” o “magnifico”
fosse lontano anni luce da Ludwig. Ludwig era una specie di militare
in borghese (o in calzamaglia) che non scattava sull'attenti, ma che
era costantemente rigido e serio. L'opposto di Feliciano,
letteralmente, che però, in un certo senso, sembrava
affascinato da
lui.
Kiku per queste cose aveva sempre avuto occhio, interessarsi
della sfera privata altrui era spesso più divertente che
curarsi
solo ed esclusivamente della propria. Soprattutto per quanto
riguardava il campo amoroso.
Lui era solito offrire una visione
visione di sé abbastanza vaga, troppo scarna per permettere
a
qualcuno di scoprire qualcosa sul suo conto. E questo gli permetteva
di concentrarsi ed analizzare gli altri, sia nei loro particolari
più
fastosi, che in quelli più piccoli ed accennati.
Feliciano, ad
esempio, era una di quelle persone che ben presto commettevano
l'errore di fidarsi più degli altri che di se stessi,
così come
faceva con Ludwig, che aveva già innalzato a suo mentore e
protettore. Ludwig, al contrario, tentava (quasi con successo) di
mantenersi estraneo ad ogni legame, senza capire che era ciò
di cui
avesse più bisogno.
«Piacere di conoscerti, Ludwig.»
[559]
Antonio
Fernandez Carriedo;
Quella sera, a cena, molte cose erano
cambiate rispetto al giorno precedente. Alcuni gruppi si erano
consolidati, altri si erano appena formati. Tra una stretta di mano e
l'altra, Antonio riconobbe la sagoma del ragazzo italiano che aveva
visto quel pomeriggio.
Ne aveva parlato con Francis e lui aveva
detto che quella sera sarebbe riuscito a presentarglielo, in un modo
o nell'altro. Antonio non sapeva ancora che razza di scusa si sarebbe
inventato, ma sperava che per lo meno non usasse metodi illegali e
poco ortodossi. Ma si trattava pur sempre di Francis, quindi doveva
prepararsi al peggio.
«Antonio!»
Qualcuno lo afferrò per le
spalle e rischiò di farlo cadere. Dopo aver barcollato per
qualche
secondo, Antonio riconobbe attorno a lui i volti di Francis e Gilbert
e quello di... E quello di una specie di armadio a tre ante che
sembrava essere appena uscito da una caserma. Antonio alzò
le mani
quasi per istinto, biascicando frettolosamente un “sono
pulito”
con tanto di espressione sgomenta.
«Smettila di fare il cretino»,
disse Francis, ridendo.
«Lui è Ludwig, il fratello di Gilbert.
Ma non l'hai visto ballare, oggi?»
Antonio ricordò vagamente di
un tedesco, del Lago dei Cigni e di una faccia seria e quasi
spaventosa, ma quel pomeriggio era stato troppo impegnato a fissare
l'italiano e a provarci con lui (fallendo miseramente).
«Sai,
Ludwig si è già trovato un ragazzino.»
«Non è il mio ragazzo,
è solo un italiano petulante», si
affrettò a specificare
l'interessato.
Le parole “italiano petulante” destarono
improvvisamente l'attenzione di Antonio, ma prima che potesse
interessarsi oltre, sentì una specie di urlo flebile, che
pronunciava il nome di Ludwig e quello di suo fratello.
«Scusate,
ci abbiamo messo un po' di tempo perché io e Lovino ci
eravamo
incastrati!»
Mentre gli altri presenti si domandavano i che modo
due ragazzi potessero restare incastrati, Antonio fissò
l'italiano
che aveva appena parlato. Era quello che, quel pomeriggio, non aveva
fatto altro che ripetere quanto Ludwig fosse bravo a ballare. Accanto
a lui, però, c'era anche-
«Feliciano!», disse Gilbert,
sorridendo in direzione di Antonio, «Non ci presenti tuo
fratello?»
Francis fu sicuro di vedere gli occhi di Antonio
brillare per un attimo, non appena il fratello di Feliciano
borbottò
un “Lovino” e strinse un paio di mani.
*Ludwig
si riferisce a Odile e a Rothbart, che riescono ad ingannare il
principe e a fargli giurare amore eterno alla persona
sbagliata.
Okay, lo ammetto, questa fic si sta
praticamente scrivendo da solo e io ne approfitto finché le
cose
vanno così! :D
Per prima cosa, ora vorrei spiegare il motivo che
mi ha spinto a scegliere quella variazione per Ludwig. È
presa dal
Passo a Tre del Lago dei Cigni e qualunque versione che ho visto, il
ballerino è sempre rigido, serio e fissa sempre un punto in
alto! XD
In più ho visto che ogni ballerino che la esegue, punta
molto sulla
forza nei salti... E okay, quello che sto dicendo non interessa a
nessuno, quindi passo direttamente alle risposte alle
recensioni!
Stefy_rin:
sappi che le stalker, se ti somigliano, allora sono sempre ben
accette! Mi fa piacere leggere che la fic ti sia piaciuta
così
tanto. Era da un po' che volevo scrivere qualcosa sulla danza, visto
che è la mia più grande passione, ma non ne avevo
mai avuto il
coraggio. Quindi sapere che questo esordio non ha fatto del tutto
schifo... Beh, mi rende assai felice, grazie<3
Scricciola:
spero che questo seguito ti sia piaciuto, nonostante l'USUK scarseggi
un po'. D: Ho voluto introdurre un po' di coppie, come la GerIta, la
Franada e la Spamano, ma prometto che presto anche Alfred ed Arthur
avranno un bel po' di pagine Word dedicate a loro. =) In fondo
restano pur sempre la coppia più bella!
Kiretta:
anche io inizialmente ero un po' scettica all'idea di Alfred come
ballerino. Ma poi, ricordandomi che razza di persona mi tocca
sopportare a lezione, mi sono resa conto che anche lui potrebbe
calzare a pennello nel suo ruolo! XD Spero che questo capitolo ti sia
piaciuto e, se non hai ancora [ri]visto la Sylphide, allora posso
consigliarti quale cercare? *__* Se ti piace la storia, credo la
versione migliore sia quella Nureyev/Fracci, se invece vuoi guardare
bene i balletti, allora ti consiglio qualcosa di più
recente, come
quella Legris/Platel. Lei è veramente brava, io l'ho
conosciuta
grazie alla Sylphide e ho comprato il dvd della Bayadére
dell'Opera
di Parigi solo perché c'era lei che interpretava Gamzatti!
XD
Ichibanme_Arisu:
il rating non diventerà subito rosso, anzi, penso che ci
vorrà
ancora del tempo! Ad ogni modo, grazie per tutti i complimenti e ti
prometto che prima o poi continuerò anche la fic che ho
abbandonato
mesi fa. E se lo dovessi mai fare, sappilo, sarà soltanto
per te! XD
Grazie mille per la tua recensione, alla prossima<3
emily
ff:
credo di inserire un link per ogni capitolo, per dare una vaga idea
sul balletto. Perché lo so che probabilmente sono l'unica
malata che
conosce ogni coreografia, maschile o femminile, che conosce ogni
ballerino e ogni versione di un grande balletto. XD Prometto che il
capitolo arriverà presto, ho cominciato a scriverlo, quindi
ormai è
questione di giorni. =) Quella fic devo finirla, perché odio
lasciare le cose a metà D: Grazie mille per il tuo commento,
a
presto!
AlterNeko:
ti ho risposto su FB, ma ovviamente lo faccio anche io! Innanzitutto
sappi che per me è un onore leggere una tua recensione,
visto che ti
ho ripetuto miliardi di volte che adoro il tuo modo di scrivere e che
ti ammiro come autrice. Sono anche contenta che la caratterizzazione
di piaccia, perché solitamente è la cosa che mi
fa dannare più di
tutte le altre! Spero di risentirti presto (e di leggerti presto
anche qui su EFP ;P) un bacio!
Smary:
quando c'è Francis nelle vicinanze un argomento poetico come
quello
dei culi è sicuramente d'obbligo, su questo non ci piove. La
frase
“ho passato le selezioni” con tanto di atmosfera di
suspance
credo sia più che naturale! XD O almeno per quello che ne
so, visto
che per ora non mi sono mai cimentata in qualcosa del genere, quando
si arriva alle finali di un concorso internazionale è
praticamente
scontato che qualche compagnia famosa ti noti. A quel punto, il sogno
di Arthur di essere anche solo un ballerino di quinta fila del Royal
Ballet, comincia. =) Grazie mille per la tua recensione, a
presto<3
inuyasha94:
entra in una scuola di danza, guarda dei ragazzi ballare e poi
conoscili anche fuori. Non ti sembreranno mai dei ballerini! XD Forse
questo non basterà a spiegarmi, ma è
così, almeno per quel che mi
riguarda! XD Purtroppo in questo capitolo c'è soltanto un
po' di
Alfred/Arthur, ma tempo al tempo, devono ancora fare amicizia.
ù__ù
Ci risentiamo al prossimo capitolo, un bacio! :3
Robbuccia:
Alfred effettivamente fa un po' strano come ballerino. E Feliciano e
Lovino, sì, li vedo anche io più ferrati nel
contemporaneo. In
questo tipo di concorsi però (quelli internazionali) si
punta
soprattutto sul classico e quindi ho cercato di adattare più
o meno
tutti quanti e di scegliere balletti che potessero rifarsi alla
storia dei personaggi. Ad esempio, nella Sylphide (ambientata in
Scozia), il protagonista, James, vede delle creature fatate e si
innamora di una di loro, ma nessuno crede alla loro esistenza... E
insomma, fa molto Arthur con le sue fatine. XD A dir la
verità, io
non amo particolarmente la Spamano, ma so che in questo Fandom sono
molti a shippare questa coppia e così ho provato a
cimentarmi anche
io nell'impresa... Sperando di riuscirci, ma ho dei seri dubbi! XD
Grazie per la recensione, a presto! =)
Lalani:
okay, lo ammetto, anche a me manca tanto Lituania. =( Avevo pensato
di mettere lui e Polonia al posto di due ragazze, ma poi mi restavano
quattordici giovincelli e soltanto una fanciulla, la cosa non sarebbe
stata equa! D: Altrimenti avrei dovuto alzare il numero dei
partecipanti, e a quel punto so che sarei andata nel pallone,
perché
ci sarebbero stati veramente troppi personaggi da gestire! D: Ad ogni
modo, grazie per il commento, spero che la storia continui a
piacerti! =)
yalexy:
yeah, anche a te piace la Prussia/Ungheria. Ti ritenevo una persona
totalmente stupida, ma forse (forse, forse, forse) non è
così. Però
potrei anche sbagliarmi. Alfred che balla è... Beh, direi
una specie
di pericolo che rischia di caderti addosso dal palco e quindi di
farti stramazzare al suolo. Una mica vagante, o qualcosa del genere.
Spero di riuscire a gestire tutte le coppie, visto che ho cercato di
inserire almeno le più famose. ;w; Ma non so se
riuscirò
nell'impresa. Ad ogni modo, grazie mille per la tua recensione,
perconsachemisembravaseriamachepoisièrivelatailcontrario.
AliDiPiume:
beh, vedo che la fic ha avuto l'effetto tanto sperato di attirare
qualche ballerino o ex ballerino (e magari privo di lattina di birra
stretta in mano, visto uno dei tuoi ultimi commenti :D) Beh per ora
Arthur non viene ancora conteso, ma dammi un po' di tempo e
cominceranno un po' di guerre (dato che con tutte queste coppie
è
praticamente impossibile evitarne). Spero di continuare a vederti in
giro e di risentirti presto, un bacio!
Vorrei
fare un ringraziamento finale a tutti coloro che hanno recensito il
primo capitolo. Non mi aspettavo che questa fic potesse piacere
così
tanto, ma ho comunque voluto scriverla. La danza è la mia
più
grande passione (e so che non importa a nessuno questa cosa xD) per
questo penso di essermi affezionata particolarmente a questa storia.
Spero continuiate ad apprezzarla e a commentarla, perché mi
farebbe
veramente molto piacere.
Adesso la smetto di annoiarvi e vi
saluto, con la speranza di poter rispondere alle vostre recensioni
nel terzo a capitolo. =)
Un bacio<3
Ci rivediamo nel
prossimo capitolo con... Oh beh, vi lascio un indizio:
Paquita;
La coreografia non c'entra molto con il personaggio, ma la storia di
questo balletto mi ricordava qualcuno! =)
Bye! ♥