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Autore: pachelbel90    30/08/2010    0 recensioni
"La verità è che mi mancava qualcuno con cui scherzare e giocare, come facevo da piccola.[...]Avevo bisogno di Jacob Balck. Il mio Jacob, il mio lupo rossiccio. Da quanto tempo non lo vedevo? Da mesi ormai." Cosa succederebbe se Nessie fosse stata tenuta separata da Jake per qualche mese? E se tornasse solo lei a Forks?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Ringraziamenti: volevo ringraziare le persone che avevano commentato in precedenza e che avevano inserito questa storia tra le seguite. Mi scuso infinitamente per l'errore commesso. 

Purtroppo non so quanto velocemente riuscirò a postare; per fortuna ho un po' di capitoli pronti. Mi scuso se non sarò costante, ma il fandom RDJude mi occupa un sacco di tempo e invade i miei pensieri...<3 ___ <3 Comunque non disperate, non vi abbandonerò! Buona lettura!

CAPITOLO 1: PENSIERI

 

Aprii gli occhi. Tutto intorno a me era bianco. Ma…era un sogno? Oppure era la realtà?

Certo che era la realtà! Mi trovavo in una distesa ghiacciata, e per miglia e miglia non si vedeva niente, solo il bianco della neve…persino ad occhi ben più penetranti degli umani! Gli occhi di un vampiro. O meglio, dovrei dire mezzo-vampiro.

Infatti io non sono un vero e proprio vampiro. Sono il risultato di un incrocio tra un’umana, mia madre, e un vampiro, mio padre. Non siamo in molti; per quanto mi ricordo esistono solo altre quattro persone come me, Nahuel e le sue tre sorelle. Purtroppo la loro nascita violenta ha causato la morte delle loro rispettive madri, mentre io sono l’unica mezza-vampira della Terra ad avere una madre, per fortuna. Il mio amore per la mia strana famiglia supera ogni immaginazione.

Mi presento: il mio nome è Renesmee, e fra poco compirò sei anni. In realtà non li dimostro affatto!

Non sono tanto alta, non ho ancora raggiunto l’altezza della mamma, che certo non è una stanga. Ho gli occhi di lei, prima che diventasse vampira, cioè di un bel color cioccolato, a detta di tutti, ma che io in realtà trovo insignificanti. Il colore dei miei capelli è quello del mio papà, ramati, e ricci, come quelli di nonno Charlie. Ad occhi umani posso sembrare una quindicenne, ma purtroppo per ora non so molto bene cosa potrebbero pensare di me, dato che non ho mai parlato con un essere umano all’infuori del nonno, di Sue Clearwater e Billy Black, che comunque sanno, o almeno hanno una vaga idea, di ciò che siamo e soprattutto di ciò che sono.

Prerogativa dei mezzi-vampiri infatti è quella di crescere molto in fretta, perciò per ora mi è stato vietato di farmi vedere troppo dagli umani. La mia crescita repentina potrebbe spaventarli. Dovrò ancora aspettare un anno: dopo sette anni di vita infatti la crescita di un mezzo-vampiro si ferma e si vive per sempre. A meno che qualcuno non decida il contrario. Io non sono immortale; o meglio, per un certo verso sì. Tutti i vampiri lo sono, anche se c’è un modo con cui possono venire uccisi. Ma io? Io non sono un vampiro normale. Come si uccide un mezzo-vampiro? Basta solo metà della procedura usata per i vampiri normali? Per uccidermi basterebbe solo tagliarmi in mille pezzi oppure solo essere bruciata? Dato che per i vampiri veri occorrono entrambe le procedure, per me, che sono metà vampiro, basterebbe solo metà di questa tortura?

Oh, ma cosa vado a pensare?? Non dovrei farmi prendere da pensieri così deprimenti, soprattutto quando sono sola. Pensai.

La verità è che mi mancava qualcuno con cui scherzare e giocare, come facevo da piccola. Certo, avevo i miei fantastici genitori, che dimostravano solo pochi anni più di me, essendo fermi entrambi alla splendida età di diciassette anni l’uno e diciotto l’altra; avevo i miei splendidi zii e i miei nonni, più belli di qualsiasi divo del cinema. Ma, pur volendo loro un bene immenso, sapevo di chi avevo bisogno in quel momento.

Avevo bisogno di Jacob Balck. Il mio Jacob, il mio lupo rossiccio. Da quanto tempo non lo vedevo? Da mesi ormai.

Sì, perché poco dopo che i Volturi vennero a farci una “visita di piacere”, la mia famiglia decise di abbandonare Forks, e trasferirsi per un po’ dal clan di Denali, in Alaska.

Ed ecco qui spiegato il bianco intorno a me!

Decisi di scacciare questi pensieri dalla mia mente e di concentrarmi solo sulla mia preda, che si mimetizzava tra i ghiacci. Se solo ci fosse stato Emmett con me!! Si sarebbe divertito a dare la caccia all’orso.

All’improvviso lo vidi: un maschio, bello e maestoso, e temibile per qualsiasi umano. Ma io ero umana solo a metà, perciò l’orso polare prima mi guardò, per capire quanto potevo essere pericolosa, poi, appena vide i miei canini, sentì il pericolo e provò a scappare, ma fu tutto vano. Con un balzo mi fiondai sul suo collo e, tenendolo fermo con le mani, gli portai via tutto il sangue che aveva. Finito con lui, mi sentii sazia.

Di solito quando cacciavo mi era facile sentirmi un vampiro come tutti gli altri. Ero letale proprio come loro; il cibo umano non mi attirava, preferivo di gran lunga bere il sangue di qualche animale. Anche io, come tutti, avevo deciso di astenermi dal cacciare gli umani, proprio come voleva Carlisle, mio nonno. Seguivo la dieta “vegetariana”, come amavamo definirla, e sinceramente ne ero ben felice. La mia parte umana si rifiutava categoricamente anche solo di pensare di assaggiare sangue umano. E poi diciamocelo: avevo paura che mi diventassero gli occhi rossi, e di certo non mi avrebbero donato affatto!

Decisi di tornare a casa, così mi misi a correre; ma i pensieri continuavano a tormentarmi e la mia andatura non era veloce quanto avrei voluto e dovuto; tanto per cominciare la mia temperatura non è fredda quanto quella dei vampiri, anzi, è molto più calda, perciò mi stavo quasi congelando, e poi i miei, quando mi mandavano a caccia da sola, non volevano che mi allontanassi troppo, o che almeno non stessi troppo tempo lontano da casa.

Rinunciai a correre, e mi misi a camminare, con passo abbastanza sostenuto, pensando. Mi sarebbe davvero piaciuto tornare a Forks. Lì mi sentivo a casa, anche se avevo passato più tempo in Alaska che nello stato di Washington. Ma com’è che si dice? È il posto in cui si è nati dove ti senti più a casa tua? Oppure è il posto dove ti sei trovata meglio? Non ricordavo molto bene.

Il fatto è che volevo tornare. Mi mancavano i pini, le distese di alberi, e non di ghiaccio, animali diversi da foche e orsi polari. E mi mancava la grande casa Cullen dove ero nata, dove avevo giocato.

E poi tutta questa neve mi faceva venire in mente quella terribile mattina in cui avevo pensato di morire. Nonostante avessi solo qualche mese di vita, ricordavo molto bene di avere percepito l’ansia e la rassegnazione della mia famiglia, dei licantropi Quileutes e dei vampiri coraggiosi che erano venuti a testimoniare in mio favore. Avevo sentito la stretta di mia madre più forte del dovuto, gli sguardi di mio padre sostenuti, come se fosse l’ultima volta che mi vedeva. E avevo visto il mio Jake preoccupato. Da morire.

Ecco un altro motivo per cui desideravo tornare. Jacob. Il mio amico mi mancava in maniera terribile. Lui era il mio migliore amico, il mio protettore, e la sua mancanza si faceva sentire ogni giorno di più, e non solo perché mi mancava giocare con lui. Mi mancava il suo calore, la sua tenerezza e quell’attenzione speciale che riservava solo a me.

All’inizio, quando la mia famiglia decise di trasferirsi, ero troppo piccola per ribellarmi, e poi a dirla tutta ero felice, perché Carmen mi stava molto simpatica, così come tutti gli altri membri del clan di Denali. Non riuscivo a capire che cosa avrei perso lasciando Forks. Lasciando lui. Perciò non mi opposi.

Le visite di Jacob si susseguirono negli anni, ma sempre più rare e di breve durata. In effetti non ne capivo il motivo…forse si era stufato di stare dietro a una bambina di pochi anni, nonostante la mia crescita accelerata? D’altronde lui era molto più grande di me, e dimostrava di essere ancora più grande del dovuto a causa della sua trasformazione in licantropo.

Decisi di scacciare i pensieri riguardanti il mio amico: mi mettevano troppa tristezza.

Mi concentrai quindi su un altro bell’aspetto del mio possibile ritorno a Forks. Io volevo andare a scuola. Certo, c’era il problema che assomigliavo in maniera terribile a mio padre, e gli occhi ricordavano troppo quelli di Bella e di nonno Charlie. Era passato troppo poco tempo da quando Edward Cullen e Bella Swan avevano frequentato il liceo di Forks, si erano fidanzati e si erano sposati, mentre gli abitanti del piccolo paese avevano sparlato sulla loro unione e sul loro matrimonio improvviso e dal loro punto di vista prematuro. Di certo qualcuno si ricordava di loro, e avrebbe potuto notare la somiglianza incredibile che c’era tra di noi.

Però avevo un piano.

 

 

 

Senza rendermene conto mi misi a correre e in breve tempo fui a casa.

I Cullen erano tutti là; i membri del clan di Denali invece non c’erano. Li sentivo, con i miei sensi super-sviluppati, allontanarsi da casa per andare a caccia. Evidentemente stavano aspettando solo il mio ritorno; chissà perché non mi avevano salutato…

Guardai i miei genitori: Edward e Bella, seduti su un divano, si guardavano negli occhi con uno sguardo così intenso da mettere quasi in imbarazzo coloro che per caso si trovavano a guardarli. Zia Rosalie, bellissima nel suo vestito rosso, stava giocando a scacchi con Esme, la mia cara nonna apparentemente trentenne. Mio nonno Carlisle, bello come il sole, stava chiacchierando con mio zio Jasper, alto e leonino; zia Alice stava dipingendo, veloce e perfetta, mentre zio Emmett, grosso come l’orso di cui mi ero appena cibata, la stava infastidendo. La mia strana, numerosa e perfetta famiglia di vampiri! Li guardai con attenzione. In effetti in questo momento sembravano quasi umani.

Appena  misi piede in salotto si voltarono tutti a guardarmi e mi sorrisero con calore. Mi amavano più di ogni cosa, era chiaro. Il pensiero di scatenare un possibile litigio riguardo al mio desiderio nascosto mi fece quasi rivoltare lo stomaco: come potevo farli preoccupare così? E poi…ero sicura che fosse nascosto? D’altronde avevo un padre che sapeva leggere nel pensiero! Ma ero stata attenta a nascondergli tutto, pensando sempre ad altro quando c’era lui nei paraggi.

“Nessie! Avevo capito che stavi per arrivare quando eri ancora a miglia da qui! Hai il fiato pesante quando corri.” scherzò zio Emmett.

Non essendo un vero e proprio vampiro, il mio cuore batteva, come quello degli umani, e sebbene riuscissi a correre veloce quanto i vampiri, il mio cuore si affaticava. Allo zio piaceva prendermi in giro per questo; io invece non lo sopportavo.

“Emmett, ti ho già detto di non chiamarla così! Quello stupido nomignolo datole da Jake non mi va proprio giù, e gradirei che voi non lo usaste!” disse irritata mia madre. Tuttavia, quando pronunciò il nome di Jake, la sua espressione si rilassò e fece un gran sorriso. Jacob mancava anche a lei; d’altronde era anche il suo migliore amico. Era una cosa che mi piaceva moltissimo: avere lo stesso migliore amico della mamma.

“Scusalo Bella, lo sai che tuo fratello è un idiota!” disse papà, e poi continuò, rivolto a me

“ Senti tesoro, non riuscirò a leggere cosa stai pensando, dato che tua madre ha potenziato tanto il suo scudo da tenerti quasi sempre protetta quando sei con me…però so leggere le persone anche senza ascoltare i loro pensieri. Mi sembri preoccupata. Vuoi dirmi che cos’hai?”

Ecco il motivo per cui il clan di Denali se n’era andato senza salutarmi. Evidentemente Edward aveva detto loro qualcosa, e quindi con molto tatto avevano deciso di non mettere il naso in questa storia, che riguardava solo i Cullen.

Questo significava che papà aveva capito che c’era qualcosa che non andava.

Come avevo pensato di potergli nascondere qualcosa?

Però in effetti mi sembrava fin troppo tranquillo: forse non aveva indovinato il mio desiderio. Aveva solo capito che c’era qualcosa che morivo dalla voglia di dire.

Il mio povero papà non immaginava neanche lontanamente che stessi per fargli una richiesta così tremenda; ai loro occhi certo, non ai miei. Io la consideravo una richiesta più che accettabile! Quale genitore al mondo avrebbe proibito al proprio figlio di non andare a scuola, per di più nel suo stesso liceo?   

Nonostante tutti i miei buoni propositi in quel momento mi sentivo un mostro. Ma come potevo  fare loro una domanda del genere? Come potevo chiedere a coloro che avrebbero rischiato la vita per me, e che lo stavano per fare in passato, di accettare la mia richiesta, così pericolosa per me, per loro e per la nostra segretezza?

Ma come potevo non fargliela? Era dei miei desideri che si stava parlando in fondo, no?

Mia madre, dolce e premurosa come sempre, spezzò il silenzio che si era creato dopo le parole di mio padre e mi disse:

“Tesoro, puoi chiedere tutto quello che vuoi! Avanti, parla.”

Ecco appunto, proprio come immaginavo! Non mi avrebbero mai detto di no. La mia io-diavolo, o come preferivo chiamarlo, il mio lato umano, stava esultando dopo le parole di Bella.

La mia io-vampira invece sapeva che non mi avrebbero accontentato, non questa volta almeno.

Tutte le persone che sapevano di come definivo i miei due io non capivano e dicevano che sarebbe dovuto essere il contrario. Per me invece era logico! Il mio lato umano era quello più debole, più incline a farmi sperare per il meglio, proprio come facevano gli umani. Il mio lato vampiresco invece era razionale e valutava sempre al meglio le possibilità che mi si presentavano davanti, tralasciando la stupida speranza umana. Di solito, se seguivo il mio lato umano, mi mettevo sempre nei guai. Se seguivo il mio lato vampiro, al contrario, andava tutto per il meglio.

Ora comunque sto divagando davvero troppo con i pensieri. Per fortuna che sono schermata! Pensai.

Con riluttanza decisi di seguire il mio lato umano; nonostante sapessi che era il più debole, lo facevo vincere quasi sempre. Così mi feci coraggio, presi un bel respiro profondo e sbottai:

“Voglio tornare a casa nostra. A Forks. So che è impossibile per voi tornare, perciò pensavo di andare senza di voi. Potrei trasferirmi da nonno Charlie, sempre se lui è d’accordo. E vorrei anche frequentare la scuola di Forks. So che la somiglianza con te, papà, e con te, mamma, potrebbe spiazzare, perciò pensavo di farmi passare per una lontana cugina di Edward e mettere delle lenti a contatto colorate per nascondere il vecchio colore degli occhi di Bella. Cosa ne pensate?”

Avevo parlato tenendo la testa bassa, lo sguardo fisso sul pavimento; quando alzai lo sguardo, davanti a me non c’erano più le persone quasi umane che avevo visto al mio arrivo. Ora davanti a me c’erano otto vampiri sconvolti e infuriati.  

   
 
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