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Autore: Julia Weasley    10/09/2010    28 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Questa storia è il seguito di "Eroi non si nasce, si diventa". Per chi giustamente non si ricorda tutti i dettagli, inserirò sempre delle note alla fine di alcuni capitoli per ricordare qualcosa che si riferisce alla storia precedente. Nel caso dessi per scontato qualcosa e non lo scrivessi, chiedete e vi sarà risposto!

Disclaimer: i personaggi di questa fanfiction appartengono a J.K. Rowling, tranne la famiglia Queen e qualcun altro. Non scrivo a fini di lucro. L'immagine l'ho creata utilizzando disegni altrui, che trovate a questi link: dazzle-stock, intoxicates--stock, lindowyn-stock e flordelys-stock (qui e qui). Ovviamente ho avuto il loro permesso.

Ringraziamenti
: in particolare a Moony3, che mi ha fatto un po' da musa ispiratrice, più che altro perché grazie a lei ho capito che concludere decentemente una trama del genere è possibile, ad Alohomora, che per prima mi ha fatto venire questa idea, e a malandrina4ever, grazie alla cui fanfiction (Il vero amore è per sempre) ho visto il film che mi ha ispirato il titolo, risparmiandomi un sacco di materia grigia!
Buona lettura!


Non può piovere per sempre

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Capitolo 1
Un agguato sventato

L’uomo si Materializzò alla fine del viale ghiaioso, davanti al cancello chiuso di una villetta a due piani. Indossava un abito da lavoro blu notte e un mantello in tinta. I capelli brizzolati gli davano un aspetto distinto, ma le rughe della fronte, più marcate del solito a causa della preoccupazione, lo facevano sembrare più vecchio di quanto non fosse in realtà.
Prima di varcare il cancello, esitò per parecchi istanti, volgendo gli occhi scuri in direzione del mare agitato a sinistra della villa. L’inverno era quasi alle porte e il cielo grigio conferiva un colore plumbeo all’acqua salmastra. Il vento intenso faceva levare schizzi gelidi che impregnavano l’aria circostante, rendendola umida e fastidiosa.
Il rombo improvviso di un tuono in lontananza lo riscosse: si stava preparando un temporale. Erano soltanto le quattro del pomeriggio ma la notte sembrava essere già scesa.
L’uomo attraversò il piccolo giardino e aprì la porta. Non appena fu tornato dentro casa, la prima cosa che vide fu un gatto grigio e arancione disteso sul tappeto di fronte al caminetto acceso.
Attila alzò pigramente la testa verso di lui, per poi rivolgerla di nuovo in direzione del camino, godendone il tepore con gli occhi socchiusi.
Oltre al crepitio del fuoco, non si sentiva volare una mosca, a parte qualche lieve tintinnio di posate dalla stanza adiacente.
L’uomo ripose il mantello ed entrò in cucina, trovandovi sua moglie in piedi davanti alla credenza, intenta a preparare del tè. La donna aveva raccolto i capelli neri in uno chignon, aveva il respiro pesante e ogni tanto tirava su col naso. Quando lo sentì arrivare, si voltò a guardarlo, e il marito vide che i suoi occhi azzurri erano arrossati.
« Perseus, sei tornato presto, oggi » esordì lei.
« È stata una giornata tranquilla al lavoro, così ho preferito andarmene prima. Tu non sei proprio andata al San Mungo? »
La donna scosse la testa in segno di diniego, distogliendo in fretta lo sguardo dal suo, come se non avesse voluto incrociarlo.
« Diane? » la richiamò Perseus, mentre lei sussultava. « Ci sono novità? »
Non era tanto sicuro di voler sentire la risposta, in realtà.
Lei annuì in silenzio e dalla sua espressione Perseus comprese che le notizie non dovevano essere buone.
« Sono riuscita a mettermi in contatto con Alphard, via camino. Mi sembrava la fonte più attendibile… » esordì Diane, lanciando un’occhiata esitante al marito.
« E cosa ti ha detto? » chiese lui, apparentemente impassibile, serrando i pugni.
Lei aprì la bocca per rispondere ma le uscì solo un suono strozzato. Le lacrime le inumidirono gli occhi ma la donna rispose con una calma innaturale.
« Non c’è più niente da fare. È stato ucciso ».
Le tempie gli pulsavano tanto da fargli male ma Perseus non voleva arrendersi all’evidenza.
« Come fa Alphard ad esserne così sicuro? » chiese, testardo.
« Ha detto di essere riuscito a parlare con la moglie di Lucius Malfoy. È stata lei a dirglielo. Non si sa come, perché non hanno ritrovato il corpo, ma è sicuro » riprese la donna con difficoltà. « Voleva tornare indietro e Tu-Sai-Chi l’ha fatto uccidere ».
Lui rimase immobile, come colpito da una secchiata d’acqua gelida. Non poteva essere successo veramente…
« Rachel lo sa? » fu l’unica cosa che riuscì a chiedere, con la voce incrinata.
Diane annuì, poi si sedette, la testa tra le mani.
Perseus si accorse di tremare. Se di dolore o di rabbia, questo non poteva saperlo. Per più di due mesi non aveva fatto altro che desiderare di incontrare Regulus Black e fargli passare il peggior quarto d’ora della sua vita.
Da quando sua figlia aveva scoperto che il ragazzo era un Mangiamorte, Perseus aveva iniziato a odiarlo: Regulus gli aveva promesso che non avrebbe mai fatto soffrire Rachel, ma aveva mentito, come sempre, del resto. Tutti loro si erano sentiti traditi. Perseus si era sforzato di accettarlo, di considerarlo separatamente dalla famiglia che aveva alle spalle, gli aveva dato la propria fiducia, ma lui l’aveva calpestata alla prima occasione.
Uguale a tutti gli altri Black, né più né meno, aveva pensato, furibondo.
Avrebbe voluto fargliela pagare molto cara: certe volte aveva avuto la tentazione di strozzarlo a mani nude.
Adesso però era cambiato tutto. Regulus era morto, senza che se ne conoscesse il motivo o il modo, e Perseus non sapeva più che cosa fare e su chi sfogare la propria rabbia.
« Come… sta? » chiese, pensando a sua figlia, le mani chiuse a pugno, il volto livido.
« Come vuoi che stia? Si è chiusa in camera sua da stamattina e non vuole vedere nessuno. Non ha più toccato né acqua né cibo. E non ha versato neanche una lacrima ».
Marito e moglie si lanciarono un’occhiata colma di miriadi di sentimenti angoscianti: dolore, sconforto e paura erano solo una piccola parte di quello che provavano.
« Che cosa possiamo fare per lei? » chiese Diane, con un’espressione confusa. « Ha solo diciotto anni. Non saprei nemmeno cosa dirle ».
« Non c’è nulla da dire. Le parole non servirebbero a niente » replicò lui.
Lei abbassò lo sguardo sul tè che si stava lentamente raffreddando. Lo versò in una tazza per sé e ne offrì una seconda al marito, poi rimase a fissarla, in silenzio, osservando i piccoli cerchi concentrici che si allargavano lungo la superficie della bevanda.
Non voleva ripensare a ciò che aveva dovuto affrontare quella mattina. Andare da sua figlia e riferirle della morte di Regulus le era sembrata un’impresa impossibile, ma quella di assistere impotente alla reazione di Rachel era stata mille volte peggiore.
Per una Guaritrice come lei era insopportabile sapere che per certi dolori non esistevano cure immediate. Si era dovuta accontentare di rimanere al fianco di sua figlia, cercando di farle forza, inutilmente, perché tutti i sogni e le speranze della ragazza erano stati spazzati via all’improvviso.
Diane sentì bruciare la gola e cercò sollievo portando la tazza alle labbra e svuotandone il contenuto in pochi secondi. Poi lanciò un’occhiata a Perseus, che stava fissando qualcosa di indefinito fuori dalla finestra.
Meccanicamente, rovesciò la tazzina sul piattino, lasciando scolare i residui del tè. Non aveva mai avuto una grande stima per tutte le forme di Divinazione, ma era talmente disperata da voler trovare almeno un conforto nell’illusione che per sua figlia il futuro non avrebbe portato solo sofferenze.
Quando esaminò i fondi del tè, si rese conto che avrebbe fatto meglio a non guardare. La macchia sulla destra somigliava molto a un teschio, chiaro segnale di pericolo, mentre quella a sinistra sembrava un bastone…
« Lascia perdere quelle sciocchezze » le disse Perseus, voltatosi verso di lei in quel momento.
Diane non gli diede retta.
« Il bastone cosa significa? » domandò.
Perseus sospirò. Sua moglie certe volte si metteva in testa delle idee assurde, pur di non voler accettare la realtà dei fatti. A cosa credeva che servisse una stupida predizione?
« Mi sembra che voglia dire “agguato”… »
In quell’esatto istante, il campanello della porta d’ingresso suonò.
Diane ebbe un sussulto e fece cadere la tazzina per terra, poi lanciò uno sguardo orripilato al marito, che ricambiò. Non avevano bisogno di parlarsi per capire di aver pensato la stessa identica cosa: quando un Mangiamorte tradiva, spesso era la sua famiglia ad essere punita, ma visto che Voldemort non avrebbe mai osato toccare i Black, forse aveva deciso di prendersela con qualcun altro che fosse molto vicino a Regulus…
Perseus cercò di riassumere il controllo di sé e si incamminò fuori dalla cucina, la mano nella tasca, serrata intorno alla bacchetta, mentre Diane si alzava e lo seguiva a sua volta.
« No, Sory, non aprire » sussurrò Perseus alla sua elfa domestica, che si stava dirigendo verso la porta. Sory si fermò e lo vide accostarsi all’uscio con un’espressione tesa.
« Chi è? »

Nel frattempo, in una stanza del piano superiore, una ragazza se ne stava seduta sul pavimento a gambe incrociate e rivolgeva uno sguardo spento alla finestra, del tutto indifferente a quello che succedeva intorno a lei.
A causa del maltempo la camera era poco illuminata; la luce era rimasta spenta. Accanto a lei, su un vassoio, giaceva il pranzo ancora intatto.
Le ossa iniziavano a dolerle perché era rimasta immobile in quella posizione per troppo tempo, ma non aveva nemmeno la forza di trovarne una più comoda. In fondo, nessun dolore fisico era paragonabile a quello che stava provando dentro di sé. Era come se una tenaglia rovente le stesse stritolando le viscere, come se qualcuno le avesse strappato brandelli di carne a morsi.
Stordita e distrutta, non sapeva più cosa pensare. Le sembrava di vivere un terribile incubo, perché non poteva essere accaduto veramente, Regulus non poteva essere…
Una fitta lancinante al cuore le impedì di formulare per intero il concetto, e fu tanto dolorosa da costringerla a piegarsi in due, inclinando il busto in avanti e affondandosi le unghie nelle guance.
« Regulus… »
La sua voce strozzata si spezzò e il viso si tramutò presto in una maschera di dolore, per l’ennesima volta da quando quella mattina aveva avuto la conferma che tutte le sue speranze fossero state vane.
Era una sofferenza troppo grande da sopportare. Non riusciva a concepire come fosse possibile immaginare che Regulus semplicemente non esisteva più, che non le avrebbe più parlato o sfiorato il viso o rivolto il suo solito sguardo altero ogni volta che qualcosa non gli stava bene. Era assurdo. La morte era una cosa troppo definitiva per essere reale. Rachel non voleva né poteva accettarla…
Si accorse di aver serrato i pugni solo quando il palmo della mano le iniziò a far male. Distendendo le dita, lasciò vagare lo sguardo umido e appannato sull’anello che lui le aveva regalato poco meno di tre giorni prima e si chiese se lui sapesse già allora quello che gli sarebbe spettato.
L’enormità di ciò che aveva perduto per sempre la colpì con la stessa violenza di un tuono.
È colpa mia, pensò, mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare. Se non avesse voluto salutarmi prima di fuggire, avrebbe fatto in tempo a salvarsi…
Rachel sarebbe voluta morire in quel momento pur di non convivere con la voragine che le aveva squarciato l’anima e che, ne era certa, la avrebbe accompagnata per il resto dei suoi giorni.
La furia e la disperazione scatenate come un uragano dentro di lei le fecero improvvisamente perdere il controllo della propria magia: un vaso di fiori esplose all’improvviso e i cocci si sparsero sul pavimento, mentre l’acqua si rovesciava sul mobile di legno.
Si sentiva mancare il fiato e, nonostante avesse una gran voglia di urlare a squarciagola tutta la propria disperazione, dubitava di essere in grado di emettere anche un debolissimo suono.
Aveva perso la nozione del tempo. Le sembrava di trovarsi seduta lì per terra da giorni e giorni e giorni…
In quel momento le parve di sentire la voce ansiosa di sua madre all’inizio del corridoio. La donna stava parlando con qualcuno.
« Non ti assicuro che sia nelle condizioni di ricevere visite, comunque ci proverò ».
Rachel era talmente confusa e accecata dalle lacrime intrappolate nei suoi occhi che si rese conto a mala pena che la donna fosse giunta appena dietro la porta della sua stanza.
« Rachel, ci sarebbe una visita per te… » esordì Diane, esitante.
La ragazza aprì la bocca per rispondere, ma le uscì solo un verso incomprensibile. Si schiarì la voce e riprovò.
« Ho detto che non voglio vedere nessuno. Mandali via » disse con voce rauca, coprendosi le orecchie con le mani, le dita tra i capelli come nell’atto di strapparseli dalla testa.
« Mi dispiace, Barty, ma è ancora molto scossa… » disse la signora Queen, rivolgendosi al visitatore.
Nel sentire quel nome Rachel ebbe un sussulto e, per la prima volta quel giorno, provò interesse per qualcosa. Forse Barty sapeva cosa era successo di preciso a Regulus. Anche se non c’era speranza che fosse vivo, lei sentiva il bisogno di sapere esattamente come era stato ucciso.
« Aspetta, mamma! » esclamò, con un enorme sforzo: la gola le bruciava come se fosse stata incandescente. « Fallo entrare ».
La porta si aprì lentamente ma Rachel non vide entrare il ragazzo: gli dava le spalle e ed era ancora rivolta in direzione della finestra. Non aveva neanche la forza di voltarsi a guardare.
Udì Barty indugiare per alcuni istanti sulla soglia, come se fosse indeciso sul comportamento da assumere. Poi lui la raggiunse, andandosi a sederle accanto.
Rachel gli lanciò un’occhiata distratta. Anche lui era più pallido del solito, e in quel pallore le lentiggini del viso risaltavano di più. Anche se i capelli color paglia erano ordinati e precisi, il suo sguardo comunicava tutto tranne che equilibrio interiore.
Per alcuni infiniti istanti rimasero in perfetto silenzio: l’unico rumore che si sentì fu quello del vento che soffiava forte.
Rachel non si era accorta del fatto che la mano di Barty fosse infilata in una tasca del mantello, stretta intorno alla bacchetta. A suo parere, erano solo due ex compagni di scuola che si dolevano per la morte del loro migliore amico.
« Mi dispiace » esordì lui, posandole l’altra mano sulla spalla nel vano tentativo di consolarla.
Rachel alzò il viso verso di lui.
« Tu sai che cosa hanno scoperto gli Auror? » chiese con voce flebile.
Non era sicura di volerlo davvero sapere, ma al tempo stesso sperava di avere qualche informazione in più. Era orribile pensare che non avrebbe più rivisto il suo Regulus senza neanche essere a conoscenza della fine che aveva fatto.
« Non hanno scoperto molto nemmeno loro » rispose Barty, cupo. « Anche se non ci vuole tanto per capirlo. Evidentemente ha cambiato idea… e Tu-Sai-Chi l’ha punito ».
Rachel tornò a fissare il pavimento, con la sensazione che un macigno le gravasse sulla testa.
« Io… » continuò Barty, stavolta con una voce colma di esitazione, « pensavo che tu ne sapessi più di me… Pensavo che vi foste incontrati prima che lui… bè, prima che scomparisse ».
Rachel lo guardò di nuovo, aggrottando la fronte.
Sì che si erano incontrati, proprio la sera antecedente la morte di Regulus. Lui le aveva confessato di essersi pentito di essere un Mangiamorte, le aveva chiesto scusa per averla ingannata per tanto tempo, e le aveva intimato di non riferire a nessuno di quel loro incontro per evitare ritorsioni su di lei. Ma ora che ci pensava, aveva insistito anche su un’altra questione.
Non fidarti di nessuno, nemmeno delle persone che consideri amiche. Nessuno, nemmeno di Barty.
Erano state le sue esatte parole, ma Regulus non aveva voluto spiegare perché non dovesse fidarsi del loro amico.
« Non è che per caso vi siete incontrati e lui ti ha riferito qualcosa di importante? » domandò Barty, mentre la sua mano intorno alla bacchetta si serrava ancora di più. « Magari ha fatto qualche nome… insospettabile? »
Nonostante le sue condizioni, Rachel riuscì a ragionare con sufficiente lucidità. In realtà non si pose neanche il problema. Si fidava ancora di Regulus e se lui si era raccomandato di non dire nulla, doveva esserci un motivo più che valido.
« Non l’ho più visto dal giorno in cui ci siamo lasciati, dalla fine dell’estate» si affrettò a rispondere. «Non so assolutamente nulla ».
« Oh, d’accordo» rispose Barty, mascherando il proprio sollievo, e lasciò stare la bacchetta.
Finito l’attimo di lucidità, Rachel ripiombò nella disperazione cieca che l’aveva tormentata fino a quel momento.
Barty le rimase accanto, sempre con la mano sulla sua spalla, cercando di infonderle un minimo di conforto.
« Nel caso in cui ti servisse qualcosa, conta su di me » le disse.
Lei annuì. Apprezzava il supporto dell’amico ma continuava a sentire un dolore lancinante all’altezza del cuore ed era perfettamente consapevole del fatto che, insieme a Regulus, era morta anche una parte di sé.

Dopo essere uscito dalla villa dei Queen, Barty si Materializzò su una collinetta poco distante, dove una figura incappucciata e coperta da un mantello nero lo stava aspettando. « Allora? » esordì una voce femminile.
« Nessuno di loro sa nulla. Non dobbiamo preoccuparci » rispose il ragazzo, notando che si era appena messo a piovere.
La donna però non parve molto convinta. I suoi occhi scuri e ardenti sembravano volergli leggere la mente.
« Sei sicuro che Regulus non abbia raccontato niente? »
« Ti ho detto di sì. Non lo vedevano da mesi » confermò Barty, nervoso, mentre le gocce cadevano sempre più fitte.
« Spero che tu non ti sia lasciato influenzare dai sentimentalismi. Mi sembri piuttosto sollevato per non essere stato costretto a uccidere quella ragazza ».
« Siamo amici da tempo. È ovvio che io sia sollevato, Bellatrix. Ma resto sempre fedele al Signore Oscuro, e Lui si fida di me ».
Bellatrix parve contrariata ma non lo contraddisse.
« Meglio così » commentò infine, riponendo la bacchetta pronta all’interno della veste. « Sarebbe stato un vero peccato dover sterminare una famiglia di Purosangue ».
Nessuno disse una parola per parecchi secondi. Rimasero immobili sotto la pioggia che scrosciava e inzuppava i loro mantelli. Infine Barty alzò lo sguardo verso di lei, che aveva un’espressione terribile e mostrava un miscuglio di sentimenti contrastanti ma tutti violenti.
« Tu hai saputo qualcosa? » le domandò.
« Nessuno dei Mangiamorte che conosco ha detto di averlo ucciso, e non mi azzardo a chiederlo al Signore Oscuro. A Lui non piace parlare dei traditori… »
« Giusto » convenne Barty: nemmeno gli stessi seguaci del Signore Oscuro sapevano quanti fossero veramente. Lord Voldemort utilizzava quel metodo per impedire che un solo pentito potesse fare i nomi di tutti i suoi vecchi compagni.
Si sforzò con tutto se stesso di ignorare quella parolina che invece gli rimbombava nelle orecchie, facendogli dolere la testa: traditore.
Aveva notato da tempo che Regulus si comportava in modo strano ma per settimane aveva cercato di convincersi che quei sospetti fossero solo frutto della propria immaginazione. Regulus non poteva aver deciso di tradire il Signore Oscuro.
Era stato proprio lui ad introdurlo tra i Mangiamorte e Barty gli era stato tanto riconoscente da non voler vedere quello che chiunque conoscesse molto bene il più giovane dei Black avrebbe potuto notare: stava cambiando lentamente idea.
Alla fine si era deciso ad affrontarlo e concedergli un avvertimento, sperando che Regulus rinsavisse e tornasse ad abbracciare la causa per cui si era fatto marchiare. E invece...
Barty lanciò un’occhiata al mare burrascoso, stringendo i pugni e ignorando completamente la pioggia che ormai cadeva a catinelle. Non sapeva se essere più addolorato o furioso. Era stato amico di Regulus fin dall’inizio del loro primo anno a Hogwarts, ma ora si sentiva a sua volta ingannato. Perché aveva deciso di cambiare così tanto?
Un rumore accanto a lui gli ricordò che Bellatrix era ancora lì. La donna sembrava provare le sue stesse emozioni.
« Devo andare » disse lei in tono deciso. Pareva desiderosa di distruggere qualunque cosa le fosse capitata davanti.
Quando Barty rimase finalmente solo, lanciò un’occhiata alla villa dei Queen. Per fortuna non era stato costretto a chiamare i rinforzi. Aveva sperato con tutto se stesso di non ritrovarsi nelle condizioni di dover tendere un agguato alla famiglia di Rachel. In effetti, vederla in quello stato lo aveva fatto sentire malissimo. Era sempre stata una ragazza iperattiva e adesso sembrava aver perso addirittura la voglia di vivere. E tutto questo per colpa di Regulus.
« Hai visto cos’hai combinato? » sussurrò al vento, come se il destinatario di quello sfogo lo potesse udire, mentre si sentiva invadere da una rabbia impotente. « Traditore ».
Di lì in poi ne fu certo: non lo avrebbe mai perdonato.


*Angolo autrice*
Ben ritrovati a tutti! Spero che abbiate trascorso delle belle vacanze! Sono al tempo stesso contenta e terrorizzata all'idea di pubblicare questa storia, spero solo di cavarmela. Però è bello tornare a pubblicare, mi mancava...
Barty vi ha fatto prendere un colpo, eh? Molti di voi già hanno iniziato a detestarlo alla fine della storia precedente, figuriamoci ora.
Questi primi capitoli saranno tutti un po' tristi (mi dispiace), ma presto gli eventi si evolveranno in meglio, abbiate fede.
Quest'anno sarò molto più impegnata del solito quindi mi perdonerete se la storia la aggiornerò ogni 10 giorni invece di ogni settimana. Non so ancora quanto sarà lunga, per ora ho scritto i primi 6 capitoli e ideato i successivi. Si vedrà.
Ah, all'inizio la serie doveva intitolarsi "Toujours Pur", ma ho cambiato idea all'ultimo minuto e ho scelto quest'altro che mi aveva suggerito Alohomora, perché si adatta di più alla serie in generale.
Al prossimo aggiornamento, che sarà il 20 settembre!

Se vi interessa, la cara Beatrix Bonnie ha disegnato alcuni personaggi della mia storia, così ho pensato di inserire i link qui, tanto per ricordare i bei tempi felici:
Regulus, Rachel e Barty
Il trio insieme a Emmeline Vance
Barty scopre che Regulus è un Mangiamorte
Perseus Queen
Grazie, Marta! =)
  
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