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Autore: Tico_Sarah    19/09/2010    4 recensioni
Il villaggio di Taraah ha sempre vissuto chiuso nella foresta. L’equilibrio e le abitudini degli abitanti non sono mai state interrotte se non da esigui contatti con il mondo esterno. Tuttavia, l’arrivo dei pirati e una nuova malattia che incombe sul villaggio, portata da un animale misterioso, cambieranno le cose una volta per tutte. Una persona da salvare, un viaggio azzardato e un misterioso frutto, muteranno per sempre la vita della protagonista di questa storia. E non solo la sua… Anche Taarah non sarà più la stessa. [Spoiler negli ultimi capitoli; Leggere bene la nota in fondo al capitolo per informazioni.] Mi raccomando, leggete gli avvertimenti; per il resto... buon divertimento!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 3

 

L’uomo Del Battello

 

  Arissa si era svegliata molto presto, quella mattina. Il primo pensiero che le venne in mente fu di preoccuparsi per come avrebbe reagito la madre una volta saputo che voleva scansare le faccende domestiche per il quarto giorno di fila.

La ragazza si alzò dal letto in fretta, indossò un abito di cotone lillà e afferrò la solita tracolla contente il Lumacofono, il coltello da cucina e la carta geografica. Considerava quegli oggetti come un piccolo tesoro e ormai li portava sempre con sé.

Alle nove uscì dalla stanza e si diresse verso la porta facendo meno rumore possibile. Stava per entrare in sala, quando udì le voci dei suoi genitori dalla cucina. Sembrava che i toni fossero piuttosto accesi, e il volume delle loro voci superava di gran lunga quanto Arissa avesse mai sentito in vita sua.

Incuriosita, si avvicinò alla cucina. La porta era chiusa.

-Sono stufo del tuo comportamento!- stava dicendo il padre.-E parla, almeno!-

Arissa tese le orecchie, cercò di guardare dallo spioncino senza risultati e alla fine si appiccicò alla porta. Sentì un mugugnare sommesso, probabilmente appartenente alla madre, ma non seppe distinguerne le parole.

Il nervosismo del padre aveva raggiunto limiti allarmanti se aveva deciso di sfogarsi con la moglie. Arissa sapeva quanto Eichiro soffrisse dell’indifferenza della moglie, ma non aveva mai rotto l’equilibrio che regnava in casa per amre della tranquillità familiare. Del resto, era lo stesso dolore che provava Arissa quando cercava di parlare con la madre e il massimo che ne ricavava era una specie di rimprovero su come dovrebbe comportarsi una moglie. Era fissata, per qualche strano motivo.

-A volte vorrei soltanto sentirmi amato da te, Kaguya! Ma tu non ne sei capace! Invece di pensare a lucidare e rilucidare questa casa dovresti occuparti di più della tua famiglia!-

Arissa non ebbe bisogno di sentire la risposta, per sapere che sarebbe stata una cosa del genere:-Mi sono sempre occupata di questa casa, e voi mi ripagate così?- e con quel “voi”, intendeva anche Arissa, che spesso aveva deciso evadere da casa senza il suo permesso.

-Ti ho accontantata in tutto!- replicò Eichiro, con rabbia- Non mi pare di essere un ingrato!-

A questo punto anche Kaguyaalzò la voce:-Perché non ti prendi cura di tua figlia? Lo sai che ultimamente se ne va sempre a spasso per la foresta? Non posso mica pensare a tutto, io!-

-L’unica cosa a cui devi pensare è smettere di comportarti come la cameriera!- esclamò Eichiro.-Andrebbe anche bene, se solo dimostrassi di avere dei sentimenti! E mia figlia, come hai detto tu, vale molto più di te!-

Un rumore di passi.

Arissa scappò per raggiungere l’ingresso e attese che uno dei suoi genitori facesse la sua comparsa.

Eichiro sbucò dal corridoio con le sopracciglia congiunte e le labbra ridotte a una linea sottile. Sembrava infuriato. Quando la vide le rivolse una domanda secca:-Dove vai?-

-A fare un giro- farfugliò Arissa.

-Nella foresta?-

-No. Al villaggio.- Rispose la ragazza, posando una mano sulla tracolla e stringendo la stoffa tra le dita. Non aveva mai visto il padre in quello stato, e doveva ammettere che la cosa iniziava a spaventarla.

-Non ti avvicinare alla spiaggia, Arissa!- ordinò Eichiro, in un tono che proibiva ogni replica.

Arissa annuì lentamente e abbassò lo sguardo.-Papà... cosa sta succedendo?-

Lui si avvicinò all’attaccapanni e prese il camice, se lo infilò e quando la ragazza gli fece quella domanda poco mancò che sbiancasse.-Niente.-

-Sei molto nervoso da un po’ di giorni. È colpa dei pirati?- domandò ancora Arissa, preoccupata.-So che sono successe delle cose tremende, ma non ti ho mai visto comportarti così...-

Eichiro si chinò e raccolse la borsa ai piedi dell’attaccapanni. Gli angoli della sua bocca erano inchiodati all’ingiù, e la sua espressione era severa.-Non ti deve interessare.- Disse, in tono stentoreo.-Sei una ragazzina ancora, Arissa.-

-Sono abbastanza grande per decidere da sola- replicò lei, seria.-E quindi non trattarmi come una bambina. Cosa sta succedendo? Perché sei così nervoso? Se ne parli con me ti sentirai meglio, vedrai!- esclamò infine, prendendo la mano libera del padre tra le sue.

Lui ritrasse la mano immediatamente e la guardò spaesato.-Ho detto di no. E non fare altre storie Arissa. Il discorso è chiuso!- quasi gridò, mentre aprìva la porta.-Non posso correrti dietro ogni volta che ti cacci nei guai, capito? Non vivrò per sempre! Da quando sei nata sei stata solo un peso per questa famiglia! Tutti commettono errori, hai sempre detto. Beh, tu vedi di non commetterne più!- e uscì sbattendo la porta.

La ragazza rimase di sasso. Scorse il viso di Kaguya che si affacciava in lacrime dalla cucina e la guardava, poi le diede le spalle e uscì di corsa.

Si sentiva così male che l’unica cosa che desiderava era correre tra gli alberi. Si sarebbe fermata solo quando non avrebbe più avuto energie, o quelle si sarebbero trasformate in lacrime.

 

(...)

 

-È parecchio in ritardo.- Disse Shanks, in piedi sul ponte della nave.

Accanto aveva il suo vice, Ben Backman, che fissava a sua volta il limitare della foresta con una sigaretta tra le labbra. Non disse niente, e per un po’ rimase a fissare la fila di alberi che gli si stagliava davanti, poi esordì:-Sei sicuro che sia davvero una buona idea frequentare quella ragazza?-

Shanks voltò gli occhi e gli lanciò uno sguardo divertito.

-Non è che si fissa come Rufy e ci chiede di entrare nella ciurma? - Rimarcò Backman.

Il capitano sorrise flebilmente.-Ha paura dei pirati.- Rispose.

-Non vorrei che qualcosa ti sfuggisse di mano. Perché secondo me quella ragazzina non sopravviverebbe tre giorni in mare aperto...- soffiò il fumo verso il cielo e rimase a contemplare quella distesa di azzurro limpido per qualche istante.-Chissà perché quest’isola è così chiusa al contatto esterno.-

-Credo che abbiano soltanto paura di quello che potrebbe esserci, fuori da questa foresta.-

Backman annuì e lanciò un’occhiata alla spiaggia. I capelli neri di Arissa risaltavano particolarmente sulla sabbia dorata.-Eccola che arriva. Buon divertimento.- Concluse Backman, indicando con il mento la figura che usciva dalla foresta in quel momento.

Shanks gli lanciò un’ultimo sguardo penetrante e scese dalla nave.

La raggiunse, e la prima cosa che notò era il nervosismo con cui si torceva le dita delle mani.

-Ciao!- gridò lei, visibilmente affaticata.

-Hai corso fin qui?- domandò Shanks, fissandola con aria perplessa. Era tutta sudata e aveva le guance rosse.

Lei gli sorrise e nel frattempo cercò di riprendere fiato.-Avevo voglia di farmi una corsetta- disse.

-Se non sbaglio è molta strada da qui al villaggio- osservò Shanks. Quella ragazza aveva un talento naturale per la corsa.

-Andiamo?- Arissa eluse le domande successive e lo invitò a prendere la destra.

La spiaggia si stendeva a vista d’occhio, e mano a mano che si allontanavano, la nave rimpicciolì fino a scomparire. La sabbia era pulita e il mare la bagnava delicatamente.

I due camminavano in silenzio, perché Arissa sembrava su un altro mondo.

-Dove sono gli scogli?- chiese Shanks.

Lei cadde dalle nuvole.-Scogli? Vuoi andare a pescare?-

-Non credo proprio- fece Shanks, perplesso.-Sto pensando che quell’uomo potrebbe essere approdato qui su una nave.-

-Quale uomo?-

-Arissa...- la rimbrottò.

-Ah! Giusto. Sì, scusa, non ci sto con la testa- gli disse, mentre accellerava il passo.

-Lo vedo!- esclamò Shanks.-Sei agitata.-

-Che? Agitata io? Ma no!- rise la ragazza.

Di nuovo silenzio, e presto Shanks cominciò ad annoiarsi. Aveva catalogato Arissa come una persona limpida, senza segreti. Per questo gli piaceva. Faceva parte di quel gruppo ormai esiguo di persone che si mostrano per quello che sono, e la cosa lo aveva piacevolmente sorpreso. Tuttavia, pensò che insistere nel voler sapere cosa le fosse successo avrebbe avuto l’effetto di renderla di nuovo diffidente, e la cosa era da evitare.

Arissa si fermò quando arrivarono agli scogli, un’ammasso di rocce scure che si trovava tutt’intorno all’isola, ma che lì spuntavano chiaramente superando di almeno tre di metri il livello dell’acqua

-Gli scogli- disse Arissa, indicandoli.

Shanks diede un’occhiata d’insieme, poi disse: -Forse il battello di quell’uomo è stato trascinato qui dalle correnti. Magari si è danneggiato in modo irreparabile... il tipo era ridotto piuttosto male, è probabile che sia stato sbalzato sulle rocce e si sia ferito.-

-La tua nave è molto grande. Se qui ce ne fosse un’altra si vedrebbe.- Gli fece notare Arissa.

-Non necessariamente quell’uomo doveva avere una nave come la mia- rispose Shanks, avviandosi verso gli scogli.-Per gestire una nave come quella serve un’equipaggio, cosa che qui non ho ancora trovato.-

Lei lo vide saltare sulle rocce e guardare in tutte le direzioni, poi si arrampicò a sua volta con molta fatica. Shanks le porse la mano e la aiutò a salire.

-Uff... che fatica- sbottò Arissa, mentre si aggiustava il vestito. Proprio un abbigliamento inadatto per quel genere di cose...

Shanks gettò lo sguardo alla base della scogliera e intravide nell’acqua, qualcosa che assomigliava ad una trave di legno.-Forse siamo sulla pista giusta.-

A ridosso del lato destro della scogliera si allargava una piccola secca che s’insinuava in un seno scavato nella roccia dal mare. Shanks balzò di sotto, poi invitò Arissa ad imitarlo e, dopo averla convinta a saltare con un notevole sforzo, l’afferrò al volo. Ormai Arissa si fidava per quanto detestasse ammetterlo.

In quella cavità c’era ciò che stavano cercando: un piccolo battello a vapore, un’imbarcazione allungata con una cabina stretta al posto del timoniere . Arissa notò che era piuttosto malconcia. Lo scafo era gravemente danneggiato, il timone completamente abbattuto e la cabina era stata squarciata  come una scatoletta.

-Distrutto- giudicò Shanks, con una rapida occhiata.-Avevo visto giusto. L’uomo è stato trascinato verso gli scogli. In questo punto le rocce sono incredibilmente grandi, inoltre il battello non è molto grande... Si perde facilmente il controllo con un coso come questo.-

-Mi spiace per chi lo guidava- commentò Arissa, intrecciando le dita delle mani con fare dispiaciuto.

-Già...- rispose Shanks.-La corrente intorno a quest’isola è forte... e se non sbaglio qualche giorno fa c’era anche l’alta marea...-

-Non sbagli- annuì lei, mentre dava un’occhiata timorosa alla piccola imbarcazione. Non doveva essere piacevole essere sbatacchiato di qua e di là, in preda alla furia del mare. Quel mare che sapeva essere estremamente clemente e calmo, ma che improvvisamente era in grado di cambiare umore tramutandosi in una vera furia.

Arissa si voltò a guardare Shanks, che a sua volta fissava la barca assorto nei suoi pensieri. Quel mare che lui amava così tanto, il suo strumento di libertà... L’ignoto, l’immensità, il timore. Questo rappresentava il mare per Arissa. E gli uomini che venivano dal mare non erano da meno.

Shanks si voltò di colpo e intercettò il suo sguardo, facendola sobbalzare.-Andiamo sottocoperta e scopriamo cosa c’è...- Concluse con un ampio sorriso.

 

L’abitacolo che scovarono era una stanza per una sola persona, con una brandina rovesciata da una parte e un forziere che le era rotolato contro. Arissa gli si avvicinò e lo rovesciò, in modo da poter analizzare la serratura dorata che lo chiudeva ermeticamente.

Shanks dietro di lei stava dando un’occhiata in giro. C’erano alcuni libri sparsi sul pavimento, alcuni aperti, altri no, ammucchiati l’uno sull’altro disordinatamente. Ne prese uno in mano. “L’arte della chirurgia”.

-Si direbbe che quel tipo fosse un medico- stabilì il pirata, dopo aver notato che anche tutti gli altri volumi trattavano di medicina.

Arissa si alzò e indicò il forziere.-Non credi che dovremmo aprirlo?-

Shanks scosse la testa.-Per adesso lasciamo perdere.-

-Oh...- Lei sembrò delusa.-Va bene...-

Sarebbe stato divertente aprire un forziere. Chissà, poteva anche esserci un tesoro.

Il pirata continuò a guardarsi in giro, finchè non notò una grossa scatola squadrata seminascosta sotto un telo verde a ridosso di una parete.-E quella?- Andò a togliere il telone.

Arissa corse a vedere.-Una gabbia?- Probabilmente, anche quella era rotolata via come tutto il resto, perché dentro la pagliuzza era rovesciata a terra.

-Che ci fa una gabbia qui?- si chiese Shanks, continuando ad osservare la gabbia vuota.-Mi chiedo che animale abbia contenuto.-

Arissa si mise a giocare con la porticina rotta che avrebbe dovuto chiudere la gabbia. -Non ci sono trespoli, quindi non poteva contenere uccelli- osservò.

-Sì, giusto.- Rispose Shanks. Calcolò che un pavone avrebbe potuto fare la sua ruota, all’interno di quella stia.-La paglia che ricopriva il fondo è macchiata di sangue-

-Sangue?!- esclamò Arissa, inorridendo.

-Forse era un animale carnivoro.-

-Carnivoro?!-

-Devi ripetere per forza tutto quello che dico?-

-Se non la smetti di dire queste cose orripilanti, sì!- esclamò Arissa, avvampando.

Shanks scosse il capo.-Guarda. È talmente poco che si vede a malapena.-

Arissa era preoccupata.-Qualsiasi cosa fosse... si è liberato.-

-Saranno stati gli scogli.- Disse Shanks, inginocchiandosi accando alla gabbia.-L’animale sarà scappato quando il battello si è scontrato con gli scogli...-

La ragazza si adombrò.-Quindi vuoi dire che un animale sconosciuto si aggira per l’isola?-

Il pirata si alzò e la guardò intensamente.

-Questa non ci voleva...- sospirò Arissa, andandosi a sedere sul forziere con aria imbronciata.

Shanks la seguì con lo sguardo e notò che aveva gli occhi lucidi.-Cosa c’è che non va?- domandò.

-Stamattina i miei genitori hanno litigato.- Gli confidò Arissa, senza scendere nei dettagli.- Non mi sento tranquilla...  Prima mio padre che cura uno sconosciuto, poi questo battello distrutto e adesso l’animale...- si passò una mano sugli occhi.-e non vorrei che mio padre fosse nervoso perché è a conoscenza di qualcosa di losco...-

Shanks s’impietosì. Dopotutto era soltanto una ragazzina indifesa.-Non saltare subito alle conclusioni. Potrebbero anche essere soltanto delle coincidenze.-

Arissa spinse la mano sugli occhi per frenare le lacrime, e intanto cercava di nascondere con la lunga frangia corvina quelle che già erano scese. Si alzò di scatto e si allontanò dal baule, preoccupandosi principalmente di dare le spalle al pirata. Cercò di asciugare le lacrime cercando di non far intuire nulla a Shanks, e intanto pensava a quanto patetica potesse sembrare, combortandosi in quel modo.

Lei, che voleva diventare una dottoressa. Una studiosa... lei che voleva diventare una persona che solca l’ignoto e scava nei segreti più profondi dell’essere umano, aveva paura. Paura del mare aperto, paura dei misteri, paura di tutto ciò che non può essere facilmente risolto. Si rendeva conto da sola di essere viziata. Una codarda. Trasse dei profondi respiri e lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi.-Possiamo aprire il baule.- Disse, piuttosto duramente.

Shanks le lanciò uno sguardo compassionevole e si avvicinò al baule sguainando la spada. Gli bastò un colpo secco, dato con la punta dell’elsa per rompere la serratura del forziere.

Non appena udì lo scatto secco e il tintinnio metallico, Arissa si voltò e sorrise flebilmente.

Il coperchio del forziere venne rapidamente sollevato dal pirata, rivelando un’interno profondo rivestito di raso rosso. C’erano poche cose adagiate sul fondo: un volume con la copertina macchiata dall’inchiostro che si era versato dal calamaio che lo accompagnava. La bottiglietta dell’inchiostro si era rotta in mille pezzi, macchiando buona parte della stoffa e del libro.

Arissa si appostò al lato del forziere e ci infilò dentro la mano. Afferrò il libro saldamente e sentì con orrore che l’inchiostro non si era ancora seccato.-Cavolo...- Biascicò, mentre tirava fuori il volume.

Shanks ridacchiò e notò che il libro in realtà era un diario dalla copertina rigida, arancione, quasi interamente ricoperta di inchiostro nero, lo stesso con cui si era macchiata Arissa.-Un diario di bordo- disse, interessato.

Arissa fece una smorfia con il naso e lo aprì a caso.-Oh... Guarda che peccato... tante parole sono state cancellate dall’inchiostro.-

-La copertina è illeggibile- affermò Shanks, poi prese il libro dalle mani di Arissa e contemplò le due pagine. La sua espressione si tramutò da rilassata a preoccupata mano a mano che i suoi occhi scorrevano le parole.

-C’è qualcosa di interessante?- domandò Arissa, notando il cambio di atteggiamento del pirata.

Shanks chiuse il diario con uno scatto secco.-Andiamo. Non c’è più niente da vedere qui.-

-Posso tenere il diario? Vorrei esaminarlo...-

Lui esitò, ma alla fine rispose: -... Per me va bene.-

 

(...)

 

Eichiro uscì dalla casa di Cammy con la fronte madida di sudore e un’espressione sconvolta. Chiuse la porta con le mani che gli tremavano e tornò a casa.

Appena entrò, notò subito qualcosa di diverso.

Erano le una. Solitamente Kaguya aveva preparato il pranzo per quell’ora, e il profumo del cibo si spandeva per tutta la casa. Invece quel giorno non c’era né la moglie ad aspettarlo, né il cibo. Il primo pensiero che lo colpì fu che la moglie poteva essersene andata di casa a causa del litigio della mattina, ma poi scollò la testa, pensando che Kaguya non fosse proprio il tipo adatto per una fuga.

Con cautela, senza neanche togliersi il camice, si avventurò per la casa in cerca della moglie. Controllò in sala da pranzo, nella cucina linda e pulita, nella camera di Arissa e nel bagno. Niente. Decise che sarebbe stato meglio salire al primo piano. Si aggrappò alla ringhiera e iniziò a salire i gradini uno dopo l’altro, con il cuore in gola.

Per fortuna trovò la moglie in camera da letto, distesa sul materasso, e  fu un sollievo. La tensione si allentò e la fronte di Eichiro si spianò.

Kaguya posò il libro che stava leggendo sulle ginocchia e lo guardò, con gli occhiali quadrati poggiati sulla punta del naso acquilino.

Ad Eichiro bastò un solo sguardo per inorridire e fare un passo indietro. Rimse agghiacciato sulla soglia della porta, a fissare la moglie che si calava gli occhiali e gli rivolgeva un sorriso stanco.

-Mi spiace se oggi il pranzo non è pronto- disse.

-Cosa ti succede... Kaguya?- ansimò Eichiro, con un velo di puro terrore negli occhi.

-Un po’ di febbre- rispose la moglie.-Ho sentito che ultimamente gira, non c’è da sorprendersi.-

L’ha detto!, pensò Eichiro, disperato.

-Adesso mi alzo e vado a preparare il pranzo- disse Kaguya, e con un grosso sforzo si liberò delle coperte. Mise i piedi nelle pantofole con molta lentezza e si alzò.

Eichiro si fece da parte, quando passò.

Una volta che la moglie se ne fu andata si chiuse in camera, si tolse il camice e lo gettò su una sedia addossata ad una parete. Si slacciò i primi bottoni della camicia perché non riusciva a respirare.

La malattia era contagiosa. E lui aveva permesso che dilagasse nel villaggio. Solo quella mattina aveva ricevuto tre chiamate di soccorso, e a tutti aveva detto che si trattava di mali di stagione. Come al solito aveva prescritto delle tisane alle erbe, aveva raccomandato con gentilezza di stare a casa a riposo...

Si sedette sul letto e si infilò le mani nei capelli.

Ma non era questione di riposo. La questione era il contagio! La malattia era forte, sconosciuta e pericolosa!

Si alzò e si piantò davanti allo specchio. Era più magro, più pallido e più invecchiato. Iniziò a pensare che prima o poi si sarebbe ammalato pure lui e sarebbe morto. E chi avrebbe curato il villaggio? Sarebbe stato il caos!

No... non sarebbe stato il caos, perché la malattia si sarebbe spenta da sola, un giorno.

Sarebbe impazzito se il villaggio fosse stato decimato per colpa sua. Aveva sottovalutato il problema e adesso ne pagava le conseguenze.

Cosa ne sarebbe stato di sua moglie? E di sua figlia?... E di lui?

Doveva risolvere il problema a tutti i costi.

Ma come?

 

(...)

 

Diario Di Bordo

 

Giorno 50

 

La bestia sembra aver reagito bene all’esperimento: ora mangia e si comporta normalmente. Manifesta una certa aggressività verso l’uomo, ma niente che non si possa tenere sotto controllo. Entro una settimana o poco più dovrei riuscire a raggiungere l’isola di Taraah e lasciarla libera di muoversi e cercare il frutto Tam-Tam.

 

Giorno 67

 

Oggi la bestia è riuscita a mordermi. Non so perchè, ma sembrava stranamente soddisfatta di se stessa. Non credo che sia un problema, ma meglio prenderne nota.

 

Giorno 70

 

Dopo il morso della bestia, hanno cominciato a manifestarsi dei sintomi sospetti: febbre alta, confusione e dolori muscolari. Temo che ci sia qualcosa che non va... Sono entrato nella zona di Taraah e ho contattato il medico del villaggio. Per fortuna hanno ancora dei contatti con la marina e non sono del tutto isolati. Una volta arrivato lì mi farò curare e starò bene.

Tornerò per la data stabilita con il frutto e la bestia.

 

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

 

La scuola è ricominciata (disastro, tragedia, evento funesto e quant’altro), ma spero di mantenere il regolare aggiornamento della storia... intanto ecco il terzo chappy e la risposta alle recensioni.

In più, ringrazio the one winged angel, aliena e tre88 che l’hanno messa tra le seguite ^^

Sono davvero felice^^

 

Akemichan: eccomi ^^! A rapporto XD. Sì, era un errore mio... non so perché facesse in quel modo, ma era colpa del codice. Mi sono dimenticata di correggere città, ma lo farò appena possibile *_*. Avevo dato al correttore di word il compito di notare errori che a me erano sfuggiti, ma a quanto pare si è degnato di segnalare solo gi errori inesistenti, tralasciando quello che in realtà doveva proporre XD.

Lo stile sì, è cambiato. Ma perché sto cercando di adeguarmi a quello di One Piece e non è facile, perché il mio è molto differente. Sto cercando “la via di mezzo”, e comunque l’altro chappy non sarebbe stato comunque troppo descrittivo.

Per il fatto della bussola hai ragione, mi è passato proprio di mente... ç_ç

Adesso corro a finire la versione di latino XD. L’ho lasciata a metà xdxdxd.

Un bacio

 

Kgm92: Sorella! XD Sono felice che Arissa ti piaccia ^^. Non preoccuparti, quello che hai scritto va benissimo ^^, anzi... devo ringraziarti per aver recensito nonstante dovessi partire *_*. Grazie ^^

Spero di risentirti presto e di leggere il tuo nuovo aggiornamento *_*!

 

tre88: grazie dei complimenti ^^ Già, neanche io penso che Ace abbia tutti quei soldi da pagarsi tutto quello che si mangia XD

Sono contenta anche del fatto che apprezzi Arissa, ci sto mettendo molto impegno per caratterizzarla *_*

Grazie davvero X3

Ps: La storia è ambientata prima di Marineford ^^

 

Ayumi_L: hello!!! ^^ Che depressione questi giorni, non puoi capire... >.< Almeno qui trovo un po’ di svago ...

 

the one winged angel: ma no, tu non mi stanchi mai ^^

Ma passiamo al capitolo XD: Arissa è curiosa, e quindi per curiosità si fida di Shanks, con la conseguenza che alla fine lo trova simpatico... dopotutto lui ispira una certa fiducia secondo me, nell’ aspetto.

Ace invece si sbafa tutto a scrocco, come al solito XD Tipico di lui. XD

Ti piace Cammy? Anche a me ^^. Non dico che avrà un ruolo rilevante, ma quasi ^^

Per la sorpresa non preoccuparti XD è una stupidaggine, ma vorrei fare qualcosa per ringraziarti ^^

I tuoi incoraggiamenti sono sempre speciali per me, soprattutto in questo periodo che per me non è il massimo dello splendore ^^. Ti ringrazio dal più profondo del cuore *_*

Grazie nipotuccia mia... ^^

 

 

 

 

 

  
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