Capitolo 3
L’uomo Del
Battello
Arissa si era svegliata molto presto, quella
mattina. Il primo pensiero che le venne in mente fu di preoccuparsi per come
avrebbe reagito la madre una volta saputo che voleva scansare le faccende
domestiche per il quarto giorno di fila.
La
ragazza si alzò dal letto in fretta, indossò un abito di cotone lillà e afferrò
la solita tracolla contente il Lumacofono, il coltello da cucina e la carta
geografica. Considerava quegli oggetti come un piccolo tesoro e ormai li
portava sempre con sé.
Alle
nove uscì dalla stanza e si diresse verso la porta facendo meno rumore
possibile. Stava per entrare in sala, quando udì le voci dei suoi genitori
dalla cucina. Sembrava che i toni fossero piuttosto accesi, e il volume delle
loro voci superava di gran lunga quanto Arissa avesse mai sentito in vita sua.
Incuriosita,
si avvicinò alla cucina. La porta era chiusa.
-Sono
stufo del tuo comportamento!- stava dicendo il padre.-E parla, almeno!-
Arissa
tese le orecchie, cercò di guardare dallo spioncino senza risultati e alla fine
si appiccicò alla porta. Sentì un mugugnare sommesso, probabilmente
appartenente alla madre, ma non seppe distinguerne le parole.
Il
nervosismo del padre aveva raggiunto limiti allarmanti se aveva deciso di
sfogarsi con la moglie. Arissa sapeva quanto Eichiro soffrisse
dell’indifferenza della moglie, ma non aveva mai rotto l’equilibrio che regnava
in casa per amre della tranquillità familiare. Del resto, era lo stesso dolore
che provava Arissa quando cercava di parlare con la madre e il massimo che ne
ricavava era una specie di rimprovero su come dovrebbe comportarsi una moglie.
Era fissata, per qualche strano motivo.
-A
volte vorrei soltanto sentirmi amato da te, Kaguya! Ma tu non ne sei capace!
Invece di pensare a lucidare e rilucidare questa casa dovresti occuparti di più
della tua famiglia!-
Arissa
non ebbe bisogno di sentire la risposta, per sapere che sarebbe stata una cosa
del genere:-Mi sono sempre occupata di questa casa, e voi mi ripagate così?- e
con quel “voi”, intendeva anche Arissa, che spesso aveva deciso evadere da casa
senza il suo permesso.
-Ti
ho accontantata in tutto!- replicò Eichiro, con rabbia- Non mi pare di essere
un ingrato!-
A
questo punto anche Kaguyaalzò la voce:-Perché non ti prendi cura di tua figlia?
Lo sai che ultimamente se ne va sempre a spasso per la foresta? Non posso mica
pensare a tutto, io!-
-L’unica
cosa a cui devi pensare è smettere di comportarti come la cameriera!- esclamò
Eichiro.-Andrebbe anche bene, se solo dimostrassi di avere dei sentimenti! E mia figlia, come hai detto tu, vale
molto più di te!-
Un
rumore di passi.
Arissa
scappò per raggiungere l’ingresso e attese che uno dei suoi genitori facesse la
sua comparsa.
Eichiro
sbucò dal corridoio con le sopracciglia congiunte e le labbra ridotte a una
linea sottile. Sembrava infuriato. Quando la vide le rivolse una domanda
secca:-Dove vai?-
-A
fare un giro- farfugliò Arissa.
-Nella
foresta?-
-No.
Al villaggio.- Rispose la ragazza, posando una mano sulla tracolla e stringendo
la stoffa tra le dita. Non aveva mai visto il padre in quello stato, e doveva
ammettere che la cosa iniziava a spaventarla.
-Non
ti avvicinare alla spiaggia, Arissa!- ordinò Eichiro, in un tono che proibiva ogni
replica.
Arissa
annuì lentamente e abbassò lo sguardo.-Papà... cosa sta succedendo?-
Lui
si avvicinò all’attaccapanni e prese il camice, se lo infilò e quando la
ragazza gli fece quella domanda poco mancò che sbiancasse.-Niente.-
-Sei
molto nervoso da un po’ di giorni. È colpa dei pirati?- domandò ancora Arissa,
preoccupata.-So che sono successe delle cose tremende, ma non ti ho mai visto
comportarti così...-
Eichiro
si chinò e raccolse la borsa ai piedi dell’attaccapanni. Gli angoli della sua
bocca erano inchiodati all’ingiù, e la sua espressione era severa.-Non ti deve
interessare.- Disse, in tono stentoreo.-Sei una ragazzina ancora, Arissa.-
-Sono
abbastanza grande per decidere da sola- replicò lei, seria.-E quindi non
trattarmi come una bambina. Cosa sta succedendo? Perché sei così nervoso? Se ne
parli con me ti sentirai meglio, vedrai!- esclamò infine, prendendo la mano
libera del padre tra le sue.
Lui
ritrasse la mano immediatamente e la guardò spaesato.-Ho detto di no. E non
fare altre storie Arissa. Il discorso è chiuso!- quasi gridò, mentre aprìva la
porta.-Non posso correrti dietro ogni volta che ti cacci nei guai, capito? Non
vivrò per sempre! Da quando sei nata sei stata solo un peso per questa
famiglia! Tutti commettono errori, hai sempre detto. Beh, tu vedi di non
commetterne più!- e uscì sbattendo la porta.
La
ragazza rimase di sasso. Scorse il viso di Kaguya che si affacciava in lacrime
dalla cucina e la guardava, poi le diede le spalle e uscì di corsa.
Si
sentiva così male che l’unica cosa che desiderava era correre tra gli alberi.
Si sarebbe fermata solo quando non avrebbe più avuto energie, o quelle si
sarebbero trasformate in lacrime.
(...)
-È
parecchio in ritardo.- Disse Shanks, in piedi sul ponte della nave.
Accanto
aveva il suo vice, Ben Backman, che fissava a sua volta il limitare della
foresta con una sigaretta tra le labbra. Non disse niente, e per un po’ rimase
a fissare la fila di alberi che gli si stagliava davanti, poi esordì:-Sei
sicuro che sia davvero una buona idea frequentare quella ragazza?-
Shanks
voltò gli occhi e gli lanciò uno sguardo divertito.
-Non
è che si fissa come Rufy e ci chiede di entrare nella ciurma? - Rimarcò
Backman.
Il
capitano sorrise flebilmente.-Ha paura dei pirati.- Rispose.
-Non
vorrei che qualcosa ti sfuggisse di mano. Perché secondo me quella ragazzina
non sopravviverebbe tre giorni in mare aperto...- soffiò il fumo verso il cielo
e rimase a contemplare quella distesa di azzurro limpido per qualche
istante.-Chissà perché quest’isola è così chiusa al contatto esterno.-
-Credo
che abbiano soltanto paura di quello che potrebbe esserci, fuori da questa
foresta.-
Backman
annuì e lanciò un’occhiata alla spiaggia. I capelli neri di Arissa risaltavano
particolarmente sulla sabbia dorata.-Eccola che arriva. Buon divertimento.-
Concluse Backman, indicando con il mento la figura che usciva dalla foresta in
quel momento.
Shanks
gli lanciò un’ultimo sguardo penetrante e scese dalla nave.
La
raggiunse, e la prima cosa che notò era il nervosismo con cui si torceva le
dita delle mani.
-Ciao!-
gridò lei, visibilmente affaticata.
-Hai
corso fin qui?- domandò Shanks, fissandola con aria perplessa. Era tutta sudata
e aveva le guance rosse.
Lei
gli sorrise e nel frattempo cercò di riprendere fiato.-Avevo voglia di farmi
una corsetta- disse.
-Se
non sbaglio è molta strada da qui al villaggio- osservò Shanks. Quella ragazza
aveva un talento naturale per la corsa.
-Andiamo?-
Arissa eluse le domande successive e lo invitò a prendere la destra.
La
spiaggia si stendeva a vista d’occhio, e mano a mano che si allontanavano, la
nave rimpicciolì fino a scomparire. La sabbia era pulita e il mare la bagnava
delicatamente.
I
due camminavano in silenzio, perché Arissa sembrava su un altro mondo.
-Dove
sono gli scogli?- chiese Shanks.
Lei
cadde dalle nuvole.-Scogli? Vuoi andare a pescare?-
-Non
credo proprio- fece Shanks, perplesso.-Sto pensando che quell’uomo potrebbe
essere approdato qui su una nave.-
-Quale
uomo?-
-Arissa...-
la rimbrottò.
-Ah!
Giusto. Sì, scusa, non ci sto con la testa- gli disse, mentre accellerava il
passo.
-Lo
vedo!- esclamò Shanks.-Sei agitata.-
-Che?
Agitata io? Ma no!- rise la ragazza.
Di
nuovo silenzio, e presto Shanks cominciò ad annoiarsi. Aveva catalogato Arissa
come una persona limpida, senza segreti. Per questo gli piaceva. Faceva parte
di quel gruppo ormai esiguo di persone che si mostrano per quello che sono, e
la cosa lo aveva piacevolmente sorpreso. Tuttavia, pensò che insistere nel voler
sapere cosa le fosse successo avrebbe avuto l’effetto di renderla di nuovo
diffidente, e la cosa era da evitare.
Arissa
si fermò quando arrivarono agli scogli, un’ammasso di rocce scure che si
trovava tutt’intorno all’isola, ma che lì spuntavano chiaramente superando di
almeno tre di metri il livello dell’acqua
-Gli
scogli- disse Arissa, indicandoli.
Shanks
diede un’occhiata d’insieme, poi disse: -Forse il battello di quell’uomo è
stato trascinato qui dalle correnti. Magari si è danneggiato in modo
irreparabile... il tipo era ridotto piuttosto male, è probabile che sia stato
sbalzato sulle rocce e si sia ferito.-
-La
tua nave è molto grande. Se qui ce ne fosse un’altra si vedrebbe.- Gli fece
notare Arissa.
-Non
necessariamente quell’uomo doveva avere una nave come la mia- rispose Shanks, avviandosi
verso gli scogli.-Per gestire una nave come quella serve un’equipaggio, cosa
che qui non ho ancora trovato.-
Lei
lo vide saltare sulle rocce e guardare in tutte le direzioni, poi si arrampicò
a sua volta con molta fatica. Shanks le porse la mano e la aiutò a salire.
-Uff...
che fatica- sbottò Arissa, mentre si aggiustava il vestito. Proprio un
abbigliamento inadatto per quel genere di cose...
Shanks
gettò lo sguardo alla base della scogliera e intravide nell’acqua, qualcosa che
assomigliava ad una trave di legno.-Forse siamo sulla pista giusta.-
A
ridosso del lato destro della scogliera si allargava una piccola secca che
s’insinuava in un seno scavato nella roccia dal mare. Shanks balzò di sotto,
poi invitò Arissa ad imitarlo e, dopo averla convinta a saltare con un notevole
sforzo, l’afferrò al volo. Ormai Arissa si fidava per quanto detestasse
ammetterlo.
In
quella cavità c’era ciò che stavano cercando: un piccolo battello a vapore,
un’imbarcazione allungata con una cabina stretta al posto del timoniere .
Arissa notò che era piuttosto malconcia. Lo scafo era gravemente danneggiato,
il timone completamente abbattuto e la cabina era stata squarciata come una scatoletta.
-Distrutto-
giudicò Shanks, con una rapida occhiata.-Avevo visto giusto. L’uomo è stato
trascinato verso gli scogli. In questo punto le rocce sono incredibilmente
grandi, inoltre il battello non è molto grande... Si perde facilmente il
controllo con un coso come questo.-
-Mi
spiace per chi lo guidava- commentò Arissa, intrecciando le dita delle mani con
fare dispiaciuto.
-Già...-
rispose Shanks.-La corrente intorno a quest’isola è forte... e se non sbaglio
qualche giorno fa c’era anche l’alta marea...-
-Non
sbagli- annuì lei, mentre dava un’occhiata timorosa alla piccola imbarcazione.
Non doveva essere piacevole essere sbatacchiato di qua e di là, in preda alla
furia del mare. Quel mare che sapeva essere estremamente clemente e calmo, ma
che improvvisamente era in grado di cambiare umore tramutandosi in una vera
furia.
Arissa
si voltò a guardare Shanks, che a sua volta fissava la barca assorto nei suoi
pensieri. Quel mare che lui amava così tanto, il suo strumento di libertà... L’ignoto,
l’immensità, il timore. Questo rappresentava il mare per Arissa. E gli uomini
che venivano dal mare non erano da meno.
Shanks
si voltò di colpo e intercettò il suo sguardo, facendola sobbalzare.-Andiamo
sottocoperta e scopriamo cosa c’è...- Concluse con un ampio sorriso.
L’abitacolo
che scovarono era una stanza per una sola persona, con una brandina rovesciata
da una parte e un forziere che le era rotolato contro. Arissa gli si avvicinò e
lo rovesciò, in modo da poter analizzare la serratura dorata che lo chiudeva ermeticamente.
Shanks
dietro di lei stava dando un’occhiata in giro. C’erano alcuni libri sparsi sul
pavimento, alcuni aperti, altri no, ammucchiati l’uno sull’altro
disordinatamente. Ne prese uno in mano. “L’arte della chirurgia”.
-Si
direbbe che quel tipo fosse un medico- stabilì il pirata, dopo aver notato che
anche tutti gli altri volumi trattavano di medicina.
Arissa
si alzò e indicò il forziere.-Non credi che dovremmo aprirlo?-
Shanks
scosse la testa.-Per adesso lasciamo perdere.-
-Oh...-
Lei sembrò delusa.-Va bene...-
Sarebbe
stato divertente aprire un forziere. Chissà, poteva anche esserci un tesoro.
Il
pirata continuò a guardarsi in giro, finchè non notò una grossa scatola squadrata
seminascosta sotto un telo verde a ridosso di una parete.-E quella?- Andò a
togliere il telone.
Arissa
corse a vedere.-Una gabbia?- Probabilmente, anche quella era rotolata via come
tutto il resto, perché dentro la pagliuzza era rovesciata a terra.
-Che
ci fa una gabbia qui?- si chiese Shanks, continuando ad osservare la gabbia
vuota.-Mi chiedo che animale abbia contenuto.-
Arissa
si mise a giocare con la porticina rotta che avrebbe dovuto chiudere la gabbia.
-Non ci sono trespoli, quindi non poteva contenere uccelli- osservò.
-Sì,
giusto.- Rispose Shanks. Calcolò che un pavone avrebbe potuto fare la sua ruota,
all’interno di quella stia.-La paglia che ricopriva il fondo è macchiata di
sangue-
-Sangue?!-
esclamò Arissa, inorridendo.
-Forse
era un animale carnivoro.-
-Carnivoro?!-
-Devi
ripetere per forza tutto quello che dico?-
-Se
non la smetti di dire queste cose orripilanti, sì!- esclamò Arissa, avvampando.
Shanks
scosse il capo.-Guarda. È talmente poco che si vede a malapena.-
Arissa
era preoccupata.-Qualsiasi cosa fosse... si è liberato.-
-Saranno
stati gli scogli.- Disse Shanks, inginocchiandosi accando alla gabbia.-L’animale
sarà scappato quando il battello si è scontrato con gli scogli...-
La
ragazza si adombrò.-Quindi vuoi dire che un animale sconosciuto si aggira per
l’isola?-
Il
pirata si alzò e la guardò intensamente.
-Questa
non ci voleva...- sospirò Arissa, andandosi a sedere sul forziere con aria
imbronciata.
Shanks
la seguì con lo sguardo e notò che aveva gli occhi lucidi.-Cosa c’è che non
va?- domandò.
-Stamattina
i miei genitori hanno litigato.- Gli confidò Arissa, senza scendere nei
dettagli.- Non mi sento tranquilla... Prima
mio padre che cura uno sconosciuto, poi questo battello distrutto e adesso
l’animale...- si passò una mano sugli occhi.-e non vorrei che mio padre fosse
nervoso perché è a conoscenza di qualcosa di losco...-
Shanks
s’impietosì. Dopotutto era soltanto una ragazzina indifesa.-Non saltare subito
alle conclusioni. Potrebbero anche essere soltanto delle coincidenze.-
Arissa
spinse la mano sugli occhi per frenare le lacrime, e intanto cercava di
nascondere con la lunga frangia corvina quelle che già erano scese. Si alzò di
scatto e si allontanò dal baule, preoccupandosi principalmente di dare le
spalle al pirata. Cercò di asciugare le lacrime cercando di non far intuire
nulla a Shanks, e intanto pensava a quanto patetica potesse sembrare,
combortandosi in quel modo.
Lei,
che voleva diventare una dottoressa. Una studiosa... lei che voleva diventare
una persona che solca l’ignoto e scava nei segreti più profondi dell’essere
umano, aveva paura. Paura del mare aperto, paura dei misteri, paura di tutto
ciò che non può essere facilmente risolto. Si rendeva conto da sola di essere
viziata. Una codarda. Trasse dei profondi respiri e lasciò scivolare le braccia
lungo i fianchi.-Possiamo aprire il baule.- Disse, piuttosto duramente.
Shanks
le lanciò uno sguardo compassionevole e si avvicinò al baule sguainando la
spada. Gli bastò un colpo secco, dato con la punta dell’elsa per rompere la
serratura del forziere.
Non appena udì lo scatto secco e il
tintinnio metallico, Arissa si voltò e sorrise flebilmente.
Il coperchio del forziere venne
rapidamente sollevato dal pirata, rivelando un’interno profondo rivestito di
raso rosso. C’erano poche cose adagiate sul fondo: un volume con la copertina
macchiata dall’inchiostro che si era versato dal calamaio che lo accompagnava.
La bottiglietta dell’inchiostro si era rotta in mille pezzi, macchiando buona
parte della stoffa e del libro.
Arissa si appostò al lato del forziere e
ci infilò dentro la mano. Afferrò il libro saldamente e sentì con orrore che
l’inchiostro non si era ancora seccato.-Cavolo...- Biascicò, mentre tirava
fuori il volume.
Shanks ridacchiò e notò che il libro in
realtà era un diario dalla copertina rigida, arancione, quasi interamente
ricoperta di inchiostro nero, lo stesso con cui si era macchiata Arissa.-Un
diario di bordo- disse, interessato.
Arissa fece una smorfia con il naso e lo
aprì a caso.-Oh... Guarda che peccato... tante parole sono state cancellate
dall’inchiostro.-
-La copertina è illeggibile- affermò
Shanks, poi prese il libro dalle mani di Arissa e contemplò le due pagine. La
sua espressione si tramutò da rilassata a preoccupata mano a mano che i suoi
occhi scorrevano le parole.
-C’è qualcosa di interessante?- domandò
Arissa, notando il cambio di atteggiamento del pirata.
Shanks chiuse il diario con uno scatto
secco.-Andiamo. Non c’è più niente da vedere qui.-
-Posso tenere il diario? Vorrei
esaminarlo...-
Lui esitò, ma alla fine rispose: -...
Per me va bene.-
(...)
Eichiro uscì dalla casa di Cammy con la
fronte madida di sudore e un’espressione sconvolta. Chiuse la porta con le mani
che gli tremavano e tornò a casa.
Appena entrò, notò subito qualcosa di
diverso.
Erano le una. Solitamente Kaguya aveva
preparato il pranzo per quell’ora, e il profumo del cibo si spandeva per tutta
la casa. Invece quel giorno non c’era né la moglie ad aspettarlo, né il cibo.
Il primo pensiero che lo colpì fu che la moglie poteva essersene andata di casa
a causa del litigio della mattina, ma poi scollò la testa, pensando che Kaguya
non fosse proprio il tipo adatto per una fuga.
Con cautela, senza neanche togliersi il
camice, si avventurò per la casa in cerca della moglie. Controllò in sala da
pranzo, nella cucina linda e pulita, nella camera di Arissa e nel bagno.
Niente. Decise che sarebbe stato meglio salire al primo piano. Si aggrappò alla
ringhiera e iniziò a salire i gradini uno dopo l’altro, con il cuore in gola.
Per fortuna trovò la moglie in camera da
letto, distesa sul materasso, e fu un
sollievo. La tensione si allentò e la fronte di Eichiro si spianò.
Kaguya posò il libro che stava leggendo
sulle ginocchia e lo guardò, con gli occhiali quadrati poggiati sulla punta del
naso acquilino.
Ad Eichiro bastò un solo sguardo per
inorridire e fare un passo indietro. Rimse agghiacciato sulla soglia della
porta, a fissare la moglie che si calava gli occhiali e gli rivolgeva un
sorriso stanco.
-Mi spiace se oggi il pranzo non è
pronto- disse.
-Cosa ti succede... Kaguya?- ansimò
Eichiro, con un velo di puro terrore negli occhi.
-Un po’ di febbre- rispose la moglie.-Ho
sentito che ultimamente gira, non c’è da sorprendersi.-
L’ha detto!, pensò Eichiro, disperato.
-Adesso mi alzo e vado a preparare il
pranzo- disse Kaguya, e con un grosso sforzo si liberò delle coperte. Mise i
piedi nelle pantofole con molta lentezza e si alzò.
Eichiro si fece da parte, quando passò.
Una volta che la moglie se ne fu andata
si chiuse in camera, si tolse il camice e lo gettò su una sedia addossata ad
una parete. Si slacciò i primi bottoni della camicia perché non riusciva a
respirare.
La malattia era contagiosa. E lui aveva
permesso che dilagasse nel villaggio. Solo quella mattina aveva ricevuto tre
chiamate di soccorso, e a tutti aveva detto che si trattava di mali di
stagione. Come al solito aveva prescritto delle tisane alle erbe, aveva raccomandato
con gentilezza di stare a casa a riposo...
Si sedette sul letto e si infilò le mani
nei capelli.
Ma non era questione di riposo. La
questione era il contagio! La malattia era forte, sconosciuta e pericolosa!
Si alzò e si piantò davanti allo specchio.
Era più magro, più pallido e più invecchiato. Iniziò a pensare che prima o poi
si sarebbe ammalato pure lui e sarebbe morto. E chi avrebbe curato il
villaggio? Sarebbe stato il caos!
No... non sarebbe stato il caos, perché
la malattia si sarebbe spenta da sola, un giorno.
Sarebbe impazzito se il villaggio fosse
stato decimato per colpa sua. Aveva sottovalutato il problema e adesso ne
pagava le conseguenze.
Cosa ne sarebbe stato di sua moglie? E
di sua figlia?... E di lui?
Doveva risolvere il problema a tutti i
costi.
Ma come?
(...)
Diario Di Bordo
Giorno 50
La bestia sembra
aver reagito bene all’esperimento: ora mangia e si comporta normalmente.
Manifesta una certa aggressività verso l’uomo, ma niente che non si possa
tenere sotto controllo. Entro una settimana o poco più dovrei riuscire a
raggiungere l’isola di Taraah e lasciarla libera di muoversi e cercare il
frutto Tam-Tam.
Giorno 67
Oggi la bestia è
riuscita a mordermi. Non so perchè, ma sembrava stranamente soddisfatta di se
stessa. Non credo che sia un problema, ma meglio prenderne nota.
Giorno 70
Dopo il morso
della bestia, hanno cominciato a manifestarsi dei sintomi sospetti: febbre
alta, confusione e dolori muscolari. Temo che ci sia qualcosa che non va...
Sono entrato nella zona di Taraah e ho contattato il medico del villaggio. Per
fortuna hanno ancora dei contatti con la marina e non sono del tutto isolati.
Una volta arrivato lì mi farò curare e starò bene.
Tornerò per la
data stabilita con il frutto e la bestia.
Angolino
dell’autrice:
La scuola è
ricominciata (disastro, tragedia, evento funesto e quant’altro), ma spero di
mantenere il regolare aggiornamento della storia... intanto ecco il terzo
chappy e la risposta alle recensioni.
In più,
ringrazio the one winged angel, aliena
e tre88 che l’hanno messa tra le
seguite ^^
Sono davvero felice^^
Akemichan: eccomi ^^! A rapporto XD. Sì, era un
errore mio... non so perché facesse in quel modo, ma era colpa del codice. Mi
sono dimenticata di correggere città, ma lo farò appena possibile *_*. Avevo
dato al correttore di word il compito di notare errori che a me erano sfuggiti,
ma a quanto pare si è degnato di segnalare solo gi errori inesistenti,
tralasciando quello che in realtà doveva proporre XD.
Lo stile sì, è
cambiato. Ma perché sto cercando di adeguarmi a quello di One Piece e non è facile,
perché il mio è molto differente. Sto cercando “la via di mezzo”, e comunque
l’altro chappy non sarebbe stato comunque troppo descrittivo.
Per il fatto
della bussola hai ragione, mi è passato proprio di mente... ç_ç
Adesso corro a
finire la versione di latino XD. L’ho lasciata a metà xdxdxd.
Un bacio
Kgm92: Sorella! XD Sono felice che Arissa ti
piaccia ^^. Non preoccuparti, quello che hai scritto va benissimo ^^, anzi...
devo ringraziarti per aver recensito nonstante dovessi partire *_*. Grazie ^^
Spero di
risentirti presto e di leggere il tuo nuovo aggiornamento *_*!
tre88: grazie dei complimenti ^^ Già, neanche
io penso che Ace abbia tutti quei soldi da pagarsi tutto quello che si mangia
XD
Sono contenta
anche del fatto che apprezzi Arissa, ci sto mettendo molto impegno per
caratterizzarla *_*
Grazie davvero
X3
Ps: La storia è
ambientata prima di Marineford ^^
Ayumi_L: hello!!! ^^ Che depressione questi
giorni, non puoi capire... >.< Almeno qui trovo un po’ di svago ...
the one winged angel: ma no, tu non
mi stanchi mai ^^
Ma passiamo al
capitolo XD: Arissa è curiosa, e quindi per curiosità si fida di Shanks, con la
conseguenza che alla fine lo trova simpatico... dopotutto lui ispira una certa
fiducia secondo me, nell’ aspetto.
Ace invece si
sbafa tutto a scrocco, come al solito XD Tipico di lui. XD
Ti piace Cammy?
Anche a me ^^. Non dico che avrà un ruolo rilevante, ma quasi ^^
Per la sorpresa
non preoccuparti XD è una stupidaggine, ma vorrei fare qualcosa per
ringraziarti ^^
I tuoi
incoraggiamenti sono sempre speciali per me, soprattutto in questo periodo che
per me non è il massimo dello splendore ^^. Ti ringrazio dal più profondo del
cuore *_*
Grazie
nipotuccia mia... ^^