La quiete dopo la tempesta
Trenta minuti della mia
vita se n’erano andati su quella sedia della sala d’aspetto.
I medici non si
sbilanciavano. Lucy era in sala operatoria in attesa del cardiologo che
l’avrebbe operata. Non avevo il coraggio di entrare per vederla, mi sentivo
troppo in colpa.
C’era un via vai continuo
di medici e nessuno si era mai degnato di dirmi qualcosa. Passavano di fretta a
testa bassa. Sembravano non vedermi. Ma io mi sentivo morire ogni minuto che
passava.
“Orlando! Dov’è??” Emma
era arrivata e Katy era terribilmente spaventata e tratteneva appena le
lacrime.
“E’ in sala operatoria da
mezz’ora. Nessuno da una prognosi! Continua ad entrare ed uscire da lì!” le
dissi indicando la sala dove aveva portato Lucy.
Katy si lasciò scappare
un singhiozzo. La guardai e mi sentì in colpa ancora di più.
“Mamma, Lucy non muore,
vero?” chiese con voce rotta la bimba.
Chiusi gli occhi un attimo
“Tua sorella…..lei….Lucy è forte non se ne andrà tanto facilmente!” soppesai
molto quelle parole. Speravo tanto di non sbagliarmi.
La bimba annuì con la
testa e si sedette accanto a me, portandosi le gambe al petto. Mi faceva tanta
tenerezza e pena.
“Vado a sentire i dottori
che dicono! Dai un occhio tu a Katy, Orlando?” mi chiese Emma. I suoi occhi
verdi erano spenti.
“Certo, non si
preoccupi!” le dissi. Emma di allontanò a passo veloce.
Katy singhiozzava sempre
più forte. Sospirai.
“Piccolina, posso fare
qualcosa per te?” non sapevo che altro fare.
“Promettimi che la mia
Lucy non muore! Io le voglio bene e anche tu gliene vuoi, vero?” mi chiese
guardandomi con quegli occhioni azzurri rossi di pianto. Mi ricordavano tanto
quelli blu di Lucy.
Le feci segno di sedersi
sulle mie ginocchia. La strinsi forte e le accarezzai i lunghi capelli dorati.
“Certo che le voglio
bene, anche se ancora lei non lo sa! Lucy è forte! Sono sicuro che lotterà per
vivere. Non lascerà sola la sua sorellina” la rassicurai sempre pregando che
fosse vero.
Di tanto in tanto
lanciavo occhiate alla sala operatoria, nella speranza di vedere qualcuno con
qualche buona notizia.
Il corridoio era deserto
e non mi accorsi che Katy si era addormentata.
Emma tornò pallida come
un cencio. Questo mi allarmò.
“Che vi hanno detto?” le
chiesi subito.
“E’ critica come
situazione. Il cuore si è affaticato troppo. La tengono in vita con una
macchina nell’attesa del chirurgo!” mi disse passandosi una mano nei capelli.
“Mi perdoni Emma! E’
colpa mia! E’ colpa mia se Lucy rischia di morire! Non dovevo farla uscire, non
dovevo farla affaticare!” le dissi mettendomi una mano davanti agli occhi.
“Non dire una cosa del
genere, Orlando! Tu non sei colpevole di niente! Si vede che era destino ma,
come hai detto anche tu, Lucy è forte e lotterà per vivere!” Emma cercò di
rassicurarmi e sembrò riuscirci. Quel peso che avevo al cuore era diminuito.
“Sua figlia mi piace. E’
imbarazzante dirlo a lei che è la madre, ma è la verità! Sua figlia mi ha
colpito profondamente e ho intenzione di frequentarla, se lei è d’accordo!” le
dissi serio e Emma sembrò stupita.
“Io non ho problemi ma
sai meglio di me che non potrete vedervi spesso, hai pensato a questo? Lei lo
sa?” mi chiese
“Non le ho ancora detto
niente ma ho pensato a tutto!” risposi.
“Diglielo ora!” mi disse
Emma prendendo Katy in braccio.
Io spalancai gli occhi
“Cosa?” le chiesi
“Diglielo ora! Lei può
sentirti comunque e, se le dirai le stesse cose che hai detto a me, sono sicura
che lotterà ancora di più!” mi disse con un sorriso.
Non me lo feci ripetere
un’altra volta. Corsi verso la sala operatoria ed entrai. Vidi Lucy attaccata a
vari tubi: aveva una mascherina trasparente sulla bocca che le permetteva di
respirare e vari fili sul petto che le controllavano il battito. Era lento.
Le presi una mano e la
baciai.
“Lucy, sono io….sono
Orlando. Se mi senti sappi che ti voglio bene! Devi lottare, non mi puoi
lasciare, hai capito? Non puoi lasciarmi! Tu mi piaci, Lucy e non ho intenzione
di perderti! Amore ti prego, non te ne andare!” le baciai più volte la mano. Se
avessi potuto le avrei baciato le labbra.
Aspettavo un qualche
segnale ma Lucy non si mosse. Sapevo che in qualche modo mi aveva sentito, così
uscì.
Vidi entrare numerosi
medici e capì che l’operazione stava per iniziare.
Raggiunsi Emma “Operano
ora!” mi disse con voce speranzosa.
Deglutii e mi sedetti.
Senza accorgermi iniziai a pregare.
Pregavo perché Dio non mi
portasse via quel tesoro che avevo appena trovato. Pregavo perché lei ce la
facesse, perché non lasciasse un vuoto nel mio e nel cuore dei suoi parenti.
“Orlando?” sentì appena
la voce di Emma. La fissai senza parlare.
“Stai tranquillo! Sono
sicuro che mi figlia ce la farà!” mi disse ma anche lei sembrava poco convinta.
“Ho conosciuto tante
ragazza ma mai come Lucy! Lei….lei è diversa dalle altre, è speciale. E’ dolce
e in alcuni atteggiamenti è un po’ bambina. Non mi fa sentire Orlando Bloom ma
solo Orlando! Mi capisce?” le chiesi.
Emma annuì “Certo! E’ una
delle caratteristiche di mia figlia: far sentire tutte le persone uguali”
rispose sorridendo.
“Ma ha anche un sacco di
difetti e dovrai abituatici: è molto gelosa! Se vi fidanzerete stai attento a
quello che fai! Ti starà addosso!” mi disse ridendo e io rimasi sconvolto.
Emma riprese il controllo
“Scherzi a parte, conosco bene Lucy. Gelosa lo sarà ma ti lascerà vivere la tua
vita senza intralciarla!” si spiegò meglio. Io sorrisi.
“Ma se la fai soffrire te
la vedrai con la sottoscritta!” mi disse seria. Io annuì.
Non riuscivo a parlare.
Emma sembrava invece volersi distrarre.
Un dottore uscì dalla
sala ma non ci degnò di uno sguardo. Passò veloce davanti a noi entrando in una
porta accanto.
Poco dopo tornò nella
sala operatoria. Il tempo sembrava non voler passare mai e le mie paure si
fecero sempre più forti. E se qualcosa stesse andando storto? Guardai Emma. La
donna aveva lo sguardo fisso su Katy, che ancora dormiva in braccio a lei.
Dovevo fare qualcosa.
Vidi una macchinetta a pochi metri. Mi alzai.
Cercai qualche moneta e
presi due caffè lunghi.
Ne porsi uno a Emma. Lei
mi sorrise e iniziò a berlo.
Io lo sorseggia
lentamente. Speravo di veder uscire da quella maledetta sala qualcuno con buone
notizie.
Diverse ore dopo uscì il
chirurgo. Si tolse la mascherina verde dalla bocca e ci raggiunse a passi svelti.
Ci alzammo pregando che avesse buone notizie.
“L’operazione è riuscita
perfettamente. Ci vorrà molto tempo perché si riprende completamente ma è fuori
pericolo! L’abbiamo trasferita nella stanza 250, in fondo al corridoio a
destra” ci disse sorridendo.
Emma scoppiò in un pianto
liberatorio mentre io ancora stentavo a credere a quello che aveva detto.
Katy mi strattonò per un
braccio “Hai sentito che ha detto? Avevi ragione, Lucy è forte!” mi disse
sorridendo. Sorrisi anch’io ancora un po’ stordito.
“Orlando, vai da lei!” mi
disse Emma “Sicuramente vorrà vedere te per primo, vai!” mi disse ancora
spingendomi verso la stanza dove l’aveva portata.
Mi incamminai lentamente
verso la fine del corridoio per poi svoltare a destra.
Entrai nella stanza 250.
Era semi buia. Lucy era ancora sotto anestesia e portava l’ossigeno al naso per
respirare.
Mi avvicinai a lei e
presi a baciarle le mani. Come mi mancavano quelle piccole mani delicate.
La sentì muoversi e vidi
che si stava svegliando. Sembrava un po’ intontita ma mi riconobbe subito.
Mi sorrise e vidi i suoi
occhi brillare.
“Ehi, come stai piccola?”
le chiesi stringendole la mano.
Lei sembrò far fatica a
rispondere “Stanca!” disse a fatica. Mi dovetti avvicinare per sentirla.
“Sta tranquilla e riposa!
Io resto qui per qualsiasi cosa tu abbia bisogno!” le dissi baciandole la
fronte.
“Orlando, ho sentito la
tua voce in sala operatoria! Ho sentito che mi dicevi di volermi bene, che ti
piaccio e che non devo lasciarti! Ho sognato o era vero?” sussurrò fissandomi.
Io le sorrisi “Era tutto
vero!” e mi avvicinai a lei per baciarle le labbra. Lei sembrò sorpresa ma
rispose al bacio.
“So che sarà difficile,
non potremo vederci sempre, ma se vuoi…noi” ma lei mi zittì con un bacio.
“Non ho problemi, saprò
resistere!” mi disse baciandomi ancora.
La paura di perderla
sparì in quel bacio. A volte i casi della vita sono strani: ho trovato l’amore
in un ospedale.