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Autore: _Kiria_    12/12/2003    4 recensioni
La mia terza storia su Orlando. Questa sarà a più capitoli ed è abbastanza particolare.Spero vi piaccia!^_^
Era la centesima volta che guardavo “Il Signore degli Anelli-Le due Torri” dalla mia camera di ospedale nel reparto di cardiologia, e come al solito non facevo che fantasticare su me e Legolas o, meglio ancora, su me e Orlando Bloom. Mi piaceva moltissimo e desideravo conoscerlo o anche solo stringergli la mano.
Sapevo bene che era impossibile ma sognare non ha mai fatto male a nessuno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La quiete dopo la tempesta

 

Trenta minuti della mia vita se n’erano andati su quella sedia della sala d’aspetto.

I medici non si sbilanciavano. Lucy era in sala operatoria in attesa del cardiologo che l’avrebbe operata. Non avevo il coraggio di entrare per vederla, mi sentivo troppo in colpa.

C’era un via vai continuo di medici e nessuno si era mai degnato di dirmi qualcosa. Passavano di fretta a testa bassa. Sembravano non vedermi. Ma io mi sentivo morire ogni minuto che passava.

“Orlando! Dov’è??” Emma era arrivata e Katy era terribilmente spaventata e tratteneva appena le lacrime.

“E’ in sala operatoria da mezz’ora. Nessuno da una prognosi! Continua ad entrare ed uscire da lì!” le dissi indicando la sala dove aveva portato Lucy.

Katy si lasciò scappare un singhiozzo. La guardai e mi sentì in colpa ancora di più.

“Mamma, Lucy non muore, vero?” chiese con voce rotta la bimba.

Chiusi gli occhi un attimo “Tua sorella…..lei….Lucy è forte non se ne andrà tanto facilmente!” soppesai molto quelle parole. Speravo tanto di non sbagliarmi.

La bimba annuì con la testa e si sedette accanto a me, portandosi le gambe al petto. Mi faceva tanta tenerezza e pena.

“Vado a sentire i dottori che dicono! Dai un occhio tu a Katy, Orlando?” mi chiese Emma. I suoi occhi verdi erano spenti.

“Certo, non si preoccupi!” le dissi. Emma di allontanò a passo veloce.

Katy singhiozzava sempre più forte. Sospirai.

“Piccolina, posso fare qualcosa per te?” non sapevo che altro fare.

“Promettimi che la mia Lucy non muore! Io le voglio bene e anche tu gliene vuoi, vero?” mi chiese guardandomi con quegli occhioni azzurri rossi di pianto. Mi ricordavano tanto quelli blu di Lucy.

Le feci segno di sedersi sulle mie ginocchia. La strinsi forte e le accarezzai i lunghi capelli dorati.

“Certo che le voglio bene, anche se ancora lei non lo sa! Lucy è forte! Sono sicuro che lotterà per vivere. Non lascerà sola la sua sorellina” la rassicurai sempre pregando che fosse vero.

Di tanto in tanto lanciavo occhiate alla sala operatoria, nella speranza di vedere qualcuno con qualche buona notizia.

Il corridoio era deserto e non mi accorsi che Katy si era addormentata.

Emma tornò pallida come un cencio. Questo mi allarmò.

“Che vi hanno detto?” le chiesi subito.

“E’ critica come situazione. Il cuore si è affaticato troppo. La tengono in vita con una macchina nell’attesa del chirurgo!” mi disse passandosi una mano nei capelli.

“Mi perdoni Emma! E’ colpa mia! E’ colpa mia se Lucy rischia di morire! Non dovevo farla uscire, non dovevo farla affaticare!” le dissi mettendomi una mano davanti agli occhi.

“Non dire una cosa del genere, Orlando! Tu non sei colpevole di niente! Si vede che era destino ma, come hai detto anche tu, Lucy è forte e lotterà per vivere!” Emma cercò di rassicurarmi e sembrò riuscirci. Quel peso che avevo al cuore era diminuito.

“Sua figlia mi piace. E’ imbarazzante dirlo a lei che è la madre, ma è la verità! Sua figlia mi ha colpito profondamente e ho intenzione di frequentarla, se lei è d’accordo!” le dissi serio e Emma sembrò stupita.

“Io non ho problemi ma sai meglio di me che non potrete vedervi spesso, hai pensato a questo? Lei lo sa?” mi chiese

“Non le ho ancora detto niente ma ho pensato a tutto!” risposi.

“Diglielo ora!” mi disse Emma prendendo Katy in braccio.

Io spalancai gli occhi “Cosa?” le chiesi

“Diglielo ora! Lei può sentirti comunque e, se le dirai le stesse cose che hai detto a me, sono sicura che lotterà ancora di più!” mi disse con un sorriso.

Non me lo feci ripetere un’altra volta. Corsi verso la sala operatoria ed entrai. Vidi Lucy attaccata a vari tubi: aveva una mascherina trasparente sulla bocca che le permetteva di respirare e vari fili sul petto che le controllavano il battito. Era lento.

Le presi una mano e la baciai.

“Lucy, sono io….sono Orlando. Se mi senti sappi che ti voglio bene! Devi lottare, non mi puoi lasciare, hai capito? Non puoi lasciarmi! Tu mi piaci, Lucy e non ho intenzione di perderti! Amore ti prego, non te ne andare!” le baciai più volte la mano. Se avessi potuto le avrei baciato le labbra.

Aspettavo un qualche segnale ma Lucy non si mosse. Sapevo che in qualche modo mi aveva sentito, così uscì.

Vidi entrare numerosi medici e capì che l’operazione stava per iniziare.

Raggiunsi Emma “Operano ora!” mi disse con voce speranzosa.

Deglutii e mi sedetti. Senza accorgermi iniziai a pregare.

Pregavo perché Dio non mi portasse via quel tesoro che avevo appena trovato. Pregavo perché lei ce la facesse, perché non lasciasse un vuoto nel mio e nel cuore dei suoi parenti.

“Orlando?” sentì appena la voce di Emma. La fissai senza parlare.

“Stai tranquillo! Sono sicuro che mi figlia ce la farà!” mi disse ma anche lei sembrava poco convinta.

“Ho conosciuto tante ragazza ma mai come Lucy! Lei….lei è diversa dalle altre, è speciale. E’ dolce e in alcuni atteggiamenti è un po’ bambina. Non mi fa sentire Orlando Bloom ma solo Orlando! Mi capisce?” le chiesi.

Emma annuì “Certo! E’ una delle caratteristiche di mia figlia: far sentire tutte le persone uguali” rispose sorridendo.

“Ma ha anche un sacco di difetti e dovrai abituatici: è molto gelosa! Se vi fidanzerete stai attento a quello che fai! Ti starà addosso!” mi disse ridendo e io rimasi sconvolto.

Emma riprese il controllo “Scherzi a parte, conosco bene Lucy. Gelosa lo sarà ma ti lascerà vivere la tua vita senza intralciarla!” si spiegò meglio. Io sorrisi.

“Ma se la fai soffrire te la vedrai con la sottoscritta!” mi disse seria. Io annuì.

Non riuscivo a parlare. Emma sembrava invece volersi distrarre.

Un dottore uscì dalla sala ma non ci degnò di uno sguardo. Passò veloce davanti a noi entrando in una porta accanto.

Poco dopo tornò nella sala operatoria. Il tempo sembrava non voler passare mai e le mie paure si fecero sempre più forti. E se qualcosa stesse andando storto? Guardai Emma. La donna aveva lo sguardo fisso su Katy, che ancora dormiva in braccio a lei.

Dovevo fare qualcosa. Vidi una macchinetta a pochi metri. Mi alzai.

Cercai qualche moneta e presi due caffè lunghi.

Ne porsi uno a Emma. Lei mi sorrise e iniziò a berlo.

Io lo sorseggia lentamente. Speravo di veder uscire da quella maledetta sala qualcuno con buone notizie.

Diverse ore dopo uscì il chirurgo. Si tolse la mascherina verde dalla bocca e ci raggiunse a passi svelti. Ci alzammo pregando che avesse buone notizie.

“L’operazione è riuscita perfettamente. Ci vorrà molto tempo perché si riprende completamente ma è fuori pericolo! L’abbiamo trasferita nella stanza 250, in fondo al corridoio a destra” ci disse sorridendo.

Emma scoppiò in un pianto liberatorio mentre io ancora stentavo a credere a quello che aveva detto.

Katy mi strattonò per un braccio “Hai sentito che ha detto? Avevi ragione, Lucy è forte!” mi disse sorridendo. Sorrisi anch’io ancora un po’ stordito.

“Orlando, vai da lei!” mi disse Emma “Sicuramente vorrà vedere te per primo, vai!” mi disse ancora spingendomi verso la stanza dove l’aveva portata.

Mi incamminai lentamente verso la fine del corridoio per poi svoltare a destra.

Entrai nella stanza 250. Era semi buia. Lucy era ancora sotto anestesia e portava l’ossigeno al naso per respirare.

Mi avvicinai a lei e presi a baciarle le mani. Come mi mancavano quelle piccole mani delicate.

La sentì muoversi e vidi che si stava svegliando. Sembrava un po’ intontita ma mi riconobbe subito.

Mi sorrise e vidi i suoi occhi brillare.

“Ehi, come stai piccola?” le chiesi stringendole la mano.

Lei sembrò far fatica a rispondere “Stanca!” disse a fatica. Mi dovetti avvicinare per sentirla.

“Sta tranquilla e riposa! Io resto qui per qualsiasi cosa tu abbia bisogno!” le dissi baciandole la fronte.

“Orlando, ho sentito la tua voce in sala operatoria! Ho sentito che mi dicevi di volermi bene, che ti piaccio e che non devo lasciarti! Ho sognato o era vero?” sussurrò fissandomi.

Io le sorrisi “Era tutto vero!” e mi avvicinai a lei per baciarle le labbra. Lei sembrò sorpresa ma rispose al bacio.

“So che sarà difficile, non potremo vederci sempre, ma se vuoi…noi” ma lei mi zittì con un bacio.

“Non ho problemi, saprò resistere!” mi disse baciandomi ancora.

La paura di perderla sparì in quel bacio. A volte i casi della vita sono strani: ho trovato l’amore in un ospedale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

           

 

 

 

 

 

  
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