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Autore: Yoshiko    15/10/2010    6 recensioni
"Uno scalpiccio di passi affrettati che si avvicinavano e i due si volsero all’unisono verso l’ingresso in penombra. Una sagoma si stagliò contro la porta, poi piombò a terra come un sacco di patate. La pietra che Tom aveva scagliato rimbalzò sull’impiantito e si fermò in un angolo.
-Che hai fatto?- Evelyn crollò in ginocchio accanto al corpo privo di sensi.
-È Benji!-
-Certo che è Benji!-
-Non l’avevo riconosciuto! Questa me la farà pagare cara! Non mi perdonerà mai!-"
In un mondo virtuale e nelle situazioni più improbabili, un pericoloso inseguimento, un rapimento e una tempesta creeranno situazioni impreviste e imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Tsubasa Ozora/Holly
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Virtual Story'
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Il fuoco scoppiettava nel letto circolare di pietre che i ragazzi avevano adagiato sulla sabbia con solerzia e precisione. Le scintille si levavano in aria come se la volta celeste le chiamasse a sé per unirle alle stelle, in quell’angolo di cielo sereno che era rimasto a incoronare il loro falò, assediato dalle nuvole temporalesche che a occidente filavano via spinte dal vento. L’aria era fresca ma gradevole. Il mormorio della risacca lì, vicino agli scogli, dove andavano a infrangersi le onde infuriate del mare aperto, faceva da sottofondo alle loro parole, alle risate, agli scoppi di ilarità, ai rimbrotti, alle battute, alle grida a volte divertite, a volte seccate.
Una quantità industriale di bevande di tutti i tipi, alcoliche e non, avevano trovato posto sul bagnasciuga dove venivano accarezzate dalle onde che le mantenevano ad una temperatura gradevole. La carne e gli spiedini, ben distesi su una griglia portata giù dallo yacht, veniva prelevata a turno man mano che cuoceva.
Philip non sapeva se era per colpa dell’alcol che Jenny aveva ingerito o perché alla fine lei aveva accettato di piegarsi alla volontà dei compagni, ma già da un po’ la ragazza aveva cominciato ad assecondare Benji in maniera scandalosa. Mark non avrebbe dovuto dirle che prima di pranzo Price lo aveva minacciato con la pistola di ammazzarlo se non si fosse tenuto lontano da lei. Era di sicuro che fosse quello il motivo che aveva spinto Jenny, prima tentennante, a dare spago al portiere. In ogni caso, tutti quei sorrisi e quelle moine gli stavano facendo bruciare lo stomaco.
Mark, che si era accorto del suo umore (del resto come poteva ignorarlo? ce lo aveva davanti!) ad un certo punto l’aveva fatto alzare e l’aveva costretto a seguirlo. Avevano girato insieme intorno al falò finché non si erano lasciati alle spalle Jenny e Benji, lo aveva spinto bruscamente sulla sabbia, gli aveva messo in mano un forchettone e gli aveva intimato di occuparsi della carne.
-Devi soltanto fare attenzione che non si bruci, Philip. Hai capito? Non devi pensare a nient’altro. Solo alla carne. Pensa alla carne. Non deve bruciare.- lo ripeté come un mantra, finché fu sicuro che qualcuna delle sue parole fosse entrata nella zucca del compagno.
Philip aveva capito e ci stava provando. Tentava di pensare al fuoco, alla carne, agli spiedini per quanto poteva, almeno finché la risata di Jenny non gli arrivava alle orecchie, sospinta dalla brezza che spirava dal mare.
E quando Mark si allontanò per recuperare il sacco nero in cui gettare i contenitori vuoti delle bevande, lui si trascinò sulla sabbia circumnavigando il falò finché non riuscì di nuovo a scorgere la coppia. Sedevano vicini, di fronte all’oceano, e lui avrebbe dato via il suo prezioso yacht solo per sapere di cosa stessero parlando.
Mark tornò trascinandosi dietro la busta e lo ritrovò con gli occhi fissi su di loro, praticamente ipnotizzato e regredito allo stato iniziale da cui lui, neppure cinque minuti prima, lo aveva riscosso.
-Gli spiedini si stanno bruciando, Philip. Ti avevo detto di pensare soltanto alla carne! Perché non mi dai mai retta? Che diavolo!-
Si lasciò cadere seduto, le gambe incrociate davanti a sé, esattamente di fronte al compagno, sulla direzione precisa del suo sguardo, coprendogli la visuale. Lui sembrò riscuotersi e lo guardò, intuendo vagamente che forse gli aveva rivolto la parola.
-Come?-
-Gli spiedini, imbecille!- gli strappò il forchettone di mano -Si stanno bruciando, non vedi?- afferrò un vassoio e vi ficcò quelli più anneriti -Devi fare attenzione, accidenti a te! Se carbonizzi la carne non è che possiamo andare ad ordinare delle pizze da qualche parte. Lo capisci, no?-
-Sì...- mormorò soprappensiero, spostandosi giusto un po’ e trovando una posizione migliore per sbirciare alle spalle di Mark.
Scorse Jenny che rideva. Aveva le guance arrossate, segno che aveva bevuto parte della miscela alcolica che Tom aveva preparato per Benji ma che aveva dovuto portare anche a lei in modo che il portiere non si insospettisse. Philip aveva assistito alla preparazione dei due bicchieri e, con uno scatto da prestigiatore, mentre Tom lo riempiva gli aveva sfilato quello di Jenny, evitando così buona parte della percentuale alcolica. Dopodiché si era curato di raggiungere la stessa quantità del cocktail di Benji, innaffiandolo con una buona dose d’acqua. Però, nonostante l’accorgimento, a lei l’alcol stava facendo effetto e al portiere no. Come accidenti poteva essere possibile? Non è che Patty aveva fatto confusione e scambiato i bicchieri? Avrebbe voluto chiederglielo, ma era già la quinta o sesta volta che lo faceva e l’ultima l’amica lo aveva quasi mandato a quel paese. Poi gli aveva intimato di non porle più quella domanda a meno che non la ritenesse un’idiota, perché lei non aveva confuso i bicchieri, perché quando le si assegnava un compito lo svolgeva sempre, sempre per bene fino alla fine. Quindi, aveva concluso, che Philip andasse ad infastidire con la sua ansia qualcun altro.
In realtà però Philip non sapeva più chi ammorbare. Aveva esaurito persino le riserve. Mark lo aveva già mandato a quel paese un paio di volte e probabilmente al prossimo giro sarebbe passato dalle parole ai fatti, Julian era sufficientemente afflitto di suo e non avrebbe provato per lui la minima comprensione, Evelyn e Bruce se ne stavano per conto loro e infastidire Holly era come tornare da Patty. Lei non glielo avrebbe perdonato di sicuro. Tom era in giro da qualche parte e infine Amy, già da qualche ora, lo guardava con un’intensità tale da metterlo a disagio. Da lei, forse, era meglio tenersi lontano.
E allora non poteva fare a meno di tornare a guardare Jenny e Benji che chiacchieravano e gli veniva voglia di intervenire. Prendere la sua futura moglie e portarla lontana da lui, perché lei con Price non aveva niente a che vedere. Ma poi sul torace del portiere, sotto la camicia, ogni tanto scorgeva un rigonfiamento che lo faceva rabbrividire e lo teneva prudentemente lontano da loro.
-Philip, per cortesia…- lo chiamò Evelyn -Visto che non stai facendo niente, andresti a prendere due birre?-
-Perché tu cosa stai facendo che non ci puoi andare?-
-Alza il culo, Callaghan!- lo spintonò Mark costringendolo a farlo -Essere gentili con una ragazza non ha mai ucciso nessuno.-
-Perché non ci vai tu, allora?-
-Io non sono gentile con nessuno. Muoviti!-
Philip si alzò sbuffando, arrivò fin sul bagnasciuga, entrò con i piedi in acqua e cercò di individuare, in quella massa di bottiglie e lattine al latitante chiarore del falò che fin laggiù arrivava appena, le due birre che gli servivano. Visto che c’era ne prese una anche per sé. Passando accanto a Evelyn e Bruce allungò loro le bevande e trangugiò buona parte della propria mentre superava Benji e Jenny, fingendo di non vederli.
Quando tornò accanto al fuoco, Amy lo raggiunse e si accoccolò al suo fianco.
-C’è uno spiedino pronto?-
-Hai fame?-
-Non proprio ma devo pur far qualcosa mentre ti osservo.-
Philip non fu sicuro di aver ben compreso il senso della sua risposta.
-Mi osservi?-
-Certo, per capire se sei davvero tu la mia anima gemella.-
Philip, che aveva ripreso a sorseggiare la birra, ne sputò un fiotto spruzzando le braci. Lo sfrigolio accompagnò quei secondi di sconcerto che seguirono.
-Amy, non puoi davvero prendere in considerazione un’idiozia simile!-
-Perché no? Come puoi essere sicuro che la tua anima gemella sia Jenny e non io? Guarda quanto va d’accordo con Benji!- li indicò e lui si sforzò di non seguire quel dito tentatore.
-Lo so semplicemente perché amo Jenny e non te. E anche tu dovresti sapere se ami o meno Julian, al di là che ti abbia tradito o meno.-
-L’ha fatto, ne sono certa.-
-No che non l’ho fatto!- dichiarò ancora una volta Ross, tristemente sprofondato nella sabbia. Avrebbe voluto scavarsi una fossa e lasciarsi morire di stenti. Non soltanto Amy lo accusava di qualcosa che non aveva assolutamente fatto, ma i compagni sembravano credere più a lei che a lui e lo stavano ignorando alla grande, mettendolo praticamente al bando. Non gli avevano lasciato nulla per pranzo ed era sicuro che, se avessero potuto impedirgli di avvicinarsi al fuoco, lo avrebbero messo a digiuno anche per la cena. Quell’ostracismo doveva finire, porca miseria!
Holly e Patty, che erano spariti da qualche parte nel folto della vegetazione a fare chissà cosa, tornarono tenendosi per mano e si avvicinarono al fuoco.
-Come va la carne?-
Philip tolse dalla brace alcuni spiedini ormai cotti e li mise su un piatto. Dopodiché li porse a Patty. Con quel carico prezioso lei andò a sedersi di fronte a Jenny e Benji che alla fine erano stati lasciati soli da tutti, perché tutti volevano, Philip compreso purtroppo, che quella pistola sparisse in fretta. Holly la seguì e mentre Callaghan tornava ad osservare le fiamme per evitare di vedere tutto il resto, sentì il proprio cuore inondarsi di un moto di eterna gratitudine nei confronti dei due amici.
-Callaghan, anche Jenny e io abbiamo fame!- la voce brusca del portiere lo fece sobbalzare -Portaci qualcosa.-
L’occhiata con cui Philip rispose a quella richiesta mise in allarme Jenny, che appoggiò una mano sulla spalla di Benji e fece per mettersi in piedi.
-Vado io.-
-Resta qui.- la bloccò lui, continuando a fissare Philip provocatorio.
In quel duello all’ultimo sguardo che venne dopo il tentativo della ragazza di sedare gli animi, fu difficile capire chi l’avrebbe spuntata. E di chiunque si fosse trattato, forse non se la sarebbe cavata in modo indolore.
Amy risolse il problema, perché non voleva che Benji facesse fuori la sua forse-probabile-anima-gemella. Allora scelse altri spiedini dalla griglia e li portò al portiere che continuava a reclamarli in modo sempre più scortese e insistente.
Passandogli accanto, evitò accuratamente Julian. Così accuratamente che lui decise di interrompere il suo quasi-mutismo offeso e di piazzarsi accanto al fuoco, nella stessa fossetta che le natiche della fidanzata, o era la sua ex?, avevano scavato nella sabbia.
-Tienimi Landers, o faccio un omicidio.-
-Vai pure Philip, tanto ti ammazzerà prima lui.-
-Maledetto stronzo! Lo sta facendo apposta.-
-A fare cosa?-
-A infastidire Jenny!-
-Forse non ci vedi bene, Philip. Non la sta infastidendo, si stanno divertendo.-
-Julian, non immischiarti.-
-Altrimenti che fai? Ammazzi anche me?-
-Che palle che siete, io non...-
-Julian, quello era il mio posto.- Amy comparve accanto a loro illuminata dal fuoco. Nei suoi occhi brillavano le fiamme.
-C’è tanto posto qui intorno.- le rispose acido -Puoi sederti da un’altra parte.-
-Traditore e anche maleducato!- sibilò lei a testa alta, circumnavigando il falò e andando a sedersi al lato libero di Philip -Benji ha proprio ragione. Julian non è la mia anima gemella!-
-Benji è un cretino.-
-Benji non ha ragione per niente.-
Risposero quasi all’unisono Philip e Julian.
-Sono totalmente d’accordo con voi. E tu Amy, sei ridotta proprio male se arrivi a pensare che le cazzate che spara Price abbiano un minimo fondamento di verità.- si ringalluzzì Mark che quando poteva dare addosso al portiere approfittava sempre.
La voce di Benji provenne lontana, ma provenne.
-Faccio finta di non aver sentito.-
Si volsero. L’amico era in piedi sul bagnasciuga e li guardava di traverso. Si arrotolò le maniche della camicia fino a lasciare scoperti gli avambracci, poi si chinò a rovistare tra le bevande rinfrescate dalle onde.
-Se non hai sentito, allora te lo ripeto.- Philip si mise in piedi -Sei un cretino.-
Il portiere si tirò su lentamente, interrompendo le ricerche. I suoi occhi, già ombreggiati dall’oscurità della notte, parvero farsi ancora più neri.  
-E perché sarei un cretino, Callaghan?-
-Philip, si stanno bruciando gli spiedini.- disse Mark e poi subito, un secondo dopo, lo ripeté a voce più alta -PHILIP! SI STANNO BRUCIANDO GLI SPIEDINI!- saltò in piedi e acchiappò il ragazzo per un braccio, tirandolo giù verso la griglia -Cosa ti ho detto prima? Che dovevi controllare la carne! E dovevi farlo senza pensare a niente! Non ce ne frega nulla di sapere perché Price è un cretino perché anche se ce lo dici, il risultato non cambia. Ma se la carne si brucia, quella sì che è una tragedia. Lo capisci, PEZZO D’IDIOTA?- gli affibbiò un poderoso scappellotto sulla nuca, gli ficcò in mano il forchettone e un piatto e lo obbligò a fare l’unica cosa sensata che pretendevano da lui.
-Scommetti che ti lascio qui?- lo minacciò Philip mentre Landers lo pungolava suggerendogli di volta in volta quale spiedino togliere dal fuoco, quale girare, quale lasciar rosolare ancora un po’, magari su un altro lato.
Jenny, che era stata pronta ad intervenire se l’avesse reputato necessario, tornò a sedersi e guardò Patty, che insieme a Holly aveva assistito al battibecco spiluccando la carne. Si scambiarono un’occhiata mentre Benji si sedeva accanto a lei e le porgeva una lattina di coca-cola. La prese e lo ringraziò. Poi, tornando a guardare l’amica, con un impercettibile cenno del capo indicò il boschetto oltre le dune e si alzò in piedi.
Patty annuì, finì lo spiedino e la imitò.
-Torniamo subito.-
Percorsero una parte di spiaggia, poi si inoltrarono tra gli alberi. Mentre la fidanzava si allontanava, Holly raggiunse il falò.
-Come va?- domandò ai fuochisti.
-Una favola!- rispose Mark, dando una pacca a Julian e un’altra a Philip -Vero? Diteglielo anche voi!-
I due mugugnarono in coro qualcosa di incomprensibile.
-Come pensi di sfilargli la pistola?- domandò Patty seguendo Jenny tra le sterpaglie in cerca di un angolino tranquillo e appartato.
-Non lo so, veramente non ci ho pensato. Credo che aspetterò che si presenti l’occasione.-
-L’occasione non si presenterà da sola. Devi darle una spintarella.-
-Sotto gli occhi di Philip? Scherzi? Non sta aspettando altro per saltargli al collo.-
-Chi, Benji?-
Jenny fece spallucce ma nel buio Patty non se ne accorse.
-Tutti e due, forse.- fissò gli occhi sul fuoco che si scorgeva tra la vegetazione, quel bagliore distante che riusciva a penetrare nella notte e tra gli alberi, consentendo loro di muoversi anche nell’oscurità.
-Secondo me è meglio non tirarla tanto per le lunghe.-
-Ti pare facile?-
-Assolutamente no.-
-Hai qualche suggerimento?-
-Sì, ma nessuno è attuabile finché Philip orbita nei dintorni.-
-Santa verità.- Jenny sospirò e si massaggiò le tempie con le dita -Non ho voglia di tornare subito lì. Ti va di arrivare agli scogli?-
Camminarono l’una accanto all’altra sul bagnasciuga, lasciando che le onde accarezzassero i loro piedi nudi. Quando raggiunsero le rocce, Patty tirò fuori il cellulare e lo puntò verso il basso, per poter avanzare in sicurezza tra gli scogli bagnati, scuri e scivolosi. Si fermarono solo quando furono davanti al mare aperto, all’oceano spazzato dalle correnti provenienti dal largo.
Onde rabbiose e irrequiete si schiantavano con fragore contro gli scogli e gli spruzzi salivano alti nel cielo stellato. Dietro di loro tanta agitazione si placava quando la corrente si incanalava nelle calme acque della baia, dove lo yacht galleggiava all’ancora sonnacchioso e gli amici continuavano ad alimentare il falò con la legna radunata nel pomeriggio.
-Laggiù sta piovendo.- disse Patty, notando un lampo serpeggiare nell’orizzonte nero verso ovest.
-Philip ha fatto bene a portare lo yacht al sicuro. Abbiamo già affrontato una tempesta e non è stato piacevole.- Jenny si sedette sulla roccia, incurante degli spruzzi che a tratti le raggiungevano bagnandole la pelle e i vestiti.
L’amica si accomodò accanto a lei e sospirò.
-Mi dispiace per Amy. Hai visto con quanta rabbia si è scagliata contro Julian?-
-Dev’essere terribile venir traditi. Pensa che fino a ieri ero convinta che Philip uscisse con un’altra e che mi avrebbe mollata sull’altare. E invece era sparito su questa barca… Chissà poi a far che…-
-E adesso il rischio di essere mollato lo sta correndo lui.-
-Non lo mollerei mai.-
-Lo so. Però Benji pare convinto del contrario.-
-Può convincersi di quello che vuole, non decide lui della nostra vita.-
-Forse una volta che gli avrai tolto la pistola, potremmo provare a farlo ragionare. Hai notato come ti guardava?-
-Figurati. Vedo ondeggiare tutto già da un po’, come potrei notarlo?-
-Jenny! Che diavolo state facendo?-
Si volsero indietro, verso chi le chiamava.
Benji era sulla spiaggia e avanzava nell’acqua. Le aveva seguite e quasi raggiunte. Jenny si alzò mentre lui saltava con agilità sugli scogli.
-Stiamo parlando di cose private!- gli gridò.
-E c’era bisogno di venire fin qui per farlo?- si fermò dov’era arrivato, le mani sui fianchi, in attesa che le ragazze  tornassero indietro.
Patty si alzò.
-È finita la pacchia. Fortuna che al bagno ci siamo già andate.-
-Non abbiamo avuto neppure il tempo di escogitare un piano.-
Jenny si tirò su stizzita mentre Patty la precedeva, accendendo il cellulare per far luce intorno a loro. La seguì saltellando prima su uno scoglio, poi su un altro, cercando di penetrare con lo sguardo l’oscurità e di scegliere più o meno gli stessi massi su cui Patty metteva i piedi. Alle spalle di Benji altre due figure percorrevano il bagnasciuga dirette verso di loro. Erano ancora lontane, ombre scure che si stagliavano contro il chiarore della sabbia, ma Jenny fu quasi sicura che si trattasse Philip e Holly. E in fondo, chi altri? Inciampò su uno scoglio, agitò le braccia in aria per mantenersi in equilibrio e puntò il sasso che era più vicino. Quando la pianta del piede si posò sulla roccia, percepì sulla pelle qualcosa di morbido e scivoloso come una buccia di banana. Cavolo! Era  finita proprio sulle alghe! pensò un istante prima di gridare e di cadere in acqua. Piombò con un tonfo nell’oceano, in quell’immensità scura e agitata del mare aperto. Schizzi e spruzzi alti inzupparono la maglietta di Patty e arrivarono fino a Benji. La giovane venne inghiottita all’istante dall’acqua smossa dalla corrente della tempesta ad ovest che continuava ad illuminare a sprazzi il cielo.
-Jenny!- gridò Patty raggiungendo il limite degli scogli, il braccio teso in avanti, il cellulare puntato in quella ribollente oscurità in cerca dell’amica. Benji le fu accanto in un secondo.
-Cazzo!- la cercò tra la schiuma. Era lì, da qualche parte ma non la vedeva. Maledizione, doveva esserci, ma dove?
Un vortice gelido afferrò Jenny e la trascinò verso il fondo. Poi d’un tratto la mollò e la ragazza, libera di nuotare, riuscì a tornare in superficie. Un’onda le arrivò da dietro, vigorosa e potente, e la sbatté con violenza addosso agli scogli. Urtò una spalla contro la roccia, restando senza fiato. Riemerse in un’acqua che ribolliva tutt’intorno a lei. Cercò di aggrapparsi ai sassi ma non fece in tempo a trovare un appiglio che il riflusso dell’oceano la strattonò indietro per trascinarla verso il mare aperto.
Alla fioca luce del cellulare di Patty, Benji finalmente la vide.
-È lì! Tieni accesa la luce!- le ordinò e si tuffò.
Jenny lottò con tutte le sue forze per contrastare la corrente che la tirava a largo e le onde che la strascinavano a fondo. Scorgeva sempre più lontana la luce azzurrina del display del cellulare di Patty ma sapeva che doveva nuotare in quella direzione, perché solo lì avrebbe trovato la salvezza. Un gorgo l’avvolse facendole fare una piroetta, lei riuscì a sganciarsi e a riemergere e nuotò disperata verso le rocce, mentre le onde le finivano in faccia, spingendole giù nella gola grandi quantità d’acqua salata che gliela facevano bruciare. Udiva qualcuno chiamarla, una voce flebile come un’eco lontana che assomigliava a quella di Philip, ma il frastuono delle onde le riempiva le orecchie e non era sicura che si trattasse di lui. Un’ondata la travolse, riemerse, prese aria e lottò contro la corrente, poi venne di nuovo spinta sott’acqua dal riflusso del mare. Emerse ancora e aprì la bocca per chiedere aiuto. Bevve una tale quantità d’acqua da toglierle il fiato e, stremata, cominciò ad affondare.
Poi qualcuno l’afferrò per la vita e la trascinò di nuovo a galla. Jenny poté tornare a respirare, inalando tutta l’aria che riuscì a mandare nei polmoni, aggrappandosi con la forza della disperazione a quelle braccia possenti che la tenevano, spinta da un istinto di sopravvivenza che tirò sott’acqua il suo salvatore.
Benji afferrò le mani di Jenny che lo spingevano a fondo senza volerlo. Si scostò da lei, agitò le gambe e si diede un poderoso slancio per tornare in superficie. Le dita che stringeva gli sfuggirono, mentre la giovane veniva risucchiata di nuovo dalla corrente.
-Benji!- gli gridò Patty quando lo vide tornare da solo in superficie.
Lui si guardò intorno.
-Dov’è? Dov’è finita?- gridò.
-Dietro di te!-
Il portiere si tuffò di nuovo in un’oscurità così nera da rendergli impossibile trovarla. Fu la disperazione di Jenny a corrergli in aiuto. Le finì addosso mentre la giovane cercava di tornare disperatamente verso gli scogli, ormai al limite delle forze. Benji le sfiorò per puro caso una mano, riuscì ad afferrarle un polso e a tirarla a sé.
Jenny udì di nuovo la voce di Philip, non aveva più dubbi che si trattasse del fidanzato. Ma le arrivava lontana e questo significava che non era lui che stava cercando di salvarla. Doveva trattarsi certamente di Benji. Le era vicinissimo quando era caduta in acqua. E allora forse, nonostante la situazione, doveva approfittarne.
Mentre affondavano insieme, trascinati in profondità dalla corrente, il portiere sentì le braccia di Jenny cingergli il torace, colpirgli la schiena, strattonarlo, scivolare via e tornare di nuovo ad aggrapparsi spasmodicamente a lui. Non riusciva a tenerla ferma, non riusciva ad afferrarla da nessuna parte. Se soltanto avesse smesso di agitarsi così, rischiando di far affogare entrambi…
Riemerse trascinando a galla anche lei, vide la luce del cellulare di Patty sugli scogli, scorse il suo volto e quello di Philip inginocchiato sulle rocce, che si sporgeva verso di loro invocando disperato il nome di Jenny, Holly che gli  stringeva con forza le spalle per impedirgli di gettarsi tra le onde e peggiorare le cose. Capì che sarebbe stato impossibile uscire dall’acqua nello stesso punto in cui lui e Jenny vi erano entrati, perché se soltanto avessero osato avvicinarsi ai compagni, le onde e la corrente li avrebbero sbattuti e sfracellati sugli scogli. Doveva raggiungere la spiaggia.
Quando Philip non riuscì più a scorgerli, il suo grido divenne un gemito strozzato.
-Oddio! Sono affondati! Sono affogati! Jenny!- si tirò su e strappò il cellulare dalle mani di Patty, agitandolo tutt’intorno a sé in cerca dei dispersi -Jenny! Jenny! JENNY!-
Si spencolò tra le rocce, rischiò di finire in acqua e riuscì a non farlo per un soffio. Saltò da un sasso all’altro per esaminare i dintorni, dovunque riuscisse ad arrivare il suo sguardo. Poi gli sembrò di scorgere un movimento lontano, verso terra. Puntò il cellulare in quella direzione ma non servì a nulla. Quella fievole luce venne inghiottita dall’oscurità della notte.
Però anche Holly era riuscito a individuarli.
-Stanno tornando a riva!-
Philip ficcò il telefonino nelle mani dell’amica e completamente alla cieca, rischiando di rompersi un piede o addirittura l’osso del collo, agile come uno stambecco ripercorse tutto il tragitto al contrario saltando da una roccia all’altra. Riuscì a guadagnare la spiaggia più o meno nel momento in cui Price riemergeva dall’acqua e, con Jenny tra le braccia, si dirigeva esausto verso il falò.
-Avete fatto il bagno?- li accolse Evelyn mordicchiando tranquilla uno spiedino.
Dall’altro lato del fuoco Amy e Julian stavano continuando a litigare esattamente come Holly e Philip li avevano lasciati qualche minuto prima. Da quella parte dell’isola nessuno si era accorto della brutta avventura accorsa ai compagni.
Benji depositò Jenny a terra e si lasciò cadere disteso accanto a lei, i gomiti puntellati sulla sabbia, il volto chino in avanti. Dai corti capelli zuppi venivano giù rivoli d’acqua, che scivolavano ai lati del collo accarezzandogli la vena pulsante, e gocciavano sugli avambracci muscolosi e risplendenti di bagnato alla luce evanescente del falò. La camicia grondante d’acqua gli si era incollata sulla schiena, mostrando i muscoli ancora in tensione per lo sforzo. Riprendeva fiato, le sue spalle si alzavano e abbassavano al ritmo concitato del respiro e quegli ansiti si ripercuotevano sul suo corpo atletico, facendolo fremere tutto.
Jenny, sdraiata sulla schiena, tossì un paio di volte e lui si girò a guardarla. La vide tirare due o tre respiri profondi mentre le sue dita affondavano nella sabbia quasi in cerca di un appiglio.
-Per poco non ci fai annegare.-
-Mi dispiace.- rispose lei senza neppure aprire gli occhi -Sono scivolata.-
-Non importa. Ti perdono.-
Philip arrivò di corsa e si gettò in ginocchio accanto alla fidanzata. La prese tra le braccia e la strinse contro di sé. I loro cuori battevano all’unisono, ancora a mille per la paura. Con una mano la sostenne, con l’altra le accarezzò una spalla, il collo, la guancia, la testa, per assicurarsi che fosse ancora tutt’intera. Poi appoggiò la bocca sui suoi capelli, il sapore del sale gli intrise le labbra. Chiuse gli occhi, beandosi del contatto con il suo corpo. Voleva dirle qualcosa, ma non riusciva a parlare. Voleva rassicurarla perché la sentiva ancora tremare, ma il groppo che gli stringeva il cuore era tale da bloccargli la voce.
-Callaghan.-
Sentì Benji chiamarlo, aprì gli occhi e lo guardò.
Tom, arrivato in quel momento dopo ore di sparizione, emise il suo urlo.
-Philip! Sei impazzito? Che diavolo stai facendo?-
-Jenny!- gridò anche Patty, dato che l’espressione cupa del portiere non le piacque per niente.
Ma lei spostò gli occhi sull’amica e le sorrise, perché mentre era in acqua era riuscita a sfilar via la pistola di Benji, lasciandola affondare nelle profondità dell’oceano. Philip non correva più nessun rischio, anche se forse il portiere non se n’era ancora reso conto.
Infatti Benji si frugò addosso, ficcando le mani tra le pieghe della camicia, rovistando tra quella stoffa bagnata che gli si incollava sulla pelle, gelida, ad ogni movimento. Nei suoi occhi contrariati brillò un barlume di incertezza. Si accorse che Jenny lo fissava con un sorrisetto saputo e capì di essere stato fregato. Spostò lo sguardo da lei a Callaghan, rimediando dal compagno un’occhiata di sfida.
-Fanculo Price.- gli disse infatti. Poi baciò Jenny e la rivincita di Philip fu completa.

Nella stanza immersa nel silenzio, si levò improvvisa la voce del portiere.
-Potevi almeno ringraziarmi.- Benji si sfilò gli occhiali stereografici e li posò su uno dei braccioli della poltroncina.
Philip, che gli sedeva accanto, lo guardò torvo.
-E per cosa? Per aver infastidito Jenny?-
-Era uno scherzo.-
-Potevi scherzare con Amy, visto che Julian l’ha tradita.-
-Io scherzo con chi mi pare, Callaghan.-
Ross dietro di loro tossicchiò.
-Se non ve ne siete accorti eravamo in una realtà virtuale. Io non ho tradito proprio nessuno.- e quasi a ribadirlo anche con lei, tante volte fosse necessario, si volse verso la fidanzata. Amy lo guardava scettica, sembrava quasi non credergli.
-Philip, Benji, se volete che andiamo a mangiare qualcosa insieme piantatela all’istante.- Holly oltrepassò l’uscita del laboratorio tenendo Patty per mano.
Bruce gli saltellò dietro entusiasta.
-Ho ancora in bocca il sapore degli spiedini. Che ne dite di una bisteccheria?-
-Possibilmente economica.- borbottò Mark -A prezzo di costo.-    
   
 
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