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Autore: Amerginverdistelle    03/11/2010    2 recensioni
E' insolito che un quarantenne fanatico di Tolkien abituato a scrivere in versi si ritrovi catapultato nel mondo delle fanfictions.
A me è successo con la saga di Harry Potter. In cinque mesi ho letteralmente divorato i sette libri, e quando mi sono trovato a leggere l'ultimo capitolo dei Doni della Morte ho detto "Cavolo.. no! Come diciannove anni dopo? E tutto quello che è successo in quei diciannove anni dov'è? Perduto nel limbo?" E mentre dicevo questo avevo messo via il libro e preso il mio bel blocco ad anelli e già stavo scrivendo...
Questa è una quadrilogia che abbraccia nelle prime tre parti l'intero periodo di questi diciannove anni "perduti", mentre l'ultima parte è molto successiva all'epilogo dei Doni della Morte.
E' stata la prima fanfic che ho scritto, e i limiti si vedono.. ma mi piacque tantissimo farla, e non me ne sono mai pentito. Tanto è vero che poi ho continuato arrivando appunto alle quattro parti che compongono "Nuovi Doni".
Spero piaccia anche a voi.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
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Un profumo sottile, evanescente.

Un tocco delicato, come la carezza di un fiore.

Harry aprì gli occhi, pigramente. Quella mattina aveva più sonno del solito.

Il cielo lo salutò, con le sue nubi rosse ed il blu plumbeo stemperantesi nella gloria rifulgente dell'aurora.

Il cielo. Non c'erano soffitti magici a casa Potter; non c'era erba sotto le lenzuola, quell'erba che Harry sentiva tra le mani. Un sogno, pensò; che strano, vivido sogno. Continuò per un po' a fissare il morbido galoppo delle nubi in quel cielo assurdamente bello, perfetto: gli ricordava tantissimo un mattino irlandese, durante la Guerra dei Folletti, un risveglio dopo le brevi ore di tregua seguite ad un inseguimento e ad una spietata battaglia. Anche quel mattino aveva un profumo leggero, limpido come le fonti dello Shannon.

Si rizzò a sedere, e si guardò attorno. La sua stanza da letto era ora un'ampia radura in un bosco di querce, un bosco imponente e cupo, come l'erba viola che gli faceva da tappeto. Tutt'attorno, un silenzio assoluto ed alieno, che inquietò il mago inducendolo a levarsi in piedi e ad avviarsi verso il limitare della radura, scrutando l'oscurità della foresta come a cercarvi la fiammella di una risposta.

Poi alle sue spalle un refolo intenso di vento, un lamento lontano ma crescente. Si volse e vide corrergli incontro sulle ali di un vento nero una figura di donna, scarmigliata e abbigliata di ondeggianti, lacere vesti. Una Banshee che gli ululò contro il suo vaticinio, il suo dolore, la sua tremenda verità, una figura di donna con il volto di

 

“Lily.. Lily Potter ora basta per piacere, per piacere.. non c'è più nulla che si possa fare, che tu possa fare. E' andato. Papà è andato oltre. Non è colpa sua, o tua, non è colpa di nessuno... calmati Lily..

  • ”BASTA?? BASTA?? NO, NO, NOOO!!! - Ginny sobbalzò, allontanandosi dalla figlia che stringeva ancora convulsamente le mani di suo padre, di Harry; nessuno era riuscito ad allontanarla, se non i guaritori del San Mungo che avevano cercato di fare l'impossibile.

     

Quella mattina di tardo aprile Harry aveva accompagnato la figlia a King's Cross, a prendere il treno che la riportava ad Hogwarts ove era divenuta titolare, a soli trentadue anni, della cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, straordinariamente giovane ed altrettanto preparata ed apprezzata. Mentre Lily osservava una vetrina e suo padre pagava il taxi, un bimbo era sfuggito all'attenzione della madre, correndo sulla strada. L'autista di un piccolo furgone aveva sterzato bruscamente e violentemente per evitarlo, ma aveva investito in pieno il taxi parcheggiato.. ed Harry.

Lily aveva conservato la lucidità per agire con straordinaria prontezza, in pochi attimi aveva liberato il padre scaraventando via il furgone, aveva applicato un Incanto Tamponante Curativo d'emergenza e poi si era Smaterializzata congiuntamente con lui riapparendo dritta nella sala di pronto intervento del San Mungo. Pochi attimi, ma comunque sarebbe stato troppo tardi lo stesso.

  • Non è possibile. Mamma.. non è possibile. - Lily alzò gli occhi verso la madre, stravolta, furente, incredula. Non suo padre. Non a lei, non questo.

     

Ginny ricacciò indietro le lacrime che minacciavano di sommergerla e prese le mani della figlia. Non aveva parole che potessero servire a qualcosa in quel momento, o incantesimo che potesse mutare quella situazione. La guardò, la strinse a sé, ed entrambe lasciarono fluire liberamente il dolore.

 

Harry riprese fiato. Sogno nel sogno, anzi incubo.. perchè non riusciva a svegliarsi? Era caduto in ginocchio in quell'erba violetta, e ancora il respiro gli mancava; tutta quell'angoscia, quella rabbia dolorante lo aveva quasi schiacciato.

Poi lo riscosse un rumore lieve, conosciuto, quasi dimenticato. Uno schioccar lieve di becco, un potente, quieto palpito d'ali.

  • Edvige... - E mentre l'immacolata civetta delle nevi mordicchiava dolcemente le sue dita,

    Harry cominciò a capire. Quello non era un sogno, quello era un nuovo viaggio e lui era in partenza: senza conoscere la strada, senza avere il biglietto, con un gran bisogno di andare in bagno. E aveva bisogno di parlare di tutto questo con qualcuno. Aveva bisogno di parlare con Silente.

  •  

Si alzò in piedi e si rivolse ad Edvige : - Amica mia, grazie per essermi venuta incontro, per avermi trovato anche qui.. tutti questi anni senza rivederti, e già sono a chiederti di volare ancora per me. Ho bisogno di Albus, Albus Silente. Puoi condurmi da lui, indicarmi la via? Ci vorrà tempo.. maledizione se avessi la mia scopa.. - Un tonfo sommesso, e la vecchia Firebolt di Harry cadde ai suoi piedi. Però.. niente male, pensò inforcandola.

  • Vai Edvige.. guidami, portami da Silente, vola!! - ed entrambi sfrecciarono nel cielo ormai pieno di luce.

 

Alla Tana una piccola folla vagava nel giardino intorno alla casa; quando la notizia dell'incidente occorso ad Harry si era diffusa, ad amici e familiari era venuto spontaneo darsi convegno là, da nonna Molly, attendendo novità più precise. Una volta giunto l'annuncio, ognuno di loro aveva cercato di prodigarsi come poteva per confortare Ginny e sua figlia. James Potter era da qualche parte nel deserto del Gobi insieme a Bill Weasley, impegnati a scovar tesori per la Gringott, ma alcuni velocissimi falchi delle steppe erano stati inviati con messaggi che riportavano l'accaduto e l'invito ad un celere rientro, mentre Albus Severus stava dando una mano a Ron, che in qualità di vicedirettore dell'Ufficio Auror si era trovato di punto in bianco a doversi far carico, pur con la morte nel cuore, di tutte le incombenze sino ad allora spettate al suo più caro amico.

La sera era ormai scesa; Charlie e Percy stavano aiutando la sorella nel gravoso compito di ricevere le manifestazioni di dolore e d'affetto di tutte le persone che si erano date lì convegno, Arthur e George cercavano di distrarre un po' i nipotini da quel clima cupo. In un angolo, Fleur sedeva rassegnata accanto a Teddy Lupin, che continuava a singhiozzare senza sosta, con la folta chioma che continuava a mutar colore ogni pochi istanti.

Hermione salì le scale diretta verso la vecchia stanza di Ginny; Molly Weasley, tanto affranta quanto indaffarata a gestire quella mesta invasione, l'aveva inviata a sincerarsi delle condizioni di Lily, che dopo esser rientrata dal San Mungo recando la notizia del decesso si era rifugiata lassù senza più dar segno di vita. Giunta alla porta, bussò ed entrò nella piccola camera, trovando Lily seduta sul letto, pallida e silenziosa. Levò appena gli occhi quando la zia le sedette accanto, poi le appoggiò la testa in grembo, ricominciando a piangere.

Trascorsero alcuni lunghi minuti, poi Lily si tirò su, cercando di ricomporsi, e si accostò alla finestra. Qualcuno ancora indugiava in giardino, ma il buio stava gentilmente prendendo possesso di quei luoghi: buio e quiete, quiete e vuoto.

  • Hermione.. perchè proprio a lui? Come è possibile che sia successo a papà? Queste cose fan fatica ad accadere ai Babbani. Non doveva succedere, dovevo essere pronta a proteggerlo . - Lily si tormentò una treccia mezza disfatta, lasciando poi che Hermione si prodigasse per sistemargliela. Mentre le intrecciava i capelli, la zia prese a parlarle sommessamente, quasi con quieto pudore: - Nessuno poteva proteggere Harry meglio di se stesso, cara. A volte fatti del genere semplicemente succedono, succedono e causano dolore e rabbia e tanta tanta frustrazione. E' inutile – continuò Hermione – che cerchi di incolparti o di incolpare qualcun altro per quanto è successo.. ormai fa parte del passato, e in casi come questi non si torna indietro, neppure con una Giratempo. Il tessuto della sua vita aveva tanti, troppi rammendi ormai. Ecco qua, - concluse - ora i capelli sono a posto. Scendiamo di sotto ora, tua madre è esausta, non può reggere ancora a lungo. -

     

Mentre si avviavano verso le scale, Hermione soggiunse : - Dimenticavo, è venuto a portarci il suo cordoglio anche Scorpio Malfoy; suo padre è all'estero ma si è raccomandato che passasse immediatamente. -

  • Ah...Scorpio è qui? - disse Lily, la voce ancora rotta dal dolore.. ma accellerò il passo lungo le scale, sistemandosi meglio le pieghe del vestito.

 

Sembrava essere trascorso un mese intero da quando Harry si era lanciato al seguito di Edvige, sfruttando i poteri velocistici della sua Firebolt; colline, laghi, boschi e quiete valli eran volati via sotto di loro, in quel perfetto, bizzarro susseguirsi di paesaggi tanto magnifici da sembrare finti.

Mentre seguiva il morbido volo della sua guida, l'aria frizzante sul viso e l'eccitazione che lo pervadeva gli trasmisero sensazioni talmente intense da fargli fortemente dubitare di essere.. andato oltre. Era dunque questo, pensò immergendosi in un gigantesco batuffolo di nubi bianche e spumose, quello che tutti temevano? Era quella la sponda dove ci si ritrovava una volta scesi dal vecchio traghetto?

La risposta rimase ferma da qualche parte, inespressa, dato che all'uscita dalla nuvola Harry si ritrovò in un luogo a lui familiare: la candida, immensa sala d'aspetto della King's Cross d'oltreconfine.

Atterrò con disinvoltura, rendendosi conto che il suo aspetto era tornato indietro, indietro a quel giorno in cui aveva riaperto gli occhi in quel medesimo luogo. Neppure se ne stupì, non c'era tempo per sorprendersi.. o forse, rimuginò fissando la bianca civetta delle nevi che roteava sotto l'immensa cupola, la verità era che di tempo ormai ce n'era fin troppo.

Con un ultimo volteggio Edvige scese a posarsi su di un corrimano lì vicino, ed in quel momento un richiamo ben noto fece sobbalzare e sorridere Harry allo stesso tempo.

Albus Silente lasciò che la sua fenice, Fanny, raggiungesse Edvige sul posatoio; si diresse verso Harry e lo strinse in un intenso abbraccio.

  • Mio caro. Giungi inaspettato.. e mille volte benvenuto. Spero che il tuo passaggio.. ehm, il tuo risveglio non sia risultato particolarmente sgradevole. Gradisci una tazza di the?-

soggiunse materializzando un tavolinetto barocco e due sedie, nonché un ricco spuntino pomeridiano. I due sedettero, l'uno rilassato e sorridente, l'altro assai disorientato ma non impaurito, non nervoso. Non ricordava neppure che gli era successo, com'era arrivato a varcare quella soglia, ma perchè preoccuparsene? Che altro potrebbe accadermi, pensò Harry abbozzando un sorriso.. alla fine, sono morto.

  • Morto. Silente, io non mi sento morto. Penso e parlo, e mangio e bevo.. come può essere, come posso essere certo che non si tratti di un sogno? -

Il vecchio preside gli prese la mano, ponendogliela poi sul petto all'altezza del cuore; restarono così per un mazzetto di secondi, in silenzio. Silenzio, come quello che albergava nel torace di Harry: inutile illudersi, meglio finire il the.

-Professor.. ehm, Albus, grazie per il rinfresco di benvenuto, ma ora, ora che dovrei fare? Davvero non so che fare ora. Nessuno ci prepara a queste cose, e non vedo libretti di istruzioni qui in giro – borbottò Harry guardandosi attorno, in quel nitore candido così liscio ed asciutto, così innaturale. Lui sapeva come pochi altri seguire una traccia, una strada, un sentiero: ma lì non c'erano che luce bianca e silenzio. E Albus.

  • Sai Harry, qui alla fine non è che ci siano molte regole. Gazza poveretto ci impazzirebbe.. troppo poco da far rispettare. Qui non hai possibilità di far del male neppure se riuscissi a desiderarlo, e non ci sono gerarchie o governi, tanto meno capi. C'è questo posto, e i treni che vanno e vengono.. ricordi, te ne parlai quella volta. - mormorò Silente, prendendo Harry sottobraccio ed avviandosi verso una sterminata fila di binari.

  • Ricordo perfettamente quel giorno: mi sconsigliasti di prenderne uno. Cos'è cambiato, rispetto ad allora? - domandò Harry, stupito per l'assenza di altre presenze oltre a loro due ed ai rispettivi messaggeri alati.

  • Sei cambiato tu, Harry. Quel giorno sei diventato una persona libera, se tornato padrone della tua anima: hai potuto scegliere, una volta, da quale lato del Velo stare. Allora eri imprigionato, legato al tuo compito: ora non più. Ora puoi scegliere che fare, puoi partire alla scoperta di queste terre o, se vuoi, raggiungere le persone che qui ti hanno preceduto. - Silente si accarezzò la barba, pensieroso; poi guardò l'amico dritto negli occhi, intensamente.

  • Sono tutti qui, tutti. Lili e James e Sirius e Remus, e Tonks, Fred che continua ad inventare scherzi, Severus ed il buon vecchio Horace che ci ha raggiunti non molto tempo fa.. ancora discutono di Amortentia e Felix Felicis.. Dobby continua a chiedermi se ti ho visto, poi prende a capocciate le colonne perchè dice che ti porta male. - Il vecchio Preside ridacchiò. - Le abitudini sono dure a morire: infatti, ci sopravvivono. Puoi vederli quando vuoi, Harry; anche subito, oppure mai, come preferisci. Hai tutto il tempo. -

In un altro momento sarebbe corso sul treno all'istante, spronando il macchinista a suon di Schiantesimi per volare a raggiungere tutte quelle magnifiche persone.. i suoi genitori, Lily e James, da quanto sognava di riabbracciarli veramente? Eppure in quello strano giorno nessun fremito, nessuna ansia lo travolse.

  • Albus, ma tu perchè sei rimasto, perchè non hai preso uno di quei treni, tu che hai sempre sognato di viaggiare senza fardelli o responsabilità? Cosa ti ha trattenuto qui? -

    Non c'era nebbia, quel giorno, nella bianca King's Cross. Albus sorrise appena: - A volte ho viaggiato, su queste terre; ma mi piaceva, era bello tornare qui. Ad ascoltarvi, a vedervi al di là del velo: il mio vecchio fratello e voi, che siete sopravvissuti a Voldemort, che avete cresciuto i vostri figli lontano dall'Ombra, senza più paura. A volte uno sguardo alle persone care può essere un balsamo miracoloso per le piaghe dell'anima. A proposito.. se vuoi seguirmi, vorrei mostrarti una cosa. Vieni – disse Silente avviandosi verso una porticina, che spalancò lestamente.

Si ritrovarono in una radura tappezzata di quella bizzarra erba viola, circondati di splendidi fiori: nel centro, un antico e consunto arco in pietra, attraverso il quale danzava nell'aria immota.. - Il Velo. - Harry si accostò con cautela, timoroso ed affascinato allo stesso tempo.

  • Silente.. oltre il Velo si vede un sacco di gente, colleghi, e c'è.. Albus Severus, e James, li ho visti! E quello è Ron! Ma che accidenti succede, per Merlino? Stanno facendo una festa? C'è tutta la mia famiglia là.. -

    Albus Silente materializzò altre due sedie e fece accomodare il suo ospite. Estrasse una scatola di liquerizie dalla veste e, offrendone ad Harry, soggiunse: - Beh, non sei in effetti molto lontano dalla verità, mio caro amico. Quello a cui stai assistendo è il tuo funerale. -

 

Un filo di vento fresco spazzava i fili d'erba delle aiuole, mentre gli ultimi ospiti lasciavano il cimitero di Godric's Hollow. Un gruppetto di persone indugiava ancora vicino ad una tomba.

  • Non preoccuparti, Victoire.. vai avanti con Teddy, James ed Albus Severus hanno ancora persone da vedere e penso dovranno rientrare direttamente a Londra. Nonna Molly rientra con Fred e Charlie.. povera mamma, è stremata. Tuo padre sarà felice se vi fermate da lui, poi io ho Lily e Scorpio a farmi compagnia. Su, avviati tranquilla. - la esortò Ginny, salutando la splendida nipote e rivolgendosi poi dopo un poco alla figlia, ancora stretta al suo biondissimo compagno.

  • E così, - soggiunse sistemandosi l'impermeabile e raccogliendo i capelli in una crocchia grigia e rame – mi portate in questa giornata buia un raggio di luce. Pensavate di tener segreta questa cosa ancora a lungo, non fosse stato per.. insomma per il ritrovarci qui? - Il suo sorriso smentiva in parte il tono burbero della voce, pure Lily ne rimase talmente intimidita da non riuscire a replicare. Fu Scorpio a risponderle: - Avremmo aspettato ben poco, presto non ci sarà granchè da nascondere, e poi perchè nasconderlo? - continuò sorridendo. - In effetti Lily pensava di informare suo marito proprio quella mattina, senonchè.. - e la voce del giovane Malfoy si spense-

Ginny li prese per mano, raggiante, con sua figlia che non riusciva a capire come avesse fatto, durante tutta la cerimonia, a non versare che poche lacrime. Poi con voce sorniona disse ai due giovani : - Ah, ragazzi.. tanto cresciuti ma pur sempre ragazzi. Non occorre un mago per capire certe cose, non credete? Lily, è stato tuo padre a dirmi di come ti illuminavi in volto quando parlavi di Scorpio, e tu, giovanotto, pensavi che non mi fossi accorta della tua assiduità alle serate a cui partecipava mia figlia? Per non parlare, figlia mia, dei tuoi pietosi tentativi di occultare le nausee mattutine.. beh, l'infuso di Mirtillo Patagonico ti gioverà, saranno mesi lunghi i prossimi, molto lunghi. - mormorò poi, lo sguardo fisso altrove, lontano.

  • Mamma? Ti senti male, che succede? - esclamò Lily stringendole più forte le mani, mentre Scorpio si toglieva il mantello poggiandoglielo sulle spalle. Ginny le rispose con un tono pacato, quasi assurdamente sereno: - Figlia mia, non ti sembra anche in questo momento di essere osservata? Non senti quasi la sua voce, il calore della sua risata? E' vero, non ha mai lasciato il mio fianco, mai ci lascerà soli, mai, mai... -

  • NO! - L'urlo secco di Lily fece trasalire Scorpio e volar via spaventate un gruppo di cornacchie appollaiate lì vicino. - Mamma lui è morto, morto e sepolto, è andato via, lo abbiamo salutato, gli ho restituito il suo dono più bello, quella ghirlanda di fiori che fece per me un pomeriggio alla Tana, quando ero piccola.. lui non c'è più, più non tornerà più – e la sua voce ruppe ancora nel pianto.

Passarono lenti i minuti, e le onde del tramonto presero a lambire quel terzetto, immoto accanto ad una lapide.

 

  • Silente, io non so come fare, non ne ho la più pallida idea.. ma non posso lasciarla così, Ginny ha capito ma lei no.. - disse Harry, gli occhi fissi oltre il Velo, mentre le sue mani lavoravano quasi d'istinto.- come posso dirgli quando sono felice di lei e Scorpio, di quanto mi riempie di gioia, di quanto l'amo? Perchè non mi ascolta?- Nella sua voce c'era ora un'urgenza che lì, sotto quel cielo come dipinto, suonava insolita, illogica.

Il vecchio Preside guardò il suo antico allievo, il volto increspato da un'onda di sorriso,e la sua risposta fu semplice: - Tu sei il Padrone della Morte. Hai riunito i suoi doni, ed hai rinunciato ad essi. Solo il ritorno ti è precluso, ogni altra cosa è in tuo potere, qui: e vedo – soggiunse fissando il lavoro che Harry aveva appena terminato e che reggeva tra le mani – che il tuo cuore ti ha già dato la giusta idea. -

Toccò ad Harry sorridere. Si accostò emozionato al Velo, aspirò la brezza fragrante di vita che lo attraversava e, con un soffio e una lieve spinta delle mani, lasciò che il suo ultimo dono varcasse la soglia.

 

  • Mamma, è ora che andiamo ora. Sono stanca, voglio dormire per un anno di fila, .. mamma? Che sta succedendo ancora? - disse Lily guardandosi intorno, turbata, mentre la madre fissava intensamente la tomba di famiglia dei Potter, poche decine di metri dietro di loro.

Il viso di Ginny si illuminò in un sorriso radioso; due lacrime rotonde le solcarono il volto, mentre sospingeva la figlia verso la sepoltura: - Te l'avevo detto. Lo sapevo.. è per te, per te, vai ora, sbrigati. -

Lily Potter percorse esitante quei pochi metri fino al modesto monumento funebre, fece un verso strano, qualcosa a mezza via tra una risata ed un singhiozzo, poi si chinò e sollevò dal tumulo una piccola ghirlanda di fiori bianchissimi, intessuti come gemme in una trama d'erba viola, viola come un bacio tra due fanciulli dopo una scorpacciata di more mature.

Si volse intorno, come a cercare qualcuno: poi si pose la ghirlanda in grembo, mormorando semplicemente. - Grazie.. oh papà, grazie di aver capito. Grazie – e si volse verso Scorpio che le si era fatto appresso, e abbracciati andarono incontro a Ginny, incamminandosi poi con lei, serena, lei che da sempre sapeva, da quel giorno in cui aveva visto Harry ai piedi dell'Oscuro Signore. Aveva sentito il suo cuore battere ancora allo stesso modo, aveva capito che una faccenda come la morte non avrebbe mai scalfito quel che c'era tra lei ed Harry.

 

  • Silente, tu non vieni?- Harry si voltò sul predellino del vagone, fissando il vecchio sorridente Albus, quasi si aspettasse un suo ripensamento.

    - No, non a questo giro, mio caro. Ho ancora voglia di riposare un po' qui; ora vai a sederti e non temere, ci rivedremo. Buon viaggio! - gridò mentre le porte si chiudevano ed il treno cominciava a muoversi.

Harry fissò quella figura scomparire lentamente e poi si avviò lungo il vagone, conscio che Edvige lo stava seguendo in volo, ripensando a quel che aveva visto al di là del Velo, ed a quello che avrebbe trovato al di qua. D'un tratto, una voce ben nota lo bloccò di colpo.

  • Potter. Insolito incontro. - Severus Piton era seduto in un comodo scompartimento, solo: indossava le consuete vesti nere ed il suo taglio di capelli non era migliorato.

  • Professore.. non mi aspettavo di vederla. Comunque è un piacere ritrovarla. - Le parole uscirono ad Harry d'un fiato, mentre attendeva sulla porta, indeciso.

  • Il piacere è reciproco. Accomodati, con due chiacchere il tempo non scorrerà più veloce ma certo non sarà monotono. - Quel tono affabile convinse Harry ad accomodarsi, e fu così che andò incontro al suo ultimo viaggio.

O forse, fu il primo di mille nuovi viaggi?

 

A casa Potter il camino era acceso. Ginny leggeva la pagina sportiva della Gazzetta del Profeta, mentre sua figlia Lily, col ventre ormai decisamente prominente, correggeva alcuni compiti sulla difesa dai Vampiri.

  • Mamma, oggi sei rimasta parecchio alla tomba di papà. Ingorghi in Metropolvere o qualche problema? -

Ginny fissò sua figlia, le porse una tazza di infuso di Mirtillo Patagonico e rispose: - Sai, in tutto quel parlare e celebrare nessuno si è degnato di prendere la bacchetta e vergare un epitaffio decente per tuo padre. Così ho dovuto provvedere io, come al solito. - concluse sorseggiando anch'essa un sorso della bevanda calda e dolce.

  • Capisco – soggiunse Lily. Poi si avvicinò alla madre e le chiese: - E cosa hai scritto per papà? -

Ginny la guardò dritta negli occhi, e rispose:

  • La morte vince ogni cosa. L'amore vince la morte. -

    Per qualche istante restarono a guardarsi, poi Lily sobbalzò, le prese la mano ponendosela in grembo e disse :

  • Senti.. si sta muovendo. -

Restarono così, nel silenzio operoso della fiamma che scoppiettava lietamente, in quel camino nella casa al 12 di Grimmaud Place.

 

 

FINE.

 

  
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