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Autore: _Mary    15/11/2010    5 recensioni
C’era stato qualcosa che le aveva fatto capire che non tutto era andato come sarebbe dovuto. Era stata l’occhiata di una delle ragazze, rivolta a quella che sembrava la più anziana lì dentro. E poi, era stata tutta una giostra di bugie e pietose rassicurazioni, sul fatto che se la sarebbe cavata, che avrebbe potuto tenere in braccio il suo bambino già qualche ora dopo, che sarebbe andato tutto bene.
Seconda classificata al 'Classici Disney Contest' indetto da Lyrapotter sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Puzzle'
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Capitolo terzo.

 

It was the love untaught
Trapped in your mind
So empty with me…
A silent stone that struck my heart
While I looked for a sign, a sign…

 

Merope gettò un’occhiata nervosa all’orologio a pendolo. Non le era mai piaciuto, quell’orologio: i suoi rintocchi erano tremendamente rumorosi e veloci, il promemoria di un idillio che non sarebbe potuto durare per sempre. Sembrava che le dita voraci del tempo avessero preso quegli ultimi giorni e li avessero trascinati via, in un turbine di pentimenti e decisioni da prendere, di rimpianti per un tempo che Merope sapeva prossimo alla conclusione e di flebile speranza per un futuro che aveva ben poco di luminoso.

 

La sera prima non aveva dato a Tom la pozione. Era stata sul punto di farlo, ma, all’ultimo momento, le erano mancate le forze. Lui era lì, non sospettava nulla, e la chiamava amore. Avrebbe dovuto essere tutto perfetto.

 

E non era quella luce che lei avrebbe voluto vedere nei suoi occhi, non erano quelli i baci che avrebbe voluto ricevere, non erano quelli i sussurri che avrebbe voluto sentire. Non era quelle carezze che Merope aveva sempre desiderato. Le manifestazioni d’amore dell’uomo che amava erano fragili e fredde come una splendida rosa senza profumo*.

 

C’era il vuoto in quella casa in cui erano andati a vivere. Non c’era nulla, solo i rintocchi di un vecchio pendolo. Merope non voleva questo. Voleva essere amata, e voleva che non fosse una pozione a renderlo possibile.

 

Era stato così che aveva deciso, anche perché, follemente, una piccola parte di lei aveva cominciato a sperare, negli ultimi due mesi. Lei stessa si diceva che non era possibile, che Tom non poteva amarla davvero, e che, se non gli avesse più dato il filtro, l’avrebbe abbandonata a se stessa, con l’unica compagnia di quella manciata di mesi luminosi e caldi come nient’altro che Merope avesse mai conosciuto.

 

Ma in quel momento c’era il bambino.

 

Si portò una mano al ventre ancora piatto, abbassando lo sguardo. Si disse che Tom sarebbe rimasto. L’avrebbe fatto per lui, se non per un amore che non poteva provare. Tentò di convincersi di questo, mentre aspettava, paziente, che lui si svegliasse e la raggiungesse.

 

Non lo sentì arrivare, e non era preparata a ciò che avrebbe visto. Quando si voltò, vide l’ombra dell’uomo che aveva conosciuto che la fissava, stralunato.

 

Era terrorizzato, confuso, furioso.

 

Non era quello l’uomo a cui avrebbe voluto parlare di suo figlio.

 

“Ciao, Tom” lo chiamò, cercando di infondergli con la sua voce tutta la dolcezza possibile. Tutto il suo cuore.

 

Lui non rispose. Merope esitò.

 

“Tom, per favore, siediti accanto a me”.

 

L’altro non parlò. Si limitò a continuare a fissarla, ad indietreggiare bruscamente quando la vide alzarsi. Merope abbassò lo sguardo.

 

Non era mai stata a suo agio in quella casa. Era troppo diversa dalla sua, e l’unica cosa che l’aveva resa bella ai suoi occhi era la convivenza con Tom. A lui era piaciuta subito, invece, in ogni particolare.

 

E lei era stata felice di poterlo soddisfare, permettendogli di scegliere, se non il soggetto, almeno lo scenario della loro vita.

 

Tom sembrava totalmente incapace di parlare. Merope si sorprese, quindi, quando sentì la sua domanda. Secca, dura, fredda come una tempesta d’inverno.

 

“Come hai fatto?”

 

Merope sospirò, tornando a sedersi, torturandosi un lembo della veste con la mano. Quella notte, mentre gli ultimi effetti del filtro d’amore stavano svanendo nel corpo di Tom, aveva preso la sua decisione: gli avrebbe detto tutta la verità. E prendere quella decisione era stato infinitamente più difficile di qualsiasi altra cosa Merope avesse mai fatto nella vita.

 

“Ho manipolato la tua mente, Tom” rispose, senza avere il coraggio di guardarlo. “Sono una strega. Ho preparato un filtro d’amore” disse brevemente.

 

I rintocchi del pendolo continuavano a rimbombare nella stanza. A Merope sembrava che il battito del suo cuore fosse ancor più rumoroso, ma era certa che nessun altro potesse sentirlo. Stava per dire qualcos’altro, quando Tom trovò di nuovo la forza di parlare. Le aveva voltato le spalle, come se il solo vederla gli risultasse penoso.

 

“Come… perché l’hai… non avresti dovuto…” farfugliò al vuoto, portandosi una mano tra i capelli.

 

Merope fece un mezzo sorriso triste. Lo sapeva, che non avrebbe dovuto. Lo sapeva eccome. Ma ciò che la sua mente le aveva detto quando aveva preso quella decisione, era stato l’opposto di ciò che il suo cuore le aveva sussurrato.

 

“Le persone fanno sempre cose pazze… quando sono innamorate”.

 

Tom si irrigidì. Merope, dopo qualche istante in cui sembrò che il tempo si fosse fermato solo per loro, solo per quella stanza, gli si avvicinò: avrebbe voluto abbracciarlo, fargli capire che andava tutto bene, che l’aveva amato in quei mesi e avrebbe potuto continuare a farlo per tutta la vita. Avrebbe voluto dirgli tante cose. Che avrebbero potuto ricominciare dall’inizio, che avrebbero potuto crescere il loro bambino, che le dispiaceva e desiderava solamente il suo perdono.

 

E avrebbe voluto dirglielo in un sussurro, perché potesse sentire soltanto lui quei pensieri della sua anima sofferente.

 

Fece per prendergli la testa tra le mani, ma lui la scansò bruscamente.

 

“Sta’ lontana da me, strega” sibilò, indietreggiando velocemente ed avviandosi a grandi passi verso la porta di casa. Merope gli bloccò il passo, mettendoglisi davanti.

 

“Lasciami…” gemette, tentando di mantenere salda la voce.

 

“Che tu possa bruciare all’inferno, insieme a tutti quelli come te!” ruggì Tom, non osando avvicinarsi a lei. Forse era spaventato da ciò che lei avrebbe potuto fargli con i suoi poteri.

 

Come se Merope avesse la forza di fargli del male.

 

“Ti prego, Tom, perdonami!” disse, sentendo la sua voce incrinarsi. “Io… io ti amo, te lo giuro, e se ho agito così è stato perché…”.

 

“Fammi uscire di qui” la interruppe Tom, fuori di sé, provando ad aggirarla.

 

Merope, disperata, giocò la sua ultima carta.

 

“Aspetto un bambino, Tom”.

 

Per qualche secondo, questa frase sembrò calmare l’altro. O, almeno, sembrò avere il potere di farlo zittire. Per qualche, meraviglioso secondo, Merope pensò che Tom sarebbe rimasto per suo figlio. Sapeva che non avrebbe mai potuto amarla, ma lei avrebbe almeno potuto vederlo e trascorrere del tempo con lui, fino a quando, un giorno, quei tempi sarebbero apparsi troppo distanti, nient’altro che nebbia di fronte al pomeriggio assolato della vecchiaia.

 

Ma Tom non la pensava così.

 

“Che vada all’inferno anche lui”.

 

Merope si sentì fermare il cuore. Quasi non si accorse che Tom l’aveva strattonata via dalla porta, e che era uscito correndo in strada. Rimase lì, per terra, davanti alla porta aperta, senza la forza di rimettere insieme i frammenti di una vita infranta.

 

Senza il coraggio di pensare ad un domani che si prospettava freddo ed oscuro, senza niente ad illuminarlo.

 

 

 

 

 

 

 

*Si può ricordare l’amore? È come evocare un profumo di rose in una cantina. Puoi richiamare l’immagine di una rosa, non il suo profumo’, di Henri Miller.

 

 

 

 

 

 

 

 

Terza flashfic – postata di corsa, perché non c’è gusto a fare le cose con calma. O almeno, in questo periodo i miei professori la pensano così, e chi sono io per fargli cambiare idea?

Riguardo alla prossima, c’è un problema: è bloccata in un contest che dovrebbe terminare il 30 novembre. Non potrò postarla fino all’uscita dei risultati, e ciò vuol dire che ci rivedremo verso metà dicembre, più o meno, proroghe e tempi di giudizio permettendo. Incrocio le dita...

Grazie a chi ha letto, ma in particolar modo a chi ha recensito:

 

Julia Weasley: nah, macché denuncia! Gradisco molto questo tipo di stalking, credimi u.u Non detesto Merope, ma non mi piace... c’è da dire che è dieci posizioni più in alto del suo caro marito, nella mia classifica di gradimento XD Ma penso si sia già visto in questo capitolo. Spero che quel contest si chiuda effettivamente il 30 e non slitti per proroghe varie, posterò il prossimo capitolo un minuto dopo che avranno postato i risultati! <3

 

Payton: come sempre gentilissima <3 Spero che ti sia piaciuta anche questa flash, ci stiamo avviando verso la conclusione... <3

 

Whateverhappened: ne sei proprio sicura? Guarda che io sono un’erbaccia di quelle tremende, eh XD Ecco, in un posto così non potrei proprio viverci. Non avrei davvero voluto essere nei tuoi panni *pat-patta* Le è andata benissimo, se quella pozione – per farti capire a che livelli sono arrivata, avevo scritto ‘proporzione’. Non ce la faccio più *mani tra i capelli* – l’avessi preparata io, minimo Tom si sarebbe trasformato in un cactus, e pure bello spinoso XD Ma immagino che la storia non sarebbe andata avanti in quel caso, emh. Comunque. Voldie arriverà solo alla fine della fine dell’ultimo pezzo del finale, anzi, comparirà solo indirettamente XD Ma vaaa beh. <3

 

Lilyblack: ciao! Felice di aver mantenuto la ‘grigezza’ di Merope *-* Spero solo di non aver pasticciato in questo capitolo, che ha delle tinte un po’ più forti rispetto a quelli precedenti... Grazie grazie grazie per la recensione, vederla lì mi ha fatto saltellare sulla sedia, tengo moltissimo al tuo parere *-* <3

 

Lyrapotter: ciao! Sììì, mandiamo al rogo Riddle senior - e pure il figlio, già che ci siamo! ... *emhemh* Dovrei essere più professionale, me ne rendo conto, ma Tom Riddle sr mi sta davvero molto, molto antipatico, ed il figlio è la causa diretta ed indiretta delle morti dei personaggi che preferisco, quindi... u.u

Sono davvero contenta di averti fatto rivalutare questo personaggio, anche perché non è di sicuro tra quelli che preferisco – e l’ho scelto perché la citazione sembrava fatta apposta per lei, non per altro - *-* Quindi, grazie grazie grazie <3

 

 

 

 

Bon, a questo punto devo davvero scappare e provare a fare qualcosa. Arrivederci a tutti, e grazie per avermi seguita fin qui <3

Un abbraccio,

Ilaria
   
 
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