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Autore: _Sihaya    02/12/2010    6 recensioni
Finale alternativo per la saga di Harry Potter!
- Dimenticate l’epilogo di Harry Potter e i doni della morte (Diciannove anni dopo);
- eliminate circa le ultime otto pagine del finale e precisamente fermatevi alle seguenti parole (cito testualmente): “[…] L’alba fu lacerata dalle urla e Neville prese fuoco, immobilizzato. Harry non poté sopportarlo: doveva intervenire… Poi accaddero molte cose contemporaneamente.
- Ora domandatevi: “Quali cose sono accadute? E se fossero state dimenticate?”
[Ai capitoli 13, 19 e 27 trovate un breve riassunto degli eventi!]
Genere: Guerra, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Angelina/George, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Capitolo 26 - Back to home

Lost Memories

(di Sihaya10)

 

* * *

N.d.A.

Scusate l’incredibile ritardo, ma Novembre è stato un mese infernale! Inoltre, questo capitolo aveva bisogno di qualche revisione e io ho impiegato un sacco di tempo per sistemarlo, e ancora non mi convince del tutto. Fatemi sapere il vostro parere!

 

Payton, Nausikaa, Jaya e Carol, perdonatemi se sarò un po’ sbrigativa nel rispondere alle vostre recensioni, lo faccio solo per non rimandare oltre la pubblicazione del capitolo! Un grazie infinito per il tempo che dedicate a farmi sapere quello che pensate del mio lavoro, non avete idea di quanto sia importante per me ogni vostro commento!

 

Nausikaa87:

Non ti sei fatta nessun film, tranquilla, solo ricorda che questa what-if? inizia prima della conclusione della battaglia, esattamente quando Hagrid porta Harry in braccio e tutti lo credono morto, un attimo prima che lui si nasconda sotto al Mantello.

 

Carol24: ho lavorato tantissimo alla prima scena, quella del Castello di Hogwarts, non so più quante volte l’ho riscritta… ho fatto di tutto per renderla triste!

Pian piano ritorneremo al mondo magico, ma certe premesse erano necessarie! ^_^
Neville e Luna sono personaggi che adoro, ma per scoprire il loro ruolo… c’è ancora un po’ da aspettare, non troppo, tranquilla!!

PaytonSawyer: In effetti, le parole “Malfoy” e “sentimento” nella stessa frase… fanno un po’ strano!! XD
Scherzi a parte, mi dispiace, ma oltre a qualche informazione sullo stato di Ron, non credo che le tue domande troveranno ancora risposta… ma non è colpa mia se vai sempre a toccare i punti più delicati! ^^

Recensirti è un piacere, credimi! Vorrei solo trovare il tempo di dirti quello che penso per ogni tuo lavoro, ma… confido nelle vacanze natalizie!! Magari Babbo Natale mi regala un po’ di tempo!

 

Jaya: mi dispiace che tu non riesca ad aggiornare, ma non preoccuparti, prenditi il tempo necessario per fare le cose al meglio! Intanto grazie dei commenti!

 

* * *

 

There’s no place like home.

 

Dal film The Wizard of Oz

(Regia di Victor Fleming, 1939)

 

* * *

 

Capitolo 16 – Back to home

 

Harry e Ginny erano rimasti a parlare nel seminterrato del Butterfly per tutta la notte. All’alba erano ancora seduti in un angolo della stanza, l’una nelle braccia dell’altro. Ginny appoggiava la testa sulla spalla di Harry e si lasciava coccolare dalle sue carezze; lui le passava la mano fra i capelli, talvolta le accarezzava il viso dandole qualche bacio sulla fronte, talvolta intrecciava le proprie dita con le sue e faceva una domanda.

Ginny ascoltava paziente e replicava. Aveva una risposta per tutto.

 

« Come siamo arrivati a…  questo? » domandò Harry, riferendosi alla propria condizione, condivisa con Ron e Hermione.

 

« È opera della McGrannit, » esordì Ginny lasciandolo esterrefatto. « Oh, Harry! Durante la battaglia al Castello, quando Hagrid è comparso reggendo il tuo corpo… ho sentito il mio cuore spezzarsi… e ho visto infrangersi la speranza negli occhi di tutti coloro che avevo accanto. Ricordo quell’istante come se fosse ieri. Noi credevamo profondamente in te; la tua morte, in quel momento, rappresentava la fine. »

 

La voce di Ginny si era lentamente incrinata ed ora era profondamente commossa, ma lei proseguì trattenendo con orgoglio ogni lacrima.

 

« La professoressa McGrannit è stata l’unica a non credere all’evidenza; ha intuito che qualcosa non andava prima ancora che balzassi giù dalle braccia di Hagrid e ti nascondessi sotto al Mantello. Ti credeva ferito e sospettava - conoscendoti - che avessi in mente qualcosa di eroico e impossibile. Inoltre, temeva la sconfitta. Molti di noi erano soltanto ragazzini, studenti mediocri ed insicuri: non potevamo affrontare una guerra. Così ha preso una decisione istintiva, di cui si è pentita mille volte, e che io stessa non ho mai veramente accettato. Solo ora, inizio a pensare che sia stata la scelta migliore.

Ha deciso che ci serviva tempo per rafforzarci e diventare un vero Esercito. Nel frattempo, tu avresti dovuto restare nascosto per impedire a Tu-Sai-Chi di trovarti e a te di prendere iniziative personali… Così fece un Incantesimo di Memoria su di voi: tu, Ron e Hermione; aiutata dai centauri, nel caos, riuscì ad attraversare i confini di Hogwarts e Smaterializzarsi portandovi qui, a Londra. Pensò che, se Silente vi aveva voluti insieme, lei non vi avrebbe separato. »

 

Ginny si fermò e fece un sorriso ironico ed intenerito allo stesso tempo: « Sentimentale, eh? L’avresti mai detto della McGrannit? »

 

Harry sorrise appena, troppo basito per dire qualsiasi cosa. Ginny continuò a raccontare.

 

« A Hogwarts lo scontro diventò terribile: tu eri scomparso e Tu-Sai-Chi ti  cercava con una furia devastante. La McGrannit tornò al Castello, ma non per combattere. Proteggendoci, ci trascinò uno ad uno nella Stanza delle Necessità… il quartier generale dell’Esercito, ricordi? Eravamo pochi, non più di una decina. Ci disse di restare nascosti lì, mentre lei andava a radunare altri studenti.

Poi non ricordo molto bene. Ero piegata in due dal dolore, Harry, perché credevo che tu mi avessi lasciata per sempre. George ha dovuto trattenermi con un Incantesimo della Pastoia, perché gridavo che volevo vendetta, che volevo combattere e non avevo più niente da perdere…

Quando la McGrannit tornò con altri studenti, ci spiegò quello che aveva fatto. Disse che intendeva insegnarci molte cose, che avremmo dovuto esercitarci giorno e notte e quando saremmo stati pronti, sarebbe tornata a prendervi. Poi aggiunse che io avevo un compito speciale: ero il vostro Custode (un po’ come nell’Incanto Fidelius); dovevo proteggere la vostra identità e, al momento giusto, aiutarvi a ricordare. Per questo sono venuta a vivere fra i babbani. È stato difficile starti vicino e fingere… di non provare nulla per te… » concluse in un sussurro.

 

Harry arrossì.

 

Poco dopo fece un’altra domanda, la più banale fra tutte quelle che ora lo assillavano, ma l’unica che l’aveva condotto lì.

 

« Hai rubato tu il quadro? » le domandò.

 

Ginny annuì.

 

« È una copia del quadro di Dexter Fortebraccio. Qualche settimana fa, per caso, ho scoperto della sua esistenza in una pinacoteca privata (non ho idea di come e quando ci sia finito, magari secoli fa!). Ho pensato che ci sarebbe tornato utile per controllare l’Ufficio del Preside. Ne ho parlato con Lavanda, quando è venuta a trovarmi, e ci siamo accordate perché George passasse a prenderlo… questa sera… » scosse la testa, « non avevo previsto il vostro coinvolgimento. Sicuramente Ron gli avrà creato dei problemi… »

 

Harry si sentì solo parzialmente sollevato al pensiero che l’aggressore di Ron fosse George Weasley.

 

« Ron non ricorda nulla, » disse, « ma credo che Hermione abbia recuperato la memoria. »

 

« Davvero? » Ginny era sorpresa.

 

« Sì. Temo che sia accaduto quando ha iniziato ad avere contatti con Malfoy. È andata più volte a casa sua… Ginny, perché credi che Malfoy sia qui tra i babbani? Non lo trovi sospetto? »

 

« Tutti noi lo troviamo sospetto, » disse Ginny. « Abbiamo diverse ipotesi, ma nessuna soddisfacente. Di sicuro non è opera della professoressa McGrannit… inoltre sappiamo che alcuni Mangiamorte lo credono morto. »

 

« E a proposito di Pansy Parkinson? »

 

« Pansy Parkinson? » Esclamò Ginny. « Io non avevo idea che anche lei fosse … »

 

« Lavora in teatro… e se la intende con Malfoy, » la informò Harry, preoccupato, « dobbiamo tenere gli occhi aperti perché c’è chiaramente sotto qualcosa. »

 

« Sì, Harry, lo temo anch’ io, » confermò Ginny, « per questo, stasera, torniamo a Hogwarts. »

 

* * *

 

Draco si svegliò tutto indolenzito. Aveva dormito seduto sul pavimento, ai piedi di un vecchio letto, con la schiena appoggiata alla lettiera.

Ricordava la maggior parte degli eventi vissuti la notte precedente, tranne i minuti conclusivi. L’ultima cosa che aveva in mente era quel contatto imprevisto con Hermione, e il suo calore contro il petto.

 

Scosse la testa in un misto di disgusto e denigrazione: quella sì, che era una cosa da dimenticare…

 

Sollevandosi dalla spalliera, fece per alzarsi, quando vide alla sua destra una piccola boccetta trasparente, contenente un liquido verde acqua. Sotto di essa c’era un messaggio scritto in fretta su un pezzetto di carta: “ Prova questa ”.

 

Draco ebbe un tuffo al cuore ed i suoi occhi s’illuminarono.

 

Per una volta (l’unica! ) Hermione Granger l’aveva sorpreso.

 

In bene o in male, era ancora tutto da decidere.

 

Si sedette a gambe incrociate e pose la fiala davanti a sé, fissandola pensieroso.

 

Non aveva idea di che pozione fosse, e Hermione non aveva lasciato scritto nulla… non la poteva biasimare, perché lui avrebbe fatto la stessa cosa. Il colore faceva pensare ad una Pozione Rilassante(*), ma poteva osservarla ed odorarla all’infinito formulando unicamente supposizioni.

Solo bevendola avrebbe trovato conferme.

Era rischioso, ma quel liquido glauco non l’avrebbe certo ucciso, si disse.

 

Perché lei era una Gryffindor…

 

E i Gryffindor non hanno il coraggio di uccidere.

 

Così Draco prese un profondo respiro, alzò l’ampolla e bevve il liquido in un unico sorso.

Sentì un bruciore fastidioso scendergli nello stomaco, che però sparì rapidamente.

 

Subito dopo estrasse la propria bacchetta e si concentrò.

 

« Lumos, » ordinò reggendo il bastoncino davanti ai propri occhi, speranzoso.

 

Non accadde nulla.

 

Riprovò di nuovo, più volte, ma la formula magica non ebbe mai effetto.

 

Una profonda delusione lo attraversò e si abbandonò all’indietro, accasciandosi contro la lettiera.

 

« Idiota, » borbottò.

 

E non era chiaro a chi si riferisse.

 

* * *

 

Non accadeva dai tempi di Hogwarts che Hermione Granger e Ginny Weasley facessero colazione insieme. Si erano date appuntamento presso lo Starbucks Café della stazione di Vauxhall.

 

Seduta ad un tavolino accanto alla vetrata, Ginny rigirava fra le mani un bicchiere di caffelatte caldo, senza troppa voglia di berlo. Hermione, di fronte a lei, fissava la pioggia rigare il vetro e rifletteva.

 

Ginny aveva raccontato di Harry e di tutto quello che era cambiato a Hogwarts negli ultimi due anni. Aveva parlato del piano della McGrannit, della rinascita dell’Esercito di Silente e dei progressi fatti dai suoi membri, tanto che Hermione si era sentita per la prima volta “l’ultima della classe”. Infine, aveva espresso i propri sospetti in merito a Draco Malfoy e a Pansy Parkinson, concludendo con la stessa proposta che aveva fatto a Harry: partire per Hogwarts immediatamente, quella sera.

 

Le rassicurazioni di Hermione sull’innocuità dei due Serpeverde erano servite soltanto a suscitare la disapprovazione di Ginny per essersi lasciata abbindolare.

 

Poi la conversazione era scivolata in un fastidioso silenzio, finché Ginny esplose d’impazienza: « Allora, verrai con noi questa sera o no? » domandò.

 

Hermione la guardò stranita, sorpresa che l’amica mettesse in dubbio la sua lealtà. « Certo che ci sarò, ma non è questo il punto, » disse tornando a fissare il vetro, « mi chiedo solo se siamo davvero pronti… »

 

« Lo siamo eccome! » Esclamò Ginny, « ti ho appena detto che siamo diventati molto più forti e più abili. »

 

Hermione scosse la testa. « Ho capito, ma il problema siamo noi tre. In questi due anni non abbiamo fatto nulla. Nulla, capisci?! » Disse con drammaticità. « Potrei non riuscire più ad evocare un Incanto Patronus o lanciare uno Schiantesimo o… »

 

« Tu? » Ginny la guardò di sottecchi, « non ci crederei nemmeno se lo vedessi. Inoltre, quello che non sai te lo insegneremo e lo imparerai in un attimo. »

 

Hermione si ritrasse con modestia. « Grazie. Ma… Harry? E… Ron! - Ginny lesse la disperazione nei suoi occhi - Lui… lui non ha nemmeno recuperato la memoria! »

 

« Sono sicura che sia in buone mani, George l’avrà sicuramente portato al nostro nascondiglio, dove se ne occuperà mamma. Se non dovesse farcela a raggiungere un buon livello, » aggiunse Ginny, che non era del tutto estranea alle preoccupazioni dell’amica, « allora rimarrà al rifugio come hanno fatto altri. »

 

« Anche Harry? » Ribatté Hermione scettica, « io non credo che qualcun altro possa sconfiggere Tu-Sai-Chi… »

 

« Lo so, » interruppe Ginny, « ma abbiamo tempo. Abbiamo atteso due anni, possiamo aspettare ancora. Adesso la priorità è mettervi al sicuro, Londra è diventata troppo rischiosa... Io non ti voglio rimproverare, Hermione, mi chiedo solo perché non hai considerato che avvicinandoti a Malfoy, avresti potuto mettere in pericolo Harry… »

 

Hermione rispose guardandola negli occhi: « Perché credo che Malfoy non sia pericoloso. Per quanto ti possa sembrare assurdo, tutto ciò che vuole è tornare a Hogwarts e ricostruire la nostra scuola. »

 

« Lui ti ha detto questo? »

 

« Sì. »

 

« E tu gli hai creduto? »

 

Hermione scrollò le spalle e abbassò lo sguardo. « Mi è sembrato sincero… »

 

« Sei ingenua, » replicò Ginny alzandosi in piedi e, senza aggiungere altro, uscì dal bar.

 

Hermione volse lo sguardo oltre la vetrata e la vide attraversare la strada. Si copriva, contrariata, la testa con le mani per ripararsi dalla pioggia che all’improvviso s’era fatta più intensa.

 

Il suo bicchiere di caffelatte era rimasto sul tavolo. Hermione lo prese fra le mani: era ancora pieno.

 

Doveva essere davvero dura, per loro, la vita fra i babbani.

 

* * *

 

La vecchia lettiera in ferro battuto vibrò per la violenza del colpo ricevuto. L’eco del clangore si diffuse nella stanza.

 

Un gesto di sfogo che a Draco Malfoy non bastò.

 

Afferrò con entrambe le mani la parte superiore della pediera e gridò di rabbia e frustrazione.

 

Non avrebbe sopportato un giorno di più in quel luogo. In mezzo a gente inferiore e stupida.

 

Non un minuto di più a respirare i veleni dello smog e l’aria stantia della Londra babbana.

 

Si voltò e aprì violentemente le ante dell’armadio, facendole sbattere contro il legno; fiotti densi di polvere scivolarono lungo gli spigoli del mobile.

 

Poi, il suo viso si deformò in una smorfia d’orrore.

 

Rantolò in cerca d’ ossigeno.

 

Pietrificato, cercava con fatica di assimilare l’agghiacciante concetto.

 

Il ritratto di sua madre.

 

Sparito.

 

Perduto.

 

Rubato!

 

« GRANGER! » Un urlo inferocito sfondò le pareti della Villa. « IO T’AMMAZZO! »

 

* * *

 

Ron Weasley aprì gli occhi ed una luce intensa lo investì, tanto che fu costretto a richiuderli.

Ritentò, socchiudendo cautamente una sola palpebra.

Era sdraiato su un morbido letto, coperto con lenzuola candide dal profumo delicato e familiare.

La stanza in cui si trovava era piccola, lunga e stretta; conteneva sei letti identici: due accanto al suo e altri tre contro la parete opposta.

Affondò le mani nel materasso per sollevarsi a sedere. Accorgendosi d’essere quasi nudo, tirò a sé la coperta, imbarazzato. C’era, infatti, nel letto di fronte al suo, una ragazza che non aveva smesso di guardarlo dal momento in cui si era svegliato. Ora, in particolare, sorrideva.

 

« Buongiorno Ron, finalmente ti sei ripreso, » disse. 

 

Lui aprì anche l’altro occhio, confuso. « Ci conosciamo? » domandò.

 

Lei annuì: « sono Angelina Johnson. »

 

Ron la osservò perplesso.

Era una ragazza molto carina. Dalla pelle scura e i capelli lunghi legati in mille piccole trecce. Aveva uno sguardo intenso e determinato, un’espressione sicura sul viso; il corpo tonico e in carne, le guance morbide e il respiro rapido; con una mano si accarezzava il ventre gravido.

 

« Mi dispiace. Non mi ricordo di te, » si scusò Ron.

 

« Non preoccuparti. Lo immaginavo. »

 

Quelle parole lo fecero sentire profondamente a disagio. « Perché siamo qui? » chiese.

 

« Perché tu sei qui, » specificò lei, « nel mio caso credo sia abbastanza evidente… » ridacchiò, suscitando in Ron una smorfia tra l’offeso e l’imbarazzato.

 

« È colpa di George, » continuò lei, « erano giorni che cercava disperatamente una cavia per provare la sua nuova creazione… Purtroppo ha trovato te, e non c’era nessuno a fermarlo… » Angelina fece un sospiro indulgente, ma allo stesso tempo un sorriso divertito le piegò le labbra.

« Oh Ron, hai vomitato per due giorni di fila. Vostra madre è andata su tutte le furie! Povero George, qui lo teniamo represso e non può esprimersi come vorrebbe… è normale che si sfoghi all’esterno… »

 

Normale un cavolo, pensò Ron che non aveva idea di chi stesse parlando anche se lei citava tutti come se fossero suoi parenti stretti.

 

Roteò gli occhi, disorientato.

 

In quel momento un ragazzo alto, dai capelli rossi e incredibilmente somigliante a lui, entrò baldanzoso nella camera.

 

« Uh, sorpresone! Il Re del Vomito si è svegliato! » Ululò.

 

Ron si ritrasse sotto le coperte e lo scrutò sospettoso.

 

Lui si piazzò nel messo della stanza e diede il via ad una sceneggiata.

 

« Avresti dovuto vederti! Eri completamente verde, uno schifo! Vomitavi senza interruzione e quando ti ho portato qui è stato il delirio! Padma ha iniziato a rimettere appena ti ha visto, Lavanda e Calì l’hanno seguita a ruota! È stato spettacolare, erano anni che non mi divertivo così! Mamma era talmente fuori di sé che per poco non mi staccava l’altro orecchio! » Disse indicandosi con il dito l’unico lobo rimasto.

 

Angelina notò l’espressione interdetta di Ron, e richiamò il ragazzo: « Dai George, basta. »

 

Lui finalmente la considerò e si diresse verso il suo letto, con espressione ruffiana. Le mise una mano sul ventre, si chinò verso di lei e le schioccò un sonoro bacio sulle labbra.

 

« Non preoccuparti dolcezza, » disse facendole l’occhiolino, « crescerà sano nel corpo e nella mente! »

 

« Ho i miei dubbi, » fece lei sarcastica. Poi si rivolse a Ron: « Tu che ne pensi? » 

 

Ron aggrottò la fronte.

 

Era sempre più convinto di trovarsi in un ospedale psichiatrico, reparto: Malati Gravi.

 

« Si può sapere chi cavolo siete!? » Sbottò.

 

* * *

 

Quella mattina, quando Hermione era arrivata in redazione, aveva trovato ben diciassette chiamate sulla segreteria telefonica. Tutti i messaggi dicevano la stessa cosa: “Granger, sei morta”.

Aveva indovinato subito l’origine di quelle minacce, ma la sua collega Emily era così allarmata da insistere per contattare la compagnia telefonica.

Il numero chiamante rispondeva a Villa Malfoy.

 

Hermione, seccata ed offesa, aveva deciso che non si sarebbe mossa per il Serpeverde fino al termine della giornata; all’ora di chiusura, forse, sarebbe andata da lui.

 

Alle cinque del pomeriggio, l’indignazione era lentamente sfumata portando con sé il “forse”.

E Hermione si era ritrovata di nuovo nell’atrio fastoso della Villa.

Ginny avrebbe detto che si era di nuovo lasciata “abbindolare” dai capricci di Malfoy, ma lei era lì solo per dirgli che da quel momento in poi avrebbe dovuto arrangiarsi da solo.

Guardò nervosamente l’orologio.

Mancavano poco meno di due ore alla partenza per Hogwarts.

C’era poco tempo, per cui non attese nessuno, salì diretta alla biblioteca, sicura di trovarlo là.

E infatti lui c’era, ma l’accoglienza che le diede non fu propriamente calorosa.

 

Appena mise piede nella stanza, le piombò addosso spingendola contro il muro e stringendole una mano intorno alla gola.

 

« Credi di essere più furba di me? » ringhiò.

 

Hermione non capì il perché di tanta aggressività, ma era chiaro che la Pozione Rilassante non aveva avuto alcun effetto…

 

E per fortuna, si disse, perché preferiva di gran lunga quelle dita ossute e pallide sul collo, che un’Avada Kedavra.

 

* * *

 

N.d.A. (bis)

(*) La Pozione Rilassante viene usata in Harry Potter e l’Ordine della Fenice per calmare Hannah Abbott prima degli esami (cap. 27). Il colore è inventato, perché ho cercato dappertutto e non ho trovato niente sulle sue caratteristiche. Ho pensato al verde, che nella cromoterapia è un colore rilassante. Anche se non l’ho spiegato (mi sembrava superfluo), Hermione propone questa pozione a Malfoy per ridurre il suo stress e favorire l’uscita dal trauma che ha ipotizzato; ovviamente l’ha trovata tra gli scatoloni, altrimenti non avrebbe avuto il tempo di prepararla.

 

   
 
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