Capitolo 3
Tentennai un attimo prima di aprire, non ero pronta per parlare con Ginny, volevo rimanere sola, come del resto lo ero sempre stata da quel giorno, da quando avevo deciso di non avere più nessuno accanto a me.
Perché uno solo era il mio compagno.
Ma quei pensieri
furono cacciati via da Ginny che insisteva a chiamarmi, cosi mi dissi
che era inutile aspettare ancore, feci un respiro profondo e
aprì la porta.
Fui accolta dal
turbinio di parole di Ginny, parlava senza sosta, a ruota libera e mi
dovetti tappare le orecchie con le mani per non impazzire a causa della
sua voce.
-Ginny ti prego!.- le urlai, era l’unico modo per farmi sentire, dovevo per forza urlare e la cosa mi irritata parecchio.
-Oh Hermione, scusa davvero, non volevo- disse lei smettendo di parlare.
Tolsi le mani dalle
orecchi ed emisi un sospiro di sollievo, ero grata del fatto che si
fosse ripresa. Più velocemente del solito, pensai incuriosita
dal suo nuovo atteggiamento.
Ginny mi
guardò attraverso la cucina velocissimamente e si buttò
sul divano nel salone, si mise le mani davanti gli occhi e
iniziò a sospirare. Era il suo modo di attirare la mia
attenzione e devo dire che ogni volta le riusciva benissimo.
Andai anche io in
salone e mi sedetti accanto a lei, la guardai, Ginny non era cambiata
per niente, aveva sempre l’aspetto di una bambina, la bambina di
Hogwarts, eppure c’era qualcosa di diverso in lei, in tutti noi
c’era qualcosa di diverso siamo cresciuto dopo quella
sera…dopo quel giorno…
-Mi devi aiutare!.- esclamò all’improvviso.
Quei pensieri se ne andarono via, e io ripresi la conversazione con la mia amica.
-In cosa?.- chiesi.
Lei tose le mani
dagli occhi e si mise a sedere e mi guardò –Mi devi
aiutare a capire cosa non va fra me e Harry.- era quasi sul punto di
scoppiare a piangere.
-Oh Ginny, forse
sono la persona meno indicata per aiutarti su questo fronte…-
dissi abbassando gli occhi, anche io stavo per piangere.
-Non penso, sei tu la mia migliore amica, e nessun’altra al mondo potrà prendere il tuo posto.- mi disse stringendomi forte la mano.
Ricambiai quella
stretta, avevo bisogno di lei, avevo sempre avuto bisogno di lei, anche
se ora era lei ad avere bisogno di me, la guardai e pensai, che
l’avrei aiutata, a tutti i costi.
-Va bene, su spara.- dissi sistemandomi meglio accanto a lei.
-Grazie Herm.- si
fermò un attimo, le brillarono gli occhi, lo vidi, anche se fu
per un solo istante seppi che lei mi era davvero grata, di tutto.
-Devi dirmi qual è il vostro problema.- chiesi gentilmente.
-Beh vedi, Harry
è sempre impegnato a causa del lavoro, lo vedo poco, ma non
è questo il problema, quando torna dal lavoro sembra
un’altro, ho paura che non sia più innamorato di me.-
disse tristemente.
-Io penso invece
che lui lo sia ancora, andiamo tu ed Harry siete fatti per stare
assieme, dovresti parlarne con lui, dovresti vedere perché si
sente cosi e se c’è un motivo di fondo.- dissi sorridendo,
dovevo aiutare almeno lei, dato che io non potevo essere aiutata.
-Tu avresti fatto cosi, se..?.- chiese esitante, Lui era un argomento delicato.
-Penso proprio di
si…- dissi piano, quando parlavo di Lui ero sempre davanti a un
precipizio, quando parlavo di lui, mi sentivo debole.
-Quanto tempo è passato?.- mi chiese –Ho perso il conto.-
-Troppo Ginny, davvero troppo.- dissi cominciando a piangere.
-Oh Herm mi dispiace, non volevo, perdonami.- disse abbracciandomi.
-Non è colpa
tua.- dissi staccandomi da lei –Lui mi fa ancora
quest’effetto.- dissi asciugandomi le lacrime con le mani.
-Ti manca ancora oggi?.- chiese.
La discussione
stava prendendo una piega sbagliata pensai, non dovevamo parlare di
Lui, eravamo qua per lei, non per me, almeno una volta eravamo qua per
qualcosa si diverso. Ma a quanto pare, Lui doveva essere sempre
ricordato, in un modo o nell’altro.
-Si, Ginny, lo sai.-
-Hai mai provato a….dienticarlo?.- mi chiese esitante.
Spalancai gli
occhi, non poteva dirmi una cosa del genere, il mio cervello
entrò in confusione e iniziai a balbettare qualche parole senza
senso, poi dissi decisa –NO!.- presi un attimo di tregua e mi
allontanai da lei e cominciai a muovermi per il salone –Lui non
può essere dimenticato! Lui deve continuare a vivere qua!.-
dissi colpendo forte quella parte del mio corpo, che avrebbe dovuto
custodire il mio cure teoricamente –Lui deve restare qua.- dissi.
-Hermione…non
te l’ho mai chiesto ma mi potresti dire il giorno in cui hai
cominciato a perdere le speranze?.- mi guardò fissa negli occhi
e i miei iniziarono a rivivere il passato. Portandomi a una notte di
tanto tempo fa…
Hogwarts era
ridotta a un cumulo di macerie ormai, non faceva più parte del
nostro mondo, e guardandola in quello stato il mio animo soffrì,
ero troppo affezionata a quelle pietre. Mi avevano protetta, amata,
curata, mi avevano insegnato la dura realtà della vita, mi
avevano dato molto, ma io non avevo fatto abbastanza per loro, pensai
amaramente.
-Hermione andiamo su.- Ron mi riportò alla realtà e ci dirigemmo verso il luogo dell’appuntamento.
Ci saremmo dovuti
vedere con tutti gli altri, quella sera, noi dell’Ordine avremmo
ucciso Voldemort, la resa dei conti era ormai giunta, e non avevamo
più nessun morivo per indugiare ancora.
-Ci siamo tutti?.-
chiese Harry. Mi in giro, si c’eravamo tutti, ma Lui no, Lui non
c’era ancora. Guardai il suo bracciale e mi dissi che Lui sarebbe
venuto, Lui sarebbe venuto per combattere con me, al mio fianco.
Ma ancora non sapevo che erono pensieri inutili, che le cose sarebbero andate diversamente e troppo anche.
Harry ci
guardò un ultima volta, per vedere se eravamo ancora tutti
convinti della nostra scelta ma non trovò un solo animo
titubante, sapevamo tutti che stavamo andando incontro alla morte, ma
questo non ci avrebbe ostacolato, perché se non avessimo
combattuto, avremmo lasciato le nostre vite in balia di Tu-Sai-Chi e
questo era molto peggio di morire.
Partimmo. Ci
dirigemmo tutti in posti diversi, per non attirare l’attenzione,
ma il piano era uno solo, uccidere il Signore Oscuro. Durante il tempo
del tragitto pensai a Draco, speravo di vederlo apparire
all’improvviso, con uno dei suoi sorrisi migliori e pronto a
salvarmi, ma non accadde niente durante il viaggio e il mio animo
cominciò a cedere.
Dopo che arrivammo
a destinazione, fummo sbattuti subito nella lotta. La guerra era
già iniziata, non vi erono esclusione di colpi, si combatteva
per il proprio futuro, per la propria vita, si combatteva per sperare
in un mondo migliore, un mondo senza Voldemort.
Ancora oggi non ho
idea di quanto durò il combattimento, di quel momento ricorso
solo i miei avversari i loro volti erono senza paura, mostrano un
sorriso beffardo, volevano prendersi gioco di noi, ma non
gliel’avremmo permesso. Ricordo tutte le persone che ho ferito,
ricordo anche che Lo cercavo, Lo cercavo in ogni momento, in ogni
direzione, pensavo di vederlo arrivare dalla foresta, con la bacchetta
in mano pronto a proteggermi, ma quell’immagine, mi aveva portata
più volte alla morte.
Perché alle
volte erono proprio i miei nemici che nella mia mente prendevano le
sembianze di Lui , e mi ingannavano, non una ma più volte, ma
riuscì sempre a salvarmi, la maggior parte delle volte senza
riportare danni gravi, l’ultima allucinazione mi costò
quasi l’amputazione della gamba. Bellatrix Lestrange mi aveva
trafitto la gamba con una spada, ma non provai dolore, solo un pesante
senso di sconfitta. Il mio animo era caduto.
Ma grazie al cielo
tutti i nostri sforzi non furono buttati al vento, Harry vinse,
Voldemort perse…e Draco cominciò ad allontanarsi sempre
di più da me…
-Hermione, ci sei!.- mi chiese Ginny.
Mi risvegliai da
quel’incubo|sogno, mi toccai senza rendermene conto la gamba, lo
facevo involontariamente, per ricordarmi che quello che era successo
era ormai passato, e che la gamba non mi avrebbe mai più fatto
male, eppure alle volte avevo paura di sentire ancora quel dolore e di
accorgermi che la guerra non era ancora finita, e che noi ancora non
avevamo vinto. E che…
-Allora?.- mi chiese, Ginny pretendeva una risposta.
Mi ero quasi scordata di lei, ero troppo immersa nei miei pensieri ma poi reagì.
-Ho cominciato a
perdere le speranze la sera della guerra, esattamente un anno dopo che
lui se n’era già andato.- dissi guardandola.
-E da quel giorno quanto tempo è passato?.- mi chiese a bassa voce.
-Sono passati esattamente….-