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Autore: kikka_akachan    27/12/2010    2 recensioni
Esiste un mondo dove villaggi e città sono divise da foreste e lande deserte, le Lotti Morte, abitate dai Draker, esseri umani che una forza misteriosa ha trasformato in demoni, che attaccano coloro che sono tanto arditi da oltrepassare i loro territori. Questo mondo è una terra chiamata Ashar. Dove uomini, per lavoro, si avventurano nelle Lotti Morte. Le persone affidano loro le proprie “memorie”. Il loro
compito è “consegnare”. Consegnare “missive”. Loro sono i “Commercianti”.
Kyar, una giovane Commerciante che vive da sola da due anni, mezza umana e mezza naiade.
Nahash, un giovane dal passato sconosciuto che la salva e per strade traverse va a vivere con lei.
Kyar, piena di domande. Nahash, chi sei? Da dove vieni? Che vuoi da me?
Cronache con un nuovo nome
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Nahash la fissò, con la testa che gli girava mentre nelle orecchie gli risuonavano le sue parole.

Era possibile? Osava crederci?

Osava anche solo sperarci, dopo tutto questo tempo?

– Il tuo nome significa 'pura'? – le chiese incredulo.

– Sì – rispose lei con un lento, incoraggiante sorriso che le compariva sul volto.

M'Edoc gli scoccò un'occhiata canzonatoria. – Be', è pura nel nome ed è giovane, ma...

– È ancora vergine – lo interruppe Nahash. E pensare che si era pure arrabbiato, perché lei non voleva darsi a pratiche intime. Kyar lo aveva salvato dal commettere il terzo errore più grosso della sua vita.

In quel momento avrebbe voluto baciarla.

– Sicuramente perché ti butta fuori dalla stanza a calci nel sedere.

– A dire il vero dividiamo lo stesso letto.

– Cioè, tu stai nello stesso letto con lei ogni notte, e nonostante ciò lei è ancora vergine?

– Più o meno.

Un sorriso spuntò sul volto di suo fratello. – Be', che io sia dannato, o meglio, che tu non lo sia più! Non avrei mai creduto che esistesse una donna capace di starti vicino così a lungo senza…

− M’Edoc – lo interruppe prima che cominciasse l’elenco di tutte le donne con cui era stato. – Hai qualcos’altro da dirmi?

− Solo questo. Il priano funzionerà solo se Valeth non lo viene a sapere. Be’, vado a riferire alla mamma il tutto.

E scomparve

−Davvero lo faresti? – le chiese.

−Mi conosci davvero troppo poco. Non puoi pensare che ogni gentilezza nasconda doppi sensi. Dovresti imparare a fidarti, di me.

Allungò un mano e prese una ciocca dei capelli di Kyar tra le dita. – Tu saresti capace di aiutare perfino il tuo peggiore nemico. Ma non intendevo questo. Vorresti davvero aiutare me, un ‘essere spregievole’? −. Aveva usato le stesse parole con le quali lo aveva definito il loro primo incontro, ma allora perché sembrava essersi offesa lei?

La ragazza prese la sua mano tra le proprie. – Certo che sì. Non posso sopportare che tu debba sempre cavartela da solo. Ti aiuterò, e su questo non si discute.

Nahash allungò l’altra mano e l’appoggiò sulla guancia di lei. – Tu sei una donna fantastica e se ti contrariassi per me sarebbe la fine.

– Decisione molto saggia a parer mio. Allora, da dove cominciamo?

– Direi da Tir'na fo Dorea.

– Tradotto?

– Il Tempio di Dorea, mia madre.

– Perché?

– Fu lì fuori che possedetti la Pura.

– Oh. Aaah! 'Dove tutto è cominciato'! Allora lì troveremo la tua anima!

– Dovrebbe tenerla in custodia mia madre.

– Quanto dista?

– A piedi, direi... una ventina di giorni.

– Che?! Ma io non ho un permesso per quaranta giorni!

– Dimentichi qualcosa...

– Ah! Le ali!

– Direi che in un giorno saremo lì.

– Bene. Dammi qualche minuto per chiedere al Direttore il permesso.

Afferrò la com-key e sparì nella stanza attingua. Digrignò i denti osservando i fianchi di lei ondeggiare ad ogni passo. L'immagine di quel corpo nudo sotto di lui era stampato a fuoco nella sua mente. Si passò una mano tra i capelli sospirando.

Lei non è mia. Già le ruberò una parte preziosa di lei, non posso anche essere così egoista da volerla solo per me.

– Nahash.

Erano quasi duemila anni che non sentiva quella voce. – Non vi sento da venti secoli e ora vi fate vivi nello stesso giorno. Così mi distruggete, Mitril.

L'Eternath, alla quale aveva conquistato innumerevoli città, apparve nella stanza. La semplice veste rossa ondeggiava spinta da una forza invisibile e ad ogni passo scopriva i delicati piedi della donna. I capelli neri raccolti in una corona di boccoli e gli occhi bianchi che brillavano d'innaturale gentilezza.

– Mi manda tua madre.

Lui rise. – Anche adesso non viene di persona e manda qualcuno in sua vece. E io che ho creduto che fosse cambiata.

– Ha saputo che vuoi tentare di rompere la maledizione...

– Ti prego, non dirmi che le importa qualcosa di me.

– La voce dolce divenne leggermente più dura. – Non ti permettere di parlarne così. È tua madre dopotutto.

– E tu non ti permettere di difenderla davanti a me. Che cosa ha fatto per me in questi duemila anni?

– Lei non lo sapeva.

– Vuoi farmi credere che Valeth ha fatto tutto a sua insaputa?

– Certo. E adesso vuole rimediare. Siamo andate a parlare con Zail.

– Z... Zail? –. L'Elin che controllava il destino.

– Se sconfiggi la maledizione, puoi tornare a casa.

– E... e i miei figli?

– Sai bene quanto me che anche noi abbiamo dei limiti.

Certo, loro non davano mai quello che desideravi davvero.

– Però dovrai restare in casa, lasciare il campo di battaglia, altrimenti rischieresti di sconvolgere il corso della storia.

– E dov'è il vantaggio?

– Sarai nel tuo tempo. In un mondo che conosci.

– Sai che scelta.

– Scegli con saggezza, mio generale.

– Nahash.

Alzò lo sguardo. Mitril era sparita, e Kyar lo guardava dall'uscio.

– Con chi parlavi?

Allargò le braccia e abbracciò la stanza. – Da solo.

– Okay. Il Direttore mi ha dato il permesso. Possiamo partire quando vuoi.

– Anche subito.

– Certo –. Si diresse all'ingresso. – Dobbiamo andare a prendere Ainon e poi possiamo partire immediatamente –. Aprì la porta e rimase bloccata.

Nahash la raggiunse alle spalle e vide Nad che li osservava dura in volto. – E voi dove vorreste andare?!

– Al Nord? – domandò esitante Kyar.

– Assolutamente no! Oggi è festa e voi dovete essere presenti –. Gettò un sacco tra le braccia di Nahash. – Tu mettiti questi e tu –, agguantò l'amica per il polso e la trascinò su per le scale, – vieni con me.

– Nahash! Salvami!

– Nahash. Chiudi la porta.

Tra il male e il male minore, scelse di chiudere la porta.

– Traditore!

L'urlo fu attutito dalla porta della stanza della ragazza.

Che ho fatto?

 

Ω

 

– Ti prego, non ti ho mai fatto nulla di male – gemetti.

– Cavolo, sono tre anni che hai l'età per partecipare alla festa. E ora ci andrai.

– Ma ti prego, non puoi farmi questo.

– Fila nella vasca.

– Yes, my lady.

Immersa nella schiuma, vidi Nad tirare fuori gli 'attrezzi'. Cera, strisce di stoffa, pinzette, pettini, spazzola, ferri, trucchi.

Si mise dietro di me, si bagnò le dita e cominciò a scogliere i vari nodi tra i miei capelli.

– Adoro i tuoi capelli, sono così lisci.

– Dici? Io trovo più femminili i capelli ricci, come i tuoi. Poi neanche il colore è granché.

– A me invece piace. Ti rende unica.

Finito il lavoro, passò il pettine tra le varie ciocche tirandole tutte all'indietro.

– Per fare un po' di chiacchiere, che ne pensi di Nahash.

– Oggettivamente, è una bella presenza.

– A questo ci arrivavo anch'io. Voglio sapere che ne pensi, soggettivamente, tu di lui?

Mi sentii le guance inondarsi di calore. – È uno stupido, vuole solo saltarmi addosso ed è un autentico pervertito.

– Però?

– 'Però' cosa?

– Dimmelo tu. Hai finito la frase come se ci fosse un però.

– Non c'è.

– Non prendermi in giro. Ti conosco mascherina. Hai un debole per gli uomini che sanno tenerti testa.

– È vero. Sa tenermi testa, è testardo come me, è dolce, premuroso ed è pieno di sorprese. Per esempio, ieri, accidentalmente, ho bevuto il Siero della Verità e gli ho proposto di farlo.

– E lui ti ha deflorato? – chiese ansiosa.

Giocai con la schiuma. – No. Mi ha messo a letto e mi ha stretta a sé tutta la notte. Poi stamane mi ha tirata giù dal letto e mi ha gettato nella doccia.

– Ah-ha.

– E mi ha lavato lui.

Tu gli hai permesso di vederti nuda e di toccarti?

– Sì.

– Bene, la cosa si fa interessante.

– Uff. Non abbiamo fatto niente. Però abbiamo scoperto come rompere la maledizione.

Quando finii di raccontarle cosa avremmo – avrei, io, medesima, me - fare Nadja spalancò occhi e bocca.

Tu e lui dovrete unirvi carnalmente per tutta la notte?!

– In pratica, sì. E dopo lui se ne andrà.

– Cosa?

– Farà fagotto e mi mollerà subito dopo.

– Ehi, come fai a dirlo?

– Andiamo Nad. L'hai visto. Potrebbe avere tutte le donne del mondo, non vorrebbe mai stare con una come me.

– Ma tu lo vuoi. Ti piace Nahash?

Sentii le lacrime salirmi agli occhi, ma non le versai. – Disgraziatamente sì.

Nadja mi abbracciò le spalle. – Tu sei la donna migliore del mondo e se lui non lo capisce, allora è dimostrato che gli uomini sono tutti ottusi.

– Grazie Nad.

– Figurati. Sai però che t'invidio.

– Perché vivo con Nahash?

– Quasi. Riesci sempre a cavartela, nessuno ti può piegare o ferire, sei la persona più forte che io conosca. Se un'amica come te non esistesse dovrei inventarmela.

– Ti adoro.

– Anch'io. Forza che stai diventando una prugna cotta.

In piedi, fuori dalla vasca, Nad mi avvolse con un telo e cominciò a far sciogliere la cera.

– Solo le gambe? – domandai esitante.

– Non solo. Anche ascelle, inguine e tutto quello che le tue gambette nascondono.

– Tu. Mi. Vuoi. Morta.

Mi fece sedere sul letto con le gambe tese, mise sul polpaccio la cera, applicò bene bene una striscia e ne afferrò un lembo.

– Pronta? –. non attese risposta e strappò il tutto.

 

Ω

 

Le urla continuarono per quasi due ore. Quando smisero, Nahash cautamente salì le scale e bussò alla porta. Si affacciò la testa di Nadja.

– Ehm... Va tutto bene? È quasi ora di pranzo. Volete qualcosa da mangiare?

– Un'isalatona. Sai farla?

– Certo.

La ragazza chiuse la porta mentre lui si limitò ad andare in cucina e tirare fuori qualche verdura.

Con incredibile abilità cominciò a tagliare l'insalata, i cetrioli e le carote, poi fece il formaggio a cubetti e mise il tutto in tre tazze. Ne prese due, con altrettante forchette, e le portò al piano di sopra. Aprì di nuovo Nadja, prese le porzioni e richiuse subito.

Tornò al piano inferiore e indossò l'abito che era dentro il sacco. Sembrava una divisa militare, solo che era nera con i bottoni argentati. C'era inoltre una striscia di stoffa anch'essa nera, provò più volte a legarsela al collo e alla fine ci rinunciò. Mangiò la sua porzione e si allungò sul divano, chiuse gli occhi e si addormentò quasi subito.

 

Ω

 

– Ehi amico! Sveglia!

Nahash brontolò e aprì prima un occhio, poi l'altro. Sbatté le palpebre per abituarsi alla luce e si mise a sedere.

Nadja era in piedi davanti a lui con addosso una tunica azzurra dalle ampie maniche e i ricci capelli rossi lasciati sciolti. L'abito aveva una scollatura generosa che rivelava quel tanto di pelle lentigginosa da far sognare un uomo ed era stretto sotto i seni, mettendo in evidenza tutte le curve.

– In vena di conquiste? – le chiese.

– Certo, però tu dovrai tener d'occhio un'altra persona –. Andò vicino alle scale e gli fece cenno di seguirla.

Quando la raggiunse, lei alzò la testa ed esclamò: – Dai scendi.

Una dea gli apparve davanti agli occhi e Nadja sogghignò. – Chiudi la bocca che ci entrano le mosche.

 

 

Per capirci: le Elin sono in sintesi le Parche o Moire, che controllano il destino degli uomini

Ho scoperto che vuol dire Nahash, è ebraico e significa 'serpente'. Non è per quel motivo! Okay, per metà lo è...

E dopo mesi di astinenza ritorna!!! perdonatemi, ma lo studio mi risucchia tutta la voglia di fare. Mi sedevo davanti al computer e m'imponevo di finire il cap, scrivevo due righe e piantavo lì.

*folla urlante con forconi e torce* non vogliamo le tue scuse. Vogliamo farti le pelle

*si nasconde dietro N* no, salvami.

Perché dovrei? Mi tratti sempre male.

*presa da un raptus lancia N tra la folla e aumentano così gli stupri delle donne sugli uomini*

*N cerca di salvarsi* non è giusto!! perché a me?!

È il sogno di ogni uomo, no? Tutte le donne che gli cadono ai piedi e che non pretendono nulla da lui se non il suo corpo.

Non il mio. Io voglio una moglie, una casetta bianca, due marmocchi e forse un cane.

… -.-''

va bene, deliri off. Dato che Natale è passato vi auguro buon anno! E non dimenticate l'intimo rosso per un anno di fortuna. Anche Kyar dovrebbe avercelo.

*N col sangue al naso* ha l'intimo rosso?! Dove?! Dove?! Dove?!?!

no! non ce l'ho!

Uff. peccato.

  
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