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Autore: Imrahil    12/12/2005    4 recensioni
A metà strada tra la magia del mondo tolkeniano e la visione giovanile del mistico di harry Potter, si apre la cortina sul mio mondo. Un giovane ragazzo, erede di un tragico retaggio di potere e dolore, si ritroverà al centro del travolgere di numerosi eventi. Tra creature innaturali, divinità oscure e lotte fra uomini, quale può essere il destino di un ventenne? Legere Aude!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Il Segno dell’Uomo

 

Prologo

 

La luna tinta di un velo sanguigno brillava nella notte priva di stelle che copriva le strade silenziose. Non si udiva un solo rumore, se non il tenue fruscio del vento che fuggiva per i vicoli bui. L’intera città era sopita in un torpore foriero di tempesta. Al centro della capitale il castello reale si ergeva maestoso, con alti bastioni che svettavano nel cielo notturno. Bracieri ardenti sulle torri ne rivelavano la mole imponente. All’interno, ogni stanza, ogni corridoio era permeato dal silenzio. Nessun rumore si udiva nelle vaste aule marmoree. Solo un debole suono, ovattato, quasi impercettibile: un respiro affannato che alcuno avrebbe potuto percepire nel vuoto che circondava la stanza del Signore di Maruyl. La tenue luce della luna pioveva nell’ampio salone spoglio e austero da alte vetrate, illuminando la figura del Principe. Era il Sire della città, la carica affidata di generazione in generazione ai più meritevoli. Il designato doveva essere un condottiero infallibile, forte di umanità, saggezza e coraggio e il suo unico proposito il bene del popolo. Il Principe di allora incarnava alla perfezione quei requisiti. Quell’uomo si accingeva però ad affrontare forze al di sopra della sua natura mortale. Avvertiva strani presagi nell’aria. Con lo sguardo perso nel vuoto sedeva immobile sul suo trono, costruito su una piattaforma rialzata, dominando l’intera sala. Vestiva una tunica di porpora, che gli avvolgeva il corpo con delicatezza. Un elmo d’oro con fini rilievi  cremisi gli nascondeva i lineamenti del volto, celando la sua espressione. Il respiro affannoso e spezzato scuoteva l’aria della stanza, infrangendone l’immobilità. Una voce eterea nacque d’improvviso dal nulla e l’oscurità si infittì nel salone.

“Misero mortale…Umano di cui farò il mio strumento…”

L’uomo sentì l’aria fremere intorno a sé. Il suo respiro divenne ancor più irregolare.

Il Principe fissò rapito il buio davanti a sé, appoggiandosi stanco allo schienale.

Le sue parole suonarono flebili e atone: “Chi sei? Chi sei tu che assoggetti il mio spirito?” “Inginocchiati!” Mosso da una forza estranea, l’uomo si alzò lento dal trono, cercando di controllare il violento fremito che gli faceva fremere l’animo. Si inginocchiò davanti a un’ immagine di nero assoluto che andava formandosi davanti a lui. “Io sono la forza che presiede alla vita e alla morte dei viventi…Io sono ciò che giace nel profondo dello spirito di ogni essere…Io sono…il Potere!” Al centro esatto del nulla nero, due occhi vuoti brillavano di una luce livida. Una gigantesca mano artigliata comparve dal vuoto e una luce di fuoco si agitava nel suo palmo.

“Oggi, principe dei mortali, io ti dono la mia essenza e la mia effige. Con questo tu dominerai su tutti gli esseri viventi.”

“Cosa può darmi un tale potere?” Alla domanda del Principe la luce si condensò fino a formare i contorni di una spada lucente. Il pomo recava incisi due fulmini che s’intrecciavano tra loro, al centro dell’elsa risplendeva il simbolo di un sole a cui lati si innalzavano un  dragone azzurro e uno nero. Sotto il freddo dell’elmo, gli occhi dell’uomo si serrarono rapiti sui contorni della lama. “Prendila!”. Il Principe esitò, fermando la sua mano che già si protendeva verso l’elsa splendente. Infinite possibilità si aprivano nella sua mente, sogni irraggiungibili, desideri inappagati, ora a portata della sua mano. Eppure aveva l’impressione che tutto ciò fosse sbagliato. Sapeva che il potere ottenuto contando sugli altri era effimero e pericoloso e spariva con la stessa rapidità con la quale lo si otteneva. Lo spirito oscuro avvertì la riluttanza nell’animo dell’uomo. Avrebbe dovuto far leva sulle sue debolezze per convincerlo. Ne avvolse dolcemente la mente mostrandogli le potenzialità della spada. Gli promise una forza senza lati oscuri. Gli mostrò le vittorie che avrebbe ottenuto in nome dei suoi ideali. Predisse il bene e la gloria del suo popolo. Il Principe si avvicinò tremante all’arma. Quasi sbaragliato nelle difese, la sfiorò debolmente ed infine serrò la mano con forza intorno all’elsa.

Un dolce potere si liberò, avvolgendolo sin nel profondo della sua intima essenza. Avvertì la stretta che fino ad allora l’aveva agitato sciogliersi veloce, lasciando posto a sensazioni indescrivibili. Nuove energie diventavano parte di lui, lo cambiavano, lo mutavano, ma era troppo concentrato sulla Spada per accorgersene. Si sentiva un essere nuovo, traboccante di forza, invincibile. Quando ogni parte di lui fu intrisa di nuove vitalità, il suo animo era già stato corrotto.

Le buone intenzioni per il bene della sua gente erano state accantonate, rigettate nel fondo della sua mente. Tutto il suo spirito era concentrato su di sé e ammirava sognante i suoi limiti di mortale allargarsi, diventare sempre più ampi fino a sparire. Non si accorse nemmeno dell’ombra oscura che diminuì fino a sparire dentro di lui, radicandosi  nel suo essere. Le ultime parole lo risvegliarono dal torpore che gli avvolgeva mente e sensi. “Hai accettato…Ora siamo una cosa sola…”

Il Principe si guardò improvvisamente intorno  come per sincerarsi di non aver sognato. Il suo sguardo si fermò su ciò che aveva ottenuto. Impugnò la spada con maggior forza, tenendola alta di fronte a sé. La ammirò a lungo nella pallida luce della sala. I simboli incisi palpitanti, quasi  l’arma avesse vene pulsanti. Si sedette nuovamente sul trono, incapace di distogliere lo sguardo da essa. Non si rese conto del tempo che scorreva silenzioso e veloce.

Un improvviso rumore interruppe la contemplazione del Principe e la porta del salone si aprì di colpo. Provò a scorgere la figura dell’intruso nell’oscurità della sala, ma ne udì solo la voce, dura e profonda. “Siamo giunti tardi a quanto pare.” La figura di un uomo insolitamente alto, muscoloso e di candida carnagione, si fermò ai limiti della zona illuminata della stanza. Indossava una armatura metallica che ne proteggeva quasi tutto il corpo e brandiva due asce. Dietro le spalle possenti si potevano scorgere i contorni di una grande ascia forgiata in metallo rosso. Il viso ieratico e bello era incorniciato da una rada barba bionda e da lunghi capelli altrettanto chiari.

Una seconda voce giunse in risposta alle sue parole. “Non è mai troppo tardi, amico mio.”

La figura di un secondo uomo si fermò al fianco del precedente. Vestiva completamente di bianco e sia i capelli che  gli occhi erano dello stesso colore. Il viso era marchiato da segni nivei che, simili a saette, gli illuminavano il volto terminando intorno agli occhi.  Brandiva un bastone di candido legno che aveva inciso nella sommità la testa di un dragone. Le fauci spalancate della creatura stringevano un globo trasparente. Il Principe si rivolse con tono distaccato ai due intrusi. “Che cosa fanno nella mia fortezza l’Astro Bianco, Re degli Ateloi dell’ Aurora e Mastro Earnor, Sire del popolo degli Albii?” Ma l’umano sapeva già la risposta, lo Spirito del Potere gliela suggeriva, sussurrandogli parole languide nell’animo: “Sono qui per lei, per prenderti ciò che ti appartiene.”

Una terza persona si palesò alla luce della luna e le sue parole suonarono piene di rammarico e dolore. “ Giungiamo per fare ciò che è giusto, mio re” Assiso sul suo trono, il Principe si meravigliò di vedere che a parlare era stato Nicolas, Signore della Casata Guerriera, suo fidato amico e consigliere. Brandiva due daghe corte e aveva appesa alla vita una lunga spada.“Nicolas, anche tu qui? Ti rivolti dunque contro il tuo re?” Le parole del Principe erano deformate dalla rabbia e l’odio si insinuava ormai tra i suoi pensieri. I presenti che ne ascoltavano la voce, udivano solo un sibilo ferino. “Quello che ho davanti a me non è più il mio re.” Disse costernato il Signore della Casata  e i suoi occhi grigi erano velati di tristezza. “Come osi, traditore?” La rabbia del Principe esplose a quelle parole e si alzò in piedi furioso. Puntò la Spada verso l’amico e raggi azzurrini la avvolsero. Nicolas non si scansò, abbassò le daghe verso terra e rimase fermo a fissare quello che era stato il suo Signore per anni. Deboli sussurri annebbiavano la ragione e alteravano i sensi del Principe. Di colpo un lampo azzurro scaturì rapido dalla spada verso l’uomo indifeso, ma non raggiunse il bersaglio. Una figura ammantata di nero si pose davanti il guerriero, sostenne con il suo bastone d’ebano la mirabile potenza del fulmine e lo disperse. Questo uomo sembrava l’opposto dell’ Astro Bianco. Il colore degli occhi e dei capelli evocavano l’oscurità e la pelle era stranamente violacea, mentre i lineamenti delicati erano marcati da sinuose linee nere che si incrociavano sul viso in un disegno ammaliante. Anche lui aveva incastonato sul bastone un drago. “ Mi aspettavo di incontrarvi, Astro Nero, Re degli Ateloi della Notte.”.

“Vi consiglio di moderarvi, Principe. Siamo qui per parlare, non per combattere.” Disse con determinazione l’atelos. “Poco credibile se detto da voi, che siete quattro tra i maggiori potenti del mondo. Raramente ci siamo incontrati assieme. Una tal concilio non accadeva da tempo immemore.” “Un’urgente necessità l’ha richiesta.” Intervenne l’Astro Bianco. “Avevo previsto questo evento, ma le distanze che ci separano ci hanno impedito di agire prima.”

“Agire prima ?”Chiese il Principe che non aveva capito a cosa l’auroreo si riferisse.

“Per evitare che voi otteneste ciò che stringete in pugno.” Concluse l’Astro Bianco.

“Perché mai non avrei dovuto ottenerla? Il destino mi ha donato questo potere. Io merito di averlo!” “Sapete bene che non è la verità” ribatté l’Astro Nero “ Ciò che otteniamo crescendo, con le nostre sole forze, è naturale e giusto.”. Il Principe rispose esitante, quasi cercando di convincere se stesso. “Che cosa importa da dove esso provenga? L’importante è il fine. Io lo userò per il bene del mio popolo.”

“Forse, all’inizio. Ma alla fine ne sareste corrotto. Sapete bene, voi che siete re, quanto sia facile, troppo facile, farsi forviare dalle lusinghe del potere e deviare dalla via della giustizia.” Le parole degli ateloi lo ferivano più di una spada e le certezze che si erano radicate da troppo poco in lui iniziarono a sgretolarsi. Lo spirito del Potere vide il suo schiavo vacillare. Rinforzò allora la sua morsa e tinse della sua stessa sostanza i pensieri del Principe. Avvicinò la sua essenza alla propria, fino a renderlo simile a sé. Il viso dell’uomo si contorse per il dolore. Si piegò a metà, tenendosi la testa, come ad arginare il dolore che gli dilaniava la mente. L’elmo gli cadde dal capo, rotolando sul pavimento di marmo. I presenti inorridirono davanti a ciò che videro. I capelli chiari del Principe diventarono lentamente scuri, di un colore che richiamava il buio della notte. La pelle si scurì e gli occhi iniziarono a brillare di  luce vuota. Improvvisamente smise di agitarsi. Si rialzò e tenne la spada alta dinanzi a sé. L’uomo di una volta si sarebbe spaventato nel vedere il proprio riflesso sulla lama lucente. Ma quello di allora ne fu soddisfatto. I dubbi e le incertezze che l’avevano turbato erano scomparsi. Non sentiva più nessun dolore, ma un piacere come non ne aveva mai provati. Tutti si accorsero con sgomento di ciò che era accaduto. Non ci fu bisogno di parole di intesa. Sarebbe stato necessario l’uso della forza. Prepararono le loro armi, pronti al combattimento. Solo Nicolas ancora esitava. Il Principe era stato più di un amico per lui, quasi un fratello e non poteva credere di doverlo salvare da sé stesso con la violenza. Avanzò lento e deciso verso il trono con il viso che esprimeva la stessa determinazione che mostrava in battaglia. Giunto a pochi passi dal suo signore, lasciò cadere le daghe e sfoderò la  sua spada lunga. La lama brillava d’argento alla luce della Luna e le lettere azzurre incise nell’acciaio brillavano. Si inginocchiò al cospetto del suo re, che lo fissava imperscrutabile. Appoggiandosi  con entrambe le mani sulla spada, rimase alcuni secondi in silenzio, come a voler cercare le parole giuste. Alzò lo sguardo verso quello del Principe. Quella vista lo sgomentò ancor di più, ma non perse la speranza di salvarlo. Quando parlò i suoi occhi esprimevano una ferrea convinzione. “Mio Re…Questa città è la casa dove viviamo e che amiamo…Voi siete la colonna portante di questa casa… Non potete spezzarvi e crollare. Non potete cedere a questo maleficio!” Il Principe non rispose, ma per un attimo Nicolas vide una antica luce negli occhi del Principe, che scomparve subito. Il suo Signore stava lottando per tornare in sé. Si alzò e il tono della sua voce era deciso e speranzoso.

“La fede del nostro popolo sta in ogni parte del vostro corpo. Loro hanno fiducia in voi e voi in loro… E’ questo che significa essere Principe…Amare il popolo e proteggere chi ha fiducia in

voi … questo è il vostro compito…Tornate in voi!”

Le parole sincere di Nicolas ebbero l’effetto insperato. Gettarono luce nell’oscurità che aveva avvolto come un manto il Principe. Lo spirito del Potere non l’avrebbe permesso. Ora che i suoi piani erano quasi giunti a compimento non avrebbe permesso che fossero rovinati. Prese possesso con ferocia del corpo che cercava di ribellarsi e con un movimento rapido del braccio tentò un affondo verso il ventre del guerriero. Nicolas riuscì a deflettere a stento il colpo e senza quasi volerlo contrattaccò. Girando veloce su se stesso riuscì a ferire di striscio la spalla destra del suo Principe. Intanto Earnor e i due Re ateloi erano accorsi in aiuto del guerriero, armi in pugno. Accadde tutto come lo Spirito sperava: il dolore della ferita e la vista dei nemici che lo attaccavano spense il tentativo di ribellione del Principe. “Difenditi!” Gli urlò perentoria una voce nella testa e lui obbedì. Ma mentre alzava la spada per attaccare, incrociò il suo sguardo con quello di Nicolas. Non vide nessuna ombra di odio o rancore trasparire dai suoi occhi, solo onore e valore. Esitò per un attimo.

L’acuto tintinnio dell’acciaio contro l’acciaio riecheggiò nella sala, mentre le spade si scontravano le une con le altre. Lampi di magia esplosero nell’aria, illuminando la battaglia. Urla di sgomento e dolore, sangue…Se qualcuno avesse assistito allo scontro, gli sarebbe parso che fossero stati degli dei a darsi battaglia. Pochi poterono raccontare ciò che era accaduto. Lo scontro tra il potere  assoluto e la volontà di fermarlo provocò, infatti, un’esplosione tale da radere al suolo quasi l’intera Maruyl . Nessuno tra i contendenti sopravvisse, ma il loro ricordo e quello della Spada del Sole rimasero custoditi dai loro discendenti. Adesso, a venti anni di distanza, gli stessi eventi si ripetono e gli eredi di chi perì per la propria patria tornano a combattere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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