Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Shinalia    11/01/2011    7 recensioni
I passi dell'amore.
Fanfiction ispirata al libro di Nicolas Sparks e al film che ne hanno tratto.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eccomi :) Il primo capitolo finalmente è terminato ahahahha ci ho messo un pò per rivederlo e tra tagli e aggiunte varie ammetto di aver perso più tempo del previsto! hihihihi
Adesso vi lascio al chappy *O* grazie mille per le recensioni, troverete le risposte nella posta di efp hihihihihi
Kiss

Quando si vive nel passato ogni giorno non appare che un dilungarsi di inutili ore in cui ogni pensiero si perde tra i ricordi, in cui ogni fallimento appare nella sua brutalità e l'eternità si trasforma in un'angosciante prospettiva difficile da dissimulare.

Per Edward la vita era questo, lui era questo.
Un’anima tormentata, un uomo a metà tra passato e futuro, incapace di trarre dal presente le gratificazioni desiderate. Osservava, come uno spettatore, il mondo umano e le sue creature avvicendarsi nel tempo mentre per lui l’immobilità era la sola compagna.
Un susseguirsi di giorni che non avrebbe rammentato e che si sarebbero ammassati in un angolo della sua memoria, come insignificanti istanti che per la loro inutilità gli avrebbero causato solo rabbia.
Rancore.
Frustrazione.
Quella di chi sa di essere bloccato, quella di una creatura che nella sua sovraumana potenza è consapevole di non poter aspirare a nulla al di fuori di ciò che possiede e che lo tormenta.
Il tutto e il niente.

Anche quella giornata stava trascorrendo nella solita monotonia e sino a quel momento, Edward, non aveva notato nulla di strano. Nessuno stormo di ochette starnazzanti preda di strani deliri, almeno non più del solito, e nessuno scherzo da parte di Alice.
Tranne qualche insolito sms giunto sul suo cellulare.
Baci e bacetti dalla tua sorellina adorata. Smettila di temere un mio agguato da un momento all’altro, non posseggo ancora il dono dell’ubiquità e sono ad Honolulu con gli altri.”
Allegato al messaggio c’era un foto di lei e Jasper su di una spiaggia bianca, al chiaro di luna.
Edward si diede del paranoico ipotizzando che il cattivo presentimento di quel mattino fosse dovuto esclusivamente al suo pessimo umore, e che sua sorella per una volta si era limitata ad organizzare una tranquilla settimana di relax.
Nessun secondo fine!
Come poi fosse riuscita a convincere suo padre a lasciare l’ospedale per ben sette giorni proprio non lo capiva. Era raro che Carlisle si assentasse per un tempo tanto lungo. Adorava il suo lavoro, soprattutto perché amava rendersi utile.
Per lui era una sorta di espiazione. Tra tutti i componenti della famiglia Cullen, era colui che era più attaccato alla sua umanità. Nella sua esistenza da immortale non aveva mai compiuto alcun atto scellerato, né azioni spregevoli di cui tutti si erano macchiati con l’ingresso nella nuova vita. Anzi, con fatica e devozione era stato in grado di sviluppare una vera e propria resistenza al richiamo del sangue umano.
Era impossibile non provare ammirazione per lui.
Carlisle Cullen era un esempio oltre che un padre.
Una di quelle persone per la quale tentava di dissimulare la sua apatia, perseverando in quella vita senza speranza.
Patetico.
Si diresse svogliatamente verso l’aula di biologia, tentando di scacciare quelle elucubrazioni, sino a quando qualcuno non si pose sul suo cammino, con un’0nda di pensieri melliflui che lo investì in pieno.
« Edward! » la voce svenevole di Jessica lo irritò più del solito, ma tentò di mascherare il suo disappunto ostentando la consueta indifferenza, appresa in decenni di pratica.
Le fece un cenno del capo pronto ad andare oltre, quando un particolare pensiero della sua mente lo fece irrigidire.
« Cosa volevi dirmi? » borbottò trattenendo un ringhio. Sapeva di chi era la colpa, la responsabile non poteva essere che una: Alice.
I suoi sospetti come al solito erano più che fondati, il piccolo mostriciattolo dai capelli corvini aveva architettato qualche nuovo piano, con l’intento di minare seriamente la sua sanità mentale.
Come aveva anche solo potuto ipotizzare fosse in buona fede?
Impossibile.
Dal canto Jessica sobbalzò spaventata della strana reazione del vampiro. Non era il suo primo tentativo di approccio, ma in passato le uniche risposte che aveva ottenuto erano stati cenni del capo privi di interesse.
Bhe, in quell’istante rimpianse quelle mancate reazioni.
Mai sfidare la sorte, certa gente dovrebbe stare attenta a ciò che desidera. Sibilò il mostro dentro di lui, divertito dalla paura della ragazza, speranzoso di veder cessare il supplizio dei suoi continui approcci e dei suoi insignificanti pensieri, costantemente persi in una venerazione mal riposta su di lui e sui suoi fratelli.
Se solo avesse saputo a cosa andava incontro.
« Io, ecco... ho visto che sei iscritto al provino per il corso... di... teatro. » balbettò.
La furia di Edward era palese sul suo viso. Non comprendeva come sua sorella avesse potuto partorire una simile idea.
Recita teatrale?
Sarebbe stato costretto a mischiarsi con un'orda di umani, in continuo contatto con loro.
La sua vita non era abbastanza noiosa?
Possibile che fosse costantemente pronta ad impicciarsi in questioni che non le competevano?
Dannazione, si sentiva terribilmente frustrato.
Era pronto a chiamarla per urlarle tutto il suo sdegno, ma decise di provvedere prima a cancellare la sua iscrizione, onde evitare fosse troppo tardi.
Ma questa volta lei non avrebbe evitato di subire la sua punizione.
No... si sarebbe vendicato dando fuoco alla miriade di abiti che sostavano nel suo armadio. Uno ad uno…
Senza alcun saluto si allontanò da Jessica in direzione dell’aula di teatro, pronto ad annunciare il disguido in cui era incappato ed a ritirare la sua candidatura, pregustando l’istante in cui si sarebbe deliziato del fuoco del camino alimentato dai jeans Armani di sua sorella.
Stava per spalancare l’enorme porta in legno massello del teatro quando notò un insolito particolare. Dall’interno della sala non giungeva alcun pensiero, solo una voce. Una splendida voce. Edward rimase affascinato da quelle dolci note che volteggiavano nell’aria armoniose, ed incuriosito aprì la porta per permettere alla sua vista di svelare il mistero.
Fu sorpreso di vedere Isabella Swan sul piccolo palchetto intenta a cantare a pieni polmoni. Poche volte aveva avuto la possibilità di udire la sua voce e gli era parsa nulla più che un flebile sussurro. Non avrebbe mai immaginato potesse celare un simile talento.
Era una ragazza semplice e tranquilla sempre attenta a non attirare gli sguardi altrui, e lui stesso in fin dei conti non si era mai soffermato ad osservarla.
Non che tendesse a prestare volontariamente attenzione agli umani, al contrario… ma non di rado le loro manie di protagonismo lo costringevano a fingere di prestare ascolto alle loro richieste.
Soprattutto quando i loro pensieri lo bombardavano.
Fu proprio in quell'istante che rammentò l'inquietante dettaglio di quella mente muta.
Non avvertiva alcun pensiero.
Non è possibile.
Scioccato chiuse gli occhi, scandagliando la moltitudine di voci che si affollavano attorno a lui, tentando di captare quella flebile e sommessa della Swan, nel vano tentativo di isolarla.
Nulla.
Inspiegabilmente percepiva solo il vuoto.
È assurdo.
Possibile che non si fosse mai premurato di controllare? Il chiacchiericcio costante che lo affliggeva doveva aver celato quella inconsueta realtà. Eppure non riusciva a capacitarsi di ciò. Nessuno era mai sfuggito al suo potere, vampiro o umano che fosse.
Anche creature potenti di clan conosciuti non potevano sottrarsi al suo dono e lo stesso valeva per la sua famiglia. Era un potere molesto, forse al pari di quello di Alice, e aveva spesso detestato la sua capacità cogliere i segreti reconditi delle menti attorno a lui, ma quell'improvvisa scoperta lo destabilizzò.
Chi era quella ragazza per riuscire dove tutti gli altri avevano fallito?
Lei, con quello sguardo costantemente spaventato, pallida e smunta.
Lei... così anonima.
« Signor Cullen! » una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare.
La professoressa Cronford, direttrice delle opere teatrali scolastiche, gli si era avvicinata cogliendolo di sorpresa; tanto era preso nelle sue riflessioni da non aver udito i suoi passi.
Assurdo! Come poteva un vampiro come lui farsi cogliere in fallo?
Alice ed Emmett lo avrebbero deriso in eterno ed era certo che la sua sorellina in quel momento era intenta a narrare l’accaduto a tutta la famiglia.
Piccola pulce dispettosa.
« Professoressa! » salutò rispettoso, distogliendo il suo sguardo dalla ragazza.
« Ho notato la sua domanda tra gli iscritti e ne sono piacevolmente sorpresa – affermò immaginando il successo che avrebbe riscosso grazie alla sua presenza. – Era venuto per chiedere qualche informazione? »
Lo sguardo di Edward saettò sulla piccola figura di Isabella che rossa di vergogna che, notata la presenza degli estranei, aveva prontamente interrotto il suo canto.
Peccato, a lui piaceva la sua voce.
« Nulla, volevo solo confermare la mia presenza! » mentì allontanandosi senza aspettare alcuna risposta.
Non seppe il motivo di quel suo comportamento, o almeno non lo comprese appieno.
Era seriamente incuriosito da Isabella. Che qualcuno potesse celargli i pensieri era una novità alquanto interessante ed il fatto che il soggetto fosse quella ragazza lo intrigava ancora di più.
In fin dei conti era una delle poche che non lo molestava con pressanti richieste ed era certo di non averla mai vista importunarlo a San Valentino, quando il suo banco diveniva un cumulo indistinto di pacchetti e dolcetti; che oltretutto non avrebbe nemmeno potuto mangiare.
Che spreco.
Il trillo del cellulare attirò la sua attenzione.
Sarai bravissimo! Quella parte è perfetta per te!”
« Alice. » ringhiò sommessamente, scuotendo il capo contrariato.
Chi poteva essere se non lei l’artefice di tutto?
__________________________________
I provini per le principali parti si svolsero celermente, il giorno successivo.
Edward, come previsto, ottenne la parte principale. Le sue doti di attore erano eccelse, ma anche in caso contrario la professoressa Cronford non avrebbe esitato ad attribuirgli il ruolo di protagonista. Ciò che sorprese tutti fu invece il personaggio principale femminile, che fu assegnato ad Isabella Swan.
I volti lividi delle ragazze della scuola mostravano il disappunto per quella scelta da nessuno compresa. Lei, tanto timida ed impacciata, non sarebbe mai stata considerata per un simile ruolo, eppure la professoressa non aveva indugiato molto nella selezione. Era consapevole delle doti canore di Isabella e della sua facoltà di distaccarsi dalla sua vita una volta sul palco. Lì non era l’impacciata ragazzina derisa da tutti, in teatro la sua personalità coincideva con il personaggio che avrebbe interpretato. Che fosse la spigliata Elisabeth Bennet o la superficiale Catherine Earnshaw, non importava.
Non era Isabella Swan.
Edward stesso si stupì di scoprire il motivo di quella scelta e la curiosità verso quella ragazza non poté che venir ulteriormente alimentata. Così silenziosa ed in apparenza fragile, pareva celare non poche sorprese, e lui ammise a se stesso che forse, quella piccola umana, sarebbe potuta essere un ottimo diversivo alla sua perenne indolenza.
Una novità.
Al termine delle prove decise di avvicinarsi. In fin dei conti avrebbero dovuto provare molte scene insieme e sarebbe stato opportuno presentarsi. Una parte di lui però ancora sperava di riuscire ,con la vicinanza fisica, a cogliere qualche stralcio di pensiero.
Sperava… o forse no. Iniziava a sentirsi intrigato da quella inconsueta situazione.
Volse lo sguardo alla sala, riponendo nello zaino le ultime cose, e la individuò immediatamente.
Isabella era seduta infondo, su una delle poltroncine del teatro, intenta a sfogliare il copione consegnatole dalla professoressa.
Un piccolo cipiglio increspava la sua fronte, formando una deliziosa ruga tra le sopracciglia.
Aveva un che di buffo. Pensò Edward divertito.
Eppure era nuovamente sola. Pareva non aver stretto alcun legame con i vari studenti della scuola. Gran parte di loro la ritenevano piuttosto strana e soprattutto eccessivamente riservata. Difficilmente spiccicava parola con qualcuno, se non in caso di necessità. L’unica ragazza che mostrava verso di lei un comportamento cortese era Angela Weber, la figlia del pastore di Forks.
Era una ragazza di buon cuore e come Isabella abbastanza tranquilla, forse per questo motivo era l’unica in grado di capirla, rispettando i suoi silenzi.
Eppure Edward non potè non chiedersi il motivo di quella ritrosia tanto eccessiva, palese anche nel suo abbigliamento. Non indossava mai vestiti scollati e succinti, al contrario il suo corpo era sempre coperto da felpe e maglioni sformati. Abbigliamento tutt'altro che comune in una ragazza della sua età.
Immaginava il volto di sua sorella Alice incresparsi in un’espressione di puro orrore, notando quegli abiti tanto fuori moda.
Decisamente fuori moda!
Edward abbandonò quei futili pensieri schiarendosi la voce per attirare l’attenzione di Isabella.
Il volto della ragazza si alzò incrociando gli occhi color oro del vampiro, mentre le sue guance assumevano come di consueto una colorazione purpurea.
« Ciao. – mormorò suadente. – Io sono Edward Cullen. » si presentò porgendole la mano.
Lei, dal canto suo, lo fissò per qualche istante quasi indecisa. « Isabella, ma preferisco Bella. » soffiò tornando immediatamente a fissare il copione e lasciando spiazzato il povero vampiro.
Non era di certo abituato ad un simile trattamento, al contrario erano le ragazze che generalmente si avvicinavano a lui con la speranza di esser notate. Avrebbero fatto carte false pur di vedersi rivolto un suo sorriso e ben poche potevano vantare di essere state avvicinate da lui, soprattutto senza alcun secondo fine.
Rimase impalato per qualche istante, tentando in vano di soppesare la situazione, almeno fino a quando l'irritazione non prevalse e, zaino in spalla, si diresse verso l'uscita.
Assurdo. Mormorò tra sé.
Il trillo del cellulare lo avvisò dell’arrivo di un nuovo messaggio.
Abituati fratellino! La nostra Bella ti darà molto da fare.”
Nostra?
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Shinalia