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Autore: Isa is smiling    19/01/2011    3 recensioni
"Quando la vita ti riserva sorprese che non ti saresti mai –sottolineo il ‘mai’- aspettata di ricevere, belle o brutte che siano, l’unica cosa da fare per non mandarti in pappa il cervello è…"
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Cassandra è goffa, molto goffa. Michele è gentile, molto gentile. Alessandro è riservato, molto riservato.
Tra incidenti e punizioni, l'imperturbabile Cassandra sarà travolta da un mondo che ha sempre evitato, perché essere come loro non è mai stata una sua priorità. Troverà quel principe in cui non crede più da tempo, ormai? Riuscirà ad essere la degna principessa della sua favola?
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"-Io non voglio il principe, voglio il cattivo!
-Un semplice cocchiere per te è poco, giusto?"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io non credo nelle favole!


Capitolo secondo: Raccontami una storia.
 
- Signor preside, le chiedo scusa di nuovo.
Alessandro Biompani sedeva davanti la scrivania del suo dirigente scolastico, una mano a torturarsi i capelli chiari dietro l’orecchio.
- Biompani, io capisco la sua esuberanza durante le partite di calcio, ma non può permettersi di far male a qualcuno, ogni santa volta.
Lo sguardo del preside era serio. L’andamento scolastico dell’alunno che aveva di fronte era buono, il suo comportamento era impeccabile, ma non riusciva mai a moderare la forza quando aveva davanti un qualsiasi pallone, rischiando di rompere il setto nasale di qualche compagno e poi correre a scusarsi.
Cosa successa già tre volte.
- Signor Biompani – continuò il preside – Mi dispiace comunicarle che lei riceverà una punizione. Non so se conosce l’alunna Cassandra Balzi…
Gli occhi di Alessandro si fecero subito più interessati.
- Purtroppo si è fratturata il femore, ed ha una prognosi di trenta giorni durante cui dovrà tenere la gamba a riposo. Lei sarà il suo, mi perdoni la parola poco adatta, schiavetto. – Il preside rise con la sua voce bassa e gutturale.
- Le porterà i compiti che lasceranno i suoi professori, si farà dare gli appunti, la terrà aggiornata e provvederà al suo fabbisogno. Un tuttofare, insomma. – concluse.
Alessandro si mosse nervosamente sulla sedia, spostò una gamba più vicina all’altra.
- Ovviamente questo non dovrà pregiudicare il suo andamento scolastico, Biompani. Le fornirò l’indirizzo e un contatto della signorina Balzi. Si presenterà a casa sua oggi pomeriggio alle tre. – concluse il preside.

***

 
- Signor preside, davvero, non lo trovo necessario!
Il tono di voce di Cassandra si era fatto stridulo. Passò la cornetta del telefono da una mano all’altra.
Il preside del suo istituto ciarlava sul fatto che lei non poteva rimanere troppo indietro con i programmi e che non poteva contare solo sull’appoggio della sua classe, che avrebbe avuto bisogno di un aiuto per non pesare troppo anche sulla sua famiglia.
- Ma signor preside, non posso sfruttare una mia coetanea!
Cassandra era frustata, molto frustrata. Non avrebbe certo accettato che un estraneo entrasse in casa sua, nella sua intimità, senza invito e senza bisogno.
- Signorina Balzi – la voce del preside si era fatta più cupa, contrariata – Non vorrà davvero che il suo andamento scolastico venga in qualche modo intaccato, giusto?
La stava minacciando, o cosa? Cassandra non era di certo un mostro di studio, ma le avrebbe dato fastidio vedere la sua media abbassata senza alcun motivo.
- Ho capito di non avere scelta. Va bene oggi pomeriggio per le tre, alla ragazza? – chiese stanca.
- Ottimo. Solo una cosa, signorina. È un lui, non una lei. Adesso devo proprio lasciarla. Spero di risentirla presto.
 

***

- Amico, mi dispiace!
Michele Buonarroti sghignazzava allegramente. Era la punizione più stramba di cui avesse mai sentito parlare.
- Cosa ridi? Io non so cosa fare! Dovrei presentarmi a casa di questa ragazza, che non conosco, e dirle: ‘Ciao, sono il tuo schiavo. Fa di me ciò che vuoi!’
Alessandro abbassò la testa sconfitto.
- Detto in questi termini può essere frainteso!
- Spiritoso.
- Su, Ale, non te la prendere! In fondo è solo un mese!
- Solo? Solo? Vorrei vedere te, al mio posto!
Michele rise più forte, si allacciò il casco e partì, lasciando l’amico in preda alla più nera desolazione.
 

***

 
Suonarono alla porta. Cassandra buttò sotto il letto la trousse dei trucchi e ritornò con gli occhi sul suo notebook. Sentì la voce di sua nonna che invitava qualcuno a salire, poi dei passi leggeri e cadenzati sul legno del pavimento. Qualcuno bussò alla sua porta.
- Ciao!
Cassandra aveva alzato gli occhi e si era trovata davanti un ragazzo alto, molto alto. I capelli chiari erano tagliati corti, splendevano alla luce del sole che entrava dalla finestra. Un paio di occhiali da sole di marca gli riempivano il viso, i tratti simmetrici della mascella e del mento. Il maglione celeste fasciava il torace, dei jeans a sigaretta stringevano le gambe. Cassandra non lo riconobbe, gli sorrise.
- Ciao. Piacere, Cassandra – tese la mano verso di lui.
Lui si tolse gli occhiali, le strinse la mano, e la consapevolezza schiacciò Cassandra come un camion in corsa.
Il migliore amico di Michele, quel Michele.
Si chiese velocemente se fosse una cosa buona o se quel giorno il cielo si fosse accanito davvero contro di lei.
- Beh.. – iniziò lui, distraendola – Ti hanno spiegato come funziono?
Cassandra rise, strappando un sorriso anche a lui.
- Permetta che mi presenti, signorina – continuò ancora Alessandro, fingendo un tono autorevole – Mi chiamo Alessandro Biompani, frequento la IV C nel suo stesso istituto e mi hanno incaricato di farle da schiavo per il resto della sua convalescenza che, mi permetta, spero duri il meno possibile.
- Mi creda, signore, è quello che desideriamo entrambi. – rispose stando al gioco Cassandra.
Non pensava che quel ragazzo, che non aveva quasi mai notato, potesse essere così estroverso. Sembrava timido, quasi impacciato, molto disinteressato del mondo che gli girava praticamente intorno. In fondo, era il migliore amico del ragazzo più carino della scuola e, ad essere sinceri, - pensò Cassandra – neanche lui scherzava. I capelli chiari erano lisci e ribelli, gli occhi verdi sembravano cupi, come il colore del sottobosco in una fredda giornata di novembre.
- Ho portato gli appunti che mi hanno dato i tuoi compagni! – disse lui, distraendola di nuovo. In effetti, non aveva spiccicato parola se non per rispondergli, mentre lui cercava di conversare almeno un po’.
- Oh, si, grazie! Chissà quante lezioni importanti perderò! – rispose la ragazza, la faccia corrucciata.
- Fai sul serio?
- No, per niente!
Risero e Cassandra noto come la fila di denti bianchi accompagnasse il suono della sua risata, che non era sguaiata, forse solo un po’ forte.
- Hai molto da studiare, per domani? – chiese Cassandra e subito dopo si maledì. Che domanda era? Cosa poteva importargliene a lei, se lui aveva tanto da studiare?
- In effetti si, e ho un idea! Dato che io devo stare qui e tu sei brava, da quanto mi hanno detto, ti va di aiutarmi? Sempre se non ti scoccia, sai, magari hai altro da fare e po-
Cassandra rise e lui si fermò. Aveva cominciato a parlare a raffica, nervoso, per cosa, poi, non riusciva a capirlo.
- Altro da fare? Mi vedi davvero così impegnata? – gli mostrò i giochi che stava scegliendo sul portatile – Su!Cosa devi studiare?
-Storia.
-Bellissima!
-Orrenda!
E risero ancora.
-Vorresti dirmi che Luigi XIV, Versailles e gli intrighi di corte non ti affascinano?
- No, non esattamente! – rispose lui, grattandosi la nuca con fare imbarazzato.
- Sbagliato! – gridò Cassandra, che sembrava un maestra alle prese con uno studente poco solerte. Iniziò a descrivere la sua visione delle cose, di come quel re francese fosse stato combattuto e di quante amanti potesse aver avuto, ed Alessandro si lasciò andare affascinato.
Il tempo passò così, tra risate e supposizioni, fin quando bussarono alla porta.
- Ragazzi, vi ho preparato la cioccolata! Spero ti piaccia, Alessandro!
- Certo Patrizia! – rispose il ragazzo rivolgendosi alla nonna di Cassandra.
- Vedo che avete fatto amicizia!
- Oh, è un ragazzo così per bene. Prima di entrare in casa si è pulito per bene le scarpe! – rispose Patrizia sorridendo e porgendo loro le tazze – Stavate studiando? Vi lascio continuare. Se avete bisogno, sono in cucina.
- Simpatica, tua nonna! Mi mette di buon umore! – disse Alessandro, socchiudendo gli occhi per assaporare la cioccolata.
Cassandra stette a guardarlo mentre riposava la tazza sul piattino ed il suo pomo di Adamo si abbassava lentamente. Sentì le sue guance accendersi e distolse lo sguardo.
- Sei arrossita! Forse la cioccolata è troppo calda! – le fece notare lui con un tono di voce particolarmente basso.
- Già. Troppo calda, si. – rispose lei guardandolo negli occhi. Notò particolarmente che il loro colore era leggermente cambiato, passando ad un verde chiaro e limpido.
Subito dopo lui si alzò dalla sedia accanto al letto e le si avvicinò pericolosamente. Tese un braccio verso il suo viso e passò il pollice sul suo labbro.
- Cioccolato… - chiarì.
E poi un telefono squillò.
Cassandra distolse lo sguardo dal suo dito e lo portò sul suo viso. Aveva un’espressione enigmatica, gli occhi un po’ sgranati e la bocca socchiusa.
Prese il telefono dalla tasca e rispose.
Un rumore ovattato rimbombò nella stanza, poi la voce di lui che chiariva un orario, un posto di ritrovo. Chiuse la chiamata.
- Devo andare. Ci si vede domani, eh?
- Si.
Era scappato alla velocità della luce.
 

***

 
- Ma scusa, tu cosa avresti fatto? Per evitare l’imbarazzo post abbordaggio assurdo è scappato via. Tipico dei ragazzi.
Emma, coricata accanto a lei sul letto, aveva espresso la sua opinione che, chissà poi perché, ritraeva Alessandro come il povero giovincello indifeso.
- Emma, neanche lo conosco! Chi gliel’ha data tutta questa confidenza? – sbottò Cassandra.
-Cassy cara, tu hai gli occhi foderati di formaggio, per queste cose! Secondo me tu gli piaci da un sacco di tempo! – proferì Sara con un tono sicuro.
- E tu vedi troppi film romantici, ragazza mia!
Dentro di se, però, Cassandra le diede ragione. Dei ragazzi non le era mai importato più di tanto, perché lei aspirava a molto di più che a dei coetanei con gli ormoni impazziti. Lei spasimava per i personaggi dei suoi libri preferiti, o per attori irraggiungibili. ‘Se proprio devi puntare, punta in alto’ ripeteva sempre.
Eppure, Alessandro l’aveva quasi affascinata. I suoi tratti definiti ma dolci, gli occhi verdi che le ricordavano tanto i colori del bosco, i muscoli allenati ma non esagerati.
Era bello, e nessuno avrebbe potuto controbattere.
- Chissà poi dove sarà andato… - sospirò senza accorgersene.
- No, quel sospiro non mi piace per nulla! Non sarà mica che ti stai prendendo una cotta per…
-No, Emma. Non dirlo neppure per scherzo! – la bloccò immediatamente Cassandra, gli occhi che lanciavano lampi. – Io non mi sto prendendo nessuna cotta. Che avete fatto oggi a scuola, Sara?
Emma mise su il broncio e cominciò ad ascoltare l’altra amica.
- Oh, niente di che! Quello di storia ha interrogato Federica. Penso le abbia messo nove, o giù di lì.
- E ti pareva! Come fa a prendere voti così alti? Sempre poi! – rispose Cassandra.
- Come fai a non prenderli tu, figlia mia?
Una voce sconsolata arrivò dall’uscio della porta.
- Ciao Sandra! – risposerò in coro Emma e Sara.
- Perché ho una vita, io, mamma! Ciao, comunque! Come è andata al lavoro?
- Bene, tranne per la signora Bonelli! Tutte le malattia se le sente lei!
Le ragazze risero.
- Comunque, figlia, ho portato una cosa che non ti farà impazzire!
Cassandra la guardò allarmata. Quando diceva quelle parole c’era sempre, sempre!, una puntura di mezzo.
- Io la puntura non me la faccio, mamma!
- Non fare la bambina, Cassy, dai! Ci siamo noi! – la appoggiò Sara.
- Figlia, smettila!
- Madre, non ti faccio neppure un po’ di pena?
I toni si erano fatti melodrammatici. Mentre Sandra riempiva la siringa Cassandra cominciò a sudare freddo.
- È per il tuo bene!
- Questa frase non mi ha mai convinta molto!
- Oh, neppure a me! – continuò la donna, mentre si avvicinava al sedere già scoperto della figlia. – Al tre! Uno… -
- Aiah! Bastardi infami loro! Non sai contare fino al tre, mamma?
- Era per evitare di essere monotona!
Sara ed Emma risero, mentre Cassandra massaggiava la parte lesa e una lacrima le scendeva giù per il viso.
 

***

 
- È permesso?
- Avanti!
Era passata quasi una settimana da quando Alessandro era entrato – prepotentemente, a detta di Cassandra – nella famiglia Balzi.
- Che mi hai portato, oggi, di bello? – sorrise Cassandra, mentre cercava di mettersi seduta sul letto. Alessandro le sistemò il cuscino dietro la schiena.
- Oggi, signorina, ho per lei appunti di tutte le materie e biscotti al cioccolato fatti da mia madre!
- Oh!
Alessandro rise della sua espressione.
- Già! Ha detto che ti ringrazia perché mi stai facendo studiare e spera che tu ti rimetta presto!
Le porse una busta di carta che Cassandra ispezionò con ardore. Prese un biscotto e lo assaggiò.
- Oddio, che meraviglia! – si lasciò sfuggire.
- Sbaglio, o hai un debole per il cioccolato?
- Cosa te lo fa pensare? Il fatto la mia camera sia infestata da barrette di cioccolato o che mia nonna ci prepari la cioccolata tutti i pomeriggi?
Alessandro rise e si portò una mano tra i serici capelli biondi.
- Come fai ad avere i capelli così biondi? –
Cassandra si portò subito la mano alla bocca per essersi fatta scappare una domanda così impudente.
Alessandro parve spiazzato, poi rise sguaiatamente.
- Sai che non me l’ha mai chiesto nessuno? Mia madre è originaria della Danimarca, comunque!
Cassandra sorrise. Quel pomeriggio non le andava proprio di studiare.
- Raccontami una storia, ti va?
- Cosa, una storia su chi? – rispose Alessandro spiazzato.
- Scommetto che neppure questo te l’hanno mai chiesto qualcuno! Raccontami un favola!
Cassandra aveva portato le mani ai fianchi, come una bambina capricciosa.
Alessandro, rassegnato, sbuffò.
- E va bene! C’era una volta, in un regno lontano, una principessa bellissima…
- Come si chiamava la principessa?
- Non interrompere il cantastorie mentre racconta! La principessa bellissima si chiamava Ermenegilda…
- Che razza di nome è –
- Silenzio! Dicevo..Ermenegilda viveva in un paese lontano, amata da tutti. In segreto, l’amava anche il cocchiere di corte, suo amico d’infanzia.
- Quando arriva il cattivo? – chiese Cassandra con gli occhi lucidi come una bambina di cinque anni.
- Non c’è il cattivo, in questa storia. Ma ora arriva il principe!
- Io non voglio il principe, io voglio il cattivo! – ribatté Cassandra.
- Per ora abbiamo il cocchiere. Per te è poco, giusto? – la voce di Alessandro si tinse di un tono cospiratorio. – Allora faccio arrivare il drago! – continuò, convinto.
- Alessandro, la tua storia non ha ne capo ne coda! Un’altra! –
- Senti, ti racconto quella di Luigi XIV, così magari domani prendo pure un buon voto nel compito.
In risposta Cassandra sbuffò.

L'autrice:
Autrice, che parolone XD
Dopo un periodo di luuuuuuuunga ispirazione pari a zero, sono tornata con il secondo capitolo. Non ho molto da dire, vorrei soltanto che magari come regalo di Pasqua (Natale è passato da un po' e, a proposito, Auguri! XD) mi lasciaste una recensione per dirmi cosa ne pensate della mia storia! Se fa letteralmente schifo, se volete che io mi ritiri a vita privata..tutto quello che volete XD Spero l'andamento della storia sia chiaro. Non esitate a chiedere, se così non fosse! 
Baci, Isa. <3

 

  
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