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Autore: cassiana    26/01/2011    2 recensioni
"Quindici minuti. Ok, poteva farcela. Chiara guardò l’ora sul display del cellulare e allungò il passo. Il treno della sua vita l’aspettava al binario numero 15, doveva solo fermarsi un momento dal tabaccaio a prendere le sigarette e poi a comprare l’ultimo numero di Cosmopolitan."
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 n.ann
  N.a.: Mi era stato fatto notare che il finale di questa storia non era soddisfacente. Anopticon, che ringrazio di cuore, è stato così carino da scrivermene uno. Siccome mi è piaciuto molto e rientra pienamente nel mio stile ho deciso di pubblicarlo.      


    L'altoparlante annunciò che il treno era in partenza, in ritardo di cinque minuti. Chiara arrancò su per le scale più veloce che potè, con la testa che pulsava, facendo una fatica terribile per trascinarsi dietro la valigia. Per un attimo si chiese perfino se davvero alcuni di quegli oggetti le fossero davvero indispensabili. Arrivò all'ultimo gradino solo per vedere le porte del treno che si chiudevano con uno sbuffo: «No!». Ma fortunatamente, un ragazzo gentile impedì a una porta di chiudersi. Gentile e molto bello, anche. Fece segno a Chiara di muoversi, scese dalla carrozza e prese la valigia. Chiara salì sul treno con un balzo: «Si!». Nel frattempo, uno dei tacchi si spezzò, facendola cadere da un lato e facendole picchiare la testa.

    Si svegliò proprio gridando «Si!». Aveva sognato. Prima del sogno, l'ultima scena reale che aveva vissuto doveva essere quella gran botta in testa contro un pannello pubblicitario. Svegliandosi, si trovò circondata da persone dallo sguardo preoccupato, esattamente le stesse che aveva visto nel sogno. «Il mio treno!» urlò mentre la piccola folla attorno a lei, come da programma, tentava di convincerla ad aspettare l'arrivo di un dottore. Tenendosi la testa dolorante, si diresse più veloce che poteva verso il binario. Guardò l'orologio: aveva solo due minuti! «Ma almeno - pensò ad alta voce - ora gli occhiali ce li ho, non come nel sogno...». Proprio mentre pronunciava quelle parole, si accorse che si sbagliava: li aveva persi davvero! Non vedeva quasi nulla, e quegli occhiali le erano costati... un occhio! Chiara tornò indietro di corsa. Guardò l’orologio, o il treno era in ritardo o lei era fottuta. Doveva prendere quel treno! Sentì un rumore secco di qualcosa che si rompeva e sentì qualcosa sotto la suola di uno stivale: gli occhiali! Aveva rotto una lente! Imprecando in lingue che non conosceva, Chiara li indossò e riprese a correre verso il binario, con la testa che sembrava esplodere e la valigia che cercava di rovesciarsi in terra ad ogni passo. Arrancò per le scale, stava sudando per la fatica e per la tensione, già non vedeva l'ora di arrivare a destinazione e potersi fare una doccia... si, perchè almeno di questo poteva essere tranquilla, grazie a quel sogno premonitore: avrebbe preso quel treno. Solo che, arrivata in cima alle scale, vide il binario sgombro, nessuno ad attendere il treno e sentì il rumore di vagoni che si allontanavano.
Restò immobile per qualche istante. Rifiutava di crederci. Senza nemmeno rendersene conto, lasciò cadere la valigia, che rotolo giù per le scale. Chiara pensava solo al treno ormai perduto: «No!» urlò mentre perdeva i sensi, cadendo all'indietro nel vuoto.

    La folla attorno a Chiara diventò sempre più numerosa. La gente si accalcava per vedere il corpo di quella bellissima ragazza disteso sul pavimento sporco di una stazione ferroviaria.
Commentò un tizio con una divisa da militare:
    - Che modo stupido di morire... sbattere contro una stramaledetta pubblicità!
Rispose un fattorino che stava trasportando un carrello:
    - Già una pubblicità degli occhiali... ma non sono proprio gli occhiali che indossa?
Un tipico giovane rampante, con il cellulare in una mano, il netbook sotto braccio e un'elegante borsa di pelle nera nell'altra mano, disse:
    - Che strano... non c'è dubbio che sia morta, ma mi è sembrato che si muovesse... come se stesse sognando.

Il treno era in ritardo di venticinque minuti. 
   
 
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