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Autore: SognoDiUnaNotteDiMezzaEstate    27/02/2011    10 recensioni
Mi mordo il labbro, abbassando lo sguardo. «Non l’hai saputo…? Ho… un’amnesia. Non… non ricordo niente degli ultimi cinque anni…».
Da parte sua, un insolito silenzio. Rialzando gli occhi su di lui, scopro che è immobile, con un’espressione indecifrabile dipinta in volto.
Sto per chiedergli se sta bene, quando parla di nuovo: «Niente?», chiede, a voce talmente bassa che faccio fatica anche a sentirlo. «Proprio niente?».
Scuoto il capo, desolata, accennando un sorriso. «No, nulla».
Abbassa lo sguardo, e infila le mani in tasca. «Quindi tu non ti ricordi di me».
Non è una domanda la sua. È una certezza.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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La storia è ispirata al libro 'Ti ricordi di me?' di Sophie Kinsella.

Spero vi piaccia. Buona lettura.

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Ti Ricordi Di Me?

0. Prologo: Una serata disastrosa

Non mi sono mai sentita più umiliata. Se si prende in considerazione il fatto che io, essendo una delle ragazze più imbranate del pianeta, colleziono una bella sfilza di episodi imbarazzanti, di cui non vado per niente fiera e che non racconterei neanche sotto tortura, si può capire perfettamente come mi sento in questo momento.

Ingenua, credevi davvero che lui potesse guardarti con occhi differenti? Che fosse diverso da tutti gli altri ragazzi e ragazze che girano per la scuola?

Che sciocca che ero stata; come avevo potuto anche solo sperarlo? Lui, che era a capo di quella schiera di oche altezzose che coglievano ogni singola possibilità al volo per prendermi in giro.

Esco di corsa dalla palestra allestita per il grande evento che tutti i ragazzi della scuola aspettavano fin dall’inizio dell’anno scolastico, stringendo al petto le nuove scarpe eleganti che avevo acquistato per l’occasione. Il fatto che per una volta avessi dato ascolto ad Alice e avessi scelto delle scarpe con un tacco vertiginoso la diceva lunga su quanto avessi fantasticato su come avrei voluto si svolgesse la serata. Del resto, cos’altro si potrebbe fare, quando ad invitarti al ballo di fine anno è il ragazzo più carino e ambito della scuola?

Solo nei miei sogni quel ragazzo talmente bello da sembrare un modello era venuto a bussare alla mia porta, e dopo avermi porto un mazzo di rose rosse mi invitava al ballo. Beh, a dire il vero le cose si erano svolte in maniera leggermente diversa, con lui che si appoggiava malamente accanto al mio armadietto e mi chiedeva senza tante cerimonie di accompagnarlo al ballo della scuola. Chiedendomi di incontrarci sul retro della palestra.

No, decisamente è stato un invito tutt’altro che romantico.

E ancor meno romantico è stato il nostro incontro. Avrei dovuto sospettare che era una trappola, dato che mi sono ritrovata per l’intera settimana successiva al suo invito a scambiare con lui sì e no tre parole in croce.

Le lacrime sfuggono ribelli dai miei occhi offuscati dal dolore e dall’umiliazione, scivolando sulle guance e sulle tempie, mentre i capelli mi finiscono sul viso, pizzicandolo e bagnandosi.

Non ho nemmeno voglia di chiamare Charlie per farmi venire a prendere, non voglio che mi veda in queste condizioni. Mio padre è sempre stato molto apprensivo, e se gli raccontassi questa brutta serata probabilmente troverebbe qualche futile motivo per arrestare tutti i ragazzi che ho visto.

No. Voglio solo correre a casa, buttarmi nel letto e dormire, dimenticando questa orribile esperienza. Anche se so che non sarà tanto facile.

La mia unica consolazione è sapere che non appena avrò ricevuto il diploma potrò cercare un’università il più lontana possibile da qui, e dimenticare tutti quanti. Per farlo sono persino disposta a trasferirmi a Dallas con mamma e Henry, il suo compagno.

Corro, e non mi ferma nemmeno il buio che ha già avvolto le strade di Forks. Corro, e non mi rendo conto che davanti a me, sul marciapiede, si trova anche un’altra persona, di schiena.

L’impatto è immediato e violento, così come la mia caduta, che termina proprio contro l’asfalto duro e scuro. Il dolore alla testa è terribile, e mi costringe a chiudere gli occhi.

Provo a riaprire gli occhi che ho chiuso appena ho sentito il contraccolpo, ma riesco solo a vedere la sagoma sfocata di qualcuno chino su di me. Poi, tutto diventa buio.

 

A svegliarmi è il dolore lancinante alla testa. Porto una mano a immergersi nei capelli, pentendomi subito dopo della decisione: sotto le dita sento il rigonfiamento dovuto a un livido, e il pulsare doloroso.

Apro gli occhi lentamente, guardandomi attorno. Mi trovo in una stanza bianca, con pareti spoglie e con pochi oggetti, tra i quali una sedia, un tavolino di plastica, un armadio e un comodino.

Impiego pochi secondi per capire dove mi trovo.

Complimenti, Bella. Sei finita in ospedale.

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Grazie per aver letto questo piccolo inizio. Il prologo non è niente di che, nel primo capitolo si inizierà a capire meglio cosa è successo.

Se avete letto il libro della Kinsella, sappiate che mi allontanerò parecchio dalla trama già dai prossimi capitoli. :)

E' una storia leggera, senza pretese, e che spero di aggiornare con regolarità. Presto posterò il primo capitolo.

Grazie per essere passati di qui. Alla prossima :*

   
 
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