Capitolo Uno: “La maledizione senza perdono!”
“Hermione, senti noi ci vediamo da quasi una settimana e io
mi stavo chiedendo se a te va... Cioè se ti va di
diventare la mia ragazza” due occhi dorati come un raggio di sole si puntarono
in quelli fango del ragazzo e un sorriso malizioso gli si disegnò
sulle labbra.
“Lo
devo prendere per un si?” Hermione rise piano, una
risata calda e sensuale che fece correre un brivido nello stomaco del ragazzo
dai capelli scuri e dagli occhi di fango.
“Credo
proprio di si” sussultando leggermente il ragazzo e
posando le sue labbra vogliose su quelle rosse di Hermione
che aveva smesso di ridere e aveva un espressione indecifrabile disegnata su
viso. Accettò il bacio in modo passivo, anzi non mutò
nemmeno l’espressione.
Il
ragazzo dai capelli neri e dagli occhi di fango era nel suo letto e le
possedeva le labbra con lussuria, Hermione Grenger già sapeva che
sarebbe stato uno di quei ragazzi che non la lasciavano un attimo, uno di
quelli che volevano sapere dove andavi con chi stavi a che ora rientravi nel
dormitorio, in una settimana che erano usciti, ovvero
che avevano condiviso lo stesso hobbies, andare a letto insieme, lei era già
riuscita a identificarlo.
Bello
lo era, ma anche noioso...
Hermione si allontanò
dal suo abbraccio troppo stretto e dalle sue labbra
troppo conosciute e prese a vestirsi lentamente.
“Perché ti rivesti? Io vorrei approfittare di te un altro po’…”
il ragazzo sorrise come se avesse fatto una battuta divertente invece che
deprimente ma la ragazza non lo fissò nemmeno e
chiuse la zip dei suoi pantaloni della divisa.
“Sai Hermione non dovresti mettere
i pantaloni hai delle gambe straordinarie...” la
ragazza alzò lo sguardo su di lui e in quegli occhi
affondò come si affonda nella melma, quegli
occhi la studiavano e le stringevano attorno delle catene e lei sapeva che erano proprio quelle che l’avrebbero
legata. Catene che solo gli uomini che si vogliono far chiamare fidanzati sanno usare.
“Tesoro,
perché non mi dici nulla?” lei si infilò la camicia e
prese ad avvicinarsi al letto, con quel passo cadenzato e sensuale che la
faceva apparire una pantera, così il ragazzo dai
capelli scuri si passò la lingua sul labbro superiore e le
afferrò la vita appena le arrivò
a tiro, anche se stizzita la ragazza non lasciò i bottoni
della camicia e continuò ad
allacciarli.
“Ehi,
Hermione, dai, perché continui a
vestirti? Io voglio stare un altro poco con te!” la ragazza si svincolò da quell’abbraccio e afferrò
il maglione e la cravatta che giacevano abbandonati vicino alla testata del
letto, infilandoseli.
“Herm non dici nulla?” la ragazza gli rivolse un occhiata fredda e afferrò le scarpe che
con due fluidi movimenti infilò ai piedi poi
sul suo viso si disegnò un espressione
glaciale.
“Te
ne devi andare” gli occhi del ragazzo si spalancarono, la
voce era roca ma gelida.
“Cos-sa hai detto?” la sua sicurezza vacillò, incosciamente si strinse maggiormente i pantaloni
della divisa intorno alla vita.
“Mi
hai sentito Tasso, Vattene!” le labbra piene e rosse si aprirono e si richiusero
cesellando tutte le parole, il gelo che contenevano bloccarono sul posto il
ragazzo come se tanti cubetti di ghiaccio gli fossero discesi lungo la schiena.
“Ma tu e io...noi...”
“Non
c’è nessun noi stupido, io non ti voglio!”
“Ma...”
“Vattene!”
“Hermione ma io sono innamorato di te!” in quegli occhi
color del fango si delineò una disperazione sorda che fece
solo divertire la ragazza.
“Non
sono affari miei. Io non ti ho detto di innamorarti di me!” il fango degli
occhi si mescolava come una pozione sbagliata e
qualcosa come le lacrime spinsero per uscire da quegli occhi melmosi: che penoso
spettacolo! Pensò
la ragazza incrociando le braccia sotto il seno e aspettando che il ragazzo si
rivestisse. Gli uomini non dovrebbero piangere già ci sono un sacco di donne che sono esperte in quest’arte.
“Che tu sia maledetta Grenger!
Spero che ti spezzino il cuore!” la ragazza annuì
paziente come una madre che sente le scuse del proprio bambino e gli spalancò
la porta, il ragazzo continuando a sbraitare si allontanò,
Hermione ruotò gli occhi al
soffitto e uscì anche lei dalla camera chiudendosi la
porta alle spalle.
Scese
nella Sala Comune e si sedette al suo solito posto, accendendosi una sigaretta.
“Questa
volta che maledizione ti hanno mandato?” la voce ironica apparteneva a Blasie.
“Che
mi spezzino il cuore!” disse la voce pacata.
Blasie si mise a
ridere.
“Blasie non devi ridere! Guarda che con tutte le maledizioni
che le mandano prima o poi una di quelle pure la
coglie!” disse Pansy, il suo sguardo corse alla sua
amica che non si era scomposta ma fissava il fuoco immobile. I suoi amici
conoscevano quello sguardo, non era rimpianto o senso di colpa ma era solo
fastidio, a Hermione dava molto fastidio che le
persone e in particolare gli uomini provassero
attaccamento verso di lei.
“Una
maledizione senza perdono!” disse Blasie con la sua
voce profonda simile a chi proferisce una profezia.
“Blasie! Ti ho detto che può
succedere!”
“Oh
Pansy è impossibile!”
“Solo
perché tu non credi a queste cose
non significa che non sia vero!”
“Non è che non ci credo ma che è im-pos-si-bi-le!” disse Blasie
sempre con l’espressione ironica.
“E
perché?” chiese imbronciata
“Semplicemente
perché Hermione non ha
un cuore da farsi spezzare!” dicendo questo afferrò
la sigaretta che la ragazza stringeva tra le mani e la pose sulla punta della
sua accendendola.
“Tutti
hanno un cuore Blasie, anche Hermione
e prima o poi anche a lei glielo spezzeranno!” disse Pansy con il tono grave di chi ha fatto esperienza.
Lo
sguardo di Hermione si posò
su quello blu di Blasie.
Fu
un attimo.
Poi
prese a ridere, questa volta non era calda sensuale e
calcolata.
Questa
volta era sguaiata e grossa e trascinò anche Blasie.
Hermione Granger non possedeva un cuore!
Hermione Granger era arrivata al suo ultimo anno. “Per Grazie di
Dio!” dicevano molti professori, naturalmente sottovoce in modo che nessuno
potesse sentirli, in modo che lei non potesse sentire.
Come
lei chi? Ma naturalmente
Bella
come una Dea, ma come può esserlo Calì,
Purosangue.
Il suo sangue era puro come quello di un cavallo di razza,
valeva milioni di galeoni.
Spregiudicata
come un uomo.
Tutti
nella sua Casa e nelle altre la conoscevano, la rispettavano o semplicemente la
temevano così tanto che non osavano
disubbidire.
“Hermione Granger?” il viso della
professoressa Tonks era freddo, non
vi fu risposta.
“Hermione Granger?” i capelli fuxia della donna si mossero quando
il viso della professoressa fece il giro della classe
“Her-” la voce acuta della professoressa fu interrotta della
porta che sbatteva “Sono qui” una ragazza castana e riccia accompagnata da due
ragazze, Pansy Parkinson e Millicent Bulstronde fece la sua
strafottente entrata facendo voltare tutta la classe, chi affascinato, chi
spaventato e chi come il ragazzo che sedeva composto in prima fila disgustato.
“Signorina
Granger le costa molto il
mattino entrare puntuale come ognuno in classe?” la ragazza castana si andò
a sedere all’ultimo banco poi lanciando uno sguardo di intesa con le sue due
compari guardò la professoressa con viso indisponente
“Certo”
poi un sorriso dolce increspò le labbra
della Serpeverde un sorriso naturalmente falso che
non dava calore ma solo gelo, il gelo della finzione.
“Ha
una giustificazione per questo suo comportamento scorretto e quasi abituale
quando ha le
mie ore?” la donna dai capelli fuxia aveva gli occhi
spalancati e le mani contratte per controllare la sua rabbia.
“Certamente,
il professor Piton ha ritenuto necessario per noi tre
una lezione comparativa!” disse la ragazza, un sorriso
superiore si sostituì a quello falso, lentamente, generando nella professoressa
ancora più rabbia.
“Ma potrà certamente
chiedere al professore se non mi crede!” disse la ragazza con la sicurezza
nella voce di chi sa che qualsiasi cazzata avrebbe fatto sarebbe stata sempre protetta, grazie
a Piton.
“Signorina
Granger l’aspetto nel mio ufficio durante il pranzo,
non mi importa se lo salta, sono sicura che il
professor Piton con la sua solerzia le metterà
da parte qualcosa!” la ragazza puntò uno sguardo
velenoso alla donna dai capelli fuxia che ora era
rilassata.
L’aveva
spuntata lei quella mattina, ma la ragazza non le diede la soddisfazione
“Certo professoressa, saltare il pranzo non le potrà
far altro che bene!” la professoressa restrinse gli occhi per il velato insulto
alla sua linea non proprio longilinea.
Guardò
la classe con astio soprattutto verso gli ultimi banchi dove erano stanziati i Serpeverde
“Spero
che ora potrò ricominciare la mia lezione senza altre
interruzioni!” poi
abbassò lo sguardo verso il primo banco e il suo
sguardo si fece improvvisamente più dolce, quasi
materno. “Dove eravamo rimasti Draco?” un ragazzo
biondo con i capelli all’indietro per il gel e gli occhiali fini dalla
montatura in oro le sorrise di rimando.
“Stavamo
provando a trasformare un animale in un orologio e a fargli cantare l’ora” la
professoressa sorrise maggiormente.
“Grazie
Malfoy” poi si voltò nuovamente
verso la classe “Bene stavo dicendo, Signorina Granger
c’è qualcosa che la diverte?” la donna dai
capelli fuxia credeva che per quella mattina con
quegli insopportabili Serpeverde aveva
terminato, ma si sbagliava di grosso dato che due occhi dorati e astuti
le dicevano il contrario.
La
castana per pudore o per una briciola di rispetto duramente inculcato dal suo
glaciale padre zittì le risate che lei e le sue amiche avevano scatenato negli ultimi banchi rispose compita alla
professoressa smettendo di ridere.
“Nulla
professoressa,”
“Allora
perché non continua a non ridere del suo nulla
qui davanti, vicino a Draco Malfoy?” la ragazza si alzò fissando con
disgusto il ragazzo biondo che sedeva là davanti.
“Accanto
a un mezzosangue guarda dove sono capitata!” sbottò
infastidita
“Guarda
che non è un piacere nemmeno per me dividere il
banco con te!” la ragazza lo fissò per un attimo
con uno sguardo che doveva far paura ma che invece risvegliava nel biondo solo
il coraggio dei Grifoni.
“Oh
mio Dio Malfoy ma allora sai anche parlare in modo
autonomo? Non ripeti a macchinetta quello che i professori dicono!” il ragazzo
aprì la bocca per replicare
ma la professoressa batté una mano sulla
cattedra e riprese la lezione e lui riprese a seguire e a prendere appunti
anche se ogni dieci minuti
“Signorina
Granger, le ho detto che
sarebbe rimasta a parlare con me!” la voce della professoressa Tonks non ammise alcuna replica così
la ragazza si avvicinò alla professoressa e tutta la classe si
allontanò per pranzare.
“Allora
signorina Granger credo proprio che la sua
indisciplina debba essere controllata!” la ragazza rimase in silenzio.
“Lei
ha sfidato e continua a sfidare tutto il corpo docente, tranne naturalmente il
suo caro amato direttore di Casa, il professor Piton,
sinceramente a nome di Vicedirettore sono stanca di
tutta questa indisciplina lei non capisce che la sua scorrettezza influenza gli
altri!”
“La
sua indisciplina sarà curata!” Hermione
alzò gli occhi al cielo “Quindi le sarà affiancato per tutto l’anno
un ragazzo assennato e studioso che la sua scorrettezza non ha ancora
contaminato” una preghiera interiore riempì la castana...Tutti ma il biondo no... “Ma certo! Perché
ci sono stata anche a pensare...Draco! Lui ti darà
una mano!”
Una
volta uscita dal suo ufficio si accorse che il suo
stomaco non era molto propenso al cibo e così fece ritorno
ai sotterranei.
“Cosa ti ha chiesto?” la voce acuta di Pansy
risuonò per le pareti umide della Sala Comune
dove Millicent stava limandosi le unghie e aveva
ascoltato accorata il racconto del capo, Blasie
trafficava con le sue erbe e Hermione se ne stava
seduta scomposta a fumare una sigaretta magica creata su ordinazione da Blasie.
“L’hai
sentita Pansy, quella mezzosangue vanesia ha detto a Herm (solo Blasie la poteva
chiamare così e solo davanti alle sue migliori amiche,
ovvero in privato) che per disciplinarsi deve starsene
tutto l’anno con quell’allocco di Mozzarella Mezzosangue” la bruna
rabbrividì.
“Come
si possono avere così tanti difetti su un solo individuo? Quel ragazzo è
secchione, rompiscatole, alza sempre la mano per
intervenire, prende il massimo in tutto, sta sempre in biblioteca...”
“Per
non parlare dei suoi occhiali da lettura, con quella montatura d’oro che lo
fanno sembrare come il suo amichetto San Potter!” interruppe
Millicent.
“
E i suoi vestiti li hai visti? Ma
quella roba si portava ai tempi di Salasar Serpeverde!” aggiunse ancora Pansy.
“Smettetela
ragazze non ho nessunissima voglia di continuare a
pensarci.” Le amiche terrorizzate dalla veemenza delle
parole di Hermione si zittirono.
Quando
il silenzio ricadde per troppo tempo sulla sala Pansy
e Millicent presero a parlare di ragazzi ed Hermione si dissociò del tutto e
rimase a fissare ipnotizzata la fiamme del camino che
pigra risplendeva con i suoi toni rosso giallognoli.
“Cosa pensi di fare Herm?” Blasie rotolò su un fianco e
guardò Hermione.
“Non
lo so Blasie, sinceramente non so
dove andare a sbattere la testa!”
“Non
sarà mica tanto grave questo Malfoy” la ragazza alzò lo sguardo su quello blu zaffiro di Balsie...il
caro pacifico Blasie.
“Blasie non è tanto grave un
brufolo sulla fronte il minuto prima del tuo primo appuntamento
ma stare con Malfoy per più
di dieci giorni è una catastrofe!” Blasie
rise, con quella risata profonda ma allegra che piaceva tanto a Hermione.
Il
suo migliore amico, il suo amante, suo padre, sua
madre...faceva tutto!
Si
erano conosciuti il primo anno, apprezzati il secondo anno ed il terzo si erano fidanzati ma avevano notato che entrambi avevano la
stessa considerazione del fidanzamento ovvero... zero.
Così
si erano mollati e dal quarto erano amici, oddio quando
ci scappava finivano a letto ma niente di impegnativo...
Nessuno
si aspettava niente dall’altro perché sapevano già
che non c’era nulla da offrire.
Nessuno
dei due aveva un cuore o se lo aveva era così dannatamente
congelato che ci sarebbe voluto un rompi ghiaccio per
scalfirlo...Ma non conviene scalfire il giacchio, perché
era passato così tanto tempo dall’ultima volta che ne
avevano fatto a meno che rischiavano di rompere il ghiaccio
E ferire anche il cuore.
Così
tipi come Hermione e Blasie
evitavano il problema considerandosi senza cuore...
Grosso
errore.
“Su
via Herm, non piangere sul
latte versato - storse la bocca, tipica frase di Blasie
- ormai devi tenerti dietro ‘sta secchia che non è stato ancora
traviato dalla tua scorrettezza!” Hermione prima rise
poi si fece seria, Blasie che la conosceva fece
ricadere il silenzio nella camera dei Caposcuola dove dormiva Hermione.
“Blasie sei un genio!” disse Hermione
alla fine, attraversò il corpo di Blasie
e afferrò il pacchetto di sigarette, al moro dava
molto fastidio fumare in camera da letto ma ad Hermione
piaceva molto così afferrò una sigaretta
e se la mise fra i denti.
“Lo
so!” disse il moro con una piccola smorfia aveva già capito
cosa l’avrebbe atteso.
“Basta
traviare il caro Dracuccio di quella megera di Tonks!” la ragazza con una mano si teneva il lenzuolo fino
al petto come se il suo partner non sapesse già tutto e con l’altra
cercava la sua bacchetta.
“Herm ti rendi conto che traviare quel ragazzo è
come voler cavare sangue da una rapa?” trovata la bacchetta riuscì
ad accendersi la sigaretta.
“Blasie sei in vena di proverbi questa sera?” il moro fece una piccola smorfia all’odore agre del fumo, ed Hermione con un sorrisino espirò
il fumo che aveva in bocca in piena faccia di Balsie.
“Travierò
Draco Malfoy,me lo toglierò da davanti ai
piedi” ed Hermione soffiò
il fumo in pieno viso a Blasie.
“Toché”
rispose Blasie in risposta
alla boccata di fumo, limitandosi a una scrollata di spalle, quando Hermione aveva qualcosa in testa non le si poteva rifiutare
nulla.
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Buongiorno,
Sono anni che non scrivo qualcosa per
qualcuno che non sia il mio schermo, non sono abituata a scrivere anche per gli
altri.
La storia ha come protagonisti un Draco e una Hermione
totalmente OOC, che si muovano in un contesto terribilmente vago, Silente è
stato sostituito dalla Prof. McGrannit,
Tonks è la professoressa di Trasfigurazioni e Piton, lui non è cambiato.
Appunti:
1-
“La maledizione senza perdono”. Il titolo
del capitolo naturalmente si riferisce alle “Unforgivable
Curses”, inventate dalla
Rowling.
2-
“Non sono affari miei. Io non ti ho
detto di innamorarti di me”. Ammetto che questra
frase l’ho già sentito da quale parte, ma non
chiedetemi dove.
3-
Il ragazzo con i
capelli scuri, gli occhi melmosi e appartenente alla casa dei Tassorosso (Hufflepuff),
naturalmente, non esiste nell’universo Bowling, è un personaggio
originale e terribilmente stereotipato che mi serviva all’uopo.
4-
“occhi blu zaffiro”. Lo so,
5-
“Non piangere sul latte versato” e
“Cavar sangue da una rapa”. Sono due proverbi italianissimi,
ma descrivono perfettamente certi stati d’animo o azioni quindi consideratela
una “licenza poetica”.
6-
“Touché”.
Termine francese, per l’esattezza, il participio passato del verbo toucher, ovvero “toccato”, è
un’espressione francese usata da principio nella scherma per indicare quando lo
schermitore colpito riconosce nell’avversario l’esattezza della stoccata.
Concedetemi il beneficio
del dubbio. E seguite il mio prossimo aggiornamento,
Domenica prossima, 20 Marzo.